Direttorio di pastorale familiare Introduzione 1 - La stima e l'impegno della Chiesa italiana per matrimonio e famiglia La Chiesa in Italia, in profonda comunione con il Santo Padre, con le Chiese europee e con quelle sparse in tutto il mondo, « stima grandemente il valore perenne della famiglia, fondata nel matrimonio, perché è istituita dal Creatore e costituisce una pietra fondamentale per l'edificazione della Chiesa e della società ». Già subito dopo il Concilio Vaticano II, nella sua prima Assemblea Generale, la nostra Conferenza Episcopale sottolineava che « per la formazione di una autentica spiritualità familiare, per una pastorale ad accentuati riflessi familiari, l'episcopato italiano non ha mancato e non mancherà di agire con spirito apostolico e secondo le linee del Concilio e del magistero pontificio ». Fedele a questo proposito, negli anni successivi, l'episcopato italiano è intervenuto sui temi del matrimonio e della famiglia sia con appositi comunicati, dichiarazioni, note o documenti pastorali, sia richiamando gli stessi temi all'interno di altri pronunciamenti su problematiche pastorali, morali, sociali e politiche più vaste. Tra l'altro, sono stati fatti oggetto di interesse pastorale e di attenta considerazione: la teologia del matrimonio, l'itinerario spirituale dei laici sposati, i risvolti negativi del fenomeno dell'emigrazione sulla famiglia; la promozione dell'impegno unitario dei cattolici nella difesa dei diritti della famiglia; la condanna del divorzio e dell'aborto; il ruolo della famiglia nella Chiesa e nella società; le problematiche educative e la missione della famiglia in ordine alla fede e alla catechesi dei figli; l'azione della Chiesa per l'evangelizzazione del sacramento del matrimonio; la costituzione e il sostegno di apposite strutture per la pastorale familiare; la presenza di operatori qualificati per la preparazione al matrimonio e per l'accompagnamento delle coppie e delle famiglie; le situazioni matrimoniali difficili e irregolari. I principali documenti dell'episcopato italiano In particolare, meritano di essere ricordati alcuni testi, che costituiscono quasi delle pietre miliari nel cammino della pastorale familiare nelle nostre Chiese: i due documenti pastorali dell'intero episcopato Matrimonio e famiglia oggi in Italia ( 1969 ) e Evangelizzazione e sacramento del matrimonio ( 1975 ); la dichiarazione dell'episcopato su Il divorzio in Italia ( 1969 ); la dichiarazione conclusiva della XII Assemblea Generale della CEI su L'impegno per l'evangelizzazione del sacramento del matrimonio ( 1975 ); l'istruzione pastorale del Consiglio Permanente su Comunità cristiana e accoglienza della vita umana nascente ( 1978 ); la nota pastorale della Commissione Episcopale per la dottrina della fede, la catechesi e la cultura e della Commissione Episcopale per la famiglia riguardante La pastorale dei divorziati risposati e di quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari o difficili ( 1979 ); il documento pastorale della Chiesa italiana Comunione e comunità. Comunione e comunità nella Chiesa domestica ( 1981 ); il documento pastorale della stessa Conferenza Episcopale su Evangelizzazione e cultura della vita umana ( 1989 ); il Decreto generale sul matrimonio canonico ( 1990 ). Né vanno dimenticate le numerose lettere pastorali e alcuni piani o programmi pastorali di singoli Vescovi per le loro Chiese particolari. Ad essi sono da aggiungere sia i Sinodi che, nelle diverse diocesi, sono stati dedicati interamente alla famiglia o ne hanno parlato in un contesto più globale, sia note o istruzioni pastorali, decreti o direttori pubblicati da singole Chiese locali. Nella scia del cammino compiuto dalla Chiesa in Italia vanno pure menzionati i sussidi pubblicati dall'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia: La preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Sussidio di prospettive e orientamenti ( 1989 ) e I consultori familiari sul territorio e nella comunità ( 1991 ). 2 - Nuova evangelizzazione e pastorale Oggi, nella prospettiva della "nuova evangelizzazione", sentiamo il bisogno di riprendere questo ricco patrimonio e di riproporlo alle nostre Chiese, per chiedere e aiutare una verifica del cammino fatto e per sollecitare un nuovo impegno da parte di tutte le comunità ecclesiali, certi che « la pastorale di preparazione e formazione al matrimonio e la cura spirituale, morale e culturale delle famiglie cristiane rappresentano un compito prioritario della nostra pastorale ». Senso e caratteristiche del Direttorio Nasce così il Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia per gli anni novanta, che ora pubblichiamo. Con questo testo vogliamo rispondere anche alle sollecitazioni rivolte da Giovanni Paolo II nella Familiaris consortio alle Conferenze Episcopali perché emanassero appunto un Direttorio per la pastorale della famiglia; come pure "completare" e "accompagnare", secondo un'ottica più propriamente pastorale, le norme contenute nel Decreto generale sul matrimonio canonico, il quale, a sua volta, sottolinea che « l'azione pastorale della Chiesa deve accompagnare la famiglia nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo ». Il Direttorio non è un nuovo documento pastorale, ma una ripresa sintetica e organica di altri pronunciamenti, nell'intento di presentare le linee di un progetto educativo e pastorale essenziale per il cammino di fede dei battezzati nella vocazione al matrimonio e per la vita di fede della famiglia in conformità al Vangelo. Suo obiettivo, quindi, è rispondere ad una concreta esigenza di "completezza": in tal modo la comunità cristiana - e, in essa, i diversi operatori, a partire dagli sposi e dalle famiglie - potrà usufruire di un utile strumento di consultazione, nel quale la pastorale familiare viene presentata nel suo insieme e nei suoi aspetti particolari e specifici. In quanto tale, il Direttorio presuppone gli approfondimenti teologici e spirituali e ad essi rimanda, evocandoli sinteticamente; piuttosto si sofferma più ampiamente sui contenuti di ordine pratico, presentandoli in modo da favorire, in corretta e necessaria collaborazione con tutti i diversi settori e ambiti pastorali, un'azione graduale, efficace ed organica, nella quale la famiglia risulti sia oggetto e termine, sia soggetto responsabile e attivo della missione della Chiesa. A partire dal richiamo alla teologia del matrimonio e della famiglia, il Direttorio affronta gli aspetti fondamentali e irrinunciabili di una globale pastorale della famiglia, vista come dimensione e determinazione singolare dell'intera azione pastorale della Chiesa: ne sottolinea gli obiettivi fondamentali e ne mette in risalto le priorità; presenta molteplici suggerimenti; offre orientamenti e indicazioni pratiche puntuali; richiama alcune norme giuridiche e pastorali; rimanda alla responsabilità pastorale di ogni Vescovo per l'ulteriore determinazione di singole problematiche. 3 - L'articolazione del testo Il Direttorio, dopo aver accennato ai contenuti principali del "Vangelo del matrimonio e della famiglia", che la Chiesa deve annunciare, celebrare e servire ( capitolo primo ), considera le varie tappe di ogni itinerario di pastorale familiare: dall'educazione alla vita e all'amore ( capitolo secondo ) alla cura del fidanzamento e agli itinerari di preparazione al matrimonio ( capitolo terzo ), dalla celebrazione della liturgia nuziale ( capitolo quarto ) alla cura delle famiglie nei primi anni di matrimonio, nei periodi successivi e in alcune situazioni particolari ( capitolo quinto ). Successivamente, il Direttorio pone l'accento e si diffonde sulla missione della famiglia nella Chiesa e nella società ( capitolo sesto ), affronta i problemi riguardanti le famiglie in situazioni difficili o irregolari ( capitolo settimo ) e offre indicazioni in ordine alle strutture e agli operatori della pastorale familiare ( capitolo ottavo ). Destinatari: gli operatori pastorali Con questa articolazione, le pagine del Direttorio vorrebbero costituire quasi un "vademecum" o "manuale", affidato alle Chiese locali e, in esse, innanzitutto ai diversi operatori pastorali, per favorire un cammino più unitario e condiviso e per orientare la formazione degli stessi operatori, quale esigenza prioritaria di tutta la pastorale familiare. Cap I - Il "Vangelo del matrimonio e della famiglia" Le attuali trasformazioni 4 - Necessità del discernimento di fronte alla cultura odierna Agli uomini e alle donne del nostro tempo, « in sincera e profonda ricerca di una risposta ai quotidiani e gravi problemi della loro vita matrimoniale e familiare », vengono spesso offerte, nel più vasto contesto socioculturale e nei diversi ambienti di vita, di lavoro, di scuola, di tempo libero e, in particolare, attraverso i mezzi della comunicazione sociale, « visioni e proposte anche seducenti, ma che compromettono in diversa misura la verità e la dignità della persona umana » e l'identità del matrimonio e della famiglia. Non riproponiamo qui quanto abbiamo già ampiamente descritto in altre occasioni circa le profonde trasformazioni che negli ultimi decenni hanno caratterizzato e continuano a caratterizzare la realtà matrimoniale e familiare. Sono trasformazioni che si situano a livello strutturale e culturale e che investono anche il vissuto religioso e cristiano di tante famiglie. In ogni caso, si tratta di trasformazioni ambivalenti, quando non addirittura ambigue, che chiedono una continua e attenta opera di discernimento evangelico. Luci e ombre, valori e non valori, aspetti positivi ed elementi problematici o negativi coesistono tra di loro, spesso intrecciandosi in modo quasi inestricabile. 5 - Valori e aspetti positivi da considerare e valorizzare Non mancano aspetti positivi, quali: una visione più positiva e serena della sessualità umana; una più forte coscienza della libertà personale, da cui nasce più nitida l'esigenza di rispettare la dignità di ogni persona, sia nei rapporti coniugali sia in quelli familiari; un più diffuso riconoscimento della dignità della donna e dei suoi ruoli nella vita privata, familiare e pubblica; una maggiore sottolineatura del valore della relazione personale, un più consapevole atteggiamento di rispetto per i diritti dei più deboli nello stesso ambito familiare; una accresciuta consapevolezza delle responsabilità proprie dei genitori nel procreare e nell'educare i figli; una rinnovata percezione della necessità di sviluppare confronti, rapporti e relazioni di amicizia e di mutuo sostegno tra famiglie; una più chiara sottolineatura e riscoperta della missione ecclesiale e della responsabilità sociale di ogni famiglia; una sorprendente persistenza del significato della famiglia come luogo di umanizzazione sia della coppia, attraverso l'esperienza dell'amore reciproco, esclusivo, indissolubile e fecondo, sia del figlio, mediante la generazione e l'intera opera educativa. Sono, questi, alcuni valori che non ci possono lasciare indifferenti, ma che devono orientarci nella riflessione teologica, nella spiritualità, nell'azione pastorale e negli interventi sociali. 6 - Molteplicità dei fenomeni problematici Nello stesso tempo permangono, o addirittura si aggravano, fenomeni problematici o negativi che possono sconvolgere l'ordinata convivenza coniugale e familiare. Tra gli altri: una generalizzata privatizzazione ed enfatizzazione della sessualità, spesso ridotta alla sua dimensione genitale; la paura, la disistima o addirittura il rifiuto del figlio a causa di non poche difficoltà incontrate dagli sposi; la piaga dell'aborto; la diffusione di una mentalità e di un vissuto contraccettivi; l'aumento della pratica della sterilizzazione; il disinvolto ricorso alle diverse forme di fecondazione artificiale; una discutibile rivendicazione dei cosiddetti "diritti" degli omosessuali; un'ambigua o addirittura errata concezione teorica e pratica dei rapporti tra coniugi e tra genitori e figli; il numero crescente, già nei primi anni di matrimonio, dei fallimenti coniugali, dei divorzi e delle situazioni matrimoniali irregolari; una precoce abdicazione da parte dei genitori alle proprie responsabilità educative o, all'opposto, un rapporto educativo caratterizzato da possessività esasperata che soffoca la libertà dei figli anche condizionando e ostacolando le loro scelte vocazionali; una disistima o addirittura un rifiuto, diversamente motivati, della dimensione istituzionale del matrimonio; un'ignoranza o dimenticanza o voluta noncuranza del valore propriamente soprannaturale, cristiano ed ecclesiale del matrimonio; l'insufficienza o anche l'assenza di un adeguato impegno sociale e politico delle famiglie e per le famiglie. Nuove concezioni di famiglia; sua fragilità, privatezza e isolamento Inoltre, come abbiamo già osservato, è l'idea stessa di famiglia che spesso viene messa in discussione e svisata: viene intesa come non necessariamente fondata sul matrimonio; si chiedono forme di riconoscimento legale delle convivenze di fatto, quasi volendole equiparare alle comunità familiari; non mancano tentativi di legittimazione di modelli di coppia di genitori dove la differenza sessuale non risulta essenziale e necessaria. Né va dimenticato come la famiglia italiana si trovi in uno stato di fragilità, privatezza e isolamento, che pur si accompagna con una fondamentale persistenza della stessa comunità familiare. Diversamente che in altri Paesi, infatti, in Italia la famiglia continua ad essere ritenuta un valore, ad essere scelta e ad avere un ruolo di rilievo. Tuttavia, la stessa famiglia è posta a lato della società o addirittura in contrapposizione ad essa, perché persegue finalità ed obiettivi diversi ed è mossa da altre dinamiche. Vissuta sempre più come un "affare privato", la famiglia sembra aver iniziato un processo che la porta a smarrire la coscienza della propria identità istituzionale. Mentre è fatta oggetto di ripetute pressioni da parte della società, rimane isolata e abbandonata a se stessa nello svolgimento dei suoi compiti. 7 - Complessità e ambivalenza degli atteggiamenti dei giovani Anche un'adeguata considerazione degli atteggiamenti, delle domande e delle attese dei giovani oggi ci conduce a ritrovare la situazione ambivalente cui abbiamo fatto cenno: ci imbattiamo, infatti, in un vissuto esistenziale contrassegnato da una permanente tensione tra valori e disvalori, tra ricerca e non accoglienza della realtà profonda del matrimonio e della famiglia. Tale vissuto, caratterizzato da ambiguità e soggettivismo, talvolta nasconde il desiderio di realizzare un modello positivo di famiglia, che però gli stessi giovani non riescono a raggiungere. Né si può escludere che il medesimo vissuto, pur rivelando mancanza di speranza, possa contenere la richiesta implicita, e a volte contraddittoria, di ricevere aiuto attraverso la testimonianza e l'accompagnamento. In particolare - nel quadro di un'esaltazione della singolarità irripetibile di ciascuno e, conseguentemente, della soggettività colta in ogni singolo frammento di tempo e di esperienza - assistiamo al venir meno del senso di appartenenza, allo smarrimento del valore e del senso delle realtà istituzionali, alla perdita del senso della storia e del futuro, all'assolutizzazione di ogni esperienza particolare e alla paura di fronte ad impegni stabili e definitivi. Nell'attuale contesto socioculturale, inoltre, alla propensione a ridurre la sessualità a mera genitalità si accompagna la tendenza a convogliare in essa e nel suo esercizio quelle esigenze di dialogo, tenerezza, sostegno reciproco e comprensione, che pure i giovani avvertono come imperiose e ineliminabili. Ne derivano attese ed atteggiamenti tra loro diversissimi e talora anche contrastanti o addirittura inconciliabili. Si va dalla volontà di mantenersi liberi da ogni legame al desiderio di raggiungere una certa stabilità affettiva; dal bisogno di relazioni significative e non occasionali all'incapacità di accettare il valore e il senso dell'istituto matrimoniale; dalla ritrosia di fronte alla prospettiva di un impegno definitivo alla considerazione dell'esperienza matrimoniale e familiare come luogo totalizzante di ogni energia e come realtà in grado di comunicare ogni felicità e sicurezza. Annunciare, celebrare e servire il "Vangelo del matrimonio e della famiglia" 8 - Vangelo del matrimonio e della famiglia: il senso di una espressione La situazione finora descritta interpella l'intera comunità cristiana in ogni sua articolazione e la sollecita a vivere con rinnovata coscienza la sua azione pastorale con i coniugi e le famiglie e a loro favore. Ancor prima, però, la Chiesa sa e riconosce che tale compito pastorale le appartiene e la qualifica in forza della missione affidatale dal suo Sposo e Signore. Perciò, illuminata, guidata e sostenuta dallo Spirito Santo, in gioiosa fedeltà al mandato ricevuto, avverte con freschezza sempre rinnovata l'urgente responsabilità di annunciare, celebrare e servire l'autentico "Vangelo del matrimonio e della famiglia". Con questa espressione intendiamo riferirci a due realtà tra loro distinte e insieme profondamente convergenti. Ci riferiamo, innanzitutto, a ciò che il Vangelo dice sul matrimonio e sulla famiglia, per cogliere la loro identità, il loro significato e il loro valore nel disegno salvifico di Dio. Nello stesso tempo, l'espressione usata ci permette di alludere a come la vita matrimoniale e familiare, quando è condotta secondo il disegno di Dio, costituisca essa stessa un "vangelo", una "buona notizia" per tutto il mondo e per ogni uomo. Il matrimonio e la famiglia diventano così testimonianza e profezia, oggetto e soggetto di evangelizzazione. 9 - Pastorale familiare: annunciare, celebrare e servire questo Vangelo Quale determinazione particolare della pastorale generale della Chiesa, di cui condivide il fine dell'evangelizzazione, l'intera pastorale familiare - con tutti i suoi presupposti, attraverso tutte le sue espressioni e articolazioni, in tutte le sue conseguenze - deve propriamente annunciare, celebrare e servire questo duplice e unitario Vangelo, con la fiera e umile consapevolezza di proporre anche così una visione e un'esperienza profondamente profetiche e umanizzanti. Il matrimonio 10 - Pastorale familiare: annunciare, celebrare e servire questo Vangelo Il matrimonio, quale « intima comunità di vita e d'amore coniugale, fondata dal Creatore e strutturata con leggi proprie », nasce « dall'atto umano col quale i coniugi mutuamente si danno e si ricevono ». Quale patto e alleanza coniugale che ha avuto origine nell'amore da una libera scelta di un uomo e di una donna che impegnano reciprocamente le loro persone e tutta la loro vita, il matrimonio cresce e si sviluppa in un amore sempre più oblativo, fedele e rinnovato. Per la sua intima struttura di amore coniugale pienamente umano, che coinvolge cioè ogni persona nella sua "totalità unificata" di spirito e di corpo, possiede le note e le esigenze della totalità, unità, fedeltà, indissolubilità e fecondità come sue caratteristiche proprie, native e ineliminabili. 11 - Significato religioso di ogni matrimonio Con questa sua specifica fisionomia, ogni matrimonio ha un profondo significato religioso, che l'intera storia della salvezza mette costantemente in luce: esso è immagine e simbolo dell'alleanza che unisce Dio con il suo popolo. Il matrimonio tra cristiani è sacramento Tra cristiani, poi, tutto questo assume un significato ulteriore e diventa una realtà originale e nuova. Infatti, da quando, nella pienezza dei tempi, il Verbo di Dio ha assunto la natura umana e con il sacrificio della croce ha offerto se stesso in dono definitivo di amore alla sua Chiesa e all'intera umanità, il matrimonio dei battezzati diviene « il simbolo reale della nuova ed eterna alleanza, sancita nel sangue di Cristo. Lo Spirito, che il Signore effonde, dona il cuore nuovo e rende l'uomo e la donna capaci di amarsi, come Cristo ci ha amati. L'amore coniugale raggiunge quella pienezza a cui è interiormente ordinato, la carità coniugale, che è il modo proprio e specifico con cui gli sposi partecipano e sono chiamati a vivere la carità stessa di Cristo che si dona sulla croce ». Il matrimonio tra due battezzati è stato così elevato da Cristo Signore alla dignità di sacramento: « Da allora tutto è trasformato. Due cristiani desiderano sposarsi; san Paolo li avverte: "voi non vi appartenete più" ( 1 Cor 6,19 ). Membri del Cristo, tutti e due "nel Signore", anche la loro unione si fa "nel Signore" come quella della Chiesa, e per questo essa è un "grande mistero" ( Ef 5,32 ), un segno che non soltanto rappresenta il mistero dell'unione del Cristo con la Chiesa, ma in più lo contiene e lo irraggia per mezzo della grazia dello Spirito Santo che ne è l'anima vivificante ». 12 - Il matrimonio come grazia e vocazione Il matrimonio, che pure si identifica con l'amore coniugale di un uomo e di una donna legittimamente manifestato, affonda nello stesso tempo le sue radici più profonde nel mistero di Dio, della sua alleanza, della scelta e della predestinazione che da sempre il Padre, in Cristo, ha fatto nei nostri confronti ( Ef 1,3-5 ). Esso ci appare, perché realmente lo è, come "grazia" e "vocazione", che specificano e sviluppano il dono e il compito ricevuti nel Battesimo. Infatti, all'origine di ogni matrimonio, prima ancora della pur necessaria volontà di amore dei due coniugi, sta un atto di predestinazione ad essere conformi all'immagine di Gesù Cristo e a realizzare questa conformità secondo il dono e il carisma tipici della coppia. L'amore coniugale tra un uomo e una donna può sgorgare e può consolidarsi perché trova nell'amore di Gesù in croce la sua sorgente ultima, la sua forza plasmatrice, il suo costante alimento; e così ogni matrimonio può e deve dirsi una eco del sì di Cristo in croce. È grazie al dono dello Spirito che, giorno dopo giorno, Gesù Cristo viene plasmato nel cuore e nella vita degli sposi, i quali diventano sacramento reale del suo amore totale, unico, fedele e fecondo. 13 - La relatività del matrimonio al Regno e a Gesù Cristo Lo stesso matrimonio cristiano, pur in tutta la sua grandezza e dignità, rimane sempre una realtà relativa; ed è proprio in questa sua relatività che risiede la sua grandezza. Come ogni altra realtà creata, anche il matrimonio è, infatti, a servizio del Regno di Dio ed è un mezzo per "essere in Cristo" e per seguirlo: esso è, per gli sposi, il luogo concreto, specifico e particolare in cui vivere la sequela e l'imitazione di Cristo. Il matrimonio come cammino di santità Proprio perché subordinato e relativo a Gesù e al suo Regno, il matrimonio permette ai coniugi di camminare verso la comunione con Dio e di questa stessa comunione si presenta come figura e anticipazione. In quanto tale, perciò, il matrimonio determina il cammino di santità proprio degli sposi, come ricorda anche il Concilio: « i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio ». La famiglia 14 - L'identità e la missione della famiglia fondata sul matrimonio Secondo il disegno di Dio, il matrimonio trova la sua pienezza nella famiglia, di cui è origine e fondamento. Da questo intimo e costitutivo legame con il matrimonio e con l'amore che lo definisce, ogni famiglia deriva, perciò, la sua identità e la sua missione di custodire, rivelare e comunicare l'amore, attraverso la formazione di una autentica comunità di persone, il servizio alla vita, la partecipazione allo sviluppo della società. La struttura ecclesiale della famiglia cristiana La famiglia cristiana, comunione di persone, segno e immagine della comunione del Padre e del Figlio nello Spirito Santo, oltre ai compiti ora ricordati, ha anche quello di partecipare alla vita e alla missione della Chiesa. Infatti, nata ed alimentata dal sacramento del matrimonio, la famiglia cristiana, già a partire dalla coppia coniugale che ne costituisce il nucleo originario, possiede un'essenziale struttura ecclesiale. Essa è "comunità d'amore e di vita", formata dalla coppia e dal nucleo familiare, ma è anche, e in profondità, "comunità di grazia", in intimo e vivo legame con la Chiesa. Anzi, il suo legame con la Chiesa è così profondo e radicale da risultare elemento costitutivo dell'identità cristiana della famiglia. Essa, a suo modo, è una "rivelazione" e una "realizzazione" del mistero della Chiesa, il quale, a sua volta e reciprocamente, vive e si manifesta anche dentro e attraverso la concreta e tangibile realtà della famiglia cristiana. 15 - Famiglia « Chiesa domestica » Per questi motivi, secondo l'autorevole insegnamento del Vaticano II, la famiglia cristiana può essere chiamata « Chiesa domestica », poiché essa è, a suo modo, « viva immagine e storica ripresentazione del mistero stesso della Chiesa ». In virtù di questa sua connotazione, essa partecipa alla fecondità della Madre Chiesa e si presenta insieme come comunità salvata dall'amore di Cristo che le è donato e come comunità che salva perché chiamata ad annunciare e a comunicare lo stesso amore di Cristo ed è messa in grado di rispondere a questa sua chiamata. La partecipazione della famiglia alla missione della Chiesa Affonda, inoltre, le sue radici in questo mistero la missione della famiglia cristiana nei confronti sia della Chiesa sia della società e del mondo intero. Gli sposi, infatti, che già per il Battesimo sono partecipi della vita e della missione della Chiesa, in forza del sacramento del matrimonio da essi celebrato, sono chiamati a ravvivare e a vivere costantemente i loro impegni battesimali in forme e contenuti nuovi, secondo uno stile coniugale e attraverso le realtà proprie della loro esistenza. Così pure la famiglia intera - chiamata a configurarsi come comunione-comunità di fede, nella quale la fede viene accolta, vissuta, annunciata, testimoniata e trasmessa da tutti i suoi membri - « è posta al servizio dell'edificazione del Regno di Dio nella storia mediante la partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa ». Con il suo stesso esistere, prima che attraverso specifiche attività, in quanto stato particolare di vita cristiana, è annuncio del Vangelo e partecipa così alla missione evangelizzatrice di tutta la Chiesa. 16 - Il servizio della famiglia al mondo e alla società Nello stesso tempo e condividendo l'unica missione della Chiesa, « in quanto "piccola Chiesa", la famiglia cristiana è chiamata, a somiglianza della "grande Chiesa", ad essere segno di unità per il mondo e ad esercitare in tal modo il suo ruolo profetico testimoniando il regno e la pace di Cristo, verso cui il mondo intero è in cammino ». Per altro, tale missione, che può e deve essere vissuta secondo diverse forme e modalità, trova certamente nella fisionomia di "Chiesa domestica" nuove sottolineature, ragioni e contenuti; ma essa sgorga dalla caratteristica nativa di ogni famiglia quale cellula primaria e originaria della società. La famiglia, infatti, « è la società naturale in cui l'uomo e la donna sono chiamati al dono di sé nell'amore e nel dono della vita. L'autorità, la stabilità e la vita di relazione in seno alla famiglia costituiscono i fondamenti della libertà, della sicurezza, della fraternità nell'ambito della società. La famiglia è la comunità nella quale, fin dall'infanzia, si possono apprendere i valori morali, si può incominciare ad onorare Dio e a far buon uso della libertà. La vita di famiglia è un'iniziazione alla vita nella società ». Indicazioni per la pastorale familiare 17 - Annunciare, celebrare, servire: dimensioni tipiche dell'azione pastorale Una pastorale familiare autentica non potrà mai fare a meno di annunciare, celebrare e servire il "Vangelo del matrimonio e della famiglia" in tutti i suoi contenuti. La Chiesa intera lo annuncerà nella predicazione, con la catechesi e attraverso la testimonianza; lo celebrerà nella liturgia e con la grazia dei sacramenti; lo servirà con le diverse iniziative e strutture di sostegno e di promozione che appariranno più opportune e più urgenti. Come in ogni altra azione pastorale, la Chiesa nello svolgere questo compito dovrà rispondere ad alcuni criteri fondamentali, che scaturiscono dalla stessa missione salvifica affidatale dal Signore Gesù. In virtù di questi criteri, anche l'operatore di pastorale familiare dovrà comunicare la fede e l'insegnamento autentici della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia; sarà attento alle condizioni concrete in cui vivono gli uomini e le donne di oggi; inserirà organicamente la sua opera nella permanente azione educativa svolta dalla Chiesa per lo sviluppo della vocazione battesimale nelle sue diverse specificazioni; sosterrà e accompagnerà con gradualità il cammino degli sposi e delle famiglie verso la santità e li aiuterà a fare del matrimonio, al tempo stesso, il punto di arrivo e di partenza nella vita e nella missione della famiglia cristiana. 18 - I compiti della predicazione, della catechesi, della ricerca teologica In particolare: la predicazione e la catechesi, nelle loro diverse forme e in rapporto alla varie categorie di persone, sono chiamate a non perdere occasione per annunciare i contenuti di questo "Vangelo". La ricerca teologica deve continuamente approfondire e illustrare i diversi aspetti del disegno di Dio sul matrimonio e sulla famiglia: nelle facoltà teologiche, nei seminari e negli studentati religiosi, negli istituti di scienze religiose, nelle diverse scuole di teologia e di pastorale, tale dottrina va insegnata con scientificità, con fedeltà e con sufficiente ampiezza. 19 - Presenza dei cristiani nei mass media e nella vita sociale, economica e politica È anche auspicabile che la visione di matrimonio e di famiglia qui delineata trovi adeguate modalità di espressione nei mezzi di comunicazione sociale, negli spettacoli, nelle diverse produzioni letterarie e artistiche, come pure, sempre nel dovuto rispetto del legittimo pluralismo e di una sana laicità, nella più complessiva vita sociale, economica e politica. In questi ambiti, nella salvaguardia di ogni necessaria distinzione, il servizio al "Vangelo del matrimonio e della famiglia" richiede la presenza competente, discreta e insieme coraggiosa di cristiani, soprattutto laici, convinti della bellezza di questa visione per ogni uomo e per ogni donna. 20 - Aiuto alle famiglie e loro responsabilità Soprattutto è indispensabile aiutare gli sposi e le famiglie cristiane a vivere secondo questo "Vangelo": è un compito che riguarda tutta la Chiesa e, in essa, tutti e singoli i fedeli secondo il loro posto e il loro ministero. In tal modo, i coniugi e le stesse famiglie saranno aiutati a prendere piena coscienza della loro dignità, del loro dono e della loro responsabilità. Coerentemente saranno messi in grado di farsi a loro volta soggetto attivo e responsabile di una missione di salvezza, radicata nel battesimo e nel matrimonio, che non solo li riguarda e li coinvolge, ma che chiede anche di compiersi a beneficio proprio e di altri anche mediante la loro parola, azione e vita. 21 - Così intesa, la pastorale familiare ha come soggetto responsabile ogni Chiesa locale e, proprio per questo, è compito di tutta la comunità cristiana e, in essa, delle coppie e delle famiglie cristiane. È, quindi, necessario e urgente che « l'esposizione della fede e dell'insegnamento della Chiesa circa il matrimonio e la conseguente opera evangelizzatrice in ordine alla preparazione, alla celebrazione del sacramento e alla vita coniugale che da esso procede, impegnino in modo organico e permanente ogni comunità ecclesiale, con la partecipazione di tutte le sue componenti e con il servizio di tutti i ministeri e doni, dei quali il Signore l'ha dotata ». 22 - Inoltre, poiché la famiglia rappresenta uno snodo obbligato per rifare il tessuto delle comunità ecclesiali e della società, la pastorale familiare appare come parte integrante di tutta l'azione pastorale della Chiesa. Ne consegue che la Chiesa, già vivendo quotidianamente la sua missione, esprime la sua cura per la famiglia e l'aiuta e la sprona ad essere se stessa secondo il disegno di Dio; mediante poi una costante e sistematica opera di coordinamento tra i vari ambiti e organismi pastorali, la Chiesa deve considerare i riflessi e le implicazioni familiari di ogni sua iniziativa o proposta e deve accogliere e valorizzare il contributo che, in virtù del sacramento del matrimonio, gli sposi e le famiglie sono in grado di offrire. Cap. II - Chiamati all'amore La vita: vocazione all'amore 23 - La nativa e fondamentale vocazione di ogni uomo all'amore È nell'ottica della vita come vocazione all'amore che acquista valore e significato la pastorale familiare ed è nell'educazione alla vita e all'amore che inizia ogni itinerario di pastorale familiare. Come ci ricorda il Concilio, « la vera educazione deve promuovere la formazione della persona umana in vista del suo fine ultimo »: si tratta cioè di un cammino che mira a far crescere l'uomo e tutta la sua esistenza secondo la verità impressa nel suo stesso essere dall'atto creatore di Dio. Poiché l'uomo è stato creato a immagine e somiglianza di Dio che è amore ( 1 Gv 4,8 ), nell'umanità dell'uomo e della donna è iscritta « la capacità e la responsabilità dell'amore e della comunione. L'amore è, pertanto, la fondamentale e nativa vocazione di ogni essere umano ». Ne deriva che l'essere umano ci appare come l'unica realtà creata che si realizza in pienezza nel dono sincero di sé e che la sua vita ha senso solo nell'amore: « L'uomo non può vivere senza amore. Egli rimane per se stesso un essere incomprensibile, la sua vita è priva di senso, se non gli viene rivelato l'amore, se non s'incontra con l'amore, se non lo sperimenta e non lo fa proprio, se non vi partecipa vivamente ». Il matrimonio e la verginità 24 - Matrimonio e verginità: modi specifici per realizzare la vocazione all'amore Questa nativa e fondamentale vocazione all'amore, propria di ogni uomo e di ogni donna, può realizzarsi pienamente nel matrimonio e nella verginità: « sia l'uno che l'altra, nella forma loro propria, sono una concretizzazione della verità più profonda dell'uomo, del suo "essere a immagine di Dio" »; essi sono « i due modi di esprimere e di vivere l'unico mistero dell'alleanza di Dio con il popolo ». Il matrimonio e la verginità non sono in contrapposizione tra loro; sono piuttosto due doni diversi e complementari che convergono nell'esprimere l'identico mistero sponsale dell'unione feconda e salvifica di Cristo con la Chiesa. 25 - Matrimonio e verginità: due doni diversi e complementari Per parte sua la verginità, in quanto dice l'assoluto di Gesù Cristo e del suo Regno al quale ci si dona e ci si dedica in modo totale e con cuore indiviso, « tiene viva nella Chiesa la coscienza del mistero del matrimonio e lo difende da ogni riduzione e da ogni impoverimento ». L'esistenza stessa di persone vergini per il Regno dice e ricorda continuamente a chi è sposato nel Signore che il suo matrimonio continua a rimanere grande e si qualifica come evento di salvezza perché e se rimane relativo al Regno e alla sequela di Cristo. D'altra parte, anche chi vive nella verginità per il Regno riceve dal confronto con la vocazione matrimoniale e dalla testimonianza che da essa deriva un aiuto e uno stimolo a fare della propria vita verginale un autentico luogo di donazione, di amore e di fedeltà. Si deve, perciò, concludere che « la stima della verginità per il Regno e il senso cristiano del Matrimonio sono inseparabili e si favoriscono reciprocamente ». Necessità di promuovere stima per la verginità Ne deriva che un'autentica pastorale familiare deve promuovere nella comunità cristiana una stima grande e continua per la verginità e deve aiutare i giovani, i fidanzati, gli sposi, le famiglie ad attingere dall'incontro con chi - sacerdote, religioso, consacrato secolare, missionario - dedica al Regno tutta la sua esistenza quel supplemento di linfa vitale che permette di vivere con gioia piena la loro vocazione matrimoniale. La sessualità 26 - Le caratteristiche della sessualità: suo coinvolgimento nella risposta alla vocazione all'amore La nativa e fondamentale vocazione dell'uomo all'amore coinvolge la persona nella sua interezza, secondo la sua realtà di spirito incarnato: ogni uomo e ogni donna è, quindi, chiamato a vivere l'amore come totalità unificata di spirito e di corpo, di cui la sessualità è parte integrante. Essa, che è una ricchezza di tutta la persona, « oltre a determinare l'identità personale di ciascuno, rivela come ogni donna e ogni uomo, nella loro diversità e complementarietà, siano fatti per la comunione e la donazione. La sessualità, infatti, dice come la persona umana sia intrinsecamente caratterizzata dall'apertura all'altro e solo nel rapporto e nella comunione con l'altro trovi la verità di se stessa. Così, la sessualità - che pure è minacciata dall'egoismo e può essere falsificata e ridotta attraverso il ripiegamento di ciascuno su di sé - richiede, per sua stessa natura, di essere orientata, elevata, integrata e vissuta nel dinamismo di donazione disinteressata, tipico dell'amore ». In questa prospettiva, la risposta alla vocazione all'amore iscritta nel cuore di ogni uomo esige un costante impegno educativo. Tale impegno è finalizzato a promuovere la maturità globale della persona la quale, accettando il valore della sessualità e integrandolo nell'insieme di tutti i valori del suo essere, è condotta a sviluppare sempre più la sua potenzialità oblativa così da aprirsi all'amore per l'altro fino al dono totale di sé. La castità 27 - La virtù della castità in una considerazione realistica della sessualità Nell'ambito di una paziente ed autentica formazione al senso della vita e dell'amore, una lucida coscienza della dimensione storica della vicenda umana, accompagnata dalla serena consapevolezza della bellezza e insieme della fragilità e ambivalenza della sessualità propria e altrui e unita alla chiara percezione dei diversi diffusi tentativi di impoverire e svilire la sessualità umana, mette in luce senza ombra di dubbio il bisogno di ricuperare e di riproporre il valore della castità. La virtù della castità, che ultimamente affonda le sua radici in motivazioni di ordine propriamente teologico e cristologico, non comporta affatto né rifiuto né disistima della sessualità umana; significa piuttosto « energia spirituale, che sa difendere l'amore dai pericoli dell'egoismo e dell'aggressività e sa promuoverlo verso la sua piena realizzazione ». Come tale essa può e deve essere vista come la « virtù che promuove in pienezza la sessualità della persona e la difende da ogni impoverimento e falsificazione ». Un'educazione vocazionale 28 - Preparazione remota o generale al matrimonio e alla famiglia come educazione vocazionale Alla luce di quanto abbiamo detto, si deve affermare che per un'autentica pastorale familiare è necessario, innanzitutto, mettere in atto una complessiva, articolata e capillare azione educativa per far crescere ogni persona come tale e, cioè, nella libertà che si apre all'amore e alla donazione di sé. Si tratta, pertanto, di aiutare ciascuno a maturare in quella libertà radicale, che consiste nel decidere di se stesso secondo il progetto che Dio iscrive nell'essere dell'uomo: un progetto che ha come centro e contenuto fondamentale l'amore, sull'esempio e nella misura di Gesù Cristo, alla cui immagine siamo predestinati ad essere conformi ( cf Rm 8,28-30 ). In questa prospettiva ogni azione educativa possiede una sua intrinseca dimensione vocazionale: è aiuto offerto ad ognuno perché possa riconoscere e seguire la sua vocazione fondamentale all'amore nel matrimonio o nella verginità, compimento della consacrazione battesimale, e vivere così la sua missione nella Chiesa e nel mondo. Sono queste le prospettive secondo le quali deve realizzarsi la preparazione remota o generale al matrimonio e alla famiglia: essa « è frutto di un'educazione cristiana che si rivolge in modo costante a tutti i credenti, dalla infanzia alla adolescenza, all'età adulta », nella convinzione che l'educazione all'autentico amore « deve diventare il contenuto permanente e il significato ultimo dell'opera educativa ». Un cammino di catechesi 29 - Tematiche da mettere in luce nella catechesi In ogni progetto di catechesi ordinaria e sistematica, i valori e le esigenze della vita, dell'amore, della sessualità, della castità, del matrimonio e della famiglia, come anche della verginità, devono essere messi in luce adeguatamente, sia ogni volta che questi temi vengono incontrati nei Catechismi della Conferenza Episcopale Italiana, sia tramite l'eventuale programmazione di appositi incontri o cicli di catechesi su aspetti più specifici dell'uno o dell'altro di questi stessi temi soprattutto per alcune fasce di età e con attenzione alle diverse situazioni degli interlocutori. 30 - Indicazioni e suggerimenti per la catechesi: da quella per l'iniziazione cristiana a quella degli adulti In particolare, senza mai dimenticare che la catechesi non può essere ridotta alla sola trasmissione di una dottrina, ma deve essere attenta alla maturazione complessiva della persona, alla formazione di un'autentica mentalità di fede e a proporre e favorire una significativa esperienza di vita, occorre che: - già durante la catechesi per i sacramenti dell'iniziazione cristiana, i bambini e i ragazzi siano aperti gradualmente al grande mistero dell'amore, sia loro proposto e spiegato il valore cristiano dell'amore e della famiglia e siano aiutati a viverlo nella loro esperienza quotidiana; - la catechesi agli adolescenti abbia più che mai ad affrontare i problemi riguardanti il significato della vita e dell'amore e a risvegliare il senso vocazionale dell'esistenza cristiana, così che ciascuno sia illuminato e sostenuto nel vivere la propria esistenza battesimale, nel riconoscere la propria vocazione alla vita matrimoniale o alla verginità consacrata e nel rispondervi con generosa disponibilità; - come parte integrante di un più complessivo e preciso progetto di pastorale giovanile, la catechesi ai giovani non tralasci di presentare « la dottrina della Chiesa sul matrimonio, illuminando con la parola di Dio la realtà umana dell'amore, il suo inserimento nella storia della salvezza, l'elevazione del matrimonio alla dignità di sacramento e il suo servizio alla Chiesa e alla società ». Tale catechesi sappia introdurre, interpretare e sostenere adeguatamente il cammino di crescita dei giovani nell'amore oblativo: per quanti fossero chiamati al matrimonio, la catechesi si premurerà di accompagnare e illuminare l'esperienza del fidanzamento; per gli altri, aiuterà a discernere e a seguire la vocazione alla verginità consacrata; - anche la catechesi degli adulti sappia riprendere e riproporre gli aspetti fondamentali del disegno di Dio e della dottrina della Chiesa sul matrimonio e sulla famiglia; non si stanchi mai di aiutare a ritrovare il senso più profondo della vocazione che si sta vivendo; continui a illustrare l'autentico significato dell'amore, le sue caratteristiche e le sue conseguenze. L'educazione sessuale 31 - Necessità dell'educazione sessuale … Saldamente innestata in questa globale educazione all'amore come dono di sé e quale sua specifica e intrascendibile esigenza e specificazione, soprattutto per gli adolescenti e per i giovani, è necessario e urgente mettere in atto una positiva e prudente educazione sessuale. Tale esigenza s'impone oggi in modo sempre più evidente e indilazionabile, di fronte ai tanti modi riduttivi di intendere la sessualità, per riaffermare e vivere il suo nativo orientamento all'amore e al dono interpersonale. … negli ambiti educativi ecclesiali e nelle scuole Ribadiamo, perciò, quanto abbiamo già scritto in altra occasione: « non è ammissibile esimersi da una proposta organica, sistematica e capillare di educazione alla sessualità e all'amore, all'interno delle comunità cristiane, delle associazioni, dei gruppi, dei movimenti, degli oratori e dei vari ambiti educativi ecclesiali, a cominciare dalle scuole cattoliche. Come pure non si può rinunciare a un'opera di vigilanza e di intelligente promozione perché l'educazione sessuale nelle scuole sia impostata e svolta in modo serio e corretto ». 32 - La responsabilità della famiglia, della comunità cristiana, della scuola, della scuola cattolica, dei consultori familiari Ancora più puntualmente, nella scia di altri autorevoli documenti ai quali rimandiamo, sottolineiamo che: - tale educazione spetta innanzitutto alla famiglia, è diritto e dovere fondamentale dei genitori e deve sempre attuarsi sotto la loro guida sollecita. I genitori e le famiglie, per altro, dovranno essere aiutati ad assumere e a svolgere questa loro nativa responsabilità anche attraverso opportune iniziative di formazione permanente, che la comunità cristiana dovrà prendersi cura di promuovere e di attivare; -la comunità cristiana può e deve offrire il suo contributo riproponendo integralmente e aiutando a vivere responsabilmente il significato e il valore umano e cristiano della sessualità attraverso un'esplicita e articolata catechesi, l'accompagnamento e la guida spirituale delle singole persone, la testimonianza libera e gioiosa in particolare degli adulti, l'offerta di autentici ambienti e strumenti educativi, la collaborazione con le altre realtà educative a iniziare dalla famiglia, suscitando e sostenendo vocazioni all'impegno educativo al suo interno e nella società civile; - la scuola assolve il suo ruolo, nel rispetto della legge della sussidiarietà, quando assiste e completa l'opera dei genitori. Pertanto, « nel definire contenuti, metodi e tempi del suo intervento, deve coinvolgere direttamente le singole famiglie, rispettarne gli orientamenti etici, pedagogici e religiosi e la piena libertà degli alunni di partecipare o no alle specifiche iniziative "extracurricolari" da essa promosse »; - particolari responsabilità spettano alla scuola cattolica. Essa è chiamata ad affrontare con vivo senso di responsabilità e con la valorizzazione di tutte le sue competenze i problemi che sempre più precocemente si pongono gli adolescenti, perché questi siano aiutati a risolverli alla luce della fede e dell'etica cristiana; - i consultori familiari di ispirazione cristiana, con tutti quelli sorti e operanti per l'iniziativa di cristiani, hanno titolo e competenza per offrire ai genitori, ai diversi educatori, ai giovani stessi qualificati contributi di educazione al senso della corporeità e ai valori della sessualità. Chiediamo, perciò, che i consultori mettano in atto tutto quanto è necessario perché questo loro servizio sia seriamente assicurato, che il loro apporto venga richiesto e apprezzato nei vari ambienti educativi delle nostre comunità cristiane e che i genitori cristiani e gli stessi giovani studenti suggeriscano e chiedano eventuali loro interventi nelle scuole. La coeducazione 33 - Condizioni, limiti e valori della coeducazione Nell'ambito dell'educazione sessuale, in luoghi formativi preferibilmente distinti tra ragazzi e ragazze, anche alcune esperienze di coeducazione, se condotte con oculata saggezza e sotto la guida di educatori maturi ed equilibrati, possono arricchire il rapporto tra ragazzi e ragazze, favorire una serena e limpida integrazione tra mascolinità e femminilità, stimolare ad un impegno continuamente vissuto nell'apertura e nella donazione all'altro, offrire un valido contributo per la stessa educazione alla virtù della castità. È però necessario evitare di confondere "coeducazione" con semplice "promiscuità". Occorre che l'incontro tra ragazzi e ragazze, soprattutto nell'età dell'adolescenza, sia proposto e vissuto con serietà, contraddistinto da un forte impegno di maturazione e di servizio da parte di tutti, costantemente orientato all'accoglienza e alla condivisione dei valori etici e degli ideali evangelici. In ogni caso, non vanno esclusi, anzi devono essere positivamente previsti, sia momenti formativi distinti per ragazzi e ragazze, sia interventi educativi individuali. L'educazione alla castità 34 - Necessità e urgenza dell'educazione alla castità Per i motivi sopra accennati, è assolutamente indispensabile che l'educazione sessuale sia accompagnata e animata dall'educazione alla castità. Si tratta di un'urgenza non sempre avvertita da tutti, specialmente se si crede, come emerge dalla morale corrente, che nell'ambito della sessualità possa bastare solo un certo controllo sui propri sensi e sulle proprie pulsioni istintive. È invece da riaffermarsi come « profondamente errato l'atteggiamento di chi crede che in questo campo siano possibili una maturazione spontanea e un superamento automatico delle difficoltà, degli errori, delle tendenze egoistiche e deresponsabilizzanti ». Soprattutto, « senza remore inammissibili, è necessario che, sia nella direzione spirituale come nella predicazione e nella catechesi, la virtù della castità venga proposta con chiarezza e serenità; che si creino ambienti educativi ricchi di proposte e di contenuti umanamente significativi; che si pongano le condizioni sociali, affettive e spirituali perché la proposta della castità possa essere accettata e che, infine, si offra una gioiosa testimonianza di castità da parte delle persone consacrate, dei genitori, degli educatori anche se giovani ». Né si deve tralasciare di ricorrere alla preghiera, nella consapevolezza che la virtù della castità, prima che impegno personale, è dono di Dio da invocare con umiltà e fiducia. 35 - Significato e aspetti dell'educazione alla castità nelle diverse situazioni di vita e in riferimento al ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità Certamente la castità assume significato e sfumature differenti nelle diverse situazioni di vita. Come tale, l'educazione alla castità accompagna la vita di ogni persona umana in tutto il suo arco di esistenza. È soprattutto nel tempo dell'adolescenza e della giovinezza che questa educazione riveste tutto il suo valore ed è chiamata a svilupparsi secondo ritmi e modalità specifici, così che ciascuno sia aiutato a crescere nella padronanza di sé in ordine al dono di sé. Tra l'altro, è bene osservare da subito che, nell'età giovanile, essa comporta anche che, in un contesto più generale di educazione al valore della vita umana, si abbiano a suscitare convinzioni e ad offrire sostegni per un corretto ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità. A tale proposito, un'oculata pastorale familiare esige che « questa vasta e articolata opera educativa non sia rimandata solo a qualche accenno durante i corsi di preparazione al matrimonio, ma venga anticipata e sviluppata già prima del fidanzamento, nell'età giovanile, con criteri e modalità opportune, sia per le giovani che per i giovani ». Anche per gli sposi l'educazione alla castità è particolarmente importante per vivere in verità e pienezza una comunione totale d'amore e per disporsi così a vivere un'autentica procreazione responsabile. 36 - Molteplici responsabilità nell'educazione alla castità Senza dimenticare le responsabilità che anche nell'ambito dell'educazione alla castità sono proprie dei sacerdoti, dei loro collaboratori, dei catechisti, degli educatori e, innanzitutto, dei genitori, vogliamo mettere l'accento sul ruolo degli artisti, degli scrittori e di tutti coloro che dispongono dei mezzi di comunicazione sociale. Le responsabilità degli artisti, degli scrittori e nei mass media Ciascuno di essi, soprattutto se cristiano, cosciente dell'enorme influsso che può esercitare con la sua azione, dovrà rispettare il primato dell'ordine morale oggettivo, senza preferirgli un preteso fine estetico, un vantaggio materiale o il successo, e si sentirà impegnato a dare prova di tratto, discrezione, moderazione e giusto senso dei valori. Nello stesso tempo, « tutto ciò che nei moderni mezzi di comunicazione sociale porta alle eccitazioni dei sensi, alla sfrenatezza dei costumi, come pure ogni forma di pornografia o di spettacoli licenziosi, deve suscitare la franca ed unanime reazione di tutte le persone sollecite del progresso della civiltà e della difesa dei beni supremi dello spirito umano », una reazione che saprà manifestarsi anche in diverse forme di protesta civile organizzata. Un'adeguata opera educativa, però, non potrà limitarsi alla pur necessaria sottolineatura di questi principi, ma dovrà impegnarsi per far crescere nella coscienza di tutti, e in particolare dei più giovani, la convinzione che l'uso di questi mezzi richiede prudenza, moderazione e disciplina e che è necessario allenarsi a comprendere a fondo le cose viste, udite o lette, anche mediante un confronto sereno con i propri educatori e con persone competenti, al fine di formulare un giudizio retto su di esse. Per parte loro, le editrici cattoliche, le riviste di ispirazione cristiana e i credenti che operano nei mass media sono invitati ad apprestare strumenti di lavoro e sussidi in grado di aiutare singoli, famiglie, gruppi e comunità in questi campi così delicati e decisivi. Cap. III - Fidanzamento tempo di grazia Cambiamenti odierni 37 - Un nuovo modo di intendere e di vivere il fidanzamento Non sono pochi e neppure di secondaria importanza i cambiamenti intervenuti nel modo oggi diffuso di intendere il fidanzamento: si tratta di cambiamenti che esercitano il loro influsso sia nella valutazione sia nei comportamenti. Fino ad un recente passato, infatti, esistevano un fidanzamento ufficiale e degli "sponsali", che caratterizzavano il tempo di avvio risoluto e pubblico verso il matrimonio, comportavano impegni morali e sociali reciproci molto seri anche se non definitivi tra i due fidanzati, coinvolgevano famiglie, amicizie e comunità e si esprimevano con gesti e parole trasmesse dalla tradizione. Oggi molto di tutto questo è andato scomparendo e lo stesso termine "fidanzamento" appare spesso come desueto: la relazione di coppia per lo più non si orienta immediatamente al matrimonio; l'amore tra "ragazzo" e "ragazza", anche nella prospettiva di un eventuale matrimonio, è vissuto molto spesso come un affare privato che riguarda soltanto i due interessati; il tempo del fidanzamento rischia di essere visto semplicemente come una fase di passaggio senza un suo preciso significato che non sia, tutt'al più, quello di preparare quanto è utile per sposarsi; si vanno moltiplicando le coppie che arrivano alla celebrazione delle nozze dopo diversi anni dall'inizio del loro cammino di amore. 38 - Aspetti positivi, crisi di valori, ricerca di significato Non mancano in tutto ciò aspetti positivi, quali una maggiore libertà di scelta, una certa autonomia dalle famiglie di origine, una più giusta parità tra uomo e donna. Nello stesso tempo, però, siamo di fronte a modificazioni connesse con la crisi dei valori del matrimonio e della famiglia, la banalizzazione della sessualità, una falsa concezione della libertà, la paura di fronte ad impegni definitivi, una spiccata privatizzazione dell'esistenza, la difficoltà a trovare un'abitazione ed un impiego, l'insufficienza o addirittura la mancanza di adeguati sostegni alla famiglia. In questo contesto, tuttavia, si incontrano giovani disposti a lasciarsi interrogare e accompagnare nella ricerca di un significato più vero da dare al loro fidanzamento. 39 - Preparazione dei fidanzati: insufficienza della famiglia, ostacoli socioculturali, ritardi e inadeguatezze delle iniziative ecclesiali Oltre al modo di intendere e vivere il fidanzamento, i cambiamenti riguardano anche la preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia. Da una parte, il contesto familiare non appare più in grado da solo di trasmettere ai giovani i valori riguardanti la vita matrimoniale e familiare mediante una progressiva opera di educazione e iniziazione. D'altra parte, il generale contesto socioculturale, più che essere di aiuto, si presenta spesso come ostacolo ad un'adeguata comprensione del significato, del valore e delle esigenze della vita matrimoniale e familiare. Anche a livello ecclesiale, le iniziative volte a preparare i fidanzati al sacramento del matrimonio spesso arrivano troppo tardi e in momenti poco favorevoli, non sempre sfuggono al rischio della episodicità e della genericità, faticano ad essere attente al cammino dei giovani fidanzati che molte volte appaiono come "lontani" dalla Chiesa e dalla vita di fede, difficilmente riescono a trasmettere un'adeguata concezione dell'amore e sono in grado di rispondere a quesiti che, se eventualmente posti, sono già stati risolti ( ad esempio, sulla castità, sull'esercizio della sessualità, sulla regolazione della fertilità, e persino sull'aborto, sull'unità e sulla fedeltà coniugali ). 40 - La pastorale prematrimoniale a una svolta storica Se questa è la situazione, non sono necessarie altre considerazioni per avvertire come la pastorale prematrimoniale, in ogni sua articolazione, costituisca uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la pastorale familiare. Tale pastorale si trova di fronte a una svolta storica. Essa è chiamata a un confronto chiaro e puntuale con la realtà e a una scelta: o rinnovarsi profondamente o rendersi sempre più ininfluente e marginale. Di qui, in particolare, la necessità di una cura pastorale del fidanzamento che aiuti a riscoprirne e a viverne il senso umano e cristiano e di una preparazione immediata o particolare al matrimonio più attenta, puntuale e articolata. A - Il tempo del fidanzamento Tempo di crescita, di responsabilità e di grazia 41 - Fidanzamento: tempo di crescita … Il tempo del fidanzamento non è soltanto un momento di passaggio e di preparazione a un futuro: è un tempo in se stesso importante. È tempo di crescita, di responsabilità e di grazia. È tempo di crescita: tempo nel quale si matura nella capacità di vivere insieme; si costruisce la coppia; ci si allena alle fatiche, anche psicologiche, della vita a due; si precisano, si condividono e si consolidano le convinzioni in grado di reggere la convivenza di tutta una vita; ci si affina nella conoscenza di sé, delle proprie doti e dei propri difetti e nell'arte difficile del volersi bene e del comprendersi, superando chiusure, passioni, egocentrismo. In una parola, è una stagione della vita da riscoprire e ripresentare come importante tirocinio della coppia di fidanzati nella maturazione spirituale del rapporto affettivo. 42 - … di responsabilità … È tempo di responsabilità, innanzitutto in chiave vocazionale. È un momento per una prima chiarificazione nel discernimento della chiamata personale a sposare quella persona; è una decisione che lascia spazio a ulteriori verifiche in ordine al consenso per il patto nuziale. È una stagione della vita in cui i due fidanzati sono tenuti a interrogarsi sulla loro vocazione al matrimonio e sulla loro reciproca scelta. In questa ottica, la loro responsabilità si esprime nel dare stabilità alla loro relazione, anche sperimentando che il rapporto tra di loro è nuovo e diverso: non è più soltanto una generica amicizia, ma si indirizza verso l'esclusività e comporta impegni seri e nuovi anche se non ancora definitivi. La stessa responsabilità esige di esprimersi nutrendo e potenziando il fidanzamento con un amore casto, attraverso l'accettazione e la futura promozione di una sessualità propriamente umana, al servizio di quell'amore totale e fecondo tipico dell'esistenza coniugale. Questo fa maturare i fidanzati « nella reciproca conoscenza e nell'assimilazione vicendevole della personalità; li guida nello sviluppo di una affettività delicata e profonda; li rende capaci di dominio sull'istintività egoistica, nel rispetto della dignità personale; li fa attenti a riservare solo al domani il dono totale di sé, perché unicamente nel matrimonio esso raggiunge la pienezza del suo significato ». 43 - … e di grazia È tempo di grazia. Il fidanzamento, infatti, trae forza dal battesimo e dalla stessa vocazione coniugale che attende di essere concretizzata: è un tempo di formazione caratterizzato da una propria spiritualità; è tempo di testimonianza e azione ecclesiale, con le caratteristiche di una specifica solidarietà. Come tale, il fidanzamento è grazia: è un dono di Dio comunicato ai giovani interessati. Con questo dono essi sono resi capaci di maturare in un amore che è partecipazione a quello di Cristo e che va sempre più acquisendo la sua misura, come pure sono sorretti e guidati verso questo stesso ideale di amore. Nello stesso tempo, il fidanzamento è occasione per vivere e crescere nella grazia: si presenta come momento privilegiato di crescita nella fede, di preghiera e di partecipazione alla vita liturgica della Chiesa, di esperienza vissuta della carità cristiana, da parte di ogni coppia di fidanzati e di tutti i fidanzati insieme. Cura pastorale dei fidanzati 44 - Cura e valorizzazione di tutto il tempo del fidanzamento Si rivela, perciò, urgente e necessaria una più attenta cura pastorale dei fidanzati, vissuta attraverso la quotidianità di scelte, proposte, iniziative: non limitate al tempo che precede immediatamente la celebrazione del matrimonio, ma capaci di valorizzare tutto il tempo del fidanzamento. Essa va attuata in stretta sintonia con la pastorale giovanile e vocazionale e deve essere preceduta da attenzioni e iniziative rivolte a quanti, pur senza essere ancora fidanzati, cominciano ad assumere atteggiamenti paragonabili a quelli dei fidanzati stessi. Compito della parrocchia … È un compito che riguarda e interpella ogni comunità cristiana e, in particolare, ogni parrocchia. Pur con i cambiamenti a cui abbiamo accennato, il tempo che intercorre tra la decisione di sposarsi con quella determinata persona e l'effettiva celebrazione delle nozze ha anche oggi una sua autonomia e un suo valore: in tal senso le parrocchie, le realtà giovanili, le diverse comunità ecclesiali vedono oggi la presenza di non poche coppie di giovani fidanzati. Per questo i fidanzati stessi, i presbiteri, gli animatori e i catechisti, i responsabili delle associazioni, dei gruppi e dei movimenti devono sentirsi impegnati a conoscere meglio caratteristiche, opportunità e problemi propri del tempo del fidanzamento. A tale scopo sono utili momenti di studio, di confronto, di meditazione, di preghiera, valorizzando anche diverse competenze presenti sul territorio. Occorre soprattutto mantenere vivo il contatto e il dialogo con tutti questi giovani in coppia e, quando si fosse allentato, occorre ristabilirlo. C'è bisogno di dedicare tempo per conoscere come essi vivono la loro esperienza e per aiutarli a viverla bene. In un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile, c'è da proporre, in modo organico e stabile, incontri, iniziative, esperienze perché questi giovani possano accostarsi con la calma e la serietà necessarie alle problematiche della vita matrimoniale: da quelle psicologiche circa la vita di relazione e di coppia a quelle giuridiche circa la comunione o separazione dei beni e circa i diritti e i doveri della vita matrimoniale; da quelle medico-biologiche connesse con la dimensione sessuale della vita di coppia e con la trasmissione della vita a quelle riguardanti la paternità e maternità responsabile e la conoscenza dei metodi naturali di regolazione della fertilità; da quelle riguardanti i retti metodi di educazione dei figli a quelle concernenti una ordinata conduzione della famiglia ( lavoro stabile, sufficiente disponibilità finanziaria, saggia amministrazione, nozioni di economia domestica … ). 45 - Cura della dimensione vocazionale del fidanzamento anche mediante la direzione spirituale Una specifica attenzione va riservata alla dimensione vocazionale del periodo del fidanzamento. Le realtà educative devono trovare occasioni e modi per annunciare che esso ha un carattere eminentemente vocazionale, per aiutare i giovani fidanzati a interrogarsi sulle motivazioni vere e profonde che li orientano alla scelta matrimoniale, per verificare il cammino che stanno facendo. A questo proposito potranno rivelarsi utili e opportuni: incontri con coppie di sposi che vivono effettivamente la vita coniugale come autentica vocazione; momenti di conoscenza, confronto e dialogo con coetanei che stanno facendo un cammino di preparazione al sacerdozio o alla vita religiosa o con persone che già vivono il loro amore nella consacrazione verginale; esperienze intense di preghiera, di meditazione, di ritiri o di esercizi spirituali. Soprattutto, però, occorre puntare su un cammino costante di direzione spirituale. 46 - Aiutare i fidanzati ad evitare chiusure ed intimismi Pur riservando loro una cura particolare e riconoscendo e rispettando nello stesso tempo il loro bisogno di momenti e di spazi di tranquillità e di riservatezza, la pastorale per il tempo del fidanzamento dovrà aiutare questi giovani in coppia a superare il rischio di una concezione privatistica dei loro rapporti e, perciò, ad evitare ogni chiusura, ogni intimismo e ogni rinuncia non giustificata all'impegno nella comunità ecclesiale e in quella civile. Occorrerà pure illuminarli, con discrezione e insieme con chiarezza, perché abbiano ad evitare abitudini e stili di vita, ad esempio nella scelta delle amicizie e nella gestione delle vacanze e del tempo libero, che li isolano da un sano contesto familiare e comunitario. 47 - Proporre una corretta visione dell'etica sessuale cristiana e richiamare la inammissibilità dei rapporti prematrimoniali Un aspetto fondamentale di questa complessiva cura pastorale dei fidanzati consiste in una « esatta visione dell'etica cristiana riguardante la sessualità », di cui soprattutto la predicazione, la catechesi e il più ampio progetto di pastorale giovanile devono farsi carico. In questa ottica è certamente necessario favorire una comprensione e un'assunzione serena e gioiosa della sessualità, come pure, di fronte agli errori e ai peccati, non ci si deve mai stancare di aprire il cuore di ogni persona al pentimento e alla fiducia nella misericordia e nel perdono di Dio. Oltre ad offrire ai fidanzati criteri e suggerimenti che li aiutino ad evitare scelte meno prudenti, come il trascorrere insieme e da soli periodi di vacanza o il continuo appartarsi e isolarsi dagli altri, è pure necessario richiamare con fermezza e limpidità che non sono ammissibili comportamenti che suppongono già quella fusione delle esistenze che è propria solo dei coniugi, come i cosiddetti rapporti prematrimoniali. In particolare, - attraverso una precisa catechesi in proposito, mediante il colloquio personale, nella direzione spirituale e, per quanto possibile, durante la celebrazione dal sacramento della Riconciliazione, grazie pure alla gioiosa, anche se spesso faticosa, testimonianza di un amore casto da parte dei fidanzati e degli sposi - è necessario mostrare come sia proprio una positiva considerazione dell'unione sessuale e del suo significato a permettere di cogliere le motivazioni della illiceità dei rapporti prematrimoniali. Infatti, « essi si pongono come segno di una realtà che ancora non esiste » poiché non sono capaci di « esprimere e di attuare una comunione di amore totale, definitivo e pubblicamente riconosciuto » che si può avere solo con il matrimonio e che va costruito attraverso un lungo e paziente tirocinio. Per i battezzati, poi, gli stessi rapporti prematrimoniali « costituiscono l'uso disordinato di una sessualità umana che il Salvatore ha voluto porre in riferimento al suo stesso amore e al suo Regno »: essi non sono e non possono essere un segno vero di quell'amore nuovo che Gesù dona agli sposi con il sacramento del matrimonio; sono piuttosto una sua contraffazione. Per le coppie più sensibili e preparate 48 - Proposta di un cammino specifico alle coppie più sensibili e preparate L'attuazione di questa articolata e complessiva cura pastorale del tempo del fidanzamento dovrà permettere di riservare una specifica attenzione alle coppie più sensibili e preparate, a quei fidanzati che fanno parte dei gruppi giovanili, degli oratori, dell'Azione Cattolica, delle associazioni e dei diversi movimenti ecclesiali. Per tempo, e senza aspettare gli ultimi mesi che precedono la celebrazione del matrimonio, occorre proporre loro un cammino ampio e articolato, attraverso veri e propri itinerari di fede, che li aiutino a fare del loro fidanzamento un autentico tempo di crescita, di responsabilità e di grazia e a conoscere e ad accogliere l'annuncio della dignità e della bellezza del matrimonio cristiano. L'impegno a percorrere tale cammino non li dovrà però dispensare dalla partecipazione, quando sarà il momento, agli incontri parrocchiali di preparazione al matrimonio con tutti gli altri fidanzati. Piuttosto essi sentiranno il bisogno di parteciparvi con umile e discreto spirito missionario, sia per vivere una fraternità reale con tutti gli altri fidanzati loro coetanei, sia per portare la testimonianza di un cammino religioso compiuto verso il matrimonio. Anche se indirizzata innanzitutto alle coppie più sensibili e preparate, la proposta di un cammino più ampio e articolato di preparazione al matrimonio può essere rivolta anche ad altri giovani e fidanzati che si mostrassero interessati e disponibili. 49 - Attenzione a tutti i fidanzati, secondo un'autentica ottica missionaria La cura pastorale dei fidanzati, infine, dovrà sempre essere attuata con autentico spirito missionario: si tratta, infatti, di una attenzione che deve essere assicurata a tutti e non può essere riservata solo a coloro che già vivono un più esplicito cammino di fede. L'attenzione privilegiata a costoro, come ricordato più sopra, potrà essere piuttosto una condizione e uno stimolo perché le nostre comunità cristiane - grazie anche al loro impegno, alla loro presenza, alla loro testimonianza - realizzino con maggior coraggio questa apertura missionaria oggi sempre più urgente. B - La preparazione particolare e immediata Caratteristiche, scopi, forme 50 - Un aspetto e una tappa della pastorale prematrimoniale … La preparazione particolare e immediata al sacramento del matrimonio, soprattutto oggi, si presenta come un momento importante di tutta la pastorale prematrimoniale. Non esaurisce certo l'intera cura pastorale dei fidanzati, di cui si è detto, ma ne è "una" tappa e "un" aspetto che non possono essere tralasciati. Come tale, essa domanda di essere collegata con la preparazione generale e remota, di essere attuata all'interno di un'adeguata pastorale giovanile e di una articolata e organica catechesi, di aprirsi e di orientare alla continuazione del cammino attraverso la successiva pastorale delle coppie-famiglie giovani. 51 - … e occasione propizia di evangelizzazione degli adulti e dei lontani Oggi più che mai, come l'intero tempo del fidanzamento, questa preparazione si presenta come una vera e propria occasione di evangelizzazione degli adulti e, spesso, dei cosiddetti "lontani". Sono, infatti, numerosi gli adolescenti e i giovani per i quali l'approssimarsi delle nozze costituisce l'occasione per incontrare di nuovo una realtà da molto tempo relegata ai margini della loro vita; essi, per altro, si trovano in un momento particolare, caratterizzato spesso anche dalla disponibilità a rivedere e a cambiare l'orientamento dell'esistenza. Può essere, quindi, un tempo favorevole per rinnovare il proprio incontro con la persona di Gesù Cristo, con il messaggio del Vangelo e con la Chiesa. 52 - Scopo: mediante autentici itinerari di fede, aiutare i fidanzati a realizzare un progressivo inserimento nel mistero di Cristo Scopo della preparazione particolare e immediata è di aiutare i fidanzati a realizzare « un inserimento progressivo nel mistero di Cristo », nella Chiesa e con la Chiesa. Esso comporta una progressiva maturazione nella fede, attraverso l'accoglienza dell'annuncio della Parola di Dio, l'adesione e la sequela generosa di Cristo, la testimonianza della fede. Si nutre di preghiera intensa, individuale e comune; di partecipazione alla vita della Chiesa, alla sua liturgia e ai suoi sacramenti. Si apre alle esigenze della carità e fruttifica in una crescente conformità a Cristo nella vita morale di carità secondo lo Spirito. La finalità di questa preparazione consiste, cioè, nell'aiutare i fidanzati a vivere il fidanzamento e la prossima celebrazione del matrimonio come momento di crescita umana e cristiana nella Chiesa; nell'aiutarli a conoscere e a vivere la realtà del matrimonio che intendono celebrare, perché lo possano celebrare non solo validamente e lecitamente ma anche fruttuosamente e perché siano disponibili a fare di questa celebrazione una tappa del loro cammino di fede; nel portarli a percepire il desiderio e insieme la necessità di continuare a camminare nella fede e nella Chiesa anche dopo la celebrazione del matrimonio. In ogni caso, si tratta, da una parte, di proporre autentici "itinerari di fede", in grado di evitare ogni alternativa tra i "valori umani" e i "contenuti cristiani" del matrimonio, integrandoli armonicamente in un unitario e progressivo cammino di formazione alla luce della rivelazione; dall'altra parte, si tratta di favorire un nuovo incontro dei fidanzati con la Chiesa e un loro inserimento nell'esperienza di fede, di preghiera, di carità e di impegno della comunità cristiana. 53 - Un cammino educativo, ovvero un itinerario di fede … Molteplici possono essere i modi e le forme con cui proporre e attuare tale preparazione. Ma, come abbiamo avuto già modo di sottolineare da diversi anni, la forma più rispondente alla realtà del matrimonio e alle esigenze attuali è quella degli itinerari di fede. Tale forma non è solo da privilegiare, ma deve diventare sempre più la "norma" nel cammino di preparazione al matrimonio, quale obiettivo concreto, anche se graduale, da prospettare per tutte le coppie che chiedono il sacramento del matrimonio. In particolare, il metodo e i contenuti di questi itinerari devono ispirare ogni forma di preparazione, a partire dai cosiddetti "corsi per i fidanzati" e dai "colloqui pastorali". Secondo le caratteristiche proprie di ogni cammino educativo, si tratta di un processo personale e insieme comunitario, graduale e progressivo, capace di individuare con diligenza e con amore lo stadio in cui ciascuno si trova e i passi successivi da compiere per avvicinarsi sempre di più alla meta e al fine da raggiungere. 54 - … che richiede iniziative e proposte differenziate Proprio perché si tratta di uno specifico cammino educativo, anche questa fase della preparazione richiede iniziative differenziate, in grado di accompagnare le diverse coppie di fidanzati nel modo più appropriato alla loro situazione e ai loro bisogni. Ogni coppia, infatti, quando domanda il matrimonio, si presenta con un proprio profilo spirituale, con una propria storia, con un cammino o un non cammino di fede dopo il battesimo; alcune coppie non hanno neppure portato a termine con la cresima l'itinerario di iniziazione cristiana. Il rispetto delle persone richiede di tener presente tutto ciò e le stesse dinamiche dell'evangelizzazione esigono che si abbiano a diversificare le proposte, nella consapevolezza che, come scrive l'autore della Lettera agli Ebrei, alcuni sono bisognosi di latte e non di cibo solido ( cf Eb 5,12 ). 55 - … nel contesto di una Chiesa tutta responsabile Infine, per la finalità che la contraddistingue, questa preparazione « non può non avvenire se non nel contesto concreto di una comunità cristiana che professa la fede, la celebra nel culto, la esprime nella vita ». Essa chiama in causa la responsabilità dell'intera comunità cristiana, nelle sue varie articolazioni ed espressioni: dai presbiteri ai laici, dai coniugi ai fidanzati stessi. Itinerari di preparazione al matrimonio La responsabilità delle parrocchie 56 - I corsi di preparazione al matrimonio: itinerari educativi … Per quanto riguarda i corsi o gli itinerari di preparazione al matrimonio, essi rientrino nel progetto educativo di ogni Chiesa particolare ed assumano sempre più la caratteristica di itinerari educativi. A tale scopo ci si preoccupi perché possibilmente ogni comunità parrocchiale sia in grado di offrire questi itinerari di fede innanzitutto ai propri fidanzati. Questi, per parte loro, vi partecipino volentieri e responsabilmente. Si faccia in modo anche che simili itinerari vengano proposti nelle diverse divisioni territoriali di ogni diocesi durante tutto il corso dell'anno. Perché gli itinerari proposti possano essere appropriati alle diverse coppie di fidanzati, si provveda a promuovere molteplici e diversificati percorsi catechistici almeno in ambito zonale, vicariale o decanale, o di unità pastorale. Compiti e responsabilità a livello parrocchiale o interparrocchiale Si tratta, infatti, di un compito che rientra nell'unica missione di salvezza della Chiesa, che nasce dal suo organico e permanente impegno di evangelizzazione e chiama in causa la parrocchia come soggetto pastorale immediato e concreto. Superando ogni tentazione o abitudine alla "delega", a livello di ogni singola parrocchia o, quando ciò non fosse possibile, a livello interparrocchiale, si programmino lungo l'anno un congruo numero di itinerari di preparazione comuni a tutti i fidanzati e si individuino coppie di sposi disponibili e preparate ad accompagnare e ad animare il cammino dei fidanzati. Nello stesso tempo e ai medesimi livelli, oltre a proporre un cammino più ampio e articolato alle coppie più sensibili e impegnate, qualora fosse necessario, si preveda e si promuova con spirito missionario un cammino personalizzato di "riscoperta della fede" per i fidanzati che ne avessero bisogno. 57 - I Consultori familiari e la preparazione al matrimonio In questa prospettiva, gli itinerari di preparazione al matrimonio non possono essere delegati ai consultori familiari e a singoli operatori consultoriali. Occorre piuttosto arrivare a programmi articolati e differenziati, di cui si fa responsabile la Chiesa particolare attraverso la sua struttura diocesana, zonale e parrocchiale, con i suoi ministri, i coniugi e i collaboratori pastorali. Perciò i Consultori familiari, che si caratterizzano specialmente come luoghi di promozione umana e non di catechesi, non devono normalmente farsi carico di questi itinerari di fede o corsi di preparazione al matrimonio. La loro competenza e collaborazione rimangono tuttavia preziose; vanno, quindi, valorizzate soprattutto per quelle iniziative, organiche e stabili, di conoscenza e approfondimento delle problematiche della vita matrimoniale, di cui abbiamo parlato in ordine alla cura pastorale del fidanzamento e ad un adeguato progetto e cammino di pastorale giovanile, oltre che per alcuni interventi di formazione delle coppie animatrici e per la loro specifica competenza di consulenza. Contenuti 58 - Contenuti finalizzati a conoscere e vivere il mistero cristiano del matrimonio … I contenuti proposti, partendo dalla realtà umana vissuta dai fidanzati e illuminandola e interpretandola con l'annuncio del Vangelo, dovranno permettere ai fidanzati di giungere a conoscere e a vivere il mistero cristiano del matrimonio. In tale ottica, vanno tenuti presenti e approfonditi: la verità e il significato del proprio essere persona e della propria sessualità; la riscoperta del Signore Gesù come senso della propria vita e della stessa esperienza di coppia; il valore e le caratteristiche dell'amore e, in particolare, dell'amore coniugale; il significato del matrimonio e il suo valore sociale e istituzionale, anche di fronte a tendenze, sempre più diffuse, a un suo "superamento" nelle convivenze di fatto; il bene della fedeltà e della definitività dell'impegno e dell'amore; il rapporto intrinseco del patto matrimoniale con la trasmissione della vita e la riscoperta del valore della procreazione; le responsabilità nei confronti della storia e della società che derivano dalla vita matrimoniale; la sacramentalità del matrimonio, che ne costituisce la novità cristiana; le dimensioni e le esigenze propriamente ecclesiali della vita matrimoniale e familiare. … proposti con linguaggio catechistico Tali contenuti, la cui più puntuale e concreta determinazione è compito di ogni Vescovo diocesano, vanno comunque proposti con un linguaggio e un'attenzione propriamente catechistici. Ciò richiede che ogni argomento sia introdotto in modo essenziale, comprensibile e compiuto, che la successione degli argomenti sia il più possibile lineare, che si sia precisi in ciò che si dice, che si privilegi un'esposizione nutrita dalla rivelazione biblica, si sia fedeli alla tradizione ecclesiale e si valorizzi quanto emerge dai testi liturgici. Soprattutto ciò comporta che l'esposizione esatta della dottrina sia in grado di proporsi come messaggio, che interpreta la condizione spirituale delle persone e annuncia la parola che la assume, la purifica e la trasforma. Stile, metodi e durata 59 - Un metodo che aiuti a fare un'esperienza di fede e di vita ecclesiale Proprio perché itinerari educativi e di fede, gli incontri non si riducano a cicli di lezioni o di conferenze. Essi siano momenti di evangelizzazione e di catechesi, aprano alla preghiera e alla vita liturgica, orientino e spronino alla carità, sappiano anche coinvolgere e interessare i fidanzati così da aiutarli e stimolarli a fare una significativa esperienza di fede e di vita ecclesiale. Non si tralasci neppure di valorizzare l'apporto che i fidanzati stessi possono offrire per una più adeguata azione pastorale. Di conseguenza, a livello metodologico, non ci si esima dalla proposta completa e sistematica dei contenuti, dei valori e delle mete. Non si tralasci neppure di proporre esperienze forti di preghiera, eventuali momenti di ritiro o di esercizi spirituali, la partecipazione alle celebrazioni liturgiche e in particolare all'Eucaristia, l'accostamento al sacramento della Penitenza, esperienze e gesti significativi di carità. Nello stesso tempo, i singoli incontri siano condotti contemplando diverse attività, quali: l'ascolto dei presenti, l'esposizione dei contenuti, il lavoro di gruppo, la preghiera, il dialogo in coppia e in gruppo. A tale riguardo risultano decisive sia la disponibilità delle coppie di sposi a "farsi carico" di una o due coppie di fidanzati lungo tutto il cammino di preparazione, sia la presenza di una équipe educativa che agisca in modo unitario e sia veramente capace di accompagnare e di animare. 60 - Importanza dell'accoglienza, dell'animazione, della verifica Lo stile sia quello dell'accoglienza e dell'animazione, vissuto anche con gesti e momenti concreti di familiarità, di attenzione, di ascolto, di confronto, di gioia. È necessario che in questo clima sia vissuto già il primo momento di approccio con ogni coppia di fidanzati: in esso, soprattutto da parte del sacerdote, occorre essere attenti a suscitare le domande appropriate e a far emergere quelle presenti anche se nascoste, per identificarle con precisione e individuare insieme, con delicatezza e discrezione ma con altrettanto coraggio, il cammino più opportuno da compiere perché i fidanzati maturino nella fede la loro decisione di sposarsi. Con il medesimo atteggiamento sia condotta anche la verifica del cammino compiuto: tale momento può essere opportuno, purché sia attuato a livello personale, con attenzione alle esigenze delle persone e per ipotizzare insieme eventuali tappe future per un continuo cammino di crescita. 61 - I tempi della preparazione immediata, … Circa i tempi della preparazione immediata, pur riaffermando che normalmente essa deve iniziare almeno tre mesi prima delle nozze e pur rispettando la facoltà di ogni Vescovo diocesano di fissare modalità e tempi diversi, riteniamo auspicabile che i fidanzati siano invitati a presentarsi al Parroco almeno un anno prima della data prevista per le nozze. In questo modo risulterebbe certamente più agevole sia individuare e proporre il cammino comunitario di preparazione più adatto per ogni coppia di fidanzati, sia collocare nei momenti più adeguati i pur necessari colloqui con il Parroco. 62 - … la durata dell'itinerario e il numero degli incontri All'inizio del cammino comunitario di preparazione catechistica alla celebrazione del matrimonio, può essere opportuna la celebrazione di una preghiera comune perché, con la benedizione di Dio, ciò che viene iniziato possa essere un vero cammino di crescita e giungere a un felice compimento. Quanto al numero degli incontri di preparazione e alla durata dell'intero itinerario, mentre suggeriamo che essi coprano un tempo abbastanza prolungato, di circa due mesi, con frequenza settimanale, ricordiamo che spetta al Vescovo diocesano precisare ulteriormente questi aspetti. In ogni caso sarebbe importante che, anche a tale riguardo, su tutto il territorio della Diocesi si segua una prassi unitaria. Se possibile, nell'approssimarsi della data delle nozze, venga proposto anche un momento più prolungato di preghiera o di "ritiro spirituale", che aiuti i futuri sposi a riconoscere e a vivere il "mistero" del loro amore. Obbligatorietà 63 - Partecipazione moralmente obbligatoria La partecipazione ai corsi o itinerari di preparazione al matrimonio deve essere considerata come moralmente obbligatoria, senza, per altro, che la sua eventuale omissione costituisca un impedimento per la celebrazione delle nozze. Sarà, quindi, necessario non dispensare facilmente da tale partecipazione, ma presentarla come un dovere di coscienza di ciascun fidanzato. Nello stesso tempo occorrerà essere attenti a quanti per motivi oggettivi ( come nel caso degli immigrati, dei pendolari, di chi ha turni di lavoro non programmabili secondo il calendario dei corsi e degli itinerari ) non potessero partecipare, prevedendo per loro forme diverse di accompagnamento e di confronto. Nei riguardi di coloro che, invece, intendessero tralasciare questo cammino senza seri motivi oggettivi, è necessario un supplemento di attenzione e di dialogo per aiutarli a cogliere la superficialità e la immaturità del loro atteggiamento e della loro scelta. Solo in casi estremi - previo il consenso dell'Ordinario e senza abbandonare la fatica della ripresa, del confronto e del discernimento - si dovrà proporre il rinvio della celebrazione del matrimonio. Condizioni perché la convinzione dell'obbligatorietà diventi coscienza comune In ogni caso, perché la convinzione circa l'obbligatorietà di questi itinerari si possa diffondere e diventare coscienza comune, è necessario che gli itinerari stessi siano proposti e condotti con serietà di impostazione, di contenuto e di metodo, che le coppie di fidanzati più impegnate ne siano convinte per prime e se ne facciano propagatrici, che da parte dei presbiteri e delle coppie animatrici si abbia a creare le condizioni e un clima favorevoli e che si diffonda la testimonianza di quanti hanno già fatto questa esperienza. Colloqui con il Parroco 64 - Necessità e insostituibilità dei colloqui con il Parroco Accanto agli itinerari comunitari appena descritti e in stretto collegamento con essi, restano sempre necessari e insostituibili i colloqui con il Parroco. Essi rappresentano un momento importante e privilegiato di personalizzazione del dialogo con la coppia, sia per l'impostazione del cammino da compiere, il suo accompagnamento e la sua verifica, sia per una più puntuale catechesi e spiegazione del rito della celebrazione del matrimonio, sia per affrontare specifici casi di coscienza o problemi particolari, sia per l'espletamento degli indispensabili adempimenti giuridici. Anche in quest'ultimo ambito, il colloquio con il Parroco deve sempre essere ispirato al criterio di un'autentica pastoralità, nella quale si coniughino adeguatamente attenzione alle persone e rispetto delle norme e delle disposizioni canoniche e civili. 65 - Le responsabilità e i compiti del Parroco Il Parroco interessato - che di norma è, a libera scelta dei fidanzati, il « Parroco della parrocchia dove l'uno o l'altro dei medesimi ha il domicilio canonico o il quasi domicilio o la dimora protratta per un mese » - conduca con precisione l'istruttoria matrimoniale, secondo le prescrizioni canoniche. Queste comprendono: « la verifica dei documenti; l'esame dei nubendi circa la libertà del consenso e la non esclusione della natura, dei fini e delle proprietà essenziali del matrimonio; la cura delle pubblicazioni; la domanda all'Ordinario del luogo di dispensa da eventuali impedimenti o di licenza alla celebrazione nei casi previsti » dal diritto. 66 - Cura e valorizzazione dell'esame dei nubendi Particolare cura sia riservata all'esame dei nubendi, il quale, di norma, conclude la preparazione immediata al matrimonio e suppone la conclusione dell'itinerario o corso per i fidanzati. Finalizzato a verificare la libertà e l'integrità del consenso, la volontà di sposarsi secondo la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio, l'assenza di impedimenti e di condizioni, questo esame sia fatto dal Parroco « con diligenza, interrogando separatamente i nubendi ». Esso sia pure valorizzato e vissuto da parte del presbitero insieme con ogni fidanzato come momento significativo e singolare di discernimento sapienziale circa l'autenticità della domanda religiosa del matrimonio e la maturazione avvenuta soprattutto in ordine alla volontà di celebrare un patto coniugale come lo intende la Chiesa. 67 - Altri incontri personali con il Parroco Siano previsti e favoriti anche altri incontri personali del Parroco con i fidanzati, mediante i quali illuminare, sostenere e verificare il loro cammino: uno di essi sia opportunamente dedicato a preparare i prossimi sposi alla celebrazione liturgica delle loro nozze. Questi ulteriori incontri appaiono necessari soprattutto quando i fidanzati presentano ancora carenze o difficoltà nella dottrina o nella pratica cristiane. Ogni Vescovo diocesano determini, in proposito, il numero minimale e i contenuti di tali colloqui. Altre determinazioni 68 - Ulteriori direttive che spettano al Vescovo diocesano Al Vescovo diocesano spettano ulteriori determinazioni atte a precisare il cammino di preparazione al matrimonio. In particolare, oltre a quanto abbiamo già ricordato circa il numero e la durata degli incontri di preparazione al matrimonio e circa il numero e i contenuti dei colloqui con il Parroco, ogni Vescovo diocesano, meglio se in accordo con gli altri Vescovi della Conferenza episcopale regionale, potrà offrire direttive riguardanti, ad esempio: l'inserimento nella preparazione immediata al matrimonio della celebrazione della Confermazione per i nubendi non cresimati; l'introduzione di altri adempimenti da premettere alla celebrazione del matrimonio, come la dichiarazione di volontà o la domanda di matrimonio formulata congiuntamente dai nubendi. Cap- IV - La celebrazione del Matrimonio La celebrazione: realtà evangelizzante ed ecclesiale 69 - Realtà evangelizzante, ovvero annuncio della fede della Chiesa … Per sua intima natura, la celebrazione liturgica del sacramento del matrimonio è realtà eminentemente evangelizzante ed ecclesiale. È, innanzitutto, realtà evangelizzante, « proclamazione, nella Chiesa, della buona novella sull'amore coniugale ». In essa, infatti, « il matrimonio dei battezzati, diventando segno e fonte di salvezza, si fa annuncio della Parola che salva ed eleva l'amore umano, arricchisce il popolo di Dio di nuove chiese domestiche e costituisce la famiglia cristiana immagine dell'insondabile comunione di amore che esiste nel mistero trinitario della stessa vita divina ». Come tale, la celebrazione è annuncio della fede della Chiesa ed esige di essere vissuta nella fede. … in quanto celebrazione sacramentale È realtà evangelizzante perché celebrazione sacramentale, segno che costituisce anche nella sua realtà esteriore una proclamazione della parola di Dio e una professione di fede della comunità dei credenti: luogo nel quale appare manifesto che « i coniugi significano e partecipano al mistero di unione e di amore fecondo tra Cristo e la Chiesa ». Il normale inserimento della celebrazione del matrimonio nella liturgia eucaristica è un'ulteriore espressione di tutto ciò: viene messo in risalto, infatti, l'intimo legame che intercorre tra il matrimonio e l'eucaristia, sacrificio della nuova alleanza in cui « i coniugi cristiani trovano la radice dalla quale scaturisce, è interiormente plasmata e continuamente vivificata la loro alleanza coniugale ». 70 - Realtà ecclesiale, che chiede la partecipazione di tutti i presenti Proprio perché sacramento della Chiesa, la celebrazione del matrimonio si qualifica come realtà ecclesiale. Essa coinvolge l'intera comunità ecclesiale nella quale gli sposi sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte, tanto da fare di tale comunità il luogo normale della celebrazione delle nozze. Essa richiede anche « la partecipazione piena, attiva e responsabile di tutti i presenti, secondo il posto e il compito di ciascuno: degli sposi anzitutto come ministri e soggetti della grazia del sacramento; del sacerdote in quanto presidente della assemblea liturgica e teste qualificato della Chiesa; dei testimoni non solo garanti di un atto giuridico, ma rappresentanti qualificati della comunità cristiana; dei parenti, amici e altri fedeli, membri di un'assemblea che manifesta e vive il mistero di Cristo e della Chiesa ». Attenzioni celebrative 71 - Il criterio fondamentale: realizzare una celebrazione evangelizzante ed ecclesiale Primo e principale problema pastorale è, conseguentemente, quello di « dar vita ad una celebrazione del sacramento che risulti veramente evangelizzante ed ecclesiale »: è questo il criterio fondamentale per ogni attenzione e iniziativa pastorale e il contesto dal quale nascono e nel quale si collocano ogni orientamento e ogni normativa. Si curi in modo intelligente e diligente la liturgia della parola, sia nella scelta e nella proclamazione delle letture bibliche, sia con una loro adeguata spiegazione nell'omelia. Già durante le fasi finali della preparazione al matrimonio questa preoccupazione trovi il modo di manifestarsi: si invitino i fidanzati a leggere, personalmente e in coppia, le pagine scritturistiche proposte dal lezionario del Rito del matrimonio; li si aiuti nello scegliere, per la celebrazione del rito, le letture più consone alla loro situazione spirituale. Con la spiegazione delle letture bibliche, si accompagni anche un'adeguata spiegazione e introduzione all'intera liturgia del matrimonio, « cosicché i segni sacramentali, adeguatamente preparati, manifestino in verità e siano annuncio pieno del mistero di salvezza che viene celebrato nel rito per essere poi testimoniato nella vita ». 72 - Favorire un clima di festa, di raccoglimento e di partecipazione Come è necessario per ciascuna azione liturgica, occorre porre ogni attenzione e compiere ogni sforzo perché, senza rinunciare alla gioia e alla festa che devono connotare questi momenti, sia garantito un clima di raccoglimento, di partecipazione e di corresponsabilità. In particolare, non ci si stanchi di educare e di stimolare la partecipazione piena, attiva e responsabile da parte di tutti i presenti, a iniziare dagli sposi, che sono i ministri del sacramento. Nello svolgimento del rito, nella scelta delle letture, nella preghiera dei fedeli, nei momenti di introduzione e di conclusione della celebrazione, si pensi il modo, intelligente e corretto, di favorire il loro intervento attivo. Si studino anche i modi e si mettano in atto le condizioni necessarie per favorire l'intervento attivo e consapevole dell'intera comunità presente, perché essa partecipi davvero al silenzio, all'ascolto, al canto, alla preghiera e così la festa e la celebrazione siano di una intera comunità cristiana. Tutto questo comporta anche la disponibilità di diversi ministeri e animatori. 73 - Celebrazioni comunitarie dei matrimoni Proprio per favorire anche l'espressione visibile di queste dimensioni ecclesiali della celebrazione, realismo e concretezza pastorali possono suggerire l'opportunità di "celebrazioni comunitarie" dei matrimoni, soprattutto quando nella medesima giornata si prevedessero diverse celebrazioni nuziali nella stessa comunità parrocchiale. Celebrazioni domenicali o festive 74 - Criteri e direttive per la celebrazione dei matrimoni nelle Messe di orario delle domeniche Nella stessa logica va affrontata la problematica della celebrazione dei matrimoni nel giorno di domenica. In particolare, proprio per sottolineare la dimensione ecclesiale della celebrazione e il coinvolgimento dell'intera comunità parrocchiale, può essere talvolta opportuna una celebrazione del rito del matrimonio durante una delle messe di orario. Per gli stessi motivi sono normalmente da sconsigliare celebrazioni nuziali nel giorno di domenica in momenti diversi da quelli delle messe di orario. È comunque necessario che in ogni diocesi vengano precisati criteri e vengano offerte direttive al riguardo, onde favorire una prassi comune condivisa e osservata da tutti. Celebrazioni durante la Messa 75 - La forma normale e ordinaria della celebrazione durante la Messa Per l'intimo legame che esiste tra eucaristia e matrimonio, la celebrazione delle nozze durante la Messa è da ritenersi come la forma normale e ordinaria. Rientra perciò nella cura pastorale della Chiesa e innanzitutto dei presbiteri, sia sensibilizzare i fidanzati « perché celebrino il loro matrimonio partecipando al sacrificio eucaristico, ricevendo il Corpo e il Sangue del Signore, dopo aver ottenuto attraverso il sacramento della Penitenza un rinnovamento della loro vita nella riconciliazione con Dio e con i fratelli », sia educare i presenti alle nozze ad unirsi agli sposi nella comunione eucaristica. 76 - Quando è consigliabile omettere la celebrazione dell'Eucaristia Tuttavia, oltre ai casi in cui è espressamente previsto che la celebrazione del matrimonio avvenga senza la Messa, ci possono essere circostanze nelle quali è consigliabile omettere la celebrazione dell'Eucaristia. In questi casi, per i quali sembra opportuno che il diritto particolare delle Diocesi offra criteri e indicazioni, è comunque sempre necessario un dialogo attento con gli interessati perché sia evitato ogni fraintendimento e siano espresse le motivazioni obiettive che richiedono o suggeriscono tale scelta. Svolgimento esteriore 77 - Esprimere il senso della gioia e della festa cristiana … Il carattere religioso e sacramentale della celebrazione esige una celebrazione insieme solenne e semplice, in grado di esprimere la verità del mistero che viene celebrato. Nel suo svolgimento esteriore, il rito sappia esprimere il senso della gioia e della festa cristiana. … senza distinzioni tra le persone … Sia nelle cerimonie che nell'apparato esteriore, non si faccia nessuna distinzione di persone private e di condizione sociale: « il rito sia dignitoso e uguale per tutte le coppie di sposi, perché maggiormente appaia il carattere comunitario della celebrazione e sia affermata la medesima dignità di tutti i fedeli ». 78 - … evitando lussi e sprechi … La celebrazione delle nozze è giustamente anche un momento di festa, un incontro di famiglia e di amici. Ma la festa non è il lusso e non si identifica con lo spreco. In ogni caso, se vuole essere cristiana, non può mai diventare offensiva e umiliante per i poveri, né può essere scambiata in cerimonia folcloristica o trasformata in uno spettacolo profano. … vivendo gesti di attenzione ai più poveri Gli sposi e i loro familiari siano, perciò, aiutati a valutare e a scegliere responsabilmente il modo per esprimere la loro gioia e insieme per limitare ciò che è solo esteriore e per rifiutare ciò che è spreco. Siano pure educati a conoscere e ad andare incontro alle varie necessità della comunità cristiana e civile. Siano invitati a fare delle loro nozze anche un'occasione di carità verso i più bisognosi, mediante gesti di attenzione e di condivisione per i fratelli più poveri, per qualche infermo o malato, per chi è più abbandonato. 79 - Criteri per musiche, canti, fotografie In particolare - senza alcun atteggiamento discriminatorio o di condanna nei confronti delle persone, ma per evitare possibili confusioni e scandali nella comunità cristiana e per sottolineare come l'accoglienza della grazia passa anche attraverso un serio cammino penitenziale - si vigili attentamente perché siano evitati sfarzi ed esibizionismi nella celebrazione liturgica del matrimonio da parte di persone che si siano macchiate di gravi delitti o appaiano coinvolte in organizzazioni malavitose. Analoga vigilanza venga messa in atto per il matrimonio di persone notoriamente lontane da un cammino di fede e di quanti giungono al matrimonio dopo lunghe e spesso ostentate convivenze o dopo precedenti rotture del matrimonio, anche se soltanto civile. 80 - Criteri per musiche, canti, fotografie Le musiche e i canti siano di aiuto a vivere il mistero che viene celebrato e favoriscano la preghiera e la partecipazione di tutti. Non siano, invece, occasione di distrazione o di esibizionismo per singole persone. Anche per le riprese di fotografi e cineoperatori, i presbiteri - meglio se sostenuti da più puntuali normative diocesane - offrano indicazioni precise e concordino con gli interessati le modalità degli interventi, perché la loro presenza e la loro azione siano discrete ed evitino di disturbare la celebrazione del rito e di diminuire l'attenzione e la partecipazione soprattutto degli sposi. 81 - Attenzione ai tempi liturgici Nella celebrazione delle nozze, si faccia attenzione anche al tempo liturgico sia per quanto riguarda la scelta dei formulari e delle letture, sia per quanto concerne lo svolgimento esteriore. In particolare, se per giusta causa il matrimonio viene celebrato in Avvento, in Quaresima o in altri giorni a carattere penitenziale, si tenga conto delle caratteristiche proprie di questi tempi liturgici. Il luogo della celebrazione 82 - Luogo normale: la chiesa parrocchiale di uno dei nubendi Proprio in forza della dimensione propriamente ecclesiale del sacramento, ribadiamo che « il luogo normale delle nozze è la comunità della parrocchia nella quale i fidanzati sono inseriti e alla cui vita e missione prendono parte ». Di conseguenza, la celebrazione delle nozze avvenga normalmente nella chiesa parrocchiale di uno dei nubendi. Solo per validi « motivi di necessità o di convenienza pastorale » il matrimonio può essere celebrato in altre parrocchie. Solo con il permesso dell'Ordinario del luogo o del parroco potrà essere celebrato in altra chiesa o oratorio, e solo in presenza di « particolari ragioni pastorali » l'Ordinario del luogo può permettere che il matrimonio sia celebrato in una cappella privata o in un altro luogo conveniente. Si evitino quindi prassi contrarie a tali disposizioni: ci si guardi dal permettere con facilità la celebrazione del matrimonio in una parrocchia diversa da quella di una dei nubendi; si affronti con coraggio, saggezza e determinazione il problema della proliferazione di matrimoni in chiese non parrocchiali, nei santuari, in chiese con particolari richiami storici o artistici. I Vescovi diocesani, in proposito, precisino ulteriormente i criteri a cui attenersi e, nel caso, determinino anche i luoghi diversi dalle chiese parrocchiali in cui i matrimoni possono essere celebrati e ne stabiliscano le condizioni. In ogni caso, si metta in atto ogni cura perché sia garantita l'effettiva preparazione dei nubendi, la celebrazione avvenga secondo i criteri di sobrietà e di ecclesialità sopra richiamati, vengano rispettate tutte le norme per una celebrazione valida e per una corretta trascrizione del matrimonio canonico per gli effetti civili. Il matrimonio di battezzati non credenti 83 - La celebrazione di un sacramento della fede e il problema della fede dei nubendi La celebrazione del matrimonio cristiano è celebrazione di un sacramento della fede. È necessario, quindi, che gli sposi siano aiutati, innanzitutto, a celebrarlo nella fede della Chiesa: una fede che si manifesta nella vita morale di carità secondo lo Spirito. Tutto questo, ancora una volta, esige che il cammino di preparazione al matrimonio e alla famiglia sia stato proposto e condotto in modo adeguato. Insieme questo criterio illumina alcuni casi particolari dove il problema della fede dei nubendi è direttamente chiamato in causa. 84 - I battezzati non credenti e i doveri della Chiesa e dei pastori Grande attenzione va riservata ai cosiddetti "battezzati non credenti", cioè a coloro che, pur chiedendo il matrimonio canonico, dimostrano di non essere pienamente disposti a celebrarlo con fede, o perché vi accedono per motivi che non sono propriamente di fede o perché si tratta di nubendi totalmente indifferenti alla fede o che dichiarano esplicitamente di non credere o che si trovano in uno stato di notorio abbandono della fede. Pur sapendo che « nessuno, all'infuori di Dio che scruta il cuore, può misurare la fede di un battezzato e quindi può esprimere un giudizio definitivo sulla sua presenza e autenticità », la Chiesa, e in essa innanzitutto i pastori, non può esimersi dal « dare un giudizio sulle condizioni di fede di quanti sono chiamati a celebrare con frutto i gesti sacramentali ». Non si può, infatti, negare che « la fede di chi domanda alla Chiesa di sposarsi può esistere in gradi diversi ed è dovere primario dei pastori di farla riscoprire, di nutrirla e di renderla matura ». 85 - Attenta opera di catechesi La stessa richiesta del sacramento deve trasformarsi in questi casi in occasione particolarmente preziosa di catechesi: « il parroco aiuti questi nubendi a riflettere sul significato della loro scelta e accerti, in ogni caso, che siano sinceramente disposti ad accettare la natura, i fini e le proprietà essenziali del matrimonio cristiano ». Tutto questo esige un fraterno e spesso faticoso e difficile impegno di comprensione, di dialogo, di evangelizzazione, in cui, pur non dimenticando che questi fidanzati in forza del loro battesimo sono già inseriti in un vero e proprio cammino di salvezza, le esigenze della carità siano sempre tenute presenti senza che questo sia a scapito delle esigenze della verità. 86 - La decisione di non ammettere al sacramento … Quando tutti i tentativi per ottenere un segno di fede, sia pure germinale, risultassero vani e i nubendi mostrassero di « rifiutare in modo esplicito e formale ciò che la Chiesa intende compiere quando celebra il matrimonio dei battezzati », la doverosa decisione di non ammettere al sacramento - che in una società secolarizzata come la nostra può essere anche una dolorosa ma stimolante scelta pastorale - costituisce sempre « un gesto di rispetto di chi si dichiara non credente, un gesto di attesa e di speranza, un rinnovato e più grave appello a tutta la comunità cristiana perché continui ad essere vicina a questi suoi fratelli, impegnandosi maggiormente nella testimonianza di fede dei valori sacramentali del matrimonio e della famiglia ». 87 - … in autentico spirito di discernimento e di comunione ecclesiale In ogni caso, è importante che queste decisioni siano prese con autentico spirito di discernimento, secondo criteri condivisi con gli altri presbiteri, nella comunione ecclesiale con il Vescovo e, soprattutto nei casi di dubbio, dopo aver consultato l'Ordinario di luogo, nel rispetto delle normative per i casi specifici. Matrimoni misti 88 - Criteri per un serio discernimento pastorale In una società caratterizzata da ricorrenti spostamenti di popolazione e dalla presenza di diverse etnie, culture e religioni, tendono a diventare sempre più frequenti i matrimoni tra cattolici e battezzati di altre comunioni cristiane. Si tenga presente che tali matrimoni offrono, « pur nella loro particolare fisionomia, numerosi elementi che è bene valorizzare e sviluppare, sia per il loro intrinseco valore, che per l'apporto che possono dare al movimento ecumenico ». Nello stesso tempo, considerato che l'unione perfetta delle persone e il coinvolgimento di tutta la loro vita nell'esperienza matrimoniale sono più facilmente assicurati quando gli sposi appartengono alla stessa comunità di fede, attenendosi a quanto stabilito a livello canonico, è necessario che con particolare cura pastorale i contraenti siano resi consapevoli delle difficoltà che potranno sorgere in una vita coniugale tra persone che non vivono in perfetta comunione ecclesiale. In particolare, i contraenti vengano messi a conoscenza sia delle differenze esistenti nei contenuti di fede delle rispettive confessioni sia di ciò che esse hanno in comune specialmente circa il matrimonio, così da essere stimolati a celebrare le nozze nella fede in Cristo e ad edificare cristianamente l'unità coniugale e familiare, inserendosi con frutto nel cammino ecumenico. Gli stessi contraenti siano informati di quanto è stabilito a livello canonico e sollecitati al rispetto degli impegni e doveri religiosi di ciascuno. Tutto ciò avvenga d'accordo con le rispettive comunità, secondo le eventuali intese tra loro intercorse. Matrimoni interreligiosi 89 - … con particolare attenzione al matrimonio con i non cristiani e con gli appartenenti all'Islam Lo sviluppo della società verso situazioni plurietniche, pluriculturali e plurireligiose comporta anche l'aumento dei matrimoni tra cattolici e appartenenti a religioni non cristiane. Anche in questi casi, pur nel riconoscimento del valore della fede in Dio e dei principi religiosi professati, sempre nel rispetto di quanto stabilito a livello canonico, è doveroso richiamare i nubendi cattolici sulle difficoltà cui potrebbero andare incontro in ordine all'espressione della loro fede, al rispetto delle reciproche convinzioni, all'educazione dei figli. Particolare attenzione va riservata ai matrimoni tra cattolici e persone appartenenti alla religione islamica: tali matrimoni, infatti, oltre ad aumentare numericamente, presentano difficoltà connesse con gli usi, i costumi, la mentalità e le leggi islamiche circa la posizione della donna nei confronti dell'uomo e la stessa natura del matrimonio. È necessario, quindi, considerare attentamente che i nubendi abbiano una giusta concezione del matrimonio, in particolare della sua natura monogamica e indissolubile. Si abbia certezza documentata della non sussistenza di altri vincoli matrimoniali e siano chiari il ruolo attribuito alla donna e i diritti che essa può esercitare sui figli. È bene esaminare al riguardo anche la legislazione matrimoniale dello Stato da cui proviene la parte islamica e accertare il luogo dove i nubendi fisseranno la loro permanente dimora. Nella richiesta di dispensa per la celebrazione del matrimonio, che dovrà essere inoltrata per tempo all'Ordinario del luogo, si tenga conto di tutti questi elementi problematici, offrendo ogni elemento utile al discernimento e alla decisione. Il matrimonio dei minorenni 90 - Le problematiche emergenti Tra i casi particolarmente problematici di celebrazione del sacramento del matrimonio, va annoverato quello riguardante i minorenni. Nell'attuale contesto socio-culturale, infatti, come l'esperienza ha troppe volte dimostrato, la loro ammissione al matrimonio comporta rischi molto gravi per la stabilità e la pienezza della vita coniugale e familiare, attesa la fragilità o addirittura l'immaturità che spesso caratterizza questi nubendi sul piano umano e religioso, nonché la mancanza di validi punti di riferimento e di sostegno educativi che possono accompagnare il cammino di queste giovani coppie. 91 - Criteri per l'azione pastorale I pastori d'anime, perciò, si mostrino fermi, anche se sempre rispettosi e sereni, nel dissuadere i richiedenti dal contrarre matrimonio, mettendo in luce i gravi rischi che una così impegnativa decisione presa a tale età normalmente comporta. Nello scrupoloso rispetto della normativa vigente, facciano presente agli interessati, alle loro famiglie e anche ai fedeli che le ragioni di convenienza sociale o di prassi tradizionale non sono sufficienti da sé sole per giustificare il ricorso all'eventuale dispensa; ricordino loro che, anche in presenza di altri aspetti etici implicati nel caso, deve essere salvaguardata come valore primario la morale certezza circa la stabilità del matrimonio; si preoccupino di verificare la libertà del consenso e la maturità psicofisica dei minori; sappiano ricorrere alla competenza e all'aiuto dei consultori familiari di ispirazione cristiana o di esperti di fiducia. Cap. V - Una pastorale per la crescita della coppia e della famiglia Scopi e caratteristiche 92 - La famiglia, nelle sue diverse tappe, oggetto di pastorale Con la celebrazione del matrimonio, la coppia e la famiglia iniziano un cammino di progressiva attuazione dei valori e dei compiti del matrimonio stesso: un cammino che si snoda in diverse tappe e che è orientato verso la piena rivelazione e realizzazione del Regno di Dio. Questo processo provoca la sollecitudine pastorale dell'intera comunità cristiana, chiamata ad accompagnare con saggezza e con amore paziente gli sposi e le famiglie e a saper diversificare le proposte ad essi rivolte. La coppia e la famiglia diventano così oggetto e termine della cura pastorale della Chiesa. 93 - Scopo: aiutare la famiglia a vivere la sua vocazione e missione Scopo di tutta questa azione pastorale è la crescita della coppia e della famiglia, aiutate a vivere la loro specifica vocazione e missione, perché giungano a condurre una vita ogni giorno più santa e più intensa. Si tratta di favorire la maturazione umana e di fede di ogni coppia e di ogni famiglia, nella prospettiva di un loro maggiore inserimento nella vita ecclesiale e sociale. In tal modo, i coniugi potranno riscoprire e vivere il loro ministero in armonica collaborazione con tutti gli altri ministeri e le famiglie eserciteranno il compito loro proprio nella Chiesa e nella società, quali soggetti attivi e responsabili. 94 - Caratteristiche della pastorale familiare: urgenza, … Questa attenzione specifica della pastorale familiare si presenta ancora oggi come particolarmente urgente, sia in rapporto alla situazione contemporanea, nella quale non accennano a diminuire le insidie che lacerano il tessuto familiare e ne minano la naturale e soprannaturale unità disgregando i valori morali su cui essa si fonda e si sviluppa, sia a partire dalla consapevolezza dell'importanza della famiglia e della sua missione nella Chiesa e nella società. 95 - … responsabilità dell'intera comunità ecclesiale, … Responsabile di questa azione pastorale è l'intera comunità ecclesiale, in tutte le sue componenti e nelle sue varie articolazioni. L'azione pastorale, infatti, « è sempre espressione dinamica della realtà della Chiesa, impegnata nella sua missione di salvezza ». Di conseguenza « anche la pastorale familiare - forma particolare e specifica della pastorale - ha come suo principio operativo e come protagonista responsabile la Chiesa stessa, attraverso le sue strutture e i suoi operatori ». 96 - … universalità e progressività L'accompagnamento e il sostegno delle coppie e delle famiglie, inoltre, devono essere universali e progressivi. Ogni famiglia e tutte le famiglie, nella loro quotidiana esistenza, hanno diritto alla cura amorevole e materna della Chiesa. Per questo « la sollecitudine pastorale della Chiesa non si limiterà soltanto alle famiglie cristiane più vicine, ma, allargando i propri orizzonti sulla misura del cuore di Cristo, si mostrerà ancor più viva per l'insieme delle famiglie in genere, e per quelle, in particolare, che si trovano in situazioni difficili o irregolari ». Per lo stesso motivo inoltre, cioè proprio perché si fa attenta al vissuto quotidiano di ogni famiglia, « l'azione pastorale della Chiesa deve essere progressiva, anche nel senso che deve seguire la famiglia, accompagnandola passo passo nelle diverse tappe della sua formazione e del suo sviluppo ». 97 - Centralità della pastorale familiare nell'intera azione pastorale della Chiesa In tale prospettiva, la pastorale familiare, in modo organico e sistematico, deve assumere un ruolo sempre più centrale in tutta l'azione pastorale della Chiesa, dal momento che, di fatto, quasi tutti gli obiettivi dell'azione ecclesiale o sono collocati entro la comunità familiare o almeno la chiamano in causa più o meno direttamente. Sotto questo profilo, la famiglia è di sua natura il luogo unificante oggettivo di tutta l'azione pastorale e deve diventarlo sempre di più, sicché dovrà diventare abitudine acquisita considerare i riflessi e le possibili implicazioni familiari di ogni azione pastorale che viene promossa. La pastorale familiare, in altri termini, è e deve essere innestata e integrata con l'intera azione pastorale della Chiesa, la quale riconosce nella famiglia non solo un ambito o un settore particolare di intervento, ma una dimensione irrinunciabile di tutto il suo agire. Tuttavia, la stessa pastorale familiare domanda l'attuazione di iniziative e attenzioni particolari e specifiche, rivolte a quanti si preparano alla vita matrimoniale, agli sposi e ai membri della famiglia. Una responsabilità comune 98 - Una responsabilità di tutti, che impegna ogni diocesi e ogni parrocchia Come accennato in diversi passaggi, la responsabilità di questa ampia e articolata pastorale per la crescita della coppia e della famiglia riguarda tutti e ciascuno nella comunità cristiana e chiama in causa la stessa comunità cristiana in quanto tale. Senza soffermarci qui sul compito particolare dei vescovi, dei presbiteri, dei religiosi e delle religiose, dei diaconi permanenti, intendiamo richiamare innanzitutto che « ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia ». Di conseguenza, « ogni piano di pastorale organica, ad ogni livello, non deve mai prescindere dal prendere in considerazione la pastorale della famiglia ». Ogni diocesi e ogni parrocchia, perciò, nell'elaborazione del proprio progetto pastorale ed educativo non tralascino di prendere in attenta considerazione la coppia e la famiglia e la loro crescita. 99 - La specifica responsabilità e missione dei coniugi e delle famiglie cristiane Nello stesso tempo, vogliamo sottolineare e riaffermare la specifica responsabilità e missione dei coniugi e delle famiglie cristiane. Tale missione, fondata sulla grazia ricevuta nel sacramento del matrimonio, « dev'essere posta a servizio dell'edificazione della Chiesa, della costruzione del Regno di Dio nella storia. Ciò è richiesto come atto di docile obbedienza a Cristo Signore. Egli, infatti, in forza del matrimonio dei battezzati elevato a sacramento, conferisce agli sposi cristiani una peculiare missione di apostoli, inviandoli come operai nella sua vigna, e, in modo tutto speciale, in questo campo della famiglia ». A - Pastorale delle coppie-famiglie giovani La situazione delle giovani coppie 100 - Specifica attenzione pastorale alle coppie - famiglie giovani Particolari cure pastorali devono essere dedicate innanzitutto alle coppie-famiglie giovani, anche al fine di favorire il loro più pieno inserimento nella comunità cristiana e il non facile passaggio dal mondo dei giovani a quello degli adulti. Se, infatti, la cura pastorale della famiglia consiste nell'« impegno di tutte le componenti della comunità ecclesiale locale nell'aiutare la coppia a scoprire e a vivere la sua nuova vocazione e missione », non è difficile comprendere che tutto questo « vale soprattutto per le giovani famiglie, le quali, trovandosi in un contesto di nuovi valori e di nuove responsabilità, sono più esposte, specialmente nei primi anni di matrimonio, ad eventuali difficoltà, come quelle create dall'adattamento alla vita in comune o dalla nascita dei figli ». Spesso la nostra pastorale è vigile nella preparazione dei giovani al matrimonio, ma questi, una volta sposati, corrono il rischio di allontanarsi o di rimanere ai margini della comunità cristiana o comunque di non esservi presenti e operanti con i doni e la missione ad essi affidati dal sacramento del matrimonio. È anche questa una costatazione che mette in risalto come le giovani coppie abbiano il diritto e la necessità di una specifica attenzione pastorale, di cui innanzitutto ogni comunità parrocchiale deve farsi carico. 101 - Risorse e difficoltà dei primi anni di matrimonio I primi anni di matrimonio, oltre ad essere determinanti per l'intero cammino coniugale e familiare, sono tempo di avvio e insieme di assestamento per quanto riguarda sia l'esperienza dell'amore coniugale sia l'incontro con la nuova vita del figlio. Spesso sono anche attraversati da problemi e difficoltà circa il lavoro e l'abitazione. Sono ricchi di risorse perché sono gli anni dell'entusiasmo dei primi passi di una vita a due, della gioia di vedersi fatti l'uno per l'altro, della serenità di un'intimità ricercata e vissuta con equilibrio, della gioia nel realizzare progetti e sogni accarezzati a lungo, dell'aprirsi di nuove prospettive anche in ordine alla crescita nella fede, della gioia e della responsabilità connesse con la procreazione di una nuova vita, della percezione del dono costituito dal figlio e della dimensione religiosa iscritta nella sua generazione. Ma sono anche gli anni segnati da alcune difficoltà corrispondenti, che riguardano, ad esempio, il lungo processo di integrazione e comunione nella coppia, la scoperta dei reciproci lati negativi o problematici, la difficoltà o l'incapacità di sopportarsi reciprocamente, la tentazione di una chiusura intimistica nella propria casa, la ridefinizione dei rapporti con le famiglie di origine e nell'ambiente in cui ci si trova a vivere, le modalità con cui realizzare un aiuto reciproco nella vita religiosa e spirituale, le paure di fronte alla nascita di un figlio, la disistima o addirittura il rifiuto programmatico di una nuova vita. Accoglienza, accompagnamento e aiuto 102 - Accogliere le famiglie giovani nella comunità cristiana e andare alla loro ricerca Sono necessari, perciò, coraggio e creatività perché la comunità cristiana sia sempre più in grado di accogliere, accompagnare e aiutare le giovani coppie, riconoscendole e valorizzandole come soggetti attivi della loro stessa crescita. Si tratta, innanzitutto, di accogliere. Questo comporta che nella comunità si dia un posto ai giovani sposi, si riconosca e si apprezzi il messaggio di vita e di speranza che è in loro per il fatto stesso che ci sono, si veda in essi una risorsa per la comunità cristiana e per la società, si valorizzino le potenzialità umane e spirituali iscritte nella singolarità della loro esperienza. Nello stesso tempo, perché l'accoglienza sia autentica e contrassegnata da realismo, è necessario andare alla ricerca delle giovani coppie, che spesso tendono a rinchiudersi in se stesse o comunque fanno fatica ad aprirsi alla comunità; come pure occorre rispettare i tempi della loro crescita, senza intrusioni, e soprattutto senza pretendere servizi pastorali o sociali per i quali la coppia giovane non è ancora matura o che potrebbero in qualche modo indebolirne la compattezza. 103 - Come accompagnarsi alle coppie giovani Insieme e inscindibilmente è doveroso accompagnarsi a tutte le giovani coppie, per aiutarle a riconoscere nella fede e a vivere nella concretezza di ogni giorno la loro vocazione e missione, superando anche le difficoltà che sono di intralcio e di ostacolo alla loro crescita. A tale scopo, gli itinerari di fede siano il più possibile impostati come riflessione mistagogica, cioè come proposta in grado di aiutare i giovani sposi a "fare memoria" del dono e della grazia ricevuti nel giorno del matrimonio. Si ponga ogni cura perché la coppia riconosca e viva la propria nativa e insopprimibile vocazione all'unità. Si educhino i giovani sposi a compiere ogni azione non più con lo spirito della persona sola, ma in una unità spirituale profonda, la quale, mentre riconosce e rispetta l'irrepetibile singolarità di ciascuno, dice condivisione e sostegno reciproci leali e appassionati. Si accettino le loro esigenze di tranquillità e di riservatezza, sapendole chiarire e purificare da ogni tentazione di chiusura. Si insista sulla castità coniugale e si promuova un cammino di educazione anche all'intimità sessuale, vissuta nella logica del dono di sé senza riserve e contrastando ogni forma di appropriazione dell'altro, reso strumento per i propri interessi. Anche nella proposta di impegni pastorali, si sia attenti a favorire e a sostenere interventi gestiti dalla coppia come tale. I giovani sposi siano aiutati ad essere responsabili e generosi nel dono della vita. È necessario, perciò, aiutarli a riscoprire il significato autentico della procreazione e della paternità responsabile e favorire, a livello ampio e diffuso, il recupero del valore e del senso della maternità. Occorre inoltre offrire ai giovani sposi gli aiuti opportuni per un'effettiva soluzione umana e cristiana dei problemi della fecondità ed invitarli a non attendere troppo a concepire il primo figlio, reagendo con fermezza alla mentalità dominante nella nostra società, quella della famiglia con un unico figlio, ma donando, se possibile, la testimonianza di una particolare generosità nel trasmettere la vita. Si offrano alle giovani famiglie gli aiuti necessari per il loro compito educativo: dal richiamo alla grazia educativa connessa con il sacramento del matrimonio e il dono dello Spirito alla sottolineatura dei fondamentali contenuti di un'educazione autenticamente umana e cristiana, alla proposta di occasioni di approfondimento e di confronto al riguardo. Occorre essere discreti e coraggiosi nel proporre anche alle coppie-famiglie giovani forme di partecipazione alla vita della Chiesa e della società, nella consapevolezza che anche così si offre loro un importante servizio per la crescita e l'arricchimento della loro vita coniugale e familiare. Iniziative specifiche 104 - Suggerimenti per alcune iniziative specifiche per le giovani coppie La pastorale della Chiesa per le giovani coppie dovrà prevedere anche alcune iniziative specifiche, in grado di dare concreta realizzazione a quanto si è descritto finora. In tale prospettiva, senza alcuna pretesa di completezza e lasciando ad ogni comunità ecclesiale di precisarli e concretizzarli meglio, si offrono alcuni suggerimenti e alcune indicazioni. Si rivolga una tempestiva e affettuosa accoglienza alle famiglie di recente ingresso nella parrocchia. È necessario non solo che le parrocchie in cui avviene la preparazione al matrimonio si impegnino a segnalare le coppie e il loro indirizzo alle parrocchie in cui andranno ad abitare dopo la celebrazione delle nozze, ma anche che ogni comunità cristiana si attivi per rendersi conto delle giovani famiglie esistenti in parrocchia, interessandosi con discrezione ai loro problemi e trovando occasioni per ascoltarle e avvicinarle. Nell'ambito parrocchiale o interparrocchiale si proponga ogni anno un incontro appositamente studiato per gli sposi dell'anno così da favorire e promuovere l'ascolto, l'incontro e il confronto. Sia questa l'occasione per un momento di festa, per l'approfondimento di qualche riflessione, per la presentazione di concrete e diversificate possibilità di crescita e di impegno adeguate alle diverse sensibilità, situazioni e disponibilità delle famiglie. Nella programmazione della catechesi parrocchiale e nelle più ampie proposte culturali organizzate dalle comunità cristiane ci sia attenzione alle problematiche e alle esigenze delle famiglie giovani e si dia un congruo spazio alla trattazione di tematiche che le possono più direttamente interessare e coinvolgere. Non manchino proposte per un cammino spirituale più puntuale e più ricco. Si promuovano momenti o giornate di spiritualità appositamente studiate per le coppie e le famiglie giovani; si invitino tali famiglie a partecipare a qualche gruppo familiare della parrocchia o a qualche associazione o movimento di spiritualità coniugale e familiare; si sia disponibili per un accompagnamento più personale, soprattutto mediante una attenta direzione spirituale. Si preparino o si indichino sussidi e si programmino incontri, dibattiti, confronti di esperienze su temi più propriamente educativi, per aiutare e sostenere queste famiglie a svolgere il loro compito per una vera educazione umana e cristiana dei figli nella famiglia stessa, in collaborazione con la scuola e con la parrocchia e i suoi ambiti più strettamente educativi come gli oratori, le associazioni, i gruppi. In particolare, durante la preparazione dei figli ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, i genitori siano invitati a partecipare a momenti di catechesi e di incontro che li aiutino a riscoprire il senso profondo di quei sacramenti che essi stessi hanno ricevuto e che ora chiedono per i loro figli. Si indichino persone e si offrano strumenti e luoghi per un corretto insegnamento dei metodi naturali di regolazione della fertilità e, più in generale, per un'adeguata educazione alla sessualità vissuta nel matrimonio in modo pienamente e veramente umano. Si presti una particolare attenzione alle giovani famiglie attraversate da difficoltà o provate da tentazioni o prospettive di rottura o fallimento del loro matrimonio. Si offra loro vicinanza, aiuto e sostegno da parte dei sacerdoti, di altre famiglie particolarmente sensibili, dei cristiani adulti nella fede, valorizzando anche il contributo prezioso e l'apporto specifico dei consultori familiari. Pastorale battesimale 105 - Importanza della pastorale battesimale … Nell'ambito della cura pastorale delle giovani coppie, riveste un'importanza particolare la pastorale battesimale. Solitamente per la coppia la nascita di un figlio è, infatti, un evento gioioso ed atteso, che di per sé sollecita le grandi domande sul senso della vita e interpella la fede stessa degli sposi che chiedono il battesimo per il loro figlio. … e sue forme; con particolare valorizzazione del Catechismo dei bambini È necessario, quindi, che « i genitori di un bambino da battezzare, come pure coloro che stanno per assumere l'incarico di padrino, siano bene istruiti sul significato di questo sacramento e circa gli obblighi ad esso inerenti ». Per quanto possibile, tale preparazione, oltre a momenti di incontro personale, preveda anche momenti comunitari, nei quali siano coinvolte insieme più coppie di sposi, si possa riprendere e sviluppare la riflessione iniziata negli itinerari di preparazione al matrimonio, vengano favoriti in tutti coloro che vi partecipano un risveglio, una verifica, un approfondimento della loro fede e della loro vocazione. La stessa preparazione cominci possibilmente già durante l'attesa del figlio, perché in un momento così singolare e significativo i genitori siano aiutati a vivere la maternità e la paternità come coronamento della loro risposta a una vocazione di amore e ad accogliere nella fede il dono che Dio sta affidando alla loro responsabilità. Nella medesima prospettiva si valorizzi il Catechismo dei bambini "Lasciate che i bambini vengano a me": lo si consegni ai genitori durante la preparazione al battesimo dei figli, o almeno in occasione di esso; se ne raccomandi lo studio e la traduzione operativa da parte dei giovani sposi; si studi l'opportunità di prevedere momenti comunitari di ripresa dello stesso testo per favorirne un utilizzo più adeguato. 106 - Il Battesimo di figli di genitori in situazione matrimoniale irregolare Qualora la richiesta del battesimo fosse avanzata da genitori che vivono in situazione matrimoniale irregolare, si dovrà verificare se ci sono le condizioni che ne rendono possibile la celebrazione e, in particolare, se esiste la fondata speranza che il figlio riceverà una vera educazione cristiana. Si viva perciò questo momento come un'importante occasione per evangelizzare questi genitori, per aiutarli a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo e invitarli a conversione. B - Dopo i primi anni di matrimonio 107 - Una attenzione pastorale che continua anche dopo i primi anni di matrimonio attraverso: … Se scopo fondamentale dell'azione pastorale della Chiesa verso la coppia e la famiglia è quello di aiutarle a scoprire e a vivere la loro vocazione e missione in ogni fase della loro esistenza, anche dopo i primi anni di matrimonio, sarà necessario mettere in atto ogni attenzione e iniziativa per favorire in ogni famiglia la formazione di un'autentica comunità di persone, per sostenere le singole coppie nel loro compito di trasmissione della vita, per aiutarle nell'esercizio del loro originario compito educativo, per promuovere in ciascuna di esse un'autentica spiritualità familiare. Per un autentico servizio alla vita 108 - … a) la promozione della procreazione responsabile … Nel nostro contesto culturale un'attenzione privilegiata va accordata al tema della trasmissione della vita. A questo proposito, insieme con il senso del generare umano come donazione di una vita che nasce dal dono, occorre « riscoprire e riproporre con chiarezza il vero significato della procreazione responsabile » e riaffermare sia che essa « è un grave dovere di tutti gli sposi e che può essere attuata concretamente », sia che « richiede l'impegno comune dei due sposi alla continenza periodica, al cui servizio si pone il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità ». È pure indispensabile che « vincendo ogni resistenza e superando finalmente gravi ritardi, le nostre comunità cristiane », mediante l'opera di persone veramente esperte, assumano « più coraggiosamente il compito di suscitare convinzioni e di offrire aiuti concreti perché ogni coppia di sposi possa percorrere questa strada ». Nello stesso tempo, la comunità cristiana proclami senza reticenze e senza paure l'inestimabile preziosità della vita umana e il grande valore della fecondità. La stessa comunità guardi con stima a quegli sposi che, anche contro la mentalità dominante e talvolta contro il parere dei parenti più stretti e degli amici, obbediscono con larga generosità alla loro missione generatrice e li consideri come segni profetici del Dio della vita e della sua presenza nella storia. Essa, inoltre, offra vicinanza, sostegno e aiuti concreti alle donne e alle coppie che, nonostante le difficoltà, intendono portare a termine la gravidanza. A sostegno del compito educativo 109 - … b) l'aiuto ai genitori nel loro compito educativo, … Ai genitori e alle famiglie, nelle quali la vita umana è stata trasmessa, tocca il primo, il più diretto, il meno sostituibile compito educativo. I padri e le madri vanno però aiutati in questa loro missione, che non poche volte appare come molto gravosa e talora persino sproporzionata rispetto alle loro forze culturali, psicologiche e fisiche. … infondendo fiducia e coraggio … Nella sua attenzione pastorale, perciò, la Chiesa dovrà innanzitutto esercitare il "ministero della consolazione" e infondere così fiducia e coraggio in quanti trovassero troppo faticoso il concreto svolgimento del loro compito educativo. A tale scopo, mentre si richiama il dovere proprio e insostituibile, originario e primario della famiglia, sarà necessario mostrare come la missione educativa sia un dono e come essa sia frutto di amore: come tale è strettamente legata al matrimonio che si fonda sull'amore e che nell'amore cresce e si perfeziona. Si dovranno, cioè, aiutare i genitori a ritrovare nel loro matrimonio, vissuto nella logica di un'autentica spiritualità, la radice più vera della possibilità e della capacità di educare; ad essi si dovrà infondere quella fiducia e quella serenità che nascono dalla consapevolezza che, attraverso il sacramento del matrimonio, sono stati resi partecipi dell'amore stesso di Dio Padre, di Cristo pastore e della tenerezza materna della Chiesa. 110 - … proponendo incontri e riflessioni sui problemi pedagogici … Nel medesimo tempo, la comunità cristiana promuova per i genitori occasioni di incontro e di riflessione sui problemi pedagogici, coinvolgendo persone esperte nell'ambito educativo e valorizzando sia l'apporto dei Consultori familiari, sia l'esperienza maturata in associazioni di genitori e di famiglie. Si tratta, cioè, di mettere in atto veri e propri itinerari formativi o "scuole" per i genitori, aiutandoli e sostenendoli con il confronto con l'esperienza altrui, con il consiglio intelligente e competente, con l'approfondimento specifico di alcune tematiche particolari, così che diventino sempre più capaci di dare ai figli un'educazione pienamente umana e cristiana. 111 - … offrendo forme di collaborazione … In modo più organico e permanente, la cura della comunità cristiana si esprimerà mediante proposte e iniziative pastorali in grado di coinvolgere le famiglie e di riservare attenzione alle loro esigenze e ai loro dinamismi e, in particolare, attraverso varie forme di collaborazione con i genitori quali primi educatori dei loro figli. Ciò significherà, tra l'altro: la realizzazione di una organica e sistematica pastorale dei ragazzi e dei giovani; l'offerta di un preciso cammino di catechesi; la creazione e lo sviluppo di ambienti educativi per i ragazzi e i giovani come, ad esempio, gli oratori o realtà analoghe; la creazione o la valorizzazione di associazioni che hanno come primaria finalità il servizio educativo; la proposta di organizzazione dello sport e del tempo libero in una prospettiva autenticamente umana e cristiana; la promozione e la gestione di scuole cattoliche; l'opportuna e discreta valorizzazione dell'opera di insegnanti cattolici nelle scuole statali; l'offerta ai ragazzi di iniziative parrocchiali di studio comunitario assistito e guidato. Per la crescita della spiritualità coniugale e familiare 112 - … c) la cura della spiritualità coniugale e familiare La Chiesa è fermamente consapevole che la vocazione della famiglia è ultimamente vocazione alla santità cristiana. Di conseguenza la pastorale è chiamata a porre al centro della sua sollecitudine la "vita secondo lo Spirito" della coppia e della famiglia cristiana: la Chiesa, cioè, deve mettere in atto la sua missione salvifica perché la coppia e la famiglia crescano nella spiritualità coniugale e familiare. Si tratta propriamente di una spiritualità fondata sul sacramento del matrimonio e continuamente alimentata e plasmata dall'Eucaristia. Tale spiritualità si attua e si esprime non al di fuori della vita coniugale e familiare, ma all'interno di essa, attraverso le realtà e gli impegni quotidiani che la caratterizzano, nella fedeltà a tutte le esigenze dell'amore coniugale e familiare e nella loro gioiosa attuazione. Infatti, come precisa il Concilio Vaticano II, « i coniugi cristiani sono corroborati e come consacrati da uno speciale sacramento per i doveri e la dignità del loro stato. Ed essi, compiendo in forza di tale sacramento il loro dovere coniugale e familiare, penetrati dallo Spirito di Cristo, per mezzo del quale tutta la loro vita è pervasa di fede, speranza e carità, tendono a raggiungere sempre più la propria perfezione e la mutua santificazione, e perciò insieme partecipano alla glorificazione di Dio ». Un'adeguata pastorale familiare, di conseguenza, dovrà aiutare le famiglie a riscoprire il fondamento vero della loro spiritualità e a viverla, sia a livello interiore sia nelle sue manifestazioni esterne, secondo i contenuti e le modalità di un amore che si esprime nelle sue forme tipicamente familiari: l'amore coniugale unitivo e procreativo, l'amore parentale ( paterno e materno ), l'amore filiale, l'amore fraterno, e l'amore dell'intera famiglia come tale nei riguardi degli altri. C - Situazioni particolari Coppie sterili 113 - Attenzione alle coppie sterili Nel vissuto concreto delle coppie e delle famiglie si incontrano anche alcune situazioni particolari, che pure richiedono un'attenzione specifica e puntuale. Bisognosi di particolare e discreta cura pastorale sono i coniugi che fanno l'esperienza della sterilità fisica: si tratta, infatti, di una dura prova e di una sofferenza, in continua crescita, che domanda di essere compresa e adeguatamente valutata. a) sostenendole nella sofferenza, aiutandole a vivere altre forme di fecondità spirituale … La comunità dei credenti è chiamata a illuminare e sostenere questi sposi nella sofferenza, aiutandoli a scoprire nella loro situazione dolorosa « l'occasione per una particolare partecipazione alla croce del Signore, fonte di fecondità spirituale ». È necessario essere loro particolarmente vicini per aiutarli a riconoscere che anch'essi possono vivere un'autentica fecondità spirituale, continuando a generare amore nella loro coppia coniugale e a crescere nell'amore verso ogni altra persona. Infatti, « ogni atto di vero amore verso l'uomo testimonia e perfeziona la fecondità spirituale della famiglia, perché è obbedienza al dinamismo interiore profondo dell'amore come donazione di sé agli altri ». Nella consapevolezza che « anche quando la procreazione non è possibile, non per questo la vita coniugale perde il suo valore », si tratta di invitare queste coppie ad allargare il loro amore al di là dei vincoli della carne e del sangue e a rendere « altri servizi importanti alla vita delle persone umane, quali ad esempio l'adozione, le varie forme di opere educative, l'aiuto ad altre famiglie, ai bambini poveri o handicappati », l'affidamento di minori. 114 - … b) invitando gli uomini di scienza a cercare prevenzioni e cure adeguate Nel medesimo tempo, la Chiesa manifesti la sua attenzione pastorale anche continuando a invitare e a incoraggiare gli uomini di scienza « a proseguire nelle loro ricerche, allo scopo di prevenire le cause della sterilità e potervi rimediare, in modo che le coppie sterili possano riuscire a procreare nel rispetto della loro dignità personale e di quella del nascituro », senza ricorrere alla fecondazione artificiale, che rimane in se stessa illecita e contrastante con la dignità della procreazione e dell'amore coniugale. Disagio e devianza dei figli 115 - Di fronte alle famiglie con situazioni di disagio e devianza dei figli: C'è bisogno di essere vicini con discrezione e sollecitudine alle famiglie che vivono in situazioni difficili e dolorose a motivo della presenza in esse di forme diverse di disagio e di devianza dei figli: da quelle più sopite e capillari a quelle più manifeste e conclamate che si manifestano nella criminalità giovanile, nelle violenze sessuali e, in particolare, nel ricorso alla droga e nella diffusione dell'AIDS. … mettere in atto forme di prevenzione e recupero che coinvolgano le famiglie … Se si deve riconoscere che alle radici di tutto ciò, e particolarmente della droga, stanno normalmente anche complesse situazioni e carenze familiari e se, d'altra parte, le famiglie soffrono le conseguenze di questi fenomeni, la comunità cristiana deve mettere in atto una complessiva azione pastorale, di prevenzione e di recupero, che coinvolga direttamente le famiglie: queste ultime devono poter vedere nella comunità cristiana, a cominciare dalla parrocchia, un punto di riferimento che le conforti, le sostenga e le aiuti concretamente ad affrontare la situazione. 116 - … proporre e sostenere il modello cristiano di famiglia … Convinti che « il modello cristiano della famiglia resta il punto di riferimento prioritario su cui insistere in ogni azione di prevenzione, recupero e ripresa della vitalità dell'individuo nella società », è necessario operare a livello pastorale, culturale e sociale perché tale modello venga adeguatamente proposto, rispettato e promosso. In particolare, occorre agire perché la famiglia sia aiutata, accompagnata e sostenuta nel suo compito educativo, così che i giovani possano riconoscere il significato dell'esistenza quotidiana, trovare il "gusto" di vivere e far proprie le "ragioni" del vivere. 117 - … dare spazio al volontariato in collaborazione con i servizi socio-sanitari … È pure importante individuare e realizzare interventi precisi volti al superamento dei fenomeni ricordati e al recupero personale, familiare e sociale di chi vive in queste situazioni di degrado. Ampio spazio al riguardo va riservato alle varie iniziative di volontariato: se bene impostate e caratterizzate da competenze puntuali, vanno incoraggiate e promosse, anche attraverso un'intelligente azione di coordinamento tra le varie forze operanti, in un corretto raccordo con i vari servizi socio-assistenziali presenti sul territorio e in adeguato rapporto con le famiglie di origine dei giovani interessati. 118 - … coinvolgendo altre famiglie perché siano solidali Occorre anche promuovere un coinvolgimento diretto di altre famiglie. Esse siano invitate, innanzitutto, a vivere concrete e umili azioni di solidarietà, come avvicinare, ascoltare, confortare e consigliare i genitori addolorati per le situazioni di disagio o di devianza dei loro figli. Alle famiglie più disponibili e preparate non si tralasci, infine, di proporre forme più precise di impegno in associazioni, cooperative, comunità di sostegno, di recupero e di solidarietà o in altre realtà analoghe. Famiglie con malati o handicappati 119 - Una situazione difficile … La presenza nella comunità familiare di persone gravemente malate o di figli o altri membri handicappati è causa di profondi disagi e determina spesso situazioni non facilmente sopportabili: le famiglie si sentono isolate, abbandonate, non accolte e non mancano momenti di scoraggiamento o addirittura di disperazione. .. che sa anche sprigionare risorse inaspettate In questi contesti di sofferenza e di dolore, tuttavia, si sanno dischiudere anche prospettive di grande carità, affetto, dolcezza e maturità umana. La presenza di malati, handicappati e sofferenti sa sprigionare nelle famiglie risorse inaspettate di condivisione, di prossimità, di scoperta del senso più genuino della vita. La sofferenza può diventare, così, avvicinamento più vero, e forse a volte ritrovato, al mistero di Dio, come pure avvicinamento al mistero dell'uomo, nella riscoperta di aver bisogno degli altri, di fraternità più limpida e sciolta al di là di ogni barriera o distinzione. La stessa persona malata o handicappata diventa capace di comunicare a quanti la incontrano e vivono con lei, in modo misterioso ma reale, ciò che c'è di più vero nella sua vicenda di sofferenza e nella vita intera. 120 - Compiti dei familiari e loro sostegno Nello stesso tempo, agli altri membri della famiglia è chiesto non solo di aprirsi alla condivisione e di garantire la vicinanza e l'assistenza, ma anche di mettersi in atteggiamento di vera accoglienza di quelle ricchissime lezioni di vita, che possono venire dai loro congiunti nella malattia o nella sofferenza. Né si può dimenticare che, « a loro volta, i familiari hanno bisogno di sostegno per vivere, senza smarrirsi, il peso imposto dalla malattia di un loro congiunto ». È necessario, perciò, educarli a tenere presso di sé i congiunti in difficoltà, accompagnarli con la preghiera e mediante una discreta e profonda opera di direzione e di consiglio spirituale. Di grande aiuto sarà anche la vicinanza premurosa e fattiva di persone e famiglie amiche e di quanti, attraverso l'azione di volontariato, si renderanno presenti con visite non solo episodiche ma costanti, sapranno esprimere gesti di genuina solidarietà e non mancheranno di creare le condizioni, da tutti accettate, perché il peso della cura delle persone malate o handicappate possa essere distribuito e condiviso, soprattutto in certi momenti o periodi dell'anno. Famiglie dei migranti 121 - Accoglienza, integrazione, riconoscimento dei diritti Le famiglie gravate dai problemi legati all'emigrazione o all'immigrazione sono sempre più numerose e bisognose di attenzione e di assistenza anche nel nostro Paese. Esse « devono poter trovare dappertutto, nella Chiesa, la loro patria »: le comunità cristiane, perciò, si aprano alla loro accoglienza e integrazione, sia mediante gesti concreti e semplici di solidarietà, sia attraverso interventi più continuativi e istituzionali. Sia individualmente, sia tramite adeguate forme associative, singoli e famiglie facciano appello all'opinione pubblica e si adoperino presso quanti hanno autorità nella vita sociale, economica e politica, affinché anche alle famiglie dei migranti siano riconosciuti i diritti ad essere protette come famiglie, al rispetto della loro cultura, al ricongiungimento con tutti i familiari, all'educazione religiosa e scolastica dei figli. Coniugi in età anziana 122 - Valori e problemi dell'età anziana nel matrimonio Una particolare considerazione va riservata ai coniugi in età anziana. La loro è una situazione nella quale è possibile sia approfondire l'amore coniugale offrendo la testimonianza di una fedeltà lunga e ininterrotta, sia mettere a servizio degli altri, in forma nuova, la saggezza accumulata e le energie ancora rimaste. Ma è anche una situazione facilmente caratterizzata da reciproche insofferenze, da pesante solitudine, da sofferenza per la malattia o il progressivo declino delle forze, dall'amarezza di sentirsi di peso agli altri. Gli operatori pastorali si impegnino a studiare meglio queste dinamiche e a saperle leggere in ognuno dei coniugi giunti all'età anziana; nello stesso tempo aiutino gli interessati a sapersi conoscere e accettare e a fare ricorso anche agli strumenti umani che possono favorire il superamento di difficoltà e sofferenze. Opera di evangelizzazione e valorizzazione degli anziani … La comunità cristiana eserciti innanzitutto la sua cura pastorale aiutando gli anziani a « comprendere e vivere quegli elevati aspetti della spiritualità matrimoniale e familiare, che si ispirano al valore della croce e risurrezione di Cristo »: chiarisca nell'annuncio evangelico che l'esistenza umana, secondo il disegno di Dio, ha un pregio e un significato fino all'ultimo istante, proclami le grandi realtà escatologiche e apra il cuore di questi suoi figli alla speranza cristiana. Ogni comunità cristiana, inoltre, si premuri sia di valorizzare i molteplici apporti che possono venire dagli anziani, la loro esperienza, la loro competenza e capacità, la loro generosa opera di volontariato, sia di offrire loro momenti di ritrovo, di preghiera, di riflessione, di svago. 123 - … e suggerimenti per il rapporto delle famiglie con i propri membri anziani Sarà pure necessario richiamare alle famiglie il dovere di provvedere direttamente, per quanto possibile, all'assistenza dei propri anziani, circondandoli di affetto e conservando loro un posto onorato nella vita domestica. Quando questo non fosse possibile, occorrerà comunque richiamare il dovere di non abbandonarli e di stabilire forme diverse ma reali di vicinanza, di affetto, di riconoscenza e di cura. Per parte sua, anche attraverso l'opera del volontariato organizzato e mediante molteplici forme di solidarietà tra famiglie, la comunità parrocchiale sarà loro di sostegno e vedrà di vivere nei confronti degli anziani una presenza premurosa e affettuosa, sia che essi rimangano presso le loro famiglie sia che si trovino in case di riposo. Stato vedovile 124 - Attenzione allo stato vedovile da parte della comunità parrocchiale … Un'ultima situazione che più volte riguarda la vita familiare è quella dello stato vedovile. Tale situazione, sia per la sua consistenza numerica, sia per la sua complessa e variegata tipologia, merita anche oggi l'attenzione che Gesù e la Chiesa primitiva le hanno riservato. La comunità parrocchiale dia spazio ad una riflessione seria e attuale sulla realtà, sul significato e sulle potenzialità della vedovanza; sappia aiutare chi è nello stato di vedovanza a rimotivare la propria vita anche per mezzo di momenti di preghiera, di riflessione e di impegno fattivo e operoso nella comunità; valorizzi e promuova l'esperienza di gruppi e movimenti vedovili cristiani. … e di famiglie vicine e amiche Soprattutto attraverso l'azione discreta di famiglie vicine, amiche e attente, si attuino forme di sostegno e di carità spirituale e materiale, in particolare nei primi tempi del lutto; si dedichi peculiare attenzione ai vedovi e alle vedove giovani, per aiutarli a discernere la loro situazione e a vivere il loro impegno educativo nei confronti dei figli; ci si adoperi per aiutare queste persone a vivere nella castità; qualora intendessero passare a nuove nozze, siano illuminate e sostenute perché la loro scelta sia ispirata ad autentici motivi di amore. 125 - La riscoperta del significato spirituale del rimanere nello stato vedovile La comunità cristiana non tralasci neppure di proporre la vedovanza come dono offerto alla Chiesa e di presentare le ricchezze spirituali proprie dello stato vedovile. Se, infatti, con la morte di uno dei coniugi si spezza dolorosamente le "comunità" coniugale o familiare, non si spezza però la "comunione", se è vero che per il credente il morire è « andare in esilio dal corpo ed abitare presso il Signore » ( 2 Cor 5,8 ). Si tratta, perciò, di aiutare chi si trova nello stato di vedovanza e intende rimanervi a vivere nella convinzione che la morte, anziché distruggere i legami d'amore contratti con il matrimonio, li può perfezionare e rafforzare. D - Iniziative particolari I gruppi familiari 126 - Promozione e valorizzazione dei gruppi familiari: … Per la crescita della coppia e della famiglia, a livello pastorale, si richiede anche la messa in atto di alcune iniziative in grado sia di suscitare e sostenere la loro responsabilità e il loro impegno, sia di esprimere e di alimentare costantemente e stabilmente la cura e la sollecitudine della Chiesa verso di esse. Con vera saggezza pastorale e in docile obbedienza a Cristo Signore, nella comunità cristiana siano, innanzitutto, promossi, riconosciuti e valorizzati i gruppi familiari e ci si adoperi perché siano sempre più « luogo di crescita nella fede e nella spiritualità propria dello stato coniugale; momento di apertura alla vita parrocchiale e comunitaria; stimolo al servizio pastorale nella Chiesa e all'impegno nella società civile ». 127 - … loro significato ecclesiale … Costituiti dal libero ritrovarsi insieme delle comunità coniugali e familiari in quanto tali, sotto la guida responsabile di coppie animatrici adeguatamente preparate e mantenendo un costante e fraterno confronto con i presbiteri, questi gruppi non sono solo il frutto di pur legittime esigenze di natura psicologica e sociologica, ma affondano le loro radici in motivazioni di natura tipicamente ecclesiale e profondamente cristologica: sono, a loro modo, segno e realizzazione della Chiesa e frutto di una risposta delle coppie e delle famiglie cristiane ad una chiamata del Signore; introducono « nella comunità ecclesiale uno stile più umano e più fraterno di rapporti personali che rivelano la dimensione familiare della Chiesa ». 128 - … diffusione … I gruppi familiari, quindi, vengano proposti a tutte le famiglie e se ne stimoli la diffusione e l'incremento presso tutte le fasce sociali e culturali. … e finalità In un clima di fede, di preghiera e di ascolto della Parola di Dio, mediante un reciproco scambio di esperienze sulla vita cristiana nei suoi diversi aspetti, attraverso un continuo sforzo di formazione dottrinale e spirituale e l'aggiornamento permanente sulle dottrine e sui metodi pedagogici, i gruppi familiari abbiano sempre di mira, quale loro scopo fondamentale, la continua e progressiva presa di coscienza del dono e del compito propri del matrimonio cristiano. Nello stesso tempo, in costante rapporto e comunione con l'intera comunità parrocchiale, evitino ogni forma di chiusura e sollecitino quanti vi appartengono a trovare e a vivere concrete modalità di inserimento e di servizio nella comunità ecclesiale e nella società civile, anche attraverso forme concrete e quotidiane di condivisione e di solidarietà. Se ne abbia, quindi, una cura particolare, nella consapevolezza che tali gruppi, soprattutto in alcuni momenti dell'esistenza coniugale, - oltre ad essere molto preziosi per favorire nelle coppie e nella famiglie la loro specifica "vita secondo lo Spirito" - possono rappresentare una concreta e specifica modalità di catechesi degli adulti. Associazioni e movimenti familiari 129 - La proposta e l'azione di associazioni e movimenti familiari … Oltre ai gruppi familiari appena ricordati, che devono vedere in particolare l'impegno attivo delle comunità parrocchiali e con esse dell'Azione Cattolica, occorre riconoscere e valorizzare come dono dello Spirito anche l'apporto delle diverse associazioni, dei vari gruppi e dei numerosi movimenti di spiritualità, di formazione e di apostolato familiare che l'autonoma iniziativa dei laici sa realizzare. Loro compito è, globalmente, quello di « suscitare nei fedeli un vivo senso di solidarietà, favorire una condotta di vita ispirata al Vangelo e alla fede della Chiesa formare le coscienze secondo i valori cristiani e non sui parametri della pubblica opinione, stimolare alle opere di carità vicendevole e verso gli altri con uno spirito di apertura, che faccia delle famiglie cristiane una vera sorgente di luce e un sano fermento per le altre ». 130 - … in cordiale e profondo rapporto con l'intera comunità ecclesiale Nel rispetto delle caratteristiche, delle finalità e dei metodi propri di ciascuno di essi, tali associazioni, gruppi o movimenti devono impegnarsi e vanno aiutati a realizzare e a vivere un rapporto, un'integrazione e una comunione sempre più profondi e cordiali con l'intera comunità ecclesiale nella quale si trovano. Dalle proposte e dal cammino dell'intera comunità devono lasciarsi interpellare e provocare; questo stesso cammino devono gioiosamente condividere e sostenere; secondo le loro possibilità, gli appartenenti a tali associazioni, gruppi o movimenti devono offrire la propria generosa disponibilità per una collaborazione fattiva e disinteressata soprattutto nelle specifiche iniziative di pastorale familiare: così facendo, essi potranno mettere a servizio la loro ricchezza e offrire il loro contributo per l'edificazione della comunità parrocchiale. Festa della famiglia e anniversari 131 - La celebrazione annuale della Festa della famiglia Altre iniziative preziose a livello pastorale per la crescita della coppia e delle famiglia sono l'annuale Festa della famiglia e la celebrazione degli anniversari più importanti di matrimonio. La Festa della famiglia venga celebrata ogni anno in tutte le comunità parrocchiali. Essa coincida possibilmente con la festa liturgica della Santa Famiglia di Gesù, di Maria e di Giuseppe e sia, tra l'altro, l'occasione per un'adeguata contemplazione della famiglia di Nazaret e dei suoi esempi, a beneficio delle nostre famiglie. Qualora il Vescovo lo riterrà opportuno, potrà stabilire che la celebrazione della Festa della famiglia avvenga, per la sua diocesi, in un'altra domenica del tempo "per annum": in tale caso si avrà l'occasione per una riflessione più approfondita su qualche tematica familiare, magari in connessione con il cammino pastorale dell'intera comunità diocesana. 132 - La celebrazione annuale degli anniversari di matrimonio La celebrazione degli anniversari va pure prevista e curata con intelligente zelo pastorale. Agli sposi interessati, essa offrirà l'occasione di rinnovare i loro impegni matrimoniali e di riscoprire e ravvivare la grazia sacramentale della loro unione. All'intera comunità parrocchiale darà modo di ringraziare per la testimonianza di fedeltà coniugale che la vivifica e di riflettere sull'importanza e sulle caratteristiche di questa dimensione dell'amore sponsale. Tale celebrazione, da prevedere pure annualmente, avvenga, secondo quanto si riterrà più conveniente, o nello stesso giorno della Festa della famiglia o in un'altra circostanza, magari in occasione della festa patronale o di qualche altra "festa della comunità"; in essa si sappia fare tesoro anche degli appositi formulari previsti nel Benedizionale. Iniziative in ambito sociale e politico 133 - Una pastorale attenta a sollecitare e sostenere una reale promozione sociale e politica della famiglia Non manchino neppure opportune e corrette iniziative perché anche in ambito sociale e politico si attui una vera attenzione e un vero sostegno alla famiglia. Anche questo, infatti, rientra nel compito pastorale della Chiesa. A tale riguardo: - nelle diverse e molteplici iniziative di formazione dei cristiani all'impegno sociale e politico - sia nelle scuole di preparazione all'impegno, - sia negli incontri di formazione e di spiritualità per quanti sono già impegnati - si presenti e si richiami la famiglia come prima realtà a cui essere attenti e da promuovere in ordine alla realizzazione del bene comune, certi che il valore della famiglia è uno dei punti irrinunciabili e qualificanti una visione e una prassi socio-politica di ispirazione cristiana; - a tutti gli operatori sociali e politici e ai responsabili delle diverse istituzioni non ci si stanchi di presentare la necessità e l'urgenza di un'adeguata politica familiare e, ancor di più, di una continua attenzione alla famiglia in ogni intervento di politica sociale; - alle stesse famiglie cristiane sia rivolto l'invito ad una partecipazione sociale e politica più diretta, perché « la società civile dia al matrimonio e alla famiglia, come fondamentale nucleo comunitario, la più rispettosa attenzione e il più valido aiuto mediante il concreto intervento dei suoi svariati organismi: legislativi, economici, assistenziali, sanitari e previdenziali, sindacali e culturali ». Cap. VI - La missione della famiglia nella Chiesa e nella società 134 - La famiglia soggetto attivo e responsabile della pastorale familiare La promozione e la realizzazione di una adeguata pastorale familiare non può non fondarsi sulla nitida consapevolezza che « attraverso la famiglia cristiana la Chiesa vive e compie la missione affidatale da Cristo » e che la famiglia è sì « l'oggetto fondamentale dell'evangelizzazione e della catechesi della Chiesa, ma essa è anche il suo indispensabile ed insostituibile soggetto: il soggetto creativo ». Di conseguenza, la pastorale familiare, oltre a fare di tutte le coppie e famiglie cristiane e di ciascuna di esse il termine delle sue attenzioni e delle sue cure, riconosce nelle stesse coppie e famiglie un soggetto pastorale attivo e responsabile. Perciò le coinvolge e le impegna a partecipare alla vita e alla missione della Chiesa e allo sviluppo della società, svolgendovi quei compiti e quel ministero che affondano le loro radici nel sacramento del matrimonio. A - La partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa Fondamento 135 - La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa in forza del sacramento del matrimonio Come abbiamo già richiamato in precedenza esponendo alcuni tratti del "Vangelo del matrimonio e della famiglia", in virtù del sacramento del matrimonio, « gli sposi sono consacrati per essere ministri di santificazione nella famiglia e di edificazione della Chiesa » e ogni famiglia cristiana, costituita come "Chiesa domestica", è vitalmente inserita nel mistero della Chiesa e chiamata a partecipare, nel modo suo proprio, alla vita e alla missione della Chiesa. I coniugi e i genitori cristiani, infatti, « hanno, nel loro stato di vita e nella loro funzione, il proprio dono in mezzo al popolo di Dio » e « perciò non solo "ricevono" l'amore di Cristo diventando comunità "salvata", ma sono anche chiamati a "trasmettere" ai fratelli il medesimo amore di Cristo, diventando così comunità "salvante" ». La coppia-famiglia cristiana, pur con tutta la sua « "inadeguatezza" a manifestare e a riprodurre, da sola, il mistero della Chiesa in se stesso e nella sua missione di salvezza », si presenta come « un riflesso vivo, una vera immagine, una storica incarnazione della Chiesa. In tal senso la famiglia cristiana si pone nella storia come un "segno efficace" della Chiesa, ossia come una "rivelazione" che la manifesta e la annuncia, e come una sua "attualizzazione" che ne ripresenta e ne incarna, a suo modo, il mistero di salvezza ». Modalità 136 - Una partecipazione propria e originale: come coppia e come famiglia La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, pur nelle molteplici forme che essa può assumere, deve esprimersi ed attuarsi « in modo proprio e originale », coerente con l'identità della famiglia stessa quale « intima comunità di vita e di amore ». La famiglia cristiana, perciò, è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante, comunità in dialogo con Dio e comunità al servizio dell'uomo, innanzitutto con uno stile che dica la sua originaria indole comunitaria: « insieme, dunque, i coniugi in quanto coppia, i genitori e i figli in quanto famiglia, devono vivere il loro servizio alla Chiesa e al mondo ». A questo scopo, è opportuno prevedere forme di partecipazione propriamente familiare alla vita della Chiesa, alle sue iniziative e ai suoi organismi, nella consapevolezza che « la presenza delle coppie cristiane come tali, e non semplicemente di un singolo coniuge, nei vari momenti di vita della comunità ecclesiale, nelle diverse forme della missione di salvezza della Chiesa, negli organismi pastorali, realizza e rende visibile il mistero loro proprio entro la Chiesa ». Contenuti 137 - Una partecipazione vissuta attraverso le realtà proprie della coppia e della famiglia Anche riguardo ai contenuti, la famiglia cristiana è chiamata a vivere la sua partecipazione alla vita e alla missione della Chiesa mediante le realtà che caratterizzano e qualificano la coppia e la famiglia. « È allora nell'amore coniugale e familiare - vissuto nella sua straordinaria ricchezza di valori ed esigenze di totalità, unicità, fedeltà e fecondità - che si esprime e si realizza la partecipazione della famiglia cristiana alla missione profetica, sacerdotale e regale di Gesù Cristo e della sua Chiesa: l'amore e la vita costituiscono pertanto il nucleo della missione salvifica della famiglia cristiana nella Chiesa e per la Chiesa ». La missione evangelizzatrice della famiglia 138 - Come la Chiesa, la famiglia è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante Inserita nel mistero della Chiesa, la quale, come vergine e madre, vive e cresce nell'obbedienza della fede e nella sua continua trasmissione a tutti gli uomini e in tutte le culture, la famiglia cristiana è chiamata ad essere comunità credente ed evangelizzante. Come ha incisivamente sottolineato Paolo VI, « la famiglia, come la Chiesa, deve essere uno spazio in cui il Vangelo è trasmesso e da cui il Vangelo si irradia. Dunque nell'intimo di una famiglia cosciente di questa missione tutti i componenti evangelizzano e sono evangelizzati. I genitori non soltanto comunicano ai figli il Vangelo, ma possono ricevere da loro lo stesso Vangelo profondamente vissuto. E una simile famiglia diventa evangelizzatrice di molte altre famiglie e dell'ambiente nel quale è inserita ». Comunità evangelizzata in ascolto della parola di Dio 139 - In ascolto della parola di Dio, la famiglia si lascia evangelizzare e si educa nella fede Ciò che fa della Chiesa la comunità dei credenti è innanzitutto il suo ascolto costante e la sua accoglienza docile della parola di Dio. Partecipe della vita e della missione della Chiesa, la famiglia nasce e cresce come comunità credente ed evangelizzata nello stesso ascolto orante e nella medesima accoglienza della parola di salvezza. In tale ottica, agli sposi e ai genitori cristiani - che già lungo il cammino di preparazione al matrimonio si sono impegnati a vivere un itinerario di fede e che nella stessa fede hanno celebrato il sacramento nuziale quale rivelazione e compimento del disegno sapiente e amoroso di Dio - è chiesto di continuare a vivere nell'obbedienza della fede sostenendosi a vicenda e l'intera famiglia è chiamata a lasciarsi evangelizzare continuamente e intensamente, attraverso una permanente educazione nella fede. Gli sposi cristiani e l'intera comunità familiare, perciò, « sono chiamati ad accogliere la parola del Signore, che ad essi rivela la stupenda novità - la buona novella - della loro vita coniugale e familiare, resa da Cristo santa e santificante. Infatti, soltanto nella fede essi possono scoprire e ammirare in gioiosa gratitudine a quale dignità Dio abbia voluto elevare il matrimonio e la famiglia, costituendoli segno e luogo dell'alleanza d'amore tra Dio e gli uomini, tra Gesù Cristo e la Chiesa sua sposa ». 140 - Meditazione della Parola di Dio in famiglia L'ascolto e la lettura della parola di Dio costituiscano il nutrimento di ogni famiglia cristiana. Genitori e figli insieme, con gradualità e nel rispetto delle età e delle capacità di ciascuno, attuino qualche forma di meditazione della Parola: da quella della preparazione o ripresa settimanale dei brani biblici proclamati nella messa domenicale a quella più frequente o quotidiana almeno in alcuni periodi forti dell'anno liturgico, a quella praticata in ogni giorno dell'anno in modo più sistematico e puntuale secondo il metodo della "lectio divina". La comunità cristiana, da parte sua, non tralasci di educare ogni famiglia e di accompagnarla e aiutarla con opportuni sussidi perché l'ascolto, l'accoglienza e la pratica della parola di Dio costituiscano la solida roccia su cui viene fondata la casa ( cf Mt 7,21-27 ). Comunità evangelizzante 141 - La famiglia chiamata ad essere comunità che evangelizza … Secondo il dinamismo tipico di ogni esperienza cristiana ed ecclesiale, da comunità credente ed evangelizzata, la famiglia cristiana diventa comunità evangelizzante. Lo diventa realmente « nella misura in cui accoglie il Vangelo e matura nella fede ». Lo diventa per una vocazione radicata nel battesimo e precisata e corroborata col dono sacramentale del matrimonio. Lo diventa, innanzitutto, con il suo stesso "esserci" come famiglia cristiana: come tale, infatti, essa è partecipe del mistero dell'amore di Dio e del suo pieno compimento nella Pasqua di Cristo. Nell'ottica della nuova evangelizzazione, il contributo delle famiglie per la testimonianza e l'irradiazione del Vangelo assume grande importanza e può rivestire diverse forme. In particolare, risulta opportuna l'opera di coppie e famiglie che mettono a disposizione la loro casa per momenti di ascolto della Parola di Dio e sanno chiamare a questo confronto altre coppie e famiglie del quartiere o del vicinato. 142 - … con il suo stesso esserci e vivendo il mistero dell'amore coniugale e familiare Il dono e il contenuto tipico dell'opera evangelizzatrice della famiglia cristiana consiste proprio nell'annuncio e nella testimonianza, attraverso il vissuto quotidiano, della grandezza di questo mistero e di questo amore totale, fedele, definitivo e datore di vita: la sua speciale vocazione, soprattutto oggi, è quella di « essere testimone dell'alleanza pasquale di Cristo ». Prima e più di intraprendere qualsiasi altra iniziativa, ogni famiglia cristiana e in essa ogni coppia di sposi sappia riscoprire la grandezza e l'originalità di questa chiamata a partecipare all'opera evangelizzatrice della Chiesa. Confidando nel dono dello Spirito che la accompagna e la sostiene, si impegni ogni giorno a vivere secondo le dimensioni e le caratteristiche proprie dell'amore coniugale e familiare. Con gioiosa e umile fierezza, in una società che sempre più va smarrendo queste certezze, testimoni a tutti la possibilità e la bellezza di un amore che rimane fedele e vero in ogni situazione della vita. L'intera comunità cristiana, d'altra parte, sappia riconoscere e accogliere con gratitudine questa preziosa testimonianza offerta dalle famiglie e si interroghi costantemente sui modi per illuminarle e sostenerle nella loro missione evangelizzatrice. Educazione cristiana dei figli 143 - Il ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani nei confronti dei figli: suo fondamento e suoi contenuti La famiglia cristiana vive in modo privilegiato e originale il suo compito di evangelizzazione al suo interno, in particolare nel rapporto genitori-figli. I coniugi cristiani, infatti, « sono cooperatori della grazia e testimoni della fede reciprocamente e nei confronti dei figli e di tutti gli altri familiari. Sono essi i primi araldi della fede ed educatori dei loro figli; li formano alla vita cristiana e apostolica con la parola e con l'esempio, li aiutano con prudenza nella scelta della loro vocazione e favoriscono, con ogni diligenza, la sacra vocazione eventualmente in essi scoperta ». Tale ministero di evangelizzazione dei genitori cristiani non è altro che logica conseguenza e naturale dimensione della nativa esigenza educativa iscritta nel loro essere genitori. L'originario rapporto educativo che, in virtù della generazione, li lega ai figli esige, infatti, che i genitori rispettino e promuovano pienamente l'identità personale, sociale ed ecclesiale dei figli. In tale prospettiva la loro opera educativa ha come scopo irrinunciabile anche la formazione di ogni figlio quale membro vivo e vitale della Chiesa di Cristo. Lo stesso ministero di evangelizzazione, inoltre, proprio perché vissuto dalla famiglia e nella famiglia, nel rispetto e nella valorizzazione della sua originalità specifica, « assume le connotazioni tipiche della vita familiare, intessuta come dovrebbe essere d'amore, di semplicità, di concretezza e di testimonianza quotidiana ». 144 - Tappe e forme del compito educativo a servizio della fede dei figli In ogni famiglia cristiana, con la parola e con la testimonianza, i genitori svolgano il loro servizio educativo e mettano in atto i loro carismi così da aiutare i figli a vivere nella fede, nelle varie tappe della loro crescita. Siano per loro i primi maestri della fede, perché fin dalla più tenera età imparino a « percepire il senso di Dio e a venerarlo e ad amare il prossimo secondo la fede che hanno ricevuto nel battesimo ». Li accompagnino nel cammino di preparazione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana, sia riprendendo e riproponendo nel contesto familiare i contenuti della catechesi vissuta in parrocchia, sia partecipando cordialmente agli incontri e alle iniziative che dalla parrocchia stessa vengono proposti e promossi appositamente per i genitori. Siano presenti con generosa e discreta disponibilità nei diversi luoghi educativi ecclesiali e vi attuino autentiche forme di corresponsabilità, evitando di delegare totalmente ad altri ( sacerdoti, religiosi e laici ) il loro diritto-dovere anche di educatori nella fede. Si adoperino perché la catechesi familiare sia in grado di precedere, accompagnare e arricchire ogni altra forma di catechesi. A tale scopo è indispensabile che in famiglia ci sia una vera e propria comunicazione nella fede, attuata non solo nel dialogo esplicito sui temi della fede, ma anche e soprattutto vivendo secondo il Vangelo sia le scelte più semplici di ogni giornata, sia quelle legate ad alcuni particolari avvenimenti della stessa vita familiare. Condividano l'importanza e ritrovino la semplicità di alcuni segni visibili da mettere in risalto nella casa ( dal crocifisso a un quadro religioso, dal libro della sacra Scrittura al segno che ricorda il battesimo … ) e di alcuni gesti concreti da vivere con gioiosa e intelligente fedeltà ( dal segno di croce, alla preghiera prima e dopo i pasti, ad alcune espressioni di attenzione, di carità, di aiuto e di festa che le varie tradizioni locali e familiari sanno indicare e suggerire … ). Formino « i figli alla vita, in modo che ciascuno adempia in pienezza il suo compito secondo la vocazione ricevuta da Dio ». Consapevoli della fondamentale responsabilità della famiglia in proposito, attraverso l'ascolto della parola di Dio, la vita di preghiera, l'esercizio della carità, una condotta vigile e sobria, una generosa partecipazione alla vita ecclesiale, i genitori creino le premesse per scelte vocazionali mature e responsabili. Non ostacolino, ma rispettino, condividano e accompagnino con trepida e fiduciosa gioia il cammino di quei figli che intendessero verificare e seguire una vocazione al sacerdozio, alla consacrazione religiosa o secolare, o alla vita missionaria. Dimensione missionaria 145 - Respiro missionario cattolico della missione evangelizzatrice della famiglia Poiché l'universalità e la missionarietà costituiscono l'orizzonte e il dinamismo propri di ogni evangelizzazione, « anche la fede e la missione evangelizzatrice della famiglia cristiana posseggono questo respiro missionario cattolico. Il sacramento del matrimonio, che riprende e ripropone il compito, radicato nel battesimo e nella cresima, di difendere e diffondere la fede, costituisce i coniugi e i genitori cristiani testimoni di Cristo "fino agli estremi confini della terra", veri e propri "missionari" dell'amore e della vita ». 146 - Ambiti di impegno missionario della famiglia cristiana Diversi sono gli ambiti in cui può essere vissuto questo intrinseco dinamismo missionario: all'interno stesso della propria famiglia, in particolare quando qualche suo membro non ha la fede o non vive in coerenza con essa; verso altre famiglie in formazione o già formate, siano coerenti o no con la fede e con il sacramento del matrimonio; mediante qualche forma di impegno diretto in luoghi di missione. In particolare, le famiglie cristiane sappiano riconoscere che il campo più immediato e connaturale nel quale si compie la loro opera evangelizzatrice sono le altre coppie e famiglie. Di conseguenza, secondo le loro possibilità e capacità, si rendano disponibili per la preparazione dei fidanzati al matrimonio, l'animazione dei gruppi familiari, la catechesi familiare e parrocchiale soprattutto degli adulti, la vicinanza alle coppie e alle famiglie in difficoltà. Le stesse famiglie cristiane si lascino interrogare seriamente sulla possibilità di qualche forma più diretta di presenza, almeno per un certo periodo di tempo, nelle terre di missione ad annunciare il Vangelo, servendo l'uomo con l'amore di Gesù Cristo. I genitori educhino i figli al servizio degli altri, alla mondialità e all'accoglienza di persone di altre razze e culture. In questa linea le famiglie sappiano essere segno profetico di una nuova società mondiale, attraverso uno stile di vita sobrio ed improntato a modelli di consumo rispettosi della dignità di ogni uomo. I genitori formino nei figli un'autentica coscienza missionaria, favorendo in ciascuno di essi la convinzione che l'annuncio e la testimonianza del Vangelo è frutto e garanzia della sua vera accoglienza, e coltivino tra di essi le vocazioni missionarie. Il compito sacerdotale della famiglia 147 - La famiglia è chiamata a santificarsi e a santificare … Poiché « la Chiesa, comunità credente ed evangelizzante, è anche popolo sacerdotale », la partecipazione della famiglia alla sua vita e alla sua missione comporta anche l'offerta della propria esistenza e la preghiera. « È questo il compito sacerdotale che la famiglia cristiana può e deve esercitare in intima comunione con tutta la Chiesa, attraverso le realtà quotidiane della vita coniugale e familiare: in tal modo la famiglia cristiana è chiamata a santificarsi ed a santificare la comunità ecclesiale e il mondo ». Fondamento sacramentale 148 - … in virtù del sacramento del matrimonio Interiormente plasmati e continuamente vivificati e corroborati dall'Eucaristia e dalla fedele e attiva partecipazione ad essa, come pure profondamente rinnovati dal sacramento della penitenza che ricostruisce e perfeziona l'alleanza coniugale e la comunione familiare, i coniugi e i genitori cristiani ricevono dal sacramento del matrimonio la grazia e il compito di trasformare tutta la loro vita in un continuo "sacrificio spirituale a Dio gradito" ( 1 Pt 2,5 ). È necessario, quindi, che ogni coppia e ogni famiglia cristiana riscopra nel sacramento del matrimonio, che la costituisce e la fonda, la sua nativa e insopprimibile vocazione alla santità: « una vocazione che si esprime e si attua non al di fuori della vita coniugale, bensì all'interno delle molteplici realtà e dei vari doveri del matrimonio ». Preghiera in famiglia 149 - Tipicità della preghiera in famiglia Espressione privilegiata e irrinunciabile del compito sacerdotale della famiglia cristiana è la preghiera, quale dialogo orante col Padre per Gesù Cristo nello Spirito Santo. Si tratta di una « preghiera fatta in comune, marito e moglie insieme, genitori e figli insieme », e di una preghiera che « ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come risposta filiale al suo appello ».31 Tale preghiera in famiglia è intrinseca esigenza che scaturisce dalla natura della famiglia stessa quale "Chiesa domestica"; è impegno derivante dal sacramento del matrimonio, che chiama i coniugi a esercitare il loro sacerdozio battesimale anche attraverso la celebrazione della liturgia familiare della preghiera e l'educazione dei figli a parteciparvi consapevolmente e liberamente con devozione; è espressione e alimento di quell'intima comunione di vita e di amore che definisce l'alleanza coniugale e informa e anima la comunità familiare. La preghiera familiare, inoltre, è aiuto e forza perché ciascuno, secondo la propria vocazione, possa sviluppare le intrinseche virtualità di grazia e le radicali esigenze di crescita che gli sono affidate; è, infine, invito e sprone continuo per ogni famiglia all'impegno nelle diverse forme di evangelizzazione e di promozione umana. 150 - Momenti di preghiera comune tra gli sposi Preparatisi fin dal tempo del fidanzamento, gli sposi cristiani si impegnino a vivere qualche momento di preghiera comune. Non aspettino per questo la nascita e la crescita dei figli, ma fin dal primo giorno della loro vita a due comincino a pregare anche insieme, e così i figli man mano che crescono si uniranno con naturalezza e spontaneità alla loro preghiera, trasformandola da preghiera coniugale in preghiera familiare. 151 - Educazione dei figli alla preghiera In forza della loro dignità e missione, i genitori cristiani assumano e vivano con gioia la loro responsabilità di educare i figli alla preghiera. A tal fine coltivino nelle loro case quegli atteggiamenti di ammirazione, stupore, lode, ringraziamento, supplica, intercessione, ascolto, richiesta di perdono e offerta, che sono alla base di ogni preghiera. Sappiano creare in seno alla famiglia un'atmosfera vivificata dall'amore e dalla pietà verso Dio e verso il prossimo, promuovano l'ascolto docile della Parola di Dio e la capacità di discernere la voce dello Spirito anche attraverso un'attenta lettura dei segni dei tempi, così da aiutare i figli a rimanere aperti alla volontà del Padre e ad accogliere i suoi doni e la sua chiamata. Insegnino ai figli non solo la preghiera che si esprime nelle formule consacrate dall'approvazione della Chiesa e dalla tradizione, ma anche quella libera da formule, come il cuore la detta nelle diverse circostanze; soprattutto insegnino a pregare con l'esempio. Non si deve, infatti, dimenticare che « elemento fondamentale e insostituibile dell'educazione alla preghiera è l'esempio concreto, la testimonianza viva dei genitori: solo pregando insieme con i figli, il padre e la madre, mentre portano a compimento il proprio sacerdozio regale, scendono in profondità nel cuore dei figli, lasciando tracce che i successivi eventi della vita non riusciranno a cancellare ». Forme diverse di preghiera 152 - Molteplici forme di preghiera in famiglia Oltre all'osservanza amorosa e fedele, se possibile lodevolmente praticata insieme dall'intera comunità familiare, del precetto della Chiesa che chiama a partecipare all'Eucaristia domenicale e festiva facendo memoria della Pasqua del Signore, ogni famiglia sappia riscoprire e valorizzare anche altre forme di preghiera, destinate a preparare e a continuare in famiglia la liturgia celebrata nella comunità ecclesiale. Tra l'altro, ad esempio, tutti i membri della famiglia leggano nella fede, ascoltino nel silenzio la parola di Dio, specialmente le pagine del Vangelo, e ad essa siano docilmente attenti nell'amore. Distinguano il venerdì, giorno memoriale della morte del Signore, con gesti di preghiera e di penitenza compiuti e ravvivati secondo lo spirito e la lettera delle prescrizioni ecclesiali. Accordino particolare valore al ritmo quotidiano della preghiera mattutina e serale e di quella intorno alla mensa. In occasione di particolari avvenimenti lieti o tristi della vita familiare, sappiano sostare più lungamente per una riflessione, una lode, una supplica, un'invocazione. Tra le forme di devozione mariana, riscoprano e valorizzino il rosario e lo facciano diventare espressione frequente e gradita di preghiera contemplativa. 153 - La Liturgia delle Ore Le coppie e le famiglie più disponibili siano guidate ed educate a distinguere certi giorni o certi periodi della loro vita familiare ricorrendo alla Liturgia delle Ore, almeno per qualche sua parte, secondo le possibilità aperte dalle direttive del Concilio. 154 - Partecipazione a momenti comunitari e forti di preghiera Poiché la preghiera domestica non chiude ma, al contrario, apre a una più vasta preghiera comunitaria, gli sposi cristiani e le loro famiglie partecipino volentieri a momenti di preghiera e di celebrazione proposti e realizzati nei gruppi, nella comunità parrocchiale, nelle diverse espressioni della Chiesa locale. Quando possibile, colgano l'opportunità di una visita e di una sosta in qualche monastero di clausura, per favorire anche così il recupero della dimensione contemplativa dell'esistenza. In particolare gli sposi, di quando in quando, accolgano volentieri la proposta di qualche "momento forte" di preghiera, quale una giornata di ritiro spirituale o di un corso di esercizi spirituali. 155 - L'aiuto della comunità cristiana per la preghiera familiare Per parte sua, la comunità cristiana proponga senza sosta e incoraggi la preghiera familiare e la favorisca anche con opportuni sussidi, adatti alla cultura e alla sensibilità degli uomini di oggi. Nella medesima linea, le case e gli istituti religiosi mettano cordialmente a disposizione persone e strutture per momenti di forte esperienza spirituale anche a beneficio degli sposi e delle famiglie. La famiglia a servizio dell'uomo 156 - Partecipazione alla missione della Chiesa e carità La partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa non è completa se non fiorisce e fruttifica nella carità. Secondo il dinamismo tipico di ogni esistenza cristiana animata dalla legge personale dello Spirito Santo, in continuità con il battesimo e in virtù del sacramento del matrimonio, anche la coppia e la famiglia cristiane trovano nello Spirito di Gesù la loro guida e la loro norma. L'amore purificato e salvato dei coniugi cristiani, infatti, è frutto dello Spirito che agisce nel cuore dei credenti e lo stesso amore appare come il comandamento fondamentale rivolto alla loro libertà personale. Di conseguenza, la famiglia cristiana viene « animata e guidata con la legge nuova dello Spirito ed in intima comunione con la Chiesa, popolo regale, è chiamata a vivere il suo "servizio" d'amore a Dio e ai fratelli ». Famiglia, annuncio e testimonianza della carità 157 - Matrimonio e famiglia sono annuncio della carità di Dio … Poiché l'alleanza coniugale nasce dall'amore di Dio per l'umanità e di Gesù Cristo per la Chiesa e ne è ripresentazione sacramentale, come tali, il matrimonio e la famiglia sono annuncio della carità di Dio. Da questa stessa carità si lasciano plasmare e guidare, così da realizzarla e testimoniarla nella vita di ogni giorno attraverso un'esistenza condotta secondo la logica e le esigenze del comandamento nuovo dell'amore, in uno stile di sobrietà, giustizia e povertà. In forza di tutto questo, la famiglia cristiana « è il primo luogo in cui l'annuncio del vangelo della carità può essere da tutti vissuto e verificato in maniera semplice e spontanea » nel rapporto tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra giovani e anziani. 158 - … e primo luogo di testimonianza della stessa carità secondo i dinamismi dell'amore coniugale e familiare Come già negli altri ambiti della partecipazione della famiglia alla vita e alla missione della Chiesa, anche nella condivisione della potestà regale di Cristo comunicata alla sua Chiesa, la modalità e i contenuti del servizio all'uomo da parte della famiglia sono innanzitutto quelli propri e originali dell'esperienza coniugale e familiare, quali: il rapporto di reciproca carità tra l'uomo e la donna, la fedeltà coniugale, la paternità e maternità responsabili e generose, l'educazione delle nuove generazioni, l'accoglienza degli anziani, l'impegno di aiuto verso altre famiglie in difficoltà. 159 - Forme del servizio di carità nella famiglia e verso altre famiglie Per essere, quindi, segno e strumento dell'amore di Dio e realizzare un autentico servizio all'uomo, ogni famiglia si impegni quotidianamente a vivere l'amore al suo interno, così da promuovere una vera comunità di persone tra marito e moglie, tra genitori e figli, tra fratelli e sorelle, tra parenti e familiari. I genitori vivano con generosità e responsabilità il loro servizio alla vita, sia trasmettendo la vita e riconoscendo nei « figli il preziosissimo dono del matrimonio », sia assumendosi e vivendo fino in fondo il loro compito educativo. Le coppie e le famiglie cristiane si educhino a vivere forme quotidiane di solidarietà e vicinanza verso altre famiglie in difficoltà materiale o spirituale. Illuminate dalla carità, « in ciascuno, soprattutto nel povero, debole, sofferente e ingiustamente trattato », sappiano « scoprire il volto di Cristo e un fratello da amare e da servire »; lasciandosi guidare dal realismo tenace della carità, si aprano anche a forme più dirette e precise di impegno sociale e politico. I coniugi siano premurosi nell'ospitalità ( cf Rm 12,13 ), riconoscendo in essa una forma eminente della loro missione ecclesiale: aprano, perciò, le porte della propria casa e, ancor più, del proprio cuore alle necessità dei fratelli e attuino forme concrete di accoglienza ai minori, alle persone in difficoltà e ad altre famiglie, fino a trovare il modo di assicurare ad ogni famiglia la sua casa, come ambiente naturale che la conserva e la fa crescere. Adozione e affidamento 160 - Tra le forme particolari: adozione e affidamento … Modalità particolari attraverso le quali la famiglia, nell'ottica specifica e propria dell'amore e della vita, può realizzare il servizio all'uomo sono l'affidamento e l'adozione di quei figli che sono privati dei genitori o da essi abbandonati. Le famiglie sperimentino l'adozione e l'affidamento come « segni di carità operosa e di annuncio vissuto della paternità di Dio », li riconoscano e li vivano come una forma di "fecondità spirituale", che nasce dalla « disponibilità ad accogliere e ad aiutare anche i figli degli altri, nella consapevolezza che tutti sono figli di Dio, unico e universale Padre », e che mira ad offrire il calore affettivo di una famiglia a chi ne è rimasto privo definitivamente o temporaneamente. A tale riguardo, sappiano prepararsi e educarsi a vivere secondo le specifiche diverse attitudini richieste dalla scelta dell'adozione o dell'affidamento. Famiglia e anziani 161 - … e accoglienza degli anziani L'attuale situazione sociale nel nostro mondo occidentale, con il progressivo invecchiamento della popolazione e il naturale susseguirsi delle generazioni, sollecita con urgenza le famiglie a vivere il loro servizio all'uomo anche mediante l'accoglienza, l'attenzione, la vicinanza agli anziani. La loro presenza in famiglia, oggi resa spesso difficile anche da motivi di abitazione, è di fondamentale importanza per rendere viva e reale la comunità familiare, nell'accoglienza e nella condivisione delle varie età della vita, in un clima di interscambio e di arricchente comunicazione. Ogni famiglia, perciò, sappia riconoscere e accogliere il dono della sapienza maturata nel cuore degli anziani nei lunghi anni della loro esistenza. Si adoperi perché l'anziano, nei limiti del possibile, possa trascorrere gli anni della sua vecchiaia nell'ambito naturale della famiglia, circondato dalla stima e dall'affetto dei suoi; qualora si rendesse necessario qualche tipo di ricovero, esamini innanzitutto l'opportunità di forme di assistenza medico-sociale di tipo "aperto"; nel caso in cui il ricovero a tempo pieno si imponesse, continui ad assicurare il suo compito assistenziale affettivo, che certo non può essere delegato all'istituto e al suo personale. In ogni caso, le famiglie si facciano promotrici di una sorta di "nuovo patto sociale" tra generazioni, in modo tale che i genitori anziani, giunti al termine del loro cammino, possano trovare nei figli quell'accoglienza e quella solidarietà che essi hanno vissuto nei confronti dei figli quando questi si sono affacciati alla vita: è quanto richiesto anche dal comando divino di onorare il padre e la madre ( Es 20,12; Lv 19,3 ), che riguarda innanzitutto i rapporti tra figli adulti e genitori anziani o malati. B - La partecipazione allo sviluppo della società Fondamento della partecipazione 162 - La famiglia è fondamento della società … Oltre che alla vita e alla missione della Chiesa, la famiglia è chiamata a partecipare anche alla vita della società e al suo sviluppo; in forza della sua natura, infatti, possiede un compito sociale nativo originale, insostituibile e inalienabile. Alla radice dei vincoli vitali e organici che intercorrono tra la famiglia e la società, si pone lo stesso atto creatore di Dio, che « ha costituito il matrimonio quale principio e fondamento dell'umana società » e ha impresso così in ogni famiglia la « missione di essere la prima e vitale cellula della società ». Come tale, la famiglia è veramente il fondamento della società. … in quanto culla della vita e dell'amore Lo è in quanto « culla della vita e dell'amore, nella quale l'uomo "nasce" e "cresce" »: mediante la generazione, nella famiglia nasce l'uomo e alla società viene fatto il dono di una nuova persona, frutto e segno, a sua volta, della reciproca totale donazione dei coniugi; nella famiglia, mediante l'educazione, cresce l'uomo quale persona, chiamata dall'intimo di sé alla comunione con gli altri e alla donazione agli altri. … e perché luogo primario di umanizzazione della persona e della società Lo è in quanto « luogo primario della "umanizzazione" della persona e della società ». Nella famiglia, infatti, è riconosciuta la verità della persona come "essere in relazione"; dalla famiglia è dato il giusto rapporto tra il singolo e la società, in quanto essa garantisce e promuove la persona come inscindibile unità di valori individuali irrepetibili e di apertura agli altri. La famiglia contesta e supera così « ogni forma di individualismo o di collettivismo [ che ] finirebbe per minare nel profondo l'esistenza stessa della famiglia umana e cristiana e ne svuoterebbe il ruolo nella convivenza civile » e che minaccia di modificare la verità e la ricchezza della persona. In tal modo, la famiglia pone le basi per una convivenza sociale informata e guidata da autentici valori personalistici. 163 - Il fondamento sacramentale ed ecclesiale del compito sociale e politico della famiglia cristiana Per la famiglia cristiana, inoltre, la partecipazione alla vita della società affonda le sue radici nella stessa grazia del sacramento del matrimonio, il quale, assumendo pienamente la realtà umana dell'amore coniugale, « abilita e impegna i coniugi e i genitori cristiani a vivere la loro vocazione di laici, e pertanto a "cercare il regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio" ». Di conseguenza, il compito sociale e politico della famiglia cristiana « rientra in quella missione regale o di servizio, alla quale gli sposi cristiani partecipano in forza del sacramento del matrimonio, ricevendo ad un tempo un comandamento al quale non possono sottrarsi ed una grazia che li sostiene e li stimola ». Anche la categoria di "Chiesa domestica" fonda e spiega la cooperazione della famiglia cristiana allo sviluppo della società. Essa, infatti, in analogia con la Chiesa e partecipando alla sua missione, è posta nel mondo e nella storia per l'edificazione di una vera civiltà dell'amore. Coscienza della propria dimensione sociale 164 - Ogni famiglia, debitamente aiutata, deve assumersi i suoi impegni nella vita sociale Alla luce di queste considerazioni, nell'azione pastorale è urgente aiutare ed educare le coppie di sposi e le famiglie sia a crescere nella coscienza della loro nativa dimensione sociale e del loro ruolo originale nella società, sia a dare il loro contributo per il bene della società e a partecipare democraticamente al laborioso processo della sua evoluzione. Ogni famiglia, per parte sua, consapevole del suo « diritto di esercitare la sua funzione sociale e politica nella costruzione della società », si impegni ad essere protagonista attiva e responsabile della vita sociale. L'amore 165 - Contenuti e modalità dell'impegno sociale della famiglia I contenuti specifici e le modalità fondamentali dell'azione sociale della famiglia sono connessi con l'amore, la procreazione e l'educazione, quali realtà proprie originarie e in qualche modo esclusive della famiglia e ad essa connaturali. a) l'amore L'amore, essenziale per la definizione del matrimonio e della famiglia, è la prima realtà attraverso la quale la famiglia offre il suo contributo alla società e al suo sviluppo. Proprio l'amore, infatti, permette il pieno riconoscimento e rispetto di ogni uomo e di ogni donna e della loro dignità; esso, quindi, rende possibile e suscita una reale comunione di persone, fondamento e verità ultima dell'intera società, germe e garanzia di una convivenza pacifica. 166 - … e la gratuità nei rapporti Perché fondati sull'amore e guidati dall'amore, i rapporti familiari sono vissuti all'insegna della gratuità, la quale « rispettando e favorendo in tutti e in ciascuno la dignità personale come unico titolo di valore, diventa accoglienza cordiale, incontro e dialogo, disponibilità disinteressata, servizio generoso, solidarietà profonda ». La famiglia diventa così « prima e insostituibile scuola di socialità, esempio e stimolo per i più ampi rapporti comunitari all'insegna del rispetto, della giustizia, del dialogo, dell'amore ». 167 - Bisogno di riscoprire le potenzialità della famiglia … Le famiglie, perciò, affinché possano vivere la loro soggettività sociale: - rinnovino, anzitutto, la coscienza delle energie native che possiedono e che ancora oggi sono in grado di sprigionare per l'edificazione di una convivenza sociale dove l'uomo, strappato dall'anonimato e riconosciuto nella sua irripetibilità personale, possa offrire il suo contributo per un mondo fondato sulla verità, sulla giustizia, sulla libertà e sulla solidarietà; - si impegnino a realizzare al loro interno « un'esperienza quotidiana di autentico amore, come richiamo e stimolo ai valori dell'incontro interpersonale e del dono gratuito di se stesso offerti ad una società, prigioniera del mito del benessere e dell'efficienza ». 168 - … e di testimoniare la verità dell'amore coniugale e familiare Oggi soprattutto, in una società nella quale vanno diffondendosi sempre più modelli familiari diversificati, talvolta contraddittori e spesso inaccettabili e riduttivi, le famiglie assumano senza reticenze la responsabilità di testimoniare la verità dell'amore coniugale e familiare secondo tutte le sue dimensioni, certe che questo è di indubbio giovamento per tutta la vita sociale. Propongano e vivano, quindi, una concezione e una forma di famiglia il cui fondamento sta nel matrimonio, quale unione stabile e fedele di un uomo e di una donna, radicata nell'amore coniugale con tutte le sue peculiari note ed esigenze, pubblicamente manifestata e riconosciuta. La procreazione 169 - b) la procreazione Frutto e segno dell'amore coniugale, primo e specifico modo di servizio alla vita, la procreazione è condizione irrinunciabile e fattore primario di sussistenza e di sviluppo della società. Già da un punto di vista quantitativo, con la nascita di nuovi figli si accresce la famiglia umana e viene garantito il futuro della società. Ma ancora più profondamente, in quanto donazione di vita, la procreazione esprime e alimenta le dimensioni propriamente umane e umanizzanti della società, che è tale perché basata sul riconoscimento e sul rispetto di ogni uomo e del suo valore e perché animata dal criterio del dono di sé e dalla solidarietà. Non è, quindi, una generica "trasmissione della vita", ma è la generazione vissuta in modo autenticamente umano a far crescere la società. Quale unico luogo nel quale la generazione di un figlio può essere vissuta come dono di amore - frutto sì della reciproca donazione degli sposi, ma anche dono gratuitamente offerto a loro stessi e all'intera comunità -, la famiglia offre il suo indispensabile contributo alla vita della società. 170 - Rifare della famiglia il santuario della vita … Ogni famiglia, perciò, ritorni ad essere « il santuario della vita, … il luogo in cui la vita, dono di Dio, può essere adeguatamente accolta e protetta contro i molteplici attacchi a cui è esposta, e può svilupparsi secondo le esigenze di un'autentica crescita umana ». … e riscoprire il senso del generare A questo scopo, pur tra le diverse difficoltà che possono incontrare, gli sposi e i genitori invochino il figlio come un dono, lo accolgano come colui che interpella la loro libertà, lo riconoscano e lo servano con amore e dedizione quotidiani; così il gesto della generazione diventerà anche realtà emblematica di tutto un modo di concepire la vita, la libertà, i rapporti interpersonali. 171 - Attenzione all'intrinseca valenza sociale della paternità e maternità responsabile Nel vivere la paternità e la maternità responsabile, gli sposi siano attenti anche alla sua intrinseca valenza sociale. A tale proposito, diffondano una corretta interpretazione della procreazione responsabile, rifiutandosi di intenderla solo come "controllo" o addirittura "limitazione" o "esclusione" delle nascite; ricordino e testimonino concretamente che « in rapporto alle condizioni fisiche, economiche, psicologiche e sociali, la paternità responsabile si esercita, sia con la deliberazione ponderata e generosa di far crescere una famiglia numerosa, sia con la decisione, presa per gravi motivi e nel rispetto della legge morale, di evitare temporaneamente o anche a tempo indeterminato una nuova nascita ». Con le convinzioni della ragione e della fede, senza iattanza ma anche senza pavidità, gli sposi si oppongano ad una cultura diffusa e potentemente organizzata che - inducendo l'uomo a ritenersi e a comportarsi come arbitro insindacabile di se stesso e degli altri, e propugnando un falso concetto di libertà e di autodeterminazione - giustifica anche l'aborto e lo presenta come un diritto, mentre, in verità, oltre ad essere un abominevole delitto, è principio dissolutore della libertà e di una giusta, democratica e pacifica convivenza sociale. Lo stesso rifiuto della contraccezione e il ricorso ai metodi naturali di regolazione della fertilità costituiscano un'occasione e una modalità per impostare i rapporti sul rispetto e sulla totale accoglienza reciproci, quali premesse indispensabili per una vera umanizzazione della società. Attraverso tutte le vie democratiche, gli sposi chiedano e propongano alla società e alle istituzioni di creare e curare le condizioni sociali, economiche e politiche perché sia favorita la procreazione e i diversi interventi della scienza e della bioingegneria siano sempre rispettosi della dignità della persona. Di fronte ad ogni interferenza di pubbliche autorità o di organizzazioni private, come pure di fronte alle pressioni della cultura dominante e di diversi mass media, difendano gelosamente « il loro inalienabile diritto di decidersi circa l'intervallo tra le nascite e il numero dei figli da procreare, tenendo pienamente in considerazione i loro doveri verso se stessi, verso i figli già nati, la famiglia e la società, in una giusta gerarchia di valori e in conformità all'ordine morale oggettivo ». 172 - Vigilare di fronte a indebite tecnologizzazioni e rispettare la dignità di ogni persona Pur consapevoli, infine, di alcune possibilità aperte dalle nuove tecnologie riproduttive, nell'atto e nel momento stesso in cui trasmettono la vita ad una persona umana, evitando il ricorso ad ogni forma di fecondazione artificiale, i genitori rispettino in loro stessi e nel figlio che intendono generare l'integrale dignità della persona umana. Così facendo, potranno salvaguardare le dimensioni più propriamente "umane" della società e offriranno il loro contributo per premunirla dal rischio di indebite tecnologizzazioni, spesso succubi di discutibili interessi economici e politici. L'opera educativa 173 - c) l'opera educativa come diritto-dovere dei genitori Poiché « la fecondità dell'amore coniugale non si riduce alla sola procreazione dei figli, ma deve estendersi alla loro educazione morale e alla loro formazione spirituale », l'opera educativa, strettamente connessa con la generazione e quale suo naturale compimento, è destinata a formare l'uomo nella pienezza della sua dignità personale e, quindi, anche della sua nativa dimensione sociale: « generando nell'amore e per amore una nuova persona, che in sé ha la vocazione alla crescita ed allo sviluppo, i genitori si assumono perciò stesso il compito di aiutarla efficacemente a vivere una vita pienamente umana ». Se educare è per i genitori un diritto-dovere essenziale, originale e primario, insostituibile e inalienabile, lo è perché frutto dell'amore paterno e materno, che proprio nel compito educativo trova la sua piena realizzazione. In tale ottica, « l'amore dei genitori da sorgente diventa anima e pertanto norma, che ispira e guida tutta l'azione educativa concreta, arricchendola di quei valori di dolcezza, costanza, bontà, servizio, disinteresse, spirito di sacrificio, che sono il più prezioso frutto dell'amore ». 174 - Dimensioni sociali dell'opera educativa Mediante l'educazione dei figli, i genitori contribuiscono, così, al bene comune della società, vivono in modo evidente la loro responsabile partecipazione alla vita sociale e fanno della famiglia « la prima scuola di virtù sociali, di cui hanno bisogno tutte le società ». Ogni educazione, infatti, per sua natura, ha come primo scopo quello di far crescere nella libertà e nella responsabilità, premesse indispensabili perché gli uomini possano assumere i loro compiti nella società. Educare, inoltre, significa comunicare alcuni valori fondamentali - quali una giusta libertà di fronte ai beni materiali, il rispetto dell'altro, il senso della giustizia, l'accoglienza cordiale, il dialogo, la disponibilità disinteressata, il servizio generoso, la solidarietà profonda - che soli possono concorrere a far crescere uomini veri, giusti, generosi, forti e buoni, i quali costituiscono il tesoro più prezioso e la garanzia più autentica di ogni società. 175 - Con il clima che in essa si respira quotidianamente, nelle gioie e nelle difficoltà, la vita di famiglia « rappresenta la più concreta ed efficace pedagogia per l'inserimento attivo, responsabile e fecondo dei figli nel più ampio orizzonte della società ». La collaborazione educativa Non va, però, dimenticato che la famiglia, pur essendo la prima, non è l'unica né l'esclusiva comunità educante: « la stessa dimensione comunitaria, civile ed ecclesiale, dell'uomo esige e conduce ad un'opera più ampia e articolata, che sia il frutto della collaborazione ordinata delle diverse forze educative ». Sarà proprio questa doverosa collaborazione, innanzitutto con la realtà scolastica, a rendere ancora più puntuale e preziosa la valenza sociale dell'opera educativa della famiglia. 176 - Necessità di prendere coscienza della propria responsabilità da parte dei genitori Occorre che i genitori prendano coscienza sempre più chiara e stimolante della loro responsabilità e della loro missione. Di fronte alle fatiche, alle difficoltà, alle paure, alle incertezze e alle complessità che l'azione educativa comporta, non si adagino nella rassegnazione e non abdichino ai loro doveri. Piuttosto rinnovino la consapevolezza dell'importanza e della essenzialità del loro apporto e, adeguatamente sorretti e sostenuti, vivano con fiducia il loro compito educativo, convinti di essere protagonisti dell'edificazione di una società più giusta e più umana. 177 - Condizioni perché la famiglia sia davvero scuola di umanità e di socialità Affinché, attraverso la loro azione educativa, la famiglia possa essere una scuola di umanità e di socialità più completa e più ricca, i genitori operino congiuntamente, nella convinzione che « il ruolo paterno e il ruolo materno, lo spirito di paternità e quello di maternità, sono ugualmente necessari » nell'educazione dei figli. Pur lasciandosi sempre guidare dall'amore e dalla volontà di far sperimentare ai figli di essere amati, non rinuncino all'esercizio rispettoso, fermo e fiducioso dell'autorità, vissuta come servizio di amore, animata dall'autorevolezza, frutto della sapienza dell'animo, praticata col metodo del dialogo e resa credibile dalla testimonianza dell'esempio. Con fiducia e con coraggio, con la parola e con l'esempio, nella ferialità quotidiana come nelle occasioni straordinarie, formino i figli ai valori essenziali della vita, ad una solidarietà vissuta concretamente e al bene della pace: insegnino loro che alcuni valori non hanno prezzo; che bisogna sentire come proprio il dramma della povertà e dell'ingiustizia vissuta da tanta parte dell'umanità; che occorre saper rinunciare a qualcosa di proprio per aiutare chi è nel bisogno. Con la stessa fiducia e il medesimo coraggio, promuovano anche un'esplicita educazione sociale: nell'ambito stesso della famiglia, perciò, i giovani siano « educati all'incontro e al colloquio con gli altri, partendo dalle più piccole comunità di caseggiato, o di quartiere, o di scuola, sino alla più vasta comunità amministrativa e politica » e vengano formati alla legalità e alla partecipazione. 178 - L'impegno a vivere la collaborazione educativa I genitori, infine, « non cedano a nessuno i loro compiti educativi, ma li sappiano esercitare con senso di responsabilità collaborando con gli organismi civili ed ecclesiali che possono aiutarli nell'opera educativa ». A tale proposito, se è necessario che, da parte della società civile e della comunità ecclesiale, venga riconosciuto e sostenuto il diritto primario dei genitori a educare i figli e a scegliere liberamente secondo le proprie convinzioni la scuola più adatta per loro, è altrettanto necessario che i genitori accolgano le proposte e le iniziative volte ad accompagnare e sostenere il loro cammino educativo. Forme di solidarietà 179 - d) la solidarietà La testimonianza della vita familiare, con le sue specifiche espressioni connesse con l'amore, la procreazione e l'educazione, pur essendo insostituibile, se rimane chiusa in se stessa, non è sufficiente per la promozione umana della società. Le famiglie, sia singole che associate, possono e devono vivere il loro protagonismo anche con interventi espliciti e diretti nell'ambiente sociale e mediante molteplici opere di servizio ed espressioni di solidarietà e di condivisione, fino ad assumere forme propriamente politiche di partecipazione democratica alla vita della società. Sue caratteristiche rispetto alla famiglia … La solidarietà appartiene alla famiglia come dato nativo, costitutivo e strutturale proprio perché è famiglia e, quindi, realtà originariamente fondata e continuamente animata dalla solidarietà e dall'amore. In forza di questa sua condizione ontologica, la famiglia, oltre a sperimentare la solidarietà al suo interno, può e deve generare solidarietà anche intorno a sé, nella complessità della vita sociale, contribuendo così all'edificazione della pace. 180 - … e sue modalità di espressione È una solidarietà che si esprime, innanzitutto, nell'attenzione vigile e cordiale al quotidiano, nelle azioni piccole e umili di ogni giornata, attraverso le quali si rivela e si concretizza l'amore per gli altri. Da essa fioriscono forme molteplici di servizio verso altre famiglie, specialmente a vantaggio dei poveri, degli orfani, delle persone handicappate, dei malati, degli anziani, di chi è nel lutto, di quanti sono nel dubbio, nella solitudine o nell'abbandono e di chi è obiettivamente responsabile di situazioni di disagio o di devianza. Tutte queste forme di attenzione e solidarietà, anche se difficilmente codificabili, sono realmente in grado di applicare e riproporre nelle situazioni attuali le classiche opere di misericordia corporale e spirituale e di rendere possibile quell'ospitalità raccomandata dall'Apostolo ( cf Rm 12,13 ) e che ben si addice alla realtà della famiglia. Nello stesso tempo, la solidarietà si manifesti anche nel "farsi voce" di ogni situazione di disagio presso le istituzioni, perché esse se ne facciano carico secondo le loro specifiche finalità. Forme di intervento sociale e politico 181 - e) assunzione di forme dirette di partecipazione politica … Intesa come « determinazione ferma e perseverante di impegnarsi per il bene comune », la solidarietà chiede di attuarsi anche attraverso l'assunzione di forme dirette di partecipazione politica. Le famiglie, in quanto generate dalla solidarietà e generatrici di solidarietà, sono chiamate a esprimere il loro compito sociale « anche in forma di intervento politico: le famiglie, cioè, devono per prime adoperarsi affinché le leggi e le istituzioni dello stato non solo non offendano, ma sostengano e difendano positivamente i diritti e i doveri della famiglia. In tal senso le famiglie devono crescere nella coscienza di essere "protagoniste" della cosiddetta "politica familiare" e assumersi la responsabilità di trasformare la società: diversamente le famiglie saranno le prime vittime di quei mali, che si sono limitate ad osservare con indifferenza ». Come è giusto che le coppie e le famiglie esigano dalla società e dall'autorità il rispetto e la promozione dei loro diritti, così è doveroso che le coppie e le famiglie diventino sempre più protagoniste attive e responsabili di politiche sociali e familiari, con le quali la famiglia, fondata sul matrimonio, possa essere realmente rispettata e promossa come unità sociale di base. 182 - … anche attraverso la partecipazione ad associazioni familiari Di grande importanza sono, a tale riguardo, varie forme di associazioni familiari: oltre ad esprimere a loro modo la dimensione della solidarietà, si presentano come « una necessità storica per le famiglie stesse che vogliano possedere una adeguata forza rivendicativa dei loro doveri e diritti, di fronte ai molti continui tentativi che le strutture pubbliche vanno facendo per ridurre o rifiutare quella presenza nel sociale che compete di diritto alle famiglie come tali ». Grazie a queste forme associative si potranno promuovere e sostenere più adeguatamente autentiche politiche familiari. Perché ciò si realizzi, occorre che le istituzioni civili e lo Stato riconoscano la priorità della famiglia su ogni altra comunità e sulla stessa realtà statuale, applichino il principio di sussidiarietà, considerino la famiglia come gruppo sociale di base e non solo come un insieme di singole persone, riconoscano la cittadinanza della famiglia e la sua soggettività in quanto tale, senza limitarsi a provvedere con assistenze rivolte quasi soltanto alle famiglie più deboli, povere o emarginate. 183 - Gli sposi cristiani e le famiglie si assumano la loro parte di responsabilità nel rendere più umana la convivenza sociale. Riflettano e si interroghino, perciò, sulla possibilità di un loro impegno diretto nei confronti delle persone seriamente in difficoltà ( drogati, malati di AIDS, minori abbandonati o in difficoltà, handicappati, anziani … ) o di qualche forma di accoglienza, di ospitalità o di volontariato anche internazionale. In questo contesto « è urgente risvegliare la coscienza delle coppie e delle famiglie cristiane riguardo all'importanza di un loro contributo propriamente politico al bene della società ». È pure necessario che ogni famiglia verifichi la possibilità di una sua eventuale partecipazione più diretta alla promozione e alla gestione della politica familiare. Infine, con vivo senso del bene comune e allo scopo di promuovere e sostenere adeguati interventi sociali e politici, le famiglie diano vita ad appositi organismi previsti dalle leggi italiane e in diversi livelli istituzionali, dai comuni alle regioni. Le coppie e le famiglie cristiane si impegnino attivamente in tali organismi e in ogni altra associazione, specie se di ispirazione cristiana; ma, nel rispetto di un legittimo pluralismo, non tralascino di collaborare anche con altri organismi e associazioni analoghi veramente indirizzati al bene comune e alla difesa e valorizzazione della famiglia. La scuola 184 - Alcuni ambiti di protagonismo sociale della famiglia Molteplici sono gli ambiti nei quali il protagonismo sociale della famiglia è chiamato ad esprimersi: dalla scuola al lavoro, allo sport e al tempo libero; dai servizi sociali alla sanità, al volontariato; dalle comunicazioni sociali all'economia, alla politica. Alcuni di essi si presentano particolarmente urgenti e significativi e meritano, perciò, una sottolineatura particolare. a) la presenza nella scuola Senza dubbio, la scuola esercita un influsso spesso determinante per il futuro dei figli. Il fondamentale diritto-dovere dei genitori all'educazione dei figli esige non solo che essi siano liberi nello scegliere la scuola in conformità con le loro convinzioni, ma anche che, evitando ogni delega incondizionata e irresponsabile, si impegnino a fondo per una presenza attiva nella scuola. Anche attraverso l'impegno negli organi collegiali, la loro sia una presenza vigile, critica, intelligente e propositiva, fatta di partecipazione alla programmazione e alla conduzione della scuola, attenta a verificare la cultura e i valori ai quali la scuola si ispira, disposta a confrontarsi e a collaborare con gli insegnanti, meglio se attuata in forma associata. Il mondo del lavoro 185 - b) di fronte al mondo del lavoro … In riferimento al mondo del lavoro, la famiglia, da sola e tramite opportune mediazioni associative, non deve solo adoperarsi perché vengano rispettati i suoi diritti circa l'organizzazione del lavoro, la sua remunerazione e il riconoscimento e il rispetto del lavoro in casa della madre, ma deve chiedere sia misure di politica familiare che favoriscano la conciliazione del lavoro professionale con la cura della famiglia, sia disposizioni di legge riguardanti reddito e fiscalità equi nei confronti delle famiglie con figli a carico. … attraverso l'azione educativa … Sempre in questo ambito, la famiglia può e deve svolgere un ruolo prezioso e, per molti versi, insostituibile. Oltre all'apporto positivo anche in termini economici che essa sa e può offrire al complesso mondo del lavoro e al di là delle grandi risorse di solidarietà che possiede e che spesso esercitano una funzione di sostegno verso chi, al suo interno, si trova senza lavoro o è alla ricerca di una occupazione, fondamentale è il ruolo educativo che la famiglia è chiamata ad esercitare anche in ordine a ciò che riguarda il senso del lavoro e l'orientamento professionale. … la testimonianza … Attraverso la testimonianza di un sano equilibrio tra impegno lavorativo e impegno di vita, specie familiare, ed evitando di correlare la dignità del lavoro al conseguimento di un titolo di studi superiori da parte dei figli, i genitori offrano una corretta visione del lavoro, compreso quello manuale. La famiglia porterà così il proprio contributo per superare la mentalità che vede il lavoro come realtà puramente accidentale e strumentale, estranea alla vita e alla costruzione della maturità della persona. … l'esperienza e la condivisione di alcuni valori … Nella complessiva opera educativa e mediante la quotidiana esperienza familiare dei fondamentali valori dell'esistenza, con tutta la loro carica umanizzante e socializzante, la famiglia prepari anche moralmente i suoi membri ad affrontare le prove, spesso aspre, della vita; proponga loro valori e ideali che resistano alle alterne fortune personali e sociali; li aiuti a trovare la verità di se stessi al di là del successo e della carriera; li sproni a rapportarsi agli altri e a inventare momenti di partecipazione e di solidarietà, che sono richiesti da un'esperienza lavorativa a servizio autentico dell'uomo. 186 - … la creazione di un ambiente favorevole a scelte professionali cariche di valenza sociale L'educazione al servizio, alla capacità di sacrificio, a uno stile di vita austera e povera e alla solidarietà costituisca, infine, una premessa preziosa perché i figli possano scegliere anche tra le professioni particolarmente cariche di caratterizzazioni sociali e di vero servizio, di cui la società spesso lamenta una insufficienza a volte anche molto preoccupante. I mass media 187 - c) i mass media: loro importanza e influsso I mass media rappresentano oggi una realtà che attraversa e caratterizza l'intera esistenza personale e sociale di tutti e di ciascuno: sono come un'atmosfera e un ambiente nel quale si è immersi e che ci avvolge e ci penetra da ogni lato. Essi « possono esercitare un benefico influsso sulla vita e sui costumi della famiglia e sulla educazione dei figli, ma al tempo stesso nascondono anche "insidie e pericoli non trascurabili" ». In tale situazione, « gli sposi cristiani dovranno adoperarsi con tutte le loro possibilità affinché i mezzi della comunicazione sociale contribuiscano al sano sviluppo, umano e morale, della società, della famiglia e dei giovani che ad essa si preparano ». 188 - Attenzioni dei genitori e loro impegno I genitori, perciò, procurino che in famiglia, soprattutto da parte dei bambini e dei ragazzi, l'uso dei mass media sia accuratamente regolato da autentici criteri educativi. Educhino se stessi e i figli ad esprimere giudizi sereni e oggettivi sulle diverse trasmissioni: in tal modo diventeranno più capaci di discernere tra i programmi e le proposte da scegliere e quelli da rifiutare. Continuino a coltivare personalmente e a proporre anche ai figli occasioni di confronto e di dialogo ricco e genuino in famiglia, momenti di incontro personale con parenti e amici, spazi di contatto con la natura e di diversificata valorizzazione del tempo libero, così da essere in grado di limitare l'uso dei mass media e di sottrarsi alla loro invadenza. Per garantire la salvaguardia dei propri diritti di ricettori dei messaggi, partecipino anche a forme di associazione degli utenti, che con intelligente e vigile fermezza sappiano esercitare un benefico influsso affinché anche i mass media siano davvero a servizio dell'uomo e della comunicazione profonda tra le persone. Cap. VII - La pastorale delle famiglie in situazione difficile o irregolare La situazione 189 - Il diffondersi di situazioni difficili o irregolari e le loro cause … L'odierna realtà socioculturale presenta non poche situazioni matrimoniali difficili o irregolari, che interrogano e sollecitano l'intera comunità cristiana e la sua azione pastorale. Sono situazioni che vanno moltiplicandosi e alle cui radici si incontrano indubbie cause economiche e sociali e rapidi mutamenti culturali. Nel contesto attuale troviamo, infatti, elementi capaci di favorire il valore dell'indissolubilità, ma non mancano fattori pericolosi e negativi: « al mistero dell'amore di Gesù Cristo e al suo comandamento sull'indissolubilità e fedeltà, un'ampia parte della società attuale oppone una logica diversa: quella di una cultura immanentistica e consumistica che tende a disistimare e a deridere la fedeltà coniugale, e di fatto la viola in molti modi, giungendo spesso con facilità al divorzio, al "nuovo matrimonio", alla convivenza senza alcun vincolo né religioso né civile », fino a contestare in qualche modo l'"istituto" stesso del matrimonio. 190 - … anche in ambito cattolico Si tratta di fenomeni che vanno intaccando sempre più largamente anche gli ambienti cattolici. Da una parte, non è né irreale né lontano il rischio di credere da parte di molti che tutto ciò non crei particolari problemi da un punto di vista etico o che, per lo meno, non sia gravemente contrastante con la norma morale: ne segue una sorta di assuefazione e tende a diminuire il numero dei credenti che patiscono "scandalo" di fronte a queste situazioni. D'altra parte e spesso con vera sofferenza spirituale, non poche persone in situazione coniugale difficile o irregolare ci interpellano con precise domande sulla loro appartenenza alla Chiesa e sulla possibilità della loro ammissione ai sacramenti: ai loro occhi la prassi della Chiesa appare severa, esigente, scarsamente comprensiva delle diverse situazioni e delle inevitabili debolezze dell'uomo. Per alcune di queste persone, inoltre, la situazione che stanno vivendo può diventare occasione per un serio e sincero ripensamento del loro cammino di fede. A - Criteri fondamentali 191 - Urgenza per la Chiesa di annunciare il Vangelo di Gesù con le sue esigenze morali circa il matrimonio In questa situazione, la Chiesa, che non può mai esimersi dal vivere la sua missione evangelizzatrice, avverte con maggiore urgenza il compito di annunciare il Vangelo di Gesù e le sue esigenze morali circa il matrimonio. Tale compito, infatti, « si fa più necessario e impegnativo nei momenti nei quali l'ideale normativo dell'amore unico e indissolubile viene oscurato e indebolito da errori e da inaccettabili impostazioni di vita ». La sua sollecitudine pastorale, perciò, deve farsi più viva anche verso le famiglie che si trovano in situazioni difficili o irregolari. Ma tutto questo "sulla misura del Cuore di Cristo": cioè attraverso un'azione pastorale che riproponga la stessa missione di Cristo nei suoi contenuti e che riviva il suo stesso spirito di amore e di donazione. Carità nella verità 192 - Sull'esempio di Cristo … Sposa di Cristo, a Lui totalmente relativa e fedele, la Chiesa riconosce nell'atteggiamento pastorale del Signore Gesù la norma suprema, anzi lo stesso principio sorgivo, della sua vita e della sua opera. … un atteggiamento guidato insieme dall'amore alla verità e all'uomo … Come Gesù « ha sempre difeso e proposto, senza alcun compromesso, la verità e la perfezione morale, mostrandosi nello stesso tempo accogliente e misericordioso verso i peccatori », così la Chiesa deve possedere e sviluppare un unico e indivisibile amore alla verità e all'uomo: « la chiarezza e l'intransigenza nei princìpi e insieme la comprensione e la misericordia verso la debolezza umana in vista del pentimento sono le due note inscindibili che contraddistinguono » la sua opera pastorale. 193 - … come alimento ed espressione di maternità Nella fedeltà a Gesù Cristo e al suo Vangelo, anche se corre il rischio dell'incomprensione e dell'impopolarità, la Chiesa fonda e alimenta il suo amore materno verso gli uomini. Essa « è Madre dei cristiani solo se e nella misura in cui rimane Sposa vergine di Cristo, ossia fedele alla sua parola e al suo comandamento: l'amore della Chiesa verso le anime non può concepirsi se non come frutto e segno del suo stesso amore verso Cristo, suo Sposo e Signore » Chiarezza nei principi 194 - È necessaria la chiarezza nei principi Perché l'azione pastorale della Chiesa di fronte alle situazioni matrimoniali irregolari e difficili possa essere vissuta inscindibilmente nella carità e nella verità, occorre innanzitutto chiarezza e fermezza nel riproporre i contenuti e i principi intangibili del messaggio cristiano. 195 - a) il matrimonio è indissolubile Consapevole che l'indissolubilità del matrimonio non è un bene di cui possa disporre a suo piacimento, ma è un dono e una grazia che essa ha ricevuto dall'alto per custodirlo e amministrarlo, la Chiesa, oggi come ieri, deve riaffermare con forza che non è lecito all'uomo dividere ciò che Dio ha unito ( cf Mt 19,6 ). Di conseguenza, essa non deve stancarsi di insegnare che una situazione matrimoniale che non rispetti o rinneghi questo valore costituisce un grave disordine morale. 196 - b) chi è in situazione matrimoniale irregolare appartiene alla Chiesa … Nello stesso tempo, occorre richiamare l'appartenenza alla Chiesa anche dei cristiani che vivono in situazione matrimoniale difficile o irregolare: tale appartenenza si fonda sul battesimo con la "novità" che esso introduce e si alimenta con una fede non totalmente rinnegata. È una consapevolezza che deve crescere anche dentro la comunità cristiana: è in tale consapevolezza che la comunità cristiana può e deve prendersi cura di questi suoi membri; è nella stessa consapevolezza che essi possono e devono partecipare alla vita e alla missione della Chiesa, sin dove lo esige e lo consente la loro tipica situazione ecclesiale. 197 - c) … ma non è in piena comunione con essa Proprio perché guidata da profondo amore materno, la Chiesa deve anche ricordare che quanti vivono in una situazione matrimoniale irregolare, pur continuando ad appartenere alla Chiesa, non sono in "piena" comunione con essa. Non lo sono perché la loro condizione di vita è in contraddizione con il Vangelo di Gesù, che propone ed esige dai cristiani un matrimonio celebrato nel Signore, indissolubile e fedele. 198 - d) non può essere ammesso ai sacramenti chi permane in questo stato Di conseguenza - non per indebita imposizione dell'autorità ecclesiale, ma per il "limite" oggettivo e reale della loro appartenenza ecclesiale -, in forza della carità vissuta nella verità, la Chiesa, « custode e amministratrice fedele dei segni e mezzi di grazia che Gesù Cristo le ha affidato », non può ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica quanti continuassero a permanere in una situazione esistenziale in contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti. 199 - e) è necessario pentirsi e convertirsi Non si mancherà, infine, di proclamare l'esigenza del pentimento e della conversione: essi devono portare ad un reale cambiamento della condizione di vita e si pongono, per ciò stesso, come premessa insostituibile per la riconciliazione e la piena comunione sacramentale con la Chiesa. Accoglienza e misericordia 200 - Un'azione pastorale accogliente e misericordiosa richiede: Il riferimento all'atteggiamento pastorale di Gesù e la sua riproposizione nell'oggi esigono, da parte della Chiesa, che si abbia a sviluppare un'azione pastorale accogliente e misericordiosa verso tutti. un'attenta opera di discernimento, È indispensabile, quindi, un'attenta opera di discernimento, capace di distinguere adeguatamente tra le varie forme di irregolarità matrimoniale e tra i diversi elementi che stanno alla loro origine. « Sarà cura dei pastori e della comunità ecclesiale conoscere tali situazioni e le loro cause concrete, caso per caso »: non certo per esprimere un giudizio positivo o tollerante circa la "irregolarità", ma per giungere ad una valutazione morale obiettiva della responsabilità delle persone, per individuare adeguati interventi e cure pastorali e per suggerire concreti cammini di conversione. 201 - un'azione di assistenza e di prevenzione, Perché possa essere accogliente e misericordiosa, l'azione pastorale dovrà comprendere insieme l'aspetto dell'assistenza e quello della prevenzione. Senza dubbio, è necessario intervenire nei casi di vera e propria crisi e offrire contributi puntuali e specifici per cercare di risanare, o almeno di avviare ad un qualche miglioramento, le situazioni matrimoniali irregolari. Ma ancora più importante e indispensabile è svolgere un'azione preventiva: attraverso una sapiente e incisiva opera educativa, non disgiunta da congrue forme di intervento sulle strutture sociali, occorre promuovere le condizioni che possono garantire il retto sorgere e svilupparsi del matrimonio e della famiglia. In questo contesto appare quanto mai opportuna una seria preparazione al matrimonio. 202 - il rinnovamento di tutta la pastorale coniugale e familiare, In tale ottica, la pastorale verso quanti si trovano in situazioni matrimoniali irregolari sarà tanto più vera ed efficace quanto più inserita organicamente nell'intera pastorale familiare. Essa « s'inserisce come un momento particolare della più ampia sollecitudine che la Chiesa è chiamata a vivere nei riguardi di coloro che si preparano al matrimonio o in esso già vivono, ed ha come suo primario obiettivo di attuare un più deciso intervento per prevenire, nei limiti del possibile, i fallimenti matrimoniali e le altre situazioni irregolari e per sostenere le coppie nei momenti di crisi ». Ne segue che il rinnovamento della pastorale coniugale e familiare è gesto genuino di carità anche verso quanti vivono in situazioni matrimoniali irregolari. 203 - un sentire ed un agire nella comunione ecclesiale È, infine, segno di squisita carità un'azione pastorale davvero "ecclesiale", nella quale tutti, senza sminuire in nulla la sana dottrina di Cristo e insieme facendosi eco della voce e dell'amore del Redentore, parlino lo stesso linguaggio della Chiesa e del suo magistero. I pastori d'anime per primi, specialmente nel loro ministero di confessori, di consiglieri e di guide spirituali dei singoli e delle famiglie, superando ogni individualismo, ogni arbitrio e ogni approccio meramente emotivo, sappiano accostarsi con sincera fraternità a chi vive in situazioni matrimoniali difficili o irregolari, offrendo valutazioni e indicazioni fondate unicamente sulla fedeltà della Chiesa al suo Signore e che sappiano arrivare al cuore delle persone. Eventuali casi di nullità 204 - Quando si verificasse il caso, i fedeli vanno aiutati a verificare la validità del loro matrimonio Quando, in alcune situazioni di irregolarità matrimoniale, si manifestassero indizi non superficiali dell'eventuale esistenza di motivi che la Chiesa considera rilevanti in ordine ad una dichiarazione di nullità matrimoniale, verità e carità esigono che l'azione pastorale si faccia carico di aiutare i fedeli interessati a verificare la validità del loro matrimonio religioso. Si tratta di un aiuto da condurre « con competenza e con prudenza, e con la cura di evitare sbrigative conclusioni, che possono generare dannose illusioni o impedire una chiarificazione preziosa per l'accertamento della libertà di stato e per la pace della coscienza ». 205 - A tale scopo è necessaria la disponibilità di persone competenti … Di particolare importanza appare, a questo riguardo, la disponibilità di canonisti, sacerdoti e laici, competenti e insieme pastoralmente sensibili. I giuristi di formazione cristiana siano invitati a prendere in considerazione la possibilità di orientare anche verso tale direzione, in spirito di servizio, le loro scelte professionali. Non si dimentichi tuttavia che « un primo aiuto per tale verifica deve essere assicurato con discreta e sollecita disponibilità pastorale specialmente da parte dei parroci, avvalendosi, se del caso, anche della collaborazione di un consultorio di ispirazione cristiana ». 206 - … e le diocesi devono offrire la possibilità di un servizio qualificato di ascolto e consulenza Le Chiese locali, oltre ad illuminare i fedeli sull'attuale legislazione canonica e a favorire l'accesso ai competenti tribunali ecclesiastici, si adoperino per formare un congruo numero di consulenti e per assicurare la loro presenza in modo sufficiente e diffuso sul territorio. In ogni modo, è bene che un servizio qualificato di ascolto e di consulenza venga predisposto nelle curie diocesane e presso i tribunali regionali: ad esso si possono rivolgere i fedeli interessati, soprattutto quando si tratta di situazioni o vicende complesse. B - Situazioni particolari Separati 207 - La necessaria opera di distinzione e di discernimento a cui si è accennato richiede che si abbiano ad esporre fin d'ora alcune riflessioni e indicazioni circa le diverse situazioni matrimoniali irregolari e difficili, a iniziare dai separati. La vita concreta della coppia può registrare momenti di incomprensione e di grave difficoltà tali da rendere praticamente impossibile la convivenza coniugale. In tali casi la Chiesa ammette la separazione fisica degli sposi e la fine della loro coabitazione. Anche in questi frangenti l'azione pastorale della Chiesa deve essere esercitata con particolare sollecitudine nella verità e nella carità, così da aiutare queste persone a vivere cristianamente la loro situazione, fedeli al loro vincolo matrimoniale che resta indissolubile. Aiutare i coniugi ad evitare il ricorso alla separazione Nella convinzione che il matrimonio comporta una convivenza duratura nel tempo e che la separazione deve essere considerata come estremo rimedio, la comunità cristiana « deve fare ogni sforzo per aiutare i coniugi in difficoltà ad evitare il ricorso alla separazione, anche attraverso l'opera di consulenza e di sostegno svolta dai consultori di ispirazione cristiana ». 208 - L'atteggiamento della comunità cristiana di fronte ai separati … Allorché i coniugi, verificandosi le condizioni previste anche dal codice di diritto canonico, usufruissero del loro diritto di interrompere la convivenza, la comunità cristiana, a iniziare dai sacerdoti e dalle coppie di sposi più sensibili, si faccia loro vicina con attenzione, discrezione e solidarietà: - riconosca il valore della testimonianza di fedeltà di cui soprattutto il coniuge innocente si fa portatore, accettando anche la sofferenza e la solitudine che la nuova situazione comporta; - sostenga il coniuge separato, soprattutto se innocente, nella sua pena e solitudine e lo inviti con carità e prudenza a partecipare alla vita della comunità: gli sarà così più facile superare la non infrequente tentazione di ritirarsi da tutto e da tutti per ripiegarsi su se stesso; - prodighi loro stima, comprensione, cordiale solidarietà e aiuti concreti, specialmente nei momenti in cui si fa più forte in essi la tentazione di passare dalla solitudine al divorzio e al matrimonio civile; - li aiuti a « coltivare l'esigenza del perdono propria dell'amore cristiano e la disponibilità all'eventuale ripresa della vita coniugale anteriore ». 209 - … e la loro ammissione ai sacramenti La loro situazione di vita non li preclude dall'ammissione ai sacramenti: a modo suo, infatti, la condizione di separati è ancora proclamazione del valore dell'indissolubilità matrimoniale. Ovviamente, proprio la loro partecipazione ai sacramenti li impegna anche ad essere sinceramente pronti al perdono e disponibili a interrogarsi sulla opportunità o meno di riprendere la vita coniugale. Divorziati non risposati 210 - Nel caso dei divorziati non risposati, distinguere tra … La sollecitudine pastorale della Chiesa richiede di prendere in considerazione anche la situazione dei divorziati non risposati. Tuttavia, per quanto possibile, è necessario distinguere tra il caso del coniuge che ha subìto il divorzio, l'ha accettato o vi ha fatto ricorso essendovi come costretto per gravi motivi connessi con il bene suo e dei figli, e quello del coniuge che ha chiesto e ottenuto il divorzio avendolo causato con un comportamento morale scorretto. Si ricordi comunque ad ogni coniuge che solo per gravissimi motivi può adattarsi a subire e accettare il divorzio o a farvi ricorso: in ogni caso, per lui, il divorzio equivale soltanto ad una separazione, che non rompe il vincolo coniugale. 211 - … chi ha subito il divorzio per gravi motivi … Nei confronti di chi ha subito il divorzio, l'ha accettato o vi ha fatto ricorso come costretto da gravi motivi, ma non si lascia coinvolgere in una nuova unione e si impegna nell'adempimento dei propri doveri familiari e delle proprie responsabilità di cristiano, la comunità cristiana - esprima piena stima, nella consapevolezza che il suo esempio di fedeltà e di coerenza cristiana è degno di rispetto e assume un particolare valore di testimonianza anche per le altre famiglie; - viva uno stile di concreta solidarietà, attraverso una vicinanza e un sostegno, se necessario, anche di tipo economico, specialmente in presenza di figli piccoli o comunque minorenni. Circa l'ammissione ai sacramenti, non esistono di per sé ostacoli: « se il divorzio civile rimane l'unico modo possibile di assicurare certi diritti legittimi, quali la cura dei figli o la tutela del patrimonio, può essere tollerato, senza che costituisca una colpa morale » e l'essere stato costretto a subire il divorzio significa aver ricevuto una violenza e un'umiliazione, che rendono più necessaria, da parte della Chiesa, la testimonianza del suo amore e aiuto. 212 - … e chi è moralmente responsabile del divorzio Con attenzione e con autentica discrezione, i fratelli nella fede e l'intera comunità cristiana offrano il loro aiuto a chi, essendo moralmente responsabile del divorzio, l'ha chiesto e ottenuto, ma non si è risposato. Si tratta di un aiuto « sia per un'eventuale ripresa della convivenza coniugale, sia per il superamento della possibile tentazione di passare a nuove nozze: comunque, sempre per sostegno alla sua vita cristiana ». Perché possa accedere ai sacramenti, il coniuge che è moralmente responsabile del divorzio ma non si è risposato deve pentirsi sinceramente e riparare concretamente il male compiuto. In particolare, « deve far consapevole il sacerdote che egli, pur avendo ottenuto il divorzio civile, si considera veramente legato davanti a Dio dal vincolo matrimoniale e che ormai vive da separato per motivi moralmente validi, in specie per l'inopportunità od anche l'impossibilità di una ripresa della convivenza coniugale ». In caso contrario, non potrà ricevere né l'assoluzione sacramentale, né la comunione eucaristica. Divorziati risposati 213 - I divorziati risposati: diversità di situazioni Altra particolare situazione è quella dei divorziati risposati. L'esperienza quotidiana, infatti, ci pone di fronte a non poche persone che, facendo ricorso al divorzio, passano a una nuova unione, ovviamente solo civile. Alcune di esse si distaccano totalmente dalla Chiesa e vivono quasi in una generale indifferenza religiosa. Altre non hanno piena coscienza del fatto che la loro nuova unione è contro la volontà del Signore. Altre, infine, pur sapendo di essere in contrasto con il Vangelo, « continuano a loro modo la vita cristiana, a volte manifestando il desiderio di una maggior partecipazione alla vita della Chiesa e ai suoi mezzi di grazia ». Sono situazioni che pongono un problema grave e indilazionabile alla pastorale della Chiesa, la quale deve professare la propria fedeltà a Cristo e alla sua verità come condizione e misura di un autentico amore materno anche verso i divorziati risposati. 214 - Una condizione di vita in contrasto con il Vangelo … Si riconosca e si riaffermi, innanzitutto, che « la loro condizione di vita è in contrasto con il Vangelo, che proclama ed esige il matrimonio unico e indissolubile: la loro nuova "unione" non può rompere il vincolo coniugale precedente, e si pone in aperta contraddizione con il comandamento di Cristo ». … che, tuttavia, esige un attento discernimento Ciò non esclude, tuttavia, il dovere di un ponderato discernimento nel valutare le diverse situazioni e, soprattutto, le singole persone. I pastori per primi sappiano che, per amore alla verità, sono obbligati a operare questo discernimento, nella consapevolezza che alla base delle varie situazioni ci possono essere motivi molto diversi fra loro: c'è chi è passato ad una nuova unione dopo essersi sforzato di salvare il primo matrimonio ed essere stato abbandonato del tutto ingiustamente dal coniuge e chi si è risposato dopo aver distrutto con grave colpa personale il proprio matrimonio; c'è chi ha contratto una nuova unione in vista dell'educazione dei figli e chi l'ha fatto perché soggettivamente certo in coscienza che il precedente matrimonio non era mai stato valido; come pure c'è chi, in tali situazioni, si è lasciato interrogare circa la sua vita di fede. 215 - Un interesse che va al di là del problema dell'ammissione ai sacramenti Ogni comunità cristiana eviti qualsiasi forma di disinteresse o di abbandono e non riduca la sua azione pastorale verso i divorziati risposati alla sola questione della loro ammissione o meno ai sacramenti: lo esige, tra l'altro, il fatto che la comunità cristiana continua ad avere occasioni di incontro con queste persone, i cui figli vivono l'esperienza della scuola, della catechesi, degli oratori, di diversi ambienti educativi ecclesiali. Necessità di realizzare forme di attenzione e vicinanza pastorale … Nella certezza che i divorziati risposati sono e rimangono cristiani e membri del popolo di Dio e come tali non sono del tutto esclusi dalla comunione con la Chiesa, anche se non sono nella "pienezza" della stessa comunione ecclesiale, si mettano in atto forme di attenzione e di vicinanza pastorale. Ogni comunità ecclesiale, di conseguenza, li consideri ancora come suoi figli e li tratti con amore di madre; preghi per loro, li incoraggi e li sostenga nella fede e nella speranza; non si stanchi di illuminarli con la parola di Cristo, di stimolarli a un'esistenza morale ispirata alla grande legge della carità, di invitarli alla conversione. Da parte della comunità cristiana e di tutti i suoi fedeli, pur qualificando come disordinata la loro situazione, ci si astenga dal giudicare l'intimo delle coscienze, dove solo Dio vede e giudica. Con grande delicatezza e cogliendo diverse occasioni propizie ( quali la nascita di un figlio e l'eventuale richiesta del battesimo, una sofferenza o un lutto familiare, la visita alle famiglie … ), i sacerdoti, i parenti, i vicini di casa, altre coppie particolarmente sensibili e preparate sappiano avvicinarli e iniziare con loro « quel dialogo che potrebbe illuminarli circa la posizione della Chiesa verso di loro, senza ingannarli sulla verità della loro situazione, ma insieme testimoniando una sincera carità fraterna ». 216 - … senza porre gesti che non possono essere coerenti con la fede … L'attenzione e la vicinanza pastorali non diventino, però, occasione per compiere gesti che non possono essere coerenti con la fede della Chiesa. In particolare, « il rispetto dovuto sia al sacramento del matrimonio sia agli stessi coniugi e ai loro familiari, sia ancora alla comunità dei fedeli proibisce ad ogni pastore, per qualsiasi motivo o pretesto anche pastorale, di porre in atto, a favore dei divorziati che si risposano, cerimonie di qualsiasi genere. Queste, infatti, darebbero l'impressione della celebrazione di nuove nozze sacramentali valide e indurrebbero conseguentemente in errore circa l'indissolubilità del matrimonio validamente contratto ». 217 - … aiutandoli e invitandoli a prendere parte attiva alla vita della Chiesa Con genuina sollecitudine pastorale, i presbiteri e l'intera comunità cristiana aiutino questi fratelli e queste sorelle a non sentirsi separati dalla Chiesa; li invitino e li sollecitino, anzi, a prendere parte attiva alla sua vita. Li esortino, in particolare, ad ascoltare la parola di Dio, per conservare la fede ricevuta nel battesimo e seguirne la dinamica di conversione: in tal senso, i divorziati risposati siano invitati a prendere parte agli incontri di catechesi e alle celebrazioni penitenziali comunitarie non sacramentali. Li aiutino a perseverare nella preghiera, certi di potervi trovare gli aiuti spirituali necessari per la loro situazione di vita; specialmente ricordino loro di partecipare fedelmente alla Messa, anche se non possono accostarsi alla comunione eucaristica. Li spronino ad un'esistenza morale ispirata alla carità, nella quale trovi spazio la partecipazione alle opere materiali e spirituali di carità e alle iniziative in favore della giustizia; un aiuto particolare venga loro offerto perché possano vivere pienamente il loro compito educativo nei confronti dei figli. 218 - L'impossibilità di svolgere nella comunità cristiana servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana … La partecipazione dei divorziati risposati alla vita della Chiesa rimane comunque condizionata dalla loro non piena appartenenza ad essa. È evidente, quindi, che essi « non possono svolgere nella comunità ecclesiale quei servizi che esigono una pienezza di testimonianza cristiana, come sono i servizi liturgici e in particolare quello di lettori, il ministero di catechista, l'ufficio di padrino per i sacramenti ». Nella stessa prospettiva, è da escludere una loro partecipazione ai consigli pastorali, i cui membri, condividendo in pienezza la vita della comunità cristiana, ne sono in qualche modo i rappresentanti e i delegati. Non sussistono invece ragioni intrinseche per impedire che un divorziato risposato funga da testimone nella celebrazione del matrimonio: tuttavia saggezza pastorale chiederebbe di evitarlo, per il chiaro contrasto che esiste tra il matrimonio indissolubile di cui il soggetto si fa testimone e la situazione di violazione della stessa indissolubilità che egli vive personalmente. 219 - … e di ammetterli ai sacramenti Fedele al suo Signore, la Chiesa comunque non può ammettere alla riconciliazione sacramentale e alla comunione eucaristica i divorziati risposati. Sono essi stessi a non poter esservi ammessi, dal momento che il loro stato e la loro condizione di vita sono in oggettiva contraddizione con la fede annunciata e celebrata nei sacramenti: sono in aperta contraddizione con l'indissolubile patto di amore tra Gesù Cristo e la sua Chiesa, significato e attuato dall'Eucaristia; sono in netto contrasto con l'esigenza di conversione e di penitenza presente nel sacramento della riconciliazione. È necessario, quindi, aiutare i divorziati risposati, che desiderano accostarsi ai sacramenti, a comprendere che il significato profondo dell'atteggiamento della Chiesa nei loro confronti non è quello dell'esclusione discriminatoria delle persone, bensì quello dell'autentico rispetto di tutte le persone e di tutti i valori in gioco e, soprattutto, quello della sua fedeltà al Vangelo. Bisogna anche aiutarli ad accettare la loro impossibilità a ricevere l'Eucaristia come appello alla conversione. Nello stesso tempo, senza dimenticare che Dio ha legato la grazia alla Chiesa quale sacramento di salvezza, occorre educarli a sperare sempre nella grazia di Dio, unico giudice delle coscienze. Non si deve neppure tralasciare di mostrare che la loro intima sofferenza e umiliazione possono anche essere di sostegno per altri fratelli di fede di fronte alla tentazione di infrangere il vincolo coniugale per ricorrere al divorzio e a nuove nozze. 220 - Le condizioni per poter essere riammessi ai sacramenti Solo quando i divorziati risposati cessano di essere tali possono essere riammessi ai sacramenti. È necessario, perciò, che essi, pentitisi di aver violato il segno dell'alleanza e della fedeltà a Cristo, siano sinceramente disposti ad una forma di vita non più in contraddizione con l'indissolubilità del matrimonio o con la separazione fisica e, se possibile, con il ritorno all'originaria convivenza matrimoniale, o con l'impegno per un tipo di convivenza che contempli l'astensione dagli atti propri dei coniugi. Infatti, « qualora la loro situazione non presenti una concreta reversibilità per l'età avanzata o la malattia di uno o di ambedue, la presenza di figli bisognosi di aiuto e di educazione o altri motivi analoghi, la Chiesa li ammette all'assoluzione sacramentale e alla Comunione eucaristica se, sinceramente pentiti, si impegnano ad interrompere la loro reciproca vita sessuale e a trasformare il loro vincolo in amicizia, stima e aiuto vicendevoli. In questo caso possono ricevere l'assoluzione sacramentale ed accostarsi alla Comunione eucaristica, in una chiesa dove non siano conosciuti, per evitare lo scandalo ». Sposati solo civilmente 221 - La situazione dei cattolici sposati solo civilmente è inaccettabile … Anche la crescente diffusione di matrimoni tra cattolici celebrati solo civilmente interpella la Chiesa e le chiede un'urgente e puntuale azione pastorale. Pur riconoscendo in tale scelta qualche elemento positivo connesso con la volontà di impegnarsi in un preciso stato di vita, di assumerne i diritti e gli obblighi e di chiederne il pubblico riconoscimento da parte dello Stato, si deve innanzitutto riaffermare che si tratta di una situazione inaccettabile per la Chiesa. Nella catechesi, nella predicazione, nei colloqui personali occorre continuare a insegnare e a mostrare che « per i cattolici l'unico matrimonio valido che li costituisce marito e moglie davanti al Signore è quello sacramentale, per la cui valida celebrazione è richiesta la "forma canonica". Il Battesimo, infatti, poiché li costituisce membra vive di Cristo e del suo Corpo che è la Chiesa, abilita e impegna i cristiani a celebrare e a vivere l'amore coniugale "nel Signore" ». Opera di discernimento e aiuto a partecipare alla vita della comunità cristiana come elementi della cura pastorale Nel prendersi cura di questi suoi figli, la Chiesa, analogamente a quanto è chiamata a fare per i divorziati risposati, li aiuti e li solleciti a partecipare alla vita della comunità cristiana, pur nei limiti dovuti alla loro non piena appartenenza ad essa. Sia anche attenta a discernere i motivi concreti che li hanno portati a scegliere il matrimonio civile e a rifiutare, o almeno rimandare, il matrimonio religioso. L'individuazione di questi motivi - quali, ad esempio, la perdita della fede, la non comprensione del significato religioso del matrimonio, la critica del matrimonio concordatario, la pressione dell'ambiente culturale o di alcune rivendicazioni ideologiche, la tendenza a vivere l'unione civile quasi come un "esperimento" - permetterà, infatti, di calibrare e precisare meglio gli interventi pastorali per aiutare i singoli interessati a superare la loro situazione. 222 - Aiutarli a regolare la propria situazione … La sollecitudine pastorale della Chiesa - attraverso il dialogo rispettoso e fraterno sviluppato dai sacerdoti, da parenti o amici e da altre coppie di sposi - miri soprattutto ad aiutare questi fratelli e queste sorelle a recuperare il significato e la necessità che le loro scelte di vita siano coerenti con il battesimo e con la fede ricevuti. Si cerchi, quindi, di « fare quanto è possibile per indurre tali persone a regolare la propria situazione alla luce dei principi cristiani », mediante la celebrazione sacramentale del matrimonio. 223 - … agendo con particolare prudenza pastorale … Nel procedere alla "regolarizzazione" della loro posizione, ci si lasci guidare da particolare prudenza pastorale. Ci si rifiuti di « procedere in forma sbrigativa e quasi burocratica come se si trattasse di una mera "sistemazione" di una situazione anormale »; si sia attenti « ad individuare i motivi della richiesta del matrimonio religioso alla luce della scelta precedentemente fatta in contrasto con la legge della Chiesa ». In particolare, « per la celebrazione del matrimonio religioso si dovrà accertare che i nubendi siano sinceramente pentiti e disposti a rimettersi in cordiale comunione con la Chiesa, e esigere una particolare preparazione anche dal punto di vista della catechesi cristiana del matrimonio ». … e con la licenza dell'Ordinario del luogo Ad ogni modo, « salvo il caso di necessità, coloro che hanno già contratto matrimonio civile non siano ammessi alla celebrazione del matrimonio canonico senza la licenza dell'Ordinario del luogo ». 224 - Criteri di azione e comportamento a) di fronte alla richiesta di matrimonio solo religioso tra una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente, attualmente separata e in attesa di divorzio Quando ci si trovasse di fronte alla richiesta di matrimonio solo religioso da parte di una persona canonicamente e civilmente libera con un'altra persona cattolica, già sposata civilmente e attualmente separata e in attesa di divorzio, si proceda con grande equilibrio e non poche cautele. Lo esigono sia ragioni di equità verso tutte le persone implicate nella situazione, sia motivi di doverosa prudenza circa le attitudini matrimoniali del richiedente, sia la necessità da parte della Chiesa di non favorire, al di là delle sue intenzioni, la "moltiplicazione" delle esperienze coniugali con il pericolo di ingenerare la prassi di una sorta di "matrimonio di prova". Per questi motivi, almeno fin quando « la vicenda del precedente matrimonio civile non si sia conclusa con una regolare sentenza di divorzio, che abbia composto le eventuali pendenze fra tutte le parti interessate », l'Ordinario di luogo, al quale il parroco deve sempre rivolgersi, « non può concedere l'autorizzazione se non per gravi ragioni e in circostanze veramente eccezionali ». Per parte sua e in ogni caso, il parroco « esamini anzitutto se chi ha ottenuto lo scioglimento del precedente matrimonio civile abbia contratto doveri verso altre persone o verso i figli e se sia disposto ad osservarli ( cf can. 1071, par. 1, n. 3 ) ». Accerti, inoltre, « la sincerità della richiesta del sacramento del matrimonio, inteso come scelta unica e irrevocabile ». Qualora avesse ottenuto la licenza dell'Ordinario del luogo, « non proceda alla celebrazione del sacramento senza chiedere e ottenere dai nubendi l'impegno di regolarizzare non appena possibile la loro posizione matrimoniale agli effetti civili ». 225 - b) di fronte alla richiesta di matrimonio tra una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente e divorziata Quando la richiesta di matrimonio riguardasse una persona canonicamente e civilmente libera e una persona cattolica già sposata civilmente e divorziata, anche se i due richiedenti risultano "liberi" di fronte alla Chiesa, analogamente a quanto indicato nella fattispecie precedente, non si tralasci di accertarsi circa la sincerità con cui si sceglie il matrimonio come unico e indissolubile e circa l'assolvimento degli eventuali doveri contratti verso altre persone o verso i figli. Il parroco si rivolga comunque all'Ordinario di luogo e, ottenuta da lui la licenza, proceda all'istruttoria e assista alla celebrazione del matrimonio secondo le disposizioni previste nel vigente Decreto generale sul matrimonio canonico per assicurare gli effetti civili. 226 - Il problema dell'ammissione ai sacramenti Poiché la loro vita non vuole essere e non è di fatto coerente con le esigenze del battesimo, sino a quando permangono in questa situazione di vita, i cattolici sposati solo civilmente non possono essere ammessi all'assoluzione sacramentale e alla comunione eucaristica. Solo una "regolarizzazione" della loro posizione, secondo le avvertenze sopra richiamate, può permettere una loro riammissione ai sacramenti stessi. Analogamente a quanto si è detto per i divorziati risposati, non è neppure possibile affidare loro incarichi o servizi che richiedono una pienezza di testimonianza cristiana e di appartenenza alla Chiesa. Conviventi 227 - Il diffondersi di forme di convivenza: … Da qualche tempo a questa parte, anche nel nostro paese tendono ad aumentare le convivenze o unioni libere di fatto tra persone che convivono coniugalmente, senza che il loro vincolo abbia un pubblico riconoscimento né religioso né civile. Tuttavia, alcune di queste persone intendono continuare a vivere la loro vita religiosa, chiedono i sacramenti per i loro figli e li vogliono educare nella fede. … situazione in contrasto con il senso profondo dell'amore coniugale Anche se la cultura contemporanea tende a legittimare queste convivenze, la Chiesa non può non riaffermare che esse sono in contrasto con il senso profondo dell'amore coniugale: esso, oltre a non essere mai sperimentazione e a comportare sempre il dono totale di sé all'altro, richiede per sua intima natura un riconoscimento e una legittimazione sociale e, per i cristiani, anche ecclesiale. 228 - Attenta opera di discernimento … La comunità cristiana con i suoi pastori deve, inoltre, conoscere tali situazioni e le loro diverse cause concrete. Sono, infatti, molto varie le motivazioni che le possono spiegare: da quelle sociali, economiche o giuridiche a quelle più propriamente culturali, connesse o con il rifiuto della società e delle sue regole, o con un individualismo esasperato, o con la contestazione e il rigetto del matrimonio come istituzione pubblica, a quelle di ordine più psicologico. … per aiutare a spianare la strada verso la regolarizzazione della situazione L'individuazione precisa delle vere ragioni che hanno condotto alla semplice convivenza permetterà di offrire contributi più efficaci e mirati per aiutare queste persone a chiarire la loro posizione, a superare le difficoltà incontrate, a spianare la strada verso la regolarizzazione del loro stato: rimane questa, infatti, la meta verso cui tendere. Attraverso un fraterno dialogo e una paziente opera di illuminazione, di caritatevole correzione, di testimonianza familiare cristiana, i pastori e i laici che fossero a conoscenza di tali situazioni si adoperino, quindi, affinché esse, quando sono unioni con un solido fondamento di amore reciproco, si risolvano con la celebrazione del matrimonio. 229 - Necessaria un'opera di prevenzione a livello educativo … Di fronte a un così grave fenomeno, la comunità cristiana deve svolgere anche un'opera di prevenzione, « coltivando il senso della fedeltà in tutta l'educazione morale e religiosa dei giovani, istruendoli circa le condizioni e le strutture che favoriscono tale fedeltà, senza la quale non si dà vera libertà, aiutandoli a maturare spiritualmente, facendo loro comprendere la ricca realtà umana e soprannaturale del matrimonio-sacramento ». Nello stesso tempo, pur nel rispetto di tutte le legittime distinzioni e competenze, ci si adoperi perché, anche a livello sociale, si abbia a promuovere e a favorire la famiglia come società naturale fondata sul matrimonio, sia evitando interventi tesi a equiparare l'istituto familiare con altri tipi di convivenze, sia, soprattutto, impegnandosi perché la famiglia diventi davvero il centro di ogni politica sociale.… e a livello sociale. 230 - Il problema dell'ammissione ai sacramenti È evidente, infine, che « sino a quando i conviventi permangono in questa situazione di vita non possono ricevere i sacramenti: mancano, infatti, di quella fondamentale "conversione" che è condizione necessaria per ottenere la grazia del Signore ». Il problema dei figli 231 - I compiti della comunità cristiana e dei genitori di fronte ai figli Nell'ambito dell'azione pastorale verso le famiglie irregolari o difficili, si pone spesso anche il problema dei figli, della loro educazione nella fede e della loro ammissione ai sacramenti dell'iniziazione cristiana. La comunità cristiana deve mostrare grande apertura pastorale, accoglienza e disponibilità nei loro confronti: essi, infatti « sono del tutto innocenti rispetto all'eventuale colpa dei genitori ». Per parte loro i genitori, al di là della loro situazione matrimoniale regolare o meno, rimangono i primi responsabili di quella educazione umana e cristiana alla quale i figli hanno diritto. Come tali, vanno aiutati e sostenuti dall'intera comunità cristiana e in particolare dai suoi responsabili. 232 - La richiesta dei sacramenti per i figli occasione di evangelizzazione In occasione della richiesta dei sacramenti per i figli, la comunità cristiana sia particolarmente attenta a cogliere questa opportunità per una discreta ma puntuale opera di evangelizzazione innanzitutto dei genitori, per aiutarli a riflettere sulla loro vita alla luce del Vangelo, per invitarli a "regolarizzare", per quanto possibile, la loro posizione, per esortarli e accompagnarli nel loro compito educativo. Criteri e condizioni per la celebrazione del battesimo … Nella consapevolezza che, in quanto segni e gesti della fede, i sacramenti dei figli ancora incapaci di un giudizio e di una decisione autonomi, sono da celebrarsi nella fede della Chiesa, fede che può vivere anche nei genitori nonostante la loro situazione irregolare, si proceda alla celebrazione del battesimo a condizione che ambedue i genitori, o almeno uno di essi, garantiscano di dare ai loro figli una vera educazione cristiana. In caso di dubbio o di incertezza circa la volontà e la disponibilità dei genitori a dare tale educazione, si valorizzi il ruolo dei "padrini", scelti con attenzione e oculatezza. Si celebri comunque il battesimo se, con il consenso dei genitori, l'impegno di educare cristianamente il bambino viene assunto dal padrino o dalla madrina o da un parente prossimo, come pure da una persona qualificata della comunità cristiana. … in particolare nel caso di genitori conviventi o sposati solo civilmente Nel caso di genitori conviventi o sposati solo civilmente, ai quali nulla impedisce di "regolarizzare" la loro posizione, di fronte alla richiesta del battesimo per i figli, il sacerdote non tralasci una così importante occasione per evangelizzarli. Mostri loro come ci sia contraddizione tra la domanda del battesimo per il figlio e la loro situazione di conviventi o di sposati solo civilmente: tale stato di vita, infatti, rifiuta di vivere da battezzati l'amore coniugale e, in profondità, mette in discussione il significato del battesimo che chiede ai due battezzati anche la celebrazione del sacramento del matrimonio. Di conseguenza, prima di procedere, con le necessarie garanzie di educazione cristiana, al battesimo del figlio, vigilando per evitare ogni atteggiamento ricattatorio o apparentemente tale, li inviti a sistemare la loro posizione, o almeno a intraprendere il cammino e a fare i passi necessari per arrivare a tale regolarizzazione. 233 - Criteri per la celebrazione della cresima e della comunione eucaristica Di fronte alla richiesta della cresima e della comunione eucaristica, nell'esprimere un giudizio e nell'operare una scelta pastorale, i sacerdoti facciano riferimento « non solo alla situazione e alla disponibilità religiosa e di fede dei genitori, ma anche alla crescente personalità dei figli, alla loro progressiva maturazione nella conoscenza e nell'adesione alla fede cristiana, soprattutto se questi figli sono inseriti in comunità cristiane vive e portanti ». Funerali religiosi 234 - Un'ultima attenzione pastorale va riservata al problema della celebrazione dei funerali religiosi di quei fedeli che, al momento della morte, si trovavano in una situazione coniugale irregolare. Il significato del funerale cristiano: le condizioni per la sua celebrazione … Poiché il senso del funerale cristiano consiste propriamente nel ringraziare il Signore per il dono del battesimo concesso al defunto, nell'implorazione della misericordia di Dio su di lui, nella professione di fede nella risurrezione e nella vita eterna, nell'invocazione per tutti, e in particolare per i familiari, della consolazione e della speranza cristiane, la celebrazione del rito delle esequie non è vietata per questi fedeli, purché non ci sia stata una loro esplicita opposizione e sia evitato lo scandalo degli altri fedeli. … e le attenzioni pastorali da coltivare I pastori siano premurosi, innanzitutto, nell'aiutare i fedeli a cogliere il senso più profondo del funerale cristiano; scelgano tra i formulari proposti dal rituale quelli più adatti alla situazione; secondo le indicazioni dello stesso rituale, scelgano la forma celebrativa più opportuna ( se durante la Messa o no, se nella Chiesa parrocchiale o nella cappella del cimitero … ), ne illustrino il significato innanzitutto ai parenti e la concordino con loro; se opportuno o necessario, sappiano utilizzare con intelligenza e discrezione il momento dell'omelia anche per alcuni richiami al valore del matrimonio e della sua indissolubilità. Cap. VIII - Le strutture e gli operatori della pastorale familiare A - Strutture di pastorale familiare 235 - Espressione dinamica della realtà della Chiesa, l'azione pastorale in genere, e in essa la pastorale familiare, « ha come suo principio operativo e come protagonista responsabile la Chiesa stessa, attraverso le sue strutture e i suoi operatori ». Bisogno di scelte operative e servizi concreti per una nuova cultura a favore del matrimonio e della famiglia Nella certezza che la pastorale familiare sarà in grado di annunciare, celebrare e servire il "Vangelo del matrimonio e della famiglia" e di accompagnare e sostenere ogni famiglia perché possa vivere responsabilmente la propria vocazione nella Chiesa e nel mondo solo se tutti e ciascuno nella Chiesa condivideranno i valori e le mete indicati anche nel presente Direttorio, è necessario discernere e realizzare le scelte operative e i servizi concreti che si impongono come prioritari e indilazionabili. Lo esige il bene della famiglia, da cui dipendono il bene e il futuro dell'umanità e della società, e lo richiede con urgenza l'odierna situazione storica, sociale e culturale. Non ci si può certo illudere di costruire, nella Chiesa e nella società, una nuova cultura a favore del matrimonio e della famiglia, se non si ha anche il coraggio di costituire e rendere stabili e davvero operanti adeguati organismi e strutture di pastorale familiare. Venga, perciò, rinnovato l'impegno della Chiesa in Italia « ad offrire, a tutti i livelli e in tutte le sue strutture diocesane, parrocchiali e associative, i mezzi idonei per un'adeguata preparazione al matrimonio e per una attenzione continua alle coppie e alle famiglie in ordine alla loro vita di fede e alla loro missione nella Chiesa e nel mondo ». La responsabilità della Chiesa particolare 236 - Responsabilità della Chiesa particolare e della parrocchia … Soggetto operativo più immediato e efficace per l'attuazione della pastorale familiare sono le Chiese particolari: « in tal senso ogni Chiesa locale e, in termini più particolari, ogni comunità parrocchiale deve prendere più viva coscienza della grazia e della responsabilità che riceve dal Signore in ordine a promuovere la pastorale della famiglia ». perché la pastorale familiare sia sempre presente in ogni progetto pastorale A questo scopo, a livello diocesano come a livello parrocchiale, ogni piano, progetto o programma di pastorale organica prenda sempre in considerazione la pastorale della famiglia. Nelle diocesi 237 - Presenza in ogni diocesi di uno specifico organismo … A livello diocesano, nel rispetto della creatività e delle concrete possibilità delle singole Chiese particolari, « vi sia uno specifico organismo per la promozione della pastorale familiare ». Si tratti, preferibilmente, di uno specifico "ufficio diocesano". Qualora invece lo si ritenesse più opportuno, prenda la forma di un "centro" o di una "commissione". In ogni caso costituisca un preciso referente per la pastorale familiare dell'intera diocesi. … guidato da un sacerdote e da una coppia di sposi Alla guida di questo organismo diocesano è opportuno che siano preposti insieme un sacerdote e una coppia di sposi, adeguatamente preparati. Scopi e compiti Tra gli scopi principali che tale organismo deve realizzare in collegamento e collaborazione anche con altri uffici e organismi della Chiesa diocesana e che spetta al Vescovo determinare, rientrino, ad esempio: l'annuncio del "Vangelo del matrimonio e della famiglia"; la promozione e il coordinamento delle iniziative per la preparazione dei giovani e dei fidanzati al matrimonio, per il sostegno e l'accompagnamento delle coppie e delle famiglie e per la formazione degli operatori di pastorale familiare; lo studio e la soluzione dei problemi morali, religiosi e sociali che la vita coniugale e familiare incontra di volta in volta, alla luce della dottrina della Chiesa e tenendo conto delle leggi vigenti e della loro evoluzione; la promozione delle strutture parrocchiali, zonali, decanali o vicariali di pastorale familiare; la proposta di specifiche attenzioni pastorali per le famiglie lontane o in situazione difficile o irregolare; il sostegno alle varie iniziative di servizio alla famiglia, a cominciare dai consultori e dai centri per i metodi naturali; l'attenzione alle problematiche e alle iniziative connesse con la difesa e la promozione della vita; il confronto e il dialogo con le diverse realtà culturali e sociali e con le stesse strutture civili sui temi riguardanti la famiglia e la vita. 238 - Punto di riferimento per tutti in diocesi Questo organismo diocesano sia punto di riferimento anche per associazioni, gruppi e movimenti ecclesiali o di ispirazione cristiana che agiscono più direttamente in campo familiare. Primo responsabile della pastorale familiare nella diocesi, infatti, è il Vescovo e questo organismo è fedele interprete del Vescovo e delle sue indicazioni. Di conseguenza, anche se secondo le proprie specifiche e legittime sensibilità e metodologie, ogni altra realtà che in diocesi opera con le famiglie e per le famiglie è chiamata a confrontarsi e a collaborare con le scelte pastorali della Chiesa locale e a incarnarle nelle proprie attività. 239 - La commissione o consulta diocesana L'ufficio diocesano per la famiglia, o la struttura ad esso equivalente, si avvalga della presenza e del contributo di una commissione o consulta diocesana per la pastorale della famiglia. In essa, oltre a sacerdoti e sposi in rappresentanza delle articolazioni zonali, decanali o vicariali della diocesi, siano presenti: diaconi permanenti, religiosi e religiose, esperti delle scienze teologiche e umane più direttamente interessate alle tematiche della famiglia e della vita, rappresentanti dell'Azione Cattolica e di associazioni, gruppi e movimenti che operano nell'ambito coniugale e familiare, rappresentanti e responsabili delle varie realtà a servizio della famiglia presenti in diocesi. A livello parrocchiale e interparrocchiale 240 - Commissione parrocchiale per la pastorale della famiglia: composizione e compiti Secondo le sue concrete possibilità, ogni parrocchia procuri che vi sia una apposita commissione per la pastorale della famiglia o che almeno qualche coppia di sposi, consapevole del proprio ministero coniugale, sia disposta ad esercitarlo seguendo la pastorale familiare. Nel rispetto di eventuali ulteriori determinazioni particolari stabilite dall'autorità diocesana, queste commissioni, composte prevalentemente da coniugi, in organico collegamento con il consiglio pastorale parrocchiale, aiutino l'intera comunità parrocchiale e i suoi responsabili a mantenere viva e operante la dimensione familiare di ogni azione o intervento pastorale e curino gli aspetti più propri e specifici della pastorale familiare. Tra l'altro e in particolare: si impegnino perché vi sia un numero sufficiente e adeguatamente preparato di operatori della pastorale familiare; si facciano carico della programmazione e dell'organizzazione degli itinerari di preparazione dei fidanzati al matrimonio; sollecitino la costituzione dei gruppi familiari e si prendano cura del coordinamento tra di loro e del loro inserimento nel cammino dell'intera comunità parrocchiale; promuovano e sostengano la celebrazione della Festa della famiglia, degli anniversari di matrimonio, della Giornata per la vita; siano propositive e attive in ordine ad altre specifiche iniziative per i genitori, le famiglie, la loro partecipazione alla vita della Chiesa e della società, le situazioni matrimoniali difficili o irregolari. 241 - Analoghe commissioni zonali, vicariali o decanali Analoghe commissioni siano istituite anche a livello zonale, vicariale o decanale e di unità pastorali, a seconda delle diverse articolazioni e della loro denominazione nelle singole diocesi. Fatte sempre salve ulteriori determinazioni diocesane, oltre a quella dei coniugi, meglio se in coppia, in questi organismi si preveda la partecipazione di presbiteri, di religiosi e religiose, dei rappresentanti dell'Azione Cattolica e di associazioni, gruppi e movimenti che più incisivamente operano nella pastorale familiare in quell'ambito territoriale, di eventuali esperti. Tra gli altri compiti, spetta a questi organismi operare anche gli opportuni collegamenti e le eventuali necessarie mediazioni tra gli organismi, le iniziative e i progetti di pastorale della famiglia a livello diocesano e quelli a livello parrocchiale. Quando fosse necessario, essi svolgano anche azione di supplenza, di integrazione, di promozione, di coordinamento e di sostegno nei confronti delle parrocchie, soprattutto di quelle più piccole. Nelle regioni ecclesiastiche 242 - Il Vescovo delegato per la pastorale della famiglia Nelle singole regioni ecclesiastiche, la relativa Conferenza Episcopale nomini un Vescovo delegato per la pastorale familiare, che presieda l'apposita commissione o consulta regionale e promuova, tra l'altro, un confronto e un coordinamento tra i responsabili degli organismi diocesani di pastorale della famiglia. 243 - Il sacerdote e la coppia di sposi incaricati regionali È molto opportuno che la Conferenza Episcopale regionale nomini pure un sacerdote e una coppia di sposi quali incaricati regionali per la pastorale familiare. Essi coadiuveranno il Vescovo delegato, in particolare per i lavori della commissione o consulta regionale, e agiranno in stretto collegamento con lui. 244 - La commissione o consulta regionale: … Presieduta dal Vescovo delegato, venga istituita una commissione o consulta regionale per la pastorale della famiglia. … composizione … Composto da coppie di sposi e da sacerdoti, rappresentanti delle diocesi, e da diaconi permanenti, religiosi, religiose e altri membri laici secondo quanto si riterrà opportuno in ogni regione, tale organismo agisca quale strumento di promozione, di studio e di coordinamento a servizio della Conferenza Episcopale regionale e delle rispettive diocesi. … e compiti Pur non avendo il compito, proprio di ogni diocesi, di elaborare e di attuare una pastorale familiare, offra il suo apporto alle Chiese diocesane studiando le tematiche riguardanti la famiglia e la vita che si rivelano più urgenti e attuali, prospettando ipotesi comuni di mediazione pastorale, suggerendo ai Vescovi della regione iniziative o prese di posizione a favore della famiglia e della vita. Sia, inoltre, luogo e strumento di comunicazione e di collaborazione con analoghe strutture delle altre regioni ecclesiastiche e con le istanze nazionali per la pastorale della famiglia, istituite presso la Conferenza Episcopale Italiana. 245 - Forme di collaborazione interdiocesana Anche come segno visibile di comunione fra le Chiese, siano valorizzate - soprattutto da parte delle Chiese locali di limitate dimensioni, specie se situate all'interno della stessa provincia o regione - forme di collaborazione interdiocesana, sino ad avviare iniziative in comune, specialmente in quegli ambiti ( come, ad esempio, la formazione degli operatori, i consultori familiari, i centri per i metodi naturali, i centri di aiuto alla vita … ) nei quali una singola diocesi non sempre è in grado di operare autonomamente per la scarsità o mancanza di strutture adeguate e di persone qualificate. A livello nazionale 246 - La Commissione Episcopale per la famiglia A servizio dell'intera Chiesa che è in Italia, la Conferenza Episcopale Italiana ha costituito una apposita Commissione Episcopale per la famiglia. Nell'ambito delle finalità proprie dell'intera Conferenza Episcopale, essa assolve a compiti di studio, di proposta e di animazione circa i problemi specifici relativi al matrimonio e alla famiglia. Per la preparazione delle sue riunioni, per l'elaborazione di eventuali documenti e per altri servizi di cui avesse bisogno, la Commissione Episcopale può avvalersi del servizio e della collaborazione dell'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. 247 - L'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia: Per la promozione e l'animazione della pastorale familiare nel pieno rispetto delle singole Chiese particolari, all'interno della Segreteria Generale della Conferenza Episcopale Italiana, in dipendenza dal Segretario Generale e in collegamento con gli altri Uffici, opera l'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia. … suoi collegamenti … Esso agisce anche in collegamento e a supporto della suddetta Commissione Episcopale per la famiglia. Collabora, inoltre, con gli organismi cattolici e le istituzioni che operano a favore della famiglia in Italia e nelle sedi internazionali, specialmente europee. … e sue finalità Nel quadro delle competenze precisate dalla Presidenza della stessa Conferenza Episcopale, l'Ufficio ha la finalità di promuovere e coordinare, a servizio delle Chiese particolari, la cura pastorale del matrimonio e della famiglia e di evangelizzare la cultura della vita umana, con speciale riguardo alla sua tutela fin dal concepimento e alla procreazione responsabile. In questo ambito, d'intesa sempre con la Segreteria Generale, può proporre iniziative e offrire opportune sussidiazioni alle regioni e alle diocesi e ai loro rispettivi organismi pastorali. Rientra pure nei suoi compiti lo studio sia dei movimenti di pensiero e di opinione, sia delle iniziative culturali e legislative relative alla concezione e al ruolo della famiglia, alla tutela della vita, alla politica familiare e allo sviluppo dei servizi alla persona e alla famiglia nella società italiana, per favorirne la conoscenza e la presa di coscienza da parte dei Vescovi e degli organismi pastorali, ai fini di un'azione di discernimento, di orientamento e di promozione. 248 - La Consulta nazionale per la pastorale della famiglia: … L'Ufficio Nazionale per la pastorale della famiglia, per l'attuazione dei suoi compiti, si avvale dell'apporto di una Consulta nazionale per la pastorale della famiglia. Essa è composta da una coppia di coniugi e da un sacerdote per ciascuna regione ecclesiastica, nominati dalla rispettiva Conferenza Episcopale regionale: essi siano preferibilmente gli stessi incaricati regionali per la pastorale della famiglia o, qualora lo si ritenesse più opportuno, siano scelti tra gli altri membri della Commissione o Consulta regionale. Della Consulta nazionale fanno parte anche altri membri nominati dal Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana, scelti eventualmente anche tra i rappresentanti di gruppi, associazioni e movimenti familiari. I membri durano in carica cinque anni e possono essere confermati. … e compiti La Consulta si presenta come luogo di incontro e di confronto allo scopo di: comunicarsi reciprocamente sensibilità, esperienze e iniziative; offrire pareri e contributi per l'elaborazione di strumenti e la progettazione e attuazione di iniziative a livello nazionale; condividere alcuni orientamenti comuni per l'animazione della pastorale familiare nelle regioni e nelle diocesi; suscitare la più ampia partecipazione alle iniziative interregionali o nazionali approvate dall'Episcopato. I consultori familiari 249 - Tra le strutture non propriamente pastorali, ma piuttosto finalizzate alla promozione umana della coppia e della famiglia, si pongono i consultori familiari. Complementarietà e distinzione tra Consultori familiari e strutture di pastorale familiare Con le strutture di pastorale familiare essi hanno in comune la finalità del vero bene della persona, della coppia e della famiglia e l'attenzione alla sessualità e alla vita. Diverse, invece, sono la prospettiva e la metodologia. La pastorale agisce per la promozione della vita cristiana e per l'edificazione della Chiesa e privilegia le risorse dell'evangelizzazione, della grazia sacramentale, della formazione spirituale e della testimonianza ecclesiale. I consultori, nell'ottica di un'antropologia personalistica coerente con la visione cristiana dell'uomo e della donna, guardano piuttosto ai dinamismi personali e relazionali e privilegiano l'apporto delle scienze umane e delle loro metodologie. 250 - La promozione dei consultori nelle diocesi … In ogni diocesi siano promossi, valorizzati e sostenuti « consultori familiari professionalmente validi e di sicura ispirazione cattolica ». … con compiti di consulenza e prevenzione in diversi ambiti Il loro servizio si sviluppi di norma sia in interventi di consulenza vera e propria a persone, a coppie e a famiglie in circostanze di difficoltà o in crisi di relazione, sia in interventi di prevenzione attraverso iniziative di formazione e di impegno culturale sul territorio e nella comunità. Tra gli ambiti nei quali il loro servizio appare più urgente e attuale, si ricordino: - i problemi della coppia, con particolare attenzione alla vita di relazione con tutti i suoi aspetti di comunicazione e di dialogo, alla vita sessuale, alla regolazione della fertilità e all'accoglienza della vita nascente; - l'educazione degli adolescenti e dei giovani alla vita, all'amore, alla sessualità, sia attraverso interventi diretti a loro destinati, sia mediante iniziative proposte ai loro educatori; - la preparazione dei fidanzati al matrimonio. A questo riguardo non venga loro delegata e non venga svolta da essi l'opera di evangelizzazione e di formazione spirituale ed ecclesiale propria delle comunità cristiane e dei loro pastori. I consultori, piuttosto, si facciano carico sia di offrire il loro eventuale contributo per la formazione degli animatori degli itinerari di preparazione dei fidanzati al matrimonio e alla famiglia, sia di proporre e illustrare, nelle sedi e nei momenti più opportuni, gli aspetti della vita matrimoniale e familiare più direttamente attinenti i campi delle scienze umane, mediche e legali, pure molto importanti per la vita coniugale familiare; - le problematiche degli anziani, dei loro rapporti con le famiglie e della loro presenza in esse. La loro ispirazione cristiana Ogni consultorio ispiri il proprio servizio alla visione cristiana della persona, della sessualità e della famiglia, con chiaro e indiscusso riferimento ai contenuti del magistero della Chiesa. Ciò comporta, nella logica della cosiddetta legge della gradualità, di rispettare e salvaguardare congiuntamente il valore morale, con la sua intrinseca forza normativa, e la persona umana, nella sua responsabilità etica e nel suo cammino storico di crescita. Gli operatori del consultorio, oltre che della preparazione e dei titoli professionali di base che la legge richiede nei consultori pubblici, siano dotati di competenza scientifica aggiornata, di disponibilità al lavoro d'équipe e al metodo della consulenza tipici del consultorio stesso, nonché della formazione morale necessaria per promuovere sempre la verità nella carità. Il consulente etico Una specifica competenza nell'ambito dell'équipe consultoriale sia riservata al consulente etico: a lui, infatti, spetta aiutare tutti gli altri operatori a far sempre riferimento corretto e inequivoco ai valori della morale cattolica nell'affrontare i vari problemi che si presentano e nel prospettare una loro soluzione. 251 - I consultori familiari di dichiarata ispirazione cristiana: loro significato … Tutto quanto si è detto fin qui circa i consultori familiari di ispirazione cristiana vale in modo particolarmente forte per i consultori familiari di dichiarata ispirazione cristiana. Essi sono segno pubblico della Chiesa e luogo nel quale, in modo esplicito, la promozione e la salvaguardia dei valori del matrimonio, della famiglia, della vita, della sessualità e dell'amore avvengono conformemente alla fede e alla morale evangeliche, autenticamente interpretate e proposte dal magistero della Chiesa. Essi testimoniano pure in modo originale e concreto che il messaggio cristiano non è contro l'uomo, ma per è per l'uomo, per la sua vita, per il suo amore, nella pienezza della loro verità: la fede cristiana, infatti, costituisce l'unica risposta pienamente valida ai problemi e alle speranze che la vita pone ad ogni uomo, ed è fonte di autentica felicità. … loro legame con la comunità ecclesiale … Tra questi consultori, la comunità ecclesiale e i suoi organismi vi sia un legame stretto e peculiare, espresso, precisato e regolato anche negli statuti. In forza di questo legame, il consulente etico sia normalmente nominato dal Vescovo. Il Vescovo, inoltre, nella persona del consulente etico o in una persona distinta da questa, nomini un sacerdote quale consulente ecclesiastico: a lui spetta significare e mantenere i rapporti tra il consultorio e la comunità cristiana e garantire la dichiarata ispirazione cristiana del consultorio stesso. … loro forme di federazione È bene che questi consultori siano federati tra loro a livello regionale e confederati nella Confederazione Italiana dei Consultori Familiari d'Ispirazione Cristiana. Come, a norma dello statuto della Confederazione, il consulente ecclesiastico nazionale è designato dalla Conferenza Episcopale Italiana e fa parte del Consiglio direttivo, anche a livello regionale è opportuno che la rispettiva Conferenza Episcopale designi un sacerdote come consulente ecclesiastico della Federazione regionale, il quale faccia parte del Consiglio direttivo della Federazione stessa. 252 - Altri consultori familiari di iniziativa cristiana: … Oltre a quelli di dichiarata ispirazione cristiana, esistono anche altri consultori familiari di iniziativa cristiana, la cui fisionomia e i cui rapporti con la comunità ecclesiale sono precisati nei rispettivi statuti. Anche per questi vale, in modo analogico, quanto si è detto precedentemente circa i consultori di ispirazione cristiana. … loro valorizzazione e forme di collaborazione e coordinamento Con spirito di apertura e di discernimento, la comunità cristiana sappia valorizzare i contributi da loro offerti e promuova, per quanto possibile, forme e iniziative di collaborazione e di coordinamento tra questi consultori e quelli di dichiarata ispirazione cristiana e con gli organismi della pastorale familiare. A livello diocesano e regionale, nel rispetto delle legittime diversità e autonomie, tale collaborazione potrebbe riguardare, ad esempio, iniziative a livello culturale per gli operatori dei consultori e verso il territorio, momenti di studio su talune problematiche emergenti, individuazione di interventi comuni nella vita civile e sociale. 253 - Consultori interdiocesani In taluni casi - specie quando le forze e le disponibilità delle singole diocesi fossero limitate o insufficienti - si promuovano consultori "interdiocesani", che utilizzino le risorse di più diocesi e si pongano a disposizione e a servizio delle Chiese locali promotrici dell'iniziativa. Anche in questi casi si vigili perché l'ispirazione cristiana, la competenza e la serietà del servizio siano adeguatamente garantiti; inoltre, a livello statutario, si precisino bene i compiti e le responsabilità delle singole diocesi interessate. 254 - La presenza dei cattolici nei consultori pubblici Non si tralasci, infine, di sostenere adeguatamente la presenza dei cattolici nei consultori familiari pubblici, perché possano « difendere il più possibile il vero significato del consultorio, quello cioè di un servizio soprattutto psicologico e sociale alla coppia e alla famiglia, nella linea di un aiuto positivo all'amore coniugale e alla vita ». Le comunità cristiane hanno, in particolare, il dovere di assisterli e di offrire loro solide motivazioni perché possano vivere la loro non facile testimonianza. In tale prospettiva, sappiano anche vigilare perché sia garantito il loro diritto-dovere all'obiezione di coscienza di fronte alla richiesta di prestazioni che le loro convinzioni non possono accettare o permettere e perché non subiscano discriminazioni in proposito. Centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità 255 - La promozione nelle diocesi dei centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità: … Poiché l'educazione ad un corretto esercizio della paternità e maternità responsabile appartiene di per sé alla pastorale della famiglia, vincendo ogni resistenza o remora e superando finalmente gravi ritardi anche mediante eventuali destinazioni di risorse economiche, « è indispensabile che in ciascuna diocesi siano costituiti e operanti centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità, nei quali - senza indebite scelte di un metodo a scapito di altri - ogni donna e ogni coppia possano essere aiutate a individuare e a seguire quella metodica che nel concreto meglio si addice alla loro situazione e meglio favorisce il loro compito di procreazione responsabile ». … rapporto con i consultori familiari … Anche se questi centri possono essere indipendenti dai consultori familiari di ispirazione cristiana, è necessario che in ogni consultorio siano presenti e operanti consulenti e insegnanti dei diversi metodi naturali, così da attuare un autentico servizio alle persone. … e tra di loro È, inoltre, sommamente auspicabile che i diversi centri per i metodi naturali di regolazione della fertilità - sempre nella logica di servizio che chiede anche di superare sottolineature in sé pure legittime, ma meno opportune in ordine a un bene comune - attuino forme di confronto e di coordinamento tra di loro, in vista di un cammino più cordialmente condiviso e unitario. Centri di aiuto alla vita e centri per la difesa della vita 256 - Strutture e servizi per l'accoglienza, la difesa, la promozione e la cura della vita umana … Nella consapevolezza che la famiglia è il luogo primario in cui la vita dell'uomo è chiamata a sbocciare e a svilupparsi secondo il progetto di Dio, la sollecitudine pastorale della comunità cristiana deve essere attenta anche alle strutture e ai servizi più direttamente ordinati all'accoglienza, alla difesa, alla promozione e alla cura della vita umana. In particolare, nelle nostre Chiese locali è necessario che siano programmati e resi operanti centri di aiuto alla vita e case o centri di accoglienza della vita. Nati per iniziativa diretta della comunità cristiana o di altre realtà guidate da ispirazione e criteri corretti, devono poter aiutare le ragazze, le madri e le coppie in difficoltà, offrendo non solo ragioni e convinzioni, ma anche assistenza e sostegno concreti per affrontare e superare le difficoltà nell'accoglienza di una vita nascente o appena venuta alla luce. 257 - … anche di fronte a nuove situazioni di disagio, devianza, malattia, marginalità Le nostre Chiese locali, infine, non esitino a spendere energie e persone anche per altre forme di intervento e di servizio che la tenacia e la fantasia della carità vorranno creare di fronte alla vita in situazioni di disagio, di devianza, di malattia e di marginalità, come, ad esempio: le comunità di recupero per tossicodipendenti, le comunità alloggio per minori, le varie forme di cooperative di solidarietà, i centri di cura e di accoglienza per i malati di AIDS. Sono tutte realtà nelle quali il protagonismo sociale delle famiglie può lodevolmente realizzarsi e che, comunque, nell'attuare i loro interventi in stretto rapporto con le famiglie e con continua attenzione ad esse, offrono un apporto non secondario alla pastorale familiare. B - Gli operatori della pastorale familiare 258 - Una responsabilità di tutti e di ciascuno e il bisogno di specifici operatori Nella comunità cristiana e in comunione con essa, la pastorale familiare, come ogni altra forma di pastorale, è compito che grava su tutti e su ciascuno, secondo il proprio posto e ministero. D'altra parte, c'è bisogno di formare operatori intelligenti e disponibili: sono essi gli artefici e i promotori fedeli, convinti e generosi di una attenzione e di una sollecitudine che interpella l'intera compagine ecclesiale e l'anima preziosa e indispensabile di ogni struttura e di ogni servizio che appare opportuno o necessario. I Vescovi 259 - Compiti e responsabilità dei Vescovi Primi responsabili della pastorale familiare nelle loro diocesi, i Vescovi consacrino interessamento, sollecitudine, tempo, personale, risorse a questo ambito e dimensione della pastorale; offrano il loro appoggio personale e il loro sostegno a tutti coloro che, a iniziare dalle famiglie, sono impegnati nelle strutture diocesane di pastorale familiare; non tralascino di offrire indicazioni precise e puntuali sui cammini e sulle iniziative da realizzare. Ricordino quanto Paolo VI scriveva loro: « A tutti rivolgiamo un pressante invito. Con i sacerdoti vostri cooperatori e i vostri fedeli, lavorate con ardore e senza sosta alla salvaguardia e alla santità del matrimonio, perché sia sempre più vissuto in tutta la sua pienezza umana e cristiana. Considerate questa missione come una delle vostre più urgenti responsabilità nel tempo presente ». I presbiteri e i diaconi 260 - La multiforme responsabilità dei presbiteri … Parte essenziale del ministero della Chiesa verso il matrimonio e la famiglia è il compito svolto dai presbiteri, la cui responsabilità si estende non solo ai problemi morali e liturgici, ma anche a quelli di carattere personale e sociale della vita coniugale e familiare. Siano annunciatori fedeli e coraggiosi dell'intero "Vangelo del matrimonio e della famiglia" anche con tutte le sue conseguenze etiche; promuovano e animino adeguatamente gli itinerari di preparazione al matrimonio, curino la celebrazione delle liturgie nuziali, valorizzino e sostengano forme e iniziative varie di accompagnamento delle coppie e delle famiglie; siano guide spirituali pazienti e illuminate degli sposi, dei figli e delle famiglie intere; sostengano le famiglie nelle loro difficoltà e sofferenze, affiancandosi ai membri di esse e aiutandoli a vedere la loro vita alla luce del Vangelo; operino perché in ogni comunità parrocchiale ci sia un numero sufficiente di animatori di pastorale familiare adeguatamente preparati. Il loro insegnamento e i loro consigli siano sempre « in piena consonanza col magistero autentico della Chiesa, in modo da aiutare il popolo di Dio a formarsi un retto senso della fede da applicare, poi, alla vita concreta » e da evitare ai fedeli smarrimenti, confusioni e ansietà di coscienza. Nello stesso tempo, siano disponibili all'accoglienza, capaci di valorizzare e promuovere i diversi ministeri e carismi, ricchi di quelle virtù umane che li mettono in grado di accompagnarsi ai coniugi e alle famiglie, sostenendoli in modo discreto e insieme autorevole. … e la necessità della loro preparazione Nella preparazione teologica e pastorale dei presbiteri, nel loro aggiornamento e nella varie iniziative promosse per la loro formazione permanente, trovi posto in modo adeguato lo studio del matrimonio nelle sue dimensioni sacramentali, morali, spirituali e canoniche e della stessa pastorale familiare. 261 - Il prezioso apporto dei diaconi Analoghe considerazioni valgono per i diaconi, ai quali venga affidata la cura di questo ambito pastorale. Soprattutto nel caso di diaconi coniugati, può risultare prezioso un esercizio del loro ministero con le famiglie e per le famiglie; sia comunque premura e responsabilità del Vescovo discernere cosa è più opportuno al riguardo e offrire le necessarie indicazioni. I coniugi e le famiglie 262 - Fondamento e ambiti dell'impegno di coniugi e famiglie come soggetto di pastorale familiare Venga soprattutto riconosciuto, promosso e valorizzato il posto singolare che, in forza della grazia del sacramento del matrimonio, spetta ai coniugi e alle famiglie: essi « non sono soltanto l'oggetto della sollecitudine pastorale della Chiesa, ma ne sono anche il soggetto attivo e responsabile in una missione di salvezza che si compie con la loro parola, la loro azione e la loro vita ». Singolarmente o in forma associata, coniugi e famiglie siano attori e soggetti di pastorale familiare in comunione e collaborazione con gli altri servizi e ministeri operanti nel popolo di Dio, in particolare con i presbiteri e i diaconi, i religiosi e le religiose, i catechisti e gli educatori, i teologi e gli esperti di scienze umane. 263 - Come già ampiamente è stato illustrato anche in questo Direttorio, svolgano il loro servizio anzitutto in seno alla propria famiglia, con la testimonianza di una vita matrimoniale e familiare condotta secondo il progetto di Dio, con la procreazione responsabile e l'educazione e la formazione cristiana dei figli, con la realizzazione di una autentica comunità di persone. Si aprano, inoltre, ad una cordiale e intelligente partecipazione alla vita della Chiesa e della società, con particolare attenzione alle altre famiglie. Religiosi, religiose e consacrati secolari 264 - La testimonianza originale dei religiosi e delle religiose … Consapevoli che il contributo proprio e originale che sono chiamati a offrire agli sposi e alle famiglie è quello della loro consacrazione a Dio, i religiosi, le religiose e i membri di istituti secolari e di altri istituti di perfezione vivano e testimonino con gioia la loro vocazione e siano richiamo trasparente e costante all'assoluto del Regno, nel quale anche il matrimonio e la famiglia trovano il loro significato e il loro valore. 265 - … e le forme del loro apostolato familiare Nello stesso tempo, vedano nell'apostolato rivolto alle famiglie uno dei compiti più urgenti e prioritari da vivere nell'attuale situazione storica. Di conseguenza, singolarmente o in forma associata: si mettano a servizio delle famiglie, con particolare sollecitudine verso i bambini, specialmente se abbandonati, indesiderati, orfani, poveri o handicappati; visitino le famiglie e si prendano cura degli ammalati e degli anziani; coltivino rapporti di rispetto e di carità con le famiglie incomplete, in difficoltà o disgregate; offrano la loro opera di consulenza e di insegnamento nella preparazione dei fidanzati al matrimonio, nell'aiuto alle coppie per una procreazione veramente responsabile, negli itinerari di catechesi familiare, soprattutto prebattesimale; aprano le proprie case all'ospitalità semplice e cordiale perché le famiglie vi possano fare esperienze spirituali ricche e significative. I fedeli laici 266 - La famiglia primo e privilegiato ambito dell'impegno apostolico e sociale dei laici Poiché vivono nel mondo, inseriti anzitutto nelle quotidiane condizioni della vita familiare e, in modo proprio e peculiare, sono chiamati a « cercare il Regno di Dio trattando le cose temporali e ordinandole secondo Dio », i fedeli laici trovano nella famiglia il primo e privilegiato ambito del loro impegno apostolico e sociale. Si adoperino, innanzitutto, per fare della famiglia una autentica comunità di persone, dove i rapporti sono animati e guidati dalla legge dell'amore gratuito e fedele. Soprattutto quando il contesto culturale, sociale, economico e politico attenta alla dignità della famiglia stabilmente fondata sul matrimonio e alla sua originaria funzione di sorgente della vita e di educazione delle persone, siano solleciti sia nel rendere la famiglia cosciente della sua identità di primo nucleo sociale di base e del suo ruolo originale nella società, sia nel reclamare e nel contribuire a mettere in atto interventi culturali, mezzi economici e strumenti legislativi destinati ad assicurare alla famiglia i diritti di cui è titolare. La donna 267 - Il ruolo particolare della donna oggi Tra i fedeli laici, soprattutto nell'odierno momento storico, un ruolo tutto particolare spetta alla donna: quello di dare piena dignità alla vita matrimoniale e alla maternità. Nuove possibilità, infatti, « si aprono oggi alla donna per una comprensione più profonda e per una realizzazione più ricca dei valori umani e cristiani implicati nella vita coniugale e nell'esperienza della maternità: l'uomo stesso - il marito e il padre - può superare forme di assenteismo o di presenza episodica e parziale, anzi può coinvolgersi in nuove e significative relazioni di comunione interpersonale, proprio grazie all'intervento intelligente, amorevole e decisivo della donna ». Laici specializzati 268 - Importanza di una presenza discreta e competente di laici specializzati Per la preparazione al matrimonio e nel cammino delle famiglie è di non poco giovamento anche la presenza discreta e competente di alcuni laici specializzati - medici, uomini di legge, psicologi, assistenti sociali, pedagogisti, consulenti, ecc. -, i quali, sia individualmente sia attraverso il loro impegno in diverse associazioni e iniziative, prestano la loro opera di illuminazione, di consiglio, di orientamento, di sostegno. È necessario, al riguardo, che quanti appartengono a queste professioni, grazie anche all'invito e alla sollecitazione che utilmente può venire da amici e dagli stessi responsabili della comunità cristiana, si interroghino e si rendano disponibili per un impegno più diretto, e normalmente secondo l'ottica del volontariato, con le famiglie e per le famiglie, sia nelle strutture di pastorale familiare sia in quelle più propriamente di promozione umana. La formazione degli operatori 269 - Perché gli operatori possano svolgere responsabilmente il loro servizio è importante e necessaria anche una loro adeguata preparazione, da attuarsi sia in eventuali istituti specializzati, sia in "scuole" o altre analoghe iniziative appositamente organizzate nelle Chiese locali. Promozione, nelle diocesi, di scuole per operatori di pastorale familiare: … In ogni diocesi, o a livello interdiocesano - secondo forme plurime e articolate di collaborazione con facoltà teologiche, istituti di pastorale, istituti di scienze religiose o realtà simili - si promuovano queste "scuole per operatori di pastorale familiare", sotto la responsabilità del Vescovo e dei suoi organismi pastorali. Non si manchi neppure, in questo contesto, di riconoscere e valorizzare l'apporto prezioso e competente che può derivare da alcuni soggetti specifici ( quali centri culturali, consultori, associazioni, gruppi e movimenti ). In ogni caso il loro ruolo non deve porsi in alcun modo in alternativa all'impegno comune della Chiesa diocesana, ma deve sapersi raccordare con esso. 270 - … loro finalità Per la natura che le contraddistingue e per le finalità che si propongono, queste "scuole" devono: - formare gli operatori ad un autentico senso della Chiesa: se, infatti, ogni azione pastorale deve fare attenzione ai riflessi familiari di ogni scelta e iniziativa, non può essere però la pastorale familiare ad esaurire l'intera opera della Chiesa. Sono, quindi, necessari, un'apertura a tutto ciò che contribuisce all'edificazione della Chiesa e una reale disponibilità al confronto e alla collaborazione con gli operatori degli altri ambiti pastorali; - offrire conoscenze sufficienti circa gli aspetti antropologici, biblici, teologici, morali, canonistici e spirituali riguardanti il matrimonio e la famiglia. Una particolare attenzione va riservata agli aspetti e ai contenuti pastorali, con attenzione sia alle indicazioni contenute in questo Direttorio, sia alla storia e alle determinazioni più specifiche della propria Chiesa diocesana; - proporre alcune strumentazioni, soprattutto di ordine psicologico e pedagogico, sia per poter attivare rapporti corretti con le singole persone e con le diverse famiglie, sia per essere in grado di animare momenti comunitari e di gruppo per i fidanzati e per le famiglie. Conclusione 271 - Consegna agli operatori pastorali Questo Direttorio viene ora affidato agli operatori della pastorale familiare e, in particolare, ai Vescovi, ai presbiteri e alle stesse famiglie cristiane. Insieme con i diaconi, i religiosi e le religiose e con tutti i fedeli laici impegnati in questa preziosa azione e missione ecclesiale, lo facciano oggetto di attenta riflessione e trovino i modi più opportuni per trasformare in puntuali iniziative e prassi pastorali quanto descritto in queste pagine. 272 - Gravità e vastità dell'impegno Come già in altre occasioni, avvertiamo e comprendiamo anche oggi la gravità e la vastità dell'impegno che con il presente Direttorio chiediamo a noi stessi e alle nostre Chiese. Ma ci spinge a questo la rinnovata consapevolezza che il futuro della Chiesa e della sua presenza salvifica nel mondo, come quello dell'intera società, passa in maniera singolare attraverso la famiglia, nata e sostenuta dal sacramento del matrimonio. 273 - Speranza nell'impegno di molti … Nello stesso tempo avvertiamo con viva speranza di poter chiedere questo impegno. È una speranza che nasce dal sapere che molte famiglie, molti presbiteri, molti religiosi e laici e non poche comunità ecclesiali sono già impegnate lodevolmente e da tempo perché ogni famiglia possa riscoprire e vivere secondo la sua dignità, la sua vocazione e la sua missione. A tutti questi fratelli e sorelle nella fede va ora la nostra gratitudine e quella di tutta la Chiesa; da questi fratelli e sorelle sappiamo di poterci aspettare un impegno ulteriore e rinnovato, in grado di contagiare e di sollecitare anche altri. Soprattutto, però, la nostra è una speranza che affonda le sue radici nell'amore del Padre che, in Cristo Gesù, incessantemente comunica alla Chiesa il suo Spirito. Affidiamo, quindi, noi stessi e le nostre Chiese a questo amore trinitario, mentre invochiamo la dolce e potente protezione della Santa Famiglia di Nazaret, immagine vivente della Chiesa di Dio, prototipo ed esempio di tutte le famiglie cristiane. Siamo così certi che le nostre comunità ecclesiali, con nuovo ardore e con modalità e metodi rinnovati sapranno annunciare, celebrare e servire il "Vangelo del matrimonio e della famiglia".