Esaltazione della Santa Croce

B347-A3

14 settembre.

Esaltazione è l'espressione che più si addice alla Croce di Cristo.

Giustamente la tradizione e la pietà cristiana, come la stessa liturgia, si prostra ad adorare la cruenta passione corporale e spirituale del Salvatore, nella contemplazione delle sofferenze della sua anima e dei dolori per le torture subite, sino alla infissione dei chiodi e alla morte: passione che ci interpella alla condivisione nella penitenza e nel ringraziamento ( cui ci invita, tra l'altro, la liturgia del giorno seguente, sulla Beata Vergine Maria Addolorata ).

Ma esaltazione è termine più comprensivo, perché assumendo la sofferenza, che ha il culmine nella morte in Croce, la eleva alla gloria.

È con la gloria che viene definita la passione dalle stesse parole di Gesù nel discorso sacerdotale nell'ultima cena: "Ora il Figlio dell'uomo è stato glorificato, e Dio è stato glorificato in lui.

Se Dio è stato glorificato in lui, anche Dio lo glorificherà da parte sua e lo glorificherà subito" ( cfr Gv 13,31-32 ).

È chiaro che la glorificazione immediata si riferisca alla passione, e non solo alla risurrezione.

E ancora, dopo l'ingresso osannante a Gerusalemme: È "venuta l'ora che il Figlio dell'uomo sia glorificato … Padre, glorifica il tuo nome".

Venne allora una voce dal cielo: "L'ho glorificato e lo glorificherò ancora!" ( Gv 12,28 ).

E di nuovo, prima dell'arresto: "Padre, è venuta l'ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te.

… E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse." ( Gv 17,1-5 ).

Ma la gloria è un riconoscimento e un tributo gioioso: come conciliarlo con la passione e morte?

È questo uno dei molteplici e radiosi aspetti del mistero trinitario di Dio, mistero di vita e di amore.

La gloria eterna del Figlio, Verbo divino, è inseparabile da quella dello stesso Figlio fatto uomo, ancorchè incarnatosi nel tempo, ma presente nella mente di Dio prima della creazione del mondo.

Quindi l'uomo-Dio, Gesù Cristo, è glorificato in eterno, dato che è unica in lui la Persona divina, ed è questa Persona ad assumere l'umanità.1

Il compiacimento del Padre è conseguente all'obbedienza del Figlio incarnato, che non solo si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo, ma ha accettato la passione e la morte per la salvezza dell'umanità, per condividerne il dolore e preannunciarne la risurrezione in virtù della sua risurrezione.

Nella Croce è appunto condensata questa immensità di amore di Dio, da cui l'esaltazione e la conseguente glorificazione.

Ma la Croce resta un simbolo,2 estremamente rispondente e quasi connaturale a Cristo, denominato appunto "il Crocifisso" all'annunzio della resurrezione ( cfr Mt 28,5; Mc 16,6; Lc 24,7 ),3 perché gli funge da strumento di tortura e di morte, di innalzamento da terra, di calice prezioso che raccoglie tutte le sue sofferenze, di patibolo ma anche di trofeo e di trono regale, di corona di Re dell'universo.

Un simbolo peraltro che ci consente di meglio percepire l'infinita amabilità e dignità del Glorificato.

Non solo, ma che ci induce a unirci a questa esaltazione e, insieme al Crocifisso, ad essere innalzati e sublimati, con il distacco dalla terra del peccato, per seguire Gesù nell'innalzamento.4

D'altra parte, queste sono le sue parole: "E io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" ( Gv 12,32 ).

V. M.

( libera sintesi da un'omelia di un parroco di Torino )


1 Sul concetto di "gloria", cfr beato A. Rosmini, Teosofia, libro III, § 1041, nota
2 Sulla "simbolicità", cfr mons. G. Pollano, "In Gesù Cristo salvati dal finito", pag. 5, Ed. Studium Roma.
Tale concetto è sviluppato nelle Opere postume
3 In una "Via Crucis" per la Casa di Carità Arti e Mestieri, si legge tra l'altro: "All'atto di risorgere dall'antro della terra Ti ergi solitario, nessuno Ti rinserra: invece sopra il Golgota la folla Ti seguì.
La Storia ha l'immagine che Tu sei Crocifisso, su Te da sempre gli uomini lo sguardo hanno infisso: nel darti in olocausto la gloria trasalì"
4 cfr sant'Andrea di Creta, discorso 10 sull'Esaltazione della santa Croce