Res novae e solidarietà Presentazione Tra due anni celebreremo il centenario della Rerum novarum di Leone XIII, che è stato uno dei documenti magisteriali più significativi di questo ultimo secolo perchè ha aperto alla Chiesa le strade inedite e difficili del rapporto con la realtà sociale di un mondo trasformato dalla rivoluzione industriale. La Chiesa, nonostante resistenze e titubanze di qualche suo figlio, accettò, con lungimirante coraggio, la sfida che le veniva dalla cosiddetta questione operaia e si adoperò perchè la sua presenza e la sua testimonianza si esprimessero nelle forme esigenti della carità, che non accetta cedimenti quando è in gioco la dignità dell'uomo "fatto ad immagine e somiglianza di Dio" ( Gen 1,26 ). L'attuale contesto storico non è più quello della Rerum novarum, ma le sfide che provengono dalle presenti res novae non sono, per la Chiesa, meno impegnative: la dimensione planetaria delle questioni, l'integrazione dei popoli in un'Europa attraversata da un'inquieta ricerca di identità culturale e politica, le trasformazioni del lavoro, dell'economia, costituiscono un ordine del giorno eccezionale nell'agenda dei lavori della Chiesa. La Chiesa italiana non si tira indietro. In vista del centenario della Rerum novarum i suoi Vescovi intendono avviare un processo educativo e formativo che alimenti, nei cattolici, nei laici soprattutto, la convinzione dell'improrogabile necessità di una nuova evangelizzazione del sociale, in particolare del mondo del lavoro, dell'economia, della politica, alla quale, con accorata sollecitudine, spesso ci richiama il Santo Padre Giovanni Paolo II. Questa nostra "Nota pastorale" vuole essere un 'segno' che nell'occasione importante e propizia del centenario della Rerum novarum, incoraggia verifiche e testimonianze affichè la pastorale sociale della Chiesa italiana conosca nuovi slanci di generosa missionarietà. Affidiamo il centenario della Rerum novarum alla Madonna, alla quale confidiamo i nostri propositi di bene. Roma, 4 ottobre 1989, Festa di S. Francesco d'Assisi, Patrono d'Italia Fernardo Charrier Vescovo di Alessandria Presidente della Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro Premessa 1. - Il 15 maggio 1991 ricorrerà il centenario dell'Enciclica Rerum novarum. In considerazione della fondamentale importanza che il documento di Leone XIII ha avuto per lo sviluppo della dottrina e della pastorale sociale della Chiesa, la promozione di molteplici iniziative, non di pura celebrazione, rende questo anniversario un'occasione importante e propizia per la testimonianza della Chiesa italiana nella varie realtà sociali. Ci rivolgiamo alle parrocchie, alle diocesi, alle associazioni e ai movimenti dei laici perché ne derivino motivi per approfondire la consapevolezza del proprio compito. Tali motivi possono essere offerti da una nuova coscienza del valore delle forme storiche della propria testimonianza, unita alla coscienza delle novità del nostro tempo. Da una più matura consapevolezza del proprio compito derivano slancio e creatività nella pastorale sociale e del lavoro. Fecondità storica della Rerum novarum 2. - "Magna charta" dell'operosità sociale cristiana Pio XII, Pio XIII, Giovanni XXIII, Paolo VI, e Giovanni Paolo II, trattando argomenti fondamentali di carattere sociale, economico e politico, hanno tutti espressamente richiamato l'insegnamento della Rerum novarum, punto di riferimento e validissimo contributo per la costituzione della dottrina sociale e per la testimonianza dei cristiani nelle varie realtà temporali. Questa enciclica, che aprì, per tutta la Chiesa, percorsi inediti, è stato il documento magisteriale certamente più celebrato di questo secolo. Il valore della persona umana, della socialità, dell'ordine provvidenziale dell'esistenza, della carità, della finalità ultraterrena della vita umana, della libertà interiore fondata sulla volontaria obbedienza a Dio, della giustizia e della solidarietà con i più poveri sono i principi etici, derivati dalla tradizione del pensiero cristiano, che animano il progetto di rigenerazione sociale formulato da Leone XIII e motivano la continuità di fondo tra la sua testimonianza e quella dei suoi successori. 3. - Verso la fine del XIX secolo, i problemi sociali diventano una delle preoccupazioni predominanti del mondo europeo. Lo sfruttamento umano, prodotto dalla nuova organizzazione industriale del lavoro, frutto del liberalismo capitalista e la marcata ideologizzazione delle rivendicazioni dei lavoratori, operata dal socialismo, pongono al centro dell'attenzione politica e sociale la questione operaia. Leone XIII, preoccupato dalla deplorevole situazione in cui versava il proletariato industriale, interviene con l'enciclica Rerum novarum. Individuando gli errori che causavano l'immeritata miseria del proletariato ed escludendo il socialismo quale rimedio alla questione operaia, egli precisa e attualizza la dottrina cattolica sul lavoro, sul diritto di proprietà, sul principio di collaborazione contrapposto alla lotta di classe come mezzo fondamentale per il cambiamento sociale, sul diritto dei deboli, sulla dignità dei poveri e sugli obblighi dei ricchi, sul diritto ad avere associazioni professionali, sul perfezionamento della giustizia mediante la carità. 4. - Leone XIII afferma, contro le tendenze della sua epoca, la necessità che la vita sociale sia sottratta al predominio dei rapporti di puro interesse e di forza, orientata a valori etici, animata da principi cristiani. L'impegno di animazione cristiana della vita sociale si profonde in molte direzioni. Si costituiscono l'Unione degli Studi sociali e i Circoli di studi sociali. Vengono istituite cattedre di economia sociale in vari Seminari. Sorgono società operaie, sindacati, corporazioni, cooperative, banche rurali, assicurazioni, opere di assistenza. Viene dato notevole impulso alla legislazione del lavoro per la protezione degli operai, soprattutto dei fanciulli e delle donne, al miglioramento dei salari e dell'igiene, e all'istruzione. Si lotta su tutti i fronti contro il pauperismo. Nascono i grandi movimenti democratici cristiani che, dopo il crollo dei regimi totalitari, riprendono la loro attività, non solo politica, ma anche sindacale, cooperativa, ecc. Tutte queste iniziative trovano ispirazione nella Rerum novarum, che viene perciò definita la magna charta dell'operosità sociale cristiana d'inizio secolo. 5. - Tali esperienze, frutto di comunità di fede vive ed operose, ci sollecitano a riflettere a fondo sulla testimonianza che offriamo come cristiani agli uomini del nostro tempo, ancora così drammaticamente segnato da situazioni di povertà e di miseria, estese a livello planetario. Chiamati da Cristo a far risplendere la nostra luce davanti agli uomini, perchè vedano le nostre opere buone e rendano gloria a Dio ( cf Mt 5,16 ), ci accorgiamo spesso di come restino opachi i nostri comportamenti, individuali e di comunità. Anche nel nostro Paese, il progressivo, per quanto molto mal distribuito, innalzamento della qualità materiale della vita assopisce molte coscienze cristiane. Ma gli allarmi e le urgenze della nostra epoca, insieme alle speranze, interamente consegnate alla volontà di vita e al rispetto di questo dono da parte del genere umano, sono segni che destano e quotidianamente interrogano, inducendo a un cambiamento di mentalità. Questi segni aiutano noi cristiani, in particolare, a scoprirci proiettati, con la nostra volontà di conversione e il nostro impegno di testimonianza cristiana, verso nuovi orizzonti che la parola di Dio illumina. Res novae e solidarietà 6. - La mondializzazione L'epoca in cui viviamo presenta molte caratteristiche e problemi del tutto nuovi rispetto a quelli del passato, anche il più prossimo. Lo sviluppo delle conoscenze scientifiche e delle loro applicazioni tecnologiche consegna alla responsabilità dell'uomo il futuro dell'intera specie umana e di ogni forma di vita sulla terra nel senso che egli, oggi, può distruggerle completamente. Il prezzo che stiamo pagando per l'abuso prolungato delle risorse naturali primarie ci fa avvertire nella loro interdipendenza i problemi legati al potenziale nucleare, ai noti fenomeni dell'inquinamento, all'effetto-serra, alla disertificazione, alla continua distruzione di specie viventi. 7. - Il dato più rilevante e più nuovo di tutte queste emergenze è, infatti, il loro carattere mondiale, che rende impossibile una loro soluzione a livello continentale e, tanto meno, nazionale. L'umanità va prendendo coscienza di essere legata a un comune destino, perchè tutta assieme può salvare "il giardino" che la Provvidenza le ha affidato, custodendolo e coltivandolo ( Gen 2,15 ), o devastarlo in modo irreparabile. Tutto si mondializza. L'impatto dei problemi ecologici, delle scelte economiche o politiche si avverte, sempre più immediatamente, su scala mondiale. 8. - Una dimensione mondiale hanno, soprattutto, le esigenze di giustizia. Le lotte per la giustizia sociale, nei decenni trascorsi, coinvolgevano i diversi ceti sociali all'interno di ogni Stato. Esistono, anche oggi, all'interno delle aree ricche del mondo, larghe fasce di emarginati e di poveri, ma i più gravi e drammatici problemi di giustizia si pongono, a livello mondiale, tra popoli che non hanno il necessario per vivere e popoli che sprofondano nell'abbondanza. Dalla "Populorum progressio" alla "Sollicitudo rei socialis" il Magistero sociale della Chiesa ha pressantemente richiamato l'attenzione di tutti, credenti e non, su questo segno dei tempi. 9. - La nostra è, dunque, un'epoca dominata da problemi di dimensioni planetarie, che esigono risposte e soluzioni a livello planetario. Palese, però, è il divario tra le dimensioni dei problemi e le strutture politiche esistenti: le possibilità di decisioni, di intervento e di azione restano confinate in ambiti che hanno sempre minori possibilità di incidere in modo efficace sui più grossi problemi. 10. - Strutture politiche, adeguate ai bisogni dell'umanità contemporanea, sono il risultato di un'azione culturale e politica costante e determinata. Non mancano le possibilità tecniche di risolvere moltissime gravi situazioni, anzi, il progresso scientifico e tecnologico, se ben orientato e ben impiegato, offre una gamma vastissima di prospettive, finora mai considerate. Il problema di fondo, che non si può risolvere tecnicamente, riguarda la cultura e la politica, cioè la concezione che l'uomo ha di sè, dei suoi simili e dei rapporti che intrattiene con essi e con il mondo in cui vive. 11. - L'Europa L'esperimento in corso nell'Europa comunitaria acquista, come ben si comprende, un'enorme importanza per il futuro delle giovani generazioni. L'embrione di Stato federale europeo, che si va gradualmente delineando, è frutto di un processo lento, suscettibile, però, di vistose accelerazioni. Con le sole armi della democrazia e del consenso, per la prima volta nella storia del mondo, si unificano nella pace nazioni diverse per etnia, lingua, cultura e tradizioni. Mai come ora il sistema democratico è riuscito ad affermarsi tanto diffusamente a livello internazionale. 12. - La logica importante, e necessaria, che ha portato al mercato comune trova la sua fondazione etica unicamente nell'impegno teso alla costruzione dell'Europa politica, sostenuta da un'anima sociale e popolare. Le aperture del 1993 sono sottese, già oggi, da una fortissima domanda sociale di libertà nella comunicazione, nel movimento, nello studio, nel lavoro. Rispondendo a queste domande l'Europa diventa un fondamentale fattore di crescita e di pace nella comunità internazionale. 13. - In un orizzonte di mondialità acquista Valore di solidarietà e di pace e, in ultima analisi, di testimonianza della fede cristiana, anima e radice unificante della cultura europea, l'impatto con i flussi demografici, che una logica stringente va spingendo dai Paesi meno ricchi, o impoveriti, verso i Paesi sviluppati dell'Europa. A questo evento storico l'Europa deve dare una risposta di civiltà acquisendo un profondo senso di interdipendenza mondiale e garantendo piena cittadinanza ai diritti umani e ai popoli. 14. - Il lavoro Nel mondo del lavoro si è verificata, negli ultimi decenni, un'accelerata trasformazione. La fabbrica ha perso definitivamente il suo ruolo centrale di grande contenitore degli uomini del lavoro. Abbandonati i suoi luoghi tradizionali, il lavoro si è frantumato nei molti luoghi dell'esistenza, moltiplicandosi in una miriade di mestieri e di professionalità, polverizzandosi in mille uffici. 15. - È proprio il forte emergere del terziario l'effetto più evidente di questo processo di trasformazione del lavoro, dovuto all'introduzione delle nuove tecnologie. Esse hanno liberato dalla fatica l'uomo del lavoro; hanno prodotto disoccupazione, ma anche nuovi mestieri, affiancando, soprattutto, nuove conoscenze e nuove competenze a quelli di tipo tradizionale. Il loro carattere pervasivo, il fatto che si adattino ad ogni settore di attività, sta rimescolando molte consolidate classificazioni. Non è più così immediato distinguere l'industria dal terziario; anche in agricoltura trovano sempre più spazio competenze e abilità terziarie nei nuovi metodi di trattamento della terra e dei suoi prodotti. La terziarizzazione rivoluziona la logica del lavoro come capacità professionale destinata ad un ristretto settore, stabile nel tempo, aprendo al lavoro ripetitivo inedite possibilità di personalizzazione creativa. 16. - Viene così modificandosi anche il ruolo del lavoro nella società. Nel corso di questo secolo si è compiuto un lungo processo, animato dai movimenti dei lavoratori, che ha portato al riconoscimento dei diritti qualificanti della cittadinanza: diritti civili, politici, sociali. L'estensione a livello statale del sistema assicurativo, previdenziale e sanitario, trovando nel lavoro la sua giustificazione, ha prodotto lo Stato sociale. Oggi, però, il lavoro non è più l'unico fondamento dei diritti del cittadino. Nello Stato sociale maturo e avanzato ogni persona, per il solo fatto di esserne cittadina, è soggetto di diritti. Il diritto ad un'esistenza dignitosa non è più, oggi, soltanto diritto al lavoro. È anche diritto ad un ambiente pulito e non inquinato, diritto che riguarda la totalità dei cittadini, siano essi lavoratori o no. Il diritto al lavoro, anzi, costituisce una grave preoccupazione per le stesse istituzioni deputate a difenderlo quando, come avviene sempre più spesso, le imprese o recano danno all'ambiente o producono armi. 17. - Pur avendo esaurito la sua funzione di grande motore del processo di riconoscimento dei diritti che qualificano la cittadinanza, il lavoro rimane, tuttavia, parametro fondamentale a cui riferire la qualità dell'esistenza personale e del vivere sociale. La distribuzione delle opportunità di accesso al lavoro, la qualità e la quantità delle occasioni di impiego, l'organizzazione del tempo sono criteri che consentono di misurare il grado di civiltà di una società. 18. - Ancora troppi sono gli esclusi dal diritto al lavoro nella società italiana. L'aumento della disoccupazione, registrato anche in questi ultimi anni, sebbene minore rispetto al passato, va analizzato nelle sue caratteristiche perchè stigmatizza la questione di fondo, politica e morale, del nostro Paese. La disoccupazione, in termini quantitativi, si colloca geograficamente al Sud, per mancanza di lavoro, mentre al Nord essa dipende, quasi esclusivamente, da una ricerca di qualità del lavoro. Non va dimenticato che l'età e il sesso sono elementi di ulteriore discriminazione. La situazione del nostro Paese è una delle conferme più evidenti di come e quanto il lavoro determini la qualità del vivere civile. 19. - Una coscienza nuova Sono queste le novità che maggiormente contraddistinguono i nostri anni dai precedenti periodi storici e che vengono vissute con una coscienza anch'essa nuova. L'esperienza delle armi chimiche ed atomiche; dell'inquinamento dovuto alle attività industriali e alle fonti di energia impiegata; degli effetti negativi, previsti o meno, imputabili alla sofisticazione dei prodotti usati; le incognite sull'uso delle moderne biotecnologie inducono, oggi, la coscienza popolare a considerare, della scienza e della tecnica, prima le potenziali minacce e poi le possibilità di liberazione che ne possono derivare. Nell'ambivalenza delle applicazioni della scienza e della tecnica va rintracciata una delle cause non ultime del senso diffuso di insicurezza e della crisi del modello di sviluppo finora seguito, oggi inaccettabile proprio perchè si sono fatti i conti con le sue conseguenze sull'ambiente e con i rischi enormi comportati dalla sua gestione politica regolata da rapporti di forza. Questa nuova coscienza, così profondamente segnata dalla delusione e dallo smarrimento, non si apre, tuttavia, all'acquisizione di più ampie responsabilità sociali. 20. - La cultura soggettivistica, cui è legata la crisi delle ideologie moderne, continua, infatti, a pervadere di sè la società contemporanea, assumendo, però, un aspetto sempre più selvaggio e disancorato. I suoi messaggi, che alimentano quotidianamente, e massicciamente, l'immaginario collettivo, inducono le persone a ripiegarsi fortemente su se stesse, alla ricerca della propria identità e della propria autorealizzazione. I vissuti così si frammentano e le appartenenze si moltiplicano; molti rapporti umani significativi e importanti vengono compromessi; la tensione ideale nell'azione sociale e politica si vanifica. La ricchezza si diffonde e, pur tuttavia, la gente non vive meglio: tutte prese dal consumo, dall'uso e dalla difesa delle cose, le persone perdono, infatti, il senso dei rapporti sociali ispirati a qualche cosa di diverso dalle cose stesse, non riuscendo a soddisfare, e forse soffocando, le aspirazioni più profonde. Questa radicale insoddisfazione, di tipo materiale, tipica delle aree sviluppate, si colloca, con evidente stridore, in un panorama, purtroppo mai scomparso, anzi ancora molto attuale, di molti casi di ingiustizia e di sfruttamento, di disoccupazione, di nuove povertà, di situazioni, quali ad esempio, la vecchiaia e la condizione di immigrato, costrette a diventare dei drammi sociali in una società che insieme al senso del lavoro ha smarrito anche quello della solidarietà. 21. - Necessità di cambiare Di fronte alle novità del nostro tempo si impone urgentemente "la necessità di un cambiamento degli atteggiamenti spirituali, che definiscono i rapporti di ogni uomo con se stesso, col prossimo, con le comunità, anche le più lontane, e con la natura …". L'interdipendenza va assunta come categoria morale, va vissuta, cioè, come il sistema determinante, nel mondo contemporaneo, delle relazioni economiche, culturali, politiche e religiose, e tradotta in vincoli di solidarietà. Un nuovo "principio di mondialità", secondo cui è di competenza mondiale tutto ciò che è di interesse mondiale, dev'essere posto a fondamento dei rapporti sociali, economici e politici, ma perchè ciò avvenga è necessaria una revisione profonda dei principi che hanno regolato finora i rapporti internazionali. Tale revisione sarà possibile solo se diventerà comune la consapevolezza che lo sviluppo è attributo della pace e la pace è effetto della solidarietà. Per costruire uniti una società nuova e un mondo migliore dobbiamo rivestire sempre più di solidarietà la giustizia sociale e internazionale. 22. - La Chiesa, annunciando che l'uomo è amato da Dio, "svela l'uomo all'uomo, gli fa noto il senso della sua esistenza, lo apre alla verità intera su di sè e sul suo destino". Con l'incarico di manifestare al mondo il mistero di Dio che splende in Gesù Cristo, essa è chiamata a servire l'uomo in forza della sua missione evangelizzatrice. Vivere cristianamente la solidarietà, partendo, come scelta, dai più poveri, è uno dei modi fondamentali per evangelizzare la vita sociale. Sempre più spesso, e da più parti, si chiede oggi alla Chiesa di prestare il suo ruolo tradizionale e insostituibile, di alleviare le necessità umane di ogni genere con antiche e sempre nuove opere di misericordia corporale e spirituale. Il numero crescente e l'urgenza delle richieste non sembrano stimolare, tuttavia, una volontà di revisione dei principi che regolano il sistema economico e produttivo. Esso funziona in base al principio, cui si attribuisce valore assiomatico, che "gli affari sono affari": etica ed economia continuano ad essere ritenute due competenze separate. 23. - Il riconoscimento della dignità personale, il vedere l'altro - persona, popolo o nazione - come un nostro simile ( cf Gen 2,18-20 ), fondamenti della solidarietà, non sono possibili d'altronde, a prescindere da una coscienza religiosa. Gli umani sistemi politici, economici e sociali, le umane responsabilità "non riescono ad assicurare all'uomo che egli possa nascere, esistere ed operare come unico e irripetibile": può essere trattato come un numero, l'anello di una catena, l'ingranaggio di un sistema, schiacciato e annullato nell'anonimato della collettività, dell'istituzione, della struttura. Che è unico e irripetibile glielo assicura Iddio. "Per lui e di fronte a lui, l'uomo è sempre unico e irripetibile; qualcuno eternamente ideato ed eternamente prescelto; qualcuno chiamato e denominato con il proprio nome''. La nascita di Gesù è l'affermazione più radicale ed esaltante del valore di ogni essere umano a cui il Figlio di Dio, con l'incarnazione, si è, in un certo modo, unito. La fede è, dunque, l'orizzonte a cui riferirsi per trovare un senso profondo e per orientarsi nella vita sociale, per realizzare nella storia la soluzione dei problemi più gravi attraverso la solidarietà, espressione unificante della vita, "risvolto socio-politico della virtù cristiana della carità". 24. - Solidarietà, orizzonte di futuro Per la cultura e la vita sociale e politica del nostro Paese, in particolare, noi vediamo nella solidarietà un orizzonte di futuro, di rigenerazione e di crescita. In una prospettiva di solidarietà si può intravedere, infatti, la soluzione dei maggiori nodi problematici caratterizzanti la situazione italiana contemporanea. In tale prospettiva, l'efficienza del sistema economico e produttivo e un'azione politica ridefinita da una nuova capacità di interpretare, in un progetto globale, i bisogni di tutti e di ciascuno, ora questioni gravose e irrisolte, possono trasformarsi in obiettivi possibili. * La solidarietà rende possibile una corretta concezione del rapporto fra tutela dei fondamentali diritti di ogni cittadino, che è funzione insostituibile dello Stato sociale, e legittima rivendicazione dei diritti della professionalità e della responsabilità sociale. L'alternativa alla solidarietà è una privatizzazione senza regole, che radicalizza le differenze e penalizza le fasce meno garantite della popolazione. * Una radicale revisione del rapporto tra etica ed economia e l'assunzione della solidarietà come criterio primario delle decisioni ed orizzonte complessivo entro cui collocare l'efficienza economica, affinché concorra allo sviluppo globale ( anche, ma non solo, economico ) della comunità nazionale, sono le condizioni che si impongono per recuperare le distanze tra Nord e Sud dell'Italia, che si vanno, invece, accentuando. Sono le condizioni che consentono di affrontare la drammaticità della questione ecologica e le nuove povertà con interventi veramente orientati al bene di tutti e di ciascuno. * Se si ispira alla solidarietà, l'azione politica può riacquistare forti motivazioni etiche e ritornare ad esprimersi come sintesi delle istanze emergenti dalla società, e loro corretta mediazione a livello istituzionale. Solo in questi termini è possibile promuovere con l'azione politica il bene di tutti, soprattutto dei più poveri. Per raggiungere tale risultato bisogna creare le condizioni per la crescita di una nuova cultura incentrata sui valori della gratuità, della condivisione, della comunione e della reciprocità. Tutte le comunità cristiane, e ogni singolo credente, per il mandato che hanno ricevuto, sono debitori a questa società di una testimonianza appassionata e luminosa dei doni dello Spirito, contributo fondamentale per il cambiamento sociale nel senso auspicato. Un'occasione importante e propizia 25. - La solidarietà è l'ispirazione e l'imprescindibile riferimento, l'obiettivo verso cui orientiamo le varie iniziative per il centenario della Rerum novarum; è, ancora, l'ideale per la cui realizzazione ci sentiamo impegnati a immaginare nuove iniziative, sapendo che il Signore ci chiama a dare, una continua testimonianza affinché l'uomo si senta veramente amato. Il centenario della Rerum novarum diventa, dunque, un'occasione importante e propizia per: * dare impulso a iniziative di nuova evangelizzazione del sociale, in particolare del mondo del lavoro, dell'economia, della politica; * favorire la formazione di mature vocazioni laicali con nuove occasioni di conoscenza e diffusione della dottrina sociale della Chiesa. 26. - Nella prospettiva della necessità di una nuova evangelizzazione del sociale, auspichiamo che il centenario della Rerum novarum solleciti analisi e verifiche coraggiose, consapevolezze di responsabilità e generosa disponibilità nell'impegno di manifestare il regno di Dio qui e ora. Questo anniversario diventa per tutte le nostre comunità occasione feconda di riflessioni per quanto riguarda: a) la vita e la testimonianza della fede attraverso l'annuncio, la celebrazione e la vita di carità; b) la diffusione della fede attraverso istituzioni educative e socializzanti quali la parrocchia, la famiglia, le aggregazioni laicali, la comunicazione sociale; c) la capacità di far diventare la fede anima dei valori della civiltà nei suoi molteplici aspetti: economia, lavoro, cultura, impegno sociale e politico … 27. - La nuova evangelizzazione, di cui la nostra società e le nostre stesse comunità hanno bisogno, richiede scelte precise di metodo. Per accogliere gli appelli di Dio all'interno degli eventi storici è necessario saper proiettare in una dimensione sapienziale e teologale le analisi e le progettualità. A questo livello è possibile discernere, nei fatti storici, l'effimero da ciò che permane, il privato dall'universale, i disorientamenti del peccato dai percorsi dello Spirito. Criterio di discernimento è la fede, principio di vita nuova secondo lo Spirito. Le categorie interpretative delle realtà personali e sociali sono quelle evangeliche di "amore, gioia, pace, pazienza, benevolenza, bontà, mitezza, dominio di sè" ( Gal 5,22 ) e le beatitudini proclamate dal Signore ( Mt 5,3-12 ). 28. - Accogliendo e annunciando il Vangelo nella forza dello Spirito, la Chiesa diviene comunità evangelizzata ed evangelizzante e proprio per questo si fa serva degli uomini''. La carità è il segno distintivo del suo servizio, caratterizza tutta la sua storia e compete a tutta la comunità, in tutte le sue espressioni, e a ogni singolo membro nella sua vita personale e sociale. Le richieste della carità sono, oggi, profondamente mutate rispetto al passato; le sue forme devono tener conto della cultura dei diritti e dei doveri, affermatisi nel nostro tempo, che può e deve aprirsi al riconoscimento fondamentale della dignità di ogni creatura umana. Le sfide inedite cui la nostra società è posta di fronte anche dalle nuove conoscenze scientifiche, interpellano la Chiesa a svelare agli uomini del nostro tempo orizzonti di futuro ispirati alla carità, nei modi che le sono tradizionali, ma anche in altri, del tutto nuovi. Gli interrogativi di fondo della nostra epoca e i problemi di tutti devono trovare risposte nella testimonianza di carità delle comunità cristiane. 29. - A una nuova evangelizzazione la Chiesa chiama i credenti, rivolgendosi "non solo alle singole persone, ma anche ad intere fasce di popolazione nelle loro varie situazioni, ambienti e culture''. In quest'opera spetta in particolare ai fedeli laici, in forza della loro partecipazione all'ufficio profetico di Cristo, "testimoniare come la fede cristiana costituisca l'unica risposta pienamente valida, più o meno da tutti percepita e invocata dei problemi e delle speranze che la vita pone ad ogni uomo e ad ogni società". Per comprendere il senso proprio e peculiare della vocazione loro rivolta, i laici devono considerare il "mondo" l'ambito specifico e il mezzo della loro vocazione cristiana, perchè destinato esso stesso a glorificare Dio Padre in Cristo. Animandola cristianamente dall'interno, nelle sue svariatissime realtà e attività, i laici iscrivono la legge divina nella vita della città terrena. "Primo contributo" all'evangelizzazione è la diffusione della dottrina sociale della Chiesa. 30. - È necessario per questo che i fedeli laici conoscano più esattamente e più diffusamente l'insieme dei principi di riflessione, dei criteri di giudizio e delle direttrici di azione proposti dalla dottrina sociale della Chiesa. La comunità cristiana ha maturato lungo i secoli una profonda esperienza dell'uomo e della società, a cui variamente attinge nel suo impegno sociale. Dalla seconda metà del secolo scorso, a partire dalla Rerum novarum, la lettura che la Chiesa dà agli avvenimenti, mentre si svolgono nel corso della storia, è venuta costituendo un aggiornato "corpus" dottrinale. Tale ricco patrimonio è riferimento fondamentale e imprescindibile per la nuova evangelizzazione e per l'affermazione della dimensione sociale del cristianesimo. Ciò diventa ogni giorno più urgente perchè sia favorito il vero bene degli uomini nei cambiamenti sempre più vasti e profondi che avvengono nella società, e in quelli, anche radicali, richiesti dalle situazioni di miseria e di ingiustizia. Indicazioni pratiche 31. - Nei due anni che ci separano dal centenario della Rerum novarum sarà importante che le Chiese locali e il laicato associato si attivino, con impegno e creatività, perchè esso diventi un'occasione propizia per una rinnovata presa di coscienza da parte dei credenti del proprio compito, a livello personale e comunitario, nell'ambito della realtà sociale attuale. Dagli obiettivi ideali, cristianamente ispirati, dell'azione sociale e politica nel nostro tempo, che abbiamo delineato, alcune iniziative già sperimentate ( la Giornata diocesana della solidarietà, le scuole di formazione all'impegno sociale e politico … ) possono trarre nuovo impulso per una più efficace sensibilizzazione pastorale. Altre forme di presenza e di testimonianza cristiane, altre occasioni di formazione possono - e ci auguriamo siano - studiate e realizzate, in rapporto alle situazioni locali, traendo ispirazione e orientamenti da questo nostro intervento. La varietà e la diversità delle situazioni locali rendono impossibile un progetto organizzativo organico, tuttavia la nostra Commissione e l'Ufficio nazionale per i problemi sociali e il lavoro svolgeranno il ruolo necessario del raccordo e del coordinamento delle varie iniziative. Conclusione 32. - Consapevoli che "non sarà possibile porre le basi dell'autentico sviluppo umano, richiesto dalla Chiesa nel suo più recente magistero sociale, senza una permanente riaffermazione della dignità umana e delle sue esigenze etiche e trascendenti; senza un'etica di responsabilità e di solidarietà tra i popoli che attui la giustizia sociale; senza una revisione della concezione del lavoro, che comporta una sua ridistribuzione più equa", per riaffermare tutto ciò, riteniamo importante celebrare il centenario dell'Enciclica che ha dato inizio alla dottrina sociale. L'elaborazione di una diversa cultura dell'uomo e della sua "città" è oggi un problema sociale e politico di enorme importanza. Bisogna produrre e diffondere una cultura che sappia armonizzare libertà e corresponsabilità, autonomia e interdipendenza, efficacia e solidarietà, ricerca del bene comune e tutela del bene dei singoli, perchè il vivere con gli altri, anche a livello strutturale, non è un fatto estraneo al dinamismo della salvezza. I cristiani e le loro comunità sono dunque impegnati, alla luce della dottrina sociale della Chiesa, in un compito di analisi, di elaborazione, di valutazione critica e di progettualità sociale sorrette da adeguate e specifiche competenze. Un tale impegno, se veramente complessivo, può rimotivare cristianamente le singole persone e infondere nella vita sociale e politica lo spirito e lo stile della solidarietà.