Lettera del Vescovo ai Catechisti

Scrivo a voi, cari Catechisti della Diocesi di Albenga - Imperia, mosso da una profonda convinzione e da un grande desiderio.

La convinzione è questa: dalla qualità del vostro operato dipende, spesso in modo decisivo, la trasmissione, e l'approfondimento di conoscenza, della fede, e quindi l'impostazione e la qualità della vita cristiana, della vita nuova in Cristo, della vita secondo lo Spirito.

Il desiderio è: che voi cresciate in tutto quello che siete e che dovete essere proprio come catechisti; che siate adorni di tutte quelle qualità e doti che debbono caratterizzare chiunque vuole partecipare alla missione della Chiesa: missione evangelizzante, missione santificatrice, missione redimente.

È chiaro pertanto che la vostra opera si inserisce e si deve inserire, nel modo più soddisfacente possibile, all'interno di tutto ciò che la Chiesa compie affinché, innanzitutto, l'uomo creda, e credendo abbia la vita nuova, la vita divina, la vita eterna.

Oggetto della fede è Dio stesso e tutto quello che Egli rivela; è il suo Verbo, ed il suo Verbo Incarnato, e tutto quello che il Verbo ha rivelato;

dunque, tutto ciò che Gesù Cristo ha detto ed insegnato e compiuto;

dunque, tutto quello che è avvenuto mediante il Verbo Incarnato, Crocifisso e Risorto;

tutto quello che è avvenuto per l'uomo e per la sua salvezza, per la sua vita soprannaturale, per la sua partecipazione alla vita stessa di Dio, mediante il Verbo Incarnato, nel Verbo Incarnato, in Cristo Gesù: Egli è la Vita eterna fatta visibile, in Lui e soltanto in Lui si diventa partecipi della Vita Divina, si diventa figli dell'unico Padre che sta nei Cieli.

È vero che la trasmissione della fede, che la conoscenza della fede e di tutto ciò che avviene per mezzo di essa, si realizza non soltanto nella catechesi, ma per mezzo di tutta la vita della Chiesa, di tutta la sua predicazione, di tutta la sua Liturgia, di tutta la sua vita secondo la carità.

Ma è proprio e specifico della catechesi proporre in modo ben strutturato, in modo ordinato ed organico, e nel modo più completo possibile - a seconda delle età e delle capacità dei fedeli - il vero contenuto della fede, così da illuminare la mente e riscaldare il cuore e da muovere la volontà.

Com'è possibile che tutto questo avvenga davvero, come è possibile che la catechesi dia tutti i suoi frutti ( alimenti cioè la fede e conduca a vivere in pienezza la vita dei figli di Dio )?

I. La prima condizione è capire ed accettare che la catechesi non è opera di natura puramente umana, anzi è opera eminentemente soprannaturale, è opera della Grazia, è opera dello Spirito.

Essa non si fonda su accorgimenti e mezzi che si collocano sul piano dell'umana natura, ma sul piano appunto della Grazia, sul piano di ciò che soltanto l'azione di Dio può realizzare per portare l'uomo a credere, e quindi ad avere la vita nuova, la vita divina, la vita eterna.

Non è l'uomo che può generare la fede nel cuore del suo simile; non sono umani ragionamenti che possono portare l'uomo a sottomettere tutto se stesso a Dio, dandogli l'ossequio e la sottomissione di tutta la sua intelligenza e di tutta la sua volontà.

Il catechista dunque non può che essere strumento e ministro della Grazia divina, dell'azione dello Spirito Santo.

Non è il catechista che può muovere, di suo, il catechizzato interiormente sino ad orientarlo tutto a Dio.

Egli può soltanto dall'esterno insegnare e persuadere, e ciò può diventare efficace soltanto in forza della Grazia di Dio.

Quanto è importante che il catechista sappia ricevere egli stesso la grazia divina, per diventarne strumento e ministro in favore degli altri.

Non potrebbe divenire altrimenti capace di trasmettere ciò che sicuramente supera l'umana ragione.

Egli è trasmettitore delle cose che riguardano Dio e che Dio con dono gratuito offre all'uomo.

Non si può perciò diventare ed essere catechisti senza accogliere un dono dall'alto, senza lasciarsi trasformare e condurre da quel dono di Grazia.

Si può senz'altro dire che l'essere catechista è un dono di Dio, un dono da mettere a servizio dell'altro, da esercitare all'interno di tutta la realtà soprannaturale della Chiesa, all'interno di tutto il Mistero di Salvezza che ha il suo centro e la sua realizzazione in Cristo Gesù, che continuamente genera e vivifica e conduce la sua Chiesa.

Ecco perché nessuno può farsi da solo catechista, nessuno da solo può darsi tale dono, tale capacità, tale ministero.

Il ministro, ordinato sacramentalmente, diventa catechista proprio in forza della sua ordinazione sacra, dalla quale addirittura riceve la capacità soprannaturale di agire "nella persona di Cristo", e diventa così ministro della Grazia e strumento di tutti quei doni che soltanto la Grazia divina può operare.

Il catechista laico, può diventare tale solamente per mezzo di un'azione della Chiesa, ministra della Grazia, che lo renda capace di operare all'interno del mistero della salvezza, all'interno dell'azione salvifica che Dio ha affidato alla sua Chiesa.

Si parla allora della necessità di un "mandato", di un incarico affidato da chi nella Chiesa è stato costituito ministro della Grazia e dunque ministro della Chiesa.

Si tratta innanzitutto di ricevere per poter trasmettere.

È vero che ogni cristiano, in forza della sua rinascita battesimale ed in forza della sua consacrazione battesimale, diventa testimone di Gesù Cristo e perciò abilitato ad esprimere la sua fede e a dare testimonianza di essa di fronte a chiunque.

Gli sposi cristiani, i genitori cristiani, ricevono una grazia ulteriore per essere i primi testimoni della fede nei riguardi dei figli.

Talora si dice anche che sono i primi "catechisti" nei confronti dei figli; anch'essi invece come tutti i laici hanno bisogno di un mandato, di ricevere dalla Chiesa una missione, per essere dei veri catechisti, per poter trasmettere, come strumenti della Grazia, il contenuto della fede in modo organico sì che esso sia accolto e creduto e quindi vissuto.

Mi pare pertanto di dover insistere sulla necessità di una corretta concezione della catechesi e dell'azione vera del catechista, poiché soltanto così si può diventare strumenti efficaci del mistero della salvezza, soltanto così si può diventare educatori della fede e della vita cristiana.

Quali altre condizioni debbono verificarsi, per essere dei veri e buoni catechisti/e?

II - Se la catechesi è trasmissione organica di tutto il contenuto della fede, delle cose che riguardano Dio e che sono al di sopra dell'umana ragione, delle cose che Dio dunque ci ha rivelato, ci ha fatto conoscere, è ovvio che il catechista deve lui stesso credere e possedere in modo certissimo tutta la verità della fede rivelata.

Non può soltanto averne una qualche conoscenza, od una conoscenza titubante ed incerta, od una conoscenza che non comporti un'adesione soprannaturale di fede.

Solamente un vero credente, che aderisce con piena convinzione di fede a tutta la Divina Rivelazione, può essere catechista.

Egli deve essere certo delle cose invisibili, che Dio ci ha rivelato.

Ma egli deve essere anche in grado di dedurre dalle sue certezze di fede tutte le conseguenze, mostrandone tutta la loro bellezza, illustrandole in modo pedagogicamente efficace, sapendo ricorrere ad abbondanza di immagini ed esempi desunti soprattutto dalla Sacra Scrittura, ma anche dalla vita della Chiesa e dalla vita quotidiana ( Dio infatti si serve delle cose visibili ed umane, per condurre alla fede nelle cose invisibili e divine ).

Certamente dunque alla profondità ed alla certezza della fede e della conoscenza delle cose divine e delle verità rivelate, il buon catechista deve unire delle buone doti e delle buone capacità pedagogiche, ed una buona capacità di comunicazione, sapendo suscitare l'interesse e l'attenzione di coloro ai quali è rivolta la catechesi, adattando tutto alle loro età ed alla loro preparazione intellettuale.

Tutto questo discorso indica la necessità di una conveniente preparazione, che garantisca il più possibile che il mandato di catechista ricadrà su persone idonee, atte cioè al compito di natura soprannaturale che viene loro affidato, sempre facendo affidamento sulla Grazia divina che sola sa operare meraviglie servendosi della pochezza umana, che sola può rendere efficace ed adeguato ciò che di per sé è inadatto e sempre insufficiente.

Ma il discorso sulle condizioni necessarie, affinché il catechista possa adempiere bene, ed anzi al meglio, la sua missione, deve ancora andare oltre.

III - Infatti, la fede non si trasmette soltanto con la parola, ma anche con i segni ( soprattutto quelli della Sacra Liturgia, quelli sacramentali ), e con la vita, con la vita secondo lo Spirito, con la vita secondo la carità, con la vita tutta, ordinata e guidata dall'amore ( dall'amore che viene da Dio e che a Dio conduce ).

Il catechista dunque, per essere vero e buon catechista, non deve soltanto possedere la fede in tutta la Divina Rivelazione, ed averne un'adeguata e profonda conoscenza, ma deve vivere secondo la fede, deve vivere secondo la vita nuova, la vita soprannaturale, che egli ha ricevuto proprio mediante la fede e mediante i sacramenti.

La vita, il comportamento morale, la testimonianza concreta del catechista non possono contraddire tutto quello che egli è chiamato a trasmettere, affinché i catechizzati credano, vivano ( ed alimentino la vita nuova mediante i sacramenti ed in particolar modo mediante l'Eucaristia ) e a loro volta siano testimoni della fede nella Chiesa e nel mondo.

Sarebbe davvero contraddittorio che un catechista non viva in pienezza le celebrazioni sacramentali della Chiesa, non partecipi con grande animo e con grande convinzione e con grande regolarità alla celebrazione del Giorno del Signore, della Domenica, della Pasqua della settimana.

Sarebbe davvero contraddittorio che un catechista, se sposato non viva in pienezza la grazia e tutte le esigenze del Sacramento del Matrimonio; e, se non sposato, non viva totalmente la sua fedeltà al Signore ed ai suoi comandamenti, nella loro interezza.

La vita perciò del catechista deve corrispondere alla fede che insegna, alla fede che è trasmessa come luce e forza di vita, di vita non secondo la carne, ma secondo lo Spirito, secondo la Grazia, secondo la Carità.

Da tutto ciò si comprende la necessità non soltanto di una buona formazione previa al compimento della missione del catechista, ma anche di una formazione permanente, che nutra continuamente la fede, la spiritualità, la preghiera, la fedeltà alla vita sacramentale e liturgica, la fedeltà ai comandamenti ( che trovano il compimento nel comandamento dell'amore ), ed altresì le capacità pedagogiche.

Possiamo avviare le nostre considerazioni a conclusione, chiedendoci: chi ha il compito di promuovere e di dar vita ad una buona catechesi?

Chi ha la missione di formare dei buoni catechisti? La risposta è senz'altro: tutta la Chiesa, ricordando però che l'azione della Chiesa per realizzarsi ha bisogno di ministri; l'azione della Chiesa è sempre un'azione ministeriale: si concretizza cioè attraverso l'azione di ministri ordinati; comporta sempre un'azione da parte dei Pastori della Chiesa, costituiti dallo Spirito ministri della Grazia e dunque portatori dell'azione di Dio stesso, azione che libera, che purifica, che redime, che eleva, che rigenera, che santifica.

Nella Diocesi, nella Chiesa particolare, il vertice di ogni azione ministeriale sta nel Vescovo; egli non può certamente agire da solo, ha bisogno della Collaborazione del Presbiterio e dei Diaconi e di molti altri operatori pastorali; ma egli deve essere il motore, la fonte ed il fondamento visibile di ogni buon ministero che si esercita all'interno della Chiesa particolare.

Per l'organizzazione e la qualità della catechesi, egli conta molto sull'Ufficio Catechistico Diocesano e conta molto sulla collaborazione dei Vicariati, sia per la formazione previa dei catechisti, sia per la formazione permanente.

Ma nelle Parrocchie, la responsabilità prima di ogni ministero parrocchiale spetta indubbiamente al Parroco, il quale - in comunione ed in continuo collegamento con il Vescovo e con le competenti istanze diocesane e vicariali - deve essere l'anima di ogni vera attività pastorale.

Egli è il "catechista nato" della Parrocchia, egli è il formatore dei catechisti, egli è colui che li sceglie, che li forma, che affida il mandato ( all'interno della sua Parrocchia ).

Egli deve assicurare che tutte le condizioni per una vera e buona catechesi si realizzino all'interno della sua Parrocchia ( senza trascurare nessuna delle categorie di persone che compongono la comunità parrocchiale: bambini, fanciulli, adolescenti, giovani, adulti, anziani … ).

La catechesi infatti non è soltanto per qualche età, ma per tutte le età.

Ma è anche vero, verissimo, che voi catechisti/e dovete essere tra i primi collaboratori dell'azione dei vostri pastori, e dovete sentirvi ed essere tra i più preziosi collaboratori dell'azione evangelizzatrice e santificante della Chiesa di Cristo.

A voi, ed ai vostri pastori, sono affidate queste riflessioni: che esse vi aiutino ad avere la giusta coscienza di quello che voi siete in quanto catechisti; che esse vi aiutino a crescere in tutto ciò che è necessario per operare come veri strumenti della Grazia divina, all'interno del Mistero della Salvezza.

Vi benedico e vi assicuro la vicinanza del mio animo di Pastore, e vi dico anche la mia gratitudine e quella della nostra Diocesi e delle vostre Parrocchie.

Albenga, 5 Marzo 2003 Mercoledì delle Ceneri

Mario Oliveri Vescovo di Albenga-Imperia