Repertorio Nazionale di canti per la liturgia Premessa A cura dell' Ufficio Liturgico Nazionale della Conferenza Episcopale Italiana I Vescovi della Commissione Episcopale per la liturgia presentano alle comunità ecclesiali italiane questo repertorio di canti per l'uso liturgico. Si augurano che esso costituisca un valido contributo per la verità, la spiritualità e la dignità delle celebrazioni. Invitano i responsabili diocesani e parrocchiali dell'animazione liturgica, e in specie di quella musicale, ad attingere ampiamente alla presente raccolta e ad ispirarsi nelle proprie scelte concrete ai criteri che hanno guidato la sua elaborazione. Confidano che il "repertorio nazionale" dia nuovo vigore all'"arte del celebrare", restituendo bellezza ed espressività all'atto del cantare, parte integrante della liturgia della Chiesa. 1. Il presente "repertorio nazionale" vuole riprendere in modo efficace, vent'anni dopo, la prima proposta fatta dalla Conferenza Episcopale Italiana, pubblicata nel 1979 e denominata "repertorio-base a carattere nazionale" ( Notiziario della Conferenza Episcopale Italiana 1979, 1727 ). Questo secondo elenco di canti è stato selezionato da un apposito gruppo di lavoro, a ciò incaricato dall'Ufficio Liturgico Nazionale e che ha lavorato dal 1994 al 1999. Non si propone come un'opera chiusa e definitiva: potrà infatti essere ulteriormente rielaborata. 2. Il "repertorio nazionale" intende rispondere a una duplice esigenza: segnalare e rendere reperibili canti adatti alle celebrazioni liturgiche, partendo dalla produzione tradizionale e da quella degli ultimi decenni ( canti con testi e melodie nuovi, canti con testi nuovi su melodie preesistenti ); diffondere, mediante le scelte operate, alcuni criteri di individuazione e selezione dei canti, che aiutino a scegliere in modo più attento a livello locale. 3. Gli ambiti che questo nuovo "repertorio nazionale" tiene presenti sono: i canti dell'Ordinario della Messa; i canti propri del Triduo Pasquale; i canti propri delle celebrazioni eucaristiche festive di tutto l'anno liturgico ( esclusi i salmi dopo la prima lettura ); i canti per il culto eucaristico; i canti per le esequie. Non sono stati per ora considerati: i canti per la celebrazione degli altri Sacramenti; i canti della Liturgia delle Ore. Mancano anche i canti per i pii esercizi e per la pietà popolare. I recitativi rituali, già editi nel Messale e in altri libri liturgici, pur non comparendo in questo elenco, fanno parte del "repertorio nazionale". 4. Si tratta in massima parte di canti in lingua italiana; alcuni sono in lingua latina con annessa traduzione conoscitiva. I canti scelti sono tratti da pubblicazioni edite in Italia negli ultimi trent'anni circa ( riviste, fascicoli, raccolte ); la fonte viene sempre segnalata. Di ogni canto si indica la forma liturgico-musicale e ne è suggerito l'uso liturgico più appropriato. 5. I redattori sono consapevoli che questa selezione non è in grado di venire incontro a tutte le esigenze locali: essa non intende quindi soppiantare i canti già in uso e neppure impedire che vengano prodotti e messi in circolazione nuovi canti, nel rispetto delle norme liturgiche, delle quali vengono offerti i testi fondamentali in appendice. 6. Il criterio prioritario che ha guidato la selezione è quello della pertinenza rituale. È indispensabile che ogni intervento cantato possa divenire elemento integrante e autentico dell'azione liturgica in corso. Questo stesso criterio dovrebbe essere, per tutti e in ogni occasione, il primo e principale punto di riferimento. 7. Alla luce del criterio precedente diventano comprensibili e insieme necessari gli altri criteri a cui questo "repertorio nazionale" cerca di ispirarsi in modo da essere esemplare per ogni scelta locale: la verità dei contenuti in rapporto alla fede vissuta nella Chiesa ed espressa nella liturgia; la qualità dell'espressione linguistica e della composizione musicale; la cantabilità effettiva per un'assemblea media e la probabilità che essa possa assumere questi canti riconoscendoli parte integrante, o integrabile, della propria cultura. 8. Questa proposta intende favorire la partecipazione cantata di assemblee con caratteristiche medie, quali sono quelle parrocchiali domenicali. Assemblee feriali più strettamente caratterizzate per età, ambiente, orientamenti spirituali, non vengono qui prese in considerazione e richiedono attenzioni particolari, benché anch'esse possano trarre vantaggio dall'accogliere e praticare canti più "comuni", evitando in tal modo ogni forma di chiusura e di incomunicabilità. 9. L'intervento sostenitore e dialogante di un coro, che può consistere in una piccola schola o in un gruppo corale più nutrito, è del tutto auspicabile in una celebrazione, specie se festiva. La finalità propria di questo repertorio esclude canti per solo coro. Per reperire eventuali armonizzazioni a più voci si può ricorrere alle fonti, da cui i singoli canti sono stati tratti. È sempre possibile che i compositori rielaborino le melodie popolari fornendo interventi più ricchi per la partecipazione dei cori. 10. Fanno parte del ministero liturgico del canto anche gli interventi dei solisti ( presidente, diacono, salmista, voci singole alternanti con assemblea e coro ), secondo le esigenze del rito e la forma del singolo canto ( recitativo, salmodia, strofe di un inno con ritornello, litania, responsorio e forme miste ). Una corretta articolazione dei ruoli assemblea, coro, solisti contribuisce alla "verità" dell'azione cantata. 11. L'accompagnamento strumentale, proposto nel fascicolo che verrà offerto ad ogni diocesi, è organistico e contiene soltanto la versione a una voce con l'accompagnamento. Ciò non impedisce di trarne, con la professionalità necessaria, parti per altri strumenti, adatti e disponibili, che possano integrare l'organo o, in casi precisi, anche sostituirlo. 12. Nell'esecuzione concreta di un canto liturgico entrano in gioco numerosi fattori, legati alla capacità degli animatori e dell'assemblea, alla situazione acustica e architettonica locale e ad altre circostanze. Nessun repertorio, neppure il migliore, potrà mai bastare da solo a raggiungere il fine per cui lo si usa, se non si porrà la massima cura nel provvedere a un'integrazione corretta e significativa del canto nel vivo dell'azione liturgica. 13. L'adozione di questo "repertorio nazionale" da parte delle diocesi, e quindi di tutti coloro che in esse sono incaricati del canto e della musica nella liturgia, può avvenire in vari modi: se la diocesi ( o la regione ecclesiastica ) ha già un suo repertorio, converrà, appena possibile, integrarlo con tutto o parte del "repertorio nazionale," contribuendo in tal modo a diffonderlo nelle singole parrocchie e comunità; se invece la diocesi ( o la regione ecclesiastica ) non ha ancora elaborato un proprio repertorio, il presente potrebbe diventare un primo nucleo, attorno a cui costruire gradatamente una raccolta, adatta alle esigenze diocesane o regionali. 14. A livello nazionale, è auspicabile che la partecipazione di tutti al canto liturgico in occasione di incontri, convegni, pellegrinaggi, venga favorita dall'adozione, di volta in volta, di almeno una parte di questi canti così che, in un tempo abbastanza breve, essi possano costituire un fondo comune. Ciò verrà incontro anche alle esigenze dei fedeli che, per svariate ragioni ( lavoro, turismo, ecc. ), si spostano all'interno del territorio nazionale e desiderano ritrovare ovunque qualche canto conosciuto. 15. La diffusione locale dei brani del "repertorio nazionale" deve essere rispettosa delle leggi vigenti e dei diritti d'autore. La pubblicazione di testi o di melodie nei repertori locali ( parrocchiali, diocesani, regionali ) deve essere autorizzata dagli editori, proprietari dei canti. Roma, 6 gennaio 2000, Epifania del Signore La Commissione Episcopale per la Liturgia Precisazioni Dell'Ufficio Liturgico Nazionale sul Repertorio Nazionale di canti per la liturgia 1. Lo scopo della pubblicazione di questa selezione nazionale di canti ( NB: non "dei" canti ) adatti alle celebrazioni liturgiche: non è quello di stabilire un'esclusività inappellabile, che avrebbe come effetto di rendere illegittimo l'utilizzo di qualsiasi altro canto ( cfr. Premessa, n. 5 ) ma è quello di segnalare e di rendere accessibili canti di un certo valore, quanto a testo, musica e pertinenza rituale. Un certo numero di essi rischierebbe altrimenti di rimanere ignoto o sottovalutato. Una gran parte invece ha già dato buona prova ed è confermata dall'uso ( cfr. Premessa, n. 2 ). 2. È esperienza documentabile che troppo spesso si scelgono, per celebrare la liturgia, canti che sono privi di uno o di tutti i caratteri fondamentali della celebrabilità: validità teologica dei testi, buona qualità linguistica e musicale, cantabilità effettiva da parte di un'assemblea media e, soprattutto, reale pertinenza rituale. I canti del Repertorio nazionale, invece, si avvicinano a questi valori ed è per questo che sono stati selezionati. Ciò non significa affatto che anche altri canti , oggi ( e domani ) in circolazione, non siano dotati di qualità analoghe, in maggiore o minor misura: essi perciò non vanno affatto considerati d'ora in poi come superati o esclusi ( cfr. Premessa, n. 5, n. 6, n. 7 ). 3. Il tipo di "utente" mediostatistico a cui questa selezione cerca di venire incontro, è la persona che frequenta le consuete assemblee parrocchiali della domenica. Altre assemblee, più specifiche e più caratterizzate formate ad es. da bambini, o da giovani, o da anziani, o da membri di singoli movimenti ecclesiali, o da realtà monastiche o altre particolari comunità qui non sono state prese in considerazione ( cfr. Premessa, n. 8 ). 4. La pubblicazione del Repertorio nazionale dovrebbe persuadere tutti gli animatori musicali, in qualsiasi genere di assemblea liturgica, ad adottare nella scelta pratica dei canti, i medesimi criteri che hanno ispirato questa raccolta, anche se, in specie, questo potrà portare per buone ragioni a scelte differenti. Il problema, in definitiva, non è se ammettere o escludere determinati stili musicali del passato o del presente. L'importante oggi è apprendere l'arte del celebrare, la quale richiede che ogni elemento, o segmento della liturgia quindi anche il canto e le musiche venga a collocarsi in modo corretto e in maniera significativa entro la concreta dinamica del rito, per e nella singola assemblea e nel contesto che ad essa è proprio. 10/05/2000 Repertorio Nazionale Elenco dei canti Appendice 1 Principi e norme per l'uso del Messale Romano ( 1973 ) 19. Importanza del canto I fedeli che si radunano nell'attesa della venuta del loro Signore, sono esortati dall'Apostolo a cantare insieme salmi, inni e cantici spirituali ( cf Col 3,16 ). Infatti il canto è segno della gioia del cuore ( cf At 2,46 ). Perciò dice molto bene sant'Agostino: « Il cantare è proprio di chi ama », e già dall'antichità si formò il detto « Chi canta bene, prega due volte ». Nelle celebrazioni si dia quindi grande importanza al canto, tenuto conto della diversità culturale delle popolazioni e della capacità di ciascun gruppo anche se non è sempre necessario cantare tutti i testi che per loro natura sono destinati al canto. Nella scelta delle parti destinate al canto, si dia la preferenza a quelle di maggior importanza, e soprattutto a quelle che devono essere cantate dal sacerdote o dai ministri con la risposta del popolo, o dal sacerdote e dal popolo insieme. 25. L'introito Quando il popolo è riunito, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con i ministri, si inizia il canto d'ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla celebrazione, favorire l'unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri. 26. Il canto viene eseguito alternativamente dalla schola e dal popolo, o dal cantore e dal popolo, oppure tutto quanto dal popolo o dalla sola schola. Si può utilizzare sia l'antifona con il suo canto, quale si trova nel Graduale romanum o nel Graduale simplex, oppure un altro canto adatto all'azione sacra, al carattere del giorno o del tempo, e il cui testo sia stato approvato dalla Conferenza Episcopale. Se all'introito non ha luogo il canto, l'antifona proposta dal Messale Romano viene letta o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, o anche dallo stesso sacerdote dopo il saluto. 50. La preparazione dei doni Il canto all'offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull'altare. Le norme che regolano questo canto sono le stesse che per il canto d'ingresso ( n. 26 ). L'antifona di offertorio, se non si canta, viene tralasciata. 56 Riti di Comunione i. Mentre il sacerdote e i fedeli si comunicano, si esegue il canto di Comunione; esso ha lo scopo di esprimere mediante l'accordo delle voci l'unione spirituale di coloro che si comunicano, dimostrare la gioia del cuore e rendere più fraterna la processione di coloro che si accostano a ricevere il Corpo di Cristo. Il canto comincia mentre il sacerdote si comunica, e si protrae per un certo tempo, durante la comunione dei fedeli. Se però è previsto che dopo la comunione si eseguisca un inno, il canto di comunione s'interrompa al momento opportuno. Come canto di comunione si può utilizzare o l'antifona del Graduale romanum, con o senza salmo, o l'antifona col salmo del Graduale simplex, oppure un altro canto adatto, approvato dalla Conferenza Episcopale. Può essere cantato o dalla sola schola o dalla schola o dal cantore insieme col popolo. Se invece non si canta, l'antifona di comunione proposta dal Messale viene recitata o dai fedeli, o da alcuni di essi, o dal lettore, se no dallo stesso sacerdote dopo che questi si è comunicato, prima di distribuire la comunione ai fedeli. Ordinamento delle letture della Messa ( 1981 ) 19. Il salmo responsoriale Il salmo responsoriale, chiamato anche graduale, essendo « parte integrante della Liturgia della Parola », ha grande importanza liturgica e pastorale. Si devono pertanto istruire con cura i fedeli sul modo di accogliere la parola che Dio rivolge loro nei salmi e di volgere i salmi stessi in preghiera della Chiesa. Senza dubbio questo « avverrà più facilmente se sarà promossa tra il clero ed estesa con opportuna catechesi a tutti i fedeli una più approfondita conoscenza dei salmi nel significato che assumono quando sono cantati nella liturgia ». Potranno recare un certo aiuto brevi monizioni che illustrino la scelta del salmo e del ritornello e la loro concordanza tematica con le letture. 20. Il salmo responsoriale di norma si eseguisca in canto. Ci sono due modi di cantare il salmo dopo la prima lettura: il modo responsoriale e il modo diretto. Il modo responsoriale che è quello, sempre che sia possibile, da preferirsi, allorché il salmista o il cantore del salmo ne pronunzia i versetti, e tutta l'assemblea partecipa col ritornello. Il modo diretto, allorché il solo salmista o il solo cantore canta il salmo e l'assemblea si limita ad ascoltare, senza intervenire col ritornello; o anche allorché il salmo viene cantato da tutti quanti insieme. 21. Il canto del salmo o anche del solo ritornello è un mezzo assai efficace per approfondire il senso spirituale del salmo stesso e favorirne la meditazione. In ogni singola cultura si devono usare tutti quei mezzi che possano incoraggiare il canto dell'assemblea, ivi compreso, in modo particolare, l'uso delle facoltà previste a questo scopo nell'"Ordo lectionum Missae" circa i ritornelli da usare nei vari tempi liturgici. 22. Se il salmo che ricorre dopo la lettura non viene cantato, lo si reciti nel modo ritenuto più adatto per la meditazione della parola di Dio. Per il canto o la recita del salmo responsoriale il salmista o il cantore stanno all'ambone. 23. L'acclamazione prima della lettura del Vangelo Anche l' "alleluia" o, secondo il tempo liturgico, il versetto prima del Vangelo, costituisce "un rito o un atto a sé stante" col quale l'assemblea dei fedeli accoglie e saluta il Signore che sta per rivolgere ad essa la sua parola, ed esprime col canto la sua fede. Al canto dell' "alleluia" e del versetto prima del Vangelo tutti devono stare in piedi, in modo che non il solo cantore o il coro che lo intona, ma tutto il popolo unisca nel canto le sue voci. Precisazioni della Conferenza Episcopale Italiana al Messale Romano ( 1983 ) 2. Canti di ingresso, di offertorio e di comunione In luogo dei canti inseriti nei libri liturgici si possono usare altri canti adatti all'azione sacra, al momento e al carattere del giorno o del tempo, purché siano approvati dalla Conferenza Episcopale nazionale o regionale o dall'Ordinario del luogo. Si esortano i musicisti e i cantori a valersi dei testi antifonali del giorno con qualche eventuale adattamento. 13. I canti e gli strumenti musicali Nella scelta e nell'uso di altri canti si tenga presente che essi devono essere degni della loro adozione nella liturgia, sia per la sicurezza di fede nel contenuto testuale, sia per il valore musicale ed anche per la loro opportuna collocazione nei vari momenti celebrativi secondo i tempi liturgici. Non si introduca in modo permanente alcun testo nelle celebrazioni liturgiche senza previa approvazione della competente autorità. Ogni diocesi abbia cura di segnalare un elenco di canti da eseguire nelle celebrazioni diocesane tenendo presenti le indicazioni regionali e nazionali per la formazione di un repertorio comune. Anche per l'esecuzione dei canti si curi con attenzione l'uso dell'impianto di diffusione. Per quanto riguarda il sostegno strumentale si usi preferibilmente l'organo a canne o con il consenso dell'Ordinario, sentita la Commissione di liturgia e musica, anche altri strumenti che siano adatti all'uso sacro o vi si possano adattare. La musica registrata, sia strumentale che vocale, non può essere usata durante la celebrazione liturgica, ma solo fuori di essa per la preparazione dell'assemblea. Si tenga presente, come norma, che il canto liturgico è espressione della viva voce di quel determinato popolo di Dio che è raccolto in preghiera. Rito delle Esequie, Introduzione ( 1974 ) 12. Nel compiere i suoi uffici materni verso i defunti, la Chiesa ricorre soprattutto alla preghiera dei salmi: con essi esprime il suo dolore, e attesta insieme la sua fiducia. Procurino quindi i pastori d'anime, non senza un'opportuna e adatta catechesi, di portare a poco a poco le loro comunità a una comprensione sempre più chiara e approfondita di alcuni salmi, prendendo occasione anche da quelli proposti per la liturgia dei defunti. Quanto agli altri canti, a cui il rito spesso si riferisce, data l'importanza pastorale della loro esecuzione, si cerchi che riecheggino nel testo la vivezza del linguaggio biblico e la spiritualità di quello liturgico. Lettera apostolica nel XXV anniversario della costituzione conciliare "Sacrosanctum concilium" sulla sacra liturgia (1988) Giovanni Paolo II, Vicesimus quintus annus. 10. Poiché la liturgia è tutta permeata dalla parola di Dio, bisogna che qualsiasi altra parola sia in armonia con essa, in primo luogo l'omelia, ma anche i canti e le monizioni. Congregazione per il culto divino, Feste pasquali. Lettera circolare sulla preparazione e celebrazione (1988) 17. In Quaresima non sono ammessi i fiori sull'altare e il suono degli strumenti è permesso soltanto per sostenere i canti, nel rispetto dell'indole penitenziale di questo tempo. 19. Si scelgano soprattutto nelle celebrazioni eucaristiche, ma anche nei pii esercizi, canti adatti a questo tempo e rispondenti il più possibile ai testi liturgici. 42. Il canto del popolo, dei ministri e del sacerdote celebrante riveste una particolare importanza nella celebrazione della Settimana santa e specialmente del triduo pasquale, perché è più consono alla solennità di questi giorni ed anche perché i testi ottengono maggiore forza quando vengono eseguiti in canto. Le Conferenze episcopali, se già non vi abbiano provveduto, sono invitate a proporre melodie per i testi e le acclamazioni, che dovrebbero essere eseguiti sempre con il canto. Si tratta dei seguenti testi: l'orazione universale il Venerdì santo nella passione del Signore; l'invito del diacono, se viene fatto, o l'acclamazione del popolo; i testi per mostrare e adorare la croce; le acclamazioni nella processione con il cero pasquale e nello stesso "preconio", l'"Alleluia" responsoriale, le litanie dei santi e l'acclamazione dopo la benedizione dell'acqua. I testi liturgici dei canti, destinati a favorire la partecipazione del popolo, non vengano omessi con facilità; le loro traduzioni in lingua volgare siano accompagnate dalle rispettive melodie. Se ancora non sono disponibili questi testi in lingua volgare per una Liturgia cantata, nel frattempo vengano scelti altri testi simili ad essi. Si provveda opportunamente a redigere un repertorio proprio per queste celebrazioni, da adoperarsi soltanto durante il loro svolgimento. In particolar modo siano proposti: i canti per la benedizione e processione delle Palme e per l'ingresso nella chiesa; i canti per la processione dei sacri oli; i canti per accompagnare la processione delle offerte della messa nella cena del Signore e l'inno per la processione, con cui si trasporta il Santissimo Sacramento nella cappella della reposizione; le risposte dei salmi nella veglia pasquale e i canti per l'aspersione con l'acqua. Siano preparate melodie adatte a facilitare il canto per i testi della storia della passione, del "preconio" pasquale e della benedizione con l'acqua battesimale. Nelle chiese maggiori venga adoperato il tesoro abbondante della musica sacra sia antica che moderna; sempre però sia assicurata la debita partecipazione del popolo. Appendice 2 Commissione Episcopale per la Liturgia, Il canto nelle celebrazioni liturgiche e il repertorio- base a carattere nazionale ( 1979 ) Commissione Episcopale per la Liturgia, Il rinnovamento liturgico in Italia. Nota pastorale a vent'anni dalla Costituzione conciliare "Sacrosanctum concilium" (1983) 14. Una fede da cantare Ciò che è stato detto per le arti figurative, plastiche e decorative vale con pieno diritto anche per la musica. In questi venti anni si è assistito a uno straordinario fervore di produzione musicale per la liturgia: il repertorio dei canti ne è risultato notevolmente arricchito e migliorato; quasi ogni momento di ciascuna celebrazione ha ora un suo repertorio; nuove aspirazioni e nuove consapevolezze hanno trovato espressione nei nuovi testi. Inutile nascondersi che non tutto è all'altezza della dignità del culto, ma non giova neanche sottolinearlo troppo: nessuna nuova espressione nasce mai adulta. Sarà invece compito di tutti coloro che si impegnano in questo settore favorire una migliore selezione tra i canti esistenti mediante segnalazione del materiale più valido, e indirizzare la nuova produzione verso la creazione di brani che meglio rispondano alle attese delle assemblee in preghiera. Ma neanche una produzione musicale più adeguata alle necessità delle diverse assemblee riuscirà a farle cantare se esse non saranno sostenute da una continua azione educativa e se in ogni celebrazione non saranno opportunamente guidate. Per questo si favorisca in tutti i modi una corretta formazione liturgica degli animatori musicali dell'assemblea e si curi che il coro, pur svolgendo la sua necessaria funzione di guida, coinvolga l'intera assemblea in una più attiva partecipazione. Bibliografia I 1. I Praenotanda dei nuovi libri liturgici (a cura di A. DONGHI), Milano, Ancora, 1988. 2. Enchiridion ( a cura del Centro di Azione Liturgica ), Casale Monferrato, Piemme, 1989. 3. Celebrare in spirito e verità ( a cura dell'Associazione Professori e Cultori di Liturgia ), Roma, Edizioni Liturgiche, 1992. II Una fede da cantare, Atti del Convegno Nazionale dei responsabili degli uffici diocesani di musica sacra ( Loreto, 11-14 novembre 1985 ), Roma, ULN, 1986. Musica liturgica ieri e oggi: eredità storica e creatività attuale, Atti del II Convegno Nazionale degli incaricati diocesani per la musica sacra ( Assisi, 14-17 novembre 1988 ), Roma, ULN, 1989. Il canto dei ministri in dialogo con l'assemblea, Atti del III Convegno Nazionale degli incaricati diocesani per la musica sacra ( Collevalenza, 15-18 novembre 1993 ), Roma, ULN, 1996. Il repertorio liturgico nazionale e la guida del canto dell'assemblea, Atti del IV Convegno Nazionale degli incaricati diocesani per la musica sacra ( Ariccia, ottobre 1996 ) Roma, ULN, 1998. III 1. P. Iotti, Guidare un coro liturgico, Bologna, EDB, 1990. 2. V. Donella, Musica e liturgia, Bergamo, Carrara, 1991. 3. F. Rainoldi, Per cantare la nostra fede, Torino-Leumann, Elle Di Ci, 1993. 4. E. Costa, Celebrare cantando, Cinisello B., San Paolo, 1994. 5. AA.VV., Musica e partecipazione alla liturgia, Padova, Messaggero, 1996. 6. AA.VV., Musica per la liturgia, Padova, Messaggero, 1996. 7. J. Ratzinger, Cantate al Signore un canto nuovo, Milano, Jaca Book, 1996. 8. G. Venturi P. Ruaro, Celebrare e cantare la messa, Bologna, EDB, 1998. 9. M. Veuthey, Il coro, cuore dell'assemblea, Milano, Anchora, 1998. 10. F. Rainoldi, Psallite sapienter, Roma, Edizioni Liturgiche, 1999. 11. AA.VV., L'incanto del rito, "Rivista liturgica" 86 (1999), n. 23. 12. F. Gomiero, Perché tutti i cristiani cantino. Corso di pastorale della musica e del canto per la liturgia, Roma, Edizioni Liturgiche, 1999. IV Musica e Assemblea, Rivista per gli animatori musicali della liturgia, Bologna (1975 …) Bollettino Ceciliano, Rivista di musica sacra, Roma (1905 …) Celebrare cantando, Rivista per gli animatori musicali della liturgia, Reggio E. (1993 …) Il Cantiere, Celebrazione e musica, Diocesi di Bari (1992 …) Armonia di voci, Proposte di canti liturgici, Elle Di Ci, Torino-Leumann (1946 …) Celebriamo, Musica per la liturgia, Carrara, Bergamo (1979 …) Canti per la Messa – Liturgia della Parola, Collana di canti per i vari tempi liturgici, Paoline, Roma (1995 …). La Vita in Cristo e nella Chiesa, Mensile per l'animazione liturgica, Roma. Liturgia, Bimestrale del Centro di Azione Liturgica, Roma. Note sull'utilizzo del Repertorio nazionale a cura di don Antonio Parisi Repertorio nazionale di canti per la liturgia ( da "Vita pastorale", n. 5/2000 ) I Vescovi della Commissione Episcopale per la Liturgia della Conferenza Episcopale Italiana ( Cei ) hanno elaborato un Sussidio dal titolo "Repertorio Nazionale di Canti per la Liturgia"; tale documento porta la data del 6 gennaio 2000. L'attesa per tale sussidio ha creato negli operatori non poche confusioni: alcuni chiedevano in libreria il libro nazionale dei canti, altri chiedevano il testo dei canti, altri ancora, parlavano del repertorio dei canti approvato dai Vescovi. Cosa è stato pubblicato? In libreria si trova un fascicolo contenente la Premessa dei Vescovi in 15 punti; un indice dei canti secondo l'uso liturgico; un secondo indice alfabetico dei canti con indicazioni degli autori e delle fonti; un'appendice che riporta alcune indicazioni riguardanti il canto, tratte dai libri liturgici, dalla lettera di Giovanni Paolo II "Vicesimus quintus annus" e dalla Lettera circolare della Congregazione per il Culto Divino sulle "Feste pasquali". Una seconda appendice che riporta per intero il documento elaborato nel 1979 dalla Commissione Episcopale per la Liturgia premesso al primo repertorio nazionale ed il n. 14 "una fede da cantare" della Nota pastorale "Il rinnovamento liturgico in Italia" a vent'anni dalla Costituzione "Sacrosanctum Concilium". Segue a conclusione del fascicolo, una breve bibliografia, indispensabile per gli operatori del settore. Perciò attualmente non è stato pubblicato alcun libro dei canti della chiesa italiana, ma soltanto un elenco, così come sopra specificato. Per facilitare la ricerca di tali canti, alcuni dei quali pubblicati fin dagli anni '70, è stato approntato, col permesso degli Editori, un libro di fotocopie contenente il testo e la partitura organistica dei 360 canti scelti. Tale raccolta sarà inviata a tutte le Diocesi italiane e non è in vendita, né per il momento si pensa di pubblicarla, perché il Repertorio è ancora incompleto ed occorrono ancora anni di ricerca e di ulteriori scelte e verifiche sul campo. Il Repertorio: cosa contiene. Nel Repertorio sono inseriti 38 canti dell'Ordinario della Messa, scelti fra i più diffusi in Italia; i canti propri del Triduo pasquale; i canti delle celebrazioni eucaristiche festive di tutto l'anno liturgico; i canti per le feste mariane, i canti per le feste dei santi, i canti per il culto eucaristico; i canti per le esequie, per un totale di 360 canti. Non sono stati, per ora, considerati, i canti per la celebrazione degli altri sacramenti e i canti della Liturgia delle Ore. Mancano i canti per i pii esercizi e per la pietà popolare. Il Repertorio: chi ha lavorato e con quali criteri. I canti sono stati selezionati da un gruppo di lavoro, incaricato dall'Ufficio Liturgico Nazionale, che ha lavorato dal 1994 al 1999. Del gruppo facevano parte, musicisti, pastori, liturgisti, animatori musicali della liturgia. I criteri di scelta che il gruppo ha elaborato rispondevano ad alcune esigenze prioritarie: innanzitutto, la pertinenza rituale dei canti scelti. ( Premessa n. 6 ). Tale principio è fondamentale, perché ogni intervento cantato possa divenire elemento integrante e autentico dell'azione liturgica in corso. Ed è un criterio che i Vescovi suggeriscono agli operatori locali - Premessa n. 2 quando sono chiamati a fare le loro scelte particolari. Alla luce del principio precedente si agganciano poi gli altri criteri a cui il Repertorio cerca di ispirarsi: la verità dei contenuti che esprimano la fede vissuta nella Chiesa ed espressa nella liturgia. ( Premessa n. 7 ). Non ogni testo è adatto, nè automaticamente diventa liturgico per il solo fatto di essere inserito nella liturgia, non ogni testo è all'altezza della celebrazione, o dice la fede ed il sentire collettivo di un popolo; non ogni testo esprime ed introduce al mistero del giorno o narra e presenta la festa liturgica. Altro criterio evidenziato dalla premessa, riguarda la qualità dell'espressione linguistica e della composizione musicale. Un testo poetico è un buon veicolo per una buona musica; un testo poetico liturgico non si improvvisa, ma richiede solida preparazione linguistica, lunga frequentazione nella preghiera, animo libero e aperto alla voce dello Spirito che suggerisce e guida. I canti scelti sono indirizzati ad un'assemblea media; i canti cosiddetti "giovanili e ritmici" non sono stati esplicitamente esaminati, né sono presenti i canti per i bambini; è un lavoro da programmare per il futuro. Si è tenuto conto di una buona cantabilità adatta al nostro popolo; pertanto sono canti che non richiedono particolare impegno musicale, ma sono facilmente eseguibili. Si auspica che possano diventare simboli e segnali sonori in cui riconoscersi ed integrarli nella propria cultura. Una constatazione: considerati i criteri di fondo adottati, sempre limitati e perfezionabili, ma esigenti e precisi, parecchi dei canti in uso nelle nostre comunità e largamente conosciuti, non sono presenti in questo Repertorio, perché il criterio di scelta seguito, non teneva conto della diffusione di un determinato canto. Tali canti non si potranno certamente eliminare, ma è opportuno almeno integrarli con questo elenco; va considerato inoltre che le esigenze di un repertorio locale, sono altre e differenti da quelle di un repertorio nazionale. Il Repertorio: adatto solo per l'Assemblea o anche per il Coro ed altri solisti? Dice la Premessa al n. 9 che la finalità propria di questo repertorio esclude canti per solo coro. Ma, aggiunge subito, che l'intervento sostenitore e dialogante di un coro o di un gruppo corale è del tutto auspicabile, specie in una celebrazione festiva. In questi anni sono state dette e scritte tante parole sulla presenza dei cori nella chiesa italiana. Il coro non è stato bandito dalla liturgia, ma è diventato un attore liturgico e vi svolge un compito ministeriale. Il coro fa parte dell'assemblea che tutta insieme celebra, ma svolgendo una funzione propria e specifica: non esegue soltanto, ma celebra cantando. Le polemiche sull'uso del patrimonio storico o sulle nuove composizioni, possono superarsi, solo se ci si lascia guidare dalla realtà celebrativa e dalle sue leggi. Il Repertorio prevede anche l'utilizzo dei vari solisti, ciascuno con il proprio ruolo – presidente, diacono, salmista, voci singole – "secondo le esigenze del rito e la forma del singolo canto". La ministerialità, anche nel settore della musica sacra, è indispensabile per una vera solennità ed è a servizio di una autentica partecipazione di tutti. Pertanto, non è corretto far cantare tutto, dall'assemblea, per una errata concezione della partecipazione attiva, come è sbagliato far cantare tutto il canto dal coro, quando invece si richiede un'alternanza; ma ognuno, "svolgendo il proprio ufficio, si limiti a compiere tutto e soltanto ciò che, secondo la natura del rito e le norme liturgiche, è di sua competenza" ( Musicam Sacram, n. 6 ). Il Repertorio: quali forme musicali contiene? Sono presenti varie forme musicali: recitativo, salmodia, strofe di un inno con ritornello, inno, corale, litania, responsorio e forme miste. Tale varietà consentirà un uso adeguato ai vari momenti rituali per realizzarli con più verità e proprietà. La forma canzone è presente in minima parte per un duplice motivo; per ragioni testuali: molte volte nella selezione di tali canti, i testi rappresentavano il punto debole di tutto il canto; perché era difficile individuare una collocazione rituale ben precisa e sia perché i testi si sviluppavano in una dimensione prevalentemente orizzontale; l'altro motivo di esclusione ha riguardato la musica di tali canti, perché non sempre adatta alle assemblee medie che sono state adottate come punto di riferimento. Il Repertorio e gli strumenti. "L'accompagnamento strumentale proposto nel fascicolo che verrà offerto ad ogni Diocesi, è organistico e contiene soltanto la versione a una voce con l'accompagnamento. Ciò non impedisce di trarne, con la professionalità necessaria, parti, per altri strumenti, adatti e disponibili, che possano integrare l'organo o, in casi precisi, anche sostituirlo" ( Premessa n. 11 ). Per quanto riguardo l'uso dell'organo o di altri strumenti, la Premessa non si impegna più di tanto nel dirimere annose diatribe e sconfessioni reciproche fra i vari contendenti, ma molto semplicemente si affida alla competenza, alla professionalità musicale degli operatori, al buon senso, al buon gusto di tutti gli animatori musicali della liturgia, compreso il prete. Gli strumenti, tutti gli strumenti, sono appunto … strumenti, cioè oggetti, cose, manovrati da musicisti preparati e competenti. La carta d'identità musicale e liturgica, non va chiesta all'organo, o alla chitarra, o al flauto, ma va richiesta all'organista, al chitarrista, al flautista. La scelta dello strumento deve tener conto del luogo architettonico, delle persone radunate e della loro età e cultura di base, della forma musicale del canto, del rito che sostiene o accompagna. Non occorre il pedigree, genetico e storico per utilizzare adeguatamente e liturgicamente uno strumento. Il Repertorio: potrà risolvere tutti i problemi? Al n. 12 la Premessa, con un sano realismo, precisa che il Repertorio, "neppure il migliore, potrà bastare mai da solo a raggiungere il fine per cui lo si usa"; è necessario che il canto sia integrato correttamente nel vivo dell'azione liturgica. Ci si illude soltanto, credendo che fatto il Repertorio, tutto è risolto; è puerile, pensare che, messo in mano alla gente un libro, subito tutti si mettano a cantare. Sono tanti i fattori che entrano in gioco nell'esecuzione concreta di un canto liturgico, "legati alla capacità degli animatori e dell'assemblea, alla situazione acustica e architettonica locale e ad altre circostanze". Il cantare è un atto umano complesso, richiede attenzione e preparazione specifica; occorre un buon musicista-direttore per dirigere un coro di dilettanti, c'è bisogno di una buona guida dell'assemblea per guidarla appropriatamente; si ha bisogno di un ottimo organista per svolgere il proprio ministero musicale. Perciò, convinciamoci, che il Repertorio Nazionale dei Canti, sarà un buon sussidio, solo se sarà messo nelle mani di animatori musicali preparati e competenti. E per acquistare tale preparazione non sono per niente sufficienti i fascicoli venduti nelle edicole, che insegnano a suonare le tastiere in tre mesi, o le chitarre in un solo mese; occorre una scuola seria e duratura, dove apprendere il lungo lavoro di artigianato musicale; non ci si improvvisa "musicisti" in poco tempo e con poca fatica, specialmente quando poi entrano in campo svariate competenze, non solo musicali, ma liturgiche, celebrative, pedagogiche, psicologiche. Devo aggiungere subito, che tali animatori in giro per l'Italia, incominciamo a incontrarli e a rallegrarci per tante situazioni celebrative esemplari e dignitose. Il Repertorio: come utilizzarlo. La Premessa al n. 13, dà alcune indicazioni precise circa l'utilizzo di tale sussidio: un primo consiglio è per quelle Diocesi che già possiedono un loro repertorio; esse possono servirsene per integrarlo con il proprio repertorio, in modo da diffonderlo nelle singole parrocchie e comunità. Invece per quelle Diocesi che non possiedono un proprio repertorio, "il presente potrebbe diventare un primo nucleo, attorno a cui costruire gradatamente una raccolta, adatta alle singole esigenze diocesane o regionali". Quindi sembra molto chiaro il suggerimento dato ai responsabili diocesani e parrocchiali: questo Repertorio non è ancora completo, perciò non sostituisce i repertori già esistenti a livello nazionale o locale. Esso è un punto di riferimento autorevole, una fonte di canti adatti, a cui attingere, un richiamo ad un uso del canto più liturgico e musicalmente corretto. È un primo passo, è una prima indicazione precisa; usiamolo nei vari modi suggeriti, in attesa di avere fra le mani un libro di canti, dopo aver sperimentato questi canti. A livello nazionale i Vescovi consigliano che in occasione di incontri, convegni, pellegrinaggi, venga favorita la partecipazione al canto, attingendo, di volta in volta, ad alcuni di questi canti, così che, in un tempo abbastanza breve, essi possano costituire un fondo comune. ( Premessa n. 14 ). Oggi la gente, per svariate ragioni si sposta facilmente, l'uso di un minimo repertorio comune, potrebbe favorire la partecipazione alla celebrazione domenicale o festiva, consentendo di "ritrovare ovunque qualche canto conosciuto". Conclusione. Mi piace, per concludere, citare alcune appropriate e sagge considerazioni di Pierangelo Sequeri: "la compilazione di repertori ha più di una buona ragione per essere oggetto di cura assidua e competente nonché di aggiornamento costante. Essa infatti ha molti vantaggi: creazione di una base comune, segnalazione di modelli orientativi, sussidio per le comunità più deboli, piano regolatore per gli eccessi in ogni direzione, incentivo al discernimento di una eventuale tradizione meritevole di incremento e di sviluppo … Il repertorio è anche un'opportunità educativa se pensato come strumento di catechesi mistagogica originale e coinvolgente". don Antonio Parisi