Evangelizzazione e sacramenti Introduzione 1. - La Chiesa ha nella storia una sua specifica missione: quella di comunicare agli uomini la salvezza, annunziata e compiuta dal Cristo. Mezzi fondamentali per il compimento di questa missione: l'annuncio del Vangelo e la celebrazione dei sacramenti. Situazioni varie, e concrete istanze del tempo, nel continuo avvicendarsi di uomini e di eventi, hanno indotto più volte la Chiesa a porre l'accento quando su un aspetto, quando su un altro della sua molteplice azione. Mai però la Chiesa è venuta meno al suo duplice compito fondamentale: sempre cioé ha trasmesso il Vangelo, in assoluta fedeltà al contenuto essenziale del suo messaggio, anche se con il giusto adattamento delle forme ai tempi, e sempre ha celebrato i sacramenti. Non deve perciò sorprendere se oggi, in una nuova situazione culturale e sociale, la Chiesa si interroghi sul modo di annunciare più efficacemente il Vangelo e di educare i fedeli a una più profonda comprensionee a una pratica più completa dei sacramenti. 2. - Il Concilio stesso ve lo sospinge. Riprendendo, infatti, dalle antiche fonti patristico-liturgiche il termine « sacramento » per designare la Chiesa ( cfr. Sacrosanctum Concilium, 5; Lumen gentium, 9; n. 48; Ad Gentes divinitus, 5 ) il Concilio ha inteso non solo affermare il suo rapporto di comunione con Cristo, ma anche la maniera originale con cui essa si colloca nel mondo e vi compie la sua missione. Sacramento di Cristo, La Chiesa deve farsi « pienamente ed attualmente presente a tutti gli uomini e popoli, per condurli, con l'esempio della vita e la predicazione, con i sacramenti e gli altri mezzi della grazia, alla fede, alla libertà e alla pace di Cristo » ( Ad Gentes, 5 ). Ne consegue la necessità, di un continuo e adeguato « rinnovamento » ( Lumen gentium, 8 ), non solo in se stessa, ma anche nel modo con cui si rende presente al mondo e vi annuncia il Vangelo. 3. - Ne risulta evidente una reciproca induzione e quasi una fusione in unità dinamica fra la natura della Chiesa e la sua missione nel mondo. Da un lato, la Chiesa prende coscienza sempre più chiara di sé nel fatto stesso di accogliere e di compiere la sua missione; dall'altro, essa è fedele a questa sua missione soltanto nella misura in cui vive il mistero della comunione con Cristo. Di tale unità si deve senz'altro tener conto nell'esame e nell'approfondimento del tema « Evangelizzazione e sacramenti », se no si corre il rischio di limitarsi alla modifica di alcune espressioni e forme o anche di qualche rito, senza preoccuparsi adeguatamente del rinnovamento interiore dei singoli e della loro attiva e cosciente partecipazione ai riti stessi. I Parte - La situazione italiana: Difficoltà e prospettive dell'impegno pastorale Il fenomeno della secolarizzazione e le sue conseguenze 4. - Intensa e multiforme è stata l'esperienza di vita cristiana che la Chiesa in Italia ha saputo esprimere nei secoli passati, in una società relativamente unitaria e stabile, che essa stessa aveva contribuito a creare e nella quale la quasi totalità dei cittadini e delle istituzioni accettava l'ispirazione cristiana della vita. 5. - In questi ultimi tempi, però, sotto l'influenza e la spinta di fenomeni e fattori di indole varia - culturali, sociali, politici ed economici - molto diverso è diventato il volto con cui il nostro Paese si presenta. Il fenomeno che più degli altri lo caratterizza - come caratterizza del resto in diversa misura gli altri Paesi, fino a influenzarne o anche determinarne le strutture, le forme di vita e il costume pubblico e privato - è quello della secolarizzazione. Si tratta di un fenomeno che ha remote radici nella storia, anche se sfugge, per la sua complessità, a una precisa definizione. Quando afferma i giusti valori delle realtà terrene, la secolarizzazione è senz'altro positiva. Troppo spesso, però, la secolarizzazione diventa secolarismo, perché esaltando eccessivamente le realtà terrene, giunge ad affermare l'autonomia assoluta dei valori umani e a negare i valori della trascendenza in genere, e della rivelazione cristiana in particolare. 6. - Con la coscienza di nuove corresponsabilità e di una solidarietà più operante e più viva, la secolarizzazione sviluppa nell'uomo moderno la suggestione a ritenersi autosufficiente, e l'errato convincimento che il suo destino si risolva tutto su questa terra. È così che le nuove antropologie più o meno direttamente, sia pure a titolo diverso e con diverse motivazioni, si presentano come dottrine di salvezza, e propongono ciascuna un proprio modello di vita umana, applicando all'uomo gli attributi esclusivi di Dio. In questo contesto la realtà - uomo, natura, storia - sembra valere e risolversi unicamente in se stessa, senza che in alcun modo lasci trasparire un segno di quella dimensione più profonda, che è appunto la dimensione religiosa. 7. - Non è difficile avvertire quanto serie possano essere le conseguenze della secolarizzazione, e quali gravi problemi essa ponga alla missione della Chiesa nel mondo. Anzitutto la pretesa di escludere la religione dalle strutture e dalle istituzioni, per confinarla nell'ambito della vita privata; quando pure non si arrivi a ritenerla estraniante o, come suol dirsi, alienante dai compiti « secolari », che l'uomo « secolarizzato » considera preminenti o addirittura esclusivi. 8. - Di qui la difficoltà a comprendere il disegno di Dio nella storia, ad accettare la sua specifica azione e ad avvertire la sua presenza sacramentale nella Chiesa. Poiché l'uomo vive in una città secolare, i grandi momenti della sua esistenza hanno generalmente poco riferimento alle celebrazioni liturgiche, che egli conosce sempre meno, quando non le consideri nulla più che una pratica socio-culturale, e finisca quindi o con l'abbandonarle e col dar loro assai scarso rilievo nella propria vita. Un significato sempre più grande acquista perciò, nell'azione pastorale, la testimonianza della comunità ecclesiale e, con essa, quella dei singoli cristiani, per ricondurre gli uomini a interrogarsi sul valore della parola di Dio, dei sacramenti e della Chiesa stessa. Il Vangelo ridotto a messaggio di liberazione umana 9. - Sarebbe un errore credere che il fenomeno della secolarizzazione resti ai margini delle comunità cristiane; esso raggiunge, attraverso le vie del costume e dei mass-media, la coscienza di molti credenti, mettendo in crisi la loro fede e creando stati di inquietudine e di grande disagio. Ne è indice - non unico, ma significativo - anche il diverso modo con cui si cerca di reinterpretare il messaggio evangelico: letto da alcuni in termini di tutela e di garanzia di un ordine definitivamente costituito, sia religioso che sociale; inteso invece da altri come un messaggio di semplice liberazione umana, soprattutto economica e politica. Nell'un caso e nell'altro, si dà per conseguenza una interpretazione riduttiva e, comunque, unilaterale della missione della Chiesa, e dei mezzi fondamentali - evangelizzazione e sacramenti - con cui essa la compie. È facile prevedere quali concreti ostacoli questa mentalità secolarizzata presenti nei confronti della evangelizzazione e, più ancora, dei sacramenti; ma occorre anche prendere atto che nuovi problemi si pongono alla Chiesa in ordine alla promozione umana, la quale è parte costitutiva del messaggio di salvezza ( cfr. Sinodo dei Vescovi 1971, La giustizia nel mondo; Apostolicam actuositatem, 5 ). Dissociazione fra evangelizzazione e sacramenti nell'azione pastorale 10. - Guardando ora all'azione pastorale, con preciso riferimento alla evangelizzazione e alla celebrazione dei sacramenti, non possiamo non constatare che essa richiede, per molti versi, attente sollecitudini e sapienti aggiornamenti. La prassi comune e consueta non sembra tener sempre presente quanto sia stretto il nesso che lega inscindibilmente l'evangelizzazione, e quindi la fede, ai sacramenti. 11. - Troppo spesso i sacramenti sono stati considerati come momenti separati, se non proprio autonomi, con ripercussioni assai negative sulla formazione della coscienza e della mentalità degli stessi fedeli. Essi infatti possono essere indotti a ritenere che altra cosa sia l'annuncio della Parola, e altra cosa i sacramenti; e a intendere l'annuncio come semplice trasmissione di una dottrina e di norme morali, i sacramenti come un complesso di riti, di cui sfugge il significato vero; nell'un caso e nell'altro, elementi a se stanti, e spesso senza riflessi di rilievo nella vita concreta dei singoli. 12. - L'influenza sociale e la tradizione ininterrotta di un Paese come il nostro, nel quale quasi tutti i cittadini si dichiarano cristiani e di fatto sono battezzati, favorisce ancora il permanere di una pratica sacramentale. Ma non sapremmo dire se tale pratica sia davvero e sempre una consapevole espressione di fede. E permangono anche, nel nostro Paese, solide tradizioni religiose di cui sarebbe errato non prendere atto; sono espressioni di fede e non solo da parte della gente umile e semplice. Ci chiediamo però se non sia opportuno verificare l'effettiva incidenza di queste tradizioni nella vita dei cristiani e se, comunque, non si ritenga utile purificarle da incrostazioni inopportune e riprenderle e vivificarle, soprattutto con adeguata catechesi. La crisi religiosa non risparmia l'Italia 13. - Di tutte queste preoccupazioni già in varie circostanze si sono fatti interpreti i Vescovi italiani. In particolare nel documento pastorale Vivere la fede oggi ( 4 aprile 1971 ) si affermava tra l'altro: « a prima vista … si potrebbe avere l'impressione che il popolo italiano conservi intatto il patrimonio religioso tradizionale. La nostra gente, quasi dovunque, continua a chiedere il Battesimo, la Comunione e la Cresima per i propri figli, vuole celebrare il Matrimonio in chiesa ed esige la sepoltura religiosa. Ma quanti sono consapevoli degli impegni di vita cristiana, che questi riti sacri presuppongono e coinvolgono? Le feste si rinnovano con puntualità e solennità, secondo le antiche consuetudini: i segni religiosi sono ancora presenti e dominanti nel panorama di un popolo, che da circa due millenni si gloria del nome cristiano, ma si può sempre dire che tutto questo nasca da un profondo 'senso religioso', da una autentica 'fede' cristiana? ». 14. - Alla luce di queste considerazioni, l'azione pastorale deve essere seriamente ripensata, senza lasciarsi fuorviare dalle tentazioni sempre ricorrenti. Non mancano infatti tentazioni di scoraggiamento o di rassegnata inazione, oppure, non meno rischiose, tendenze a un esasperato problematicismo, che tutto mette in questione, ignorando la ricchezza di una tradizione ecclesiale, permeata di fedeltà alla parola di Dio, sostenuta dal magistero dei Vescovi e del Sommo Pontefice, vissuta da innumerevoli schiere di anime sante. 15. - Ci sembra di poter rilevare al riguardo che l'azione pastorale, pur richiamandosi sempre più chiaramente ai contenuti essenziali e alle finalità che ne conseguono, non abbia ancora trovato concordi linee operative. Non si vogliono ignorare le diversità che caratterizzano le singole Chiese particolari né, meno ancora, si ha la pretesa di mortificare o misconoscere l'originale apporto che ciascuna di esse può dare; si può, se mai, auspicare una più articolata e organica convergenza su alcuni orientamenti comuni, che in questo momento di crescita socioculturale richiamano un più vigoroso impegno missionario e un orientamento unitario di tutte le comunità e dei loro pastori. Rispondere ai nuovi problemi 16. - L'auspicata convergenza organica su orientamenti comuni non è certo favorita dal permanere di atteggiamenti pastorali assai diversi e talvolta persino divergenti. La cosa non deve però sorprendere, soprattutto da noi, in Italia, dove la stessa geografia ecclesiastica non è delle più felici per favorire quel « lavorare insieme », che è tanto necessario ai fini di una pastorale moderna e incisiva. 17. - Qualcuno pensa con rimpianto ad altri tempi, quando la vita delle singole Chiese era caratterizzata da maggiore stabilità e da un lavoro pastorale più tranquillo. Altri invece è più propenso a privilegiare tutto ciò che si presenta come novità, e adotta, nella predicazione e nella celebrazione dei sacramenti, criteri e forme, che invece di rendere l'una e l'altra più pertinenti e più « vere », finiscono con lo svuotarle del loro autentico significato. 18. - Variamente valutati sono anche i nuovi interrogativi posti all'evangelizzazione e alla prassi sacramentale dalla condizione spirituale degli uomini del nostro tempo e dalla loro accresciuta sensibilità per i problemi della liberazione, della giustizia, della pace, della fame, dello sviluppo dei popoli. Sono interrogativi che meritano un esame spassionato e attento; dovrebbero comunque essere considerati almeno come invito a saper cogliere, con più perspicua immediatezza, quella forza di promozione che, intrinseca alla parola di Dio e ai sacramenti, può lievitare di sé tutti i valori e imprimere un nuovo ritmo nella vita e nell'azione di coloro che la accolgono con fede. 19. - Le modifiche anche notevoli apportate ai ritmi di alcuni sacramenti, il richiamo più volte espresso da parte dei Vescovi ad arricchire di contenuto biblico la predicazione e a sottolineare il valore comunitario delle celebrazioni liturgiche, lo stesso rinnovamento della catechesi: tutto è stato accolto con docile senso di responsabilità e persino con euforica soddisfazione; non sempre però ne sono venuti quei frutti che a buon conto si potevano attendere. 20. - È necessario, pertanto, interrogarsi in qual modo un impegno seriamente sentito e vissuto valga oggi a formare una mentalità di fede, purificata e rinvigorita. Ed è anche urgente appurare in concreto quali precipue difficoltà si presentino, nell'attuale contesto socio-culturale, a sacerdoti e fedeli nei loro compiti rispettivi di ministero e di cooperazione: difficoltà da affrontare e, con la grazia dello Spirito, da superare, perché la missione perenne della Chiesa raggiunga in pienezza le sue dimensioni. La scelta pastorale fondamentale 21. - La scelta che han fatto i Vescovi per un approfondimento dello stretto rapporto dinamico fra evangelizzazione e sacramenti non è dunque da considerarsi soltanto come un'occasione per dare un nuovo impulso all'azione pastorale. È una scelta che mette a fuoco i contenuti essenziali del cristianesimo e suggerisce il modo concreto con cui la Chiesa intende operare efficacemente fra gli uomini, in piena fedeltà alla sua missione di annunciare la salvezza e di attuarla nei sacramenti. 22. - Esistono problemi di metodo e di linguaggio, nella ricerca e nella individuazione delle vie che raggiungono l'uomo contemporaneo, per poterne interpretare, con lucida oggettività, le esigenze più vere. Di qui la necessità di un approfondimento e di una traduzione, in linguaggio moderno, del messaggio cristiano e di una testimonianza di vita, che ne accompagni e quasi ne convalidi l'annuncio. Tutto questo comporterà un serio rinnovamento delle nostre comunità cristiane, chiamate ad essere e a manifestarsi, nella loro vita come visibile segno di salvezza per gli uomini. 23. - Né meno necessaria è, alla luce della dottrina del Concilio Vaticano II, una migliore comprensione e una presentazione più pertinente dei sacramenti, che ne metta in evidenza la connessione con tutta la storia della salvezza, il rapporto con il mistero pasquale del Cristo e con la vita della Chiesa, la rilevanza in ordine alla animazione cristiana del mondo e dell'avvento del regno di Dio. 24. - Anche l'intimo nesso fra evangelizzazione e sacramenti, che pure è chiaro nella dottrina, può lasciare sul piano pastorale interrogativi non pochi. C'è una efficacia propria della parola di Dio annunciata e accolta: ma come far capire che proprio nei sacramenti tale efficacia raggiunge tutta la sua pienezza? Come comportarsi con chi ha conservato la fede, ma, per diversi motivi, non può accostarsi ai sacramenti, oppure, nella sofferenza della ricerca, giunge solo a invocarli? Ancora: come aiutare i fedeli, che sono tranquilli nella loro fede e si accostano con sufficiente regolarità ai sacramenti, a ,comprendere l'esigenza di una continua conversione della loro mentalità, e il dovere di una loro cristiana testimonianza? 25. - La risposta a questi interrogativi e a molti altri che si pongono all'azione pastorale, non ultimo quello del riaffiorato e diffuso interesse per i problemi religiosi, deve essere ricercata nella riflessione comune della Chiesa in Italia: riflessione promossa e diretta dai Vescovi e accompagnata dalla conoscenza dei dati offerti dall'indagine socio-religiosa nel nostro Paese. II Parte - Indicazioni Biblico-Teologiche Connessione fra Parola e Sacramento 26. - Negli ultimi decenni, in seguito agli apporti delle ricerche biblico-patristiche e, soprattutto, grazie alle acquisizioni teologiche del Concilio Vaticano II, è stata riportata in più chiara luce e riproposta con maggior precisione l'inscindibile connessione che esiste, nel mistero cristiano, fra l'annuncio della Parola e la celebrazione del sacramento, fra la fede e i sacramenti. 27. - Parola e Sacramento formano un tutt'uno, e devono, quindi, essere considerati come due aspetti e due fasi di un unico processo salvifico. « Andate - ha detto il Signore - e ammaestrate tutte le nazioni, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutto ciò che vi ho comandato » ( Mt 28,19 ). 28. - Pertanto la proclamazione della Parola e la celebrazione del sacramento non possono essere concepite come due maniere parallele di vivere la fede in Cristo. E neppure ci si può contentare della Parola soltanto, o solo del Sacramento, in quanto e questo e quella hanno un'efficacia loro propria. Nel contesto cristiano, non si può separare ciò che Dio stesso ha voluto congiungere. 29. - L'unità « bipolare » tra Parola e Sacramento non è mai stata dimenticata dalla Chiesa nel suo lungo cammino, anche se ha subito qualche attenuazione nella controversia fra protestanti e cattolici. Mentre in campo protestante si è posto l'accento in modo pressoché unilaterale sulla parola di Dio, in campo cattolico si fu indotti, per reazione, a sottolineare con forza il valore dei sacramenti. Si favorì in tal modo, sia sul piano teologico che su quello pastorale, la tendenza a porre in maggior evidenza il rito sacramentale nei confronti della Parola e quindi, nella prassi pastorale, l'amministrazione dei sacramenti rispetto alla evangelizzazione. 30. - Tale prassi pastorale si colloca d'altra parte in un contesto socio-culturale in cui la famiglia e le stesse istituzioni sociali contribuivano alla formazione cristiana e alla diffusione della dottrina cattolica. Non mancarono neppure iniziative di predicazione, missioni, catechesi agli adulti e ai fanciulli che, in tempi più recenti, si estesero in diversa misura a tutte le nostre comunità ecclesiali. 31. - Ora che il contesto socio-culturale è notevolmente cambiato e va rapidamente evolvendosi, è giusto e doveroso che tali iniziative vengano adeguatamente aggiornate e intensificate, realizzando al tempo stesso una maggiore pratica connessione fra evangelizzazione e sacramenti, fra fede e prassi sacramentale. Dimensione sacramentale dell'economia salvifica 32. - Il Concilio Vaticano II ha sottolineato come l'intimo legame fra l'evangelizzazione e i sacramenti abbia radice nella stessa dimensione sacramentale propria dell'economia salvifica. Si può dire che la salvezza viene a noi per via sacramentale, e parimenti, ogni realtà, che rientra nell'ambito dell'economia salvifica, assume un valore sacramentale. 33. - In questa visione, il concetto di sacramento è analogamente applicato alla parola rivelata, con cui Dio si manifesta al mondo; al Cristo, in cui quella parola raggiunge la sua pienezza; alla Chiesa, che attualizza la presenza di Cristo e, in senso stretto, ai sette sacramenti, quali atti fondamentali con i quali il Cristo ci fa rivivere, nella Chiesa e attraverso la Chiesa, il suo mistero. 34. - Il sacramento, così inteso, indica una realtà unitaria e complessa, umana e divina, terrestre e celeste, visibile e invisibile. Quello che è umano, terrestre e visibile, è segno di realtà invisibile, celeste, divina. Questa realtà appartiene all'ordine della salvezza. Il sacramento non solo è segno di tale realtà, ma la trasmette e la partecipa. 35. - Nella cultura occidentale, la parola è un semplice mezzo di comunicazione interpersonale, e ha una funzione puramente conoscitiva. La parola di Dio, invece, più che un semplice mezzo per comunicare idee e nozioni nuove, è un dono, un appello, mediante il quale Dio « nel suo grande amore parla agli uomini come ad amici e si intrattiene con essi, per invitarli e ammetterli alla comunione con sé » ( Dei Verbum, 2 ). 36. - Per questo nella Sacra Scrittura, l'espressione « parola di Dio » indica una realtà, una forza che crea e promuove la storia: è parola e avvenimento salvifico insieme. Sulla stessa linea afferma il Concilio Vaticano II: la rivelazione « avviene con eventi e parole intimamente connessi, in modo che le opere, compiute da Dio nella storia della salvezza, manifestano e rafforzano la dottrina e le realtà significate dalle parole, e le parole dichiarano le opere e chiariscono il mistero in esse contenuto » ( Dei Verbum, 2 ). Cristo sacramento del Padre 37. - La parola di Dio, annunciata a più riprese e in vario modo dai profeti, « nei tempi ultimi è venuta a noi nel Figlio suo » ( Eb 1,2 ), in Gesù Cristo, il Verbo eterno, che illumina tutti gli uomini. « Col fatto stesso della sua presenza e con la manifestazione di sé, con le parole e le opere, con i segni e con i miracoli, e specialmente con la sua morte e risurrezione dai morti, e infine con l'invio dello Spirito di verità, [ Gesù ] compie e completa la rivelazione e la corrobora con la testimonianza divina » ( Dei Verbum, 4 ). Gesù manifesta compiutamente la volontà di salvezza del Padre nei nostri riguardi e al tempo stesso la realizza. 38. - Il Cristo, perciò, non è soltanto un messaggero del Padre, ma lo rivela: « Filippo, chi vede me, vede anche il Padre » ( Gv 14,9 ); e non si limita ad annunciare il regno di Dio, ma nella sua persona e nella sua opera lo manifesta e rende presente. Così nella sua umanità santissima, Cristo è il sacramento del Padre. La Chiesa sacramento del Cristo e mezzo di salvezza 39. - La presenza del Cristo glorioso è continuata ed è resa operante nel mondo dalla Chiesa, che « per una non debole analogia è paragonata al mistero del Verbo Incarnato » ( Lumen gentium, 8 ). Animata infatti dallo Spirito Santo, la Chiesa estende a tutte le generazioni e a tutti i popoli la salvezza compiuta dal Signore. Di tale salvezza è insieme « segno e strumento » ( cfr. Lumen gentium, 1 ). Perciò nella sua struttura divina la Chiesa giustamente è proclamata sacramento di Cristo. 40. - Per questa sua dimensione sacramentale la Chiesa adempie la sua missione con la parola di Dio e i sette sacramenti, che sono atti ed eventi privilegiati, ai quali Cristo ha attribuito la singolare efficacia di comunicare agli uomini la sua stessa vita. C'è quindi stretta correlazione fra quello che costituisce la Chiesa e la fa esistere come corpo di Cristo, e quello che la Chiesa è inviata a fare tra gli uomini; cioè fra la sua misteriosa natura umano-divina e la sua missione salvifica. E si può senza dubbio affermare che la Chiesa riscopre il suo vero volto quando annuncia la parola di Dio e celebra i sacramenti. 41. - La missione perciò della Chiesa può e deve essere espressa nel binomio evangelizzazione-sacramenti. Un binomio che sembra tuttavia inadeguato a esprimere l'intimo intreccio delle due realtà; l'evangelizzazione è indispensabile premessa al sacramento, mentre il sacramento la comprende e ne porta a pienezza l'annuncio, che diventa in tal modo operativo di grazia attraverso il segno. 42. - Evangelizzazione e sacramenti vanno dunque intesi nella loro profonda unità, nella compenetrazione, cioè, di Parola e Sacramento, così fortemente radicata nella stessa storia della salvezza. È questo uno dei richiami più importanti anche dell'ultimo Sinodo dei Vescovi, il quale riferendosi al ministero sacerdotale afferma: « Il rapporto reciproco che lega tra loro l'evangelizzazione e la celebrazione dei sacramenti appare evidente nella missione della Chiesa. Una divisione tra l'una e l'altra attività dividerebbe il cuore della Chiesa fino a mettere in pericolo la fede » ( Il sacerdozio ministeriale, n. 1/b ). Cristo presente nel ministero della Parola 43. - Con l'evangelizzazione, la Chiesa rende presente, nel segno della Parola, la persona del Cristo e ne attualizza l'insegnamento. Anzi il fine stesso a cui tende l'evangelizzazione è la comunione con Cristo e, per Cristo, con il Padre. Mediante la parola dei suoi messaggeri, è Cristo stesso che parla, esorta, fa nota la volontà divina: « Chi ascolta voi ascolta me » - ha detto Gesù - « e chi disprezza voi disprezza me. Chi poi disprezza me, disprezza colui che mi ha mandato » ( Lc 10,16; cfr. Sacrosanctum Concilium, 7 ). 44. - Nella parola evangelizzatrice della Chiesa l'uomo incontra dunque il Cristo che gli parla, conosce la propria vocazione, si apre all'amore del Padre e al disegno salvifico. L'uomo, se accoglie Cristo nella fede « prestando a Dio il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà » ( cfr Dei Verbum, 5 ), entra col Battesimo a far parte della Chiesa quale comunità di salvezza. 45. - Nel disegno della nostra salvezza il ruolo dell'evangelizzazione è davvero insostituibile, perché via ordinaria attraverso la quale viene a noi trasmessa la fede ( cfr. Rm 10,17 ). Di qui l'impegno di evangelizzare che, certo, riguarda primariamente gli apostoli e coloro che per l'imposizione delle mani hanno ricevuto il compito specifico di « proclamare il Vangelo della grazia di Dio » ( At 20,24 ) e sono stati costituiti « ministri della Parola » ( Lc 1,2 ); ma riguarda, anche, sia pure in forma subordinata, tutti coloro che sono resi, col Battesimo, partecipi del sacerdozio profetico di Cristo ( cfr. Lumen gentium, 11 ). 46. - Diverse possono essere le forme, nelle quali l'evangelizzazione si compie; essa però, nonostante la povertà e inadeguatezza dei mezzi nei quali si esprime, conserva sempre l'efficacia salvifica che le proviene dalla potenza misericordiosa del Padre ( cfr. Is 55,10-11 ). Cristo stesso per comunicarsi a noi ha scelto i mezzi umani nella loro povertà e fragilità, per facilitarci l'accesso alle misteriose vie di Dio. 47. - L'annuncio, pertanto, anche se deve essere fatto in un linguaggio comprensibile agli uomini di oggi, non potrà fondarsi su persuasivi argomenti della sapienza umana, ma sulla manifestazione dello Spirito, per provocare l'obbedienza della fede ( cfr. 1 Cor 2,4 ). L'evangelizzazione in tal modo prolunga nel tempo quel mistero di umiltà che qualificò, in modo unico e incorrfondibile, tutta la vita del Cristo. Il Sacramento pienezza dell'evangelizzazione 48. - L'evangelizzazione non è fine a se stessa; essa tende al sacramento, non solo nel senso che lo precede, ma anche perché entra nella vera e propria celebrazione sacramentale, e nel sacramento raggiunge tutta la sua pienezza. Il sacramento contiene così l'annuncio e lo attualizza insieme: « Annunziamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua resurrezione » ( Messale Romano ). Parola e Sacramento rendono attuale e operante, in tutta la sua efficacia, la salvezza operata da Cristo. Per questo, l'adulto non può accedere al sacramento senza la fede, senza l'adesione a quella Parola, che introduce al Sacramento e ne svela insieme il significato; solo così l'azione sacramentale sarà pienamente efficace. 49. - Nel Nuovo Testamento, l'annuncio della salvezza suscita una comunità di credenti, i quali partecipano, mediante il segno sacramentale, alla salvezza offerta dal Cristo glorioso. Coloro che hanno ascoltato la proclamazione di Gesù, crocifisso e « costituito Signore» ( At 2,36 ), sono invitati a ricevere il Battesimo nel suo nome per la remissione dei peccati, e il dono dello Spirito Santo ( cfr. At 2,38-41 ). 50. - Non solo la Parola precede e accompagna il Sacramento, ma lo segue pure nella « vita nuova » suscitata dal sacramento stesso. Il cristiano, in virtù della sua comunione col Cristo, avvenuta nell'accoglienza della sua Parola e del Sacramento, viene costituito suo testimone. Egli è tenuto a manifestare nella vita quella « novità » di cui è stato reso partecipe; novità che non può limitarsi al compimento di gesti singolari, ma deve esprimersi nel vivere « altrimenti », in modo diverso, la propria vita, perché ispirata e regolata da criteri radicalmente nuovi. 51. - Dalla Parola al Sacramento, alla vita nuova: questa la dinamica della esistenza cristiana, la quale, per conservarsi e svilupparsi, ha bisogno di rifarsi di continuo alle sorgenti stesse da cui è scaturita, muovendosi ancora dalla vita, al Sacramento, alla Parola. Fino all'ultimo giorno, quando questa condizione provvisoria si concluderà nella manifestazione del Regno, la comunità cristiana non potrà non ripetere l'esperienza della Chiesa nascente: « Allora quelli che accolsero la parola, furono battezzati … erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere » ( At 2,41-42 ). I sette sacramenti espressione diversa dell'unico mistero pasquale 52. - Per comprendere il perché dell'organismo sacramentale, occorre risalire alla volontà del Cristo, che ha istituito i diversi sacramenti, per esprimere ed effondere insieme la multiforme pienezza del suo mistero pasquale. I sette sacramenti sono infatti tutti una diversa espressione e partecipazione all'unico mistero della morte e della resurrezione del Signore ( cfr. Rm 6,3-4 ); da esso infatti scaturiscono, derivandone la loro forza salvifica, così come tutti trovano il loro vertice e la loro pienezza nella Eucaristia, che di quel mistero è la piena attualizzazione. 53. - La diversità proviene pertanto dal fatto che i sette sacramenti, comunicando la vita nuova del Risorto, assumono e santificano il dinamismo della esistenza umana e si inseriscono nelle fondamentali situazioni dell'uomo. Così nell'evento sacramentale, azioni e momenti della nostra esistenza vengono accolti ed elevati ad atti impegnativi di incontro e di rapporto fra Dio e l'uomo, e fra l'uomo e i fratelli nella comunità ecclesiale. In tal modo la luce e la grazia del mistero pasquale coinvolge ed eleva tutta la vita umana. L'esistenza cristiana segno del Cristo e della Chiesa 54. - L'esistenza cristiana, profondamente radicata nel tessuto sacramentale e vissuta con coerente fedeltà, si trasforma in culto spirituale gradito a Dio ( cfr. 1 Pt 2,5 ). Come tale, essa diviene anche segno efficace e comprensibile della salvezza di Cristo, oltre che segno visibile della Chiesa, che di Cristo stesso è il mistico prolungamento nel tempo e nello spazio. 55. - Nonostante che l'uomo moderno, vivendo nel suo contesto culturale, esperimenti nuove difficoltà a percepire il valore dei segni sacramentali e persino a intendere il significato dell'annuncio cristiano, la Chi'esa, fedele al suo Signore, non può cambiarne il messaggio, né modificare i sacramenti, da lui istituiti come mezzi di salvezza per gli uomini di tutti i tempi. 56. - La Chiesa tuttavia s'impegna nel rinnovamento della catechesi e della liturgia, nell'intento di rendere quel messaggio e quei segni maggiormente accessibili all'uomo d'oggi. Soprattutto, però, la Chiesa confida nella testimonianza dell'intera comunità cristiana, che a somiglianza della Chiesa primitiva, nella vita di gioia, di carità e di sacrificio manifesta la forza del Vangelo ( cfr. At 2,46-47 ) e rende più facilmente intelligibile il linguaggio della fede e il significato dei segni sacramentali. 57. - L'evangelizzazione, l'azione sacramentale, la vita cristiana illuminata dal Vangelo e animata dalla grazia, il lavoro e ogni attività nel mondo debbono svolgersi sempre nella coscienza viva della presenza del Signore risorto, che dirige tutti gli eventi della storia alla realizzazione del Regno. La liturgia della terra, mentre ci costituisce e ci fa sentire una sola famiglia unita « nella mutua carità e nell'unica lode della Trinità santissima » ( cfr. Istruzione Eucharisticum mysterium, 9 ) ci aiuta a corrispondere alla nostra vocazione nel tempo, e ci fa pregustare « la liturgia della gloria eterna » ( Lumen gentium, 51 ). Ci sentiamo così impegnati con maggior senso di responsabilità all'attuazione del regno di Dio, che, « già presente nel mistero … giungerà a perfezione con la venuta del Signore » ( Lumen gentium, 51 ). La nostra vicenda terrena diventa in tal modo tensione lieta e dinamica verso il ritorno di Colui che è « l'Alfa e l'Omega, il Primo e l'Ultimo, il Principio e la Fine » ( Ap 22,12 ), e ci unirà per sempre al Padre, « affinché egli sia tutto in tutti » ( 1 Cor 15,23 ). III Parte - Indicazioni pastorali 58. - Il rapido esame della situazione italiana in tema di evangelizzazione e sacramenti, ha permesso di individuare non pochi lati positivi, che attestano la tradizione religiosa del nostro popolo, e l'impegno pastorale di quanti ci hanno preceduto; non si può negare però che sia anche emersa la presenza di notevoli difficoltà da superare, di problemi urgenti da risolvere, di qualche errata impostazione da correggere, di pericoli insidiosi da evitare. 59. - E poiché, come è stato sottolineato nella seconda parte di questo documento, si tratta di un compito che investe la missione e la natura stessa della Chiesa, specialmente nel mondo secolarizzato in cui viviamo, si ritiene necessario indicare in proposito alcune linee comuni di azione pastorale, che orientino, sostengano e ravvivino la vita religiosa del nostro Paese. 60. - Non si tratta tanto di piano pastorale vero e proprio. Questo dovrà, se mai, agganciarsi a una Chiesa particolare, con una propria fisionomia, una sua storia, un suo cammino spirituale. In essa « i fedeli devono aderire al Vescovo come la Chiesa a Gesù Cristo e come Gesù Cristo al Padre, affinché tutte le cose siano d'accordo nella unità ( S. Ignazio, Ad Eph. 5,1 ) e crescano per la gloria di Dio » ( Lumen gentium, 27 ). Tuttavia, sempre si dovrà evitare il pericolo di lasciarsi troppo incantare dal fascino della pianificazione, in un campo come quello dell'apostolato, che appartiene all'« ordine della santità », e di cui è protagonista lo Spirito. È assai utile però potersi orientare, in tutta la Chiesa, in Italia, su direttive fondamentali unitarie, tanto più se avvalorate da scambio di informazioni, di sussidi e di esperienze. Il primato dell'evangelizzazione 61. - Alla base di tutto, deve essere con insistenza ribadito il necessario primato dell'evangelizzazione, che solleciti una salutare inquietudine di fronte alle mutate condizioni e quindi alle carenze evidenti di certi metodi del passato. Se ci si limitasse ancora a concentrare l'attenzione quasi unicamente sulla prassi sacramentale, si finirebbe col ridurre il sacramento, avulso dal suo vitale contesto di fede, a un puro gesto di pratica esteriore, senza riflessi concreti e fecondi nella vita. Solo una convinzione profonda di tutti gli operatori della pastorale sulla priorità dell'evangelizzazione - convinzione continuamente rassodata nella meditazione, nello studio e nell'impegno quotidiano - riuscirà a superare abitudini e stanchezze, e a imprimere una spinta vigorosa all'azione apostolica della Chiesa in tutti i suoi settori. 62. - Una volta radicata questa convinzione, non sarà difficile individuare le varie forme di evangelizzazione, e adottarle o tutte o in parte, con variata insistenza su questa o su quella, ma con non mai diminuita costanza, a seconda dei tempi, delle situazioni, delle ricorrenze, e anche dei gruppi o delle assemblee. Evangelizzazione e celebrazione dei sacramenti 63. - Tra le varie forme, è fondamentale quella più direttamente legata alla celebrazione dei sacramenti; non solo infatti vi è riaffermato in re l'intimo rapporto tra i due aspetti inscindibili dell'unica missione della Chiesa, ma il rapporto stesso vi appare in tutto il logico sviluppo della sua efficacia; l'evangelizzazione prepara il sacramento e ne accompagna la celebrazione: l'evangelizzazione e il sacramento sfociano poi nella testimonianza cristiana della vita. Di qui l'importanza grandissima che il sacramento sia debitamente preparato: non tanto né soprattutto nel suo svolgimento esteriore, quanto piuttosto nella sua significazione ecclesiale. 64. - Le introduzioni ai nuovi Riti vi si richiamano tutte con eloquente insistenza, non solo indicando i soggetti - i candidati al sacramento, i genitori e i familiari, l'intera comunità - ma suggerendo anche i modi ( riunioni, incontri, sussidi ) di questa preparazione. Una pastorale sacramentale impostata a dovere, non può trascurare un compito di tanto rilievo. 65. - Né ci si può contentare, dopo il sacramento, della celebrazione ormai avvenuta. C'è una forma di evangelizzazione o di catechesi, che prolungando nel tempo l'interesse psicologico sul sacramento ricevuto, non solo ne facilita l'approfondimento biblico-liturgico, ma concorre assai a ravvivarne la grazia e a richiamarne l'impegno per la vita. Era la prassi illuminata dei Padri della Chiesa, e potrebbe e dovrebbe ridiventare anche la nostra prassi, in vista soprattutto della progressiva formazione « apostolica» e « missionaria» di una comunità cristiana veramente consapevole e viva. 66. - Forma piena di evangelizzazione è la celebrazione stessa dei sacramenti. Una celebrazione che non sia affrettata, ma preparata con cura, svolta con decoro, accompagnata da opportune didascalie sui testi e sui gesti in cui si esprime, commentata soprattutto dall'omelia sacerdotale, e ravvivata dalla partecipazione attiva e consapevole dei fedeli. I segni sacramentali, dice il Concilio, « non solo suppongono la fede, ma la nutrono, la irrobustiscono e la esprimono » ( Sacrosanctum Concilium, 59 ). 67. - Non senza motivo i riti sacramentali sono stati semplificati e chiariti, ed è stata predisposta per ognuno di essi una ricca scelta di letture bibliche dell'Antico e del Nuovo Testamento. La scelta di tali letture, eventualmente affidata, non senza opportuni indirizzi, ai fedeli stessi più direttamente coinvolti nella celebrazione sacramentale, si può risolvere, per loro e per gli altri, in una efficacissima forma di evangelizzazione: anzi, tanto più efficace, quanto più inserita nel ritmo stesso della celebrazione ( cfr. Principi e norme del Messale Romano, 313 ). 68. - Appunto per favorire insieme, con un'approfondita cognizione del rito, l'efficacia evangelizzatrice della sua celebrazione, non s'insisterà mai abbastanza sull'opportunità di leggere e meditare le introduzioni premesse ai nuovi libri liturgici: i principi teologico-pastorali che vi sono sottesi, e i richiami più direttamente liturgici che innervano tali introduzioni, aiuteranno sia a collocare la celebrazione del sacramento molto al di sopra di una semplice e fredda fedeltà rubricale, sia a evitare il pericolo di svisarne il senso con indebite libertà creative. Sarebbe, l'una cosa e l'altra, un fatale disimpegno del compito profetico-sacerdotale del ministro del sacramento. L'omelia 69. - Altra forma insostituibile di evangelizzazione, all'interno stesso della celebrazione del rito sacramentale, è l'omelia. Non la predica moraleggiante, non il fervorino untuoso e vuoto, non il pezzo più o meno retorico d'occasione, né, tanto meno, l'elucubrazione erudita, ma la vera omelia « ex textu sacro », come si esprime il Concilio ( cfr.Sacrosanctum Concilium, 52; Inter Oecumenici, 54 ): la esposizione cioè semplice e pertinente, che cali nell'esistenzialità dell'assemblea le multiformi ricchezze del mistero di Cristo e del rito sacro in atto. « Con l'omelia, il ministro competente annuncia, spiega e loda il mistero cristiano che si celebra, perché i fedeli lo accolgano intimamente nella loro vita e a loro volta si dispongano a testimoniarlo nel mondo » ( Il rinnovamento della catechesi, 29 ). 70. - È per questo che tutte le celebrazioni sacramentali, anche nel senso allargato del termine, prevedono l'omelia: dal Battesimo al Matrimonio, ai riti esequiali, alla stessa Unzione degli Infermi rettamente intesa, come il nuovo rito ricorda; la prevede soprattutto la celebrazione eucaristica, che anche per questo aspetto è, come dice il Concilio, « fonte e culmine di tutta l'evangelizzazione » ( Presbyterorum Ordinis, 5 ). 71. - Di qui non soltanto l'impegno a esservi fedeli, quando l'omelia è direttamente prescritta - nelle Messe festive e nelle celebrazioni sacramentali - ma anche la lodevole e raccomandata iniziativa di pronunziare una breve omelia alla Messa dei tempi forti, specialmente in Quaresima, o quotidianamente o nelle due ferie di maggior rilievo, cioè il mercoledì e il venerdì. 72. - Naturalmente, perché l'omelia sia davvero all'altezza del suo compito, deve essere preparata con cura. Una preparazione personale, che iniziata nella preghiera, si avvalga di sussidi adatti; ma anche una preparazione comunitaria, che sappia prestare ascolto alle istanze del popolo di Dio, per tradurle in riflessioni e in esortazioni pertinenti. Una predicazione omiletica svolta con serietà d'impegno, e condotta metodicamente sulla ricca scelta di letture bibliche predisposte dalla riforma liturgica o sui testi più significativi della celebrazione, può, in breve volgere di anni, sostituire egregiamente una certa forma di catechesi del passato, più legata forse a un freddo schematismo teologico, che all'immediatezza vissuta della celebrazione liturgica. La predicazione ieri e oggi 73. - Anche altre forme di predicazione, in passato molto più in voga, ma per fortuna non del tutto scomparse - missioni, tridui, novene, ottavari e simili - potranno e dovranno essere adeguatamente valorizzate ai fini dell'evangelizzazione. Sarebbe segno di ottusa insensibilità pastorale lasciarle cadere senza rimpianto, o non preoccuparsi di ravvivarle a dovere con impostazione nuova, opportunamente armonizzata con la liturgia, e più adatta alle esigenze dei tempi. E questo sia detto in particolare per due aspetti generalmente assai vivi nella tradizione religiosa del nostro popolo: la devozione alla beata Vergine e il culto dei morti. Si accantoni pure il folklore, si superi il sentimentalismo, si evitino forme aberranti; ma non si spengano queste luci ancor vive, che possono riaccendere nei cuori la fede, e conservarne e diffonderne il caldo splendore. 74. - Accanto alle antiche, hanno la loro importanza anche le nuove forme, scaturite dalle esigenze e dagli atteggiamenti nuovi del nostro tempo, e specialmente da un sintomatico riaccostamento alla Bibbia e da un più accentuato bisogno di espressioni autentiche e vere. 75. - Vi rientrano le celebrazioni della parola di Dio, le veglie di preghiera, la revisione di vita e simili. Possono essere particolarmente indicate per gruppi giovanili, anche perché la strutturazione più libera di queste forme rispetto a quelle liturgiche, consente un ampio margine di benintesa creatività, e le rende, almeno come esperienza iniziale, più accettabili e gradite e, quindi veicolo psicologicamente più immediato della evangelizzazione. 76. - Né si possono dimenticare le Messe di gruppo e anche le celebrazioni domestiche, purché svolte nei modi consentiti e secondo le norme stabilite dalla competente autorità. In questi casi, è l'ambiente familiare ed è l'atmosfera più intima e raccolta che favorisce la trasmissione più personalizzata del messaggio e la più disponibile recettività di coloro che lo ascoltano. 77. - Restano infine le altre forme di evangelizzazione, quelle cioè non legate a una celebrazione liturgica, ma inserite nel contesto della scuola di religione o della catechesi propriamente detta. Non se ne ignorano le difficoltà, assai grandi, quelle specialmente nella scuola di religione e negli ambienti giovanili delle varie età. Eppure sarebbe un grave errore disimpegnarsene, col miraggio di altre forme, forse più tranquille, ma certo non più incisive. 78. - Si tratterà piuttosto, anche qui, di rivedere i metodi e ravvivare i contenuti. Si tratterà, nel caso specifico della catechesi, di orientarne e appoggiarne lo svolgimento sul ciclo stesso dell'anno liturgico, ma sarebbe un vero peccato sottovalutare una forma, in cui evangelizzazione e sacramenti si richiamano e si integrano con induzione reciproca e costante. Il rinnovamento della catechesi 79. - Resta tuttavia come principale impegno operativo della Chiesa in Italia, emergente dalla riflessione in atto, il rinnovamento della catechesi. Le linee di tale rinnovamento sono già state proposte dall'Episcopato italiano nell'apposito « documento-base », che prepara e fonda la compilazione e l'accoglienza dei nuovi catechismi. È però necessario che quegli orientamenti siano concordemente recepiti e tradotti in pratica pastorale. In tal modo la catechesi adempirà il suo compito che è quello di portare alla maturità della fede mediante una conoscenza sempre più profonda e personale del mistero di Cristo e di un'iniziazione alla vita ecclesiale ( cfr. Il rinnovamento della catechesi, 36-47 ). Gli strumenti della comunicazione sociale 80. - Altra forma di particolare importanza, soprattutto per i nostri tempi, è quella basata sugli strumenti della comunicazione sociale. Il Concilio afferma in proposito che la Chiesa « ritiene suo dovere servirsi degli strumenti della comunicazione sociale per predicare l'annuncio della salvezza » ( cfr. Inter mirifica, 3 ). È giusto che mentre altri si servono di questi strumenti per fini assai meno nobili, noi vi ricorriamo « per diffondere e consolidare il regno di Dio » ( Inter mirifica, 1 ). La televisione specialmente e la stampa, l'una con la trasmissione di rubriche religiose accuratamente predisposte e di celebrazioni liturgiche davvero esemplari, l'altra con la pubblicazione di scritti sostanziosi e incisivi, possono essere di validissimo aiuto per tutto il lavoro di evangelizzazione e di catechesi. Evangelizzazione e promozione umana 81. - Rientra infine nel contesto globale dell'evangelizzazione, l'avvertita presenza e la conseguente valorizzazione di tutti quegli aspetti di promozione umana, a cui sono tanto sensibili gli uomini del nostro tempo. Tali aspetti restano alla base del messaggio del Vangelo e sono reincarnati e rivissuti nella vita stessa della Chiesa. La realtà sacramentale, adatta com'è all'uomo nel suo essere concreto, se intesa in tutta la profondità della sua struttura, non fa che riconoscere e propugnare nel segno le giuste esigenze di questa promozione: liberazione, giustizia, pace. Non c'è che da saperle cogliere e puntualizzare, così come è ribadito dal Concilio e dal Sinodo dei Vescovi ( cfr.Apostolicam actuositatem, 5; La giustizia nel mondo ). Catechesi permanente o catecumenato 82. - Nella nostra situazione italiana la maggior parte di adulti hanno già ricevuto il Battesimo e sono avviati, in qualche modo, alla vita cristiana. Molte volte, però, tutto questo avviene più per un fatto di tradizione che per una scelta e una convinzione di fede. 83. - Si impone pertanto un'azione pastorale che conduca alla riscoperta o alla consapevolezza progressiva e personale della propria fede. Tutto questo è possibile mediante una catechesi permanente o catecumenato, che segua gradualmente il cristiano dall'infanzia alle successive fasi della vita e in particolare dai sacramenti dell'iniziazione cristiana fino ai sacramenti dell'Ordine e del Matrimonio. 84. - Questa catechesi permanente o catecumenato, in una accezione molto ampia ed analogica, si presenta come il cammino di fede e di conversione con cui l'uomo, mosso dall'annuncio della Buona Novella, viene gradualmente introdotto nel mistero di Cristo e nella vita della Chiesa. 85. - L'anno liturgico ha mantenuto, nel suo ritmo sacramentale, la struttura dell'antica istituzione del catecumenato: la Quaresima ne costituisce il tempo forte e la Pasqua il culmine. È questo l'itinerario catecumenale proprio dell'intera comunità, e adatto a tutte le età della vita umana. Iniziazione cristiana e itinerari catecumenali 86. - L'Orda initiationis christianae adultorum, recentemente pubblicato, prevede l'introduzione nella nostra pastorale di vari itinerari ca tecumenali. Non si tratta evidentemente di rievocare metodi di altri tempi, né proporre ricette, o introdurre rigide strutture: bensì di suscitare uno spirito, una mentalità, che possa tradursi in forme diverse di applicazione, ma che animi tutto l'impegno di catechesi, cui è particolarmente chiamata la Chiesa oggi in Italia. 87. - Tali itinerari catecumenali potranno applicarsi: agli adulti non ancora battezzati; agli adulti battezzati che chiedono di ricevere la Cresima o di celebrare il Matrimonio; ai ragazzi e agli adolescenti che non hanno ricevuto il Battesimo o che si preparano all'Eucaristia e alla Confermazione. È evidente che in tutti questi casi la preparazione non può essere improvvisata o affrettata. 88. - Si tratta, in ogni modo, di una progressiva esperienza di vita di fede, intimamente connessa e sostenuta dai sacramenti dell'iniziazione cristiana. Essa si compie mediante: - la conoscenza della storia della salvezza, che ha il suo centro in Cristo morto e risorto e la sua perenne attualizzazione nella vita e nella missione della Chiesa; - un progressivo cambiamento di mentalità e di costume, ispirato all'insegnamento di Cristo; - l'accettazione delle prove e dei sacrifici, che si accompagnano sempre alla vita umana, con la coscienza di partecipare, in modo più diretto, alla passione di Cristo; - l'iniziazione alla preghiera e alla celebrazione liturgica, che attualizza la salvezza di Cristo e abilita all'impegno e alla testimonianza. Tutto questo cammino deve realizzarsi all'interno della comunità cristiana ed implica un inserimento progressivo nel mistero di Cristo. 89. - È necessario pertanto che questo itinerario catecumenale coinvolga la famiglia e l'intera comunità dei fedeli. « Non va dimenticato che la Chiesa locale fa catechesi principalmente per quello che essa è, in progressiva,'anche se imperfetta coerenza, con quello che dice » ( Il rinnovamento della catechesi, 145 ). 90. - Quanto mai urgente appare un catecumenato post-crismale, che segua cioè i nuovi cresimati e li aiuti ad inserirsi con responsabilità nella Chiesa, assumendo l'impegno cristiano nel loro ambiente di vita. In tal modo si eviteranno quei « vuoti » tanto deleteri e purtroppo presenti nella nostra attuale prassi pastorale. 91. - Molto opportunamente le tappe di questo itinerario posto battesimale, che arriva fino alla giovinezza e oltre, saranno contrassegnate dalla preparazione del cristiano a una professione di fede, sempre più cosciente e più matura, da rinnovarsi con una certa frequenza, in situazioni di particolare impegno e significato. 92. - Soprattutto attraverso questa permanente catechesi si aiuteranno i ragazzi e i giovani alla ricerca e alla scoperta della propria vocazione personale e saranno accompagnati nelle scelte fondamentali della vita. In modo particolare sarà impegno della comunità e, all'interno di essa, precipua cura dei sacerdoti, degli educatori e dei genitori, cercare, incoraggiare, sostenere le vocazioni sacerdotali e religiose. La Chiesa locale e la famiglia 93. - Tutta l'attività evangelizzatrice e missionaria trova il suo centro propulsivo e unificatore nella Chiesa locale, dove l'economia della salvezza entra più concretamente nel tessuto della vita umana. Intorno al pastore, in comunione e in stretta collaborazione con il suo presbiterio, si fonda, si alimenta e si manifesta la vita del popolo di Dio, perché ivi si celebra con tutta pienezza il mistero di Cristo ( cfr.Sacrosanctum Concilium, 41 ). 94. - L'attività evangelizzatrice e missionaria trova il suo centro nella parrocchia, la quale è luogo ordinario e privilegiato di evangelizzazione della comunità. Infatti l'evangelizzazione qui più che altrove può diventare insegnamento, educazione ed esperienza di vita. È nella parrocchia, in particolare, che l'esperienza catecumenale, soprattutto in vista della celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione, trova la sua attuazione ordinaria, pur nella diversità di forme, determinate dalla molteplicità delle situazioni pastorali. 95. - La famiglia è chiamata ad essere il primo luogo di annuncio del messaggio cristiano e di educazione permanente alla fede. I genitori infatti sono per i figli « i primi araldi della fede e gli educatori; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano e favoriscono con ogni diligenza la sacra vocazione eventualmente scoperta » ( Apostolicam actuositatem, 11 ). 96. - In particolare, la partecipazione attiva dei genitori è insostituibile nell'itinerario catecumenale dei sacramenti della iniziazione cristiana. Infatti ogni avvenimento sacramentale esprime e consacra pure la loro fede personale, nella quale si sviluppa e cresce quella dei figli. In tal modo « non solo i figli vengono adeguatamente introdotti nella vita ecclesiale, ma tutta la famiglia vi partecipa e cresce: i genitori stessi annunciando ascoltano, insegnando imparano » ( Il rinnovamento della catechesi, 152; cfr. Gaudium et spes, 48 ). I religiosi e le religiose 97. - Un ruolo veramente prezioso è rappresentato dai religiosi e dalle religiose, in vario modo presenti ed operanti nelle nostre Chiese particolari. Molte parrocchie sono anzi affidate alla cura pastorale di religiosi dei diversi Ordini. La loro attività, armonicamente promossa ed unitariamente coordinata, non mancherà di dare frutti preziosi anche in ordine al piano pastorale di evangelizzazione e sacramenti, che costituisce un vero « salto di qualità » per tutta la Chiesa in Italia. 98. - Si avverte l'importanza che le religiose continuino a dare il loro apporto qualificato e competente nell'ambito della catechesi nelle sue forme più varie ( cfr. Il rinnovamento della catechesi, 194 ). In particolare la preparazione alla celebrazione dei sacramenti dell'iniziazione cristiana può trovare in esse delle ottime catechiste. 99. - I religiosi, oltre che nella loro attività di pastori d'anime o di educatori, sono quanto mai preziosi nelle svariate attività che svolgono come predicatori di missioni, di corsi di esercizi spirituali, di convegni di studio e di aggiornamento, ecc. Una loro attiva accoglienza di questo piano pastorale darà alle varie Chiese particolari, nelle quali essi operano, anzi all'intera Chiesa in Italia, un apporto di inestimabile valore. Le associazioni e l'Azione Cattolica 100. - Nella vita della Chiesa e nell'ambito della sua missione apostolica, non poca importanza hanno tutt'oggi le associazioni e i gruppi associativi. Nella loro variata e molteplice articolazione possono esercitare una feconda funzione mediatrice in ordine a tutta la comunità, per una crescita capillare dell'esperienza di fede e per uno sviluppo dell'azione evangelizzatrice. 101. - Particolare attenzione nella nostra situazione italiana merita l'Azione Cattolica, il cui fine immediato « è il fine apostolico della Chiesa, cioè l'evangelizzazione e la santificazione degli uomini e la formazione cristiana della loro coscienza, in modo da permeare di spirito evangelico le varie comunità e i vari ambienti » (Apostolicam actuositatem, 20/a ). Facendo proprio il programma pastorale delle Chiese particolari su evangelizzazione e sacramenti, e apportandovi il loro specifico contributo, le associazioni di Azione Cattolica ritroveranno, in chiarezza, il loro autentico volto e riprenderanno, con rinnovato fervore, un ruolo, non facilmente sostituibile, nell'ambito della comunità ecclesiale. 102. - La catechesi di associazione, legata e riferita a quella della famiglia, della parrocchia, della scuola, del mondo del lavoro e delle realtà terrene, porrà l'Azione Cattolica in stato di servizio, ecclesiale e umano, favorendo la maturazione spirituale del gruppo « per mettere in grado i soci di vivere con libertà e generosità là propria vocazione, a vantaggio di tutta la comunità » ( Il rinnovamento della catechesi, 153 ). I catechisti 103. - Per una catechesi permanente e generalizzata, la comunità cristiana ha bisogno di operatori qualificati: essi sono i catechisti. « Nell'assolvimento del loro compito, i catechisti fanno molto più che insegnare una dottrina. Sono testimoni di un mistero, che essi stessi vivono e che comunicano agli altri con amore » ( Il rinnovamento della catechesi, 185 ). Dalla presenza di tali catechisti dipende, in modo decisivo, la vitalità di una parrocchia o di un gruppo ecclesiale. Essi vanno, perciò, ricercati, preparati, seguiti e sostenuti col massimo impegno. 104. - Già il Concilio ( Lumen gentium, 29 ) provvedendo alla restaurazione del Diaconato permanente, ha offerto alla Chiesa la possibilità di avvalersi del ministero diaconale per l'animazione della comunità cristiana e per la evangelizzazione dell mondo, in collaborazione e convergenza col ministero presbiterale ( cfr. Lumen gentium, 29; Sacrum Diaconatus Ordinem, art. V ). 105. - Il Sinodo dei Vescovi del 1971 ha auspicato l'estensione ai laici di « ministeri » non ordinati da esercitarsi come compito e missione all'interno delle comunità della Chiesa; il Motu proprio Ministeria quaedam ne ha autorizzata e aperta l'attuazione. 106. - Nell'impegno di tutte le Chiese particolari di giungere alla realizzazione del Diaconato permanente e dei ministeri laicali non ordinati è da prevedere un salutare risveglio della catechesi, come itinerario di fede e di esperienza cristiana, esteso a tutte le componenti e a tutte le concrete situazioni della comunità ecclesiale. 107. - Sulla stessa linea dei ministeri e come loro remota preparazione è da porsi l'ufficio dei catechisti. Ogni Chiesa particolarre dovrà, con maggiore urgenza e più largo impegno, costituire centri o scuole per la loro formazione dottrinale e spirituale, ben sapendo che il compito dei catechisti non dovrà limitarsi a tenere « lezioni di catechismo », ma dovrà estendersi a seguire i ragazzi nell'itinerario di fede e guidarli a una graduale esperienza di Cristo e della Chiesa. Il rinnovamento della catechesi, assunto come punto focale del programma triennale su evangelizzazione e sacramenti, è fortemente condizionato dal reperimento e dalla formazione di autentici catechisti. L'evangelizzazione di particolari ambienti 108. - Alcuni luoghi possono dirsi dei « corocevia » della vita umana: ospedali e case di riposo, centri turistici e termali, e anche molti santuari e case religiose. Accade talvolta che in questi luoghi non esiste affatto alcuna forma di evangelizzazione; altre volte invece essa si riduce a pura amministrazione dei sacramenti. I laici stessi che vi svolgono la loro attività siano responsabilmente chiamati a dare una testimonianza autentica, sia dal punto di vista umano e professionale, sia dal punto di vista evangelico e cristiano. Tale testimonianza è particolarmente attesa da coloro che esercitano il ministero della Parola. Essi devono avere un'adeguata preparazione a portare l'annuncio del Vangelo in quegli ambienti, spesso difficili, dove persino il rischio della strumentalizzazione può prevalere e rendere vano e controproducente lo stesso ministero pastorale. 109. - Meritano un rilievo particolare quelle situazioni che riguardano settori determinati della società civile in genere, e della nostra società italiana in specie. Il mondo del lavoro, anzitutto. È un mondo nel quale, anche tra le inquietudini e l'atteggiamento areligioso che spesso lo distinguono, fermentano principi fondamentali del messaggio cristiano. La missione evangelizzatrice della Chiesa non può disinteressarsi dei lavoratori; spesso sono proprio loro che desiderano e apprezzano la presenza e l'azione del sacerdote, purché svolga non altre mansioni, ma il compito che gli è strettamente proprio. 110. - Anche tra i giovani militari arruolati nel servizio di leva può essere particolarmente efficace la missione del sacerdote. Si trova non di rado tra questi giovani un'insospettata recettività alla parola di Dio, e una disponibilità sincera alla pratica sacramentale; anzi, il facilitato accostamento al sacerdote può in molti casi correggere eventuali prevenzioni, o supplire carenze precedenti. 111. - Vivamente sentito dovrà essere l'impegno dell'evangelizzazione verso gli emigrati, si tratti di migrazione interna o verso Paesi stranieri. È questo un settore di particolare importanza nella situazione sociologica del nostro Paese; l'azione pastorale dovrebbe seguire gli emigrati sia nel luogo in cui si sono trasferiti per necessità di lavoro, sia nel luogo d'origine, dove ritornano periodicamente per le ferie o le visite ai parenti. Tale azione pastorale è particolarmente delicata e impegnativa per quanto riguarda i sacramenti dell'iniziazione cristiana per i figli degli emigrati e, quindi, la doverosa catechesi che ne deve precedere e accompagnare la celebrazione; s'impone quindi un lavoro armonicamente concordato tra i pastori direttamente interessati, e da tutti poi metodicamente condotto. 112. - Anche la situazione dei carcerati deve essere opportunamente puntualizzata e seguita; non di rado, proprio nell'ascolto della parola di Dio e nella pratica sacramentale il carcerato ritrova quella serenità e quel desiderio di ripresa, che gli sono tanto necessari per un dignitoso reinserimento nella società. Conclusione 113. - Se vogliamo, secondo le indicazioni del Concilio e il costante appeno di Paolo VI, il rinnovamento della Chiesa in Italia, se auspichiamo una conversione di mentalità delle nostre comunità ecclesiali e una loro valida testimonianza di fede nel mondo contemporaneo, non abbiamo che da intensificare, nella sua pienezza, il ministero della evangelizzazione. Nel Vangelo, infatti, « è la forza di Dio per chiunque crede » ( Rm 1,16 ). Dio è fedele: e non mancherà, con la grazia dello Spirito, auspice la Vergine Maria, Madre della Chiesa, di dare fecondità e incremento alla nostra umile, ma costante e unanime collaborazione, di « operai di Dio » ( cfr. 1 Cor 3,9 ). Roma, 12 luglio 1973. Antonio Card. Poma Presidente Contestualmente con l'approvazione del documento, l'Assemblea ha preso le seguenti deliberazioni conclusive: 1. - Data la convergenza del piano pastorale della C.E.I. con il Sinodo Episcopale e in preparazione ad esso, le Chiese particolari, nelle loro molteplici e varie componenti, proseguiranno l'indagine socio-religiosa, avendo presenti le particolari difficoltà che, soprattutto in alcuni ambienti, permangono in ordine all'accoglienza dell'annuncio evangelico. 2. - La coincidenza e il collegamento del piano pastorale con il movimento spirituale che culminerà nell'Anno Santo, impegna ogni Chiesa particolare, in fedeltà al Concilio e al Magistero, a muoversi verso una rinnovata professione di fede, personale e comunitaria, che nella riaffermazione delle verità fondamentali, rinsaldi, in unione con il proprio Vescovo, il legame di adesione a Cristo, vero Dio e vero uomo, e il vincolo di appartenenza consapevole e vissuta alla Chiesa, sia testimonianza delle proprie convinzioni religiose dinanzi a tutti i fratelli. 3. - Allo scopo di promuovere questa corale professione di fede e in considerazione del fatto che l'Anno Santo si inserisce nel decimo anniversario del Concilio Ecumenico Vaticano II, si ritiene utile raccogliere in una organica « silloge » quanto il Concilio stesso ha insegnato, specialmente nelle Costituzioni Dei Verbum, Lumen gentium e Gaudium et spes, a proposito dell'evangelizzazione. A ricomporre questa visione unitaria dell'insegnamento conciliare, invita lo stesso documento preparatorio del Sinodo, per un superamento di antinomie e di incertezze, presenti in mezzo al popolo di Dio. Pertanto, ogni Chiesa particolare promuoverà questa riflessione di fede e diffonderà, ad ogni livello, l'intera dottrina conciliare, applicandola agli odierni problemi della vita ecclesiale. 4. - Il motivo di fondo « Conversione e riconciliazione », che ispira il movimento spirituale dell'Anno Santo, ha più di un punto di incontro con il programma pastorale della C.E.I. Perciò ogni Chiesa particolare, come segno e frutto dell'evangelizzazione, accolta e trasmessa con impegno missionario, si prefiggerà e promuoverà concrete mete penitenziali, valorizzando il sacramento della Penitenza, insistendo soprattutto sulla necessità della conversione del cuore e della mente e sospingendo a riconciliazioni effettive nella comunità ecclesiale e fra gli uomini tutti. 5. - Considerata la connessione fra « Evangelizzazione e liberazione integrale dell'uomo », preso atto dell'insistente recente magistero della Chiesa, accogliendo le molte istanze emergenti nel popolo di Dio, si delibera la celebrazione di un Congresso Nazionale con la partecipazione di tutte le componenti ecclesiali, da tenersi dopo il prossimo Sinodo, sul tema « Evangelizzazione e promozione umana ». Tutte le Chiese particolari sono invitate ad iniziare la loro preparazione al Congresso e a programmare lo specifico contributo che intendono apportarvi. 6. - Riconoscendo come scelta prioritaria del piano pastorale « Evangelizzazione e sacramenti », quella di una catechesi, intesa come catecumenato permanente, come continua educazione, cioè, ad una maturità di fede e ad un cristianesimo di convinzione, si ritiene necessario che ogni Chiesa particolare si impegni a sviluppare, con ogni suo mezzo e con chiare prospettive di diffusione, le strutture catechistiche e il ministero, personale e comunitario, della catechesi. In particolare tutte le comunità, diocesane e parrocchiali, associative e familiari, gli Istituti religiosi e le scuole materne cattoliche, sono impegnate all'accoglienza, alla diffusione e alla sperimentazione del recente « Catechismo dei bambini », primo strumento, cui seguiranno gli altri, già programmati, del rinnovamento della catechesi in Italia. 7. - Con particolare riferimento alla parte del piano pastorale su « Evangelizzazione e sacramenti dell'iniziazione cristiana », le Chiese particolari in Italia valorizzeranno e attueranno concordemente la catechesi battesimale per i genitori, a norma della rubrica dell'Ordo Baptismi parvulorum ( n. 8 ), senza però dimenticare che su tutta la comunità cristiana incombe la grave responsabilità di tutelare, sostenere, alimentare la fede propria e dei battezzati. Perciò tutta la comunità cristiana, secondo le scadenze dell'anno liturgico, che ha nella Quaresima il suo tempo forte e nella Pasqua il suo culmine, sarà sollecitata ad un permanente catecumenato post-battesimale. 8. - Per il conferimento della Cresima si ritiene doveroso attenersi ai criteri fissati circa l'età di ammissione dei candidati. In ordine alla loro preparazione è giusto richiamare i genitori al senso della loro precisa responsabilità, come è pastoralmente richiesto che, anche dopo il conferimento della Cresima, si continui un'azione catechistica e formativa per portare i nuovi cresimati ad una professione di fede sempre più matura e consapevole, e ad un inserimento concreto e responsabile nella comunità ecclesiale, anche in vista delle scelte fondamentali della vita. 9. - Il tempo della Messa di prima comunione, che segna per i ragazzi l'inserimento pieno nella comunità cristiana, è occasione bbligata e privilegiata per l'educazione alla fede. Si deve prevedere, inoltre, per i ragazzi che si preparano alla prima comunione, un'educazione al senso della penitenza, proporzionata alla loro età; il che può avvenire con celebrazioni penitenziali, a tal fine preparate, da concludersi con la celebrazione vera e propria del sacramento della Penitenza. La celebrazione, poi, della Messa di prima comunione, costituisce per la comunità stessa un avvenimento di grande importanza religiosa: non si debbono, perciò, favorire quegli aspetti più folkloristici che ecclesiali, che ne intralciano la vera intelligenza. 10. - Nell'ordinaria celebrazione di tutti i sacramenti, si metta in evidenza il loro aspetto ecclesiale, l'essere essi segno e professione della fede, incontro personale con Cristo, fonte di vita cristiana e di impegno missionario. Si dia a tal fine un giusto e doveroso rilievo all'annuncio della parola di Dio, tenendo conto che, spesso, sono presenti o possono esser presenti anche i cosiddetti « lontani » per i quali tale celebrazione e annuncio può essere un vero e privilegiato momento di grazia. Non dimenticando, inoltre, l'importanza che la testimonianza della comunità cristiana, nel suo insieme e nei singoli membri, ha come tramite e via ad una comprensione dei segni sacramentali. 11. - Riconoscendo che l'evangelizzazione è destinata a suscitare la fede, e che la fede, pur non avulsa dai problemi dell'esistenza, si esprime e si alimenta principalmente nella preghiera, come risposta dell'uomo alla parola di Dio, le Chiese particolari, in tutte le loro componenti, fomenteranno la vita di preghiera, personale e comunitaria, favorendo incontri di preghiera e di meditazione, corsi di esercizi e di ritiri spirituali per tutte le categorie di fedeli, in modo da suscitare nel popolo di Dio l'aspirazione e !'impegno a rispondere con generosità all'appello del Signore e alla grazia dello Spirito Santo. 12. - Ogni Chiesa particolare, nella prospettiva e nella linea del programma generale comune, predisporrà un proprio piano pastorale in base alle presenti deliberazioni, avvalendosi dei vari organismi a ciò ordinati, e suscitando l'attiva partecipazione delle varie componenti della stessa comunità, per una concreta e graduale attuazione. Roma, 16 giugno 1973