La sala della comunità un servizio pastorale e culturale Commissione ecclesiale per le comunicazioni sociali Premessa 1. - La comunità cristiana è impegnata da sempre nel compito di annunciare il Vangelo e in ogni epoca ricerca forme nuove e più adeguate per comunicare agli uomini e alle donne il messaggio di salvezza. Questa vasta e articolata opera di evangelizzazione passa anche attraverso prospettive culturali capaci di intercettare le domande del tempo e di proporre risposte originali e pertinenti. In questo contesto diventa sempre più urgente innestare nella pastorale ordinaria attenzioni nuove dal punto di vista dei linguaggi e delle modalità di comunicazione. L'uomo contemporaneo è immerso nella cultura dei media e attraverso di essa elabora in larga misura i suoi modelli di vita. Con estrema chiarezza il Santo Padre ci ha posto di fronte a questa nuova condizione della nostra epoca: « I mezzi di comunicazione sociale hanno raggiunto una tale importanza da essere per molti il principale strumento informativo e formativo, di guida e di ispirazione per i comportamenti individuali, familiari, sociali. Le nuove generazioni soprattutto crescono in modo condizionato da essi. [ … ] Non basta, quindi, usarli per diffondere il messaggio cristiano e il magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa "nuova cultura" creata dalla comunicazione moderna ». 2. - Tra le esperienze che hanno qualificato l'impegno costante della Chiesa italiana per intercettare la cultura del tempo occupa uno spazio di particolare rilievo il servizio svolto dalle sale della comunità. Con "sala della comunità" non si definisce solo uno spazio fisico, ma si indica una precisa attitudine della comunità cristiana a diffondere il messaggio evangelico, coniugandolo con le diverse espressioni culturali e utilizzando i linguaggi propri della comunicazione moderna. Già nel 1982 la Commissione Episcopale per le comunicazioni sociali era intervenuta con uno specifico documento per indicare il ruolo della sala della comunità nella pastorale delle comunità ecclesiali. Sin da allora la Commissione ha auspicato un ampio utilizzo della sala in forza « della varietà delle esigenze e della peculiarità del servizio che strumenti diversi possono rendere all'uomo sul piano dell'informazione, dell'espressione, della circolazione dei valori, della ricreazione ed elevazione dello spirito ». Sentiamo oggi l'esigenza di riprendere, aggiornare e approfondire quella riflessione, perché i rapidi sviluppi di questi anni e gli scenari aperti dalla cultura dei media esigono un rinnovato impegno e offrono nuove opportunità per una proposta culturale cristianamente ispirata. Siamo infatti sempre più consapevoli della portata di quanto il Papa ebbe a dirci nel Convegno di Palermo: « la cultura è un terreno privilegiato nel quale la fede si incontra con l'uomo ». 3. - La presente nota, che precisa ulteriormente il valore e il ruolo della sala della comunità, si inserisce tra le iniziative promosse nell'ottica del "progetto culturale orientato in senso cristiano", che si va sviluppando nelle nostre comunità ecclesiali. La Chiesa italiana, avviando l'esperienza del progetto culturale ha come obiettivo l'evangelizzazione della cultura e l'inculturazione della fede, ovvero l'impegno di annunciare il Vangelo assumendo concretamente il linguaggio della vita e della cultura di oggi. Come già la prima comunità apostolica, la Chiesa è chiamata a dire nuovamente la fede in Gesù Cristo in modo creativo e con i linguaggi tipici del tempo. In questa prospettiva il credente adulto nella fede, «in un contesto di compagnia amichevole, con franchezza unita a umiltà, cordialità e rispetto dell'altrui libertà », si incammina con gli uomini e le donne del nostro tempo per annunciare loro la Parola della salvezza. Proprio tale prospettiva di tipo missionario definisce il senso originario del progetto culturale della Chiesa in Italia. Infatti « da sempre la pastorale ha una valenza culturale, perché la fede stessa ha un legame vitale con le sue espressioni culturali » ma la situazione odierna esige ancora di più che questo impegno assuma forme progettuali, in grado di intercettare i processi culturali in atto nel nostro Paese. 4. - La sala della comunità si propone come spazio funzionale alla realizzazione di un positivo innesto tra la missione evangelizzatrice di ogni comunità particolare e le complesse dinamiche della comunicazione e della cultura che assumono sempre più dimensioni planetarie. La nuova condizione creata dai media fa sì che ogni fatto locale possa avere una risonanza mondiale e ogni evento, anche lontano, possa diventare assolutamente prossimo. In questo contesto emerge una nuova domanda di presenza che viene da più parti rivolta alla Chiesa, affinché diffonda il suo messaggio con i linguaggi odierni della comunicazione, della cultura e dell'arte. La sala della comunità è un supporto prezioso per sviluppare questi molteplici percorsi, attraverso cui la comunità ecclesiale può annunciare Cristo all'uomo di oggi e far sì che tutti coloro che sono alla ricerca della verità possano incontrarlo. Solo in lui infatti possono trovare risposta gli interrogativi a cui il progresso di per sé non risponde e che, per certi versi, rende più acuti. Le sale della comunità hanno infatti il pregio di svolgere un'azione pastorale e culturale di ampio respiro, che coinvolge tutte le componenti della comunità ecclesiale e si rivolge, attraverso le varie forme della comunicazione sociale, anche a coloro che sono lontani dalla fede ma mostrano interesse per i grandi temi dell'esistenza umana. Queste sale sono a servizio di una dinamica missionaria, che vuole raggiungere gli ambienti della vita familiare, professionale e sociale attraverso un uso saggio dei media. I. La sala della comunità: ieri e oggi 5. Da sala cinematografica a sala della comunità Il concetto di sala della comunità non è un modo diverso per indicare la tradizionale sala cinematografica parrocchiale. Esso racchiude la riscoperta di una vocazione propria della comunità ecclesiale, chiamata ad un dialogo franco e aperto nei confronti del mondo e della cultura di oggi. Nate nei primissimi anni del secolo, le sale parrocchiali hanno conosciuto una forte espansione, fino a rappresentare la metà dell'esercizio cinematografico nazionale. All'inizio esse avevano lo scopo di offrire alternative a spettacoli malsani e di proporre forme di intrattenimento educative. In particolare negli anni sessanta hanno conosciuto il diffondersi dei cineforum, un metodo di visione del film ricco di obiettivi educativi, che ha fatto maturare sensibilità e competenze. Il passaggio dagli anni sessanta agli anni settanta ha segnato profondamente la pratica del cineforum, che da occasione critica divenne pretesto per dibattiti a sfondo sociale e politico. A partire da quegli anni è iniziata pure la crisi dell'industria del cinema, che ha fatto sentire le sue conseguenze anche sulle sale cinematografiche parrocchiali. Nel frattempo il circuito delle sale parrocchiali avviava un ripensamento sul significato di tale servizio. 6. - Gli anni ottanta hanno aperto una nuova stagione. La stessa nota pastorale del 1982 ha sancito la ripresa, nelle comunità cristiane, della funzione svolta dalle sale parrocchiali. Molte sale sono state riaperte. I numeri sono molto differenti rispetto a quelli degli anni sessanta; tuttavia, mentre non poche sale pubbliche sono state cedute o destinate ad altre attività, le sale parrocchiali in larga parte non hanno cambiato proprietà e modalità d'uso, rimanendo pertanto un potenziale patrimonio da riqualificare. Quanto avvenuto in questi anni ci spinge a pensare la sala della comunità non più semplicemente come sala del cinema, ma come una vera e propria struttura pastorale al servizio della comunità. Erede della sala cinematografica parrocchiale, la sala della comunità non rinnega la sua origine, legata ad uno dei più suggestivi strumenti della comunicazione sociale, ma affronta anche la sfida della nuova cultura mediatica, ampliando l'offerta delle modalità espressive e delle tecnologie di supporto, promuovendone unitamente l'uso e la riflessione critica. Di conseguenza appare opportuno promuovere la ristrutturazione, la riapertura e, dove è possibile, la costruzione di una sala della comunità, affinché diventi in ogni parrocchia uno strumento a sostegno della pastorale ordinaria. 7. - La sala della comunità deve diventare luogo di confronto, di partecipazione e di testimonianza, espressione di una comunità viva e dinamica. Come struttura complementare alla chiesa, la sala della comunità si pone a servizio della comunione e dell'azione educativa. È ancora attuale l'appello del Papa: « la sala della comunità diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli già maturi, una sorta di catechesi che parta dalle vicende umane e si incarni nelle "gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uomini di oggi, soprattutto dei più poveri" ( cf. Gaudium et spes, 1 ) materialmente e spiritualmente » 8. - In considerazione dell'utilità che questa struttura pastorale può avere per la missione della Chiesa, è necessario invertire la tendenza che ha portato in questi ultimi anni molte comunità a privarsi di spazi così importanti, alienando le sale o cambiandone la destinazione d'uso. Trascurare questo spazio di azione pastorale sarebbe segno di scarsa attenzione ai nuovi contesti sociali e culturali, come già si affermava nella nota del 1982: « Una posizione rinunciataria è non soltanto autolesionista ma è anche gravemente lesiva di una presenza qualificata della Chiesa e dei suoi figli in settori, come quelli della cultura e dello spettacolo, aventi una forte potenzialità di aggregazione e di spinta ». 9. Sala della comunità e progetto culturale orientato in senso cristiano La sala della comunità è luogo della riflessione e dell'accoglienza, dell'incontro e dell'approfondimento. È spazio per sviluppare in modo creativo l'intelligenza credente, per leggere la storia a partire dallo sguardo di uomini e donne illuminati dalla fede in Gesù Cristo. L'attuale società della comunicazione rischia paradossalmente di perdere la possibilità di comunicare: la sala della comunità offre alla comunità ecclesiale l'occasione per sostenere il livello e la qualità dell'ascolto, del confronto e del dialogo che nutrono la comunicazione. Lo fa così da contribuire, per la sua parte, in modo progettuale, programmatico e metodologico, al progetto culturale promosso dalla Chiesa italiana. 10. - La sala della comunità vuole essere un concreto stimolo a far sì che la fede delle nostre comunità si incarni nel presente, facendosi interpellare ma soprattutto interpellando mente e cuore degli uomini e delle donne del nostro tempo. Per questo aspetto la sala non ricalca le formule propriamente catechistiche, ma si affianca alla catechesi, preparando i cuori all'annuncio della salvezza, risvegliando interrogativi e suscitando l'incontro e il confronto. La sua azione tende poi a far crescere la capacità di chi già crede ad interpretare la realtà con gli occhi della fede e ad essere aperto e attento alle persone che gli vivono accanto, a comprendere le istanze e i processi culturali che caratterizzano il suo territorio. 11. - Il molo delle sale della comunità nel quadro del progetto culturale orientato in senso cristiano si colloca sul versante del ripristino e della qualificazione delle condizioni di ascolto, delle facoltà di attenzione e di elaborazione critica oggi fortemente minate da un processo di dissipazione e di relativizzazione, da una forte omologazione del gusto e dalla tendenza a vivere con superficialità. La sala della comunità si presenta come lo spazio dove autenticamente si fa cultura, cioè si coltiva il gusto, la mente e il cuore. Proprio questo aspetto si presenta come propedeutico all'attuazione della logica che guida il progetto culturale. 12. - Il progetto culturale interroga la vita della sala della comunità chiedendo di rifuggire dall'astrazione accademica così come da una logica esclusivamente funzionale e commerciale. In tal modo la sala della comunità manifesta già una dimensione spirituale e religiosa, perché fare della cultura e dell'arte terreno di interrogazione, spazio per la ricerca di un senso e anche occasione di proposta e di testimonianza, rientra già in un percorso di tipo spirituale. L'esperienza della partecipazione comunitaria accresce inoltre la comunione ecclesiale e permette la valorizzazione di doni e di capacità spesso nascoste e trascurate. 13. Sala della comunità: valore e caratteristiche La sala è detta "della comunità" non tanto perché è di proprietà o di uso esclusivo della comunità ecclesiale, ma perché in essa ciascuno può trovare uno spazio accogliente e confortevole, stimolante e fecondo di opportunità culturali e spirituali. A ben vedere questa denominazione consente anche di offrire le coordinate e il raggio di azione della sala: è infatti necessario partire da una condizione pratica e concreta di socializzazione, rappresentata dalla sala, per individuare una prospettiva simbolica e una indicazione progettuale in riferimento alla comunità. Le sale della comunità « devono proporsi come luoghi di incontro e di dialogo, come spazi di cultura e di impegno, per un'azione sapiente di recupero culturale, di preevangelizzazione e di piena evangelizzazione ». 14. - La sala della comunità è un luogo fisico dove singole persone, gruppi, associazioni possono ritrovarsi. Non un luogo anonimo - come tanti altri luoghi e "non luoghi" della società contemporanea - , frequentato da sconosciuti disattenti gli uni agli altri, ma uno spazio dove si possono incontrare e conoscere altre persone interessate a un percorso di ricerca o a una condivisione di esperienze. Uno spazio che offre una proposta articolata di momenti di intrattenimento o di riflessione, scanditi secondo un criterio non meramente occasionale o episodico, ma secondo una significativa programmazione, che offre l'opportunità di qualificare l'uso del tempo in una società che vive sempre di più questa dimensione come un susseguirsi indifferenziato di eventi. La parola "comunità" richiama esplicitamente l'idea della condivisione e della responsabilità ed esige la dimensione della gratuità e del dono. Solo la fattiva partecipazione di tutta la comunità, del resto, rende possibile una ricca comunicazione e un'autentica relazione. 15. - La sala della comunità è luogo di socializzazione e di promozione culturale. Proprio per la sua vocazione a offrirsi come luogo aperto a tutti, la sala della comunità rischierebbe di limitare il proprio raggio di azione qualora presentasse unicamente delle connotazioni catechistiche. La sala della comunità, sia come occasione di riflessione o come semplice proposta di intrattenimento, non può rinunciare ai suoi obiettivi primari, che consistono nel coltivare il gusto estetico e nell'affinare le facoltà critiche, dialettiche e interpretative delle persone. Il Papa Paolo VI, già nel 1964, rivolgendosi agli esercenti cinematografici cattolici indicava come fine del loro lavoro proprio quello di « ( confortare nel pubblico [ … ] l'attitudine critica, [ … ] la ripresa delle facoltà personali sopra la suggestione incantatrice dello spettacolo. Da gestori - continuava il Papa - fatevi educatori! ». Oggi questo impegno di animazione culturale si è reso ancora più pressante e fondamentale. 16. - Gli operatori della comunicazione sociale, e tra questi gli animatori della sala della comunità, devono curare in modo particolare la formazione. Esito del loro impegno non è infatti solo l'informazione quanto piuttosto la formazione. Il cinema, la musica, il teatro, la televisione incidono, in maniera proporzionale alla competenza critica dei fruitori, sulla costruzione di modi di pensare e di giudicare. Infatti i media selezionano le notizie, impongono le priorità del dibattito sociale e diventano in qualche modo fonte e modello di socializzazione. La formazione degli animatori delle sale della comunità, come quella di tutti coloro che ne usufruiscono, diventa pertanto una questione fondamentale affinché la proposta della sala risponda ad un preciso progetto educativo. Sarà opportuno fare tesoro dei molti momenti formativi che gli uffici per la comunicazione, diocesani, regionali e nazionale, propongono a vari livelli e in diverse forme, come pure sarà necessario avere attenzione alle iniziative promosse dalle associazioni che si occupano di comunicazione sociale. La formazione dovrà coniugare tre aspetti tra loro strettamente collegati: un profilo cristiano adeguato, la conoscenza del pensiero della Chiesa, la competenza tecnica. 17. - Perché questo si realizzi è necessario che nella fase di progettazione e costruzione, come anche nei più frequenti casi di ristrutturazione delle sale della comunità, si tengano presenti due principi: la funzionalità e l'accessibilità. La funzionalità prevede anzitutto un progetto della sala. Anzi è proprio tale progetto, voluto e costruito dalla comunità, che definisce i criteri di funzionalità della sala stessa. Nel delineare il progetto - che determina anche l'impegno economico e il piano di finanziamento - non si dimentichi mai che la sala della comunità è struttura pastorale al servizio della vita della Chiesa. Il criterio di funzionalità è da commisurare pertanto con tale preciso orizzonte di ecclesialità. L'accessibilità è conseguenza della funzionalità. È necessario infatti che la sala della comunità sia anzitutto utilizzabile dalla comunità cristiana, dalle sue diverse componenti, dai piccoli come dai grandi. È necessario in modo particolare coniugare l'adeguamento alle innovazioni tecnologiche con la sobrietà e le molteplici funzioni che la sala è chiamata a svolgere. II. I protagonisti della vita della sala della comunità 18. La comunità cristiana nel suo insieme Soggetto dell'animazione della sala della comunità è la comunità cristiana dislocata su un territorio, ovvero presbiteri, religiosi e laici nella condivisione dell'unica passione per il Vangelo di Gesù Cristo e la sua accessibilità all'uomo contemporaneo. È proprio della comunità cristiana promuovere e realizzare un attento discernimento culturale, espressione dinamica della comunione ecclesiale e metodo di formazione spirituale oltre che di lettura della storia e di progettazione pastorale, nonché percorso propedeutico allo stesso discernimento comunitario. Il discernimento culturale diventa una scuola di vita cristiana, una via per sviluppare il confronto, la corresponsabilità, l'inserimento nel mondo a cominciare dal proprio territorio. Nell'attuale situazione di pluralismo culturale, la comunità cristiana deve assumersi, in modo più diretto e consapevole, il compito di plasmare una mentalità cristiana, che in passato era affidato alla tradizione familiare e sociale. Per realizzare questo obiettivo, dovrà andare oltre i luoghi ed i tempi dedicati al sacro e raggiungere i luoghi ed i tempi della vita ordinaria - famiglia, scuola, lavoro, sport, arte, ecc. - e attraversare il variegato e complesso mondo della comunicazione spettacolare. Questo sporgersi oltre i tempi e i luoghi del sacro esprime la natura essenzialmente missionaria della comunità cristiana e conferma « che il nostro non è il tempo della semplice conservazione dell'esistente, ma della missione ». Le sale della comunità devono diventare « propedeutiche al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani, servizio al popolo di Dio, ma anche a tutti i figli di Dio ovunque dispersi ». 19. Il gruppo di coloro che animano Per una gestione efficace e qualificata della sala, la comunità cristiana è chiamata ad individuare persone che, per dono di Dio e per competenze proprie, possano assumere uno specifico servizio pastorale nei settori della cultura e della comunicazione. È bene che nella fase del discernimento e poi nell'affidare l'incarico da parte della comunità cristiana ad operare nella sala della comunità, si tenga conto della necessaria passione e della competenza che il mondo della comunicazione richiede. La Chiesa, infatti, accoglie la sfida della comunicazione non come un ambito di servizio strumentale, ma anzitutto perché ha la passione di annunciare il Vangelo di Gesù Cristo ad ogni uomo e non riuscirà a realizzare se stessa come Chiesa di Gesù Cristo se non prenderà sul serio le domande e le attese, insieme alle inquietudini e alle contraddizioni, degli uomini e delle donne di oggi. Il gruppo animatore dunque ha il compito di intercettare le domande e di cogliere le aspettative del territorio in cui opera, facendo riferimento al piano pastorale diocesano e agli orientamenti pastorali della Chiesa italiana. 20. - Ritorna ancora una volta l'importanza e la centralità della formazione, che si deve sviluppare in una forma di aggiornamento continuo. Il progetto formativo deve tener conto delle priorità del piano pastorale ma, al tempo stesso, deve essere sviluppato secondo le esigenze della comunità e le novità che emergono dal quadro socio-culturale di riferimento. Il gruppo che anima, in sostanza, deve essere in grado di rinnovarsi e di incrementare progressivamente la propria capacità di interpretare le nuove modalità del comunicare, individuando possibili percorsi di senso e in definitiva di spiritualità. Questa ricerca di un orizzonte trascendente e fondante tende ad esprimersi, soprattutto nel settore audiovisivo, in forme nuove che esigono un costante aggiornamento. Va da sé che di fronte a queste sfide non ci si può affidare all'approssimazione, anticamera della banalità e dell'ovvietà, ma è necessario, al contrario, sollecitare l'approfondimento critico e l'impegno creativo. 21. Il contributo delle associazioni In ordine alla vita e all'animazione della sala della comunità, è auspicabile una sinergia tra associazioni con profilo culturale e pastorale coerente, con una configurazione giuridica ben definita e che si occupano di comunicazione. In molti casi queste realtà già esistono; si tratta soltanto di consolidarle e di assecondarne gli sforzi. Tali associazioni hanno il pregio di essere dotate di una competenza specifica nel settore della comunicazione e, opportunamente supportate, possono diventare una fucina di operatori da impiegare in questo delicato ambito della pastorale. Non si deve trascurare, inoltre, la capacità d'attrazione che esse esercitano specialmente sulle giovani generazioni, sempre alla ricerca di luoghi e spazi, non solo fisici, che sappiano soddisfare la loro ansia di aggregazione. È auspicabile che le strutture associative vengano coinvolte attivamente nei progetti pastorali delle parrocchie: il loro ruolo non può essere ridotto a quello di meri esecutori di progetti già elaborati; è necessario, al contrario, valorizzarne le potenzialità creative sulla base delle priorità e degli obiettivi del piano pastorale. Alla luce delle esperienze in atto si può verificare come la vita associativa interna e le proposte che tali associazioni suggeriscono per l'animazione della sala della comunità sono importanti occasioni per la maturazione di adulti nella fede con un alto profilo di competenza nel mondo dei media. 22. Un servizio per tutti Il destinatario principale di questa attività di inculturazione della fede è l'intera comunità locale. I messaggi e le situazioni mediati dagli strumenti di comunicazione sociale, pur nell'apparente lontananza da un interesse propriamente pastorale, sono quelli che mettono maggiormente in risalto il contesto storico nel quale si perpetua l'azione salvifica del Signore attraverso la mediazione della Chiesa. In quest'ottica, occorre stabilire i criteri che consentano non soltanto un'azione di crescita interna della comunità ecclesiale, ma anche un'azione di testimonianza e di evangelizzazione nei confronti di coloro che non sentono l'appartenenza alla comunità. L'azione della sala va oltre i confini del luogo di culto, ma il suo obiettivo ultimo resta quello di un dialogo che assume la forma della testimonianza: testimonianza alla verità e all'amore di Cristo data con la parola, la vita e attraverso i mezzi della comunicazione sociale. 23. - Coloro che non appartengono alla comunità dei credenti non possono essere considerati come soggetti estranei o passivi delle sollecitazioni della comunità cristiana, ma devono essere accolti come interlocutori attivi per un confronto dialettico sul terreno delle questioni e dei problemi umani, in tutta l'estensione della loro gamma, su cui i cristiani sono sfidati a mostrare di avere una parola credibile da dire alla luce della loro fede, per rendere ragione della loro speranza ( cf. 1 Pt 3,15 ). È dalla validità e dai risultati di questo approccio che nasce una possibilità concreta di evangelizzare chi non ha fede. I cristiani hanno l'opportunità di verificare la solidità della propria fede, la capacità di trasmettere il messaggio cristiano con i linguaggi correnti e la qualità della loro carità. III. Attività, iniziative e strumenti 24. - Oltre ai tradizionali media del cinema e del teatro, la sala della comunità oggi è anche occasione per creare percorsi educativi con la televisione, la musica e le nuove tecnologie. La sala utilizza ogni strumento di comunicazione a seconda delle proposte e delle persone a cui vuole riferirsi. Per la diversità degli strumenti e per la varietà dell'utilizzo oggi la sala della comunità si presenta come una struttura polivalente: luogo per gli incontri e i dibattiti che segnano la vita interna della comunità ma anche quella esterna, con confronti su temi importanti sia dal punto di vista civile che culturale, per la preparazione alla celebrazione per i ragazzi dell'iniziazione cristiana e per manifestazioni di carattere culturale, come mostre, conferenze e momenti di intrattenimento e di festa. Riportiamo di seguito alcune riflessioni introduttive a partire dai media tradizionali - cinema, teatro, televisione, musica - per dedicare un paragrafo specifico alle nuove tecnologie. 25. Il cinema Il cinema, forte anche dei suoi cento anni di storia, sta riscoprendo accanto alla funzione classica di divertimento, la natura di luogo comunitario di lettura e rappresentazione della realtà. In una società che vive uno stato di saturazione da immagini, dovuto soprattutto alla forte presenza e pervasività della televisione, il cinema, quasi per contrasto, si sta riappropriando della sua qualità di immagine particolare, per certi versi anche straordinaria - per dimensioni e per condizioni di proiezione -, che è in grado di restituire forza e profondità all'immagine tornando ad interpellare in modo forte gli spettatori. La sala della comunità, proprio partendo da questa nuova sottolineatura delle funzioni del cinema, può contribuire ad un recupero della dimensione della festa. Una programmazione non episodica e strutturata attorno ad un preciso progetto faciliterà lo sviluppo di un'attività continuativa e capace di creare una partecipazione attenta e fedele. 26. - La sala della comunità non dimentichi la preziosa forma del cineforurn. Esso non si presenta come offerta di film anche belli e non più inseriti nella programmazione commerciale. Il cineforurn è un percorso educativo, un itinerario di proposte qualificate che favoriscono la partecipazione, svolgendo un compito educativo in senso ampio, perché, oltre alla crescita culturale, sviluppa anche la coscienza sociale e lo spirito democratico. Soprattutto così si rifiuta la tendenza individualistica che caratterizza gran parte del consumo culturale legato alle mode del nostro tempo. La complessità del cineforum - per cui non esistono modelli esportabili indifferentemente in diversi contesti - deve tener conto soprattutto della tipologia - composizione, età, livello culturale - del pubblico a cui ci si rivolge e perciò impone una forte attenzione alla programmazione dei film, alla scheda di presentazione, alla conduzione del dibattito - momento imprescindibile - e all'attivazione in ogni caso di risposte, mediante schede di commenti, giudizi, voti. Il cineforum così inteso è spazio di educazione alla responsabilità del giudizio. 27. La televisione Nonostante l'aumento esponenziale delle nuove tecnologie, la televisione rimane oggi lo strumento dominante nel nostro ambiente comunicativo, sia per la sua capacità - qualitativa e quantitativa - di coinvolgimento sia per il tipo di competenze tecniche che richiede. Sulle potenzialità e sulle degenerazioni di questo strumento si è detto molto, così come sulle opportunità autenticamente didattiche e formative. A nessuno sfuggono i talenti illusionistici e manipolatori così come la sua inarrestabile tendenza a confondere trasformando tutto, senza distinzioni, in un grande spettacolo - compreso il linguaggio religioso e l'esperienza della fede. La sala della comunità può diventare occasione per creare una "deontologia del consumo televisivo": infatti, come per gli altri mezzi, il ruolo della televisione dipende dall'uso che ne facciamo e dalla nostra capacità di giungere ad un approccio critico. 28. - La sala della comunità è chiamata a diffondere - attraverso l'esperienza del teleforum - una competenza nell'uso della televisione che permetta di non essere dipendenti e di operare una selezione dei programmi, valorizzando in modo particolare la nuova produzione televisiva realizzata dall'emittenza cattolica attraverso la programmazione a carattere nazionale. Il teleforum mutua dal cineforum gli aspetti metodologici: informazioni generali, notizie sulla trasmissione, visione comune e dibattito guidato. Il momento del dibattito vede prevalere la capacità di analizzare il programma al fine di individuare alcune possibili linee di comprensione critica. Per questo motivo è necessario che le comunità provvedano alla formazione di animatori che possano essere di aiuto nell'analisi delle trasmissioni. Il teleforum si presenta inoltre come occasione di lettura fenomenologica e anche sociologica di alcuni aspetti della cultura dei media. Per questo suo aspetto squisitamente educativo, il teleforum può diventare, nella sala della comunità, un positivo laboratorio per le persone impegnate in ambito didattico. 29. Il teatro In vista dei suoi scopi educativi, la sala della comunità - come spazio di dialogo creativo con le forme espressive della cultura contemporanea - si presta, per la sua stessa struttura, a diventare una sorta di prezioso laboratorio filodrammatico. Il teatro, infatti, possiede potenzialità comunicative e riflessive del tutto singolari, che lo rendono strumento appropriato per la sala della comunità. Lo sviluppo contemporaneo del teatro ha messo in luce la sua natura di luogo in cui è ancora possibile, nell'epoca della comunicazione mediatica, instaurare un rapporto diretto tra uomini, ossia tra l'attore - voce in cui risuona la parola creativa dell'artista - e lo spettatore. Ma indubbiamente l'elemento che caratterizza il teatro in senso comunitario è l'attivazione di positive dinamiche di gruppo, in seno alla realizzazione e alla messa in scena. La sala della comunità può ospitare periodicamente recital dei ragazzi della comunità o gruppi teatrali in grado di offrire spunti per la riflessione guidata dello spettatore, ma anche spingere alla formazione di gruppi di ricerca, che abbiano l'obiettivo di reinterpretare, nella messa in scena, eventi e problemi provenienti dal territorio della comunità. 30. La musica Anche la musica si offre come strumento adatto alle caratteristiche della sala della comunità, che può diventare una sorta di laboratorio musicale. L'universo dei suoni infatti rappresenta un linguaggio di facile accesso per tutti, e il consumo musicale nell'epoca dei media è sicuramente assai diffuso soprattutto fra i giovani. Anche per questo la sala della comunità deve farsi carico di una operazione culturale ed educativa in questo campo, favorendo percorsi per attraversare in modo critico il mondo della musica, in due direzioni: da una parte è possibile progettare cicli di ascolto guidato, dall'altra attivare gruppi musicali che raccolgano la creatività presente sul territorio. Il discoforum rappresenta, per esempio, una modalità interessante di utilizzo della sala della comunità: ascoltare criticamente un concerto dal vivo o un disco costituisce un momento di aggregazione e di riflessione aperto soprattutto ai giovani, in cui affinare la propria attenzione verso i messaggi veicolati dalla produzione contemporanea, sviluppando utili analisi anche di tipo sociologico, senza dimenticare il piacere della fruizione comunitaria. D'altra parte la sala della comunità può ospitare gruppi bandistici, cori o piccole orchestre, sviluppando una cultura musicale e una capacità creativa che valorizzi in modo particolare le realtà locali. 31. Le nuove tecnologie Il progresso tecnologico ha comportato, in tempo recente, l'introduzione di nuovi strumenti di comunicazione, che per le loro potenzialità sono soggetti a una rapida diffusione sociale imponendosi a livello culturale e di costume. Si tratta di tutti quei mezzi di solito raccolti sotto il nome di nuove tecnologie della conzunicazione e che sono caratterizzati da sistemi computerizzati. Tra essi, oltre alla comunicazione satellitare e alla multimedialità, un ruolo di assoluto primo piano va sempre più rivestendo la rete internet. Proprio le opportunità comunicative offerte da questi mezzi e la loro presenza a livello di consumo individuale li rendono una questione ineludibile per la sala della comunità, anche se questo pone il problema di come coniugare il loro carattere personale con la natura comunitaria e le finalità ecclesiali della sala. 32. - La soluzione può essere trovata operando su due livelli di integrazione: il primo strumentale, il secondo educativo. Sul piano strumentale la predisposizione della sala della comunità all'utilizzo delle nuove tecnologie risponde a esigenze di aggiornamento funzionale. Sempre più di frequente, infatti, la didattica richiede un supporto di tecnologia informatica, sia ai fini della presentazione multimediale dei contenuti sia per la ricerca di materiali disponibili in rete. Oltre all'ormai consolidato utilizzo della videoconferenza, non tarderà a giungere la trasmissione satellitare di programmi culturali e di intrattenimento. In tale prospettiva la sala della comunità potrebbe diventare occasione di utilizzo comunitario dei programmi satellitari. Su un piano strettamente educativo, è facile intuire come i tradizionali compiti di riflessione critica sui contenuti mediatici richiedano di essere aggiornati alle nuove esigenze del consumo. IV. La sala dela comunità e l'ACEC 33. - Una vasta e profonda riflessione pastorale ha fatto sì che l'impegno dell'Associazione Cattolica Esercenti Cinema ( ACEC ), originariamente rivolto al solo cinema, si estendesse ad altri strumenti della Comunicazione sociale. La sala della comunità è frutto di questa riflessione, un frutto maturato attraverso tre tappe significative: la qualificazione culturale e pastorale della sala cinematografica parrocchiale, il coinvolgimento della comunità ecclesiale nella conduzione e nella programmazione della sala, l'ampliamento dell'area di interesse attraverso la multimedialità. All'ACEC, che celebra quest'anno il 50° di costituzione, l'Episcopato italiano, riconoscendo il merito di aver operato in questi anni con competenza e lungimiranza, conferma il mandato di rappresentanza, promozione e tutela di quelle strutture, soggette comunque alla giurisdizione ecclesiastica, che si configurano come sale della comunità, cioè come luoghi che fanno della multimedialità uno strumento di azione pastorale. 34. - Promuovere, realizzare e sostenere le sale della comunità resta il compito fondamentale dell'ACEC, compito che diventa oggi ancora più urgente e impegnativo. L'ACEC è chiamata a offrire alla comunità ecclesiale un servizio per il quale ha competenza sul piano della professionalità e della specifica identità: un servizio volto a creare le premesse di mentalità, di costume, di linguaggio, di strumenti, di modelli di ricerca per una efficace azione pastorale. L'ACEC può quindi offrire preziosi aiuti alle comunità ecclesiali per la corretta organizzazione e gestione delle sale della comunità. In modo particolare può aiutare la comunità ecclesiale a: a) operare perché la multimedialità delle sale della comunità risponda alle varie esigenze di comunicazione e contribuisca con la molteplicità dei messaggi alla riflessione culturale e critica, a livello personale e comunitario; b) potenziare i servizi di assistenza e consulenza in ordine alla programmazione delle sale della comunità, al loro adeguamento strutturale e tecnologico, alla loro gestione amministrativa; c) seguire con particolare attenzione quelle sale che svolgono attività cinematografica in modo esclusivo o permanente, curarne la tutela anche sul piano giuridico e legislativo, valorizzarne la funzione pastorale; d) valorizzare la sala della comunità come spazio aperto al territorio, come luogo di incontro anche per i non credenti, come occasione di conoscenza e di rilevazione delle necessità dell'ambiente; e) assumere iniziative per la formazione degli animatori delle sale della comunità e degli operatori impegnati a livello tecnico e amministrativo; f) operare affinché la gestione della sala della comunità, nel rispetto delle direttive dell'Episcopato italiano, non sia « ceduta in affitto o in gestione a laici, o comunque sottratta all'impegno comunitario, destinandola ad attività non rispondenti alla sua funzione pastorale ». 35. - L'ACEC, in quanto associazione qualificata a servizio della comunità ecclesiale, deve rispondere alla finalità missionaria insita in ogni azione pastorale, coniugando tale azione con le esigenze tipiche del settore della cultura, dell'arte e dello spettacolo. Nello specifico, deve assolvere tale compito valorizzando strumenti di cui ha diretta conoscenza ed esperienza, in modo particolare offrendo le indicazioni giuridiche e amministrative necessarie perché le sale della comunità rispondano ai requisiti previsti dalle normative vigenti per le attività pubbliche. Per assolvere a questo compito all'ACEC è richiesto di: a) operare in piena sintonia con gli indirizzi pastorali dell'Episcopato italiano al fine di contribuire, con la sua specificità, alla realizzazione del progetto culturale e degli orientamenti pastorali predisposti per la Chiesa in Italia; b) realizzare una funzionale collaborazione con l'Ufficio Nazionale della C.E.I. per le comunicazioni sociali, e, a livello territoriale, con gli Uffici regionali e diocesani; c) creare sinergie con i vari organismi ecclesiali che operano nel campo della comunicazione e della cultura con finalità pastorale; d) valorizzare il lavoro della Commissione Nazionale Valutazione Film e collaborare, se richiesto, alla sua conduzione tecnico-organizzativa. Conclusione 36. - Consegniamo questa breve nota alla responsabilità delle comunità ecclesiali che sono in Italia accompagnandola con due immagini evangeliche. La prima è l'immagine del lievito ( cf. Mt 13,33 ). Essa ci ricorda che il criterio ermeneutico del progetto culturale orientato in senso cristiano ha la forma dell'incarnazione e della testimonianza. Il lievito se non viene mescolato con la massa della farina non produce alcun effetto. Anzi per realizzare la sua propria identità domanda di essere mescolato. Anche il servizio che il credente adulto può compiere al Vangelo di Gesù Cristo è quello di realizzare pienamente se stesso nella forma della testimonianza incarnata nel mondo. La seconda immagine è la parabola del seminatore ( cf. Mt 13,3-9 ). Il problema che la parabola pone è quello delle condizioni dell'accoglienza del seme. Il seme che è la parola di Dio - e di essa il suo rifrangersi opaco nell'attuale cultura - vive la povertà dell'essere affidato. Il problema è il terreno di ricezione. La sala della comunità si pone a servizio del discernimento culturale per ricreare le condizioni di ascolto e di ricezione che pongano sempre più in dialogo il Vangelo e la cultura. Roma, 25 marzo 1999 Solennità dell'Annunciazione del Signore La commissione ecclesiale per le comunicazioni sociali