Evangelizzazione e testimonianza della carità Orientamenti pastorali dell'Episcopato italiano per gli anni novanta Presentazione Alle comunità diocesane e parrochiali, ai sacerdoti, religiosi, religiose e laici, alle associazioni, movimenti e gruppi ecclesiali Nella festa della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria sono particolarmente lieto di firmare, a nome dei Vescovi delle Chiese che sono in Italia, il testo degli orientamenti pastorali per gli anni 90, "Evangelizzazione e testimonianza della carità", approvato nella recente XXXIII Assemblea Generale della C.E.I. ( Collevalenza, 19-22 novembre 1990 ). Compio questo gesto con animo grato al Signore, guardando con fiducia alla vita delle nostre comunità diocesane, per le quali il presente testo vuol essere strumento di proficuo impegno pastorale nel cammino verso il terzo millennio cristiano. È significativo che questa firma sia posta nel giorno in cui ricordiamo i venticinque anni della conclusione del Concilio Vaticano II, il grande evento dello Spirito che ha segnato la storia del nostro tempo e ha avviato quel rinnovamento ecclesiale e pastorale che ha caratterizzato i programmi della Conferenza Episcopale Italiana in questi decenni: da "Evangelizzazione e sacramenti" a "Comunione e comunità". Anche questo testo di indirizzo per gli anni 90 ha la sua ispirazione e le sue radici nel Concilio. Concludendo l'importante assise, Papa Paolo VI ricordava come "questo Concilio compreso nel suo significato religioso non ha inteso altro che essere un pressante e amichevole invito all'umanità di oggi a ritrovare mediante la via dell'amore, quel Dio dal Quale allontanarsi è cadere, al Quale rivolgersi è risorgere, nel Quale rimanere è stare saldi, al Quale ritornare è rinascere, nel Quale abitare è vivere" ( Omelia nella IX Sessione del Concilio Ecumenico Vaticano II, 7 dicembre 1965 ). La carità dunque via privilegiata per la "nuova evangelizzazione" perché, mentre conduce ad amare l'uomo, apre all'incontro con Dio principio e ragione ultima di ogni amore. È per sottolineare questo profondo legame tra evangelizzazione e carità che abbiamo scelto, quasi come filo conduttore del testo, l'espressione "Vangelo della carità". Esso indica come una delle mete prioritarie dell'intero decennio sia proprio quella di mettere in più chiara luce, nella coscienza e nella vita dei credenti, l'intimo nesso che unisce verità cristiana e pratica della carità, secondo il detto paolino "fare la verità nella carità" ( Ef 4,15 ). La Vergine Immacolata, che ha accolto con fede e amore il Verbo di verità e di vita, sorregga le nostre comunità nell'impegno di recepire e applicare questi orientamenti pastorali. 8 dicembre 1990, Solennità della Immacolata Concezione della Beata Vergine Maria, XXV anniversario della conclusione del Concilio Ecumenico Vaticano II Il Presidente della C.E.I. Ugo Card Poletti Il pane della Parola e della Carità 1. - Carissimi fratelli e sorelle delle Chiese che sono in Italia, la situazione in cui tanti uomini e donne del nostro paese e del mondo vivono oggi, i loro bisogni spirituali e materiali, le sfide a cui tutti siamo chiamati a far fronte, ci richiamano alla mente una scena evangelica fra le più suggestive: quella della moltiplicazione dei pani. Gesù, racconta l'evangelista Marco ( Mc 6,30-44 ), è come assediato dalla gente che lo segue ovunque, non gli dà nemmeno il tempo di mangiare. Con i discepoli si ritira in un luogo deserto per riposare un po'. Ma la folla intuisce dove stanno andando e li precede. "Sbarcando, Gesù vide molta folla e si commosse per loro perché erano come pecore senza pastore e si mise a insegnare loro molte cose" ( Mc 6,34 ). Gesù insegna, dona la parola di verità e di vita a questa folla. Lo ha fatto allora e lo fa anche oggi attraverso i suoi discepoli. La Chiesa è inviata da Cristo ad annunciare la "buona notizia", a insegnare la verità del vangelo e donare il pane della parola di Dio. Questo è, ciò che qualifica innanzitutto la sua presenza nella comunità degli uomini: sull'esempio del suo Maestro, è chiamata a compiere l'annuncio del vangelo come primo e fondamentale atto di carità verso l'uomo. Ma il racconto della moltiplicazione dei pani continua con il comando di Gesù ai discepoli: "voi stessi date loro da mangiare" ( Mc 6,37 ). Allo stupore di questi fa seguito il gesto di Gesù che spezza i pochi pani, li dà ai discepoli perche li diano alla folla. È il miracolo della carità che vede coinvolti insieme Gesù e i discepoli nel servizio alla gente che ha fame. Nel dialogo con i giudei successivo alla moltiplicazione dei pani ( Gv 6,22-58 ), Gesù rivela il significato eucaristico del gesto che ha compiuto. In realtà il pane della parola di Dio e il pane della carità, come il pane dell'Eucaristia, non sono pani diversi: sono la persona stessa di Gesù che si dona agli uomini e coinvolge i discepoli nel suo atto di amore al Padre e ai fratelli. 2. - In questo spirito ci rivolgiamo a voi, fratelli e sorelle, per annunciare e testimoniare insieme la Vita che ci è stata donata e che è in noi e in mezzo a noi. Abbiamo riflettuto attentamente, in ascolto dello Spirito e in comunione con il Santo Padre e con la Chiesa universale. Abbiamo ascoltato le attese e i suggerimenti di numerosi fra voi: sacerdoti, religiosi e religiose, laici e laiche, responsabili di associazioni e movimenti. Animati dal desiderio di incarnare l'autentico messaggio del Concilio Vaticano II, vi proponiamo il frutto della nostra preghiera e della nostra riflessione. Il tema che intendiamo approfondire con voi - "Evangelizzazione e testimonianza della carità" - si innesta nel cammino fin qui percorso dalle nostre Chiese e intende imprimergli nuovo slancio, nella prospettiva dell'inizio del terzo millennio cristiano. Non si tratta di un documento sulla carità, o sull'evangelizzazione, o comunque di un testo con pretese di completezza, ma della proposta di alcune linee essenziali dell'impegno pastorale per il prossimo decennio. L'esperienza e la creatività delle singole Chiese particolari e soprattutto l'inesausta novità dello Spirito daranno respiro e concretezza alle nostre parole. Introduzione Il cammino della Chiesa in Italia verso il terzo millennio cristiano Le sfide dell'oggi e del domani 3. - Grandi sfide e nuovi scenari si preannunciano per i prossimi anni, sia a livello europeo che su scala mondiale. Ancora partecipiamo, con gioia e trepidazione, agli avvenimenti che hanno rinnovato il volto dell'Europa dell'Est, dov'è crollata la tragica utopia di un totalitarismo disumano che pretendeva di salvare l'uomo allontanandolo da Dio. Grazie all'eroica testimonianza delle comunità cristiane di tali paesi, "il mondo attuale riscopre che lungi dall'essere l'oppio dei popoli, la fede cristiana è la migliore garanzia e stimolo della loro libertà". Questa stessa affermazione vale, in altri contesti e sotto altri profili, per la presenza e l'opera delle comunità cristiane nei vasti spazi del Sud del mondo, dove moltitudini di nostri fratelli e sorelle attendono il pane della giustizia e la parola della salvezza. Mentre i mutamenti dell'Est rappresentano anche per il nostro popolo uno stimolo a liberarsi dalla presa di un'ideologia che molto ha pesato sulla nostra storia, il crescente dovere di solidarietà con i popoli del Sud, l'orizzonte planetario della pace, la sfida ecologica e gli ingenti movimenti immigratori che investono l'occidente ci spingono a superare una visione della vita e della società centrata sull' "avere" e il " consumare". 4. - Si pone quindi con forza la domanda circa l'orientamento che intendiamo dare alla nostra vita, personale e collettiva, circa l'uso che vogliamo fare delle nostre libertà. Molte circostanze confermano che questa domanda non può essere elusa. Un senso di disagio è diffuso tra i nostri giovani, e anche tra i meno giovani, e viene drammaticamente alla luce in fenomeni come la droga e altre forme di devianza. La famiglia, che pure conserva un ruolo centrale nella nostra società, è fortemente insidiata nei suoi aspetti più essenziali, come appare dalle troppo numerose crisi coniugali, dalla difficile intesa fra genitori e figli, dalla gravissima diminuzione delle nascite e dalla persistente tragedia dell'aborto. In una società economicamente prospera e dinamica come quella italiana, rimangono e per certi versi si accentuano acute contraddizioni, come le molteplici forme di povertà, antiche e nuove, il divario fra il nord e il sud del paese, per non parlare delle terribili imprese della criminalità organizzata. Questi problemi interpellano anzitutto coloro che hanno responsabilità di guida, in campo politico e istituzionale, sociale ed economico, della cultura e della comunicazione sociale. Ma in realtà riguardano tutti noi e fanno riferimento al nostro modo di vivere, alle scelte di fondo e ai comportamenti quotidiani, alla cultura e alle risorse morali di un popolo. 5. - Non ci sfuggono il desiderio e la ricerca di rapporti autentici e fraterni, il nuovo rilievo che vanno assumendo la vocazione e la presenza della donna nella società, gli atteggiamenti di rispetto e di accoglienza dell'altro, le testimonianze di effettiva solidarietà, nell'immediato delle relazioni personali ma anche con un respiro universale. Ci rallegra il dinamismo di servizio e di condivisione che esprimono tante comunità cristiane, nel farsi carico delle situazioni più difficili e umanamente disperate come nell'aiutare persone e famiglie ad affrontare i problemi quotidiani della vita. Avvertiamo il crescere di una nuova domanda di riferimenti morali, a livello non solo privato e personale, ma sociale e pubblico, provocata dalla rapidità e profondità delle trasformazioni a cui la nostra società è sottoposta e anche dalle possibilità sempre nuove che gli sviluppi delle scienze e delle tecniche mettono a disposizione degli uomini. Ancor più ci stimolano e ci interpellano il bisogno religioso, la domanda di un significato della vita, la ricerca di valori e di esperienze spirituali, che non sono certo in diminuzione nella "società del benessere" ed esprimono, in maniera confusa o esplicita, quello che in realtà è il desiderio e il bisogno di Dio. 6. - Ma non possiamo nasconderci che un senso di precarietà e di debolezza avvolge molte aspirazioni, pensieri e comportamenti. È prevalente una cultura rinunciataria e frammentata, ripiegata sul privato o tesa unicamente al profitto, incapace di grandi progetti e di coraggiose spinte ideali. Così in campo morale si tende a rifiutare ogni norma diversa dalle esperienze, sensibilità e interessi del singolo. E soprattutto rimane inespressa e senza risposta, o trova risposte radicalmente inadeguate e fuorvianti, la domanda centrale su chi è l'uomo, sul senso e sul fondamento della sua dignità unica e inviolabile. Anche la presa d'atto del fallimento dell'ideologia marxista sembra accompagnarsi a un rafforzamento di quelle tendenze laiciste che, appellandosi a un falso concetto di libertà, si mantengono comunque chiuse ai valori spirituali e trascendenti. Questa mentalità e questo tipo di cultura non sono privi di influenza sulla vita, sui comportamenti, sulle stesse idee e convinzioni dei credenti. Si assiste così, non di rado, a una certa "soggettivizzazione" della fede, quando la verità cristiana non è accolta nella sua integralità e non è chiaramente compresa nella sua origine divina e rivelata, come il manifestarsi e comunicarsi di Dio a noi in Cristo per la nostra salvezza, ma viene invece recepita e considerata valida soltanto nella misura in cui corrisponde alle proprie esigenze e soddisfa al bisogno religioso del singolo. Di conseguenza, anche il senso di appartenenza alla Chiesa risulta non di rado debole e condizionato, subordinato cioè alla corrispondenza degli insegnamenti e della realtà visibile della Chiesa alle nostre attese e preferenze, senza saper cogliere in essa la salvezza di Dio già presente nella storia. È diffusa purtroppo nell'opinione pubblica una immagine di Chiesa che ne offusca la vera natura e missione, perché si ferma in maniera quasi esclusiva sulla sua rilevanza sociale, per apprezzarla o per contestarla, lasciando però comunque in ombra la vera radice di questa stessa vitalità sociale e cioè la realtà originaria della Chiesa, come luogo e "sacramento", in Cristo, dell'incontro degli uomini con Dio e dell'unità del genere umano. Una conferma e un approfondimento della priorità dell'evangelizzazione 7. - In questa situazione diversificata e complessa, luci e ombre convergono nel confermare e rafforzare quella centralità e priorità dell'evangelizzazione che già costituiva l'intento fondamentale del Concilio Vaticano II e che alla base del cammino pastorale della Chiesa italiana in questi ultimi decenni, dal documento sul "Rinnovamento della catechesi" ( 1970 ) a quelli su "Evangelizzazione e sacramenti" ( anni '70 ) e "Comunione e comunità" ( anni '80 ). Diventa infatti sempre più chiaro che l'educazione alla fede è una necessità generale e permanente: riguarda cioè i giovani e gli adulti non meno dei bambini e dei ragazzi, e comincia proprio da coloro che partecipano più intensamente alla vita e alla missione della Chiesa. Si tratta anzitutto di lasciarsi convertire a Dio ( cf. 1 Ts 1,9; 2 Cor 5,20 ) e di credere al suo vangelo che ci è manifestato nel volto di Gesù Cristo ( cf. Mc 1,15; 2 Cor 4,6 ): questo, che è il motivo e il contenuto decisivo della fede cristiana, deve stare sempre più chiaramente al centro della vita e dell'impegno missionario della Chiesa, nel tempo che si apre davanti a noi. Proprio accogliendo la rivelazione del mistero di Dio in Gesù Cristo si svela a noi pienamente il mistero dell'uomo e ci è resa nota la nostra altissima vocazione. Pertanto nella sua opera di evangelizzazione la Chiesa può e deve farsi carico di tutto ciò che è autenticamente umano e che tocca da vicino le persone e le famiglie, le varie comunità e categorie sociali come la vita dei popoli. 8. - La via da percorrere in concreto fa perno su due dimensioni essenziali e inseparabili del vangelo di Cristo, che Giovanni Paolo II nel Convegno ecclesiale di Loreto ha proposto alla Chiesa italiana come particolarmente necessarie ed efficaci nella situazione che stiamo vivendo: la coscienza della verità e l'impegno a realizzarla nell'amore. Un'autentica educazione alla fede, specialmente in un contesto sociale e culturale caratterizzato da un forte pluralismo e portato a relativizzare ogni idea e proposta, non può prescindere dal porre la questione della verità e dal far maturare la consapevolezza che in Cristo ci è donata la verità che salva. Soltanto su questa base la sequela di Cristo e l'impegno a diffondere il suo vangelo possono diventare piena e significativa scelta di vita. Cosi la Chiesa rende anche un servizio eminente alla formazione di persone dotate di una propria precisa e consistente identità, ed aiuta la nostra società e la nostra cultura a resistere alla minaccia forse più grave che le insidia dal di dentro e che consiste nel rifiutare o nel mettere tra parentesi la questione della verità dell'uomo, con tutte le sue enormi implicazioni culturali, etiche e pratiche. La carità cuore del vangelo e via maestra dell'evangelizzazione 9. - Ma la verità cristiana non è una teoria astratta. È anzitutto la persona vivente del Signore Gesù ( cf. Gv 14,6 ), che vive risorto in mezzo ai suoi ( cf. Mt 18,20;Lc 24,13-35 ). Può quindi essere accolta, compresa e comunicata solo all'interno di un'esperienza umana integrale, personale e comunitaria, concreta e pratica, nella quale la consapevolezza della verità trovi riscontro nell'autenticità della vita. Questa esperienza ha un volto preciso, antico e sempre nuovo: il volto e la fisionomia dell'amore. Perciò abbiamo indicato il cammino pastorale delle nostre Chiese in questo decennio con le parole "Evangelizzazione e testimonianza della carità". Sempre e per natura sua la carità sta al centro del vangelo e costituisce il grande segno che induce a credere al vangelo. Nel nostro tempo tutto questo assume però una specifica attualità e rilevanza, proprio perché sono cresciuti il bisogno di rapporti autentici fra le persone e il senso della solidarietà. Ed anche perché solo sulla base di esperienze forti e concrete è possibile superare i condizionamenti di una cultura più incline al sospetto che alla fiducia e all'adesione verso le grandi proposte e le grandi istituzioni. Così vediamo con gioia che le multiformi testimonianze di solidarietà, servizio e condivisione con i più deboli espresse dalle comunità cristiane, proprio nella loro gratuità e apertura disinteressata, si mostrano oggi come vie privilegiate per un'evangelizzazione che interpelli anche chi è lontano e possa liberamente aggregare coloro che, senza esserne pienamente consapevoli, con le loro scelte di vita sono orientati a dire "si" al Dio di Gesù Cristo. 10. - Una delle mete pastorali dell'attuale decennio sarà proprio quella di mettere in più chiara luce, nella coscienza e nella vita dei credenti, l'intimo nesso che unisce verità cristiana e sua realizzazione nella carità, secondo il detto paolino "fare la verità nella carità" ( Ef 4,15 ). La "nuova evangelizzazione", a cui Giovanni Paolo II chiama con insistenza la Chiesa, consiste anzitutto nell'accompagnare chi viene toccato dalla testimonianza dell'amore a percorrere l'itinerario che conduce, non arbitrariamente ma per logica interna dello stesso amore cristiano, alla confessione esplicita della fede e all'appartenenza piena alla Chiesa. Per sottolineare questo profondo legame fra evangelizzazione e carità abbiamo scelto, quasi filo conduttore della nostra riflessione, l'espressione "vangelo della carità". Vangelo ricorda la parola che annuncia, racconta, spiega e insegna. All'uomo non basta essere amato, né amare. Ha bisogno di sapere e di capire: l'uomo ha bisogno di verità. E carità ricorda che il centro del vangelo, la "lieta notizia", è l'amore di Dio per l'uomo e, in risposta, l'amore dell'uomo per i fratelli ( cf. 1 Gv 3,16; 1 Gv 4,19-21 ). E ricorda - di conseguenza - che l'evangelizzazione deve passare in modo privilegiato attraverso la via della carità reciproca, del dono e del servizio. 11. - Il "vangelo della carità" ha saputo scrivere in ogni epoca pagine luminose di santità e di civiltà in mezzo alla nostra gente: è ininterrotta la catena dei Santi e delle Sante che con la forza del loro amore operoso hanno dato testimonianza al vangelo e reso più umano il volto del nostro paese. È un'eredità che dobbiamo custodire, approfondire e rinnovare in docile ascolto del soffio dello Spirito, accogliendo con fiducia umile e generosa quella vocazione alla santità che è rivolta a tutti nella Chiesa. È essenziale, perciò, sottolineare sempre il rapporto dell'annuncio e della catechesi, come della testimonianza di carità, con la preghiera liturgica e comunitaria e con il colloquio personale con Dio, fonte di ogni santità e di ogni fecondo impegno apostolico. Allo scopo di "scrutare la verità della carità per innervarla sempre più nel tessuto del pensiero e della prassi cristiana", vi offriamo le riflessioni che seguono, raccogliendole in tre punti: il vangelo della carità nell'insegnamento della Scrittura; il vangelo della carità nella vita delle nostre Chiese e di fronte alle sfide del nostro tempo; alcune scelte prioritarie della nostra pastorale. I - Alla sorgente del vangelo della carità 1. - La carità dono di Dio La croce di Cristo ci rivela che Dio è carità 12. - Tutta la storia della salvezza ci dice che "Dio è carità" ( 1 Gv 4,8.16 ): un Dio che sceglie, perdona, rimane fedele al suo popolo nonostante i tradimenti. Un Dio, anzi, che per libero amore crea tutti gli uomini e il cosmo per renderli partecipi di una vita piena e definitiva. Ma fino a che punto Dio è carità e quale carità Egli è, lo si scopre solo in Gesù Cristo e nella sua morte di croce per la salvezza degli uomini. È il grande e lieto annuncio del Nuovo Testamento: "In questo si è manifestato l'amore di Dio per noi: Dio ha mandato il suo Figlio unigenito nel mondo, perché noi avessimo la vita per mezzo di lui. In questo sta l'amore: non siamo stati noi ad amare Dio, ma è lui che ha amato noi e ha mandato il suo Figlio come vittima di espiazione per i nostri peccati" ( 1 Gv 4,9-10 ). Perciò l'apostolo Paolo ha potuto riassumere tutta la sua evangelizzazione nell'espressione "la parola della croce" ( 1 Cor 1,18 ), che non dice il semplice fatto storico, ma l'evento compreso nel suo significato salvifico, nella sua potenza e nella sua sapienza, comunicate ai credenti perché la loro fede non si basi sulla sapienza umana ma sulla potenza di Dio ( 1 Cor 2,4 ). 13. - La croce è per molti "scandalo" e "follia", ma proprio la ragione del suo scandalo - l'amore gratuito, misericordioso e onnipotente di Dio per gli uomini - è per i credenti la ragione della sua potenza e della sua verità. La croce ha due facce, l'apparente sconfitta e la vittoria, il Crocifisso e il Risorto. Mostra tutta la malvagità e la miseria dell'uomo che non esita a condannare il Figlio di Dio innocente; ma anche tutta la profondità e l'efficacia del perdono di Dio. L'ultima parola non è il peccato, ma l'amore! Qui, e non altrove, va cercata la vera ragione della speranza cristiana, la lieta notizia che dà senso e spessore alla vita e alla storia, nonostante i fallimenti. Ma è una lieta notizia che esige conversione. Le folle - dice l'evangelista Luca narrando la passione - accorrono, guardano e ritornano "battendosi il petto" (Lc 23,48 ). Lo "spettacolo" della croce capovolge la vita. Fa contemplare la profondità inaudita dell'amore di Dio e fa comprendere che la nostra vita deve assomigliare alla vita di quel Crocifisso che si dona senza riserve, che, rifiutato, ama e perdona, e non rompe la solidarietà con chi lo rifiuta. La carità di Dio è la parola della verità annunciata dalla Chiesa 14. - Il Cristo crocifisso, "sapienza di Dio" ( 1 Cor 1,24 ), è la Parola creatrice che dà esistenza e significato all'universo intero e che è venuta ad abitare in mezzo a noi ( cf. Gv 1,1-4.14 ), la Verità fatta persona ( cf. Gv 14,6 ) che rende libero ( Gv 8,32.36 ), illumina e salva ogni uomo ( cf. Gv 1,4.9 ). Per annunciare e testimoniare la grande e lieta notizia della carità di Dio per l'uomo occorre dunque annunciare e testimoniare tutt'intero il vangelo di Cristo: la sua parola, la sua esistenza, la sua croce e la sua risurrezione, la sua figliolanza divina. La verità che è Cristo non resta consegnata alla memoria del passato ma vive nella Chiesa ( cf. 1 Tm 3,15; Ef 3,10 ). Lo Spirito del Signore, che è "lo Spirito della verità", dimora infatti nei discepoli di Gesù e li guida alla verità tutta intera ( cf. Gv 14,16-17; Gv 16,13 ). È una parola di verità che la Chiesa sa di dover vivere, annunciare e testimoniare nella carità, perché il suo contenuto centrale è tutto e solo carità. Perciò l'apostolo Giovanni può riassumere il "comandamento" di Dio per la Chiesa in questa duplice e inscindibile esigenza: "che crediamo nel nome del Figlio suo, Gesù Cristo, e ci amiamo gli uni gli altri " ( 1 Gv 3,23 ). La Trinità origine e modello della carità 15. - Mostrandoci l'amore di Dio per noi, l'evento della croce di Gesù ci rivela dunque chi è Dio. È il Padre che non "risparmia" il proprio Figlio unigenito ( Rm 8,32 ) ma lo "consegna" per noi ( Gv 3,16; 1 Gv 4,10 ); è il Figlio che liberamente si consegna alla morte per amore nostro ( Gal 2,20 ); è lo Spirito Santo, donato dal Figlio sulla croce a Maria e Giovanni, il nuovo Israele ( Gv 19,25-30 ). Credere che "Dio è carità" è confessare che Egli, nella croce, si rivela a noi come infinito, gratuito e totale dono di sé: comunione libera e infinita dell'amante, dell'Amato e del loro reciproco Amore. Questa carità, che è la vita di Dio, "viene riversata nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo" ( Rm 5,5 ). Essa diventa, nei credenti, la partecipazione al dialogo di amore fra il Padre e il Figlio nella gioia dello Spirito. È questa l'opera per cui Cristo è venuto fra noi: "Io ho fatto conoscere loro il tuo nome e lo farò conoscere, perché l'amore col quale mi hai amato sia in essi e io in loro" ( Gv 17,26 ). 16. - Creato "a immagine e somiglianza di Dio" ( Gen 1,26 ), l'uomo è se stesso se ama. Il segno che si è passati dalla morte alla vita - scrive Giovanni nella sua prima lettera ( 1 Gv 3,14 ) - l'amore ai fratelli. La Trinità è quindi la verità più profonda dell'esistenza umana, che attinge la sua pienezza nell'amore reciproco, facendo propria la misura dell'amore di Gesù: "questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri, come io vi ho amati" ( Gv 15,12.17 ). Nel dono reciproco di sé, realizzato per la carità che viene da Dio, "si riassume tutta l'antropologia cristiana". Nella luce della carità trinitaria, l'esistenza cristiana ci viene rivelata come un'esistenza "sponsale": sia nella vocazione al matrimonio, dove l'uomo e la donna "sono chiamati a vivere una comunione d'amore e in tal modo a rispecchiare nel mondo la comunione d'amore che è in Dio"; sia nella chiamata a seguire Gesù sulla strada dei consigli evangelici come dono d'amore totale e indiviso. La vocazione all'amore è propria di ogni persona umana: ha però un particolare rapporto con il "genio" femminile, perché - come ha sottolineato Giovanni Paolo II - nel piano della creazione e in quello della redenzione alla donna Dio ha affidato in modo speciale l'essere umano. Perciò è proprio della donna assicurare "la sensibilità per l'uomo in ogni circostanza: per il fatto che è uomo! E perche 'più grande è la carità' ( 1 Cor 13,13 )". L'Eucaristia, sacramento della carità 17. - Alla fine della sua vita e nell'imminenza della passione, Gesù ha racchiuso nei segni del pane e del vino il significato della sua intera esistenza ( cf. Mt 26,26-29 ). Come narra l'evangelista Giovanni, nell'ultima cena Egli lega strettamente Eucaristia e carità in quel gesto della lavanda dei piedi che è segno e anticipo del sacrificio pasquale e dell'amore e del servizio reciproco che i discepoli devono avere l'uno per l'altro: "dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine …" (Gv 13,1-17 ). Facendo memoria del suo Signore, in attesa che Egli ritorni, la Chiesa entra in questa logica del dono totale di sé. Attorno all'unica mensa eucaristica, e condividendo l'unico pane, essa cresce e si edifica come "carità" ed è chiamata a mostrarsi al mondo come segno e strumento dell'unità in Cristo di tutto il genere umano: "Poiché c'è un solo pane, noi, pur essendo molti, siamo un corpo solo" ( 1 Cor 10,17 ). Ma tutto questo esige la verifica della vita, come all'ultima cena è seguita la croce. Dall'Eucaristia scaturisce quindi un impegno preciso per la comunità cristiana che la celebra: testimoniare visibilmente, e nelle opere, il mistero di amore che accoglie nella fede. Per questo l'apostolo Paolo rimprovera severamente i cristiani di Corinto, perché durante l'assemblea liturgica consumano la loro cena egoisticamente senza farne partecipi i poveri della comunità: "quando dunque vi riunite insieme, il vostro non è più un mangiare la cena del Signore …" ( 1 Cor 11,20-34 ). Perche il culto si riveste allora di ipocrisia e contraddice nei fatti a quella comunione che l'Eucaristia significa e realizza. L'Eucaristia giudica dunque ogni "spirito" e ogni comportamento di divisione e di chiusura egoistica. La carità segno del regno di Dio che viene 18. - Contemplando la croce di Cristo e nutrendosi dell'Eucaristia, la Chiesa può dire con fiducia: "chi ci separerà dall'amore di Cristo?" ( Rm 8,35 ). L'amore di Cristo ha vinto il peccato e la morte, il dono dello Spirito è, nel cuore dei credenti, la caparra della vita eterna ( cf. 2 Cor 1,22 ). Ogni autentico gesto di carità rappresenta pertanto nella storia degli uomini una realizzazione anticipata del regno di Dio. Per questo Paolo può affermare che "la carità non avrà mai fine. Le profezie scompariranno, il dono delle lingue cesserà e la scienza svanirà … Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa: ma allora vedremo faccia a faccia" ( 1 Cor 13,8.12 ). Essere amati da Dio in Cristo, e in lui amare Dio per mezzo dello Spirito "con tutto il cuore, con tutta la mente, con tutte le forze" e amare il prossimo "come se stesso" ( Mc 12,28-31 ), è già la vita eterna che inizia in mezzo a noi e anela al suo gratuito compimento. La creazione stessa partecipa di questo inizio, "attende" con impazienza la rivelazione dei figli di Dio … e nutre la speranza di essere lei pure liberata dalla schiavitù della corruzione, per entrare nella libertà della gloria dei figli di Dio" ( Rm 8,19-21 ). La preghiera, nella quale in spirito di fede ci apriamo all'incontro con Dio, ha perciò una funzione decisiva in tutta la vita e la missione della Chiesa. La contemplazione, il silenzio e l'ascolto, l'adorazione ci dischiudono gli orizzonti infiniti dell'amore di Dio, e nello stesso tempo vivificano la nostra azione con il soffio rigeneratore dello Spirito. "Coloro che credono alla carità divina" e la accolgono con cuore puro e sincero hanno la certezza che "è aperta a tutti gli uomini la strada della carità e che gli sforzi intesi a realizzare la fraternità universale non sono vani". 19. - Quanto abbiamo detto ci aiuta a percepire l'autentico significato evangelico della carità, che va ben al di là delle facili e correnti banalizzazioni. La carità è anzitutto il mistero stesso di Dio e il dono della sua vita agli uomini. La carità è, di conseguenza, la natura profonda della Chiesa, la vocazione e l'autentica realizzazione dell'uomo. Nella croce di Gesù essa ci è rivelata e donata in pienezza. Ai piedi della croce "sta" Maria, la prima dei discepoli e la madre del Signore e della Chiesa. Ella, "quasi plasmata e resa nuova creatura dallo Spirito Santo ", è allo stesso tempo l'icona dell'amore trinitario e la primizia dell'umanità nuova rivestita della veste nuziale della carità. In lei si congiungono il sì dell'amore di Dio e il sì della risposta dell'umanità redenta da Cristo. A lei la Chiesa guarda per imparare con umiltà e perseveranza la verità della carità. 2. - La carità legge di vita della Chiesa 20. - Proprio perché dono di Dio, la carità è anche il comandamento per eccellenza che nell'insegnamento di Gesù riassume la Legge e i Profeti ( cf. Mt 22,34-40; Rm 13,8.10 ). È la "via migliore di tutte" che modella e plasma ogni comportamento del cristiano ( cf. 1 Cor 12,31; 1 Cor 13,4-7 ) e diviene cosi il segno distintivo dei veri discepoli ( cf. Gv 13,35 ). Come insegna Giovanni Paolo II, "sull'immagine e somiglianza di Dio, che il genere umano porta in sè fin dal 'principio', è radicato il fondamento di tutto l'ethos umano: l'Antico e il Nuovo Testamento hanno sviluppato tale ethos, il cui vertice il comandamento dell'amore. Guardando alla croce di Cristo e rispecchiandosi in Maria, la Chiesa fa suo questo ethos ed è chiamata a modellarsi su quelle caratteristiche che qualificano la carità stessa di Dio. Ne vediamo insieme alcune tra le più importanti, che rivestono grande attualità per il nostro tempo. Davanti agli uomini come trasparenza di Dio 21. - Tra le caratteristiche della carità il vangelo pone in evidenza il suo carattere pubblico, e insieme trasparente, proprio come la croce di Cristo un evento pubblico, che si è svolto davanti a tutti, e nello stesso tempo è l'icona più luminosa dell'amore di Dio. "Voi siete la luce del mondo - ha detto Gesù - e non può restare nascosta una città collocata sopra un monte" (Mt 5,14 ). La lucerna non viene posta sotto il moggio, ma sopra il candelabro, perche possa illuminare tutti quelli che sono nella casa: "Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli" ( Mt 5,15-16 ). Queste opere buone sono soprattutto le opere della carità ( cf. Mt 25,31-46 ): esse devono risplendere "davanti agli uomini", dunque devono essere luminose e visibili. Ma la loro visibilità dev'essere accompagnata da una sorta di trasparenza, che non ferma l'attenzione su di sé, ma invita gli uomini a prolungare lo sguardo verso Dio, "perché rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli". Anzi, per assicurare questa trasparenza chi compie le opere buone deve, in certo senso, tenerle segrete persino a se stesso: "non sappia la tua sinistra ciò che fà la tua destra" ( cf. Mt 6,1-6 ). Nella sua vita e sulla croce, in ogni suo gesto, Gesù è stato la trasparenza del Padre. Allo stesso modo la Chiesa, nelle molteplici forme del suo servizio, deve rivelare il volto di Dio, non anzitutto se stessa. Questo è lo stile richiesto ad ogni credente, nella vita ecclesiale come nell'impegno nel mondo. Un amore gratuito che supera ogni misura 22. - Tratto peculiare della carità cristiana è poi la gratuita che va oltre ogni misura. Scrive San Paolo ai Romani ( Rm 5,7-8 ): "Ora, a stento si trova chi sia disposto a morire per un giusto; … ma Dio dimostra il suo amore verso di noi perché, mentre eravamo ancora peccatori, Cristo è morto per noi". Chi contempla il Crocifisso scorge un amore tanto gratuito e sconfinato da apparire incredibile. Con il suo amore di preferenza per i peccatori e i lontani ( cf. Lc 15 ), per i poveri e gli esclusi ( cf. Lc 14,12-14), che si estende a tutti, compresi i nemici ( Mt 5,43-48 ), Gesù ha manifestato quella gratuità e sovrabbondanza di amore che caratterizzano tutto l'agire di Dio. La generosità di Dio non si misura infatti sui bisogni degli uomini: è infinitamente più grande di essi. Perciò la Chiesa e ciascun cristiano devono a loro volta improntare alla gratuita e sovrabbondanza tutte le forme di servizio all'uomo, anche quelle meno facili dell'impegno professionale, sociale e politico, caratterizzandole con l'apertura universale, la predilezione per gli ultimi, la disponibilità al sacrificio di sè. E nello stesso tempo devono rimanere sempre consapevoli che nessun nostro impegno basta a manifestare l'amore di Dio, che supera ogni attesa e ogni desiderio. Nella concretezza della storia e nella quotidianità della vita 23. - Ancora, la carità evangelica è caratterizzata dalla concretezza. L'amore, se è tale, si fa gesto e storia - come nella vita di Gesù e sulla croce - raggiungendo l'uomo sia nella singolarità della sua persona che nell'interezza delle sue relazioni con gli altri uomini e con il mondo. Già l'Antico Testamento ha messo in luce come la giustizia di Dio intenda permeare tutti i rapporti umani, persino, e si direbbe in modo quasi privilegiato, i rapporti economici. Il regno di Dio si manifesta e prende volto in una società nella misura in cui questa assume tratti di giustizia e di solidarietà. Tutto ciò vale, a maggior ragione, anche per il Nuovo Testamento, come mostra, in particolare, l'esperienza delle primitive comunità cristiane, dove "nessuno tra loro era bisognoso" ( At 4,34; cf. Dt 15,9 ). La carità di Cristo spinge dunque il Cristiano ad assumere un'attiva responsabilità nei confronti del mondo in tutti i suoi aspetti, dalla cultura all'economia alla politica, senza sottovalutare le forme più nascoste, e però essenziali, delle relazioni immediate e personali. È la carità di Maria che, ricevuto l'annuncio dell'Angelo, s'incammina in fretta per visitare Elisabetta ( Lc 2,39 ) e che alla festa delle nozze di Cana si accorge che "non hanno più vino" ( Gv 2,3); quella del samaritano che si fa prossimo al ferito che casualmente incontra sulla sua strada ( Lc 10,30-37 ); l'accoglienza dei diseredati che il mondo trascura, ma che Gesù chiama con predilezione "i suoi fratelli più piccoli" ( Mt 25,40 ); e anche la carità della correzione fraterna ( Mt 18,15-17 ), della parola che aiuta gli sfiduciati a ritrovare la speranza ( Is 50,4 ), della franchezza della verità. La forza evangelizzatrice della carità 24. - Per tutte queste sue caratteristiche la carità cristiana ha in se stessa una grande forza evangelizzatrice. Nella misura in cui sa farsi segno e trasparenza dell'amore di Dio, apre mente e cuore all'annuncio della parola di verità. Desideroso di autenticità e di concretezza, l'uomo di oggi - come ha detto Paolo VI - apprezza di più i testimoni che i maestri e, in genere, solo dopo esser stato raggiunto dal segno tangibile della carità si lascia guidare a scoprire la profondità e le esigenze dell'amore di Dio. Del resto, ha fatto così anche il Cristo, unendo il gesto dell'amore concreto alla parola della verità. Così dev'essere per la Chiesa: "Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi" ( 1 Gv 4,12 ). Giovanni insiste sull'amore reciproco non per rinchiudere i cristiani nel cerchio della loro comunità, ma per educarli al servizio verso tutti e indicare loro la sorgente che rende possibile e credibile l'annuncio del vangelo. "Se vedi la carità - scrive Sant'Agostino - vedi la Trinità. Configurata alla croce, la Chiesa è il grande sacramento della carità di Dio nella storia degli uomini. II - Il vangelo della carità e le nostre chiese Il vangelo della carità al centro della "nuova evangelizzazione" 25. - "La Chiesa deve fare oggi un grande passo in avanti nella sua evangelizzazione, deve entrare in una nuova tappa storica del suo dinamismo missionario". È la "nuova evangelizzazione", a cui ci invita Giovanni Paolo II. Nuova, non soltanto perché viene dopo quella prima grande e fondamentale opera di evangelizzazione da cui è nata e si è forgiata, lungo il corso dei secoli, la nostra esperienza di Chiesa e, in particolare, la cultura cristiana dell'Europa e del nostro paese. Né unicamente perché deve fare i conti, nelle nostre società occidentali, col fenomeno pervasivo del secolarismo. Ma, soprattutto, perché deve diventare "nuova nel suo ardore, nei suoi metodi e nella sua espressione" L'annuncio che la Chiesa è chiamata a fare nella storia si riassume - come abbiamo visto - in un'affermazione centrale: "Dio ti ama, Cristo è venuto per te, per te Cristo è 'Via, Verità, Vita'". Dalla forza e dalla radicalità di questo annuncio scaturiscono l'ardore della vita e dell'impegno dei cristiani, l'incisività e la capacità di rendere contemporanea all'uomo l'espressione con cui il messaggio annunciato e portato ad efficacia di vita, la novità e fecondità dei metodi di cui deve far uso oggi l'evangelizzazione. Forse, il momento è venuto in cui le ricchezze ereditate dalla millenaria tradizione ecclesiale che è alle nostre spalle, i frutti dell'aggiornamento conciliare e le fresche energie di rinnovamento spirituale e comunitario fiorite in mezzo a noi possono convergere insieme in un atto concorde d'amore ai nostri fratelli: l'avvio, appunto, di una nuova evangelizzazione che abbia come suo cuore il vangelo della carità. In questa prospettiva, vogliamo delineare alcuni compiti precipui che investono la vita delle nostre comunità, la loro missione di evangelizzazione e di testimonianza della carità. 1. - Rifare con l'amore il tessuto cristiano della comunità ecclesiale 26. - L'evangelizzazione e la testimonianza della carità esigono oggi, come primo passo da compiere, la crescita di una comunità cristiana che manifesti in se stessa, con la vita e le opere, il vangelo della carità. È vero, infatti, che sentiamo urgente rivitalizzare il tessuto sociale del nostro Paese, con lo sguardo rivolto a tutta l'umanità: ma ciò ha come condizione "che si rifaccia il tessuto cristiano delle stesse comunità ecclesiali". Se il sale diventa insipido, con che cosa infatti lo si potrà rendere salato? ( Mt 5,13 ). La rievangelizzazione delle nostre comunità è, in questo senso, una dimensione permanente e prioritaria della vita cristiana nel nostro tempo. Del resto la carità, prima di definire l'"agire" della Chiesa, ne definisce l"'essere" profondo. Ciascuno, secondo il proprio ministero e il dono dello Spirito ricevuto, deve sentirsi impegnato in prima persona a edificare la comunità nell'amore di Cristo, partecipando con piena corresponsabilità alla sua vita e alla sua missione: noi Vescovi, presidenti della carità nelle Chiese particolari che ci sono affidate, in intima comunione con la cattedra di Pietro che presiede all'assemblea universale della carità, i sacerdoti, corresponsabili della nostra carità pastorale e chiamati a crescere nella fraternità e nella comunione di vita per essere vincolo di unità del popolo di Dio, e i diaconi, segno della Chiesa che serve in mezzo ai fratelli, al cammino dei quali intendiamo offrire speciale attenzione nei prossimi anni; i religiosi e le religiose, scelti da Cristo per far risplendere agli occhi di tutti la comune vocazione alla "perfezione della carità"; i fedeli laici, che fanno del comandamento nuovo di Cristo "la legge della trasformazione del mondo", e le donne in particolare: fin dall'origine della Chiesa esse sono state partecipi e protagoniste nei vari campi di apostolato; oggi il loro contributo alla missione della Chiesa diviene ancora più necessario e prezioso, "di fronte all'urgenza di una 'nuova evangelizzazione' e di una maggiore 'umanizzazione' delle relazioni sociali ". Una Chiesa riconciliata nella carità e nella verità 27. - Nella sua "preghiera sacerdotale" Gesù ha chiesto al Padre che tutti coloro che credono in lui "siano una cosa sola", come egli e il Padre, "perche il mondo creda" ( Gv 17,20-21 ). La Chiesa, che nasce dalla carità di Dio, chiamata ad essere carità nella concretezza quotidiana della vita e dei rapporti reciproci fra tutti i suoi membri. Questa grande realtà e questo pratico impegno della Chiesa comunione, che sono stati al centro del nostro cammino pastorale nello scorso decennio, appartengono dunque costitutivamente anche agli anni che ci attendono, perché la comunione è un altro nome della carità ecclesiale e solo una Chiesa comunione può essere soggetto credibile dell'evangelizzazione. La forza intrinseca della carità e della verità del vangelo deve poter superare le situazioni di appartenenza parziale o condizionata alla Chiesa, di pratico distacco o anche di esplicito dissenso dal suo insegnamento dottrinale e morale, di diffidenza e di contrapposizione fra le varie componenti ecclesiali. Per i cristiani sono già una sconfitta il sospetto e la sfiducia reciproca, prima ancora di un'aperta rottura ( cf. 1 Cor 6,7 ). Occorre ricordare che esiste "un legame costitutivo tra unità e verità: la riconciliazione autentica non può avvenire che nella verità di Cristo, non fuori o contro di essa". Docilità e sincerità nell'accoglienza della verità di Cristo, trasmessa dalla Chiesa, sono il presupposto perché i credenti possano ritrovarsi uniti gli uni con gli altri nella libertà e nella carità, superando pregiudizi, visioni particolaristiche e atteggiamenti soggettivi. Il senso di responsabilità riguardo alla verità cristiana deve essere oggi condiviso da tutti i fedeli, ma in special modo da coloro che hanno un compito specifico di approfondimento e comunicazione della fede: teologi e formatori dei seminari, parroci e insegnanti di religione, catechisti e genitori. Facendo maturare nelle menti e nei cuori una limpida e salda coscienza della verità cristiana si offre un contributo determinante all'edificazione di una comunità di fede adulta e unita. Questa è anche la strada per risvegliare negli uomini del nostro tempo quel coraggioso orientamento spirituale verso la verità che fonda il rispetto e la crescita della dignità e della libertà dell'uomo. Una comunità che annuncia celebra e testimonia il vangelo della carità 28. - Sulla base della reciproca carità ( cf. 1 Pt 4,8 ), va proseguito il cammino del rinnovamento evangelico delle nostre comunità, valorizzando anzitutto, con continuità e fedeltà, le dimensioni della pastorale ordinaria, e in particolare la vita delle parrocchie, che costituiscono il tessuto portante della nostra Chiesa. Due sono, al riguardo, i principali obiettivi che dobbiamo proporci in questo decennio: far maturare delle comunità parrocchiali che abbiano la consapevolezza di essere, in ciascuno dei loro membri e nella loro concorde unione, soggetto di una catechesi permanente e integrale - rivolta a tutti e in particolare ai giovani e agli adulti -, di una celebrazione liturgica viva e partecipata, di una testimonianza di servizio attenta e operosa; favorire un'osmosi sempre più profonda fra queste tre essenziali dimensioni del mistero e della missione della Chiesa. Se la comunità ecclesiale è stata realmente raggiunta e convertita dalla parola del vangelo, se il mistero della carità è celebrato con gioia e armonia nella liturgia, l'annuncio e la celebrazione del vangelo della carità non può non continuare nelle tante opere della carità testimoniata con la vita e col servizio. Ogni pratico distacco o incoerenza fra parola, sacramento e testimonianza impoverisce e rischia di deturpare il volto dell'amore di Cristo. È soprattutto la domenica il giorno in cui l'annuncio della carità celebrato nell'Eucaristia può esprimersi con gesti e segni visibili e concreti, che fanno di ogni assemblea e di ogni comunità il luogo della carità vissuta nell'incontro fraterno e nel servizio verso chi soffre e ha bisogno. Il giorno del Signore si manifesta cosi come il giorno della Chiesa e quindi della solidarietà e della comunione. La carità anima di una pastorale viva e unitaria 29. - La vita della nostra Chiesa è arricchita oggi, per dono del Signore, da molteplici realtà che operano con efficacia nel campo dell'evangelizzazione e della testimonianza della carità. Ogni sforzo resterebbe però vano se non convergesse nell'impegno di edificare insieme la Chiesa e di cooperare alla sua missione. La pastorale diocesana deve essere dunque organica e unitaria "sotto la guida del Vescovo: di modo che tutte le iniziative e attività di carattere catechistico, missionario, sociale, familiare, scolastico e ogni altro lavoro mirante ai fini pastorali debbono tendere a un'azione concorde dalla quale sia resa ancora più palese l'unità della diocesi". Ciò è possibile se tutto il popolo di Dio e in esso i vari soggetti ecclesiali si impegnano a crescere in uno spirito di comunione e a operare secondo comuni orientamenti, a servizio della Chiesa e della sua missione. In concreto, la presenza e l'azione apostolica di tanti religiosi e religiose che operano nelle nostre Chiese particolari è una grande ricchezza che va più efficacemente riconosciuta e valorizzata, nei compiti specifici che discendono dai loro propri carismi. L'inserimento organico degli Istituti religiosi nel tessuto vivo della pastorale della Chiesa particolare rappresenta un contributo insostituibile per rendere operosa e feconda l'azione della Chiesa, ma anche per richiamare tutta la comunità a quei valori di santità, di preghiera e contemplazione, di servizio generoso e totale che la consacrazione religiosa esprime. Anche la molteplicità e varietà di associazioni, movimenti e gruppi, che caratterizza oggi il laicato organizzato, costituisce un grande dono dello Spirito. Essi portano un contributo originale alla vita e alla missione della Chiesa nel nostro tempo, con la loro ricca spiritualità, il forte radicamento evangelico, la freschezza e novità di slancio missionario negli ambienti di lavoro, di studio e di partecipazione sociale. Le Chiese particolari e le parrocchie, riconoscendo il valore di queste esperienze, ne promuoveranno la crescita in spirito di vera comunione. Per parte loro è necessario che le nuove realtà ecclesiali si mettano sempre più a servizio della comunità, se ne sentano parte viva e ricerchino in ogni modo l'unità, anche pastorale, con la Chiesa particolare e con la parrocchia. Uno speciale incoraggiamento rivolgiamo all'Azione Cattolica, particolarmente chiamata a promuovere la pastorale diocesana e parrocchiale, secondo il suo carisma di diretta collaborazione con i Pastori. La famiglia cristiana custode dell'amore di Dio 30. - Nell'edificazione di una comunità ecclesiale unita nella carità e nella verità di Cristo, è fondamentale la testimonianza e la missione della famiglia cristiana. Costituita dal sacramento del matrimonio "Chiesa domestica", la famiglia "riceve la missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, quale riflesso vivo e reale partecipazione dell'amore di Dio per l'umanità e dell'amore di Cristo Signore per la sua Chiesa". Essa è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea: marito e moglie, genitori e figli, giovani e anziani. Il rapporto di reciproca carità fra l'uomo e la donna, primo e originario segno dell'amore trinitario di Dio, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabile e generosa, l'educazione delle nuove generazioni all'autentica libertà dei figli di Dio, l'accoglienza degli anziani e l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà, se praticati con coerenza e dedizione, in un contesto sociale spesso non disponibile e anche ostile, fanno della famiglia la prima vivificante cellula da cui ripartire per tessere rapporti di autentica umanità nella vita sociale. La pastorale di preparazione e formazione al matrimonio e la cura spirituale, morale e culturale delle famiglie cristiane rappresentano pertanto un compito prioritario della nostra pastorale. In particolare, come abbiamo avuto occasione di ribadire anche recentemente, la tutela e la promozione del diritto di ciascuno a vivere, dal concepimento al termine dell'esistenza terrena, e in condizioni di reale dignità personale e sociale, è un valore irrinunciabile su cui far convergere l'opera di evangelizzazione, di carità e di impegno civile, riconoscendo alla famiglia quel ruolo di protagonista che le appartiene. 2. - Le sfide dell'evangelizzazione, del dialogo e della missione Necessità di una pastorale di prima evangelizzazione 31. - Il rapido mutamento della situazione sociale e culturale del nostro paese, come, in genere, dell'Occidente, pone alle nostre Chiese nuovi e impegnativi compiti in ordine alla missione evangelizzatrice. È venuta meno un'adesione alla fede cristiana basata principalmente sulla tradizione e sul consenso sociale. E, mentre si sono ridotti molti fenomeni di critica pregiudiziale al fatto religioso, l'area dell'indifferenza continua purtroppo ad aumentare. Una delle maggiori sfide a cui deve rispondere la nuova evangelizzazione è la situazione di pluralismo culturale, ed ora in misura crescente anche etnico e religioso, che caratterizza la società italiana. Di fronte a questa realtà complessa appare anzitutto urgente promuovere una pastorale di "prima evangelizzazione" che abbia al suo centro l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo, rivolto agli indifferenti o non credenti. Si tratta di un campo in buona parte nuovo per le nostre comunità, la cui pastorale continua spesso a percorrere vie che non danno al primo annuncio lo spazio e l'importanza oggi indispensabile, se si vuole condurre o ricondurre molti uomini e donne all'incontro e all'adesione convinta e personale a Cristo, e alla conseguente vita di fede nella Chiesa. Riguardo all'evangelizzazione, e al complesso rapporto tra fede e cultura contemporanea, ci rivolgiamo con particolare fiducia ai teologi, chiedendo loro di esercitare le proprie capacità di ricerca e di penetrazione, nella luce della fede e in costante comunione con il magistero della Chiesa, per aprire gli orizzonti del pensiero e della cultura del nostro tempo all'incontro con la verità e la carità del vangelo. Confermiamo inoltre e sottolineiamo la necessità di una sana e profonda preparazione teologica, filosofica e culturale unita alla formazione spirituale e pastorale, nei seminari e, secondo le proprie specificità, negli Istituti religiosi. Identità cristiana e dialogo alla luce del vangelo della carità 32. - Un compito così impegnativo fa sorgere spontanea la domanda su quale strada imboccare per offrire la lieta notizia dell'amore di Dio. Bisogna puntare sulla proposta esplicita, testimoniata da una identità cristiana precisa e forte, coraggiosamente presentata, o sul dialogo che si apre all'ascolto e alla condivisione? La questione presenta risvolti particolarmente delicati quando l'apostolato si rivolge agli uomini e agli ambienti della cultura, o ai membri di altre religioni. Ma in realtà quella fra identità e dialogo è una falsa alternativa. È certo che per annunciare il vangelo, come anche per dialogare, si richiede una forte e limpida coscienza della propria identità cristiana e la certezza della verità che ci è stata rivelata e che ci è insegnata nella Chiesa. Chi vuole annunciare e dialogare non può non partire dal proprio incontro personale con Cristo e da una vita profondamente innestata nell'esperienza della comunità cristiana. Anche se - parallelamente - deve sempre aver viva la consapevolezza che la verità che annuncia è Gesù Cristo, una verità più grande delle sue parole, della sua comprensione, della sua esperienza e della vita stessa della Chiesa. Altrimenti, rischia di non annunciare Cristo, ma se stesso, una sua verità. D'altra parte, proprio il possesso, o meglio l'essere posseduti da quella verità che è Cristo, non potrà non spingere il cristiano al dialogo con tutti. Egli annuncerà, sì, la verità con la vita e le parole, ma facendosi "giudeo con i giudei … tutto a tutti, per salvare ad ogni costo qualcuno" ( 1 Cor 9,19-22 ). E saprà cogliere e apprezzare i "semi di verità" presenti in ogni uomo. Annuncerà perciò il vangelo della carità, ma non con l'imposizione, nè con il risentimento, né con la pretesa ( Is 42,2-3 ), bensì con la dolcezza, con l'umiltà e il rispetto, pronto a rendere ragione della speranza che vive in lui ( cf. 1 Pt 3,15-16 ). Perche il vangelo della carità non si annuncia se non attraverso la carità. Ma questa carità, proprio perché genuina, non nasconderà ai fratelli la verità di Cristo, non la mutilerà o attenuerà nella ricerca di ingannevoli compromessi. Le varie forme di dialogo 33. - Con questo stile va vissuto, in particolare, il dialogo ecumenico con i fratelli e le sorelle delle altre Chiese e confessioni cristiane. Sebbene la loro presenza non sia numerosa nel nostro paese, siamo convinti che negli anni a venire l'ecumenismo dovrà sempre più costituire non "una attività fra le altre, ma … una dimensione fondamentale di tutte le attività della Chiesa", anzi, uno "stimolo a una crescita nella verità, a un 'credere di più' e a un 'essere di più"'. Infatti, la disunione fra i cristiani oggi più che mai "pietra d'inciampo" per chi si avvicina al vangelo di Cristo. La reciproca conoscenza, il rispetto delle ricchezze di fede e di vita delle diverse Chiese, la preghiera comune, la collaborazione nei diversi campi del servizio agli uomini, sono forme di dialogo che vanno sostenute e incrementate ovunque veniamo in contatto con comunità di fratelli appartenenti ad altre Chiese, o anche con singoli membri di esse. Senza sottovalutare le diversità e senza dimenticare che l'integrità della fede e la pienezza dei mezzi di salvezza si ritrovano nella Chiesa cattolica, sono da sottolineare le molte cose che già ci uniscono: il battesimo e la Scrittura, il tempo in cui le Chiese non erano divise, e soprattutto la possibilità di attuare con i fedeli di altre Chiese l'amore scambievole. Il vangelo della carità, infatti, è comune a tutte le Chiese e le divisioni sono state in gran parte effetto della mancanza di amore e di comprensione reciproca. 34. - Anche la crescita del dialogo con i nostri "fratelli maggiori", gli ebrei, è un obiettivo concreto che dobbiamo prefiggerci per i prossimi anni. D'altra parte, nella prospettiva della presenza sempre maggiore di immigrati extra-comunitari, acquista una grande rilevanza il dialogo con le altre religioni, in primo luogo con l'Islam. Si richiede un'accurata e urgente preparazione di tutti all'impatto con queste realtà nuove, sia come prevenzione degli errori e difesa dal proselitismo delle sette, sia come atteggiamento positivo e maturo di dialogo, vissuto anche come via di evangelizzazione. A questo riguardo vale anche per l'Italia l'indicazione offerta da Giovanni Paolo II a tutta la Chiesa: "Il dialogo fra le religioni ha un'importanza preminente perché conduce all'amore e al rispetto reciproco, elimina, o almeno diminuisce, i pregiudizi tra i seguaci delle diverse religioni e promuove l'unità e l'amicizia tra i popoli". Evitando con cura i pericoli oggi reali del sincretismo e dell'indifferenza religiosa, occorre rendersi capaci, alla luce della verità cristiana, di scoprire nelle altre religioni quei "semi del Verbo" che facilitano l'avvicinamento, la stima e il dialogo, e che rendono più facile la collaborazione in molti campi come quello della pace, della giustizia, dei diritti umani, della salvaguardia del creato. 35. - È infine possibile, ed anzi necessario, mantenere vivo il dialogo con le diverse forme della cosiddetta "cultura laica". Alcuni pregiudizi sono caduti e si fa strada la percezione che la Chiesa cattolica non è un residuo del passato o un ostacolo allo sviluppo sociale, sebbene persistano atteggiamenti di chiusura e di intolleranza nei confronti della fede, dell'etica e della cultura cristiana. La caduta delle ideologie totalizzanti e perciò chiuse al dialogo, la crisi - almeno teorica - del soggettivismo, l'insostenibilità pratica dell'individualismo, così come la crescente domanda etica nella vita personale e sociale, economica e politica aprono la via per instaurare un sincero dialogo con le varie forme di cultura contemporanea sul tema dell'uomo, della sua dignità, della sua realizzazione storica, delle sue aspirazioni più profonde, del suo destino ultimo. Cristo, infatti, è maestro di umanità e ci rende nota, in se stesso, la verità del nostro essere e della nostra vocazione. Annunciando e incarnando il progetto di amore di Dio sull'uomo, la Chiesa può e deve dare il suo insostituibile apporto a coloro che sinceramente ricercano e operano per il bene dell'uomo. La missione universale e la cooperazione fra le Chiese 36. - Le Chiese che sono in Italia, partecipi della sollecitudine della Chiesa universale, si sentono pienamente coinvolte nella missione verso quanti, nei diversi paesi del mondo, non conoscono ancora Cristo Redentore dell'uomo. Le nostre comunità si mostrano concretamente sensibili ai problemi e alle esigenze delle missioni, verso cui orientano iniziative e aiuti di persone e di mezzi, per sostenere il servizio dei missionari. Occorre però fare un passo avanti e vivere questa apertura come una dimensione permanente dell'evangelizzazione e della testimonianza della carità, consapevoli che il primo dono di cui siamo debitori ai fratelli è Cristo, pane di vita ( Gv 6,35 ). Ai nostri fratelli e sorelle - sacerdoti, religiosi, religiose e laici - che svolgono la loro opera nel campo missionario va anzitutto la gratitudine e la vicinanza spirituale dell'intera comunità ecclesiale, insieme all'impegno di promuovere e sostenere fino in fondo la loro azione e all'apertura fiduciosa verso lo stimolo che essi rappresentano per una pastorale più dinamicamente missionaria anche nel nostro paese. In realtà lo spirito missionario deve nutrire tutta l'opera pastorale delle comunità e la formazione dei catechisti e degli operatori nei diversi ambiti ecclesiali, offrendo loro una solida base di spiritualità e di servizio alla comunione, che li spinga anche a rendersi disponibili per recarsi là dove la Chiesa ha più bisogno di annunciare il vangelo e di impegnarsi nel servizio dell'uomo. Non dobbiamo lasciarci frenare dalle difficoltà che provengono dalla diminuzione del numero complessivo dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose. Confidiamo piuttosto nella promessa del Signore: "date e vi sarà dato; una buona misura, pigiata, scossa e traboccante vi sarà versata nel grembo" ( Lc 6,38 ). In questo spirito di autentica cattolicità deve anche crescere la disponibilità alla cooperazione fra le nostre Chiese e le altre Chiese sorelle. E deve maturare in tutti i cristiani la consapevolezza che, mentre le Chiese giovani abbisognano della forza di quelle antiche, queste a loro volta "hanno bisogno della testimonianza e della spinta delle più giovani, in modo che le singole Chiese attingano dalle ricchezze delle altre Chiese". Veramente cattolica è quella comunità che non si preoccupa solo di dare, ma anche di riconoscere, di accogliere, di valorizzare il patrimonio di ricchezza spirituale e culturale delle altre Chiese, in spirito di comunione. E questo, come vale nei confronti delle Chiese del Sud del mondo, vale in particolare verso le Chiese a noi vicine dell'Est dell'Europa, che ci hanno offerto una testimonianza eroica di perseveranza nella fede. 3. - Le nuove frontiere della testimonianza della carità 37. - Nella situazione odierna, e in stretto rapporto con l'impegno della nuova evangelizzazione, anche la testimonianza della carità va "pensata in grande" e articolata nelle sue molteplici e correlate dimensioni. L'intera comunità ecclesiale, nella distinzione dei suoi ruoli e dei suoi compiti, chiamata ad esserne soggetto ed ogni cristiano deve sentirsi in essa personalmente impegnato. Occorre imparare ad incarnare in gesti concreti, nei rapporti da persona a persona come nella progettualità sociale, politica ed economica e nello sforzo di rendere più giuste e più umane le strutture, quella carità che lo Spirito di Cristo ha riversato nel nostro cuore. La testimonianza della carità avrà di mira non solo il bisogno materiale e il benessere temporale, ma la persona globale e, attraverso l'impegno concreto del servizio, saprà dischiudere la strada per scoprire l'amore infinito di Dio Padre. L'impegno sociale deve coniugare carità e giustizia 38. - Il vangelo della carità impegna a diffondere e incarnare la dottrina sociale della Chiesa, che è parte integrante della sua missione evangelizzatrice e del suo insegnamento morale. Dobbiamo avere sicura coscienza che il vangelo è il più potente e radicale agente di trasformazione e di liberazione della storia, non in contraddizione, ma proprio grazie alla dimensione spirituale e trascendente in cui è radicato e verso cui orienta. È quindi importante realizzare un genuino rapporto fra carità e giustizia nell'impegno sociale del cristiano, superando pigrizie e preconcetti che, anche da opposte sponde, introducono fra queste una fallace alternativa. Occorre rinnovare il forte richiamo del Concilio perché "siano anzitutto adempiuti gli obblighi di giustizia" e "non si offra come dono di carità ciò che è già dovuto a titolo di giustizia". Ed è altrettanto necessario ricordare, sulla base dell'universale esperienza umana, "che la giustizia da sola non basta e che, anzi, può condurre alla negazione e all'annientamento di se stessi, se non si consente a quella forza più profonda, che è l'amore, di plasmare la vita umana nelle sue varie dimensioni". In realtà, la carità autentica contiene in sè l'esigenza della giustizia: si traduce pertanto in un'appassionata difesa dei diritti di ciascuno. Ma non si limita a questo, perché è chiamata a vivificare la giustizia, immettendo un'impronta di gratuità e di rapporto interpersonale nelle varie relazioni tutelate dal diritto. Il burocratismo, l'anonimato, il legalismo sono pericoli che insidiano le nostre società: spesso ci si dimentica che sono delle persone coloro ai quali si rivolgono i molteplici servizi sociali. Di più, la carità sa individuare e dare risposta ai bisogni sempre nuovi che la rapida evoluzione della società fa emergere. Con questa sua opera preveniente e profetica la carità si impegna - sia sollecitando le coscienze, sia usufruendo degli strumenti politici e istituzionali a ciò destinati - a far si che i bisogni, quando siano autentici e quando la materia e la situazione lo consentano, siano riconosciuti come diritti e siano tutelati dall'organizzazione sociale. Amore preferenziale per i poveri espresso nelle opere di misericordia corporale e spirituale 39. - In questa prospettiva l'amore preferenziale per i poveri si mostra come "un'opzione, o una forma speciale di primato nell'esercizio della carità cristiana, testimoniata da tutta la tradizione della Chiesa. Essa si riferisce alla vita di ciascun cristiano, in quanto imitatore della vita di Cristo, ma si applica ugualmente alle nostre responsabilità sociali e, perciò, al nostro vivere, alle decisioni da prendere coerentemente circa la proprietà e l'uso dei beni". Senza questa solidarietà concreta, senza attenzione perseverante ai bisogni spirituali e materiali dei fratelli, non c'è vera e piena fede in Cristo. Anzi, come ci ammonisce l'apostolo Giacomo, senza condivisione con i poveri la religione può trasformarsi in un alibi o ridursi a semplice apparenza ( cf. Gc 1,27-2,13 ). La carità evangelica, poiché si apre alla persona intera e non soltanto ai suoi bisogni, coinvolge la nostra stessa persona ed esige la conversione del cuore. Può essere facile aiutare qualcuno senza accoglierlo pienamente. Accogliere il povero, il malato, lo straniero, il carcerato è infatti fargli spazio nel proprio tempo, nella propria casa, nelle proprie amicizie, nella propria città e nelle proprie leggi. La carità è molto più impegnativa di una beneficenza occasionale: la prima coinvolge e crea un legame, la seconda si accontenta di un gesto. Sempre seguendo l'esempio di Gesù, il vangelo della carità ci stimola non solo alle opere di misericordia corporale, per soccorrere le povertà materiali dei nostri fratelli, ma anche alle opere di misericordia spirituale, per rispondere alle povertà umane più profonde e radicali, che toccano lo spirito dell'uomo e il suo assoluto bisogno di salvezza, e che oggi, in un paese come il nostro, sono anche socialmente le più diffuse e non di rado le più gravi. Espressioni concrete di tali opere possono essere, ad esempio, l'aiuto dato a chi ricerca la verità e a chi ha bisogno di riscoprire il senso di Dio e del suo amore - e con ciò anche il senso del peccato -, la presentazione di valori autentici a chi li ha smarriti, la vicinanza e la condivisione con chi soffre di solitudine e di angoscia, perché ritrovi un significato e una speranza per la vita. Il vangelo della carità principio ispiratore di una nuova coscienza morale nell'impegno sociale e politico 40. - A una società come la nostra, che rischia di perdere la vera e integrale misura dell'uomo, il vangelo della carità può offrire una visione antropologica autentica ed equilibrata, capace di individuare e proporre i necessari riferimenti etici per affrontare e risolvere i grandi problemi della nostra epoca. Come già notavamo, sta risvegliandosi in questi anni, tra i diretti responsabili e nella più vasta opinione, una nuova consapevolezza della rilevanza dell'etica per l 'ambito pubblico, e non solo per l'esistenza individuale. Questi sviluppi, quasi necessitati dalla forza dei fatti, rappresentano una significativa inversione di tendenza - sia pure incerta, parziale ed ambigua nei suoi sbocchi concreti - rispetto a quella rivendicazione di assoluta autonomia dei singoli ambiti dell'attività umana e riduzione dell'etica ai soli comportamenti privati, che venivano spesso ritenute il segno della modernità e l'esito inevitabile del processo della secolarizzazione. Nello stesso tempo permangono e sembrano radicalizzarsi orientamenti culturali e politici tesi ad emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica cristiana e alle più genuine tradizioni del nostro popolo, particolarmente in ambiti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela della vita, dell'educazione. Si finisce cosi col sostenere indirizzi contrari alla dignità e inviolabilità della persona e ai veri interessi della nostra società. Questa situazione complessa stimola comunque, sia nei suoi profili positivi che in quelli negativi, la comunità cristiana a proseguire e intensificare il proprio impegno per la promozione dell'uomo e il bene del paese. Elemento centrale di tale impegno sono necessariamente i contenuti e i valori fondamentali dell'antropologia e dell'etica cristiana, non per un qualsiasi vantaggio della Chiesa, che ben sa di non essere chiamata ad esercitare alcun potere terreno, ma perché essi esprimono la verità e promuovono l'autentico bene della persona e della società. 41. - La Chiesa realizza questa sua imprescindibile missione attraverso l'impegno sociale e pubblico che i laici cristiani condividono con tutti gli altri cittadini ed assumono mossi e illuminati dalla loro scelta di fede. Ma l'adempie anche con la sua globale testimonianza di servizio e con l'opera di evangelizzazione, che offre senso e scopo alla stessa vita e sviluppo della società. Ciò non implica un'assunzione di impegno politico più o meno diretto da parte di gruppi, comunità o anche istituzioni ecclesiali. Verrebbe in tal caso trascurata in pratica la distinzione tra le azioni che i fedeli - individualmente o tra loro associati - intraprendono in proprio nome, come cittadini, e quelle che intraprendono in nome della Chiesa in comunione con i Pastori. Come ci ha ricordato il Concilio Vaticano II, tale distinzione è invece di grande importanza, specialmente in una società pluralistica come quella italiana, e aiuta ad evitare che si rafforzi nella gente un'immagine di Chiesa troppo appiattita sulle sue dimensioni terrene. I grandi valori morali e antropologici che scaturiscono dalla fede cristiana devono essere vissuti anzitutto nella propria coscienza e nel comportamento personale, ma anche espressi nella cultura e, attraverso la libera formazione del consenso, nelle strutture, leggi e istituzioni. Intorno ad essi non può quindi non realizzarsi la convergenza e l'unità di impegno dei cristiani. Ciò vale ad esempio per il primato e la centralità della persona, il carattere sacro e inviolabile della vita umana in ogni istante della sua esistenza, la figura e il contributo della donna nello sviluppo sociale, il ruolo e la stabilità della famiglia fondata sul matrimonio, la libertà e i diritti inviolabili degli uomini e dei popoli, la solidarietà e la giustizia sociale a livello mondiale. Ciascuno è chiamato a promuoverli secondo l'ambito delle sue responsabilità e delle sue condizioni di vita. A nessuno è lecito invece disinteressarsi di essi, dividerli l'uno dall'altro o collaborare alla loro pratica negazione. L'orizzonte planetario della solidarietà, della pace e della salvaguardia del creato 42. - L'orizzonte dell'impegno a cui siamo chiamati va in effetti molto al di là dei confini del nostro paese. Riguarda l'Europa da costruire insieme, nella pienezza e nell'equilibrio delle sue dimensioni culturali e politiche, economiche, etiche e spirituali. Investe l'obiettivo della pace, della solidarietà, dell'unità dei popoli e delle nazioni a livello planetario, che si profila di fronte alla nostra generazione come una meta ormai necessaria e concretamente perseguibile, nella giustizia, nella libertà, nel riconoscimento dei diritti e dei doveri come dei valori di ciascuno. "Oggi, attesa la dimensione mondiale che la questione sociale ha assunto, l'amore preferenziale per i poveri, con le decisioni che esso ci ispira, non può non abbracciare le immense moltitudini di affamati, di mendicanti, di senzatetto, senza assistenza medica e, soprattutto, senza speranza di un futuro migliore: non si può non prendere atto dell'esistenza di queste realtà. L'ignorarle significherebbe assimilarci al 'ricco epulone', che fingeva di non conoscere Lazzaro il mendico, giacente fuori della sua porta ( cf. Lc 16,19-31 ). La nostra vita quotidiana deve essere segnata da queste realtà". A sua volta, l'impegno per la salvaguardia del creato rappresenta un'urgenza imprescindibile del nostro tempo, che va affrontata con serietà in tutte le sue implicazioni, senza perdere di vista - d'altronde - la dignità unica dell'essere umano. Ciò comporta un cambiamento di mentalità, che purtroppo siamo ancora lontani dall'aver raggiunto. Ciascuno senta come proprio dovere di coscienza l'impegno etico della solidarietà universale, che non è "un sentimento di vaga compassione o di superficiale intenerimento per i mali di tante persone", ma "la determinazione ferma e permanente di impegnarsi per il bene comune: ossia per il bene di tutti e di ciascuno". Occorre superare pregiudizi, ristrettezze di visione, provincialismi culturali e sociali, educarsi alla pace nel senso integrale dello "shalom" biblico: pace con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura. Dobbiamo acquisire uno stile di vita più sobrio, più ricco di condivisione e di convivialità. L'impegno dei cristiani, in significativa convergenza con tutti gli uomini di buona volontà, potrà immettere un'anima spirituale e un saldo fondamento etico nelle decisioni e istituzioni economiche e politiche, nazionali e internazionali, necessarie nel prossimo futuro. Operare in questa direzione è offrire il proprio contributo alla " civiltà nuova dell'amore". III - Tre vie per annunciare e testimoniare il vangelo della carità 43. - Lasciando spazio alle singole Chiese particolari per mettere in atto il vangelo della carità secondo le tradizioni e le situazioni a loro proprie e il loro specifico cammino, vogliamo proporre tre significative scelte pastorali che possono costituire un comune terreno di lavoro, di confronto e di reciproco arricchimento nel prossiino decennio. Non si tratta di orientamenti esclusivi, ma di vie privilegiate attraverso le quali il vangelo della carità può farsi storia in mezzo alla nostra gente: - l'educazione dei giovani al vangelo della carità; - l'amore preferenziale per i poveri; - la presenza responsabile dei cristiani nel sociale e nel politico. 1. - Educare i giovani al vangelo della carità 44. - Il mondo dei giovani vive e sperimenta, con intensità tutta particolare, le contraddizioni e le potenzialità del nostro tempo. Subendo le forti pressioni della società dei consumi, non di rado i giovani si mostrano fragili e incostanti, incapaci di dare un senso al proprio vivere, prigionieri del "tutto e subito", spinti talvolta verso forme di emarginazione psicologica, sociale ed economica. Anche dal punto di vista dell'evangelizzazione assistiamo al crescere di fenomeni come l'indifferenza e la difficoltà di accedere all'esperienza di Dio, oppure la forte soggettivizzazione della fede e l'appartenenza ecclesiale condizionata, nonché una sorta di endemico deperimento del consenso intorno ai principi etici. Ma, nonostante il diffuso disagio giovanile, a volte manifesto, altre volte soffocato, i giovani esprimono anche oggi le attese dell'umanità e portano in se gli ideali che si fanno strada nella storia: il rispetto della libertà e dell'unicità della persona, la sete di autenticità, un nuovo concetto e stile di reciprocità nei rapporti fra uomo e donna, il riconoscimento dei valori della pace e della solidarietà, la passione per un mondo unito e più giusto, l'apertura al dialogo con tutti, l'amore per la natura. Di fronte alla complessità e ai rapidi cambiamenti del mondo giovanile le nostre Chiese corrono il rischio di mostrarsi, talvolta incerte e in ritardo. La pastorale giovanile, da realtà pacifica, collegata quasi spontaneamente con i modelli di socializzazione presenti nel nostro contesto culturale, è diventata oggi una realtà in profondo mutamento e alla ricerca di se stessa. Convivono proposte e modelli differenti, alcuni più riusciti ed equilibrati, altri non privi di unilateralità e di carenze. Il compito della trasmissione della fede alle nuove generazioni e della loro educazione a un'integrale esperienza e testimonianza di vita cristiana diventa quindi una essenziale priorità della pastorale. 45. - In questa prospettiva suggeriamo, senza pretesa di completezza, alcuni orientamenti di contenuto e di metodo e alcune scelte operative. - In ogni Chiesa particolare non manchi un'organica, intelligente e coraggiosa pastorale giovanile, ricca di tutti quegli elementi che ne permettono l'incisività e lo sviluppo. Premesse indispensabili devono essere un preciso progetto educativo, che sappia coinvolgere, nel rispetto degli apporti e dei cammini specifici, le realtà giovanili ( gruppi, associazioni, movimenti ) presenti in diocesi; l'avvio o l'incremento di organismi diocesani di coordinamento e di partecipazione; il confronto con il continuo cambiamento tipico del mondo giovanile e la riflessione e verifica sulla condizione giovanile nel territorio. - Perché una pastorale giovanile sia solida ed efficace, bisogna rivolgere costante attenzione alla preparazione spirituale, culturale e pedagogica di educatori in grado di accompagnare e guidare i ragazzi e i giovani nella maturazione del loro cammino di fede. "Formare i formatori", per i nuovi tempi e le nuove esigenze che la Chiesa si trova a dover affrontare, una evidente necessità pastorale. - Occorre puntare su proposte essenziali e forti, coinvolgenti, che non chiudano i giovani in prospettive di compromesso e nei loro mondi esclusivi, ma li aprano alla più vasta comunità della Chiesa, della società e della mondialità. Il vangelo della carità - che racchiude la verità su Cristo, sulla Chiesa e sull'uomo - deve diventare il centro dinamico e unificatore di una integrale pedagogia della fede, nella quale il rapporto dei giovani con gli adulti rimane essenziale. - Il metodo da seguire è quello dell'evangelizzazione di tutta l'esperienza giovanile. A tal fine la proposta evangelica, oltre che coraggiosa e integrale, deve essere attenta alle molte esigenze positive oggi diffuse, come quelle della fraternità, solidarietà e autenticità, offrendo concreti sbocchi di impegno mediante esperienze di comunione e di servizio. Anche la fondamentale esigenza dell'amore umano ha bisogno di essere purificata dalle sue chiusure e deviazioni egoistiche, spesso legate a una comprensione superficiale e distorta della sessualità. In tal modo i giovani potranno sperimentare nella propria vita che il vangelo della carità accoglie, purifica e porta a insospettata pienezza ogni spinta verso il vero, il buono e il bello ( cf. Fil 4,8 ) e rende capaci di amare veramente. - È indispensabile valorizzare gli ambienti educativi e i luoghi dove i giovani vivono, operano, crescono e si incontrano, e tra questi la famiglia, la scuola - specialmente la scuola cattolica -, l'oratorio, la comunità cristiana. Una genuina fantasia pastorale saprà inoltre individuare quelle nuove occasioni di incontro e di approfondimento che permettono agli educatori ed ai giovani di camminare insieme alla luce dell'esperienza evangelica. - Un'attenzione privilegiata dev'essere riservata agli adolescenti, che nel contesto della nostra società domandano di essere accompagnati con grande passione educativa e senza incertezze verso Gesù Cristo. Anche nell'itinerario di preparazione al sacramento della cresima la catechesi abbia concreto riferimento al vangelo della carità, attraverso opportune esperienze di coinvolgimento e di servizio. - La devianza giovanile, con i molteplici fenomeni di emarginazione e di fuga dalla vita che essa presenta, costituisce oggi un rilevantissimo campo di testimonianza dell'amore cristiano, nella direzione del ricupero dei giovani già coinvolti, ma ancor prima mediante quella prevenzione che si esercita con l'opera quotidiana di una pastorale rivolta a tutti i giovani. 46. - Il vangelo della carità permette anche di sottolineare alcune dimensioni essenziali della vita cristiana che è indispensabile proporre nell'educazione dei giovani alla fede. - Innanzitutto, la sua costitutiva risonanza vocazionale. La vocazione cristiana è fondamentalmente unica e coincide con la sequela di Cristo e la perfezione della carità. Siamo però chiamati a vivere questa medesima vocazione lungo diversi cammini: nelle vie del matrimonio e dell'impegno laicale, o in quelle del presbiterato, della vita religiosa, degli istituti secolari e di altre forme di speciale donazione. Ci rivolgiamo con fiducia ai giovani e alle giovani, perche sappiano puntare in alto e non abbiano timore a seguire con generosità la via della consacrazione totale a Dio, quando avvertono la sua chiamata, rispondendo all'amore con l'amore. Sottolineiamo al contempo che l'educazione alla gratuità e al servizio per il regno di Dio è il terreno comune su cui possono fiorire tutte le molteplici vocazioni ecclesiali. - Anche nella scelta della professione, il giovane deve essere educato a seguire non solo il suo personale talento - che è già di per se un segno indicativo -, ma egualmente l'ispirazione di Dio e le necessità della Chiesa e della società in cui vive. Ad esempio, i servizi sociali della salute e dell'assistenza soffrono oggi in Italia per una grave mancanza di personale, e si mostrano d'altronde particolarmente idonei a testimoniare la carità di Dio per l'uomo: sarà un indice di maturità cristiana se dal seno delle nostre comunità molti giovani sapranno scegliere una di queste strade. - Oggi, infine, si insiste molto, e giustamente, sulla dimensione comunitaria della vita cristiana, che ha la sua matrice nel vangelo e si qualifica storicamente in rapporto alle istanze dei giovani, e d'altro lato alla scarsa solidarietà sociale e al diffuso particolarismo. Ma occorre anche educare i giovani a un'interiorità autentica e matura, alimentata dalla familiarità con Dio nella preghiera personale, dallo spirito di sacrificio e da una rigorosa formazione intellettuale, alla luce dei principi dottrinali e morali della fede. 2. - Servire i poveri nel contesto di una cultura della solidarietà 47. - Come già abbiamo sottolineato, l'amore preferenziale per i poveri costituisce un'esigenza intrinseca del vangelo della carità e un criterio di discernimento pastorale nella prassi della Chiesa. Esso richiede alle nostre comunità di prendere puntualmente in considerazione le antiche e nuove povertà che sono presenti nel nostro paese o che si profilano nel prossimo futuro. Il benessere vissuto in modo materialistico e l'eccessivo consumismo favoriscono l'espandersi delle cosiddette "povertà post-materialistiche", che, se affliggono soprattutto i giovani, toccano in genere i più deboli e indifesi, come gli anziani soli e non autosufficienti, le persone in situazione di grave o cronica malattia, le vittime dell'alcool, della droga, dell'AIDS, i morenti abbandonati, i malati di mente e i disadattati, i bambini in vario modo oggetto di violenza fisica o psicologica da parte degli adulti. Ma non si possono ignorare anche le persistenti forme di emarginazione della donna sul lavoro e nella società, le coppie e le famiglie disgregate. Nonostante lo sviluppo economico, permangono gravi disuguaglianze sociali e resta elevato il numero dei poveri affidati alla semplice assistenza. Il vangelo della carità deve dare profondità e senso cristiano al doveroso servizio ai poveri delle nostre Chiese, risvegliando la consapevolezza che questo servizio è "verifica della fedeltà della Chiesa a Cristo, onde essere veramente la 'Chiesa dei poveri"', che nella sua opera evangelizzatrice fa proprio lo stile di umiltà e abnegazione del Signore e riconosce nei poveri e nei sofferenti la sua immagine. Contemporaneamente, alla luce del mistero della redenzione, occorre sempre di nuovo riscoprire il valore attivo e "creativo" di ogni tipo di sofferenza umana e il contributo decisivo che ne scaturisce per la missione della Chiesa e il progresso stesso dell'umanità. Solo la croce di Cristo, senza distogliere dall'impegno a rimuovere le cause della povertà e ad alleviare le sofferenze dei fratelli, può dare risposta e speranza definitive alle povertà e sofferenze più radicali dell'uomo. 48. - L'amore preferenziale per i poveri e la testimonianza della carità sono compito di tutta la comunità cristiana, in ogni sua componente ed espressione. A una crescente consapevolezza e assunzione pratica di responsabilità da parte di tutti i credenti devono mirare, dunque, gli organismi e gli istituti che lo Spirito Santo ha suscitato e suscita nella Chiesa per testimoniare in modo profetico la carità. - Il nostro sostegno in questo senso va anzitutto alla Caritas Italiana, che la nostra Conferenza Episcopale "ha istituito come suo organismo pastorale al fine di promuovere … la testimonianza della carità della comunità ecclesiale, in forme consone ai tempi e ai bisogni". Per realizzare efficacemente questo obiettivo, auspichiamo che le Caritas diocesane incoraggino e sostengano le varie e benemerite espressioni del servizio caritativo - alle quali va pure il nostro cordiale plauso e riconoscimento - e ne curino il coordinamento. Evidenzino inoltre la loro "prevalente funzione pedagogica", promuovendo e attivando, nel corso di questo decennio, la Caritas parrocchiale in ogni comunità. - Un apprezzamento particolarissimo rivolgiamo all'opera vasta e articolata, anche se umile e spesso nascosta, dei tanti istituti religiosi maschili e femminili che sono sorti con il carisma del servizio di carità per i poveri, espresso nella cura dei malati e degli anziani, degli handicappati, degli orfani, dei carcerati … La storia della Chiesa in Italia è segnata dalle grandi opere dei Santi della carità! Invitiamo ogni istituto ad essere fedele al suo carisma originario e nello stesso tempo ad aprirsi con coraggio profetico alle nuove urgenze, riconvertendo - dove necessario - le sue strutture e i suoi metodi per far fronte ai bisogni attuali dei fratelli, e orientando le proprie opere caritative, educative e sociali verso le aree geografiche e le fasce sociali più povere. - L'esperienza sempre più diffusa del volontariato è un'ulteriore, forte testimonianza del servizio delle nostre Chiese in risposta alle diverse povertà e un segno della vitalità etica e sociale del vangelo della carità. Queste energie di volontariato, molteplici e generose anche se non sempre costanti e profondamente motivate, potranno consolidarsi attraverso un maturo cammino di fede. Cresceranno così sia l'educazione al senso umano e cristiano della gratuità e del servizio, sia il necessario coordinamento delle forze e delle iniziative, nel rispetto della giusta libertà e creatività di ciascuno. - Negli ospedali e nelle case di cura, dove la carità si misura con il mistero della sofferenza e dove più grave è il costo di ogni mancanza di attenzione alla dignità della persona, occorre assicurare sempre l'assistenza religiosa dei degenti, promuovere capillarmente la formazione morale e spirituale degli operatori sanitari, sviluppare una presenza costante del volontariato e ancor più salvaguardare lo spazio dei legami familiari, poichè la famiglia resta in ogni situazione, la più originaria espressione dell'amore e della condivisione. 49. - Nel contesto di mondialità che va decisamente affermandosi, emergono delle precise responsabilità che la comunità ecclesiale non può disattendere o ritenere secondarie. - Il crescente movimento immigratorio è destinato ad ampliare la presenza dei terzomondiali e dei rifugiati nel nostro paese. Il fenomeno - che è già stato oggetto della nostra attenzione - va affrontato con adeguate e tempestive politiche sociali, economiche e culturali, facendosi guidare dal senso della giustizia che rispetta i diritti di ogni uomo e al contempo ne richiama i doveri, e soprattutto dallo spirito di carità che si esprime nella solidarietà verso chi ha più bisogno. I credenti e l'intera comunità ecclesiale, senza ignorare la complessità dei problemi e impegnandosi decisamente per rimuovere le cause che spingono questi nostri fratelli ad abbandonare i loro paesi, devono avere sempre nel cuore e tradurre in scelte di vita le parole del Signore: "ero forestiero e mi avete ospitato" (Mt 25,43 ). - Come cristiani non possiamo non avvertire il grave disordine morale che è connesso con la produzione e ancor più con il commercio delle armi; con l'adozione di piani economici fondati sullo sfruttamento, diretto o indiretto, delle risorse e delle energie di lavoro delle nazioni più povere; con forme di produzione e di gestione dei beni che non rispettino la giustizia sociale e che provochino il degrado della natura. Tutti i credenti devono assumere come proprie queste responsabilità sociali, culturali e anche propriamente politiche. 3. - Per una presenza responsabile dei cristiani nel sociale e nel politico 50. – All’inizio dello scorso decennio chiedevamo alle nostre comunità di assumere maggiormente, nella pedagogia della fede, l'impegno formativo dei laici ad essere "soggetti attivi e responsabili di una storia da fare alla luce del vangelo". Questo invito ha trovato largo ascolto. Ne prova la nascita di un notevole numero di "scuole" di formazione all'impegno sociale e politico, ad iniziativa sia delle diocesi sia di associazioni e movimenti, e soprattutto la forte ripresa di interesse e di accoglienza per la dottrina sociale della Chiesa. Le Settimane Sociali dei cattolici italiani, che, profondamente rinnovate nelle modalità, stanno per riprendere il loro cammino, intendono costituire un luogo di incontro e uno strumento di elaborazione culturale perche l'insegnamento della Chiesa e la ricerca dei credenti si misurino con i problemi di una società in rapido divenire e individuino obiettivi e vie di sviluppo concretamente perseguibili e in sintonia con il vangelo della carità. Sono aumentati tra i cristiani non soltanto la riflessione e lo studio, ma anche l'attenzione e la volontà di impegno riguardo ai problemi attuali della politica, dell'economia, della società nel suo insieme. Appare quindi ridimensionata una certa tendenza a limitare l'orizzonte del servizio sociale a coloro con cui sia possibile un rapporto diretto e che versino in necessità immediate. Al contempo però si dilatano nell'opinione pubblica la disaffezione e la sfiducia verso le forze politiche e le stesse istituzioni, con pesanti conseguenze sulla solidarietà sociale e sulla stessa coesione nazionale. 51. - In questa situazione, vogliamo delineare alcune responsabilità che toccano i credenti e, in particolare, gli uomini di cultura, i politici e gli operatori economici. - Un ruolo primario nella formazione delle opinioni e dei convincimenti, e per conseguenza dei comportamenti sia personali sia collettivi, è svolto oggi dagli uomini della cultura e della comunicazione sociale. Invitiamo pertanto i cristiani ad impegnarsi con coraggio e spirito di iniziativa in questo amplissimo settore e ad operarvi con sincero desiderio di verità, cercando costantemente di promuovere l'incontro tra la fede e la cultura, la formazione di una mentalità più fraterna e solidale, più capace di riconoscere la dignità inviolabile di ogni essere umano, e quindi di sostenere scelte personali ed orientamenti economici e politici in sintonia con tali valori. - Ancora più dirette, in ordine alla promozione del bene comune, sono le responsabilità dei politici e dei pubblici amministratori. È loro richiesto di fornire agli occhi di tutti serie garanzie di competenza, moralità e chiarezza, agendo in coerenza con la fede e l'etica cristiana e sapendo anteporre le esigenze del bene comune agli interessi personali o di gruppo. D'altra parte, in uno stato democratico le responsabilità politiche non sono monopolio di poche persone, ma coinvolgono, anche se in maniera differenziata, la generalità dei cittadini. Ciascuno dunque è chiamato alla partecipazione e a compiere scelte coerenti, tenendo conto in particolare della conformità dei programmi proposti e degli indirizzi concretamente seguiti dalle forze politiche con i valori intorno ai quali deve convergere l'impegno dei cristiani. - A proposito della vita politica viene da tempo sollevata quella che si suole definire la "questione morale", che in realtà si riferisce però a spazi più ampi del tessuto sociale. Essa mette in evidenza la necessità che coloro che, a qualsiasi titolo, hanno responsabilità di guida, diano testimonianza, anzitutto con la propria vita e con il modo di condurre il proprio ufficio, di quei valori superiori che stanno a fondamento della convivenza civile. Ma coinvolge anche, non come semplice spettatore, ogni cittadino che, con i suoi comportamenti nel lavoro, negli affari, nella vita familiare, ed esercitando i suoi diritti e doveri politici, contribuisce a rendere più o meno sano e respirabile il clima del proprio ambiente e dell'intero paese. - In questi anni hanno acquisito ulteriore rilievo le funzioni, e quindi le responsabilità, che competono agli operatori economici nella vita sociale. Parallelamente è cresciuto l'interesse per il rapporto tra etica ed economia, negli studiosi come negli operatori. Vediamo in questi sviluppi una potenzialità fortemente positiva, nella misura in cui diventa chiaro che le istanze etiche non si aggiungono dall'esterno all'economia, come ad ogni altra attività umana. Al contrario, per raggiungere anche al proprio livello - e nel rispetto della sua legittima autonomia - risultati validi e duraturi, l'economia deve promuovere un'organizzazione del lavoro e dei processi di produzione rispondente ai criteri della dignità umana, e un'equa distribuzione del reddito. E l'etica deve farsi carico dei grandi processi dello sviluppo economico e dei loro dinamismi interni, che si pongono sempre più su scala mondiale. Invitiamo pertanto gli studiosi e gli operatori economici, come i sindacalisti e gli altri operatori sociali, ad impegnarsi con fiducia per far sempre meglio risaltare questo profondo nesso tra economia e morale, dandone testimonianza integrale nel proprio lavoro e nella propria condotta di vita. 52. - Tra i problemi cruciali e determinanti per il prossimo decennio e per il futuro del paese, vogliamo particolarmente segnalare la politica del Mezzogiorno, quella della famiglia e quella della scuola. - Nel nostro recente documento sul Mezzogiorno d'Italia abbiamo scritto che "la questione meridionale implica sostanzialmente l'esistenza di una crisi che è di tutto il paese e non solo del Mezzogiorno", e che "il problema della disoccupazione giovanile meridionale si configura … - per ragioni economiche, sociali e morali - come la più grande questione nazionale per gli anni '90". Nel confermare tali considerazioni, rinnoviamo l'impegno delle comunità cristiane e facciamo appello all'intero paese perché il Meridione possa intraprendere un processo di sviluppo rispondente alle sue capacità e caratteristiche, che trovi nella sua stessa gente la principale forza propulsiva. In questa linea ci impegniamo anche, con ferma decisione, a combattere e sradicare, anzitutto con la formazione delle coscienze, il tragico fenomeno della criminalità di stampo mafioso, che si rivela sempre più una pesantissima ipoteca sulla nostra convivenza civile. Nella lotta contro queste organizzazioni delinquenziali, il doveroso rigore delle leggi e la loro efficacia coercitiva non vengono contraddetti, ma piuttosto aiutati a raggiungere il proprio fine, dall'annuncio e dalla testimonianza vissuta della misericordia, della riconciliazione e del perdono: solo questi infatti possono sconfiggere alla radice quella pseudocultura di morte, sopraffazione e vendetta che tiene insieme la mafia. - Nella prospettiva del bene comune del paese, della nuova Europa da costruire insieme e del servizio allo sviluppo integrale dell'umanità, non si giustificano le varie forme di chiusure particolaristiche che insidiano il tessuto sociale, politico e culturale della nazione: siano esse di stampo corporativo, a livello professionale ed economico, o invece facciano leva su caratteristiche anche positive della propria gente e della propria terra, finendo però col trasformarle in motivi di divisione e di discordia. Senza misconoscere le obiettive situazioni di malessere che tali tendenze denunciano, e a cui occorre far fronte, l'impegno della comunità ecclesiale non può non camminare nella direzione del rafforzamento di una solidale e unitaria coscienza comune, all'interno della quale le diversità siano stimolo di crescita e non motivo di divisione. - Di fronte al ruolo essenziale che svolgono le famiglie nel concreto della nostra vita sociale, alla molteplicità dei problemi di cui si fanno carico, e d'altro lato alle difficoltà da cui sono minacciate, è interesse primario della collettività nazionale accordare finalmente una reale priorità alle politiche sociali a favore della famiglia, riguardanti la previdenza, il trattamento fiscale, la casa, i servizi sociali e quel complesso di condizioni per cui la maternità non sia socialmente penalizzata. - Il difficile inserimento dei giovani nel mondo del lavoro e ancor più la diffusa realtà del disagio giovanile e la precarietà dei rapporti tra le generazioni, che già abbiamo richiamato, mettono in luce come accanto alla famiglia meriti speciale attenzione quel grande luogo di formazione della persona e di elaborazione e di trasmissione della cultura che è la scuola. Anche qui occorre una politica globale, che valorizzi tutte le risorse e le iniziative di cui dispone la nostra società, senza indugiare in ingiuste e anacronistiche discriminazioni, ma muovendosi invece nel contesto già attuale dell'Europa unita e della crescente comunicazione e interdipendenza a livello mondiale. In questo quadro anzitutto la comunità cristiana è chiamata a un impegno più forte e consapevole, per sostenere e valorizzare la scuola cattolica e per riproporne la presenza nella società italiana, quale tema di libertà civile e di pubblico interesse. Conclusione - Una consegna e un invito per il cammino comune 53. - Consegniamo con fiducia questi orientamenti pastorali alle nostre Chiese, nella certezza che voi - come scriveva Paolo alla Chiesa di Corinto - "siete una lettera di Cristo … scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, non su tavole di pietra, ma sulle tavole di carne dei vostri cuori" ( 2 Cor 3,3 ): il vangelo della carità è già la nostra storia, nella fede, nelle speranze e nelle opere di tanta nostra gente, così come nelle sue attese, nei suoi impegni, nelle sue sofferenze. Li consegniamo in primo luogo alle nostre diocesi, e in esse ai parroci e alle comunità parrocchiali, a tutti i sacerdoti, alle comunità religiose e di vita consacrata, alle associazioni, ai movimenti, ai gruppi ecclesiali. Li consegniamo a voi perché attraverso di voi giungano a tutti. A tutti infatti intendiamo rivolgerci, perché come Vescovi a tutti siamo mandati e perchè abbiamo la certezza che gli insegnamenti e le opere del vangelo della carità, illuminando e promuovendo la verità profonda dell'uomo, sono al servizio dell'intera società come delle singole persone. Chiediamo che il frutto delle riflessioni, delle esperienze e delle opere del vangelo della carità rifluisca dalle varie diocesi e realtà ecclesiali in sede nazionale, perché siano possibili un arricchimento reciproco tra le nostre Chiese, una verifica del cammino compiuto e dell'aderenza delle proposte alle diverse situazioni, un discernimento meglio fondato delle ulteriori tappe e indicazioni. Vi invitiamo a mettere sempre al primo posto, nell'opera di evangelizzazione e di testimonianza della carità, l'incontro con Dio e il dono dell'esperienza di Dio. Sia questa la sorgente della nostra forte speranza e fiducia, nel cammino verso il terzo millennio dell'era cristiana. Ci rivolgiamo insieme con voi verso l'avvento di Gesù risorto, il Redentore dell'uomo, sostenuti dalla fede piena d'amore di Maria. Affidandoci all'intercessione di San Francesco d'Assisi, di Santa Caterina da Siena e di tutti i Santi e le Sante che con l'annuncio del vangelo e il servizio della carità fraterna hanno plasmato lungo i secoli la storia delle nostre terre, invochiamo su ciascuno di voi la benedizione del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo.