I Ministeri nella Chiesa

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Premesse

1. - Il Concilio Vaticano II ha affermato che « lo Spirito Santo unifica la Chiesa nella comunione e nel ministero, la istruisce e la dirige con diversi doni gerarchici e carismatici, la abbellisce con i suoi frutti » ( LG, 4 ).

La Chiesa, così orientata, e sollecitata anche dalla situazione attuale della sua vita nel mondo contemporaneo, compie una ricognizione dei carismi e dei ministeri, di cui lo Spirito del Signore l'ha arricchita e continua a farle dono.

I due Motu proprio Ministeria quaedam e Ad pascendum avviano questa ricognizione e ristrutturazione dei ministeri, in occasione anche della revisione degli Ordini Minori, voluta essa pure dal Concilio ( cfr. SC 62 e n. 28 ).

Termina, con questi documenti, un'antica disciplina, che riguardava soltanto i futuri presbiteri, e sorge un nuovo ordinamento che investe le intere comunità cristiane e tutti i loro membri.

Il Lettorato e l'Accolitato cessano pertanto di essere solamente tappe verso il Presbiterato e funzioni transitorie assorbite poi dai presbiteri, ma divengono ministeri più variamente distribuiti all'interno del popolo di Dio; espletati da membri della Chiesa, operanti in diverse situazioni di vita, sempre corresponsabili della sua missione e compartecipi, con i vescovi, i presbiteri e i diaconi alla sua azione liturgica e alla sua presenza nel mondo.

2. - I due documenti mostrano il fondamento, costituito dalla fede e dal Battesimo, dei due ministeri del Lettorato e dell'Accolitato, e avviano una chiara distinzione tra questi ministeri radicati nel Battesimo, dei quali ogni fedele può essere incaricato, e i ministeri provenienti dalla partecipazione all'Ordine sacro ( cfr. MQ che cita LG,10 ).

L'obbligo attuale, infatti, di ricevere i due ministeri da parte dei candidati al Diaconato e al Presbiterato ( MQ, XI ) è giustificato soltanto da motivi pedagogici e dall'oggetto stesso di questi uffici, che si esercitano in subordinata comunione col ministero sacro del Diaconato e del Presbiterato ( MQ, V, VI ), pur non essendo ad essi in mod assoluto necessari ( MQ, XI ).

Inoltre viene prospettata la possibilità di altri ministeri, attribuibili a fedeli capaci e disposti ( uomini e donne ).

Pur complementari, perciò, i due documenti vanno letti nella prospettiva diversa che è loro propria.

Mentre il primo si rivolge a tutti i fedeli, il secondo riguarda specificamente coloro che intendono entrare nell'Ordine sacro.

Per essi i ministeri sono pedagogicamente « finalizzati » al sacerdozio ( cfr. Card. G. Garrone, in « L'Osservatore Romano », 4-10-1972 ).

3. - Per quanto attiene alla portata dottrinale ed ecclesiale dei due documenti, va sottolineata la coerenza con l'ecclesiologia del Concilio Vaticano II, di cui progressivamente sviluppano le potenzialità.

a) L'ecclesiologia di comunione.

Essa postula la Chiesa articolata e servita da ministeri, non condensati in pochi suoi membri, bensì distribuiti con varietà e larghezza all'interno delle comunità; cosicché i diversi membri della Chiesa partecipano attivamente alla sua vita e alla sua missione, nella ricchezza e diversità dei doni dello Spirito.

b) La sacramentalità della Chiesa.

È Cristo e il suo mistero che nella Chiesa vive e perdura; la Chiesa altro non compie se non attualizzare questo mistero di salvezza mediante la Parola, il Sacrificio, i Sacramenti, mentre riceve in sé per la forza dello Spirito Santo, la vita di Cristo, da testimoniare nel mondo.

La sottolineatura più rigorosa del legame dei ministeri con il Battesimo e l'Eucaristia e del rapporto con l'Ordidine sacro esplicita chiaramente come « lo Spirito Santo opera la santificazione del popolo di Dio per mezzo del ministero e dei sacramenti » ( AA, 3 ) e come la corretta « organizzazione » della vita della Chiesa non può mai discostarsi dall'economia sacramentale.

c) La complementarietà del sacerdozio comune e del sacerdozio ministeriale.

Secondo la Lumen gentium ( n. 10 ) « il sacerdozio comune dei fedeli e il sacerdozio ministeriale o gerarchico, quantunque differiscano essenzialmente e non solo di grado, sono tuttavia ordinati l'uno all'altro, poiché l'uno e l'altro, ognuno a suo proprio modo, partecipano all'unico sacerdozio di Cristo ».

È questo uno dei principi basilari che sorregge il contenuto dei due documenti.

I due Motu proprio ne cercano una più palese traduzione per la vita della Chiesa.

d) La liturgia fonte e culmine della vita e dell'attività della Chiesa ( cfr. SC, 10 ).

La prospettiva della natura e dei compiti dei due ministeri del Lettorato e dell'Accolitato è determinata dal rapporto che essi vengono ad assumere nei confronti del mistero sacramentale, che culmina nella celebrazione eucaristica e si trasfonde nella vita.

Così il lettore che annuncia le Scritture non può non essere, nella comunità, catechista, evangelizzatore, testimone.

E l'accolito, che, accanto al diacono, è servitore dell'altare e collaboratore del presbitero, ministro dell'Eucaristia e della carità, è chiamato specialmente ad essere animatore di unione fraterna e promotore di culto a Dio in Spirito e verità.

Si sottolinea così che non è una semplice funzione rituale quella che viene affidata ai ministeri, ma una vera missione ecclesiale che dalla liturgia parte e alla liturgia ritorna, inserendosi però in tutta la vita della Chiesa, e in tutti i suoi momenti.

4. - I due Motu proprio forniscono indicazioni spirituali e pastorali assai importanti:

a) I ministeri sono una grazia, che viene conferita a colui che ne è istituito.

La Chiesa, in una celebrazione liturgica, con l'efficacia che le viene dallo Spirito, chiama sul lettore e sull'accolito « speciale benedizione perché possano compiere fedelmente il loro servizio » ( Orazione dell'istituzione degli accoliti ).

Così questi servizi liturgici e le conseguenti mansioni nella comunità cristiana, traggono vigore dall'istituzione che ne compie la Chiesa.

b) I ministeri esigono consapevolezza, in chi li assume; maturano e si nutrono mediante un costante sforzo ascetico, perché all'ufficio e alla grazia ricevuti deve corrispondere una coerente testimonianza di vita: « conoscere quel che si fa, imitare ciò che si tratta »; « l'esercizio del ministero vi stimoli ad una vita spirituale sempre più intensa » ( Rito dell'istituzione degli accoliti ).

c) I ministeri sono conferiti come compito e missione da espletare realmente all'interno delle comunità della Chiesa.

In nessun modo debbono essere sminuiti o come attribuzioni onorifiche, o come momenti episodici nella vita di un cristiano, o come prestazioni giustificate unicamente da necessità organizzative, o come semplici passaggi d'obbligo, senz'efficacia operativa, anteriori al Diaconato e Presbiterato.

d) I ministeri non sono solamente prestazioni rituali ma servizi all'intera vita della Chiesa.

Da qui il criterio di discernimento per l'istituzione dei lettori e accoliti; non unicamente una buona attitudine e preparazione ai riti, bensì un'idoneità ad espletarne il ministero conseguente e la disponibilità radicale ad essere e a fare nella Chiesa quamto il ministero comporta.

È una donazione di sé quella che si richiede a colui che assume ii ministero; il quale esige poi continuità e disponibilità.

5. - Il documento Ministeria quaedam articola le sue norme su due ipotesi:

a) Lettorato e Accolitato come ministeri permanenti e stabili, esercitati da laici, i quali così assumono un ufficio qualificato all'interno della Chiesa.

b) Lettorato e Accolitato come ministeri accolti e esercitati da candidati al Diaconato e al Presbiterato, che, nella grazia, nell'ascesi e nell'esercizio relativo a questi ministeri, trovano elementi fondamentali del ministero dell'Ordine sacro e progressiva preparazione ad assumerne gli impegni.

6. - A riflettere attentamente, questa partecipazione all'identico e unico ministero del Lettorato e Accolitato da parte di chi è laico e da parte di chi è già dichiaratamente orientato all'Ordine sacro, può essere sorgente di prospettive assai importanti per la vita della Chiesa.

a) Avverrà che l'area « del Libro, dell'Altare, della Chiesa » sarà di fatto più condivisa e più compartecipata dai presbiteri e dai laici.

b) Si verificherà una minore estraneità del candidato presbitero e diacono nella comunità cristiana.

c) Ci sarà la reale possibilità di riscontro della vita e dell'opera missionaria del futuro diacono o presbitero, proprio mediante l'esercizio vivo e concreto dei ministeri nella comunità.

In prospettiva, pare che la stessa « pastorale delle vocazionib» possa prendere luce da questi documenti: è pensabile infatti che l'esercizio effettivo dei ministeri, nel vivo tessuto della comunità, evidenzi negli stessi lettori e accoliti laici la chiamata di Dio al Diaconato e al Presbiterato e la segnali al discernimento del Vescovo.

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