Comunione e comunità nella Chiesa domestica Premessa L'attenzione dei Vescovi e di tutta la Chiesa per la famiglia, in particolare per la famiglia cristiana, si è fatta sempre più viva in questi ultimi decenni. Se ora l'Episcopato italiano propone nuovamente alcune linee dottrinali e pastorali, è per arricchire il comune impegno ecclesiale di un servizio sempre più deciso e qualificato alle famiglie del nostro Paese. Le situazioni in cui esse oggi si trovano non sono sempre facili, e spesso esercitano una forte incidenza sulle loro esigenze materiali e spirituali. Per questo la Chiesa sente più urgente il suo compito di assicurare alle famiglie una evangelizzazione, che le renda consapevoli dei doni che hanno ricevuto e delle risorse di cui lo Spirito Santo le arricchisce quotidianamente, perché vivano con fiducia la realtà cristiana della comunione domestica e ne diano testimonianza al mondo. In questo senso tutto quanto è stato detto nel Documento « Comunione e Comunità: I. - Introduzione al piano pastorale » deve essere qui ripreso, perché solo nella luce della comunione e della comunità proprie della Chiesa come tale si può comprendere e vivere il dono e il compito dell'unità interiore e visibile della coppia e della famiglia cristiana. Parte I - Comunione e comunità nella famiglia Capitolo I - Dalla comunione-comunità della Chiesa alla comunione-comunità della famiglia cristiana 1. - La comunione-comunità della Chiesa La comunione di Dio Padre con gli uomini, mediante il Figlio e nello Spirito Santo, dà origine a una specifica comunione degli uomini tra loro: è la comunione della Chiesa, che il Concilio presenta « come un sacramento o segno e strumento dell'intima unione con Dio e dell'unità di tutto il genere umano ». Il mistero della comunione che esiste in seno alla Trinità diventa in tal modo la matrice prima, il modello sublime e la mèta suprema della comunione della Chiesa, di questo « popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ». 2. - La comunione degli uomini con Dio e tra loro si compie nella storia dove, muovendosi giorno per giorno tra il « già » e il « non ancora », la Chiesa si va costruendo incessantemente, e dove essa si esprime in « segni » visibili, che la rendono « comunità » storica, istituzionale, sperimentabile. 3. - La comunione-comunità della famiglia cristiana La comunione universale della Chiesa, famiglia di Dio sulla terra, si incarna e si manifesta storicamente nelle comunità particolari che sono le diocesi, le quali, a loro volta, si articolano in parrocchie. Come insegna il Vaticano II, « la Chiesa di Cristo è veramente presente nelle legittime comunità locali dei fedeli, le quali, in quanto aderenti ai loro Pastori, sono anch'esse chiamate Chiese nel Nuovo Testamento. Esse infatti sono, nella loro sede, il popolo nuovo chiamato da Dio con la virtù dello Spirito Santo e con piena convinzione ( cfr. 1 Ts 1,5 ). In queste comunità, sebbene spesso piccole e povere e disperse, è presente Cristo, per virtù del quale si raccoglie la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica ». Ma il mistero della comunione della Chiesa arriva fino a riflettersi e ad essere realmente partecipato, sebbene a suo modo, da quella piccola comunità che è la famiglia cristiana, dal Concilio chiamata « Chiesa domestica ». Giovanni Paolo II, nella sua prima visita pastorale, rivolgendosi alla parrocchia come « comunità del popolo di Dio », ha così messo in luce il posto e il compito che in essa ha la famiglia cristiana: « A chi va il mio pensiero in modo particolare e a chi mi rivolgo? Mi rivolgo a tutte le famiglie che vivono in questa comunità parrocchiale e che costituiscono una parte della Chiesa di Roma. Per visitare le parrocchie, come parte della Chiesa-diocesi, bisogna raggiungere tutte le 'Chiese domestiche', cioè tutte le famiglie; così infatti erano chiamate le famiglie dai Padri della Chiesa. 'Fate della vostra casa una Chiesa', raccomandava S. Giovanni Crisostomo ai suoi fedeli in un suo sermone. E l'indomani ripeteva: 'Quando ieri vi dissi: fate della vostra casa una Chiesa, voi prorompeste in acclamazioni di giubilo e manifestaste in maniera eloquente quanta gioia avesse inondato il vostro animo all'udire quelle parole'. Perciò, trovandomi oggi qui tra voi, davanti a questo altare, come Vescovo di Roma, mi reco in spirito in tutte le famiglie ». 4. - Il rapporto tra la Chiesa e la famiglia cristiana trova il suo fondamento, o momento sorgivo, nella celebrazione del sacramento del Matrimonio. In ogni sacramento della fede la Chiesa madre, intimamente congiunta a Cristo nello Spirito Santo « che da la vita », manifesta e vive in modo privilegiato la sua fecondità di grazia. Come nel Battesimo la Chiesa genera nell'acqua e nello Spirito i nuovi figli di Dio, così essa « nella celebrazione del sacramento del Matrimonio genera le coppie cristiane come cellule vive e vitali del corpo mistico di Cristo. Proprio per questo chiede a tutti i suoi membri di accoglierle come sue componenti organiche, dotate di carismi e di ministeri propri, per una specifica missione nell'annuncio del Vangelo che salva ». 5. - Inserita nella Chiesa dallo Spirito mediante il sacramento del Matrimonio, la famiglia cristiana riceve, come tale, una sua struttura e fisionomia interiore, che la costituisce « cellula viva e vitale » della Chiesa stessa. Il legame della coppia e della famiglia cristiana con la Chiesa, pur comportando ed elevando anche gli aspetti sociali e psicologici, caratteristici di ogni comunione umana, presenta propriamente un aspetto di grazia: è un vincolo nuovo, soprannaturale. La famiglia cristiana non è legata alla Chiesa semplicemente come la famiglia umana è aggregata alla società civile; ma le è unita con un legame originale, donato dallo Spirito Santo, che nel sacramento fa della coppia e della famiglia cristiana un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa. In tal senso la famiglia cristiana si pone nella storia come un « segno efficace » della Chiesa, ossia come una « rivelazione » che la manifesta e la annuncia, e come una sua « attualizzazione » che ne ripresenta e ne incarna, a suo modo, il mistero di salvezza. Il rapporto Chiesa-famiglia cristiana è reciproco e nella reciprocità si conserva e si perfeziona. Con l'annuncio della Parola e la fede, con la celebrazione dei sacramenti e con la guida e il servizio della carità, la Chiesa madre genera, santifica e promuove la famiglia dei battezzati. Nello stesso tempo la Chiesa chiama la famiglia cristiana a prendere parte come soggetto attivo e responsabile alla propria missione di salvezza: « Per questo la coppia e la famiglia cristiana si possono dire 'quasi una Chiesa domestica', cioè comunità salvata e che salva: essa infatti, in quanto tale, non solo riceve l'amore di Gesù Cristo che salva, ma lo annuncia e lo comunica vicendevolmente agli altri ». 6. - Il mistero della Chiesa, che viene a suo modo realmente partecipato alla famiglia cristiana, non si esaurisce in questa, ma la supera e la trascende. La famiglia cristiana, infatti, rivela e rivive il mistero della Chiesa soltanto in alcuni suoi aspetti e non in tutti. In particolare la Chiesa domestica ha bisogno per esistere e per vivere la propria identità di comunione-comunità cristiana dell'Eucaristia e del ministero dei Pastori che annunciano il Vangelo e il comandamento del Signore: per questo la famiglia cristiana, mentre è inserita nella Chiesa, si apre a tutto il mistero della Chiesa di Cristo e solo così può vivere in pienezza la grazia della comunione. Sta qui la ragione della essenziale « relativizzazione » della famiglia cristiana alla Chiesa. La qualifica di « Chiesa domestica » data alla famiglia cristiana è da intendersi perciò in senso analogico: dice sì il suo inserimento e la sua partecipazione, ma anche la sua « inadeguatezza » a manifestare e a riprodurre, da sola, il mistero della Chiesa in se stesso e nella sua missione di salvezza. 7. - Identità e missione della famiglia cristiana nella Chiesa Vogliamo ora considerare alla luce del disegno di Dio il rapporto reciproco Chiesa-famiglia cristiana sotto l'aspetto particolare della « comunione » e della « comunità ». E questo da un duplice punto di vista: della « identità » della famiglia cristiana, per la quale essa, nel suo costituirsi in comunità, è radicalmente una comunione; e della sua « missione », per la quale essa è chiamata a vivere e a rivelare nella Chiesa e nel mondo la propria realtà di comunione-comunità. Per comprendere il rapporto chiesa-famiglia cristiana, è necessario, anzitutto, cogliere con precisione la « specificità ecclesiale » della famiglia cristiana stessa, ossia la sua tipica partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa, e più concretamente il modo e il contenuto secondo cui essa è vitalmente inserita nel mistero del popolo di Dio. Per la grazia dello Spirito Santo, la coppia e la famiglia cristiana diventano « Chiesa domestica », in quanto il vincolo d'amore coniugale tra l'uomo e la donna viene assunto e trasfigurato dal Signore in immagine viva della comunione perfettissima che tra loro lega, nella forza dello Spirito, Cristo capo alla Chiesa suo corpo e sua sposa. In tal modo la coppia e la famiglia cristiana sono rese partecipi dell'amore di Cristo per la Chiesa secondo un modo e un contenuto caratteristico, cioè nella « comunione » dei membri che le compongono e con la realtà dell'« amore » coniugale e familiare: « Gli sposi partecipano all'amore cristiano in un modo originale e proprio, non come singole persone, ma assieme, in quanto formano una coppia … Gli sposi poi partecipano insieme all'amore cristiano con quella realtà che caratterizza la loro esistenza quotidiana, e cioè con l'amore coniugale … ». Se tutti i membri della Chiesa, in forza del Battesimo e degli altri sacramenti, sono costituiti « segni » viventi dell'amore di Cristo, i coniugi e genitori cristiani, in forza del sacramento del Matrimonio, diventano « segni » dell'amore di Cristo in quanto formano una « comunione » particolare e in quanto vivono le realtà specificamente coniugali e familiari, che trovano sorgente e alimento nell'amore unitivo e fecondo. Per questo la coppia e la famiglia cristiana hanno un loro posto e compito nella Chiesa, un loro carisma e ministero nel popolo di Dio. Leggiamo nel Concilio: « I coniugi cristiani, in virtù del sacramento del Matrimonio, col quale significano e partecipano il mistero di unità e di fecondo amore che intercorre fra Cristo e la Chiesa ( cfr. Ef 5,32 ), si aiutano a vicenda per raggiungere la santità nella vita coniugale e nell'accettazione ed educazione della prole, e hanno così, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio ». Capitolo II - Tipicità della cominione nella comunità della famiglia 8. - La comunione coniugale-familiare come dono dello Spirito La famiglia cristiana, in quanto Chiesa domestica, è partecipe della comunione ecclesiale solo per l'amorosa e gratuita iniziativa di Dio. La radice ultima, da cui scaturisce e a cui continuamente si alimenta la comunione della coppia e della famiglia cristiana, non sta dunque nell'amore dell'uomo verso la donna e viceversa, e neppure nell'amore reciproco tra genitori e figli: sta nel dono dello Spirito, effuso con la celebrazione del sacramento del Matrimonio. Il vincolo più forte, che origina e sostiene la comunione coniugale e familiare cristiana, è dato dallo Spirito Santo. Quel medesimo Spirito che indissolubilmente congiunge, nell'unità personale di Cristo, la sua carne umana alla divinità e vincola a lui capo le membra del suo corpo mistico, viene donato ai coniugi cristiani perché la loro comunione di amore e di vita sia, nella storia, un'imitazione ed una partecipazione della mirabile comunione che è propria del mistero di Cristo. La stupenda pagina dell'apostolo Paolo, destinata ad illustrare il « grande sacramento » degli sposi cristiani, sottolinea con forza straordinaria come la « comunione » coniugale non sia un semplice frutto « della carne e del sangue », ma sia una partecipazione viva dello stesso « mistero », cioè del disegno salvifico di Dio che in Cristo ama e crea l'unità del genere umano. ( Cfr. Ef 3,3-4 ) L'unione tra marito e moglie trova così in Gesù Cristo e nel dono dello Spirito il suo fondamento inviolabile e la sua inesauribile forza per una continua crescita. 9. - La comunione donata dallo Spirito non si aggiunge dall'esterno, né rimane parallela a quella comunione coniugale e familiare che costituisce la « struttura naturale » del rapporto specifico uomo-donna e genitori-figli; bensì assume questa stessa struttura dentro il mistero dell'amore di Cristo per la sua Chiesa, e pertanto la trasforma interiormente e la eleva a segno e luogo di comunione nuova, soprannaturale, salvifica. La comunione naturale e umana tra i coniugi, che nasce con il patto coniugale, ossia con la decisione dell'uomo e della donna di costituire « un'intima comunità di vita e d'amore coniugale », è continuamente vivificata dalla fedeltà alla promessa matrimoniale, come impegno di « mettere in comune tutto ciò che gli sposi sono e tutto ciò che essi hanno », impegno che è « il contratto più audace che esista e nello stesso tempo il più meraviglioso ». In termini più concreti e precisi possiamo dire che la comunione tra i coniugi affonda le sue radici nella stessa naturale diversità e complementarietà sessuale che conduce l'uomo e la donna ad essere « una sola carne », ( Cfr. Gen 2,24 ) come pure si alimenta con l'impegno libero e responsabile dei coniugi di mettere in comune la loro vita. Ora, in forza del sacramento del Matrimonio, la loro comunione naturale e umana diventa segno e ripresentazione della comunione o alleanza d'amore tra Dio e l'umanità, tra Cristo Signore e la sua Chiesa: « Per questo la coppia cristiana non si sostiene soltanto per la naturale complementarietà esistente tra uomo e donna, né si regge unicamente sulla volontà di comunione degli sposi; ma ha la sua originale sorgente in quel legame che indissolubilmente unisce il Salvatore alla sua Chiesa e la sua ultima matrice nel mistero della comunione trinitaria. In termini analoghi ci si deve esprimere sulla comunione familiare cristiana: il rapporto genitori-figli trova il suo fondamento ultimo non tanto nella carne e nell'amore dei genitori che responsabilmente generano ed educano i figli, quanto in quel nuovo vincolo, che lo Spirito dona alla famiglia cristiana costituendola piccola Chiesa, immagine e figura concreta della comunione e dell'unità di quanti credono in Cristo. 10. - La fede scopre e contempla, con umile e gioiosa gratitudine, il mistero stesso della comunione di Dio con l'umanità e con la Chiesa « dentro » il tessuto quotidiano dell'esperienza di comunione propria della coppia e della famiglia cristiana. L'unione degli sposi fatta nel Signore, come disse Paolo VI rivolgendosi a 2000 coppie dell'Equipes Notre-Dame, « è un 'grande mistero' ( Ef 5,32 ), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell'unione del Cristo con la Chiesa, ma in più lo contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne è l'anima vivificante. Perché, è veramente lo stesso amore, che è proprio di Dio, che egli ci comunica, perché noi lo amiamo e perché anche noi ci amiamo di questo amore divino ». 'Amatevi gli uni gli altri come io vi ho amati' ( Gv 13,34 ). Le manifestazioni stesse del loro affetto, per gli sposi cristiani, sono penetrate di questo amore che essi attingono nel cuore di Dio. E se la fonte umana rischia di disseccarsi, la sua fonte divina è altrettanto inesauribile quanto la profondità insondabile dell'affetto di Dio. Di qui possiamo capire verso quale comunione intima, forte e ricca, tenda la carità coniugale. Realtà interiore e spirituale, essa trasforma la comunirà di vita degli sposi 'in quella che si potrebbe chiamare - secondo l'insegnamento autorevole del Concilio - la Chiesa domestica' ( Lumen gentium, 11 ) una vera 'cellula di Chiesa', come già diceva il nostro amatissimo predecessore Giovanni XXIII al vostro pellegrinaggio del 3 maggio 1959, cellula di base, cellula germinale, la più piccola certo, ma anche la più fondamentale dell'organismo ecclesiale » 11. - La comunione coniugale-familiare come comandamento dello Spirito La coppia e la famiglia cristiana esperimentano dunque nella loro vita una comunione che, senza mortificare ma assumendo e portando a compimento quella del sangue e dei vincoli affettivi, la supera e la trascende. Questa nuova comunione non è solo « dono » dello Spirito Santo: è anche « comandamento » per la libertà responsabile dei membri della coppia e della famiglia cristiana. Nasce così in tutti l'« impegno » a conservare e a sviluppare la comunione, sollecitati da molteplici esigenze, fra le quali ricordiamo: l'esigenza di mantenere al loro posto i vincoli dell'affetto e del sangue, di fronte alle immancabili tensioni di cui sono segnati i rapporti interpersonali di coppia e di famiglia; l'esigenza di vivere i vincoli coniugali e familiari nella loro verità cristiana, perché siano realmente segni e luoghi della comunione salvifica di Cristo; l'esigenza di intensificare la comunione come valore interiore e spirituale per tradurla sempre più nel vivere quotidiano della comunità coniugale e familiare. 12. - Al dono-comandamento dello Spirito i coniugi, i genitori e i figli possono, in concreto, rispondere con maggiore o minore docilità e generosità; possono perfino opporvi un rifiuto. In quest'ultimo caso, essi contraddicono al dono-comandamento della nuova comunione coniugale e familiare: non sono più immagine viva della comunione ecclesiale; ne diventano, piuttosto, un segno falso e falsificante. Entrano qui alcuni problemi delicati e complessi, che derivano dalla « diversità », anzi dalla « conflittualità » che, sul piano della fede o comunque dei valori morali e spirituali, divide e contrappone tra loro marito e moglie, genitori e figli. È il caso del matrimonio « misto » inteso non solo nel senso strettamente canonico del termine ( il matrimonio cioè tra un cattolico e un non battezzato, tra un cattolico e un battezzato non cattolico ), ma anche nel senso più ampiamente pastorale del termine, e quindi in rapporto ai coniugi la cui comunione nella fede e nei valori morali e spirituali è stata compromessa in diverse forme o è andata distrutta. È il caso di famiglie i cui membri hanno tutti ricevuto il Battesimo ma ora non sono più uniti nella stessa fede e nella stessa vita cristiana. Nell'affrontare questi problemi morali e pastorali ci si dovrà attenere a due criteri orientativi. Il primo si rifà alla speranza cristiana che deve animare e sostenere la comunione coniugale e familiare anche nelle situazioni più difficili. Il secondo criterio si collega alla « relativizzazione » di ogni valore ed esigenza, compresi quelli della comunione coniugale e familiare, al valore supremo e all'istanza ultima del regno di Dio. In forza del primo criterio, il cristiano è cosciente che il dono della comunione ricevuto dallo Spirito racchiude e sprigiona incessantemente sempre nuove energie di ripresa, di recupero, di ricostruzione, di riconciliazione. Lo insegna apertamente l'apostolo Paolo quando scrive: « Il marito non credente viene reso santo dalla moglie credente e la moglie non credente viene resa santa dal marito credente ». ( 1 Cor 7,1 ) In forza del secondo criterio, il cristiano sa che ogni realtà è ordinata al regno di Dio, dal quale solo è misurata e riceve valore. Per questo, nei casi di conflitto, la fede esige una chiara confessione nel primato assoluto e irrinunciabile di Dio e del suo amore rispetto alla stessa comunione dei membri della coppia e della famiglia, secondo le esplicite parole del Signore Gesù: « Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera … Chi ama il padre o la madre più di me non è degno di me ». ( Mt 10,35-37 ) 13. - Condizioni e significati della comunione coniugale e familiare La condizione fondamentale perché possa nascere e crescere un'autentica comunione coniugale e familiare, che poi si esprimerà in una comunità di persone sempre più vivificate dall'amore, è il riconoscimento dell'altro nella sua altissima dignità di persona e, alla luce della fede, nel suo insuperabile valore di immagine vivente di Dio. ( Cfr. Gen 1,27 ) In questa dignità personale di ogni membro della coppia e della famiglia sta il titolo radicale ed inalienabile di partecipazione alla vita comunitaria della casa, prima e più ancora che nella funzione che ciascuno è chiamato a svolgere nel suo effettivo compimento. In tal senso la logica che informa la comunione, e quindi la compartecipazione e la corresponsabilizzazione di tutti nella casa, è la cosiddetta « logica della gratuità », in forza della quale la relazione interpersonale è suscitata e comandata dal dono di sé all'altro accolto, amato, servito nella sua dignità di persona. Mentre non esclude nessun membro della comunità familiare, la logica della gratuità orienta verso una più ricca e sollecita attenzione a chiunque si trova in particolare bisogno di amore, perché non ancora nato, piccolo, malato, vecchio, handicappato, ecc. È l'esempio che ci viene dal Signore Gesù, il cui amore universale si congiunge con una delicatissima predilezione per i piccoli ». L'esempio del Maestro si pone come grazia e norma per la Chiesa, da lui costituita « serva dell'umanità »: e non solo per la grande Chiesa, ma anche per la Chiesa domestica, chiamata a rivivere nel reciproco servizio d'amore dei suoi membri la carità di Cristo servo e Signore. Così vivendo, la comunità coniugale e familiare, mentre edifica se stessa perfezionando sempre più la propria comunione interiore e spirituale, annuncia e testimonia una nuova maniera di vivere i rapporti interpersonali nel contesto di una società e di una cultura dominate dalla logica della strumentalizzazione delle persone. Leggiamo nel documento pastorale « Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio »: « La promozione umana, distinta ma inseparabile dalla evangelizzazione, è il principale servizio che gli sposi cristiani sono chiamati a compiere nell'ambito della società civile ( cfr. Sinodo 1971, La Giustizia nel mondo ). Tale servizio consiste anzitutto nel vivere all'interno del proprio nucleo coniugale e familiare un'esperienza quotidiana di autentico amore, come richiamo e stimolo ai valori dell'incontro interpersonale e del dono gratuito di se stesso, offerti ad una società prigioniera del mito del benessere e dell'efficienza ». 14. - La famiglia ha un suo originale e insostituibile compito nel formare la persona alla comunione e alla vita di comunità. Già la generazione umana come tale è segno e frutto di una singolarissima comunione d'amore tra uomo e donna ed origina un essere personale che possiede una interiore ed inalienabile dimensione sociale: l'uomo, che in terra è la sola creatura che Iddio abbia voluto per se stessa, non può ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé. Ma soprattutto dall'opera educativa dei genitori scaturisce la possibilità e la realtà della esperienza prima e più incisiva del valore e dell'esigenza della comunione e del vivere in comunità: sia a livello umano, e quindi nell'ambito della società civile, sia a livello cristiano, e pertanto nell'ambito della comunità ecclesiale. Come ci ricorda il Concilio, « soprattutto nella famiglia cristiana, arricchita della grazia e della missione del Matrimonio-sacramento, i figli fin dalla più tenera età … fanno la prima esperienza di una sana società umana e della Chiesa; sempre attraverso la famiglia, infine, vengono pian piano introdotti nel consorzio civile e nel popolo di Dio. Perciò i genitori si rendano esattamente conto della grande importanza che la famiglia autenticamente cristiana ha per la vita e lo sviluppo dello stesso popolo di Dio ». Tra le caratteristiche della comunione familiare, va rilevata la sua ricchezza qualitativa, non solo perché la famiglia costituisce uno dei luoghi privilegiati dell'incontro e del confronto tra le diverse generazioni, ma anche perché in essa confluiscono e s'intrecciano profondamente le modalità fondamentali dell'amore umano, da quello coniugale a quello paterno e materno, da quello fraterno a quello filiale, da quello corporeo a quello spirituale, ecc. Anche in questo senso, come dice il Concilio, « la famiglia è una scuola di umanità più completa e più ricca ». Inoltre, la famiglia è il luogo nel quale germinano e crescono le diverse vocazioni, il cui significato ultimo sta sempre, sia pure secondo modalità differenti, nel servire con l'amore di Cristo gli altri e, pertanto, nel favorire la comunione e la partecipazione. Nella famiglia la comunicazione avviene con i mezzi più semplici, immediati e concreti, perché in essa il bambino vede, ascolta, tocca con mano, nelle migliori condizioni di consonanza e di affinità di persone, di valori e di esigenze. 15. - I valori e la storia L'attuale situazione storica, con la rapida e profonda evoluzione che la contraddistingue, pone interrogativi urgenti e difficili: come vivere e aiutare a vivere i valori fondamentali della comunione coniugale e familiare, che sono valori di sempre, nelle circostanze sociali e culturali di cui è segnato oggi il nostro tempo? I valori di comunione e di comunità della famiglia che derivano dal disegno di Dio e che non sono quindi legati definitivamente a nessun modello culturale, non possono, tuttavia, farsi presenti e operanti se non in una determinata cultura. Come esser segno, oggi, della gratuità dell'amore, che si manifesta nell'accoglienza della vita, nella cura del più piccolo o del più indifeso, nell'attenzione all'altro per se stesso? Come esser segno, oggi, della fedeltà dell'amore? Come esser segno, oggi, della fecondità dell'amore nel reciproco accoglimento del coniuge, nella generosa procreazione e nel servizio educativo dei figli, nell'apertura cordiale e operosa della famiglia agli altri, nella partecipazione ai problemi della società? Sono interrogativi ai quali le famiglie cristiane, e singolarmente e insieme nel contesto della comunità ecclesiale, possono e devono cercare una risposta. E questa emergerà con tanta maggior chiarezza quanto più generoso sarà lo sforzo delle famiglie cristiane sia nel penetrare con viva fede nel grande sacramento » del Matrimonio per intravederne la straordinaria potenzialità di doni e di esigenze, sia nel discernere le istanze provenienti dalle trasformazioni in atto nella società e nella cultura. Ambedue questi sforzi sono animati dal medesimo Spirito che conduce i credenti verso la pienezza della verità, sia che rifulga nel mistero di Dio Creatore e Redentore e da esso si riverberi nel mondo, sia che risuoni nelle pagine vissute della storia dell'umanità. È ancora il Concilio a ricordarci che « è dovere di tutto il popolo di Dio, soprattutto dei pastori e dei teologi, con l'aiuto dello Spirito Santo, di ascoltare attentamente, capire e interpretare i vari modi di parlare del nostro tempo, e di saperli giudicare alla luce della parola di Dio, perché la verità rivelata sia capita sempre più a fondo, sia meglio compresa e possa venire presentata in forma più adatta ». Parte II - La famiglia è, oggi, una comunità in comunione? 16. - Ripercussioni delle trasformazioni familiari sull'ideale della « comunione » Le profonde trasformazioni, alle quali va oggi soggetta la famiglia, e quindi anche la famiglia cristiana, sono il frutto delle trasformazioni della società e della cultura; e ne sono ad un tempo, a loro modo, anche la causa, per l'interazione che sussiste tra la famiglia e la società. Le trasformazioni sociali e culturali incidono sulla famiglia nel senso che ne intaccano e ne modificano i valori e le esigenze, fra i quali sono da collocarsi quelli fondamentali della comunione e della comunità. In questo ambito, sono da registrare come particolarmente influenti i fenomeni generali di un individualismo esasperato e di una libertà sradicata dalla responsabilità. L'uno e l'altro fenomeno, peraltro strettamente collegati, costituiscono una grave minaccia alla comunione e alla comunità coniugale e familiare. In riferimento a questo valore ed esigenza presentiamo ora, più a titolo di esempio che di analisi completa, alcuni « rilievi di situazione », la cui conoscenza è condizione necessaria per un'azione pastorale della Chiesa che voglia essere incarnata nella storia. Per esigenza di chiarezza consideriamo la situazione attuale, e i problemi della famiglia cristiana in Italia di fronte all'ideale di « comunione e comunità », da un triplice punto di vista: strutturale, funzionale-culturale, della fede cristiana. 17. - Trasformazioni strutturali Dal punto di vista strutturale, la famiglia italiana ha perso progressivamente alcune caratteristiche di tipo comunitario, come è comprovato da diverse tendenze in atto e da alcune situazioni diffuse, quali, ad esempio: - le famiglie costituite soltanto dalla coppia, senza figli, in seguito alla perdita del valore della fecondità come conseguenza, tra l'altro, di una interpretazione privatistica ed egoistica dell'amore coniugale; - la solitudine che pesa e imprigiona spesso la nuova famiglia, sradicata ormai per molteplici motivi e in varie forme - dal luogo geografico a quello affettivo - dal rapporto con le famiglie d'origine; - l'aumento degli anziani che rimangono soli ed emarginati dalle stesse famiglie dei figli; - l'aumento delle domande di separazione e di divorzio, in seguito alle più frequenti e pesanti « crisi di coppia », al contesto culturale poco o nulla sensibile al valore dell'indissolubilita e della fedeltà, all'influsso della legislazione divorzista, alla stessa durata della vita fisica della coppia, ecc. Una forma particolarmente inquietante della perdita del significato comunitario sono le libere convivenze, ossia le « unioni », che si vorrebbero di uguale valore al matrimonio, da parte di quanti ne respingono il pubblico riconoscimento sia religioso che civile. Sulla realtà della comunione coniugale e familiare influiscono negativamente alcune condizioni di vita non certo rare nel nostro Paese, quali sono la mancanza di una casa degna dell'uomo, la disoccupazione, lavori che costringono il padre od anche la madre a periodi più o meno lunghi di lontananza dalla famiglia, ecc. 18. - Trasformazioni funzionali-culturali Dal punto di vista funzionale-culturale la famiglia italiana è da tempo sottoposta a un processo non facile di ridefinizione dei modelli che in passato hanno legittimato i comportamenti tra i membri della famiglia e il suo inserimento col più ampio tessuto comunitario. Tra i problemi più significativi, sono da registrare, anzitutto quelli connessi con la condizione attuale della donna, la cui nuova « immagine » ha contribuito e contribuisce a modificare, spesso in modo assai rilevante, i suoi molteplici rapporti, in particolare quelli col marito ( con il passaggio da una comunione di pariteticità nei diritti ad una situazione di competitività, se non addirittura ad una rivendicazione di vera e propria superiorità ), con i figli ( sentiti come un peso e non più come una benedizione e volentieri « rimandati » ad altri ) e con il lavoro domestico ( disistimato, sopportato o rifiutato per altre professioni e compiti pubblici ). Non va dimenticato, inoltre, il rapporto di dipendenza della famiglia dalle forze di socializzazione e di educazione ( scuola, mass-media ) e dai servizi specificamente rivolti ad essa, come sono, ad esempio, i consultori familiari. La convergenza tra una maggiore fragilità della famiglia al suo interno e le accresciute difficoltà alle quali essa è esposta all'esterno, spinge la famiglia stessa a « dipendere » e non sempre in una forma critica e responsabile, da forze e servizi pubblici, spesso pesantemente comandati da « interessi » estranei e contrari al vero bene della famiglia. Così, tutt'altro che servita e promossa come comunione-comunità, la famiglia viene disgregata sotto la convergente spinta dell'individualismo e del collettivismo operanti nella nostra attuale società. È da rilevare infine che, nel rapporto religione-famiglia, l'interpretazione secolaristica ha sempre più affievolito i significati della comunione e della comunità, giungendo a deformarli ed in taluni casi a rifiutarli. In realtà, sradicati dal loro fondamento religioso e morale, i valori dell'indissolubilità-fedeltà matrimoniale e dell'unità familiare sono criticati e respinti come eredità di un passato ormai superato e come soffocamento di una libertà cercata e vissuta in un assoluto spontaneismo. 19. - Trasformazioni nell'ambito della fede cristiana Riprendendo l'accenno ora fatto circa il legame religione-famiglia, notiamo come si sia profondamente modificato il rapporto tra la famiglia cristiana ( o cosiddetta cristiana ) e la Chiesa, soprattutto entro la prospettiva della fede e della sua trasmissione. La famiglia cristiana come Chiesa domestica è una comunità di credenti, è il luogo primo nel quale la fede viene annunciata e comunicata: essa è consacrata dai sacramenti del Matrimonio e del Battesimo dei figli affinché riveli e realizzi l'evento della « comunione » ecclesiale, come pure la sua traduzione visibile in « comunità » di Chiesa. Ciò significa che l'appellativo di Chiesa domestica dato alla famiglia cristiana raggiunge la sua verità sul piano della vita vissuta quando la famiglia cristiana nella sua interezza si configura come comunione-comunità di fede, quando cioè la fede viene accolta, vissuta, testimoniata e trasmessa in tutti i membri che la compongono. Ora, la situazione concreta è spesso lontana e ben diversa: ci sono, nelle nostre comunità ecclesiali, famiglie che non hanno e non vivono una fede comune o che, comunque, presentano una inadeguata condivisione di fede tra i loro membri: tra marito e moglie, tra genitori e figli. Non c'è, in esse, vera comunione d'amore soprannaturale. In passato l'omogeneità culturale tra la Chiesa e la società da un lato, e tra la famiglia cristiana e la Chiesa dall'altro, era assai forte. In tale contesto, la comunicazione della fede nella famiglia diventava una trasmissione spontanea dai genitori ai figli, in una evidente continuità tra le generazioni: e il Battesimo dei bambini era allora un fatto naturale e determinante. Oggi quella omogeneità culturale è crollata, almeno per quanti non hanno una fede viva e non si sono preparati convenientemente a formare una famiglia cristiana; sicché, nell'attuale società pluralistica e secolaristica, non sono moltissimi coloro che hanno la fortuna di vivere in una famiglia che è Chiesa domestica, per la fede comune condivisa da tutti i suoi membri, mentre sempre più pesanti si fanno le difficoltà a realizzare l'ideale della comunione-comunità cristiana ed ecclesiale. Eppure tale ideale è ancora tanto vivo nelle aspirazioni di molte famiglie e costituisce lo stimolo più forte del loro paziente e perseverante cammino. 20. - L'ambiguità delle trasformazioni Se si vuole esaminare rettamente la situazione attuale delle famiglie, non si può dimenticare l'ambivalenza da cui è segnato ogni processo storico. Nella storia, frutto dell'incontro e dello scontro delle libertà umane, coesistono, intrecciandosi inestricabilmente, valori e non valori, aspetti positivi ed elementi problematici o negativi, luminose speranze di liberazione e minacce di più pesanti schiavitù. Anche nell'ambito particolare della comunione-comunità della famiglia italiana oggi, insieme con gli elementi negativi ed i pericoli sopra ricordati, non mancano importanti aspetti positivi, che offrono alla famiglia nuove possibilità per comprendere e vivere il valore e l'esigenza della comunione. Si pensi, ad esempio, al passaggio dalla famiglia patriarcale a quella nucleare, che ha favorito, almeno in molti casi, una profonda valorizzazione dell'aspetto personalistico del matrimonio; alla visione più serena ed equilibrata della sessualità umana nei suoi molteplici significati; alla più viva coscienza della responsabilità nella trasmissione della vita umana e nella sua educazione; alla accresciuta sensibilità circa i doveri e i diritti della famiglia in quanto tale, riguardo ad interventi pubblici che non sempre rispettano, quando non violano, i valori e le esigenze familiari; al superamento di una visione privatistica e borghese del matrimonio; alla riscoperta dell'identità cristiana della famiglia come Chiesa domestica e, conseguentemente, della sua partecipazione attiva alla vita e alla missione salvifica della Chiesa; ecc … 21. - L'appello della situazione La situazione attuale delle famiglie, alla quale abbiamo brevemente accennato, non può esser considerata solo come un « dato » di fatto, di cui, a secondo degli aspetti o dei temperamenti, rallegrarsi o rattristarsi. È da considerarsi piuttosto come un « appello » rivolto alla comunità ecclesiale, e in particolare alle famiglie cristiane, per un'assunzione più consapevole e decisa delle rispettive responsabilità di fronte ai valori e alle esigenze della comunità familiare nel mondo d'oggi. È il richiamo preciso del Concilio: « I cristiani, bene utilizzando il tempo presente e distinguendo le realtà permanenti delle forme mutevoli, si adoperino per sviluppare diligentemente i valori del matrimonio e della famiglia, tanto con la testimonianza della propria vita quanto con un'azione concorde con gli uomini di buona volontà: così, superando le difficoltà presenti, essi provvederanno ai bisogni e agli interessi della famiglia, in accordo con i tempi nuovi ». E ciò deve applicarsi anche al valore ed all'esigenza fondamentale della comunione nella comunità familiare. Di qui l'interrogativo che deve inquietare e stimolare di continuo l'azione pastorale della Chiesa: che cosa può e deve fare perché la famiglia cristiana oggi in Italia viva in pienezza la propria « comunione » e si costruisca giorno per giorno in autentica « comunità » ecclesiale? E come annunciare i valori della comunione ed educare ad essi quanti vivono in famiglie che, lungi dal corrispondere all'ideale della Chiesa domestica, se ne allontanano sempre più? Parte III - Le vie dell'evangelizzazione in ordine all'ideale di « Comunione e Comunità » della famiglia cristiana 22. - Rinnovare la coscienza del dono ricevuto Primo e fondamentale compito della pastorale della Chiesa è quello di aiutare le famiglie cristiane a riscoprire, continuamente ed in crescente profondità, il dono della comunione, che il sacramento del Matrimonio ha loro offerto nel momento della sua celebrazione e offre incessantemente durante la loro esistenza: « Il Salvatore degli uomini e sposo della Chiesa - come insegna il Concilio - viene incontro ai coniugi cristiani attraverso il sacramento del Matrimonio. Inoltre rimane con loro perché, come egli stesso ha amato la Chiesa e si è dato per lei, così anche i coniugi possano amarsi l'un l'altro fedelmente, per sempre, con mutua dedizione ». Come hanno detto i Padri del Sinodo: Grazie al loro amore vicendevole e al loro rapporto interpersonale, essi ( i coniugi ) divengono l'uno per l'altro un mezzo di santificazione in tutta la loro vita ». La comunione coniugale e familiare è dono libero e frutto gratuito dello Spirito Santo: per questo la famiglia cristiana sente il dovere di crescere nell'umile e gioioso rendimento di grazie a Dio che la fa essere « un cuor solo ed un'anima sola », e di coltivare una pronta e generosa corrispondenza alle mozioni dello Spirito, il quale la sospinge soavemente e fortemente verso la piena realizzazione dellunità coniugale e familiare. La coscienza profonda del dono ricevuto dal Signore non elimina, ma anzi stimola, nella forma più intensa, la libertà responsabile di tutti i membri della famiglia cristiana, perché con animo volenteroso accettino la nobile fatica di cementare, giorno per giorno, la comunità coniugale e familiare sulla base di una comunione armonica sempre più viva e forte. 23. - Tale compito deve realizzarsi a diversi livelli; nell'ambito cioè della coppia, della paternità-figliolanza, della fraternità e della più ampia socialità, assumendo e vivendo così gli stessi rapporti naturali che intercorrono tra i diversi membri della famiglia e tra questa e la società, dentro la quale essa è inserita. L'impegno educativo deve puntare in modo prioritario sulla comunione coniugale, come base e costante sostegno della comunione familiare. La profondità della comunione tra marito e moglie, dell'essere cioè e dell'agire insieme, misura e decide della comunione tra genitori e figli, e tra gli stessi figli. La comunione tra genitori e figli dovrà essere sviluppata sulla base non solo dei vincoli dell'affetto e del sangue, ma anche di quei vincoli specificamente cristiani che sono il frutto e l'esigenza del dono dello Spirito. In questa prospettiva, l'amore del padre e della madre deve far scaturire e rendere dolce e più facile la risposta dei figli, i quali potranno realizzare una più feconda partecipazione alla vita di famiglia: « Prevenuti dall'esempio e dalla preghiera dei genitori - così il Concilio - i figli, ed anzi tutti quelli che convivono nell'ambito familiare, troveranno più facilmente la strada di una formazione veramente umana, della propria salvezza e di una vera santità … i figli, come membra vive della famiglia, contribuiscono pure, in qualche modo, alla santificazione dei genitori … ». L'impegno educativo si estenderà anche alla formazione e all'approfondimento della coscienza della comunione fraterna, quale deve realizzarsi tra fratelli e sorelle: facendo riferimento, ancora una volta, non solo ai vincoli naturali, ma anche ai nuovi e più intensi legami donati dallo Spirito. Né si dovrà trascurare la comunione tra i giovani e le persone anziane: c'è qui la possibilità - e la responsabilità - di una più ampia e varia integrazione di persone capace di rendere la famiglia un'immagine più simile all'esperienza dell'unità nella pluralità che caratterizza la vita di comunione propria della Chiesa una e cattolica. 24. - Il compito educativo di promuovere la comunione non si esaurisce all'interno delle singole famiglie. La coscienza di essere Chiesa domestica ravviverà l'impegno della famiglia cristiana a salvare la famiglia, qualsiasi famiglia. È un prezioso servizio che le famiglie, le quali per la grazia del Signore vivono nella vera fede, devono offrire alle altre famiglie, ponendosi in particolare come testimoni e modelli di una generosa fecondità, di una maggiore povertà volontaria ed austerità di vita, di una più pronta disponibilità a riscoprire il valore educativo della presenza dei più piccoli, dei malati e degli anziani all'interno della famiglia, per poi aprirsi alle famiglie vicine e lontane e « mettere con generosità in comune con loro le proprie ricchezze spirituali ». La famiglia cristiana, la cui legge e il cui stile di vita è l'amore evangelico, diventa un esempio luminoso e una scuola facile ed aperta a tutti, all'interno e all'esterno della Chiesa, per la realizzazione di una più profonda unità nella verità e nel bene. La famiglia cristiana, nel dialogo fra le generazioni, potrà così dare una risposta concreta e preziosa al bisogno di comunione, ossia di superamento della solitudine e dell'emarginazione, sempre più dilffuso e vivo nella situazione attuale: « Nel nostro tempo, così duro per molti - diceva Paolo VI - quale grazia essere accolti in questa piccola Chiesa, secondo la parola di S. Giovanni Crisostomo, entrare nella sua tenerezza, scoprire la sua maternità, sperimentare la sua misericordia, tant'è vero che un focolare cristiano è il volto ridente e dolce della Chiesa! ».33 In questa prospettiva è facile comprendere quanto sia necessario promuovere la comunione tra le famiglie cristiane nella diocesi e nella parrocchia, chiamata quest'ultima a divenire veramente « famiglia di famiglie », favorendo la nascita e lo sviluppo di movimenti e di comunità intermedie, come i gruppi familiari e i gruppi condominiali, con l'aiuto dei ministeri laicali, per la catechesi e per la preghiera in comune. Una parrocchia è fedele alla sua missione pastorale nella misura in cui aiuta concretamente le famiglie a vivere nella comunione la vita comunitaria secondo la ricchezza delle sue molteplici espressioni. In tal modo si introduce nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che della Chiesa rivelano la dimensione familiare, e ancor più si aiuta il mondo ad intuire un aspetto fondamentale del mistero della Chiesa, la sua « maternità », il suo esser « famiglia di Dio »: potrà così destarsi negli uomini divisi e dispersi la nostalgia dell'« unico gregge sotto un solo pastore ». 25. - Per il suo rapporto di condivisione con il mondo, la famiglia cristiana è impegnata a promuovere la comunione non soltanto all'interno della comunità ecclesiale tra famiglie che professano e praticano la medesima fede, ma anche all'interno della società civile, mantenendo e sviluppando relazioni di aiuto e di solidarietà con le famiglie di diversa fede. L'unione tra credenti e uomini di buona volontà, nell'ambito particolare delle famiglie, è di singolare importanza per una coraggiosa, tempestiva e sistematica « politica familiare », che rispetti e promuova i diritti della famiglia come tale e che le consenta di essere non semplice destinataria ma soggetto attivo e responsabile della convivenza civile. Per questo, come si esprimeva il documento « Evangelizzazione e sacramento del Matrimonio », va difeso e valorizzato il ruolo della famiglia e delle associazioni familiari: « La famiglia non deve esser soltanto il termine dell'azione responsabile delle diverse strutture della società civile, ma deve diventarne responsabile collaboratrice. Ogni forma di individualismo o di collettivismo finirebbero per minare nel profondo l'esistenza stessa della famiglia umana e cristiana e ne svuoterebbero il ruolo nella convivenza civile ». Questa comunione e solidarietà tra le famiglie, che in concreto passa attraverso le varie forme associative, diventa una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti e continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali. 26. - Condizioni e forme della comunione familiare La comunione della famiglia cristiana, essendo una particolare partecipazione della comunione della Chiesa, nasce e si sviluppa con l'ascolto della parola di Dio, con la celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti e con il servizio della carità, ossia si fonda e si costruisce sugli elementi strutturali che costituiscono la Chiesa stessa. Questa, infatti, è convocata dalla parola di Dio come comunione di credenti, è perfezionata nella sua unità dal sacrificio della nuova ed eterna Alleanza e dalla partecipazione al corpo e al sangue del Signore, ed è animata dalla carità dello Spirito Santo. La comunione della famiglia cristiana trova così nella fede che accoglie la Parola, che celebra l'Eucaristia e che si fa operante nella carità, la sua sorgente tipicamente cristiana, della quale è il frutto e l'esigenza. In particolare l'Eucaristia, il sacramento per eccellenza che fa la Chiesa, è la realtà centrale dalla quale trae origine e nella quale trova compimento la comunione in tutte le sue direzioni, sia all'interno della famiglia sia nei rapporti con la comunità. Perché produca realmente abbondanza di frutti nella vita comunitaria, l'Eucaristia deve essere accompagnata dalla evangelizzazione e dalla catechesi sulla comunione e sulla comunità. In un quadro organico, la prima dimensione che la catechesi deve esprimere è quella vocazionale. A tal fine i tradizionali corsi di preparazione al Matrimonio devono decisamente diventare in maniera sempre più completa una proposta di « itinerari di fede » e quindi di vita cristiana vissuta, capaci di coinvolgere fin dal dopo Cresima i giovani prima e durante il fidanzamento: si dovranno allora intensificare questi corsi con l'aiuto di coppie cristiane preparate, con scuole di teologia per laici, con incontri spirituali o corsi di esercizi, ecc. È assai utile che anche alle coppie siano proposti « itinerari di fede », i cui contenuti, mentre risvegliano la coscienza missionaria ed apostolica della famiglia, sono destinati a promuoverne la « conversione » nella preghiera e nella vita. Alle comunità familiari impegnate sulla via della perfezione cristiana, siano offerti con coraggio programmi intensi di vita spirituale. Sempre utilissimo, per la formazione permanente della famiglia, tornerà il suo coinvolgimento nella preparazione e celebrazione dei sacramenti dei figli; è un momento ricco di grazia per tutta la Chiesa domestica, che da questi sacramenti viene plasmata e nutrita. 27. - Dalla formazione permanente della famiglia cristiana nascerà e si rafforzerà sempre più il senso di responsabilità per la reciproca evangelizzazione, al fine di esprimere e comunicare, all'interno e all'esterno della famiglia, la comunione di grazia che la vivifica. Come insegna il Concilio, è proprio dei coniugi cristiani essere « cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede e i primi educatori dei loro figli … ». Paolo VI nell'esortazione « Evangelii nuntiandi » riprende e sviluppa gli insegnamenti del Concilio, affermando in particolare che « la famiglia, come la Chiesa, dev'essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque, nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione, tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita. Anche le famiglie sorte da un matrimonio misto hanno il dovere di annunziare Cristo alla prole nella pienezza delle implicazioni del comune Battesimo: esse hanno inoltre il non facile compito di rendersi artefici di unità ». Giovanni Paolo II a Puebla e in altri suoi viaggi apostolici ha affermato con forza che « la futura evangelizzazione dipende in gran parte dalla Chiesa domestica ». L'importanza, anzi la necessità insostituibile della famiglia cristiana nell'evangelizzazione risulta particolarmente evidente nell'attuale situazione in cui molte famiglie, con crescente frequenza rispetto al passato, sono divise ideologicamente, e restano perciò lontane dal raggiungere l'ideale della Chiesa domestica. Con simili famiglie l'azione pastorale della Chiesa dovrà cercare e mantenere contatti, coraggiosi e discreti ad un tempo. Quanti, all'interno di queste famiglie, continuano a credere, dovranno essere rafforzati nella fede, come pure dovranno essere aiutati nella pratica della vita cristiana e ravvivati nell'ansia missionaria che dovrà esprimersi anzitutto tra le persone della stessa famiglia. La parte che vive la fede cristiana, per condurre all'amore di Dio coloro che si rifiutano di credere, ( Cfr. 1 Pt 3,1-2 ) dovrà vivere la comunione: nel dono dell'amore. Il vero amore viene sempre da Dio che è Amore. La reciproca dedizione totale degli sposi è sempre una oggettiva partecipazione, anche per chi non lo sa e non lo crede, dell'amore di Cristo che dà la vita per l'umanità; nella ricerca e nella condivisione degli elementi di fede che tuttora rimangono, sottolineando ciò che è comune e non ciò che divide; nella accettazione dei valori umani, nei quali tutti i membri della famiglia credono, e quindi nella partecipazione a ciò che insieme possono intraprendere al servizio dei fratelli; nella partecipazione alla vita di Chiesa, almeno in quegli spazi nei quali tutti possono operare sulla base dei valori umani, anche senza la condivisione della fede; come nelle opere di carità e nelle iniziative di promozione umana; nel dialogo che i credenti sempre devono coltivare con i non credenti. 28. - La famiglia cristiana è chiamata ad esprimere la sua comunione anche e soprattutto nella partecipazione alla liturgia della Chiesa, con la comune celebrazione dell'Eucaristia e degli altri sacramenti e con la preghiera familiare: « La famiglia ha ricevuto da Dio questa missione, di essere la prima e vitale cellula della società. E tale missione essa adempirà se, mediante il mutuo affetto dei membri e l'orazione fatta a Dio in comune, si mostra come il santuario domestico della Chiesa; se tutta la famiglia si inserisce nel culto liturgico della Chiesa … ». Nell'azione pastorale sono da valorizzarsi, in modo privilegiato, la partecipazione all'Eucaristia nel giorno del Signore e la preghiera familiare, ad un tempo fonte e segno della comunione della famiglia cristiana. In circostanze del tutto particolari può essere un aiuto pedagogico alla coscienza della comunione familiare la « celebrazione domestica », purché non diventi frazionamento dell'unica Eucaristia della comunità parrocchiale, ma impulso ad una comunione più forte e più diffusa fra le varie famiglie e fra le diverse articolazioni della comunità parrocchiale. 29. - La comunione nella fede e nell'Eucaristia sfocia necessariamente nella comunione della carità. Nasce così la responsabilità della famiglia cristiana a promuovere la comunione intra ed extra familiare vivendo il comandamento dell'amore, assumendo cioè e sviluppando, secondo le attuali situazioni della società, le « opere di misericordia » e le « opere di giustizia ». Tra queste opere prendono oggi particolare importanza tutte quelle destinate ad assicurare le condizioni economiche e sociali ( casa e lavoro ), come pure le condizioni politiche e culturali ( diritti della famiglia come tale nell'educazione e nel salario, mentalità favorevole ai valori dell'unità e della fedeltà ) sulle quali può svilupparsi con maggiore facilità e sicurezza la comunione della coppia e della famiglia. È ancora il Concilio ad indicare una linea essenziale ed irrinunciabile della famiglia cristiana quando afferma che questa adempirà la sua missione « se presterà una fattiva ospitalità, se promuoverà la giustizia e le buone opere a servizio di tutti i fratelli che si trovano in necessità ». Questo compito di promozione umana, particolarmente caratteristico dei laici e al quale devono partecipare per la loro vocazione laicale le famiglie cristiane, nel « messaggio del Sinodo alle famiglie » viene così sintetizzato: « Formare gli uomini all'amore ed educarli ad agire con amore in ogni rapporto umano, così che l'amore rimanga aperto alla comunità intera, permeato di senso di giustizia e di rispetto verso gli altri, conscio della propria responsabilità verso la stessa società ». 30. - La comunione oltre la morte Dobbiamo ora parlare di un'altra condizione di vita che più volte coinvolge la famiglia. È la condizione che deriva dalla morte: anche questo momento domanda di essere vissuto nella fede e nella speranza cristiana. Con la morte si spezza dolorosamente la « comunità » coniugale o familiare. Ma la morte non ne spezza la « comunione », se per il credente il morire è « andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore ». ( 2 Cor 5,8 ) Ciò è possibile quando la morte non perde la sua dignità umana, i vivi non si affliggono « come gli altri che non hanno speranza », ( 1 Ts 4,13 ) e la vedovanza è vissuta come dono offerto alla Chiesa. ( Cfr. 1 Tm 5,5.10 ) Tra le ricchezze spirituali proprie dello stato vedovile, Pio XII ricordava, prima fra tutte, « la convinzione vissuta che la morte, anziché distruggere i legami d'amore umano e soprannaturale, contratti con il Matrimonio, può perfezionarli e rafforzarli. È fuori dubbio - continuava - che, sul piano puramente giuridico e su quello delle realtà sensibili, l'istituto matrimoniale non esiste più. Ma sussiste tuttora ciò che ne costituiva l'anima, ciò che le conferiva vigore e bellezza, cioè l'amore coniugale con tutto il suo splendore e i suoi voti di eternità, così come sussistono gli esseri spirituali e liberi che si sono offerti l'uno all'altro ». È allora un annuncio di speranza quello che le coppie e le famiglie, provate dalla sofferenza della morte, possono e devono offrire alla Chiesa e al mondo: la loro comunione attesta che i legami del sangue e dell'affetto non sono distrutti ma saranno trasformati nel regno di Dio, dove vivono come altrettanti angeli ( Cfr. Mt 22,30 ) e intercedono, per noi, tutti i fratelli morti nella pace di Cristo. 31. - Per una traduzione pratica dell'ideale della comunione Gli orientamenti dottrinali e i suggerimenti pastorali sin qui dati non dispensano la Chiesa, nelle varie comunità cristiane, dall'impegno continuo di cercare e di formulare indicazioni operative ancora più concrete, per incrementare al massimo la crescita della comunione in tutte le famiglie che in diverso modo mantengono un rapporto con la Chiesa. Affidiamo all'amorosa e vigile riflessione dei fedeli sotto la guida dei Pastori, perché si trovino risposte concrete, ai seguenti interrogativi: che fare, qui e ora, per le famiglie cristiane, perché crescano nella comunione e siano soggetti protagonisti della missione salvifica della Chiesa nel mondo? che fare, qui e ora, perché la comunione ecclesiale, vissuta dai credenti, sia fonte di comunione d'amore anche per i familiari non credenti? che fare, qui e ora, per creare degli spazi concreti in cui si possano facilmente ritrovare nelle comunità cristiane le famiglie di cui solo un membro partecipa normalmente alla vita della Chiesa? che fare per conservare ogni dialogo possibile con coloro che si sposano civilmente o che convivono, ma che pure desiderano mantenere un qualche rapporto con la Chiesa? che fare per aiutare, nel rispetto della verità e con il calore della carità, le famiglie in crisi, le famiglie incomplete o la cui comunione d'amore si è spezzata con la separazione o/e il divorzio? come valorizzare le possibilità e far comprendere le limitazioni oggettive della comunione ecclesiale dei divorziati risposati? 32. - Motivi di speranza Di fronte all'ideale umano e cristiano della comunione, le famiglie possono essere prese da scoraggiamento, sia perché la loro vita concreta registra quotidianamente l'infedeltà all'ideale o comunque la distanza da esso, sia perché si trovano coinvolte in una società gravemente turbata da forze di lacerazione e di disgregazione: l'ideale potrebbe sembrare un'utopia. Ma proprio in questo contesto la speranza cristiana rivela la sua insopprimibile vitalità: la grazia dello Spirito è grazia di « riconciliazione », che rende sempre possibile la paziente e coraggiosa opera di « ricostruzione » della comunione minacciata o rovinata; ed è grazia di « unità », che sostiene la volontà umana nella quotidiana fatica di perfezionare sempre più la comunione posseduta. Così, mentre la comunione delle famiglie cristiane è un dono ricevuto dalla Chiesa « popolo adunato nell'unità del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo », è pure una responsabilità offerta alla stessa Chiesa perché in tutti i suoi membri sia sempre più perfetta nell'unità. In tal modo i credenti - e le famiglie cristiane - diventano segni della presenza di Cristo e del suo amore nel mondo: « La famiglia cristiana, che nasce dal matrimonio come immagine e partecipazione del patto d'amore del Cristo e della Chiesa, renderà manifesta a tutti la viva presenza del Salvatore nel mondo e la genuina natura della Chiesa, sia con l'amore, la fecondità generosa, l'unità e la fedeltà degli sposi, sia con l'amorevole cooperazione di tutti i suoi membri ». Conclusione Affidiamo alle comunità cristiane questo nuovo documento pastorale, e le invitiamo a inserirlo nel contesto di tutta la vita della Chiesa e degli altri più recenti documenti del Magistero pontificio, del Concilio, della Conferenza Episcopale Italiana. Non c'è dubbio che la Chiesa, pur in mezzo a situazioni complesse e difficili, in rapidissima evoluzione, dispone oggi di un patrimonio straordinariamente ricco di esperienza e di dottrina, di nuove energie e potenzialità, di nuovi e più adeguati strumenti educativi. Presto, la comunità cristiana, potrà accogliere un nuovo documento che il Santo Padre ha promesso di pubblicare come sintesi dottrinale e pastorale del Quinto Sinodo dei Vescovi del 1980. Il signore, fonte dell'amore e della vita, accolga e fortifichi la nostra comune volontà di servizio, ci aiuti a lavorare insieme, benedica tutte le famiglie del nostro Paese e quanti operano a farle crescere nella comunione e nell'unità.