La formazione all'impegno sociale e politico Presentazione Nota pastorale della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro L'Assemblea Generale 'straordinaria' della CEI, tenutasi a Collevalenza nel novembre dello scorso anno, dopo essere stata informata sulle scuole di formazione all'impegno sociale e politico, deliberò unanimemente la pubblicazione di un'apposita Nota pastorale sul tema. Il proposito era confortato dai dati emersi da un rilevamento compiuto dall'ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro, sull'esteso e complesso fenomeno delle scuole che si andavano moltiplicando e che presentavano caratteristiche assai varie. Appariva urgente ed opportuno offrire una serie di criteri pastorali per la valutazione e l'orientamento atti a sostenere l'impegno delle Chiese particolari in questo importante e delicato campo dell'educazione dei cristiani, e, inoltre, per chiarire itinerari, metodi e contenuti formativi di una vera e propria scuola. La presente Nota pastorale, curata dalla Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, è stata presa in esame ed approvata dal Consiglio Episcopale Permanente nella sua riunione del 13-16 marzo 1989. I Vescovi intendono incoraggiare a una maggiore preparazione del laicato cattolico nel campo delle problematiche civili, sociali e politiche, il cui impegno è, con estrema chiarezza, proposto dall'Esortazione Apostolica "Christifideles Laici" ( cf n. 60 ) del Santo Padre, Giovanni Paolo II. L'opera formativa della Chiesa non intende creare dei 'professionisti della politica', e le iniziative attivate non sono equiparabili e non vanno confuse con quelle promosse da partiti o sindacati, perchè l'obiettivo che perseguono è quello di 'motivare', a partire dalla parola di Dio e dalla dottrina sociale della Chiesa, il senso di un impegno nel sociale e nel politico, nella convinzione di poter contribuire così al rinnovamento della partecipazione democratica e della esperienza istituzionale del Paese. L'opera formativa dovrà essere rispettosa delle coscienze e dei tempi per la loro maturazione che solo un'impostazione intellettualmente seria e didatticamente efficace potrà garantire, nella sostanza e nella forma. Il fervore attuale per la promozione di scuole di formazione all'impegno sociale e politico deve accompagnarsi, inoltre, all'urgente necessità di avviare o incrementare proposte e iniziative di spiritualità specialmente per i cristiani che già operano in politica. Affidiamo questa Nota pastorale alle Chiese particolari e a tutte le aggregazioni di laici cristiani nella speranza che sia di aiuto nel loro generoso impegno formativo. Roma, 1 maggio, S. Giuseppe Lavoratore + Fernandcoh Arrter Presidente Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro Introduzione 1. - Realizzare il bene comune in una prospettiva di solidarietà che sostenga la convivenza umana è il messaggio fondamentale dell'Enciclica di Giovanni Paolo II "Sollicitudo rei socialis"; ogni cristiano ha il dovere di partecipare a quest'opera, in virtù della sua stessa fede. Già nel Concilio Vaticano II si erano precisati il valore, il senso, lo scopo e lo stile dell'impegno dei cristiani nella realtà sociale e politica, offrendo preziose indicazioni. Del magistero conciliare ha offerto un'eco autorevole il recente Sinodo sui laici, affermando che "l'impegno dell'azione socio-politica dei fedeli si radica nella fede, poichè questa illumina la totalità della persona e della sua vita … suppone una formazione accurata, proporzionata al livello delle responsabilità presenti e future". 2. - Molte Chiese locali, Associazioni e Movimenti laicali, consapevoli dell'importanza che la formazione assume e solleciti per il bene del Paese, hanno dato vita a numerose iniziative di formazione all'impegno sociale e politico. Si segnalano tra queste le Scuole di formazione, per la diffusione e l'interesse suscitato e per l'importante servizio che offrono in vista di una partecipazione viva e responsabile dei laici alla costruzione della città dell'uomo. L'accoglienza, superiore ad ogni attesa, che esse hanno avuto è un segno positivo ed incoraggiante. L'interesse esteso e profondo, per certi versi complesso e inedito, di cui sono rivelatrici, deve essere colto e valorizzato, per suscitare energie, sostenere impegni, infondere speranza e coraggio ai laici, giovani e adulti, nelle attività sociali e politiche. 3. - La pastorale ordinaria dovrà tener conto del loro prezioso contributo per una sempre più feconda testimonianza della fede cristiana. Le scuole di formazione svolgono, infatti, un'efficace azione di orientamento e di sostegno delle coscienze nell'intricata complessità del momento storico presente, irrobustendo nei laici la volontà di costruire la città a misura degli uomini, creati a immagine e somiglianza di Dio. Questa volontà noi crediamo essere la prima ed essenziale condizione per il raggiungimento del vero bene di tutti, sola vera garanzia del rispetto della dignità di ogni persona. 4. - Cambiamento e politica Il cambiamento viene assunto, oggi, come chiave di lettura dell'intera realtà. Ha, infatti, un carattere pervasivo: non esiste dimensione della vita individuale e sociale che, in qualche modo, non ne sia toccata. La politica ne risulta colpita assai in profondità proprio per il suo ruolo "architettonico", di guida e di sintesi della convivenza sociale. 5. - Vi sono alcuni aspetti particolarmente gravi di questo cambiamento che intendiamo brevemente richiamare: - le crescenti difficoltà del processo di democratizzazione dei poteri statali. Un sistema politico democratico vede diminuire, infatti, la propria credibilità e il proprio significato quando il potere di gestire la cosa pubblica non è partecipato e condiviso; - l'incidenza della scarsa qualità dei rapporti sociali sulla qualità della politica. Se le domande di tipo privatistico o clientelare prevalgono sull'interesse generale, che dovrebbe essere garantito dalla mediazione politica; se il corporativismo intacca i valori di solidarietà tipici del movimento dei lavoratori, è il caso di porsi un serio interrogativo sulla qualità dei rapporti sociali. Impresa vana diventa la ricerca del bene comune in una società che ne smarrisce la ragione; - il disimpegno o certi modi di porre le problematiche della società civile, dovuto alla diffidenza verso le istituzioni e alla sfiducia nella capacità del sistema politico di dare espressione e realizzazione alle aspettative sociali. 6. - Riforme e rinnovamento Per superare le difficoltà sono importanti le riforme delle istituzioni, l'approfondimento dei contenuti e il rinnovamento delle motivazioni che sostengono l'impegno sociale e politico. Particolarmente sotto quest'ultimo profilo, la fede portata ad efficacia di vita offre uno stimolo e un alimento straordinariamente fecondo. Lo sforzo di acquisire una più precisa consapevolezza delle implicazioni della fede nell'oggi della storia, attraverso lo studio organico dell'insegnamento sociale della Chiesa e il confronto con la complessa realtà delle situazioni, rappresenta, quindi, un prezioso contributo sulla via di un impegno sociale e politico rinnovato e capace di farsi carico delle sfide del nostro tempo. 7. - Cura assidua della formazione Sottolineando il senso di responsabilità e la dedizione al bene comune che derivano ai laici dalla consapevolezza della propria speciale vocazione, nella riflessione conciliare si raccomanda una cura assidua dell'educazione civile e politica, che si ritiene necessaria per tutti e, in particolare, per i giovani, affinchè tutti i cittadini possano svolgere il loro ruolo nella comunità politica. La comunità cristiana non intende creare dei professionisti della politica, ma aiutare i credenti a vivere in pienezza la loro condizione di cristiani e di cittadini. "Dovere della Chiesa, insomma, è principalmente quello di formare i cristiani, in particolar modo i laici, a un coerente impegno, fornendo non soltanto dottrina e stimoli, ma anche adeguate linee di spiritualità, perchè la loro fede e la loro carità crescano non 'nonostante' l'impegno, ma proprio 'attraverso di esso' ". 8. - L'idea che la formazione è essenziale per l'elaborazione di una cultura sociale e politica ispira le scuole organizzate a questo scopo. La loro diffusione testimonia che l'interesse per le questioni sociali e politiche non è di pochi, ma tocca in profondità le coscienze di tanti credenti. Un fatto inedito, ma perfettamente coerente con questa nuova tendenza, è che tale fenomeno si verifica, in particolare, nelle situazioni in cui si rileva più chiaramente lo scarto tra qualità della politica e aspettative sociali. Entrare in sintonia con le esigenze che le scuole esprimono significa saper cogliere una forte tensione ideale e una nuova e preziosa disponibilità all'impegno. Parte I - Il compito educativo e formativo della Chiesa 9. - A servizio dell'uomo nel segno della carità La comunità ecclesiale è chiamata a ricordare il bene ultimo, la giustizia piena, la pace vera; essa è "segno e salvaguardia del carattere trascendente della persona umana". Le appartiene la consapevolezza che nessun progetto sociale e politico per il bene, la giustizia e la pace può mai concludersi se non nella pienezza del Regno di Dio, in vista del quale costantemente opera, sostenuta dalla virtu deiia speranza. La comunità ecclesiale a servizio dell'uomo nel segno della carità, deve annunciare ciò che per l'uomo stesso è buono e giusto, con un impegno di servizio concreto, offerto a ogni persona, soprattutto ai poveri e agli ultimi, nella più grande solidarietà e nella piena gratuità; non è legata, infatti, al successo dei suoi progetti e delle sue opere perchè sa che non sta in essi il fondamento della Chiesa. 10. - Attraverso le opere di misericordia, la comunità ecclesiale apre vie di servizio all'uomo sempre nuove, che anche l'azione sociale e quella politica possono e devono percorrere. Solo un esercizio della politica come servizio all'uomo, a livello locale, nazionale e internazionale, può eliminare, infatti, le molte cause della fame, della sete, della nudità, della prigionia, della malattia, dell'estraneità, che hanno oggi tanti nomi nella nostra società e nel mondo. La comunità ecclesiale, nel suo sforzo educativo e formativo, contribuisce affinchè l'impegno sociale e politico si inscriva nella logica disinteressata e solidale della carità che, come virtù teologale che ha in Dio-Amore il suo principio fontale e il suo dinamismo vitale, rende capace il cristiano di amare tutto l'uomo e tutti gli uomini, specialmente i poveri, gli svantaggiati e gli sventurati, con una testimonianza che non si esaurisce nelle cosiddette 'solidarietà corte', pur necessarie e validissime, ma si traduce in una pratica delle 'solidarietà lunghe' richieste dalle complesse situazioni del nostro tempo, segnate dalle 'strutture di peccato'. Questa pratica trova nella Rivelazione del senso ultimo della vita, delle persone, delle cose la sua origine, la sua misura e il suo scopo. 11. - Azione pastorale e formazione cristiana Una sempre più radicata consapevolezza che l'educazione all'impegno sociale e politico è parte costitutiva della formazione cristiana, richiama la comunità ecclesiale a progettare e ad attuare un'azione pastorale capace di una formazione cristiana integrale. I percorsi offerti nelle nostre comunità non rispondono, sovente, a questa esigenza. Se, in rapporto con la cultura locale, si sanno far scaturire dal Vangelo di Cristo dei principi di riflessione, dei criteri di valutazione delle varie situazioni e dei valori orientativi per l'azione concreta, gli itinerari di evangelizzazione e di catechesi, i momenti liturgici, le ordinarie espressioni di carità, di partecipazione e di corresponsabilità, previste nell'azione pastorale parrocchiale e diocesana, possono suscitare e alimentare anche l'impegno sociale e politico. 12. - Discernimento pastorale La comunità ecclesiale, per conoscere la reale situazione culturale, sociale e politica in cui è inserita, deve seguire la logica del servizio, cioè incontrare, ascoltare, dialogare, mantenere rapporti di fiducia, sostenuta dalla preghiera, e condividere. Su questo terreno maturano criteri di giudizio, orientamenti di pensiero e di azione veramente comunitari; si esercita, cioè, il discernimento pastorale, che non è di questo o di quel gruppo, ma della comunità, unita ai suoi Pastori. Ascolto e comunicazione profondamente spirituale, esso domanda la fatica dei tempi lunghi, la pazienza della ricerca comune, l'attesa della maturazione di ciascuno, il coraggio della profezia. 13. - Dottrina sociale della Chiesa Per favorire !a corretta impostazione dei problemi e una loro migliore soluzione è di grande aiuto una conoscenza più esatta e una diffusione più ampia della dottrina sociale della Chiesa. Questa dottrina non appartiene "al campo dell'ideologia, ma della teologia e specialmente della teologia morale". Suo scopo è interpretare la realtà sociale "esaminandone la conformità o difformità con le linee dell'insegnamento del Vangelo sull'uomo e sulla sua vocazione terrena e insieme trascendente", per orientare il comportamento cristiano. Si colloca in questa prospettiva l'azione formativa della comunità cristiana in vista dell'impegno sociale e politico. La dottrina sociale della Chiesa ne costituisce l'anima. Compito della Chiesa, infatti, è offrire alla prassi una guida e un orientamento teologico ed etico. 14. - Luoghi, strumenti e servizi per la formazione È una precisa ed inderogabile responsabilità pastorale della comunità ecclesiale individuare e predisporre luoghi, strumenti, servizi finalizzati alla formazione della coscienza sociale e politica dei cristiani. Prezioso è il ruolo formativo esercitato dalle Associazioni ecclesiali o di ispirazione cristiana che, per la loro natura e struttura, rappresentano un luogo importante di educazione all'animazione cristiana delle realtà temporali. La recente fioritura di scuole, di centri culturali e di altre iniziative simili, è un altro segno evidente di come la Chiesa in Italia colga l'urgenza di offrire al Paese un supplemento di formazione e di cultura per l'esercizio effettivo della cittadinanza e per il recupero di un più autentico senso comunitario della vita sociale e politica. 15. - Laici e formazione all'impegno sociale e politico "Per loro vocazione è proprio dei laici cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio". Questa speciale vocazione dei laici per le attività secolari dev'essere aiutata nel suo processo di maturazione. La loro vita, nutrita ai sacramenti della comunione ecclesiale, ha un'intrinseca dimensione comunitaria e sociale. Maturando nella fede, essi interiorizzano gli orientamenti morali che ne derivano, sono perciò in grado di diventare cittadini esemplari, testimoni di fede, di carità, di speranza nelle infinite situazioni di limite e di povertà che denunciano l'umana condizione, da sempre segnata dall'originario peccato di non accettazione del proprio essere creatura e, perciò stesso, dal rifiuto di Dio, Padre, Creatore e Signore dell'universo. La sintesi coerente fra l'interiore tensione verso un cristianesimo esigente e l'efficacia delle azioni sociali e politiche nella nostra società complessa è certo impegnativa e difficile; il difetto di risorse interiori di spiritualità la renderebbe impossibile. Ma una vita costantemente alimentata dalla preghiera, dai sacramenti della fede, dalla partecipazione alla comunione ecclesiale e, insieme, dall'organizzazione delle necessarie conoscenze e competenze, costituisce il fondamento sul quale è possibile costruire una tale sintesi. 16. - Laici, testimoni della verità rivelata sull'uomo Della verità rivelata sull'uomo i cristiani laici devono saper dare testimonianza trovandovi ispirazione perenne per il loro impegno sociale e politico. Fondato saldamente sulla concezione cristiana della persona umana, dei suoi diritti e dei suoi doveri, ogni impegno temporale è ricondotto all'unico fine di promuovere l'uomo, di servire la sua dignità, nella certezza che la piena verità dell'uomo ci è data in Cristo. In un'epoca come la nostra, in cui, pur tra molte contraddizioni, sembrano finalmente farsi strada nella coscienza dell'umanità alcune imprescindibili esigenze comuni, è importantissimo formare e confermare la coscienza cristiana sulla verità rivelata da Dio per l'uomo e la società che il Magistero della Chiesa insegna. L'ideale di servizio che la coscienza cristiana rettamente formata persegue, in ogni attività sociale e politica intrapresa, è rivolto all'uomo creato a immagine di Dio; a un uomo che è peccatore, ma redento da Cristo; figlio di Dio, a Dio destinato; persona, dotato di intelligenza, libertà, responsabilità. Costituita nell'unità di spirito e corpo, la persona umana esprime esigenze materiali, ma anche culturali, morali, religiose, spirituali. L'uomo è il fine di ogni attività, organizzazione, struttura, istituzione. 17. - Solidarietà e dialogo L'esercizio dell'impegno sociale e politico, se correttamente ispirato, esige la consapevolezza da parte di ciascuno di non poter realizzare il bene comune se non nella prospettiva della solidarietà, valutando le legittime esigenze di tutte le componenti sociali. La chiarezza delle proprie convinzioni, la pazienza dell'ascolto delle idee degli altri, la volontà di collaborazione fondano un autentico dialogo, capace di produrre, nei vari momenti e luoghi, scelte fedeli alla verità dell'uomo e alle norme etiche che la esprimono e orientate al bene comune concretamente realizzabile. La consapevolezza della fecondità delle tradizioni storiche allarga gli orizzonti di comprensione e di apertura al nuovo, sgombrando il terreno dagli ostacoli frapposti da una troppo immediata inclinazione alle mode emergenti. 18. - Laici impegnati nel campo sociale e politico La parola è annunciata e il pane spezzato anche per tutti quei laici che dedicano il loro impegno eminentemente al campo sociale e politico. Molti di loro, purtroppo, per diverse ragioni, non hanno mantenuto un contatto adeguato con la vita della propria Chiesa. È nostro dovere promuovere forme e ritmi di vita ecclesiale che sempre più incoraggino l'incontro continuo. Il laico cristiano deve essere ascoltato e valorizzato per la sua esperienza a servizio del vasto e complicato mondo delle realtà temporali; aiutato attraverso l'alimento spirituale, a scoprire in esse i semi del bene e a farli sviluppare in pienezza; fraternamente corretto, qualora non sia coerente con il Vangelo e con la dottrina sociale della Chiesa. È evidentemente fuori da questa prospettiva intendere il rapporto tra laici impegnati in politica e comunità ecclesiali, cui appartengono, come uno scambio del consenso per particolari interessi. 19. - Formazione cristiana della personalità I laici possono testimoniare la loro fede con maggiore vigore e costanza se hanno avuto la possibilità di formare cristianamente ogni aspetto della loro personalità: l'intelligenza, la volontà, il sentimento. Il fallimento, le sconfitte, le frustrazioni, i facili compromessi, le delusioni di tanti che si misurano con la complessità e la durezza dell'azione sociale e politica, sono dovuti, spesso, o a fragilità di carattere o a entusiasmi generosi quanto emotivi o, ancora, a superficiali valutazioni delle difficoltà. Se è vero che ogni esperienza è di per sè formativa, é anche vero che non tutti i luoghi e gli strumenti hanno finalità e struttura educative e formative. Famiglia, scuola, parrocchia, associazione sono luoghi educativi e formativi per eccellenza: è qui che il processo educativo di base deve avvenire. L'impegno sociale e politico é il punto di arrivo del processo formativo, non il punto di partenza. Rispettando questo principio, si potrà evitare a molte persone di essere presto, per così dire, schiacciate sotto il peso di questo particolare impegno. Attrezzandole per tempo nei luoghi specifici della formazione, si può ben sperare in una costante e proficua opera di umanizzazione delle strutture sociali e politiche. 20. - Sintesi tra vita personale ed impegno sociale e politico La coerenza e la capacita di sintesi tra vita personale ed impegno sociale e politico è uno degli obiettivi formativi prioritari. Il possesso e l'esercizio delle virtù nella dimensione familiare, professionale, culturale, associativa, ecclesiale, non si perdono nel servizio alle istituzioni. Le grandi opzioni culturali, le grandi scelte economiche esigono intelligenza, studio, competenza, ma, prima di tutto, il sostegno morale del pensiero e dell'azione costruito nella quotidianità dei comportamenti e delle scelte. La radice di ogni grande prospettiva politica e istituzionale si trova, infatti, nella vita delle persone, delle famiglie, delle formazioni sociali. I valori sanciti dalle Carte Costituzionali dei paesi liberi e democratici reggono all'impatto con i grandi cambiamenti che si stanno verificando se le loro radici sono nella coscienza delle persone. Parte II - Le scuole di formazione all'impegno sociale e politico 21. - Laici e scuole di formazione I laici, esercitando le proprie responsabilità in un momento storico determinato, devono maturare la consapevolezza che tale esercizio richiede una capacità di discernimento, il rischio delle scelte, il realismo dell'azione. Nelle scuole di formazione i vari itinerari di tipo spirituale, dottrinale, etico e culturale possono far maturare autenticamente motivazioni di impegno nel campo del sociale e della politica, luoghi vocazionali caratteristici della condizione laicale. Non si tratta di far acquisire una specializzazione per le varie attività, ma di suscitare, sostenere e accompagnare le vocazioni laicali. Riteniamo opportuno soffermare la nostra attenzione su alcune indicazioni pastorali cui è legata la qualità dell'azione formativa svolta dalle scuole. 22. - Destinatari La Chiesa italiana si propone di rispondere, nell'ambito educativo e formativo che le è proprio, al bisogno espresso da tanti credenti di approfondire il senso ultimo della partecipazione alla vita sociale e politica, nei suoi molteplici spazi, e di rinnovarne lo stile e le forme. L'interesse per le problematiche sociali e politiche potrà rivelare la propria fecondità stimolando persone finora non impegnate ad assumere compiti nuovi: giovani provenienti da esperienze di volontariato; coppie, desiderose di dare un'apertura sociale alla loro esperienza; donne, capaci di portare spontaneamente nella vita sociale e politica le dimensioni della gratuità e dell'accoglienza; anziani, ricchi di risorse, che sanno prodigarsi senza cercare contropartite. 23. - Piano pastorale diocesano e scuole L'azione formativa all'impegno sociale e politico rivolta ai laici è un compito che riguarda l'intera pastorale diocesana e che quindi chiama in causa la responsabilità del Vescovo e richiede la collaborazione dei diversi centri pastorali diocesani. Il ruolo di soggetti specifici ( istituti di alti studi, Centri culturali, Associazioni, Gruppi e Movimenti ) è legittimo e può risultare prezioso, per l'apporto di sensibilità e di competenze, a condizione che non si ponga come alternativo a questo impegno comune. La titolarità della gestione delle singole scuole può a sua volta essere diversificata, a condizione che ciascuna di esse, sia direttamente promossa dalla diocesi sia frutto di altre iniziative, sappia raccordarsi all'azione formativa della comunità diocesana. 24. - Percorsi formativi delle Associazioni e scuole Dal coordinamento pastorale a livello diocesano dipende il raccordo tra i percorsi formativi che le diverse Associazioni svolgono per i propri membri e quelli delle scuole, così da evitare omissioni e sovrapposizioni. Ove se ne rintracci l'opportunità si possono concertare con le Associazioni utili "inserimenti" fra le diverse attività formative programmate ed entrate differenziate alla scuola per gli associati. Una certa elasticità della struttura didattica, che consenta una diversificazione di entrate ed uscite, è comunque esigita qualora i livelli formativi di partenza degli iscritti siano troppo diversi. Una struttura rigida, infatti, genererebbe disaffezioni, in alcuni per un eccesso di difficoltà, in altri per la ripetitività dei contenuti. 25. - Collegamento tra le scuole Forme di collegamento tra le scuole si rendono necessarie per vari motivi: - non tutte le diocesi italiane dispongono di luoghi di incontro e di personale docente; - non tutte le scuole sono in grado di produrre autonomamente il materiale didattico; - pur restando le singole scuole su base diocesana, un efficace ruolo di incoraggiamento e di collegamento può essere svolto dalle Conferenze Episcopali Regionali attraverso il Vescovo delegato per i problemi sociali e il lavoro. Esse rendono possibile, inoltre, una costante comunicazione con la Commissione e l'ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro della Conferenza Episcopale Italiana. 26. - Raccordo delle scuole con le Settimane Sociali Questa rete di collegamenti costituirà il referente quotidiano, la trama formativa non occasionale su cui potranno avere una ricaduta efficace i risultati delle Settimane Sociali. Nella Nota pastorale che riguarda il loro ripristino, si sottolinea, infatti, l'esigenza di "stabilire significativi riferimenti di collaborazione con la recente fioritura di iniziative di formazione sociale e politica di varia denominazione le quali, se non sono oggi in diretta connessione con la riproposizione delle Settimane sociali, ne possono costituire una premessa e un eventuale retroterra". Le Settimane sociali saranno, quindi, un momento "speciale" di incontro, dentro una rete "normale" di azioni formative. La loro ripresa si inserisce, in questo modo, in un progetto pastorale di ampio respiro, assicurando alle scuole di formazione all'impegno sociale e politico dei riferimenti non occasionali, nè strumentali. 27. - Rapporti delle scuole con il mondo sociale e politico Per una scuola di formazione all'impegno sociale e politico il rapporto con il contesto in cui vive è ineludibile. Lo stesso processo formativo non può svolgersi infatti, in un ambiente , per così dire, asettico. Il rapporto con il mondo sociale e politico va stabilito con intelligenza e richiede attenzione e capacità di discernimento. I responsabili delle scuole devono essere, proprio per la grande responsabilità che loro compete, persone dotate di profondo senso ecclesiale e libere da impropri condizionamenti. Il carattere ecclesiale delle scuole richiede che sia evitata, nella sostanza e nelle forme, ogni confusione con organismi formativi propri delle forze politiche. In questo quadro si richiede una particolare attenzione anche alla scelta delle tematiche. 28. - Progetto formativo diocesano e scuole È importante che non sorgano sovrapposizioni ed equivoci fra l'attività della catechesi ordinaria e quella della scuola, perciò deve risultare il più possibile chiaro che la scuola è finalizzata alla formazione dei laici all'impegno sociale e politico. Le incomprensioni saranno tanto più facilmente evitate quanto più risulterà ordinato e completo il progetto di formazione dei laici. Per risultare tale, un progetto di formazione deve prevedere diversi livelli. a) Il primo è certamente costituito dalla catechesi ordinaria, rivolta a tutti i fedeli, di qualsiasi età e condizione. I suoi luoghi privilegiati sono gli incontri parrocchiali di catechesi e, in parte, l'omelia domenicale. La conoscenza e l'interesse per la realtà contemporanea, coltivati già in questa prima fondamentale fase della formazione cristiana, costituiscono preziosi elementi vivificatori della dimensione di fraternità e di socialità, intrinseca alla fede. b) Un secondo livello, che contempla e puntualizza i contenuti di quello precedente, è l'insegnamento della dottrina sociale cristiana. Anche questo rientra nell'ambito della catechesi, il cui luogo naturale di svolgimento e attuazione è la comunità cristiana primaria, cioè la parrocchia. Ogni diocesi dovrebbe studiare e sostenere un piano formativo di base incentrato sulla dottrina sociale, da attuare in ogni parrocchia nel corso della catechesi ordinaria con il supporto di semplici sussidi. c) Il terzo livello formativo è costituito dagli incontri e dibattiti per l'illustrazione dei documenti ( del Papa, della C.E.I., dei Vescovi ) in occasione della loro pubblicazione. Sarebbe assai opportuna a questo proposito, un'organizzazione interparrocchiale. Incontri, dibattiti, cicli di conferenze su temi di particolare interesse sociale e civile: educazione, lavoro, cultura, assistenza, … rappresentano una tradizione diffusa che va continuata e sostenuta perchè contribuisce grandemente allo sviluppo della sensibilità sociale dei credenti. È questo l'itinerario della formazione di base, preoccupazione essenziale di una comunità cristiana. 29. - Le scuole si collocano alla fine del percorso, come luogo destinato a coltivare le vocazioni laicali all'impegno sociale e politico. Diventeranno un obiettivo sempre meno occasionale e isolato nella misura in cui sarà sempre più organica la visione dell'intero percorso formativo. Lo sforzo finalizzato alla formazione di persone consapevoli, preparate, disposte ad un servizio sia di volontariato sia di presenza nelle molteplici istituzioni sociali e politiche, potrà conseguire tanto meglio i suoi obiettivi se la catechesi ordinaria, attraversata da una corrente di attenzione per le problematiche sociali e politiche, con particolare attenzione alla realtà del proprio territorio, saprà sviluppare la coscienza sociale di tutti i credenti. Diventa quanto mai necessaria la creazione, in diocesi, di una struttura, riconosciuta e stabile, che programmi e coordini l'azione formativa ai diversi livelli, dimostrandosi capace di sostenerla anche dal punto di vista culturale. 30. - I percorsi formativi delle scuole I percorsi formativi, che legittimamente possono avere un'articolazione tematica e didattica differente da scuola a scuola, devono tuttavia rispettare alcune esigenze di metodo: a) adeguati contenuti spirituali e teologici, la conoscenza della dottrina sociale della Chiesa e dei vari pronunciamenti del Magistero sono il fondamento della formazione. Il senso dell'impegno cristiano nelle realtà temporali deriva unicamente dalla comprensione e dell'accoglienza della verità sull'uomo rivelata e incarnata nella storia da Cristo, uomo e Dio. b) Il progetto formativo delle scuole deve tendere al fine di fornire i necessari strumenti analitici offerti dalle diverse scienze, affinchè i credenti sappiano leggere con intelligenza e competenza le dinamiche della società contemporanea. c) In modo profondo e continuo si deve curare, inoltre, il momento della riflessione sintetico-prospettica, per attivare capacità di formulazione ed elaborazione di progetti possibili, ricchi cioè di contenuti di valore, per cui però sono previste condizioni di effettiva realizzabilità. d) Senso e spazio acquista, in questo contesto, anche la riflessione sui mezzi tecnico-operativi per la realizzazione dei progetti e il confronto con le esperienze politiche e sociali in atto. Bisogna evitare, infatti, che tra il momento conoscitivo progettuale e quello operativo-concreto si crei uno stacco netto, che potrebbe esporre specialmente i giovani a rapide disillusioni e disaffezioni. e) Bisogna tenere in debito conto i diversi livelli qualitativi della formazione spirituale e culturale di partenza di chi intende frequentare la scuola per individuare gli obiettivi generali e gli strumenti efficaci del percorso formativo. A questo non servono e sono comunque da evitare le proposte culturali troppo generali e onnicomprensive. 31. - Stabilità, continuità e carattere popolare delle scuole Per dare stabilità e continuità ad una scuola bisogna contare su una struttura, solida anche se piccola, luogo necessario per la preparazione del materiale didattico, il coordinamento dei docenti, l'elaborazione dei contenuti, il collegamento con altre scuole. Salvo restando il ruolo di centri di studio aventi finalità più specifiche e "specialistiche", le scuole a cui facciamo riferimento sono anzitutto quelle aperte a tutti: esse richiedono però un'azione di orientamento vocazionale, per evitare scelte labili, dovute ad equivoci nelle motivazioni che spingono all'iscrizione, e anche eccessivi squilibri nella preparazione di partenza dei frequentanti. 32. - Struttura e strumentazione delle scuole L'ampiezza raggiunta dalla diffusione delle scuole di formazione sociale e politica richiede che si individuino dei criteri per una migliore comprensione e collocazione delle diverse esperienze in atto, anche per non attribuire la stessa denominazione a iniziative fra loro molto diverse. Pur adottando l'accezione minimale del termine scuola, riteniamo che essa possa essere usata solo in presenza delle seguenti caratteristiche: - una struttura organizzativa sufficientemente stabile; - una qualsiasi forma di iscrizione che attesti la disponibilità ad un impegno regolare e continuativo nel tempo ( non è scuola la serie di incontri aperti ad un pubblico generico che muta di volta in volta ); - un'effettiva regolarità di frequenza, in qualche modo verificata; - un piano di studi sufficientemente organico, e articolato, in cui gli oggetti d'interesse siano affrontati dai punti di vista delle diverse discipline; - l'utilizzo di materiale didattico; - la richiesta ai frequentanti di un minimo di studio e di elaborazione personale; - un lavoro di approfondimento a livello di gruppo guidato da un coordinatore capace di un'azione didattica tanto preziosa quanto diversa da quella del relatore-esperto; - l'impegno di un gruppo di docenti, costituito da persone competenti e disponibili a un lavoro didattico fatto non di sola erudizione. 33. - Conclusione Con questa nostra Nota pastorale abbiamo voluto inserirci nell'attuale cammino che la Chiesa italiana sta nei confronti del tema dell'educazione all'impegno sociale e politico, in piena e gioiosa docilità a quanto ci sollecita il S. Padre, Giovanni Paolo II, nell'Esortazione Apostolica Christifideles Laici: "Nello scoprire e nel vivere la propria vocazione e missione, i fedeli laici devono essere formati a quell'unità di cui è segnato il loro stesso essere di membri della Chiesa e di cittadini della società umana. Alle nostre Chiese pertanto rivolgiamo l'appello perchè intensifichino lo sforzo formativo all'impegno sociale e politico. Il nostro appello si fa preghiera: al Signore, perchè renda fecondo l'amore che portiamo al nostro Paese, che ha bisogno di uomini capaci di edificare, in modo disinteressato e costruttivo, una società degna dell'uomo; alla Vergine Madre, affinchè sostenga e guidi i cattolici italiani a vivere come autentici figli e figlie della Chiesa di Gesù Cristo e contribuiscano così "a stabilire sulla terra la civiltà della verità e dell'amore, secondo il desiderio di Dio e per la sua gloria". Roma, lo maggio 1989, San Giuseppe Lavoratore