Le persone impegnate in campo sociale e politico Lettera indirizzata ai Membri della C.E.I. Eccellenza, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro; per venire incontro a molteplici richieste di chiarimento e di orientamento provenienti da Confratelli Vescovi, sacerdoti e laici in merito alla pastorale per le persone impegnate in campo sociale e politico, ha ritenuto di elaborare una serie di suggerimenti che volentieri offre alla Sua cortese attenzione affinché Lei possa farne l'utilizzo migliore nell'ambito del cammino pastorale della sua Chiesa particolare. Diverse Diocesi, con vero profitto, da molto tempo hanno avviato un'organica e costante attività pastorale per le persone impegnate in campo sociale e politico. La Commissione episcopale, nella stesura del testo allegato, ha fatto tesoro delle varie esperienze in atto e, a partire da esse, ha elaborato una serie di suggerimenti nel contesto del documento "Evangelizzazione e testimonianza della carità", che affida alla Sua discrezionalità e al Suo sapiente discernimento. Si è inteso fare un servizio a tutti quei Confratelli desiderosi di operare perché la qualità dell'impegno sociale e politico, così decisiva per realizzare il bene del nostro amatissimo Paese, si raggiunga anche attraverso l'infaticabile opera di formazione spirituale e culturale da parte della Chiesa. La Chiesa italiana, senza venire mai meno alla specificità della sua missione, che è di natura religiosa ed etica, anzi proprio per questa sua specificità, non può rinunciare ad essere presente nella vicenda umana con la parola santa e salvatrice della Verità evangelica, come sollecitava il S. Padre Giovanni Paolo II nel memorabile discorso del Convegno di Loreto. Nell'elaborare la Nota la Commissione ha voluto dare una strutturazione che, ritiene, metodologicamente utile e funzionale: dopo una breve premessa per raccordare la Nota al documento 'Evangelizzazione e testimonianza della carità', il testo prevede le seguenti scansioni: * una pastorale per i cristiani impegnati nel sociale e nel politico; * per un'azione pastorale nel rapporto con le istituzioni; * per un servizio pastorale attento a tutte le persone impegnate nelle realtà sociali e politiche. La Nota pur avendo nella persona del Vescovo il suo unico referente, non prevede la 'riservatezza', sollecita, invece, l'attenzione e l'impegno ( cf. n***. 11 ), infaticabili e generosi, di persone e organismi che collaborano all'esercizio della Sua responsabilità pastorale. Con questa Nota la Commissione episcopale porta, in un certo senso, a compimento il compito intrapreso con il documento sulla formazione all'impegno sociale e politico sulle relative scuole offrendo un punto di chiarezza e di sapiente e discreto orientamento su una crescente e, tranne in qualche caso, positiva attenzione pastorale delle nostre Chiese alla umana realtà del sociale e del politico. Nel chiudere questa lettera di presentazione della Nota desidero assicurare la disponibilità dei Vescovi della Commissione e del Direttore dell'Ufficio nazionale. Colgo l'occasione per confermarle il mio vivo ossequio dev.mo in Cristo + Santo Quadri Presidente Premessa 1. - La presente Nota è frutto di una riflessione sulle modalità attraverso cui è possibile far diventare effettivamente un comune terreno di lavoro, di confronto e di reciproco arricchimento le scelte pastorali compiute dall'Episcopato italiano per gli anni novanta. Al centro della nostra riflessione, una delle "tre vie privilegiate" proposte: la presenza responsabile dei cristiani nel sociale e nel politico. Riportando all'attenzione le motivazioni che hanno indotto i Vescovi italiani a compiere questa scelta, offriamo il contributo di alcuni suggerimenti sul tema specifico della pastorale della Chiesa per le persone impegnate direttamente nelle realtà sociali e politiche. 2. - La carità di Cristo, che spinge i laici ad assumere un'attiva responsabilità nei confronti del mondo in tutti i suoi aspetti, dalla cultura all'economia alla politica, obbliga i Vescovi ad una particolare sollecitudine pastorale verso coloro che sono direttamente impegnati nell'ambito, delicato e complesso, dell'impegno sociale e politico, certamente una tra le meno facili forme di servizio all'uomo. A nessun cristiano, d'altronde, è lecito disinteressarsi dei grandi valori morali e antropologici che scaturiscono dalla sua fede, dividendoli l'uno dall'altra o collaborare alla loro pratica negazione. 3. - Intorno a valori quali il primato e la centralità della persona; il carattere sacro e inviolabile della vita umana in ogni istante della sua esistenza; la figura e il contributo della donna nello sviluppo sociale; il ruolo e la stabilità della famiglia fondata sul matrimonio; la libertà e i diritti inviolabili degli uomini e dei popoli; la giustizia sociale a livello nazionale e mondiale non può non realizzarsi la convergenza e l'unità di impegno dei cristiani. Questi valori devono essere vissuti nella propria coscienza e nel comportamento personale ed espressi nelle strutture, nelle leggi e nelle istituzioni, per aiutare la società attuale a non perdere la vera e integrale misura dell'uomo. 4. - L'attuazione di una formazione cristiana dei laici, adeguata alle loro responsabilità sociali e politiche, è un compito sempre e ovunque urgente, ma oggi indilazionabile per la Chiesa italiana, desiderosa di veder superate tante delle difficoltà che attualmente affliggono la convivenza civile del nostro Paese. La permanenza e la radicalizzazione di orientamenti culturali e politici tesi a emarginare dalla realtà sociale e dalle istituzioni ogni riferimento all'etica cristiana, particolarmente in ambiti di decisiva importanza come quelli della famiglia, della tutela della vita, dell'educazione, hanno condotto a scelte contrarie alla dignità e inviolabilità della persona e ai veri interessi della nostra società. 5. - Ai Confratelli Vescovi italiani intendiamo proporre, a questo proposito, percorsi e metodi di conoscenza e diffusione della visione cristiana della dignità della persona e della dottrina sociale pensati in particolare per coloro che attivamente operano nelle realtà sociali e politiche, certi che sarà efficacissimo perché insostituibile il contributo che le Comunità ecclesiali possono dare al recupero della capacità di "inquadrare gli interessi particolari in una coerente visione del bene comune". Le singole Chiese particolari, secondo le tradizioni e le situazioni a loro proprie e il loro specifico cammino, sapranno rivolgere, in modo articolato, una specifica azione pastorale ai cristiani che intendono vivere come tali il loro impegno nelle realtà sociali e politiche; ai responsabili e rappresentanti delle istituzioni; a tutti coloro che, pur non condividendo la fede cristiana, sono attivamente impegnati negli stessi campi sociali e politici. I - Una pastorale per i Cristiani impegnati nel Sociale e nel Politico 6. - Per il cristiano, l'azione sociale e politica deve essere espressione di una vita secondo lo Spirito, cioè, di vivere la carità, che è la vita di Dio riversata nel suo cuore per mezzo dello Spirito santo. ( Cf Rm 5,5 ) In questo senso, anche l'impegno sociale e politico gli si presenta come una specifica strada di perfezione nella carità, cioè di santificazione. La possibilità o meno di vivere secondo lo Spirito e di crescere nella santità, attraverso l'esercizio della carità anche nelle tipiche dimensioni sociali e politiche, dipende dalla formazione spirituale. In riferimento a coloro che si professano cristiani e sono membri della Chiesa, l'azione pastorale di formazione si attua innanzitutto rinnovando la pedagogia della fede e della catechesi, in modo da coltivare mature vocazioni laicali di uomini e di donne che si comprendano e si comportino come soggetti attivi e responsabili di una storia da fare alla luce del vangelo. A tale rinnovamento contribuisce una conoscenza più esatta e una diffusione più ampia della dottrina sociale della chiesa, punto di riferimento imprescindibile per l'esplicitazione dei valori fondamentali a cui l'azione sociale e politica deve ispirarsi e dei contenuti che davvero la qualificano come un servizio all'uomo teso alla realizzazione del bene comune a tutti gli uomini. La conoscenza più esatta e la diffusione più ampia della dottrina sociale della Chiesa devono assumere, innanzitutto, un carattere di continuità e l'aggiornamento deve essere permanente. 7. - Attraverso la dottrina sociale la Chiesa propone dei principi di riflessione da cui si possono adeguatamente ricavare percorsi di approfondimento spirituale in cui la fede, la speranza e la carità crescano in ciascuno non "nonostante", ma proprio "attraverso" l'impegno sociale e politico. La formazione spirituale è un bene troppo prezioso perché ogni Chiesa particolare, non esprima per esso nuove attenzioni e non provveda a dotarsi di strumenti adeguati per la sua realizzazione: la preghiera, infatti, nella quale in spirito di fede ci apriamo all'incontro con Dio, ha una funzione decisiva in tutta la vita e la missione della Chiesa. La contemplazione, il silenzio e l'ascolto, l'adorazione ci dischiudono gli orizzonti infiniti dell'amore di Dio, e nello stesso tempo vivificano la nostra azione con il soffio rigeneratore dello spirito. 8. - È necessaria la presenza e la disponibilità di sacerdoti per una direzione spirituale puntuale e qualificata, peraltro richiesta da molti dei cristiani impegnati nelle realtà sociali e politiche. È pure auspicabile che siano previsti e proposti momenti specifici di incontro per la meditazione, la preghiera, il silenzio e l'adorazione di Dio. Varie e molteplici possono essere le forme con cui attuare queste iniziative: da più giorni di ritiro spirituale, proposti annualmente; a una sola giornata o a qualche ora di ritiro spirituale, una o più volte all'anno; a una meditazione proposta a scadenze più ravvicinate; a momenti di riflessione durante celebrazioni liturgiche. 9. - Quanto ai contenuti, si debbono rivisitare i temi fondamentali della spiritualità cristiana ( ascolto della Parola, preghiera, fede-speranza-carità, vocazione alla sanità … ), con un'attenzione particolare, anche a livello metodologico: quella di aiutare le persone che partecipano ai vari incontri a "imparare sempre di più Gesù Cristo", a dimorare nella sua parola, ad essere docili allo Spirito, perché ciò che importa, comunque e sempre, è vivere la propria sequela di Gesu, anche nell'impegno sociale e politico. Ovviamente non potranno non essere affrontati alcuni dei nodi tematici piu direttamente connessi con tale impegno: dallo stile di servizio alle esigenze di moralità, dalla carità sociale e politica alle tentazioni insite in questa stessa azione, dalle dimensioni presenti nell'esercizio del potere alle esigenze del bene comune, dalla speranza del politico alle sfaccettature del suo farsi prossimo … Ciò che è necessario, in ogni caso, è aiutare e favorire una capacità di discernimento che abiliti questi laici ad individuare e a vivere le loro responsabilità e che li porti a riscoprire, nella loro interezza, il valore e il senso dell'ispirazione cristiana nell'azione sociale e politica. 10. - Un servizio significativo, che non è tuttavia un compito esclusivo né prioritario della comunità ecclesiale, si può ritenere, ancora oggi, la proposta di luoghi di incontro e di confronto culturale, in cui i cristiani impegnati nel sociale e nel politico possano maturare una più precisa capacità di pensare e di progettare politicamente e con spiccata sensibilità cristiana. Ogni Chiesa particolare può pensare a luoghi e a momenti di dialogo e di confronto tra filosofia, economia, politica e teologia e di serio approfondimento scientifico di idee e di progetti, nell'ascolto sereno e tollerante di ogni opinione e nella ricerca di possibili e corrette vie di mediazione, che permettano di condurre all'incarnazione dei valori che provengono dal Vangelo individuando quanto è concretamente realizzabile nelle precise e diverse condizioni di tempo e di luogo. 11. - È quanto mai opportuno che sia la Chiesa particolare in quanto tale ad assumersi la responsabilità di queste iniziative. Esse dovranno trovare, infatti, la condivisione e la collaborazione di tutte le espressioni della Chiesa particolare. Nella promozione e nella conduzione di queste iniziative è chiamata in causa, pertanto, la responsabilità del Vescovo, direttamente o attraverso i competenti organismi e istituzioni diocesani o territoriali. La promozione e la gestione delle stesse iniziative possono essere condivise dal Vescovo con il Consiglio Pastorale Diocesano, con la Commissione per la pastorale sociale e il lavoro, con i responsabili dell'Azione Cattolica. L'invito sia rivolto a tutti i cristiani impegnati nelle realtà sociali e politiche. Per questo è importante che si tratti di un invito "pubblico" e "pubblicizzato"; ciò non esclude che i sacerdoti e/o i responsabili locali delle aggregazioni laicali sollecitino singoli persone interessate all'iniziativa a parteciparvi. Questa specifica azione pastorale riconduce, almeno a livello di riflessione, il concetto stesso di politica e l'impegno diretto in questo ambito alla loro dignità civile e morale, inserendosi nella visione antropologica, autentica ed equilibrata, che il vangelo della carità può offrire, visione che individua e propone i necessari riferimenti etici per affrontare e risolvere i grandi problemi della nostra epoca. II - Per una azione pastorale nel rapporto con le istituzioni 12. - Anche nei confronti delle autorità istituzionali la Chiesa ha un compito da svolgere. Nei rappresentanti delle istituzioni, a qualunque ispirazione essi si riferiscano e a qualunque parte politica appartengano, la Chiesa, innanzitutto, riconosce e rispetta il servizio di autorità che essi sono chiamati a svolgere, poiché tale servizio, se è rivolto alla promozione dell'uomo e al bene del Paese, rientra nel piano provvidenziale, di salvezza e di amore, di Dio per l'uomo e per il mondo. ( Cf Rm 13 ) La Chiesa non può abbandonare l'uomo reale, concreto e storico, poiché con ciascun uomo Cristo si è unito nel mistero della redenzione: questa, solo questa è l'aspirazione che presiede alla dottrina sociale della Chiesa, che oggi punta specialmente sulla centralità dell'uomo dentro la complessa rete di relazioni delle società moderne. Per assistere nel cammino della salvezza quest'uomo, nella sua concreta realtà di peccatore e di giusto, la Chiesa stimola e aiuta le istituzioni politiche, con cui la comunità umana organizza la propria convivenza, a corrispondere al loro vero fine, di autentico servizio al bene comune, dice la sua parola e anche fa risuonare alta la sua voce di fronte alle strutture di peccato, mentre cerca di rendere luminose e visibili davanti agli uomini le sue opere buone, che sono soprattutto le opere della carità, pur tenendole, in un certo senso, segrete persino per se stessa. 13. - In questa prospettiva si comprende l'azione delle diocesi nel rapporto con le istituzioni. Tale rapporto deve essere innanzitutto costruito: é bene che ogni diocesi preveda momenti tradizionali e costanti in cui affrontare argomenti di chiara rilevanza etica e civile, momenti in cui il messaggio evangelico diventi proposta e contributo di animazione cristiana della vita civile. Queste occasioni possono essere trovate in alcuni momenti celebrativi ( le ricorrenze religiose e civili che caratterizzano la vita e la tradizione del territorio quali la Festa del Santo Patrono, le Giornate annuali della pace, della solidarietà, ecc. ), ai quali i responsabili delle istituzioni vengono abitualmente e ufficialmente invitati. 14. - Tali circostanze sono occasioni appropriate affinché il Vescovo, per l'intera diocesi, o il parroco, per la sua parrocchia, propongano all'intera comunità e ai rappresentanti delle istituzioni alcune riflessioni nelle quali il Vangelo si pone come forza illuminante di specifiche situazioni della vita sociale e politica, in vista di una comune assunzione di responsabilità per un servizio effettivo all'uomo e al bene comune. Anche occasioni straordinarie, suggerite da eventi particolari della Chiesa universale o diocesana ( ad esempio: la promulgazione di un'enciclica, la celebrazione di un Sinodo o di un Convegno ecclesiale … ) o della vita civile, sono adatte per proporre ai responsabili della vita pubblica, dal Vescovo ufficialmente invitati, il cammino e la riflessione della Chiesa come contributo alla crescita del Paese. In questo senso si possono valorizzare, inoltre, i momenti della vita civile in cui il Vescovo o altri membri della Comunità ecclesiale sono ufficialmente invitati ad intervenire. 15. - La missione della Chiesa è per tutti gli uomini e per il mondo intero: la sua parola, il suo insegnamento, la sua testimonianza si rivolgono anche a tutti gli uomini di buona volontà, che, pur non condividendo la fede cristiana, sono attivamente impegnati nella conduzione della cosa pubblica, svolgendo la loro opera in partiti, sindacati, associazioni di categoria e nelle diverse espressioni dell'iniziativa e della partecipazione sociale negli ambiti della cultura, dello sport, del tempo libero, ecc. Verso tutte queste persone la Chiesa esercita la propria missione proponendo l'intera verità sull'uomo, radicata in Gesu Cristo e nel suo Vangelo, con tutte le esigenze morali, incondizionate e assolute, che ne derivano. 16. - I modi concreti per attuare questa missione possono essere: - una costante azione di discernimento evangelico sui problemi sociali e politici, alla quale seguano anche delle precise prese di posizione ( del Vescovo o degli organismi diocesani competenti o, più abitualmente, da parte di persone che ricoprano significativi ruoli all'interno della Comunità ecclesiale ), tutto ciò proposto come contributo di riflessione attraverso i mezzi di comunicazione sociale; - alcune occasioni di tipo culturale, nelle quali la Chiesa propone a tutte le persone di buona volontà, la propria riflessione sulle idee e sui problemi di cui è intessuta la vita sociale e politica, anche attuando forme di dialogo e di confronto costruttivo con uomini e organismi di diversa ispirazione; - la partecipazione di persone che ricoprano ruoli di particolare responsabilità nella Chiesa locale a iniziative di riflessione e di dibattito proposte dalle diverse forze sociali e politiche ed effettivamente aperte a tutti i contributi. Le riflessioni diffuse attraverso i mezzi di comunicazione, l'assunzione di iniziative a carattere culturale, la partecipazione ad iniziative dello stesso tipo rendono più manifesta la partecipazione della Chiesa alla vita della società. In questo modo la Chiesa può offrire, su scala più vasta, e più direttamente, il proprio contributo alla riflessione comune sulle realtà sociali e politiche. 17. - Al termine di tutte queste considerazioni, formuliamo l'auspicio che, anche attraverso la presa in esame e l'attuazione di queste linee comuni, l'azione pastorale delle nostre Chiese verso e con le persone impegnate nel sociale e nel politico non subisca indebite riduzioni, sia sempre più adeguata alle urgenze del nostro tempo e sia sempre più fedele alla globale e genuina missione della Chiesa. Roma, 4 ottobre 1991, S. Francesco d’Assisi, Patrono d'Italia Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro