Umiltà e fraternità

B349-A1

Maria madre umile

Riflessioni dal ritiro dell'8 dicembre dell'Unione Catechisti

"Siate sempre umili, cordiali e pazienti; sopportatevi l'un l'altro con amore; cercate di conservare, per mezzo della pace che vi unisce quella unità che viene dallo Spirito Santo" ( Ef 4,2 ).

Umile è colui che non giudica, non critica, non si vanta, non disprezza, non si esalta, non cerca la propria gloria, riconosce ed accetta i propri limiti e non vuole primeggiare né dentro né fuori di sé.

Per alcuni, il termine umiltà può confondersi con il concetto di persona dimessa, che è umiliata e forse per questo nella società d'oggi questa è una virtù per lo più dimenticata per il diffuso egocentrismo.

Viceversa l'umiltà va ritenuta come il valore positivo che corona tutte le qualità, il punto ad tempo di partenza e di arrivo di tutte le virtù che risultano monche se non sono da lei coronate.

Invero senza abbassamento non è possibile amare, e l'abbassamento di Gesù attraverso la croce costituisce per noi e per tutti la salvezza.

L'umiltà cristiana richiede semplicemente la verità.

La verità è riconoscersi di essere peccatori, deboli senza di Lui.

Il riconoscimento che si ha della propria piccolezza è ciò che intendiamo per virtù dell'umiltà.

I poveri, i piccoli, gli umili, i miti sono le persone gradite a Dio.

Questo è importante anche per la Chiesa, che si definisce la Chiesa dei poveri e che deve essere sempre dalla parte dei poveri.

E siccome la Chiesa siamo tutti noi, battezzati, viviamo questo amore e questo servizio ai poveri, ai semplici, ai miti, a quelli che nella società non contano.

"Dio è umile!".

S. Francesco di Assisi è rimasto folgorato dall'atteggiamento di Dio, che, in Gesù, diventa chiaro e manifesto come un raggio di luce.

In tale certezza il cuore del Poverello di Assisi si commuoveva senza limiti.

Dio è umile!

Ce lo attesta il Vangelo: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore." ( Mt 11,28 ).

Nelle "Lodi di Dio Altissimo", Francesco estasiato esclama: "Tu sei umiltà"!

E nelle "Ammonizioni" scrive:

"Ecco, ogni giorno Egli si umilia, come quando dalla sede regale discese nel grembo della Vergine;

ogni giorno Egli stesso viene a noi in apparenza umile;

ogni giorno discende dal seno del Padre sull'altare nelle mani del sacerdote".

Nella "Lettera a tutto l'Ordine", con parole toccanti Francesco ritorna sull'argomento: "O umiltà sublime!

O sublimità umile, che il Signore dell'universo, Dio e Figlio di Dio, così si umili da nascondersi per la nostra salvezza, sotto apparenza di pane!

Guardate, fratelli, l'umiltà di Dio, ed aprite davanti a Lui i vostri cuori".

L'umiltà nasce dall'amore.

Perché Dio è umile?

Ci può aiutare un'affermazione nitida della Bibbia: "Dio è amore." ( 1 Gv 4,8 ).

Ma cos'è l'amore?

L'amore, nella sua verità divina e non nella caricatura coniata dagli uomini, è dono gratuito di sé: Dio pertanto, proprio perché è Amore, è un mistero di Dono infinito.

Per questo ancora S. Giovanni può scrivere: "Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito, perché chiunque crede in Lui non vada perduto, ma abbia la vita eterna." ( Gv 3,16 ).

E S. Paolo può aggiungere:"Cristo mi ha amato e ha dato se stesso per me." ( Gal 2,20 ).

Se questo è il mistero intimo di Dio, noi potremo incontrare Dio avvicinandoci alla sua umiltà.

Noi dobbiamo scendere, e nel discendere troveremo la sorpresa di incontrare Dio, perché Dio è umiltà.

Ed ora alcune riflessioni sulla nostra Mamma Celeste.

Maria è la creatura umile.

Se l'umiltà è riconoscere che tutto quello che si è e si ha è dono di Dio, teniamo presente che è al saluto dell'angelo che Maria si stupisce per il mistero di quelle parole; cioè, è consapevole del suo essere "niente" davanti a Dio.

L'umiltà, dunque, è necessaria per accogliere Dio nella propria vita.

Una delle cose impegnative è entrare nelle strade di Dio, nei suoi progetti su di noi.

Quando Maria sente l'angelo parlare di un bimbo che sarà grande e chiamato "Figlio di Dio", pone una domanda che sembra un dubbio: "Come avverrà questo?" ( Lc 1,34 ).

La Vergine chiede a Dio di essere illuminata su quel che deve fare, sulle strade che deve percorrere.

La sua prima reazione è turbamento, tipico di chi è consapevole di trovarsi di fronte a qualcosa che lo trascende infinitamente, ad una novità insospettata di cui non riesce a cogliere subito il senso.

È l'atteggiamento dell'umile, del riflessivo, di chi cioè è cosciente della propria piccolezza e si avvicina al mistero con timidezza e discrezione, attento a penetrarne il senso.

Maria accetta con piena disponibilità, passando così dalla domanda al consenso: "Eccomi sono la serva del Signore avvenga di me quello che hai detto". ( Lc 1,38 ).

Roberto Bianco

( Continua )