Uomini di culture diverse: dal conflitto alla solidarietà

Indice

Introduzione

1. - Tensioni e con flittualità nel tessuto sociale

Il recente Convegno ecumenico di Basilea,1 nel suo documento finale, ci ha ricordato che più di cento guerre sono state combattute dal 1945 ai nostri giorni.2

Ma questi eventi bellici, pur tanto gravi e numerosi, non costituiscono l'unica manifestazione delle tensioni e dei conflitti che lacerano l'umanità.

Osserva il Concilio Vaticano II che il mondo "anche senza guerra resta tuttavia continuamente in balia di lotte tra gli uomini e di violenze".3

E noi lo andiamo constatando ogni giorno.

Anche l'Italia, che è rimasta in pace in tutti questi anni, dall'ultimo conflitto mondiale ad oggi, ha vissuto tuttavia e vive tuttora contrasti, incomprensioni, indifferenze, ingiustizie, violenze, nel suo territorio, nella sua vita quotidiana.4

Di queste difficoltà e di queste ingiustizie sono testimoni anche la denuncia dell'Episcopato italiano nel suo documento sulla questione meridionale,5 il recente Convegno tenuto sul problema dell'immigrazione in Italia,6 e a livello internazionale il testo del Pontificio Consiglio "Justitia et Pax" sul razzismo.7

Si tratta di tensioni e conflitti che investono a volte la stessa comunità ecclesiale.

2. - La concordia tra gli uomini, la solidarietà, sono condizione e segno di un'autentica vita umana non solo nel rapporto tra i popoli, ma anche all'interno di ogni nazione, e costituiscono un grande valore umano e cristiano, un bene per tutti.

Non possiamo accogliere e coltivare la vita se non ne curiamo le condizioni.

Ora la pace nella giustizia è condizione di vita per ciascuno e va continuamente ricostruita, poiché, come sottolinea il Concilio Vaticano II, "il bene comune del genere umano è regolato sì, nella sua sostanza, dalla legge eterna, ma è soggetto, con il progresso del tempo, per quanto concerne le sue concrete esigenze, a continue variazioni" e di conseguenza "la pace non è acquisita una volta per sempre, ma è da costruirsi continuamente".8

3. - In una società che si unifica e si frammenta

Viviamo in un mondo che sempre più si fa piccolo, e sotto certi aspetti omogeneo.

Lo sviluppo e la diffusione di una comune tecnica, l'estensione e la rapidità dei vari mezzi di comunicazione, l'interdipendenza dei sistemi, obbligano gli uomini a rapportarsi con "forme" e "linguaggi" comuni, ad associarsi in strutture sempre più estese, internazionali.

D'altra parte, la velocità e lo sviluppo delle conoscenze e delle tecnologie portano i singoli e i gruppi a specializzarsi e quindi a restringere il proprio settore d'indagine ed operativo, fino a rendere difficile la comunicazione e la comprensione reciproca.

Anche i mezzi di comunicazione, che hanno reso il mondo più piccolo e perciò gli uomini più vicini gli uni agli altri, nello stesso tempo hanno accentuato la coesistenza di numerose differenze.

In questo contesto i problemi di una singola comunità di uomini diventano i problemi dell'umanità intera; diverse razze e culture spesso non solo convivono in uno stesso territorio, ma vanno anche mescolandosi.

4. - Questo fenomeno di unificazione, di frammentazione, di rapida evoluzione, di mobilità della gente, ha investito anche la nostra comunità nazionale, pur con un certo ritardo rispetto ad altre nazioni europee.

Si tratta di una trasformazione avvenuta in un breve lasso di tempo, che perciò impegna ancora gli Italiani in un notevole sforzo culturale, sociale e morale di comprensione e di accoglienza.

5. - Di fronte a questo complesso travaglio storico il cristiano non può restare indifferente.

La sua fede, che si modella sul Verbo di Dio che si è fatto uomo per la salvezza del mondo intero, ci obbliga a renderci conto del problema, per non subire passivamente la storia, o semplicemente rifiutarla, e ad operare in coerenza con la concezione cristiana dell'uomo.

Di fatto nel nostro Paese, ricco di risorse umanitarie e soprattutto di risposte religiosamente ispirate, sono numerose, anche se talvolta ignorate e non convenientemente aiutate, le iniziative di solidarietà, spesso a carattere associativo, di volontariato, verso le nuove situazioni di povertà che si vanno determinando.

La loro esperienza è preziosa e segno di speranza contro l'indifferenza egoistica di molti.

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1 Il Convegno ecumenico di Basilea si è svolto nei giorni 15-21 maggio 1989.
2 Cf Conv. Ecumenico di Basilea Documento fi nale, 2.2., n. 11, in Il Regno Documenti 1989, n. 13, p. 419.
3 Gauditirn et spes, n. 83.
4 Cf AA.VV., Indifferenza o impegno?
La società contemporanea e i suoi esiti, ed. Vita e Pensiero, Milano 1983.
5 Cf C.E.I., Doc. dei Vescovi italiani, Sviluppo nella solidarietà-Chiesa italiana e Mezzogiorno, 18 ottobre 1989.
6 Il Convegno sul tema "Immigrati: fratelli per un mondo solidale" è stato tenuto a Roma, alla Domus Pacis nei giorni 13-15 dicembre 1989, per iniziativa della Caritas Italiana, della Fondazione "Migrantes", dell'Ufficio Nazionale per la cooperazione missionaria tra le Chiese, dell'ufficio per i problemi sociali e il lavoro.
7 Pont. Cons. "Justitiaet Pax", La Chiesa di fronte al razzismo, 3 novembre 1988.
8 Gaudium et spes, n. 78.