CEI/NoteP/2004_06_18/2004_06_18.txt Comunicazione e missione Presentazione Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita […] noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. ( 1 Gv 1,1-4 ) Comunicare il Verbo della vita La comunicazione del Vangelo oggi, per una Chiesa chiamata a configurarsi alla Trinità seguendo il Verbo incarnato, comunicatore e rivelatore del Padre, richiede una particolare attenzione ai cambiamenti generati dai meravigliosi strumenti della comunicazione sociale. Per evangelizzare ed esercitare il suo ruolo profetico la comunità ecclesiale deve comprendere e dialogare con la nuova cultura generata dalla crescente diffusione dei media. È un dovere e una opportunità per la Chiesa saper rispondere con coraggio alle nuove istanze culturali lasciandosi interpellare dai cambiamenti e nello stesso tempo offrendo il suo contributo per il bene e la salvezza dell'umanità. In ogni circostanza e in ogni tempo la Chiesa non è mai venuta meno alla sua missione: comunicare il Verbo della vita, ascoltato, contemplato, toccato e annunciato. La Chiesa, testimone sin dalle origini delle parole e dei gesti con cui Gesù ha redento l'umanità, esiste per comunicare agli uomini di ogni tempo questa buona notizia. Se non si impegnasse con tutte le sue forze nel comunicare ciò che il Signore le ha affidato verrebbe meno alla sua missione. Il mandato di comunicare il Vangelo scaturisce dalla sua identità e oggi è reso ancora più urgente dal nuovo contesto mediatico che caratterizza il nostro tempo. Nel cammino della Chiesa in Italia La Chiesa in Italia negli ultimi anni ha posto una rinnovata attenzione al ruolo che la comunicazione sociale gioca nella cultura, nella vita sociale del Paese e nella sua stessa missione. Il mondo dei media è divenuto un ambiente in cui l'uomo d'oggi vive, interagisce; è come un "nuovo areopago" dove si esprimono pubblicamente i pensieri, dove si scambiano le idee, vengono fatte circolare le notizie e le informazioni d'ogni genere. Ci troviamo di fronte a una nuova grande sfida culturale con cui deve misurarsi il genio missionario della Chiesa. Facendoci interpreti di un'esigenza diffusa e di una urgenza pastorale, noi Vescovi italiani poniamo nelle mani delle nostre comunità il Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa. "Comunicazione e missione" è un documento che nell'ottica del progetto culturale cristianamente ispirato, riprende le numerose indicazioni emerse in questi anni, a partire dal Convegno Ecclesiale di Palermo ( 1995 ), e poi nella 42 a Assemblea Generale di Collevalenza ( novembre 1996 ), ribadite e approfondite in più occasioni, fino agli orientamenti pastorali per il decennio 2001-2010, che hanno posto a tema "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia". Come attuazione degli orientamenti pastorali per il decennio Il Direttorio rappresenta una concreta e specifica attuazione di quanto auspicato negli orientamenti pastorali che richiamano e ribadiscono l'importanza di innestare la comunicazione sociale nell'azione missionaria della Chiesa e di dare piena attuazione agli impegni assunti fino ad oggi: "La comunione ecclesiale e la missione evangelizzatrice della Chiesa trovano inoltre nei media un campo privilegiato di espressione. Dal Concilio ad oggi, la Chiesa ha preso ancor più coscienza di quanto sia importante coniugare tutti gli ambiti della vita ecclesiale con questa nuova realtà culturale e sociale. Le iniziative avviate in questi anni dalla Chiesa in Italia per raccordare e promuovere la comunicazione in campo ecclesiale e per rendere più incisiva la presenza della Chiesa nei media dovranno trovare in questo decennio un'ulteriore realizzazione nel quadro di un'organica pastorale delle comunicazioni sociali e nella prospettiva del progetto culturale". Per una pastorale organica e integrata Con il Direttorio si intende proporre alla comunità ecclesiale italiana un quadro strutturato dei contenuti e delle prospettive da cui partire per realizzare una pastorale che consideri le comunicazioni sociali non come un suo settore, ma come una sua dimensione essenziale. L'attuazione di una pastorale organica e integrata, che assuma pienamente le opportunità e le sfide della comunicazione sociale, esige un forte impegno educativo e una coerente azione pastorale supportata da competenze e da strumenti adeguati. Le due parti del Direttorio offrono sia i fondamenti sia le indicazioni operative per una svolta nella mentalità e nell'impegno di tutti i cristiani, ciascuno secondo i propri doni e le specifiche responsabilità, affinché l'inculturazione del Vangelo dentro i linguaggi mediatici renda i media stessi sempre più capaci di trasmettere e di lasciar trasparire il messaggio evangelico. Destinatari e obiettivi Destinatari del documento sono tutti i membri della comunità ecclesiale, i responsabili della pastorale, gli operatori in genere e in particolare quelli per le comunicazioni sociali e la cultura; chi gestisce i vari media cattolici e opera in essi; i professionisti del settore; tutti coloro che sono responsabili della formazione perché collochino la loro missione educativa nella nuova prospettiva culturale generata dai media. Il Direttorio intende aiutare le comunità ecclesiali a prendere coscienza del ruolo dei media nella nostra società; far maturare una competenza relativa alla conoscenza, al giudizio, alla utilizzazione dei media per la missione della Chiesa; sviluppare alcune idee circa i punti nevralgici della pastorale delle comunicazioni sociali ( comprensione dei media come cultura e non solo come mezzi, ecc. ); offrire una piattaforma comune per i piani pastorali che ciascuna diocesi è chiamata a realizzare. Una bussola per i media e gli operatori pastorali Il Direttorio intende costituire anche una piattaforma unitaria per i media ecclesiali, gli organismi e le iniziative nel campo delle comunicazioni sociali, per i professionisti cattolici che operano nelle strutture pubbliche e private della comunicazione sociale. Questo strumento potrà risultare quanto mai utile, quindi, sia per favorire un maggiore raccordo tra i media sia per sviluppare una pastorale organica ben supportata da organismi e strutture come gli uffici diocesani e regionali delle comunicazioni sociali, le associazioni del settore e i centri formativi, in modo particolare i seminari e le facoltà teologiche. Seguendo le indicazioni del documento si coltiveranno, quali imprescindibili impegni della comunità ecclesiale, la formazione e la promozione di nuove figure di animatori nel campo della comunicazione e della cultura. Roma, 18 giugno 2004 Camillo Card. Ruini Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Le parole del Papa Dal discorso del Santo Padre all'episcopato italiano in occasione della LIII Assemblea Generale, n. 3 ( Vaticano, 20 maggio 2004 ). […] Un altro argomento della vostra Assemblea è quello tanto importante delle comunicazioni sociali, con la presentazione e l'esame del Direttorio intitolato "Comunicazione e missione". Conosciamo bene l'influsso penetrante che i media esercitano oggi sui modi di pensare e sui comportamenti, personali e collettivi, orientando ad una visione della vita che, purtroppo, tende spesso a corrodere fondamentali valori etici, in particolare quelli che riguardano la famiglia. I mezzi di comunicazione si prestano però ad essere impiegati anche con ben diverse finalità e risultati, contribuendo in notevole misura all'affermazione di positivi modelli di vita e alla stessa diffusione del Vangelo. Il Papa è pertanto al vostro fianco, carissimi Vescovi italiani, nell'impegno con cui, ormai da molti anni, sostenete e promuovete il quotidiano cattolico e i settimanali diocesani, e più di recente avete preso cura di una qualificata presenza cristiana in ambito radio-televisivo. Auspico vivamente che tutti i cattolici italiani comprendano e condividano l'importanza di questo impegno, contribuendo così a rendere più positivo e più sereno il clima culturale in cui tutti viviamo. Dal discorso del Santo Padre agli animatori della comunicazione e della cultura in occasione del Convegno Parabole mediatiche. Fare cultura nel tempo della comunicazione, nn. 1-6 ( Vaticano, 9 novembre 2002 ). A voi, che operate nel campo della cultura e della comunicazione, la Chiesa guarda con fiducia e con attesa, perché, come protagonisti dei cambiamenti in atto in questi ambiti in un orizzonte di crescente globalità, siete chiamati a leggere e interpretare il tempo presente e a individuare le strade per una comunicazione del Vangelo secondo i linguaggi e la sensibilità dell'uomo contemporaneo. Siamo consapevoli che le rapide trasformazioni tecnologiche stanno determinando, soprattutto nel campo della comunicazione sociale, una nuova condizione per la trasmissione del sapere, per la convivenza tra i popoli, per la formazione degli stili di vita e delle mentalità. La comunicazione genera cultura e la cultura si trasmette mediante la comunicazione. Ma quale cultura può essere generata da una comunicazione che non abbia al suo centro la dignità della persona, la capacità di aiutare ad affrontare i grandi interrogativi della vita umana, l'impegno a servire con onestà il bene comune, l'attenzione ai problemi della convivenza nella giustizia e nella pace? In questo campo servono operai che, con il genio della fede, sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazione non come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli. Di fronte a questo "nuovo areopago", plasmato in larga misura dai media, dobbiamo essere sempre più consapevoli che "l'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in gran parte dal loro influsso". Potremmo sentirci inadeguati e impreparati; non dobbiamo tuttavia scoraggiarci. Sappiamo di non essere soli: ci sostiene una forza incontenibile, che scaturisce dall'incontro con il Signore. Se avete assunto questo impegno, cari operatori della comunicazione e della cultura, è perché anche voi, come i discepoli di Emmaus, avete riconosciuto il Signore risorto allo spezzar del pane e avete sentito il cuore ardere di gioia nell'ascoltarlo. È questa la sorgente della novità culturale più vera. È questo lo stimolo più forte ad un coerente impegno di comunicazione. Non stanchiamoci di fissare lo sguardo su Gesù di Nazareth, il Verbo fatto carne, che ha realizzato la comunicazione più importante per la storia dell'umanità permettendoci di vedere, attraverso di Lui, il volto del Padre celeste ( Gv 14,9 ) e donandoci lo Spirito di verità ( Gv 16,13 ) che ci insegna ogni cosa. Mettiamoci ancora una volta in ascolto dell'insegnamento di Cristo, affinché il moltiplicarsi delle antenne sui tetti, quali strumenti emblematici della comunicazione moderna, non diventi paradossalmente il segno della incapacità di vedere e di udire, ma sia il segno di una comunicazione che cresce a servizio dell'uomo e del progresso integrale di tutta l'umanità. Su questa strada la Chiesa che è in Italia ha intrapreso un coraggioso cammino. Già il Convegno ecclesiale di Palermo segnò l'avvio di un'intensa azione pastorale. Lì ebbi modo di incoraggiarvi a fare di questo tempo un "tempo di missione e non di conservazione". Da lì soprattutto scaturì la proposta di un "progetto culturale di orientamento cristiano", come contributo alla elaborazione di una visione della vita cristianamente ispirata. Gli stessi "orientamenti pastorali", proposti dai Vescovi italiani per questo decennio, sono caratterizzati da questa scelta, che porta a un coinvolgimento delle comunità cristiane e dei singoli credenti per sostenerli nella comprensione del tempo presente, nella ricerca di stili di vita plausibili e in una più efficace presenza da cristiani nella società. A partire da tale scelta di fondo, sono state avviate tante pregevoli iniziative nell'ambito delle comunicazioni. […] Non possiamo non vedere in questo fermento pastorale e culturale un concreto e significativo frutto del Decreto conciliare Inter mirifica. Da questo Decreto ha preso avvio una stagione di grande rinnovamento, e le sue indicazioni restano tuttora valide. La testimonianza dei credenti trova nel mondo dei media e della cultura un campo vastissimo di espressione. Anche in questi settori vanno riconosciute vocazioni specifiche e doni particolari, che certamente il Signore non fa mancare alla sua Chiesa. Soprattutto ai fedeli laici è chiesto di dare prova di professionalità e di autentica coscienza cristiana. Coloro che operano nei media e fanno cultura, credenti e non credenti, devono avere un'alta consapevolezza delle proprie responsabilità, soprattutto di fronte ai soggetti più indifesi, che spesso sono esposti, senza alcuna tutela, a programmi pieni di violenza e di visioni distorte dell'uomo, della famiglia e della vita. In particolare, le autorità pubbliche e le associazioni per la tutela degli spettatori sono chiamati ad operare, secondo le proprie competenze e responsabilità, affinché i media conservino alta la loro finalità primaria di servizio alle persone e alla società. L'assenza di controllo e di vigilanza non è garanzia di libertà, come molti vogliono far credere, e finisce piuttosto per favorire un uso indiscriminato di strumenti potentissimi che, se usati male, producono effetti devastanti nelle coscienze delle persone e nella vita sociale. In un sistema di comunicazioni sempre più complesso e ad estensione planetaria, servono anche regole chiare e giuste a garanzia del pluralismo, della libertà, della partecipazione e del rispetto degli utenti. Cari operatori della comunicazione e della cultura, avete davanti a voi una grande sfida: guardate con fiducia e speranza al futuro, spendendo le energie migliori e confidando nel sostegno del Signore! Vi accompagno con la mia preghiera, ben sapendo, anche per esperienza personale, quanto la questione culturale sia centrale per l'evangelizzazione e quanto i media possano contribuire a un profondo rinnovamento culturale illuminato dal Vangelo. Maria, che ha accolto il Verbo della vita e che ha ricevuto con gli Apostoli il dono dello Spirito nell'effusione della Pentecoste, vi accompagni e vi sostenga, affinché possiate sempre annunciare e testimoniare il Vangelo con la vita e con l'impegno nelle comunicazioni e nella cultura. A tutti la mia Benedizione! Giovanni Paolo II Decreto La 53a Assemblea Generale della Conferenza Episcopale Italiana, svoltasi in Roma dal 17 al 21 maggio 2004, ha esaminato e approvato con la prescritta maggioranza il documento "Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa". Tale documento intende offrire indicazioni, anche di carattere operativo, per l'attuazione delle linee contenute negli orientamenti pastorali "Comunicare il Vangelo in un mondo che cambia" e delle prospettive aperte dal Progetto culturale. Esso mira a orientare l'azione di rinnovamento pastorale nel settore della comunicazione sociale, in un quadro culturale profondamente mutato, nel contesto della pastorale ordinaria con particolare riguardo alla realtà parrocchiale. Inoltre esso si pone come presupposto indispensabile e come strumento significativo dell'impegno della Chiesa italiana nella promozione e nel sostegno dei media nazionali e locali. Pertanto con il presente decreto, per mandato della 53a Assemblea Generale, a norma dell'art. 28/a dello statuto, dispongo che venga pubblicato il documento "Comunicazione e missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa", come di seguito riportato. A questi orientamenti "ogni Vescovo si atterrà in vista dell'unità e del bene comune, a meno che ragioni di speciale rilievo ne dissuadano, a suo giudizio, l'adozione nella propria diocesi" (statuto, art. 18). Roma, 18 giugno 2004 Camillo Card. Ruini Presidente In un mondo che cambia Una rivoluzione culturale 1 Centinaia di canali televisivi, internet in un numero sempre maggiore di famiglie, il satellite, una nuova primavera della radio, la stampa che soffre forse la concorrenza dei nuovi media ma reagisce trasformandosi. Il nostro tempo è caratterizzato da una diffusione degli strumenti della comunicazione sociale sempre più rapida e pervasiva. I mass-media sono ovunque attorno a noi e non possiamo più farne a meno. Siamo chiamati a vivere in questo contesto "con nuovo dinamismo" e siamo sempre più consapevoli che "la comunione ecclesiale e la missione evangelizzatrice della Chiesa trovano, inoltre, nei media un campo privilegiato di espressione. Dal Concilio ad oggi la Chiesa ha preso ancor più coscienza di quanto sia importante coniugare tutti gli ambiti della vita ecclesiale con questa nuova realtà culturale e sociale" Primo areopago del tempo moderno 2 L'universo dei media costituisce il "primo areopago del tempo moderno […], che sta unificando l'umanità rendendola - come si suol dire - un villaggio globale". L'innovazione tecnologica, all'origine di profonde trasformazioni sociali, sta determinando una nuova visione dell'uomo e della cultura, così che "non è esagerato insistere sull'impatto dei mezzi di comunicazione sociale nel mondo di oggi. L'avvento della società dell'informazione è una vera e propria rivoluzione culturale". Nulla di ciò che l'uomo di oggi pensa, dice e fa è estraneo ai media; e i media esercitano un'influenza, con varie modulazioni, su tutto ciò che l'uomo di oggi pensa, dice e fa. Compito della Chiesa è annunciare il messaggio di salvezza a questa società, a questi uomini. Per riuscirci è necessario discernere e rinnovare. Essere dentro e andare oltre 3 Per essere fedeli al Vangelo in questo nuovo contesto, un semplice processo di adattamento o la ricerca di modalità aggiornate di comunicazione non bastano. Occorre individuare forme credibili per una comunicazione della fede in un contesto socioculturale, nel quale il Vangelo deve incarnarsi senza però disperdersi e annullarsi. Infatti, "l'attenzione a ciò che emerge nella ricerca dell'uomo non significa rinuncia alla differenza cristiana, alla trascendenza del Vangelo, per acquiescenza alle attese più immediate di un'epoca o di una cultura". Tale processo di incarnazione e di custodia della trascendenza consente di non identificare l'annuncio e la testimonianza in sé con le sue forme contingenti. Occorre stare dentro la contemporaneità, ma andando oltre, con un'attenta opera di discernimento da parte della comunità ecclesiale. Gli strumenti come mezzo e messaggio 4 I media infatti non sono semplici strumenti neutri; essi sono al tempo stesso mezzo e messaggio, portatori di una nuova cultura che "nasce, prima ancora che dai contenuti, dal fatto stesso che esistono nuovi modi di comunicare, con nuovi linguaggi, nuove tecniche, nuovi atteggiamenti psicologici". La loro incidenza sui modi di pensare e di agire, sugli stili di vita, sulla coscienza personale e comunitaria, in una parola sulla cultura e sulla stessa evangelizzazione fa sì che la Chiesa "non può non impegnarsi sempre più profondamente nel mutevole mondo delle comunicazioni sociali". La Chiesa non solo "si sentirebbe colpevole di fronte al suo Signore se non adoperasse questi potenti mezzi che l'intelligenza umana rende ogni giorno più perfezionati", ma insieme comprende che, per realizzare il mandato di Gesù, "non basta quindi usarli per diffondere il messaggio cristiano e il Magistero della Chiesa, ma occorre integrare il messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna". I media per la crescita personale e sociale 5 Discernere significa comprendere la natura, le dinamiche e gli esiti del nuovo processo mediatico per saper selezionare e scegliere. I media offrono formidabili risorse sia per la persona che per la società. Sono infatti "il biglietto di ingresso di ogni uomo e di ogni donna alla moderna piazza di mercato dove si esprimono pubblicamente i pensieri, dove si scambiano le idee, vengono fatte circolare le notizie e vengono trasmesse e ricevute le informazioni di ogni genere". Attraverso i media la persona può ottenere informazioni in modo più rapido e sistematico, allargare l'orizzonte delle sue conoscenze, dialogare con altre persone, vicine e lontane. I media rendono possibili nuovi percorsi di ricerca di senso e la costruzione di originali trame sociali. I media rappresentano oggi luoghi privilegiati dov'è ben percepibile l'ansia di "prossimità" e di "autenticità" che contraddistingue l'uomo contemporaneo. Fattore primario di sviluppo sociale 6 I media sono un fattore decisivo per la crescita non solo dei singoli individui ma anche dell'intera società. "I mezzi di comunicazione sociale sono indispensabili per le società democratiche di oggi. Forniscono informazioni su questioni ed eventi. Permettono ai leader di comunicare rapidamente e direttamente con il pubblico su questioni urgenti. Sono importanti strumenti di responsabilità, perché evidenziano l'incompetenza, la corruzione e gli abusi di fiducia, richiamando l'attenzione sulla necessità di competenza, di vitalità e di devozione al dovere". In particolare, i media si presentano come elementi decisivi nel definire i processi di cittadinanza e nel ridisegnare le forme di mediazione dell'orientamento culturale, sociale e politico. Valutare attentamente anche i rischi 7 Proprio perché così potenti, i media possono comportare non pochi rischi, ad esempio inducendo a una sorta di evasione dalla realtà o, paradossalmente, all'isolamento. Se usati per condizionare la vita democratica, politica ed economica, possono risultare devastanti per i singoli come per il sistema sociale. Per questo la Chiesa è stata sempre vigile e prudente. Essa "sa pure che gli uomini possono usarli contro il piano di Dio creatore e volgerli a propria rovina; anzi, è afflitta da materno sentimento di dolore per i danni che molto spesso il loro cattivo uso ha provocato all'umanità". Più crescono le potenzialità più devono essere rafforzate la vigilanza e la capacità critica. Fonte di sviluppo e progresso…ma anche di discriminazione e mercificazione 8 Se usati correttamente, i media costituiscono da una parte una risorsa per il singolo, per la società e per lo sviluppo dei popoli, dall'altra segnano anche nuove frontiere tra zone di ricchezza e sacche di povertà. Nuove e straordinarie opportunità di sviluppo e di collaborazione tra i popoli potrebbero derivare dalla condivisione delle conoscenze. Ma così non sempre accade. Le tecnologie e i processi della comunicazione sociale sono sempre più collegati con il sistema economico e commerciale, fino a diventarne per molti versi dipendenti. Anche l'informazione rientra in questo processo, e il confine tra comunicazione e spettacolo appare sempre più labile. Il vorticoso aumento degli investimenti e degli introiti conduce alla creazione di gruppi oligopolistici, con il rischio che condizionino la visione e l'interpretazione della realtà, proponendo modelli distorti dell'esistenza umana, della famiglia e della società. La ricerca ossessiva degli ascolti ( la corsa all'audience ) favorisce l'appiattimento verso il basso e spinge la comunicazione sociale a diventare sempre più banale e volgare. Necessità di criteri etici 9 Quanto più aumenta la dipendenza della comunicazione sociale dal sistema economico, tanto più risulta necessario introdurre rigorosi criteri etici. I bilanci economici sono importanti, ma ogni investimento nel campo delle comunicazioni sociali deve essere fatto in sintonia con il rispetto della dignità della persona, delle verità fondamentali e della libertà. Diritti e doveri della comunicazione sociale devono svilupparsi all'interno della logica della responsabilità. Occorre certamente promuovere i codici deontologici e le autoregolamentazioni, ma anche verificare che siano eticamente fondati e in grado di salvaguardare i diritti di tutti, in particolare dei più deboli. In questo contesto la comunicazione mediale, proprio in quanto risorsa, va promossa anche e soprattutto dentro la logica, paradossale per molta parte del mondo contemporaneo, del dono e della comunione. Le comunicazioni sociali plasmano una nuova cultura Profili e caratteristiche della nuova cultura 10 Tutti possono constatare come "lo sconvolgimento che si verifica oggi nella comunicazione presuppone, più che una semplice rivoluzione tecnologica, il rimaneggiamento completo di ciò attraverso cui l'umanità apprende il mondo che la circonda, e ne verifica ed esprime la percezione […]. I media hanno la capacità di pesare non solo sulle modalità ma anche sui contenuti del pensiero". In altri termini, gli strumenti della comunicazione sociale sono ben più che semplici strumenti: essi sono veri e propri agenti di una nuova cultura. Ogni nuovo medium apparso negli ultimi decenni, con la sua tecnologia, ha parlato un linguaggio suo proprio. Pensiamo al linguaggio audiovisivo, che caratterizza la televisione e il cinema, o al flusso di parole e musica, che caratterizza la radio, o al piegarsi dello stesso linguaggio verbale alle forme iconiche e figurate, tipiche di internet e di quanto sta emergendo nel campo della telefonia mobile. Trasformazioni antropologiche e sociali 11 Ogni nuovo linguaggio ha un'inevitabile ricaduta antropologica e sociale, ossia condiziona l'esistenza, la mentalità e le relazioni delle persone. Determina lo sviluppo di atteggiamenti e di sensibilità differenti: ad esempio una maggiore capacità intuitiva rispetto a quella analitico-sistematica, ma anche una diversa organizzazione logica del discorso e del pensiero, del tempo e dello spazio. Più radicalmente, possiamo dire che i media sono portatori di una nuova cultura nella misura in cui le loro modalità di funzionamento ( ad esempio la capacità di fornire informazioni da qualunque provenienza o di creare contatti a distanza in tempo reale ) portano a mutare il tradizionale rapporto con la realtà e con gli altri uomini e a far valere nuovi paradigmi e modelli di esistenza. Un sistema complesso e in continuo cambiamento 12 Il sistema dei media, che va definendo i contorni della cultura contemporanea, si presenta articolato e non sempre omogeneo. I media tradizionali convivono accanto ai nuovi media. I primi sono caratterizzati dalla cosiddetta cultura di massa, ovvero cinema, radio, giornali e televisione. I secondi sono quelli maggiormente caratterizzati da una forte interattività multimediale il cui simbolo è internet, che consente sia collegamenti personali sia la costituzione di nuove forme di aggregazione sociale. Ogni mezzo è diverso e va riconosciuto nella sua peculiarità. Lo scenario è ancora in via di definizione, estremamente fluido. Accanto al processo di mediatizzazione della società non scompaiono tra le persone importanti e insopprimibili rapporti diretti e non mediati. È comunque forte il rischio di erosione da parte dei media che tendono a fagocitare ogni tipo di relazione sia personale sia sociale. Confronto e dialogo con la cultura mediale 13 Con questa cultura segnata dalla presenza incisiva e capillare dei media siamo chiamati a confrontarci, coniugando la passione per il Vangelo con il discernimento intellettuale, e lo sguardo di fede con l'interpretazione dei fenomeni. Così potremo intraprendere quel cammino di inculturazione della fede e di evangelizzazione della cultura che è la questione centrale di questo inizio millennio. Non si tratta semplicemente di aggiornarsi o adeguarsi: occorre domandarsi come deve essere rimodellato l'annuncio del Vangelo e come avviare un dialogo con i mezzi di comunicazione sociale, e non solo attraverso di essi, nella consapevolezza che sono interlocutori con cui è necessario confrontarsi. Da spettatori a protagonisti della nuova cultura mediale Prossimità e coinvolgimento 14 La nuova cultura mediale esercita un'influenza sempre più diretta sulle persone e sulle loro relazioni. La straordinaria mole di informazioni e di possibilità d'intrattenimento mediatico può accompagnarsi, paradossalmente, a forme di frantumazione personale e sociale, a una crisi delle forme tradizionali di prossimità, a uno stato confusionale dovuto a saturazione mediatica. È un rischio da scongiurare, se è vero che i media "si presentano […] come artefici di un più stretto avvicinamento e di una più salda unità: le informazioni compiono in un attimo il giro del globo e consentono agli uomini di sentirsi molto più attivamente coinvolti negli avvenimenti vitali del mondo moderno". I media, ampliando a dismisura le capacità comunicative e relazionali, possono favorire un nuovo umanesimo o generare una drammatica alienazione dell'uomo da sé e dagli altri. Superamento della distanze geografiche, culturali e sociali 15 I mezzi della comunicazione sociale possono allargare la cerchia delle relazioni in quanto la loro crescente perfezione "abbatte e distrugge le barriere, che circostanze di tempo e di luogo avevano eretto fra gli uomini". Non solo eventi lontani diventano facilmente accessibili. Sono agevolate le possibilità di contatto con le persone e di presenza agli eventi. I media possono offrire risposte concrete al desiderio di comunicazione e condivisione, partecipazione e solidarietà. Tale desiderio, che caratterizza il mondo contemporaneo, "è il segno che l'autenticità cui mira l'uomo moderno non si orienta soltanto verso la ricerca di emozioni immediate e a basso prezzo, e che essa non è di per sé inesorabilmente destinata all'individualismo: gli occhi dei nostri contemporanei continuano a dischiudersi sull'altro". I media possono essere artefici di una nuova prossimità, frutto del confronto e dell'incontro, occasione di continuo svelamento di sé all'altro, assunzione di una responsabilità verso gli altri. La relativizzazione del tempo e dello spazio 16 Tuttavia, più siamo prossimi, più possiamo smarrire il senso della distanza. Se tutto diviene accessibile, se ogni incontro si rivela possibile, il rischio altrettanto facile è di banalizzare e strumentalizzare incontri ed esperienze. Concentrando tutto nel qui e nell'ora, il rischio è di perdere la capacità del confronto e dello stupore di fronte alle cose; di non saper più cogliere sfumature e differenze. Il mondo muta in un luogo senza luogo e in un tempo senza tempo ed è minacciato da un sincretismo culturale e religioso, in cui anche la trasmissione del Vangelo diventa più difficile. Il passato, se non è avvertito come parte di noi, come la nostra storia, nostro sangue e nostra carne, si riduce a nostalgia o curiosità consolatoria; memoria e tradizione si fanno folklore. Conservare la memoria e valorizzare la tradizione 17 L'esperienza credente assume i fondamenti della fede e della testimonianza proprio dalla tradizione; la sua messa in discussione conduce al relativismo dogmatico e all'autonomia morale. Oggi la tentazione è "di dilatare il tempo presente, togliendo spazio e valore al passato, alla tradizione e alla memoria. A volte abbiamo paura di soffermarci per ricordare, per ripensare a ciò che abbiamo vissuto e ricevuto". Né va dimenticato che le nuove tecnologie "trasmettono e contribuiscono a inculcare un insieme di valori culturali, e modi di pensare sui rapporti sociali, sulla famiglia, sulla religione, sulla condizione umana, il cui fascino e la cui novità possono sfidare e schiacciare le culture tradizionali". Aprire orizzonti di senso con i nuovi linguaggi 18 Senza spazio né tempo, in questa sorta di presente continuo, l'uomo contemporaneo rischia di omogeneizzare ogni aspetto della vita. Tutto appare identico, le differenze sfumano e una scelta vale l'altra. Ma chi è libero e responsabile deve sentire la necessità di invertire la rotta, riattivando il coraggio della scelta e apprendendo nuovamente a riconoscere e a scegliere, nel tutto indistinto, ciò che realizza e rende umana la persona. Occorre poi dare spazio a voci che sappiano parlare fino in fondo i linguaggi mediali, usando parole inaudite e scomode per lo stesso mondo dei media, aprendo orizzonti di senso che la cultura mediale da sola non è capace di intravedere e rappresentare. Con la creatività evangelica, anche dentro la cultura mediale, è possibile essere "sale della terra". Centralità e responsabilità della persona 19 La cultura mediale a volte sembra favorire l'idea di un contatto diretto e personale tra interlocutori, altre volte tenta di eliminarla, o di renderla superflua. I mezzi di comunicazione sociale tendono a valorizzare chi si propone agli altri in un coinvolgimento immediato e vivace. Travolta dalla velocità della comunicazione, l'umanità stessa tende a percepirsi come un unico corpo capace sì di solidarietà, ma anche sottoposta a un processo di massificazione deresponsabilizzante. Non è strano che in questi scenari di prossimità accelerata e di relazioni virtuali emerga un senso di angoscia e di disagio. Per chi è continuamente coinvolto in tutto e in relazione a tutti, la possibilità di una valutazione equilibrata e serena, di discernimento critico, diventa difficile. Condizioni per interagire con la cultura dei media Recuperare la dimensione interiore e trascendente 20 Al di là delle implicazioni di tipo sociologico e psicologico, almeno tre sono gli aspetti sui quali vigilare in vista della missione ecclesiale: la perdita dell'interiorità, l'incontro superficiale e la sostituzione della verità con l'opinione. In primo luogo i processi mediatici tendono a ignorare la dimensione interiore e trascendente della persona, spinta a costruirsi un'identità non in rapporto a un cammino d'approfondimento e maturazione, bensì come risposta funzionale alla situazione che vive. L'identità si trasforma in maschera, nel senso di una identità celata, nascosta, i cui tratti non vengono più riconosciuti. E l'interiorità rischia d'inaridirsi cedendo spazio al narcisismo. I media non sono di per sé nemici dell'interiorità, ma occorre lavorare per una cultura mediale che si apra alla trascendenza e promuova gli autentici valori spirituali. Costruire relazioni autentiche 21 Una seconda tendenza da contrastare è quella che spinge a privilegiare il facile contatto in superficie rispetto alla fatica, e alla gioia, di una relazione in profondità. Restare in superficie vuol dire rinunciare alla vera conoscenza e riconoscenza reciproca. Così il mondo della comunicazione rischia di moltiplicare e alimentare un sistema di contatti epidermici e occasionali, spesso solo funzionali allo spettacolo, privi di un confronto reale, fatto di ascolto, fraternità e solidarietà. Un tale processo rende ancora più sentita e urgente la necessità di coltivare relazioni personali forti e aperte. I media se da una parte possono produrre processi di spersonalizzazione, dall'altra possono favorire lo sviluppo di relazioni autentiche in cui le persone abbiano sempre la possibilità di guardarsi negli occhi e di parlare al cuore. Anche nell'utilizzo dei media è necessario, quindi, salvaguardare e promuovere "il valore primario della comunicazione interpersonale sia per l'evangelizzazione che per la crescita umana". La ricerca della verità oltre l'opinione 22 La terza attenzione riguarda la ricerca della verità. Se il rapporto con l'altro si riduce al semplice sovrapporsi di pareri e sensazioni individuali, la relazione sarà il luogo non della ricerca della verità, ma del confronto-scontro delle opinioni o peggio ancora della prevaricazione e della manipolazione. Alla ricerca della verità si sostituisce un percorso ambiguo e strumentale che conduce a una sorta di "moltiplicazione delle verità" o ad un azzeramento del riferimento alla verità. Ne sortiranno visioni del mondo e della vita legate sempre più a opinioni e sondaggi, del tutto relativi o imposti a colpi di maggioranza. Così la verità rischia di finire confinata nell'ambito della coscienza individuale e di essere esclusa dall'arena sociale e politica. Un nuovo stile di conoscenza e di relazione 23 L'uomo contemporaneo può avere l'illusione di toccare con mano ciò che lo circonda, senza accorgersi che la sua mano è soltanto un cavo o un'antenna. Può essere indotto a credere di avere la possibilità di apprendere il mondo in maniera diretta, quando invece le mediazioni sono molteplici. Esse conducono alla ristrutturazione di saperi e conoscenze, valori e stili di vita. Essere spettatore in tempo reale di eventi che avvengono a distanza planetaria, non significa conoscere la verità di quegli eventi, perché di essi ci è offerta sempre una lettura mediata da altri. Inoltre la forma di conoscenza privilegiata dalla contemporaneità sembra essere quella dell'accumulo dei saperi e degli archivi digitali da cui estrarre puntualmente quanto serve. Quando tutto è a disposizione, è facile illudersi di poter fare a meno di un sapiente discernimento. In realtà, una maggior mole d'informazioni e di conoscenze esige non minore, ma maggiore sapienza e capacità critica. Verso la pienezza della verità e della comunicazione 24 Questi tratti della cultura mediale ci ricordano che l'uomo può realizzare la sua piena umanità solo tramite una comunicazione capace di verità e di comunione. Nella comunicazione intesa come incontro autentico, quando l'uomo non guarda gli occhi dell'altro ma nei suoi occhi, in un gioco di reciproca riconoscenza, si apre un orizzonte di confronto nel quale l'altro assume i tratti del rimando all'Altro. " Il Signore Gesù quando prega il Padre, perché "tutti siano uno, come anche noi siamo uno" ( Gv 17,21-22 ) mettendoci davanti orizzonti impervi alla ragione umana, ci ha suggerito una certa similitudine tra l'unione delle persone divine e l'unione dei figli di Dio nella verità e nella carità. Questa similitudine manifesta che l'uomo il quale in terra è la sola creatura che Dio abbia voluto per se stessa, non possa ritrovarsi pienamente se non attraverso un dono sincero di sé". La comunicazione è luogo dove apprendere i criteri della comunione e della condivisione, che sono sempre il frutto di un ascolto attento e rispettoso e di un'adesione alla verità sull'uomo e sul suo destino. Da ciò risulta chiaro che l'inquietudine della ragione non è nemica della certezza della verità. Alla continua ricerca del volto di Cristo 25 Questa esigenza di sporgersi oltre i confini del visibile, oltre l'arena tutta umana dell'esperienza immediata del mondo e degli altri, ci induce a estendere all'intero panorama dei media quanto è stato ricordato a proposito di internet: "Internet permette a miliardi di immagini di apparire su milioni di schermi in tutto il mondo. Da questa galassia di immagini e suoni, emergerà il volto di Cristo? Si udirà la sua voce? Perché solo quando si vedrà il suo volto e si udirà la sua voce, il mondo conoscerà la buona notizia della nostra redenzione. Questo è il fine dell'evangelizzazione e questo farà di internet uno spazio umano autentico, perché se non c'è spazio per Cristo, non c'è spazio per l'uomo". Guardare con gli occhi della fede ai media significa riconoscerne certo i limiti, ma ancor più le potenzialità e operare affinché diventino una concreta risorsa per la missione della Chiesa. Il mistero dell'uomo e la comunicazione sociale La persona come essere dialogico-relazionale 26 L'essere umano è, per origine e struttura, fatto per la relazione. La capacità comunicativa rivela la dimensione trascendente della persona. Tale natura comunicativa e relazionale del nostro essere nel mondo si radica innanzitutto nel corpo. I rapporti con noi stessi e con gli altri, con la natura o con Dio passano sempre attraverso la corporeità. Essa resta il luogo originario della nostra coscienza incarnata. Le stesse coordinate dell'esistenza, il tempo e lo spazio, assumono il loro effettivo valore se si tiene conto della natura comunicativa dell'essere umano. Le comunicazioni sociali tendono a modificarne i parametri scuotendo alla radice l'identità dell'essere umano, ma spazio e tempo restano condizioni irrinunciabili del rapporto con il mondo e dell'incontro con gli altri e con Dio; ci permettono di essere insieme determinati e aperti, incarnati nel mondo ma anche capaci di guardare oltre. Il soggetto della comunicazione 27 Il mistero dell'uomo non può essere esplorato al di fuori delle relazioni che egli anela a intrecciare con gli altri. Nel villaggio globale, tuttavia, la prassi comunicativa tende a enfatizzare il nesso, la rete, la connettività, relegando ai margini le realtà soggettive e personali, che pure costituiscono il cuore di ogni relazione. Ma solo il "cittadino globale" che abbia una percezione piena, non parziale di sé, riuscirà a non soccombere dinanzi ai mutamenti sociali e culturali, proponendosi da protagonista e da soggetto di storia e di cultura. Infatti solo un'antropologia integrale può costituire il punto di partenza per un'interattività mediatica sana e dialogica. La grazia, che redimendo l'uomo fa sì che si armonizzino i conflitti fra le stesse dimensioni costitutive della persona, mentre ci spinge oltre noi stessi alla comunione con Dio, ci rende anche protagonisti, e non solo spettatori, di una storia affascinante e complessa, ricca di opportunità per la cultura e per la fede. Il primato della testimonianza 28 In un mondo che cambia così rapidamente, ponendo nuove e inedite questioni anche alla trasmissione della fede, riflessione e approfondimento, a tutti i livelli, risultano urgenti e imprescindibili. Ma non va dimenticato che la prima modalità della comunicazione della fede, anche nel "villaggio globale", resta la testimonianza. Ovunque egli sia, con chiunque s'incontri, attraverso i media o nel rapporto interpersonale, il fedele non può derogare al suo compito di testimone della fede, fino a sperimentare la martyria dell'emarginazione o del disprezzo, perfino della sofferenza e della morte. La storia stessa del "secolo breve", con le sue immani tragedie, ha mostrato come nessun'epoca può fare a meno di autentici testimoni, di martiri della fede e di insigni figure di santi. Dinamismo di ascolto e risposta 29 Chi desideri farsi comunicatore dinamico deve porre al centro l'ascolto; in altri termini, dev'essere disponibile all'incontro con il senso della propria esistenza. A partire da qui la persona può orientare i sentimenti, i desideri, i progetti, le attese e il tempo che gli è dato, vivendo con responsabilità la propria vita e le relazioni di cui è intessuta. L'ascolto pone la persona in relazione con una realtà originaria di senso, relazione tanto invisibile quanto determinante, tale da coinvolgerla interamente. Chi comunica con autenticità e pienezza conferma questa relazione e risponde all'appello radicale: sii te stesso. Comprende che entrambi - relazione e appello - sono un dono; un dono che diventa compito, come suggerisce il termine latino munus , radice della stessa parola comunicare. Una dimensione dello spirito 30 Creato a immagine di Dio, l'uomo è chiamato a orientare la propria vita in libertà, indirizzando con responsabilità il suo cammino, per non rischiare il fallimento della propria esistenza. Quella libertà, infatti, può essere usata per una vita ricca di relazioni, ma anche per annullare qualsiasi possibilità di vita. Per aprirsi e per chiudersi. Per donare e per possedere. La grande disponibilità e la potenza dei media dilatano a dismisura gli spazi d'azione. A maggior ragione oggi possiamo affermare che la comunicazione è quella dimensione dello spirito per cui la persona si eleva al di sopra della costituzione biologica e del vincolo con la natura. La comunicazione, in quanto sociale e in tutte le sue espressioni autentiche, libera l'uomo e si pone come risorsa per la sua realizzazione e per la sua felicità. La dimensione comunicativa della Rivelazione La Rivelazione come comunicarsi di Dio all'uomo 31 La storia della salvezza narra la comunicazione di Dio all'uomo. Dio crea e la sua attività creatrice si esprime come parola, comunicazione che plasma e dà vita. Sin dall'inizio Dio pone nell'universo e nell'uomo un desiderio, un'aspirazione, un dinamismo ascendente, che risponde al movimento discendente della sua apertura amorosa e misericordiosa. Ponendo il mondo e l'uomo come "altro da sé", Dio istituisce la possibilità di un autentico dialogo tra il creatore e la creatura che ha il suo culmine nell'incarnazione: "E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi" ( Gv 1,14 ). Dio realizza qui un salto di qualità comunicativa: nel suo Figlio, Gesù di Nazareth, non dialoga tramite il suo invisibile annunciarsi nella tenda del convegno o nel tempio dell'antica alleanza, ma con la presenza personale del suo Verbo eterno, il Figlio amato, che bisogna ascoltare e seguire ( Mc 9,6-7 ). La comunicazione unica e singolare del Verbo 32 La comunicazione realizzata nel Verbo incarnato è immediata, unica e singolare, perfetta e assoluta. Cristo si rivela come auto-comunicazione dell'amore di Dio per gli uomini, ricapitolando tutto in sé per il Padre, rompendo le catene dell'incomunicabilità umana e orientandola verso un futuro di piena comunione. L'uomo Gesù è la comunicazione per eccellenza di Dio ad ogni uomo, come Figlio del Padre egli è l'icona umana di Dio ( Col 1,15 ), la sua Parola. Se Gesù parla agli uomini, è il Padre stesso a parlare. Poiché Gesù è il Figlio - e non uno dei tanti mediatori possibili tra il divino e l'umano - egli riceve tutto dal Padre e vive per il Padre di cui liberamente fa la volontà compiendo la sua opera: "Il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre" ( Gv 5,19 ). Affidato radicalmente al Padre, caratterizza la sua missione tra gli uomini come un invito a ritrovare il Padre, a riscoprirlo nella verità beatificante del suo volto, a bramarlo dal profondo del cuore. Il Verbo ci pone in comunione con il Padre 33 In forza della relazione filiale Gesù rivela in modo esclusivo il Padre e comunica con verità indubitabile la novità del suo volto misericordioso, attraverso l'annuncio del Regno, presente in mezzo a noi nella sua stessa persona. L'amore del Padre per l'uomo diventa visibile e sperimentabile nell'amore mostrato da Gesù per tutti e comunicato a tutti. La persona stessa di Gesù è l'immagine viva dell'amore del Padre e del suo voler desiderare la relazione con l'uomo. Di questo parlano gesti, emozioni, comportamenti di Gesù: l'amore misericordioso e premuroso verso i derelitti, i poveri, gli emarginati, i sofferenti non è una mera rappresentazione dell'amore di Dio, ma lo attua. Rivelandoci la perfezione dell'amore, Gesù si pone anche come il perfetto comunicatore, dalla cui esemplarità nessuno può prescindere ( Mt 5,43-48 ). Vita trinitaria mistero di comunione e comunicazione 34 Con i suoi gesti e le sue parole, soprattutto nell'evento della Pasqua, Cristo rivela in maniera definitiva ed inequivocabile il volto del Dio uno e trino, nel quale l'unità non significa solitudine e la molteplicità non si risolve in dispersione. Lo Spirito, vincolo e legame d'amore tra il Padre e il Figlio, rende la comunione trinitaria possibile, costituendola come luogo della comunicazione e della donazione reciproca fra le tre persone divine. Questo profondo e intimo rapporto viene descritto nel Nuovo Testamento come una relazione di conoscenza profonda, nel senso di esperienza di comunione e comunicazione, che tuttavia non resta rinchiusa nell'impenetrabilità di un cielo distante, ma viene rivelata nel Figlio, e dal Figlio incarnato ai piccoli ( Mt 11,25-27 ). Siamo qui alla radice dell'origine e del senso della comunicazione: "La fede cristiana ci ricorda che l'unione fraterna fra gli uomini ( fine primario di ogni comunicazione ) trova la sua fonte e quasi un modello nell'altissimo mistero dell'eterna comunione trinitaria del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, uniti in un'unica vita divina". Gesù: modello di autentica comunicazione Gesù, parola vivente ed efficace 35 Fedele a Dio e all'uomo, Gesù è l'icona di umanità e di divinità in dialogo, in comunione vera. Portando dentro di sé la passione per la volontà del Padre e quella per l'uomo che cerca la vita, ogni sua azione e ogni sua parola diventano spada a doppio taglio ( Eb 4,12 ) capace di distinguere e separare il grano dalla zizzania, nel presente della storia ( Mt 13,24-30.36-43 par ). Realizza così la difficile arte del discernimento, dono dello Spirito di Dio e incontro unico e sempre nuovo tra Verbo, divino ed eterno, e storia sempre mutevole degli uomini: "La storia stessa è destinata a divenire una sorta di parola di Dio, e la vocazione dell'uomo è di contribuirvi vivendo, in modo creativo, questa comunicazione costante e illimitata dell'amore riconciliatore di Dio". L'uso sapiente dei linguaggi 36 Gesù di Nazareth è uomo della parola e del silenzio, della meditazione nel giorno e nella notte ( Sal 1,2 ). Le notti passate in preghiera sono un segnale, secondo la testimonianza evangelica, di una relazione unica con la fonte dell'amore, il Padre. Nella sua predicazione Gesù opera, annuncia, dialoga, discute, tace. È attento a contesti, livelli e strumenti diversi di comunicazione. Quando Gesù opera e parla manifesta una profonda coerenza: la parola sottrae il gesto all'ambiguità, soprattutto a quella del prodigio, per interpretarlo quale segno del Regno. Gesù comunica secondo linguaggi e generi distinti: parla in parabole alle folle, ma come uomo di sapienza dibatte e discute di fronte ai maestri della legge, seguendo le regole argomentative del tempo. Gesti e parole per dire a tutti la salvezza 37 Narrazione e discorso argomentativo o legislativo erano modalità per esprimere la volontà di Dio. Anche Gesù le fa sue. Vi ricorre sia rivolgendosi alla grande folla e ai discepoli, privilegiando così il modulo narrativo, specie quello parabolico, sia nelle controversie polemiche, con interlocutori come i farisei, i maestri della legge e i sadducei. La comunicazione di Gesù è profondamente dinamica e mostra le più alte vette di novità proprio nei confronti dei poveri, dei peccatori e delle donne, categorie tutte collocate ai margini della società. Rompendo gli schemi consolidati della narrazione parabolica o della disputa rabbinica, la sua comunicazione punta diretta alla vita dell'interlocutore, da cui la domanda è salita all'orecchio di Dio, di quel Dio che nei tempi antichi aveva accolto le grida di lamento del suo popolo ( Es 2,23-25 ). Il soffio dello Spirito e la novità dei linguaggi 38 Il Padre comunica nel Figlio la sua volontà e invia lo Spirito Santo per abilitare ogni uomo ad accoglierla e a metterla in pratica. Come l'evento di auto-comunicazione di Dio non si compie senza la presenza dello Spirito, allo stesso modo l'evento della sua accoglienza è impossibile senza il dono dello Spirito che, nella libertà personale di ognuno, ha il compito di permettere la riconciliazione e la comunicazione degli uomini con Dio e tra di loro. Come la superbia e l'arroganza della vita avevano un tempo portato alla confusione babelica ( Gen 11,1-9 ), ora il dono dello Spirito, attraverso la conversione e il superamento del peccato, consente una definitiva comunicazione tra gli uomini. È la Pentecoste: lo Spirito Santo permette non solo di "parlare altre lingue", ma consente anche l'ascolto: "Ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" ( At 2,6 ). La diversità delle lingue non è più un ostacolo alla comunicabilità, all'entrare in relazione, perché nello Spirito avviene l'unificazione in un solo linguaggio, quello dell'amore: amore del Padre, manifestato in Cristo morto e risorto ed effuso, con lo Spirito Santo, nel cuore degli uomini. La Chiesa: mistero di comunicazione salvifica La Chiesa mistero di comunione-comunicazione 39 La Chiesa nasce dall'evento comunicativo del Figlio Unigenito, il Verbo incarnato, che abita tra gli uomini, e raduna i discepoli in forza dell'ascolto della sua parola e della parola del Padre, inviandoli poi come suoi testimoni e annunciatori fra le genti. La nascita della comunità credente, stando alla descrizione neotestamentaria, è frutto della partecipazione, donata, alla vita di Gesù in forza dello Spirito. Tale partecipazione assume un volto storico costituito da tre elementi fondamentali: la condivisione della fede, la celebrazione eucaristica, la vita fraterna. La comunicazione, soprattutto nelle sue dimensioni verbale e simbolico-sacramentale, rappresenta l'elemento portante delle tre dimensioni costitutive della comunità ecclesiale. La "comunione", di cui la Chiesa vive, si attua mediante processi che implicano un dire ( annuncio ) e un fare ( celebrazione e relazioni ). In forza di tali processi si realizza una dilatazione dell'esperienza originaria dello stare con Gesù, fino a includervi tendenzialmente tutta l'umanità. La comunione principio e frutto della comunicazione 40 La comunione non solo sta al principio della comunicazione, ma ne è anche l'esito. La I Lettera di san Giovanni ricorda che l'annuncio nasce da un'esperienza di comunicazione e comunione, e il suo fine è far partecipare gli ascoltatori alla medesima comunione ( 1 Gv 1,1-3 ). Se è vero che la comunione è dono che proviene da Dio, è altrettanto vero che essa si nutre dei linguaggi umani. La Parola divenuta parole sprigiona tutta la sua forza creatrice e riconciliatrice, fino a unire un gruppo umano nella medesima autocoscienza di essere ekklesia, comunità comunicante, convocata dal Signore stesso, autocoscienza che si fonda e si esprime nella celebrazione, nella professione di fede e nella fraternità. Nata dall'evento comunicativo del Verbo, la Chiesa è costituita essenzialmente come trasmissione di questo evento di comunicazione tra gli uomini nelle forme comunicative della società umana. Forme legate alla storia, al tempo. Forme contingenti. Che non penalizzano la missione della Chiesa, ma anzi offrono nuove opportunità per andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo ad ogni creatura ( Mc 16,15 ). La sacramentalità del mondo, di Cristo e della Chiesa 41 L'azione comunicativa a cui è chiamata la comunità credente poggia sulla profonda convinzione relativa al carattere "sacramentale" del mondo, di Cristo e della Chiesa stessa. La sacramentalità del mondo trova la sua origine nella creazione, intesa nel senso originario di rapporto e di autonomia del cosmo rispetto al Creatore. Il Concilio Vaticano II ha parlato di "testimonianza" che la creazione stessa rende al suo Signore: "Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo ( Gv 1,3 ), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé ( Rm 1,19-20 ); inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori". La fondamentale sacramentalità del Cristo fa sì che egli possa a ragione chiamarsi ed essere descritto come il "sacramento" dell'incontro dell'uomo con Dio. E l'autocoscienza della Chiesa "come un sacramento universale di salvezza" non può non accompagnare ogni momento della comunicazione della fede che in essa si attua e da essa si genera. La Chiesa: mistero di comunicazione salvifica La Chiesa mistero di comunione-comunicazione 39 La Chiesa nasce dall'evento comunicativo del Figlio Unigenito, il Verbo incarnato, che abita tra gli uomini, e raduna i discepoli in forza dell'ascolto della sua parola e della parola del Padre, inviandoli poi come suoi testimoni e annunciatori fra le genti. La nascita della comunità credente, stando alla descrizione neotestamentaria, è frutto della partecipazione, donata, alla vita di Gesù in forza dello Spirito. Tale partecipazione assume un volto storico costituito da tre elementi fondamentali: la condivisione della fede, la celebrazione eucaristica, la vita fraterna. La comunicazione, soprattutto nelle sue dimensioni verbale e simbolico-sacramentale, rappresenta l'elemento portante delle tre dimensioni costitutive della comunità ecclesiale. La "comunione", di cui la Chiesa vive, si attua mediante processi che implicano un dire ( annuncio ) e un fare ( celebrazione e relazioni ). In forza di tali processi si realizza una dilatazione dell'esperienza originaria dello stare con Gesù, fino a includervi tendenzialmente tutta l'umanità. La comunione principio e frutto della comunicazione 40 La comunione non solo sta al principio della comunicazione, ma ne è anche l'esito. La I Lettera di san Giovanni ricorda che l'annuncio nasce da un'esperienza di comunicazione e comunione, e il suo fine è far partecipare gli ascoltatori alla medesima comunione ( 1 Gv 1,1-3 ). Se è vero che la comunione è dono che proviene da Dio, è altrettanto vero che essa si nutre dei linguaggi umani. La Parola divenuta parole sprigiona tutta la sua forza creatrice e riconciliatrice, fino a unire un gruppo umano nella medesima autocoscienza di essere ekklesia, comunità comunicante, convocata dal Signore stesso, autocoscienza che si fonda e si esprime nella celebrazione, nella professione di fede e nella fraternità. Nata dall'evento comunicativo del Verbo, la Chiesa è costituita essenzialmente come trasmissione di questo evento di comunicazione tra gli uomini nelle forme comunicative della società umana. Forme legate alla storia, al tempo. Forme contingenti. Che non penalizzano la missione della Chiesa, ma anzi offrono nuove opportunità per andare in tutto il mondo e predicare il Vangelo ad ogni creatura ( Mc 16,15 ). La sacramentalità del mondo, di Cristo e della Chiesa 41 L'azione comunicativa a cui è chiamata la comunità credente poggia sulla profonda convinzione relativa al carattere "sacramentale" del mondo, di Cristo e della Chiesa stessa. La sacramentalità del mondo trova la sua origine nella creazione, intesa nel senso originario di rapporto e di autonomia del cosmo rispetto al Creatore. Il Concilio Vaticano II ha parlato di "testimonianza" che la creazione stessa rende al suo Signore: "Dio, il quale crea e conserva tutte le cose per mezzo del Verbo ( Gv 1,3 ), offre agli uomini nelle cose create una perenne testimonianza di sé ( Rm 1,19-20 ); inoltre, volendo aprire la via della salvezza celeste, fin dal principio manifestò se stesso ai progenitori". La fondamentale sacramentalità del Cristo fa sì che egli possa a ragione chiamarsi ed essere descritto come il "sacramento" dell'incontro dell'uomo con Dio. E l'autocoscienza della Chiesa "come un sacramento universale di salvezza" non può non accompagnare ogni momento della comunicazione della fede che in essa si attua e da essa si genera. Caratteristiche della comunicazione della fede Una Chiesa guidata dallo Spirito Santo capace di comunicare la fede……nel dinamismo dell'ascolto e dell'annuncio 42 La Chiesa non è soltanto un luogo di trasmissione della fede, cioè non è una semplice "emittente". Custode fedele della Parola, la Chiesa è innanzitutto chiamata a porsi in "religioso ascolto" di essa, riconoscendola come dono da condividere con tutti gli uomini. Nell'ascolto della Parola e nell'apertura orante del cuore si perpetua il prodigio della Pentecoste ( At 2,1-13 ) che permette alla Chiesa di assumere, sotto la spinta e la guida dello Spirito Santo, i linguaggi e gli atteggiamenti maggiormente idonei, in ogni tempo e situazione, per far arrivare l'annuncio del Vangelo a tutti. L'evangelizzazione consiste nella comunicazione di questa Parola, a partire dalla fragilità e dalla mutabilità dei linguaggi dell'uomo. Il dinamismo dell'ascolto e dell'annuncio richiede da un lato di far riferimento costante alla Parola originaria rivelata nelle Sacre Scritture e trasmessa nella tradizione vivente della Chiesa; dall'altro di conservare un'attenzione vigile e critica nei confronti delle possibilità e dei limiti delle forme comunicative proprie delle diverse epoche storiche e dei linguaggi adottati. Ogni parola che sgorga dal dialogo con Dio si fonda e si sviluppa sulla contemplazione della Parola fatta carne, del Verbo vivente in mezzo a noi. …nella peculiarità del linguaggio liturgico 43 La forza comunicativa della parola di Dio emerge in maniera precipua e singolare nella celebrazione liturgica. Qui l'annuncio accade. Non più solo espressioni verbali, ma realtà. Il mistero salvifico viene consegnato agli uomini di tutti i tempi e di tutte le latitudini, rendendo contemporaneo - qui ed ora - il mistero di Cristo. Nel rito sacramentale cristiano la polivalenza propria del simbolo - cosa e gesto - è integrata dalla parola che sempre l'accompagna esplicitandone i significati. I sacramenti realizzano ciò che annunciano verbalmente e diventano in tal modo luoghi di profonda comunicazione tra il mistero di Dio e l'esperienza umana. La liturgia può essere considerata il codice dei codici, presupposto di ogni altro codice mediatico e paradigma di ogni autentica comunicazione. …nell'essere segno e strumento di carità 44 La testimonianza dell'amore è il tessuto connettivo della comunità cristiana, il riflesso dell'amore divino. È un segno duplice: l'amore donato è stato accolto e testimoniato, senza limiti né condizionamenti, nella pura gratuità. La comunicazione nella Chiesa e della Chiesa rimanda a una realtà agapica trascendente: il Dio Unitrino. Annunciare, celebrare, servire sono le tre modalità costitutive della comunità cristiana nel suo rapportarsi al regno di Dio che si rende presente e al tempo stesso costituisce la meta verso cui l'uomo incessantemente tende. Asimmetria fra il contenuto della comunicazione e il medium umano 45 Come esprimere compiutamente il "mistero del Regno", con parole e gesti umani? Ogni modalità apparirà inadeguata e provvisoria. Paradossalmente gli strumenti più semplici e immediati ( parole e gesti degli uomini in relazione tra di loro ) risulteranno i più adatti, ancor più, forse, degli strumenti più sofisticati e tecnologicamente avanzati. Mai perderanno d'attualità le parole di san Paolo: "Abbiamo questo tesoro in vasi di creta, perché appaia che questa potenza straordinaria viene da Dio e non da noi. Siamo infatti tribolati da ogni parte, ma non schiacciati; siamo sconvolti, ma non disperati; perseguitati, ma non abbandonati; colpiti, ma non uccisi, portando sempre e dovunque nel nostro corpo la morte di Gesù, perché anche la vita di Gesù si manifesti nel nostro corpo" ( 2 Cor 4,7-10 ). Infatti "ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch'io sono conosciuto" ( 1 Cor 13,12 ). La comunicazione nell'ottica della grazia 46 Di questa originaria inadeguatezza siamo ben consapevoli. Da un lato c'è la convinzione che i risultati della comunicazione della fede sono sempre e comunque opera della grazia più che delle energie e dei mezzi umani, per cui ogni iniziativa andrà accompagnata e sostenuta dalla preghiera e situata in un orizzonte contemplativo; dall'altro lato ci sentiamo invitati a considerare con spirito critico le tecnologie e la cultura che le accompagna. Vanno evitati entrambi gli eccessi: diffidare delle tecnologie fino a demonizzarle, ma anche cedere al facile entusiasmo pastorale e culturale per cui tutto ciò che è nuovo è di per sé buono. Anche nel campo della comunicazione sociale ciò che alla fine conta è la capacità di riflettere la gloria di Dio, annunciandola e testimoniandola con una vita di santità. L'inculturazione della fede nel tempo dei media Nell'ottica del progetto culturale 47 La cultura mediale cambia e cresce, trasformando il mondo attorno a sé. La Chiesa segue con attenzione tale processo ed è consapevole della sua rilevanza epocale, come dimostrano i documenti del Magistero ai diversi livelli. "Il mondo dei mass-media, in seguito all'accelerato sviluppo innovativo e all'influsso insieme planetario e capillare sulla formazione della mentalità e del costume, rappresenta una nuova frontiera della missione della Chiesa". Riconoscendo e apprezzando le possibilità insite nei media, essa si è impegnata sul terreno del loro uso operando un attento discernimento della cultura da essi generata. Il loro ruolo risulta essenziale per l'attuazione di quel progetto culturale su cui la Chiesa italiana ha inteso orientare la sua missione nel nostro tempo, in particolare a partire dal Convegno ecclesiale di Palermo, in quanto la cultura e la comunicazione costituiscono un areopago d'importanza cruciale ai fini dell'inculturazione della fede cristiana. La comunicazione, contenuto e rete del progetto culturale 48 Il progetto culturale esprime una profonda consapevolezza: la fede non è autentica e la missione della Chiesa non è efficace se entrambe non assumono uno spessore e una valenza culturali. La sfida è condurre i credenti a pensare e vivere la fede come fatto culturale che impegna tutti nel discernimento e nella creatività. La comunicazione sociale diviene contenuto e rete dello stesso progetto culturale cristianamente ispirato: contenuto perché nell'"areopago della comunicazione" passano pressoché tutti i modelli di pensiero e di comportamento, le tendenze e gli stili di vita contemporanei; rete per le nuove e originali occasioni offerte dai mezzi della comunicazione mediale alla cultura cristianamente ispirata affinché si diffonda ed entri in dialogo con altre culture. Ignorare il mondo della comunicazione, o semplicemente sottovalutare la sua capacità di incidere sulle coscienze, significa precludersi ogni possibilità di evangelizzare la cultura moderna. Un compito antico e sempre nuovo 49 Ogni epoca, ogni condizione, ogni contesto richiede un suo specifico linguaggio. La Chiesa lo ha sempre tenuto presente nell'annunciare la parola di Dio. Agostino applica alla comunicazione della fede i principi della retorica classica ( De doctrina christiana e De catechizandis rudibus ) e Gregorio Magno raccomanda ai predicatori i principi della comunicazione umana come parte essenziale dell'opera pastorale, adattandosi al carattere e ai bisogni della propria gente ( Regula pastoralis ). Con l'invenzione e la diffusione della stampa la comunicazione della fede si trova poi di fronte alla sfida di elaborare una trasmissione attenta agli aspetti concettuali e dottrinali, ma consapevole di rivolgersi a una popolazione sempre più numerosa di alfabetizzati. Tale processo si è via via ampliato fino ai nostri giorni e all'avvento delle nuove tecnologie. Rilevanza del linguaggio artistico 50 Nel progressivo differenziarsi dei linguaggi, non hanno perso il proprio ruolo le varie espressioni artistiche. Pittori e scultori hanno saputo rappresentare l'esperienza religiosa con opere che ancora oggi possono essere contemplate in chiese, cappelle, battisteri; botteghe di artigiani hanno continuato a rendere il luogo del culto degno riflesso della presenza di Dio. Una memoria artistica che attesta la tradizione del popolo cristiano e la sua fede. Tale dialogo prosegue ancor oggi con gli architetti e gli artisti, accompagnandoli e sostenendoli nel lavoro di ricerca di forme che sappiano mostrare il mistero dell'infinito, perché l'arte "è, per sua natura, una sorta di appello al Mistero". Una Chiesa estroversa e missionaria Comunicazione sociale e conversione pastorale 51 Per svolgere la sua missione in questo nuovo contesto culturale, alla Chiesa, che esiste per evangelizzare, viene richiesta una "conversione pastorale" che include ed esige una "conversione culturale". È necessario "passare a una pastorale di missione permanente". Venendo meno i tradizionali canali di adesione alla fede cristiana, è sempre più urgente "promuovere una pastorale di prima evangelizzazione che abbia al suo centro l'annuncio di Gesù Cristo morto e risorto, salvezza di Dio per ogni uomo, rivolto agli indifferenti o non credenti". Così dunque, "nell'attuale situazione di pluralismo culturale, la pastorale deve assumere, in modo più diretto e consapevole, il compito di plasmare una mentalità cristiana, che in passato era affidato alla tradizione familiare e sociale. Per raggiungere questo obiettivo, dovrà andare oltre i luoghi e i tempi dedicati al sacro e raggiungere i luoghi e i tempi della vita ordinaria: famiglia, scuola, comunicazione sociale, economia e lavoro, arte e spettacolo, sport e turismo, salute e malattia, emarginazione sociale". Da una comunicazione autentica ed efficace dipende, in larga parte, anche il modello di Chiesa che si intende proporre e la sua capacità missionaria. Formazione e nuove competenze 52 L'educazione alla comunicazione e ai media non può esaurirsi nella conoscenza delle tecniche, ma deve saper leggere in profondità l'attualità sociale e culturale. Questa consapevolezza va messa al centro dei percorsi di formazione che vanno attivati nelle famiglie, nella scuola, nella parrocchia e nelle aggregazioni laicali. Di fronte a un simile compito formativo potremmo forse sentirci impreparati. L'impegno richiesto è senza dubbio notevole, ma è anche improrogabile. E va oltre la contingenza del momento per assumere la fisionomia di profilo permanente per l'identità e la missione della Chiesa. La conversione pastorale e culturale, inoltre, non riguarda solo i singoli membri della Chiesa, ma investe la comunità nel suo insieme. Nell'era dei media anche la parrocchia è costretta a cambiare la sua fisionomia. Certamente continua ad essere la comunità dei rapporti personali, della carità tangibile, degli incontri formativi diretti e dei sacramenti. Ma s'avvia a comunicare anche con il sito internet, la posta elettronica, il notiziario, la biblioteca multimediale. Dà ai fedeli la possibilità d'incontrarsi per un discernimento critico dei media e dei messaggi. Nuove risorse per la comunità 53 I media diventano dunque occasione per nuove sfide culturali e pastorali e rappresentano una nuova risorsa per la formazione dei fedeli. Rientra in questa logica la scelta delle comunità cristiane di dotarsi di una sala della comunità o di ritornarne in possesso. Sono luoghi preziosi per la crescita spirituale e culturale, dove l'animatore della cultura e della comunicazione vive il suo peculiare servizio ecclesiale, visibile e riconosciuto dalla comunità. A questa nuova figura di animatore e ai suoi compiti si dovrà dedicare particolare attenzione sia dal punto di vista formativo sia per una sua presenza capillare nelle comunità parrocchiali. A partire dalla contemplazione del volto di Dio 54 L'azione pastorale deve dunque adeguarsi, senza indugi, alle esigenze dettate dalla nuova cultura mediatica. L'adeguamento investe tutte le dimensioni della vita ecclesiale, senza limitarsi a un semplice aggiornamento degli strumenti. In quanto "atto di conversione", sarà in primo luogo spirituale e riguarderà il modo di percepire ed esprimere la fede. Tecniche comunicative da apprendere e praticare, dunque; ma soprattutto intelligenza e cuore radicati nella contemplazione del volto del Padre e del suo Figlio, il Verbo fatto carne. "Solo il continuo e rinnovato ascolto del Verbo della vita, solo la contemplazione costante del suo volto permetteranno ancora una volta alla Chiesa di comprendere chi è il Dio vivo e vero, ma anche chi è l'uomo". Con una specifica dimensione spirituale 55 Anche in questo campo occorre perseguire la chiamata alla santità, in sintonia con il progetto di Dio e guidati dall'opera dello Spirito Santo. Di grande aiuto sarà il confronto con le figure di santi e beati che hanno testimoniato la loro dedizione al Signore con una particolare attenzione alla comunicazione sociale. Tra i tanti possiamo ricordare San Francesco di Sales, San Giovanni Bosco, San Massimiliano Maria Kolbe e il Beato don Giacomo Alberione. Dalla loro testimonianza traspare la necessità di un rigore morale incentrato sul principio fondamentale del rispetto della dignità umana e della costruzione della comunità nella giustizia e nella pace. Nonostante le carenze, i limiti, le ambiguità che si registrano nell'uso dei media, tutti dovranno adoperarsi perché questi "meravigliosi strumenti" possano offrire alla comunità degli uomini quel contributo al bene comune e alla conoscenza del Vangelo che ancora non hanno pienamente espresso. Annuncio, catechesi e comunicazione Nello spirito del "Rinnovamento della catechesi" 56 L'evangelizzazione costituisce la missione fondamentale della Chiesa in ogni tempo e cultura, e la catechesi rappresenta l'opera educativa della comunità che conduce i battezzati alla maturità della fede. La pastorale catechistica italiana ha avuto dopo il Concilio Vaticano II una stagione feconda di rinnovamento. Ora, all'inizio del nuovo millennio, si interroga sulle forme dell'evangelizzazione. A tale proposito gli strumenti della comunicazione sociale offrono ai catechisti nuove risorse e nuovi percorsi per l'educazione alla fede. Molto è stato fatto in questi anni per dare seguito alle indicazioni del Documento di base che invitava a sviluppare una catechesi "non incolore" e a impiegare "con sapienza le tecniche didattiche più op-portune". I sussidi audiovisivi, le produzioni musicali, cinematografiche e televisive, i molteplici siti religiosi costituiscono nuove preziose risorse per i catechisti. Di grande rilievo è il contributo delle case editrici e dei centri specializzati nel produrre strumenti sempre più integrati con i nuovi linguaggi della comunicazione. Tuttavia l'apporto della comunicazione sociale non deve essere limitato ai puri e semplici mezzi. Le attitudini comunicative dei catechisti 57 Saper leggere e servirsi in modo adeguato degli strumenti della comunicazione è il minimo oggi richiesto a un buon catechista. È infatti impensabile fare catechesi rinunciando a un discernimento attento del contesto culturale. Ad esempio, un itinerario catechistico deve oggi fare i conti con una percezione del tempo limitata: gli impegni costanti, fatti di tappe distribuite nel tempo, si scontrano con i segmenti temporali sempre più brevi e veloci dei processi comunicativi. Non meno problematica è la percezione del senso d'appartenenza a un progetto, quando tutto attorno a noi invita ad adesioni parziali e momentanee, della stessa durata di un'emozione. Occorre considerare inoltre che la catechesi si rivolge sempre più a persone adulte e assume la forma del catecumenato. L'educatore alla fede, consapevole che "l'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri […], e se ascolta i maestri lo fa perché sono testimoni", deve conferire uno spessore testimoniale alla sua comunicazione. Come faceva Gesù, il catechista comunicatore deve poi saper modulare simboli, parabole, racconti, testimonianze che parlino di una fede libera e responsabile. Al comunicatore della fede è chiesto di saper usare tutti i registri della comunicazione: il linguaggio verbale e non verbale, le immagini e i suoni, attingendo dai media esempi ed evocazioni, proponendo nuove metafore della fede, suscitando interessi ed emozioni, animando esperienze di fede nel gruppo della catechesi. Valorizzazione del patrimonio artistico 58 Un'attenzione del tutto particolare va rivolta all'arte. Il nostro Paese ha il privilegio di possedere una straordinaria ricchezza di opere d'arte, per lo più a contenuto religioso. La catechesi è occasione per attingere al patrimonio culturale, storico e artistico, proponendo percorsi di scoperta delle tradizioni e delle espressioni religiose nelle Chiese locali e pellegrinaggi, con itinerari che attingano alle fonti della spiritualità e della cultura religiosa. La valorizzazione del patrimonio artistico è anche educazione alla bellezza, che "è cifra del mistero e richiamo al trascendente. È invito a gustare la vita e a sognare il futuro. Per questo la bellezza delle cose create non può appagare, e suscita quell'arcana nostalgia di Dio". La bellezza come via al mistero 59 L'arte dunque come luogo dell'incontro possibile con il mistero. Incontro fatto di stupore, emozione e indicibile gioia. L'arte non solo rende percepibile, ma spesso anche "affascinante il mondo dello spirito, dell'invisibile, di Dio. […] Ha una capacità tutta sua di cogliere l'uno o l'altro aspetto del messaggio traducendolo in colori, forme, suoni che assecondano l'intuizione di chi guarda o ascolta. E questo senza privare il messaggio stesso del suo valore trascendente e del suo alone di mistero". Questa intonazione alla bellezza deve diventare una dimensione costante della catechesi. Il patrimonio artistico e culturale, i moduli architettonici delle grandi costruzioni ecclesiastiche ( cattedrali, chiese, abbazie, monasteri ), i percorsi museali ( reali e virtualmente visitabili ) e musicali, possono essere oggi in gran parte fruibili anche attraverso i media ( fotografia, cinema e televisione ). La liturgia come pienezza della comunicazione Liturgia come azione comunicativa 60 Liturgia e comunicazione hanno molti aspetti in comune: entrambe si realizzano attraverso segni e azioni simboliche; entrambe richiedono gestualità e partecipazione. Il rito liturgico esplicita il dialogo permanente tra Dio e il suo popolo: Dio lo raduna perché ha qualcosa da comunicare e il popolo, mosso da quella chiamata, è provocato a rispondere al dono offerto con l'atto di fede e il canto di lode. La liturgia esprime questo meraviglioso scambio: è dunque un evento comunicativo perché in esso si attua il dialogo tra Dio e l'uomo. Nell'esperienza liturgica accade quella forma di comunicazione della fede che altrove e altrimenti non potrebbe darsi. La forma rituale infatti, in quanto azione, coinvolge tutto l'uomo e i suoi sensi, con oggetti, suoni, colori, luci, parole e gesti. In tal modo la liturgia non è solo un mezzo espressivo di contenuti già elaborati, ma essa stessa diventa atto rivelativo e origine di una nuova comunicazione. La creatività nell'ambito liturgico dovrà essere sempre commisurata al mistero donato, che rifugge da ogni manipolazione soggettiva o strumentale. Il linguaggio celebrativo 61 La forma liturgica non ha come suo primo compito quello di narrare gli eventi fondanti o di illustrare i contenuti della fede, ma di ripresentare, qui e adesso, la loro forza che salva e trasforma. Una liturgia troppo preoccupata di rendersi comprensibile, presto o tardi smentisce se stessa: si fa pensiero o rappresentazione esteriore e cessa di essere celebrazione. La comprensione della liturgia, prima che concettuale, dev'essere simbolica. Il tempo e l'esercizio, i sensi e la materia, il corpo e lo spirito divengono componenti essenziali. Affinché la liturgia possa sprigionare le sue risorse comunicative, deve attuare tutti i suoi codici peculiari. Solo quando è salvaguardata la sua natura, fatta di comportamenti rituali, ricchi di senso e contenuto, la celebrazione introduce nell'esperienza del mistero divino che è esperienza della gratuità e della libertà. Per una piena valorizzazione delle parole e dei gesti 62 Un ambiente comunicativo adeguato favorisce la messa in opera della celebrazione liturgica. Valorizza i gesti e le parole, i segni e simboli, le luci e le ombre, i momenti pieni e i silenzi, i canti e le parole proclamate, gli spazi in cui si muove l'assemblea. Il discernimento si nutre della consapevolezza che il linguaggio simbolico non aggiunge parola a parola, segno a segno, ma è luogo in cui si disvela un più vasto orizzonte di percezioni. Infatti, l'azione liturgica ha l'obiettivo di ampliare le capacità percettive affinché il credente possa accorgersi di Dio oltre le cose e le parole, o meglio oltre la necessità delle cose e la grammatica delle parole. A colui che presiede e a coloro che esercitano un ministero nella liturgia è perciò richiesta una precisa competenza e un alto livello di sensibilità comunicativa. Si tratta anzitutto di attivare e modulare i diversi linguaggi, oltre la semplice formulazione verbale. Il linguaggio omiletico 63 L'omelia è "parte della stessa liturgia". Senza il rispetto della sua natura rituale, la predicazione corre il rischio di oscillare tra consolazione e apologetica, trasmissione sistematica di contenuti dottrinali e adeguamento alle mode e alle tendenze linguistiche del mondo. La natura dell'omelia va colta all'interno dell'esercizio del ministero della Parola. "I fedeli ne ricavano frutto purché essa sia semplice, chiara, diretta, adatta, profondamente radicata nell'insegnamento evangelico e fedele al Magistero della Chiesa, animata da un ardore apostolico equilibrato, piena di speranza, nutriente per la fede, generatrice di pace e di unità". Occorre rispettare le cinque finalità dell'omelia precisate nell'introduzione al Lezionario: guidare i fedeli a intendere e gustare la Scrittura; aprire il loro cuore al rendimento di grazie; condurli all'atto di fede per ciò che riguarda quella Parola che nella celebrazione si fa sacramento; prepararli a una fruttuosa comunione; esortarli ad assumersi gli impegni di una vita cristiana. I futuri presbiteri e i diaconi, nel periodo della formazione, dovranno essere adeguatamente aiutati ad acquisire le competenze utili per rendere l'omelia più immediata e comprensibile a tutti. Nell'omelia devono trovare spazio anche i riferimenti alle concrete situazioni di vita, in modo da favorire quel discernimento spirituale e culturale di cui l'uomo di oggi ha particolare bisogno. Occorre tener conto dell'uditorio e della mentalità diffusa, profondamente segnati dai processi mediatici, per calibrare nel migliore dei modi linguaggio, ritmo e tono. La Santa Messa trasmessa dai media 64 Molti momenti della vita liturgica e dell'esperienza religiosa sono oggi oggetto di trasmissioni televisive e radiofoniche e vengono diffusi anche attraverso le reti informatiche con grande utilità per l'esperienza religiosa di tante persone. Occorre operare "per il continuo perfezionamento contenutistico e tecnico di queste trasmissioni". L'impatto e il ruolo dei mezzi della comunicazione sociale vanno valutati con attenzione, soprattutto in presenza di celebrazioni sacramentali, dove risultano fondamentali la sobrietà delle immagini e la pertinenza del commento. Per la natura e le esigenze dell'atto sacramentale non è possibile equiparare la partecipazione diretta e reale a quella mediata e virtuale, attraverso gli strumenti della comunicazione sociale. Pur rappresentando una forma assai valida di aiuto nella preghiera, soprattutto per chi è malato o impossibilitato a essere presente, in quanto offre "la possibilità di unirsi ad una Celebrazione eucaristica nel momento in cui essa si svolge in un luogo sacro", va evitata ogni equiparazione. Per questo stesso motivo risulta fuorviante trasmettere celebrazioni sacramentali in differita o in modo ripetitivo attraverso i media. Tanto meno si può pensare che le celebrazioni sacramentali possano avvenire tramite i media, come ipotizzato da alcuni per il sacramento della penitenza. Criteri per la diffusione delle celebrazioni 65 Molte emittenti radiotelevisive trasmettono la santa Messa nei giorni feriali e soprattutto la domenica. Tale trasmissione deve essere autorizzata dall'Ordinario del luogo e preparata adeguatamente seguendo i criteri stabiliti dall'autorità ecclesiastica. Dove tali trasmissioni sono abituali, è necessario predisporre una convenzione tra la diocesi o la Conferenza episcopale ( nazionale o regionale ) e l'emittente, affidando al competente ufficio per le comunicazioni sociali, coadiuvato dall'ufficio liturgico, la verifica delle modalità di ripresa e di trasmissione. La comunità ecclesiale, da cui la santa Messa viene trasmessa, consapevole della peculiare situazione dovuta alla presenza di strumenti mediatici, si impegnerà a rendere la celebrazione esemplare, anche attraverso un'accurata preparazione dei fedeli e particolari accorgimenti da concordare con gli operatori della comunicazione, evitando alterazioni alla natura dell'atto celebrativo. Avendo tali trasmissioni come pubblico privilegiato, anche se non esclusivo, persone ammalate e anziane, è auspicabile un sempre maggior coinvolgimento da parte delle comunità cristiane che, nel contesto parrocchiale o negli istituti di cura, possono creare un utile collegamento. Infatti "la trasmissione televisiva o radiofonica costituisce un aiuto prezioso, soprattutto se integrato dal generoso servizio dei ministri straordinari che portano l'Eucaristia ai malati, recando ad essi il saluto e la solidarietà dell'intera comunità". La comunicazione come servizio ed espressione di carità Eminente forma di carità 66 La comunicazione può offrire nuove vie e dare maggiore sviluppo alla testimonianza della carità. La comunicazione sociale facilita infatti la relazione con gli altri, favorisce gli scambi e le collaborazioni anche a livello internazionale, fa conoscere e rende maggiormente consapevoli "delle gioie e delle speranze, delle tristezze e delle angosce degli uomini d'oggi, dei poveri soprattutto e di tutti coloro che soffrono". In quanto fattore di comunione e di condivisione, la comunicazione è da considerare espressione eminente della carità, capace di condurre dalla conoscenza all'impegno. Aiuta la Chiesa a mettersi in contatto con la gente, a conoscerne bisogni e attese, a creare sensibilità e partecipazione, a dare risposte. Per questo la Chiesa invita i professionisti della comunicazione a non servire i soli interessi economici, commerciali e politici particolari, ma a porsi in ascolto e a servizio delle persone e della comunità. "I comunicatori devono cercare di comunicare con la gente. Devono imparare a conoscere i bisogni reali della gente, essere informati sulle loro lotte; devono saper presentare tutte le forme di comunicazione con quella sensibilità che la dignità dell'uomo esige". La parrocchia stessa, luogo per eccellenza della carità pastorale, potrà diventare un centro di comunicazione incarnata, concreta e alternativa capace di far sentire la sua voce nel territorio. La parrocchia, infatti, "deve farsi carico di tutti i problemi umani che accompagnano la vita di un popolo, per assicurare il contributo che la Chiesa può e deve portare". Via per la promozione della giustizia 67 Nel prossimo futuro, i mezzi della comunicazione saranno apportatori di bene o di male? Dipenderà dalle scelte compiute dall'uomo, dalla sua saggezza e dai principi etici a cui s'ispirerà. La Chiesa è consapevole di dover esercitare nel mondo dei media una funzione profetica, denunciando il male e l'ingiustizia e incoraggiandone l'uso soprattutto per raccontare il bene e il Vangelo vivo e vissuto. Testimoniare la verità ultima dell'amore ( 1 Cor 13 ) è la migliore comunicazione che la Chiesa possa operare. La comunicazione sociale, in tale prospettiva, può fare di più e meglio. Se prevalgono i meri interessi commerciali o ideologici, la comunicazione mediale si riduce alla stregua di una merce da piazzare con ogni mezzo. La Chiesa richiama i comunicatori alle loro responsabilità e da parte sua si impegna a formare nuovi comunicatori: "Il mondo è nelle vostre mani. […] Voi siete più importanti del successo, valete più di qualsiasi somma di denaro. […] Considerate la comunicazione come una parte del rapporto d'amore per il prossimo". La comunicazione in alcuni ambiti della vita ecclesiale Una comunicazione che generi comunione 68 A proposito del rapporto tra comunicazione e vita della Chiesa, va ricordato "il diritto fondamentale al dialogo e all'informazione in seno alla Chiesa, così come è affermato da Communio et progressio, e la necessità di continuare a ricercare quali siano i modi efficaci per favorire e proteggere questo diritto, in particolare con un'utilizzazione responsabile dei mezzi di comunicazione". L'opinione pubblica ecclesiale dovrà essere frutto di una esemplare pratica comunitaria e comunicativa, che sappia rispecchiare "i più alti modelli di veridicità, affidabilità, sensibilità ai diritti umani e altri principi e norme rilevanti". Tutti nella comunità ecclesiale, sia tramite i rapporti personali sia attraverso l'utilizzo dei mezzi di comunicazione sociale, sono chiamati a esercitare il nativo diritto di esprimere liberamente le proprie idee, con atteggiamento costruttivo, con franchezza ma anche con l'avvertenza di evitare atteggiamenti e interventi pubblici che possano nuocere alla verità, alla comunione e all'unità del corpo ecclesiale. Non è raro infatti che interventi di singoli o di gruppi siano usati in modo strumentale e amplificati dai media per creare divisione e pretestuose contrapposizioni nella Chiesa. Nel dialogo costante e sincero con i pastori 69 Anche in questo ambito, è fondamentale un sincero scambio di opinioni tra i fedeli e con i pastori. Nello spirito di "obbedienza verso i pastori della Chiesa, i fedeli hanno il diritto di manifestare […] le proprie necessità, soprattutto spirituali, e i propri desideri, e in funzione della loro scienza, competenza e prestigio, hanno il diritto, e anzi talvolta anche il dovere, di esprimere ai loro pastori la propria opinione sulle questioni riguardanti il bene della Chiesa". Il dialogo e lo scambio di opinioni fra pastori e fedeli, nella libertà e nella responsabilità, secondo le indicazioni del Magistero, sono espressioni importanti del "diritto fondamentale al dialogo e all'informazione in seno alla Chiesa". In tal senso andrebbero valorizzati ed eventualmente potenziati, ai diversi livelli, gli organismi di partecipazione della comunità ecclesiale. I media possono contribuire ad allargare, arricchire e diffondere il dialogo tra i fedeli e i pastori, ma è fondamentale considerare anche le possibili distorsioni o manipolazioni che ne possono derivare. Occorre pertanto che tutti siano educati a un uso dei media efficace, ma nello stesso tempo discreto e pertinente. Il servizio alla verità e il discernimento dei pastori 70 I mezzi della comunicazione sociale contribuiscono in modo sempre più rilevante alla diffusione della verità cristiana, ma a volte possono veicolare messaggi e amplificare interventi che creano confusione e disorientamento tra i fedeli. Per questo tutti sono chiamati a usarli con grande oculatezza, soprattutto quando si tratta di contenuti essenziali della fede e della morale. In particolare i pastori hanno alcuni compiti specifici: vigilare sull'uso di tali mezzi affinché "non si arrechi danno alla fede e ai costumi dei fedeli con gli scritti o con l'uso degli strumenti di comunicazione sociale"; "esigere che vengano sottoposti al proprio giudizio prima della pubblicazione gli scritti dei fedeli che toccano la fede o i costumi"; "riprovare gli scritti che portino danno alla retta fede o ai buoni costumi"; "applicare, a seconda dei casi, le sanzioni amministrative o penali previste dal diritto della Chiesa, per chi, trasgredendo le norme canoniche, viola i doveri del proprio ufficio, costituisce un pericolo per la comunione ecclesiastica, arreca danno alla fede o ai costumi dei fedeli ( cann. 805; 810,§1; 194,§1,n.2; 1369; 1371,n.1; 1389 ) ". La prospettiva ecumenica e interreligiosa 71 Particolare attenzione meritano l'ecumenismo e il dialogo con le altre religioni. L'era della comunicazione e dell'informazione crea nuove opportunità d'incontro e scambio anche tra le diverse esperienze religiose, offrendo ulteriori occasioni per accrescere l'unità e intessere rapporti d'amicizia. "La collaborazione ecumenica può realizzarsi in tutti i campi della comunicazione sociale: essa è già di per sé una testimonianza offerta al mondo. Considerato che i media superano i limiti normali di spazio e di tempo, questa collaborazione potrà allo stesso tempo attuarsi sul piano locale, regionale od internazionale". Una più profonda conoscenza delle varie appartenenze religiose e delle diverse chiese e comunità ecclesiali cristiane costituirà occasione per un dialogo rispettoso di ciascuna identità e della verità. Promuovere insieme giustizia e pace 72 In particolare, il crescente pluralismo religioso pone nuove questioni di grande rilevanza, sia per i rapporti tra le diverse fedi sia per la testimonianza che insieme possono dare al mondo sul primato dei valori religiosi e del loro contributo al bene dell'umanità. Sui temi della pace, della giustizia, della dignità umana, del valore della vita, del superamento delle povertà e soprattutto nell'indicare il primato della dimensione spirituale, le fedi sono chiamate a una testimonianza e a una comunicazione concorde: "L'intesa interreligiosa si basa sulla volontà comune delle grandi religioni dell'umanità di affrontare le questioni fondamentali riguardanti il destino dell'uomo. Un'intesa seria e continua permetterà di superare l'inclinazione della gente a una sensibilità religiosa superficiale, superstiziosa e magica". Le religioni, soprattutto nel nostro tempo, segnato da conflitti in cui impropriamente, a volte, sono chiamate in causa, devono dare, anche attraverso i media, il loro fondamentale contributo alla costruzione della pace nella giustizia e nella solidarietà. I media e l'urgenza educativa Educazione ai media e attraverso i media 73 Il lettore, il telespettatore, il radioascoltatore, il navigatore della rete internet è il vero protagonista della comunicazione. Chi fruisce dei prodotti mediali può sancirne il successo o il fallimento. Su di essi, con l'obiettivo di affinarne le capacità critiche e le aspettative culturali, occorre intervenire per migliorare la qualità dei media e la loro corretta fruizione. Tutti, e in particolare le nuove generazioni, dovranno essere in grado di interagire con l'universo dei media in modo critico e creativo, acquisendo una nuova "competenza mediale" per essere a pieno titolo cittadini di questo tempo. Ogni agenzia educativa dovrà farsi carico di questo compito: la famiglia, la parrocchia, la scuola, le associazioni. La Chiesa ha raccomandato con insistenza l'educazione ai media a partire dal decreto conciliare Inter mirifica: "Poiché il retto uso degli strumenti della comunicazione sociale, che sono a disposizione di recettori di ogni età e preparazione culturale, esige una loro adatta e specifica preparazione teorica e pratica, le iniziative atte a questo scopo - soprattutto se destinate ai giovani -, siano favorite e largamente diffuse nelle scuole cattoliche di ogni grado, nei seminari e nelle associazioni dell'apostolato dei laici, e vengano ispirate ai principi della morale cristiana". Verso nuovi processi formativi integrati 74 A questa responsabilità educativa non è legittimo sottrarsi. Lo sviluppo delle tecnologie comunicative comporta nuove competenze critiche ed esige una reale partecipazione democratica. Diviene sempre più urgente formare sia i destinatari che i comunicatori sulla base dei principi cristiani. In particolare "le università, i collegi, le scuole e i programmi educativi cattolici a tutti i livelli dovrebbero offrire corsi a vari gruppi, seminaristi, sacerdoti, religiosi e religiose o animatori laici […], insegnanti, genitori e studenti, così come una formazione più avanzata in tecnologia, gestione, etica e politica delle comunicazioni a coloro che si preparano a operare nell'ambito dei mezzi di comunicazione sociale o a svolgere ruoli decisionali, inclusi quanti operano nel campo delle comunicazioni sociali della Chiesa". È fondamentale, inoltre, che nelle istituzioni formative cattoliche ci siano sempre più ricercatori e studiosi che sappiano affrontare e approfondire tematiche inerenti le questioni culturali legate all'incidenza dei media e delle nuove tecnologie. Per una cultura dei media a servizio dell'uomo: famiglia, giovani, società Famiglia e media 75 La famiglia è la cellula fondamentale della società e snodo essenziale di tutti i processi culturali. Dal rapporto che essa stabilisce con i media dipende quindi in larga misura anche il ruolo che essi assumeranno nella società e la loro capacità di incidere sui modelli di pensiero e di comportamento. Oggi questo rapporto viene preso in considerazione dagli operatori dei media quasi esclusivamente dal punto di vista dei consumi. A interessare sono le modalità di consumo mediale delle famiglie - quali programmi ascoltano e vedono e quanto a lungo, che cosa leggono, quale uso fanno di internet - per meglio indirizzare i messaggi pubblicitari. I mezzi della comunicazione sociale dovrebbero, invece, avere a cuore il bene complessivo della famiglia. A essa spetta comunque attrezzarsi culturalmente per saper discernere i messaggi di qualità da quelli ispirati dal consumismo. I media nel vissuto quotidiano delle famiglie 76 Le case stanno diventando sempre più una piccola centrale di media: radio, televisione ( sovente presente in più stanze ), stereo, computer, internet, telefoni cellulari. I genitori devono essere preparati a "convivere con i media" e a educare i loro figli perché sappiano interagire in modo competente, critico, eticamente responsabile. I mezzi di comunicazione "possono esercitare un benefico influsso sulla vita e sui costumi della famiglia e sulla educazione dei figli, ma al tempo stesso nascondono anche insidie e pericoli non trascurabili, e potrebbero diventare veicolo - a volte abilmente e sistematicamente manovrato, come purtroppo accade in diversi paesi del mondo - di ideologie disgregatrici e di visioni deformate della vita, della famiglia, della religione, della moralità, non rispettose della vera dignità e del destino dell'uomo". La famiglia è il luogo dell'intimità e degli affetti, dell'accoglienza reciproca e della solidarietà. I media, proprio perché entrano in tutte le case, hanno il dovere di rispettarla evitando la tendenza, sempre più diffusa, a ridurre a puro oggetto di spettacolo la sessualità e le relazioni familiari, con approcci superficiali, banali, inutilmente provocatori e per molti versi distruttivi. Da spettatrice a protagonista della cultura dei media 77 La famiglia è il primo luogo dove un individuo cresce, si forma, matura una sua personalità. Ma proprio questo luogo subisce la presenza massiccia e incisiva dei media. Determinando i ritmi della giornata, occupando spazi e organizzando il tempo all'interno della casa, i media s'impongono come potente agenzia di trasmissione di modelli culturali. Ai genitori, e in generale alle presenze adulte nella famiglia, tocca dunque farsi carico d'una responsabilità in gran parte nuova: attrezzarsi culturalmente per comprendere i linguaggi dei media, imparando a distinguerne gli influssi positivi e negativi, sottraendo loro potere - meno spazio e meno tempo loro consegnato - quando risultasse eccessivo. Se veramente "i genitori desiderano che quanto entra nelle loro case attraverso i media sia nell'interesse dei loro figli", proprio in famiglia occorre riappropriarsi del ruolo attivo di utenti capaci di valutare, attrezzati criticamente. Ancor più, occorre favorire un clima in cui crescere autonomamente nei giudizi e nelle scelte. Nei corsi di preparazione al matrimonio e nella pastorale ordinaria occorre affrontare questo aspetto della vita familiare e le giovani famiglie devono essere aiutate, anche con opportuni sussidi, perché possano darsi "criteri per sane abitudini nel vedere" e trovare un sapiente equilibrio nel governo del mezzo televisivo e degli altri media. Un'attenzione privilegiata alle nuove generazioni 78 Tutto ciò vale anche per bambini, ragazzi e giovani, ossia quanti si trovano in condizione di particolare vulnerabilità perché nel vivo dei processi di costruzione della personalità e di socializzazione; un pubblico vasto e frammentato. "Secondo l'età e le circostanze i bambini e i giovani dovrebbero essere avviati alla formazione circa i mezzi di comunicazione sociale, resistendo alla tentazione semplificatoria della passività acritica, a pressioni esercitate dai loro compagni e allo sfruttamento commerciale". I tentativi di autoregolamentazione, certamente lodevoli ma dall'efficacia dubbia, attivati dalle emittenti a salvaguardia dei più indifesi, non esonerano le autorità civili dall'elaborazione di un rigoroso e aggiornato quadro normativo a tutela innanzitutto dei minori. I giovani e le nuove tecnologie 79 Assieme ai giovani è possibile recuperare positivamente le notevoli risorse mediali del nostro tempo, non ultima la rete internet. "Uno strumento per svolgere un'attività utile e i giovani devono imparare a considerarlo e usarlo come tale. Nel cyberspazio, come in ogni altro luogo del resto, i giovani possono essere chiamati ad andare controcorrente, a esercitare controcultura, perfino a subire persecuzione per il vero e per il buono". È necessario garantire ai più giovani, in presenza di una vorticosa accelerazione dei tempi e di una rovinosa perdita del passato e della memoria, la possibilità di entrare in contatto con le proprie radici, la propria eredità culturale e il senso vivo della tradizione. Scuola e media 80 La scuola non può ignorare il ruolo delle comunicazioni sociali, a cominciare dalla vita degli studenti, che dai media ricevono una mole d'informazioni, con giudizi e pregiudizi, ben superiore a quella che attingono in classe. I media costituiscono una sorta di "scuola parallela", spesso ben più persuasiva e seducente. Alla scuola, ancora una volta, spetta fornire agli studenti gli strumenti critici che ne facciano utenti liberi e responsabili. È un'alfabetizzazione, un "leggere e scrivere" di genere più raffinato ma non meno fondamentale. In particolare, le associazioni cattoliche degli insegnanti e le scuole cattoliche sono tenute a offrire il loro peculiare contributo per un approccio qualificato alle innovazioni tecnologiche, ricco di approfondimenti antropologici ed etici. Non va dimenticato che il nuovo contesto mediale, proprio per l'incidenza che ha sull'apprendimento e nel vasto campo educativo, interpella il profilo stesso del docente e dell'educatore in genere. Nuovi dinamismi negli scambi generazionali 81 La scuola è anche il luogo dove la persona diviene a poco a poco autonoma e responsabile. Pur non essendo l'unico, è così importante da richiedere un'attenzione particolare: certo non si educa solo con la scuola, ma nemmeno senza di essa. È suo compito favorire lo sviluppo dell'uomo e della società in tutte le loro dimensioni, attraverso un'attenta opera di comunicazione intellettuale e uno scambio tra generazioni, che permetta di condividere il patrimonio della tradizione e della cultura, compresi linguaggi e messaggi dei media. Nel contesto sociale e politico del Paese 82 L'impegno della comunità ecclesiale nel settore della comunicazione sociale non dimentica il fatto che "la partecipazione pubblica al processo decisionale relativo alla politica delle comunicazioni […] dovrebbe essere una partecipazione organizzata, sistematica e autenticamente rappresentativa, non deviata a favore di gruppi particolari". Rientra quindi nella missione della Chiesa contribuire anche all'individuazione di una sana politica delle comunicazioni sociali. "La possibilità di comunicare in modo nuovo e diffuso è un bene di tutta l'umanità e come tale va promosso e tutelato. Quanto più potenti sono i mezzi di comunicazione, tanto più deve essere forte la coscienza etica di chi in essi opera e ne fruisce. È necessario pertanto che la comunicazione sociale non sia considerata solo in termini economici o di potere, ma resti e si sviluppi nel quadro dei beni di primaria importanza per il futuro dell'umanità". In dialogo con i responsabili dei media 83 La Chiesa si pone quindi in costante ricerca di dialogo con i responsabili dei media, approfondendo gli aspetti culturali, sociali e politici. "Questo dialogo implica che la Chiesa faccia uno sforzo per comprendere i media - i loro obiettivi, i loro metodi, le loro regole di lavoro, le loro strutture interne e le loro modalità - e che sostenga e incoraggi coloro che vi lavorano". Sarà così possibile elaborare proposte significative per rimuovere gli ostacoli al progresso umano e alla proclamazione del Vangelo. In questo quadro occorre dare attuazione all'esortazione del Santo Padre che invita "i cattolici a partecipare all'elaborazione di un codice deontologico per quanti operano nell'ambito della comunicazione sociale, lasciandosi guidare dai [seguenti] criteri: rispetto della dignità della persona umana, dei suoi diritti, compreso il diritto alla privacy; servizio alla verità, alla giustizia e ai valori umani, culturali e spirituali; stima delle diverse culture evitando che si disperdano nella massa, tutela dei gruppi minoritari e dei più deboli; ricerca del bene comune, al di sopra degli interessi particolari o del predominio di criteri soltanto economici". Saper valorizzare le nuove tecnologie 84 Internet può diventare uno straordinario mezzo di comunicazione e di progresso culturale della società. "Caratterizzato da istantaneità e immediatezza, internet è presente in tutto il mondo, è decentrato, interattivo, indefinitivamente espandibile per quanto riguarda i contenuti, flessibile, molto adattabile. È egualitario, nel senso che chiunque, con gli strumenti adeguati e una modesta abilità tecnica, può essere presente nel cyberspazio, trasmettere al mondo il proprio messaggio ed essere ascoltato". Adeguatamente valorizzato e sapientemente utilizzato, internet può divenire non solo luogo di confronto ma anche di vera e propria elaborazione della cultura cattolica, in riferimento soprattutto alla pace, alla solidarietà e al dialogo. Comunicazione della fede e opinione pubblica 85 L'impegno della Chiesa nel mondo dei media non si esaurisce nel discernimento e nella formazione. Oggi "i media, che danno accesso all'informazione in diretta, sopprimono la distanza di spazio e di tempo, ma soprattutto trasformano la maniera di percepire le cose: la realtà cede il passo a ciò che di essa viene mostrato. Perciò, la ripetizione continua di informazioni scelte diventa un fattore determinante per creare un'opinione considerata pubblica". Dinanzi al loro potere nel modellare l'opinione pubblica, la Chiesa avverte da una parte l'urgenza di dotarsi di propri media, dall'altra la necessità di rafforzare e precisare le modalità di intervento all'interno dei media stessi. I temi riguardanti la fede e le questioni morali necessitano di un procedere logico e argomentativo che richiede tempo e attenzione, condizioni che raramente i media riescono a garantire. Pertanto è necessaria un'estrema cautela nello scrivere, nel rilasciare interviste e anche nell'accettare di partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive. Valori religiosi e legittimazione sociale nei media 86 Varcare le soglie dell'arena mediale comporta un riconoscimento sociale sempre maggiore; rinunciarvi significa perdere rilevanza. Temi, problemi e istanze rappresentate vengono percepite dall'opinione pubblica come prioritarie; quelle assenti, al contrario, marginali e insignificanti. Di qui la necessità di invertire una certa spirale del silenzio, talora messa in atto dai media, relativamente all'esperienza di fede della grande tradizione cristiana e agli stessi valori umani fondamentali, come il rispetto della vita, la natura della famiglia fondata sul matrimonio, la solidarietà tra i popoli. A quanti nella Chiesa ricoprono ruoli di rilevanza pubblica o intervengono attraverso i media sono richieste formazione e competenze specifiche, per evitare di offrire messaggi poco chiari o di essere strumentalizzati. Il primato della questione etica La dimensione etica della comunicazione 87 Media sempre più sofisticati ma anche sottoposti a pressioni economiche e politiche. Così la questione etica si fa sempre più attuale e sentita. Non si tratta solo di vincolare i media a regole che tutelino in particolare i soggetti meno garantiti e le categorie più marginali. In agguato sono nuove e pesanti forme di alienazione, che possono condurre alla reificazione dell'uomo, ossia alla riduzione della persona a cosa, a oggetto, a merce. Occorre stabilire regole precise per l'uso degli strumenti e più ancora per definirne le responsabilità sociali. L'etica si erige pertanto a via per l'umanizzazione di processi altrimenti destinati a provocare conseguenze fortemente negative, sul piano personale, relazionale e sociale. Le responsabilità degli operatori 88 Gli operatori dei media possono a volte servirsi del loro potere per personalizzare indebitamente la comunicazione, sostituendosi al messaggio. Tale deriva può determinare una certa dipendenza dell'utente, la cui autonomia di giudizio e di scelta può essere compromessa. "Per questo è dovere di coscienza per tutti i comunicatori […] procurarsi una seria competenza in materia; dovere tanto più grave quanto più grande è l'influenza del comunicatore, per motivo del suo ufficio, sulla qualità della comunicazione". Le buone intenzioni non garantiscono di per sé una buona informazione; le notizie vanno date con competenza professionale, nel rispetto pieno e profondo della verità. Questo accade spesso, soprattutto in riferimento allo stesso fondamentale diritto alla vita, per il quale "la coscienza morale, sia individuale che sociale, è oggi sottoposta, anche per l'influsso invadente di molti strumenti della comunicazione sociale, a un pericolo gravissimo e mortale: quello della confusione tra il bene e il male". La centralità della persona e il bene comune 89 Una duplice prospettiva deve guidare l'etica della comunicazione: quella relativa alla centralità della persona, intesa sia come soggetto che comunica sia come fruitore; e quella del bene comune. In questo senso "grande e grave è la responsabilità degli operatori dei mass media, chiamati ad adoperarsi perché i messaggi trasmessi con tanta efficacia contribuiscano alla cultura della vita. Devono allora presentare esempi alti e nobili di vita e dare spazio alle testimonianze positive e talvolta eroiche di amore all'uomo; proporre con grande rispetto i valori della sessualità e dell'amore, senza indugiare su ciò che deturpa e svilisce la dignità dell'uomo". Purtroppo in molti casi si registra una tendenza totalmente opposta, con il dilagare della violenza, della volgarità e della pornografia, di continui attentati all'intelligenza e al corpo umano. Segno raccapricciante di una devastante deriva sociale e culturale è la diffusione di materiale pornografico su molti media, in particolare attraverso le nuove tecnologie. In nessun modo l'ambiguo ricorso al rispetto delle libertà individuali può giustificare la sostanziale assenza di coscienza etica e di interventi di tutela e di controllo da parte delle autorità pubbliche. La verità come orizzonte 90 Comunicare in modo onesto significa servire la verità dell'uomo e del suo destino personale e sociale. Non è esagerato affermare che nei processi della comunicazione sociale si gioca oggi il futuro dell'umanità. Di conseguenza, la legittima libertà nelle comunicazioni sociali non potrà mai dissociarsi dal riferimento alla verità. La libertà infatti è per la verità e solo la verità rende liberi ( Gv 8,32 ). Ciò comporta il dovere di non tacere e di non deformare i fatti; di non conquistare il consenso o manipolarlo secondo gli interessi propri o dei gruppi di potere economico e politico a cui si risponde; di non piegare i media a fini ideologici; di non far leva su istinti ed emozioni per imporre stili di vita distorti. Così facendo, notizie, persone e modelli di vita si ridurrebbero a prodotti da vendere e a strumenti di potere. La giustizia come obiettivo permanente 91 La diffusione e lo sviluppo dei mezzi di comunicazione sociale sembra via via accorciare la distanza fra uomini e comunità. Ma anche innescare nuovi processi di ingiustizia sociale e culturale. Va nuovamente ribadito che l'unico orizzonte accettabile è quello del bene comune, sicché il possesso, l'accesso e la cultura promossi attraverso i media non possono che ispirarsi al valore umano della giustizia. Non si tratta soltanto di distribuire e rendere accessibili i beni, ma di mettere tutti nelle condizioni di esserne operatori e fruitori consapevoli e liberi. Le tecnologie della comunicazione e dell'informazione, con la formazione al loro uso, sono una delle condizioni per "rompere le barriere e i monopoli che lasciano tanti popoli ai margini dello sviluppo" e possono contribuire ad "assicurare a tutti - individui e nazioni - le condizioni di base, che consentano di partecipare allo sviluppo". La responsabilità verso il creato 92 Né si può prescindere dal rispetto verso il creato. Inaccettabile sarà quindi l'adozione di tecnologie che possano avere effetti negativi sull'ambiente e sulla salute. La coscienza credente è chiamata a vigilare affinché non si verifichi una proliferazione selvaggia di tecnologie che, sfuggendo di mano ai loro ideatori o sfruttate per puro egoismo, trasformino il creato e l'uomo in mere realtà strumentali, dimenticando la loro origine e il loro fine. A tale proposito è necessario che anche nelle case e negli stessi spazi della comunità ecclesiale, i media siano collocati in ambiti coerenti con i principi etici cristiani, nella consapevolezza che il creato stesso attende la redenzione e il suo compimento in Cristo. La sollecitudine pastorale nel tempo dei media Le comunicazioni sociali nella pastorale della Chiesa 93 La comunicazione sociale è una componente essenziale della nuova evangelizzazione. È perciò un diritto-dovere della Chiesa adoperarsi affinché la comunicazione sociale sia più autentica, rispettosa della verità, attenta alla dignità della persona, nella consapevolezza che la comunicazione della fede passa in larga misura anche attraverso di essa. In tutta l'azione della Chiesa è richiesta una maggiore attenzione per un ricorso sapiente e originale ai media, nel quadro di una pastorale organica delle comunicazioni sociali. Infatti, per situarsi nel cuore del progresso umano cercando di capirlo ed interpretarlo e per affrontare i problemi della comunicazione della fede nella società dominata dai media, non basta affinare gli strumenti o affidarsi alle nuove tecnologie; è indispensabile cogliere le sfide culturali lanciate alla società e alla Chiesa dal nuovo orizzonte comunicativo. Promuovere in ogni diocesi una pastorale organica 94 Servono a poco le iniziative estemporanee ed episodiche. È urgente, piuttosto, sviluppare una progettazione pastorale coerente e incisiva. Numerose sono state sino ad oggi le indicazioni del Magistero che dal Concilio Vaticano II non ha perso occasione per sottolineare il nesso profondo tra la missione della Chiesa e le comunicazioni sociali. Una significativa presa di coscienza in merito è emersa per la Chiesa in Italia al Convegno ecclesiale di Palermo, come testimoniano gli impegni poi assunti dall'episcopato: "Intendiamo promuovere in ogni diocesi una pastorale organica della comunicazione sociale, con ufficio diocesano adeguato e animatori ben preparati, per curare la formazione dei sacerdoti, dei comunicatori e degli utenti". Rendere più incisiva l'azione della Chiesa 95 Nell'ottica di una pastorale integrata occorre prevedere un percorso di educazione alla comunicazione, propositiva e critica nei confronti dei media e nello stesso tempo attenta all'evoluzione dei suoi linguaggi. Ogni progetto pastorale deve tener conto dei rapporti tra linguaggio della fede e nuovi linguaggi mediali. È la logica degli stessi orientamenti pastorali per il primo decennio del Duemila, che della comunicazione fanno una prospettiva specifica con cui deve coniugarsi l'evangelizzazione: "Le iniziative avviate in questi anni dalla Chiesa in Italia per raccordare e promuovere la comunicazione in campo ecclesiale e per rendere più incisiva la presenza della Chiesa nei media dovranno trovare in questo decennio un'ulteriore realizzazione nel quadro di un'organica pastorale delle comunicazioni sociali e nella prospettiva del progetto culturale". Un costante processo di rinnovamento per intercettare la cultura mediale 96 Come può operare la Chiesa all'interno della nuova cultura? Ad un contesto sempre più complesso, segmentato e pluralistico, si aggiunge il profilo multietnico e multireligioso. Quali forme e indirizzi devono assumere l'evangelizzazione, la catechesi e la formazione? Nell'individuare le risposte, la Chiesa è consapevole che la sua vita di comunione, come la sua capacità di rispondere alle domande, cresce anche per l'apporto prezioso delle comunicazioni sociali. Pertanto tutti i suoi membri devono familiarizzare con gli strumenti mediatici e in particolare con i nuovi media. Con il coinvolgimento di tutta la comunità ecclesiale 97 Una tale prospettiva di impegno comporta la ridefinizione del profilo di tutta l'azione pastorale, compito che non può essere affidato esclusivamente ad alcuni esperti o ai soli addetti del settore. Sono coinvolte l'intera comunità ecclesiale e la responsabilità dei suoi pastori. L'analisi e il progetto riguardano tutte le componenti della comunità ecclesiale. Non si tratta tanto di inventare cose nuove, quanto di cominciare a dare nuovo vigore a ciò che in molti casi già esiste, ma nei confronti della nuova cultura si trova impotente, spuntato, afono. Il nodo del problema risiede nel legame tra cultura e i mezzi di comunicazione: "L'evangelizzazione stessa della cultura moderna dipende in larga parte dal loro influsso. […] Occorre integrare il messaggio stesso in questa nuova cultura creata dalla comunicazione moderna". Si tratta di una missione che orienta tutta la comunità a ridefinire il rapporto tra cultura e comunicazione in ordine alla pastorale: "Se la Chiesa deve sempre comunicare il suo messaggio in modo adeguato a ciascuna epoca e alle culture delle nazioni e dei popoli specifici, deve farlo soprattutto oggi nella cultura e per la cultura dei nuovi media". Discernimento culturale e creatività pastorale 98 L'orizzonte tracciato dal binomio comunicazione e cultura è così vasto e complesso da esigere da tutti i membri della comunità cristiana, ma in modo particolare dagli animatori pastorali, nuove attitudini e originali capacità di discernimento. Nello stesso tempo dovrà ispirare nuovi percorsi pastorali, in grado di manifestare la Chiesa come luce delle genti e vera via di salvezza per un'umanità disorientata. Dovrà farlo attraversando i luoghi e i tempi della vita ordinaria: famiglia, scuola, lavoro, sport, arte… L'esigenza è di riformulare l'azione pastorale, senza stravolgimenti, ma con chiarezza e lungimiranza. In questo senso la pastorale tradizionale e ordinaria necessita di un forte slancio di creatività, che l'induca a intraprendere con coraggio i percorsi della cultura e della comunicazione. Il Papa ci ha ricordato che questo "non è il tempo della semplice conservazione, ma della missione". Nel nuovo slancio missionario può essere coinvolto chi, pur credente e motivato, normalmente non ruota attorno alla realtà parrocchiale né si trova direttamente impegnato nell'azione pastorale, e le cui competenze in questo ambito potrebbero essere adeguatamente valorizzate. Comunicazioni sociali e progettazione pastorale Un piano pastorale delle comunicazioni sociali 99 Il primo passo di questa conversione pastorale consiste nel definire un piano pastorale per le comunicazioni sociali. Non un ulteriore segmento della pastorale o un settore dedicato ai media, ma lo sfondo per una pastorale interamente e integralmente ripensata a partire da ciò che la cultura mediale è e determina nelle coscienze e nella società. Le sue caratteristiche si ispirano a quanto indicato in Aetatis novae: "Le comunicazioni sociali hanno infatti un ruolo da giocare in tutti gli aspetti della missione della Chiesa. Così non ci si deve accontentare di avere un piano pastorale per la comunicazione, ma è necessario che la comunicazione sia parte integrante di ogni piano pastorale perché essa ha di fatto un contributo da dare a ogni altro apostolato, ministero o programma". Un piano pastorale per la comunicazione sociale, quindi, non può che servire la missione complessiva della Chiesa stessa ed essere parte di un progetto ben più vasto e articolato. Vanno riconosciuti e delineati pastoralmente sia la stretta connessione tra la comunicazione e la missione della Chiesa sia, in modo specifico, il contributo insostituibile che le comunicazioni sociali devono e possono dare alla missione della Chiesa. Un piano integrato e adeguato alla situazione pastorale 100 L'idea da sviluppare è quella di un piano "integrato" per le comunicazioni sociali, a partire dal quale realizzare una programmazione pastorale non limitata al solo ufficio diocesano per le comunicazioni sociali o ai media, ma capace di coinvolgere tutti gli ambiti pastorali. Il piano deve essere adeguato al contesto specifico della diocesi, tenuto conto che "le condizioni dei media e le opportunità che si offrono alla Chiesa nel campo delle comunicazioni sociali sono differenti da nazione a nazione e anche da diocesi a diocesi di uno stesso Paese". È importante quindi calibrare il progetto sulle questioni più rilevanti, destinate a determinare il successo o il fallimento del piano stesso, individuando obiettivi realistici e realizzabili. Principali obiettivi del piano pastorale 101 L'obiettivo principale del piano pastorale è il cambiamento di mentalità di tutti i membri della comunità, coinvolgendo da più angolature la vita stessa della Chiesa, nel rispetto della specificità di ogni realtà diocesana. Indichiamo alcuni ambiti di specifica attenzione: coniugare fede e cultura - rendere tutti capaci di coniugare l'esperienza di fede con la nuova cultura mediale, per dare piena attuazione al mandato di Gesù che ha donato lo Spirito Santo affinché in ogni tempo e secondo il linguaggio di ciascuna epoca sia annunciato il Vangelo; capire e parlare i nuovi linguaggi mediatici - far sì che quanti hanno responsabilità nella Chiesa, i ministri, i catechisti e tutti i fedeli siano in grado di capire, interpretare e parlare il "nuovo linguaggio" dei media e non si sottraggano al compito di usarli, assieme alle nuove tecnologie informatiche, per rimuovere gli ostacoli al progresso umano e alla proclamazione del Vangelo, con particolare attenzione alle persone più lontane e in difficoltà; integrare i media con la pastorale - operare perché i media siano utilizzati per fornire informazioni, ma anche per sviluppare la crescita e la maturazione della fede. Ciò accade solo quando una diocesi, oltre a possedere una visione nuova e organica della comunicazione della fede, investe sui media impiegandoli non in maniera isolata, ma all'interno di una strategia pastorale; formare gli operatori pastorali - sviluppare il senso critico, necessario per una sincera ricerca della verità. In generale, la capacità dei media di generare idee e aprire al confronto va incoraggiata anche sul piano religioso, pur vigilando perché i contenuti della fede non siano banalizzati, manipolati e spettacolarizzati; favorire la ricerca della verità - formare comunicatori non più isolati, né operatori pastorali dispersi, per un impulso deciso a un piano integrato delle comunicazioni, nella consapevolezza che il comunicare è una dimensione imprescindibile d'ogni attività o progetto pastorale; condividere le risorse e creare sinergie - condividere le risorse favorendo una sapiente sinergia tra le molte iniziative mediali. Il patrimonio dei media presenti nella diocesi va integrato con le diverse realtà esistenti a livello locale, interdiocesano, regionale, nazionale e in alcuni casi anche internazionale; partecipare al progresso dei popoli - favorire una comprensione del significato della nuova era dei media e del loro impatto sullo sviluppo dei popoli e delle culture, per una comunità ecclesiale capace di responsabilità nei processi culturali, con compiti di vigilanza e di reale partecipazione al progresso dei popoli; investire risorse umane ed economiche - garantire le risorse umane ed economiche necessarie al pieno sviluppo dei progetti, promuovendo la formazione qualificata degli operatori, anche presbiteri, e facendo crescere una sana cultura d'impresa in grado di offrire efficienza e adeguati profili economici nella gestione dei media. Una responsabilità di tutti A livello diocesano 102 In ogni diocesi, in primo luogo, va verificata la ricezione delle linee pastorali maturate dal Concilio Vaticano II a oggi, al fine di elaborare un progetto pastorale che garantisca un'effettiva assunzione della cultura mediale quale orizzonte della missione della Chiesa. Tutti i soggetti, e in particolare gli organismi pastorali ( uffici di curia, consiglio pastorale diocesano, consiglio presbiterale, consulta delle aggregazioni laicali ecc. ), dovranno partecipare alla definizione degli obiettivi a medio e lungo termine sui versanti della formazione, dei necessari cambiamenti da introdurre nella pastorale ordinaria, delle sinergie tra i media, di una rinnovata capacità di comunicare della Chiesa al suo interno e verso il mondo. L'ufficio diocesano e il coordinamento delle strutture comunicative 103 Per realizzare il progetto diocesano e raggiungere gli obiettivi prefigurati è decisivo il ruolo dell'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali. Ad esso compete l'attuazione delle linee fissate dal vescovo, con un lavoro qualificato, metodico e condiviso. In molte diocesi tale ufficio opera da anni con profitto. Urgente e improcrastinabile è attivarlo al più presto dove non esiste e renderlo operativo dove esiste solo formalmente. Il salto di qualità pastorale, sul piano dell'integrazione con le comunicazioni sociali, esige un ufficio efficiente, supportato da una commissione composta da persone competenti, rappresentanti delle realtà diocesane della comunicazione e non solo, in grado di rendere organico e di qualità il lavoro. Sulla fisionomia dell'ufficio e sul suo funzionamento si ritornerà più avanti parlando delle strutture. Un ampio spettro operativo 104 Dall'ufficio devono essere promosse e coordinate: la verifica e la progettazione della pastorale delle comunicazioni sociali; le iniziative di formazione; le sinergie tra i media; la celebrazione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali; l'uso intelligente e competente dei media e delle nuove tecnologie. Ciascuna diocesi, attraverso l'ufficio diocesano e coinvolgendo i vari organismi pastorali e amministrativi, dovrà attentamente valutare lo stato dei media ed elaborare un progetto per il loro sviluppo o aggiornamento e la loro integrazione sinergica, tenendo conto del contesto locale, ma anche del quadro regionale e nazionale, affrontando con coraggio progetti innovativi, anche quando richiedono investimenti in risorse umane ed economiche. Lo sviluppo di sinergie tra i vari media e in particolare tra stampa, televisione, radio e internet, costituisce un obiettivo fondamentale da perseguire in modo graduale e organico sia per le strutture sia per il personale. La Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali 105 Numerose sono le iniziative possibili per la crescita di una rinnovata sensibilità della comunità ecclesiale verso le comunicazioni sociali. Tra queste, va tenuta in particolare considerazione la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, che dal 1967 costituisce l'appuntamento annuale di tutta la comunità ecclesiale per "promuovere la presa di coscienza dell'importanza delle comunicazioni e per appoggiare le iniziative prese dalla Chiesa in materia di comunicazione". Voluta espressamente per dare attuazione a quanto stabilito nell'Inter mirifica, la sua celebrazione deve coinvolgere l'intera comunità ecclesiale. Il calendario della Chiesa universale stabilisce che venga celebrata la domenica che precede la Pentecoste. La celebrazione della Giornata va organizzata per tempo, così da coinvolgere ogni realtà ecclesiale. Per una preparazione adeguata, il messaggio del Santo Padre sul tema della Giornata viene reso pubblico con largo anticipo. Le varie iniziative dovranno possibilmente estendersi nell'arco della settimana precedente o successiva, valorizzando al massimo l'ambito liturgico, ma evitando che le proposte di riflessione o di attività si riducano al momento liturgico, a un cenno nell'omelia o nella preghiera dei fedeli. I sussidi, predisposti a livello nazionale e diocesano, dovranno orientarsi sul tema proposto dal Santo Padre, approfondendolo a partire dalle situazioni e dalle esigenze della Chiesa locale. La celebrazione della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali può costituire anche l'occasione per un bilancio annuale del cammino percorso e per "esprimere gratitudine e apprezzamento per la loro attività a quanti si dedicano all'apostolato della comunicazione". Per una parrocchia capace di comunicare e di fare cultura Nel quadro di una pastorale organica e integrata 106 Per lo sviluppo e l'attuazione di una pastorale organica delle comunicazioni sociali il ruolo della parrocchia è primario e decisivo. Qui concretamente si percepisce l'influsso della cultura mediale e qui è possibile un primo, basilare e innovativo approccio pastorale a tale cultura. Tutta la vita della comunità parrocchiale dovrebbe essere ripensata in un'ottica più organica e integrata, tenendo conto della cultura determinata dai media. In questa sede non è possibile entrare nel dettaglio dei vari ambiti della vita pastorale della parrocchia. È possibile solo, a titolo d'esempio, indicare alcuni aspetti da ripensare alla luce della cultura mediale. L'ambito della catechesi 107 La catechesi - fede trasmessa e approfondita - non può prescindere dalle capacità recettive delle persone, determinate dall'età, dalla cultura, e quindi dalla cultura mediale in cui sono immerse. I catechisti, come gli animatori dei gruppi e delle associazioni, devono tenerne conto, volgendo a proprio vantaggio le potenzialità dei media, per rendere la proposta più interessante e immediata, secondo la specifica sensibilità e capacità recettiva dei ragazzi, dei giovani e degli adulti. L'ambito liturgico e celebrativo 108 La celebrazione liturgica si avvale di molteplici codici comunicativi. È la forma più completa e coinvolgente di relazione con Dio e di comunione tra gli uomini. Una migliore conoscenza dei linguaggi - verbale, gestuale, cinetico, iconografico, scenografico e coreografico - non può che favorire il clima di preghiera e una partecipazione più intensa alla celebrazione. Il patrimonio di musica, arte e architettura, proprio della consolidata tradizione liturgica della Chiesa, può trovare nel confronto con la moderna sensibilità mediatica utili spunti per l'opera d'inculturazione che accompagna il rinnovamento liturgico. Carità della comunicazione e comunicazione della carità 109 Non potrà mancare un'ampia rivisitazione della dimensione caritativa. La comunicazione della fede e dell'esperienza concreta dell'amore di Dio costituisce il primo e più efficace atto di carità verso i fratelli. Della carità della comunicazione è ovviamente parte integrante la comunicazione della carità, cioè delle esperienze di servizio, di solidarietà, di volontariato, dell'assunzione dei problemi e delle speranze del territorio. Pur non ostentando le buone opere, è necessario comunicare sempre meglio quanto la comunità ecclesiale sperimenta nel campo della carità e della gratuità, consci che la testimonianza in questo campo costituisce un fattore determinante per la credibilità del messaggio evangelico e della Chiesa, in sintonia con un contesto mediale che ha nell'elemento narrativo la sua forza comunicativa. Attenzione diffusa a tutte le forme comunicative 110 La cultura dei media richiede che l'azione pastorale sia ripensata nella sua interezza e non solo in qualche suo aspetto esteriore: dai linguaggi della catechesi alle celebrazioni liturgiche, dal modo in cui la comunità parrocchiale viene informata delle attività alla gestione della bacheca, dalla disposizione dei manifesti alla realizzazione del bollettino parrocchiale, dal ricorso agli strumenti audiovisivi al rapporto con i media laici ed ecclesiali, nazionali e locali, fino all'uso delle nuove tecnologie. Una speciale attenzione meritano le associazioni che operano nel settore dell'educazione ai media, favorendo il collegamento tra i vari animatori della comunicazione e della cultura. Valorizzare le nuove tecnologie 111 Interfaccia virtuale della parrocchia è il suo sito internet. Le opportunità offerte da questa nuova tecnologia destano giustamente grande interesse. È ampiamente diffusa, di facile gestione, interattiva e adattabile alle più svariate necessità. Soprattutto i giovani, se le loro competenze saranno opportunamente valorizzate, possono dare un contributo prezioso all'utilizzo pastorale delle nuove tecnologie. Se usato in modo dinamico e costantemente aggiornato, non solo quindi come semplice vetrina statica, il sito della parrocchia può rivelarsi uno strumento prezioso per l'evangelizzazione, la conoscenza delle attività della parrocchia, la crescita della comunicazione e della comunione nella stessa comunità. Ripensare e rilanciare la funzione dei media cattolici 112 Importanti sono anche la presenza dei vari media cattolici e il rapporto stabilito dalla comunità parrocchiale con essi. Quanto nel passato realizzavano con grande efficacia i "diffusori della stampa cattolica", va oggi ripreso e rilanciato a partire dalle diverse caratteristiche assunte dai media. Per valorizzare al meglio la presenza di tanti e così diversi strumenti, è indispensabile la costituzione di animatori e di commissioni che se ne occupino. Competenti, investiti formalmente di tale incarico, a loro spetterà favorire la diffusione e l'uso appropriato dei vari canali di comunicazione. Non meno importante è la collaborazione che la parrocchia può dare, quale osservatorio privilegiato, agli stessi media, cattolici e non, fornendo corrispondenze, informazioni e contributi, dando il proprio apporto alla riflessione sociale e culturale, gestendo in modo prudente e saggio la comunicazione, soprattutto nelle occasioni in cui la vita della comunità, per qualsiasi motivo, venisse a trovarsi al centro dell'attenzione dei media. Figure e organismi pastorali 113 Per favorire una piena integrazione della vita parrocchiale con la nuova cultura dei media e promuovere le opportune iniziative, è necessario attivare la figura dell'animatore della cultura e della comunicazione con caratteristiche e competenze adeguate all'impegno che è chiamato ad assumere. La diffusione di questa figura all'interno delle comunità parrocchiali è la condizione per una vera svolta pastorale. Ove possibile, si dovrà costituire un'apposita commissione per lo studio e la programmazione; individuare e promuovere carismi e servizi ministeriali sulla base dei progetti approvati dal consiglio pastorale; conferire specifiche responsabilità. Promuovere forme di collaborazione interparrocchiale 114 Per realizzare tali progetti, è necessario valutare con attenzione investimenti e tipo di organizzazione. I media richiedono investimenti ma consentono anche notevoli economie di scala. Alcuni degli aspetti appena richiamati potrebbero non essere realizzabili nelle parrocchie più piccole o comunque sprovviste di personale competente. In questo come in altri casi, con stile tipicamente ecclesiale, andranno studiate forme di collaborazione e di organizzazione a livello interparrocchiale o vicariale al fine di favorire la crescita anche di quelle realtà che da sole potrebbero trovarsi in difficoltà. La sala della comunità 115 Tra le strutture di una comunità parrocchiale un posto di grande rilievo assume la sala della comunità. Sono le stesse parole del Papa a sottolinearne l'importanza: "Aprendovi al concetto più ampio e profondo di comunicazione e considerando le tecniche nel loro valore strumentale, avete voluto […] rendere le vostre sale luoghi di incontro e di dialogo, spazi di cultura e di impegno, per un'azione sapiente di recupero culturale, di preevangelizzazione e di piena evangelizzazione. […] Le vostre sale sono diventate così propedeutiche al tempio, punto di riferimento e di interesse anche per i lontani, servizio al popolo di Dio, ma anche a tutti i figli di Dio ovunque dispersi. […] La sala della comunità diventi per tutte le parrocchie il complemento del tempio, il luogo e lo spazio per il primo approccio degli uomini al mistero della Chiesa e, per la riflessione dei fedeli più maturi, una sorta di catechesi, che parta dalle vicende umane, e si incarni nelle gioie e nelle speranze, nelle pene e nelle angosce degli uomini". Realtà da recuperare La "sala della comunità non [ va intesa ] più semplicemente come sala del cinema, ma come una vera e propria struttura pastorale al servizio della comunità". Per realizzarla non è necessario possedere un tradizionale cinema parrocchiale abilitato come luogo di spettacolo pubblico; basta disporre di una struttura, attrezzata con gli strumenti odierni della comunicazione audiovisiva, in grado di diventare luogo di incontro ed aggregazione. Anche coloro che sono preposti alla costruzione delle nuove chiese "si preoccupino di riservare alle opere parrocchiali uno spazio da destinare alla sala della comunità e ai vari servizi che essa può rendere alla comunità stessa". Di norma le sale della comunità sono associate all'Acec ( Associazione cattolica esercenti cinema ) che, per mandato dell'episcopato italiano, rappresenta e tutela gli interessi delle sale comunque dipendenti dall'Autorità ecclesiastica. Un'ampia opera formativa La formazione alla comunicazione sociale 116 Ogni operatore pastorale dev'essere dotato di competenze comunicative adeguate. In questo campo, però, nulla è frutto d'improvvisazione o d'iniziative estemporanee. Occorre, piuttosto, una formazione organica e prolungata. La preparazione di presbiteri, religiosi, religiose, catechisti ed educatori esige un programma sistematico, sedi attrezzate e docenti qualificati. Nei seminari, istituti teologici e istituti superiori di scienze religiose va impostato un programma di formazione alla comunicazione sociale di tipo teorico e pratico, secondo quanto previsto dagli orientamenti in materia. Lo studio della comunicazione ( scienze e tecniche ) non può essere circoscritto a un corso isolato, ma deve costituire una dimensione che attraversi tutta la vita del centro di studio: dall'uso programmato e responsabile dei media alle relazioni dei docenti con gli studenti, allo stile comunicativo dei professori e alla loro capacità di integrare il messaggio cristiano nella nuova cultura dei media. Importanza dei centri accademici e specializzati 117 Non mancano in Italia centri per la formazione alla comunicazione sociale in ambito sia ecclesiale che civile. In questi anni le facoltà e i corsi di laurea in scienze delle comunicazioni sociali si sono moltiplicati. Considerato quanto le comunicazioni sociali incidano nella vita delle persone, è indispensabile la presenza di cattolici professionalmente qualificati, capaci di unire le competenze specifiche a un'autentica ispirazione cristiana. Si dovranno individuare e promuovere giovani dotati e sensibili, perché si preparino ad operare nell'ambito della comunicazione sociale. Accanto al livello accademico, e con la sua collaborazione, occorrerà studiare altre formule, adatte alla formazione di animatori non strettamente professionali. Anche i volontari, appassionati e competenti, sono chiamati a dare il loro contributo nel vasto campo della comunicazione e della cultura. I religiosi e le realtà aggregate Il peculiare contributo dei religiosi 118 Nell'ambito delle comunicazioni sociali si trovano ad operare, da tempo e con particolari carismi, alcuni istituti di vita consacrata e società di vita apostolica. In molti casi hanno dato vita ad iniziative editoriali di grande diffusione e prestigio che svolgono un importante servizio di informazione e di formazione, in campo culturale e religioso. Essi offrono un servizio delicato e prezioso. Quanto realizzato con merito e spirito profetico nel passato richiede un costante impegno di rinnovamento e di integrazione, che deve trovare l'attenzione e il sostegno della comunità ecclesiale, nel quadro di una progettualità organica. Anche le iniziative promosse nel campo dei media dai religiosi esigono un alto grado di responsabilità e un forte senso di comunione ecclesiale, affinché siano sempre fonte di crescita nella fede e strumento di promozione di un'autentica cultura cattolica. I superiori sono tenuti a vigilare "affinché i membri rispettino fedelmente le norme canoniche in materia, e cureranno in modo particolare le case editrici, librerie, ecc. collegate con l'istituto, perché siano uno strumento apostolico efficace e fedele alla Chiesa e al suo magistero". Specifico contributo nella formazione 119 Alle società e agli istituti religiosi votati all'apostolato delle comunicazioni sociali viene chiesto di cooperare alle altre iniziative ecclesiali con uno stile di collaborazione e di comunione. Gli istituti sorti "con la finalità dell'apostolato delle comunicazioni sociali devono collaborare strettamente tra di loro e tenersi in fattivo contatto con gli uffici diocesani, nazionali, regionali o continentali, per impostare un programma comune relativo alle opere di apostolato in questo settore". Insieme a vescovi, presbiteri e laici, anche i consacrati hanno l'obbligo di "collaborare alla specifica formazione cristiana in questo settore" sia in riferimento alla loro presenza nelle scuole e nei luoghi formativi sia in ragione dello specifico messaggio spirituale di cui sono portatori. " In questo compito educativo, volto a formare sapienti recettori ed esperti comunicatori, le persone consacrate sono chiamate ad offrire la loro particolare testimonianza sulla relatività di tutte le realtà visibili, aiutando i fratelli a valorizzarle secondo il disegno di Dio, ma anche a liberarsi dalla cattura ossessiva della scena di questo mondo che passa ( 1 Cor 7,31 ) ". Agli istituti che reggono università e centri accademici è inoltre richiesto uno specifico impegno per l'approfondimento scientifico e per un'opera di ricerca nei riguardi della comunicazione sociale. Le associazioni e i movimenti cattolici 120 Le aggregazioni laicali sono una ricchezza per la Chiesa che è in Italia. Esse contribuiscono alla pratica della vita cristiana secondo gli obiettivi fissati nei rispettivi statuti. Ricorrono alla comunicazione sociale in vari modi: notiziari interni, pubblicazioni, siti internet. Alcune hanno una propria casa editrice. Spesso sono dotate di un ufficio stampa e curano la presenza sui media. È importante che anche il loro impegno si attui nel contesto della comunione ecclesiale, in collaborazione con le realtà istituzionali della Chiesa, secondo i diversi livelli e le competenze di ciascuno, non mancando di attivare e sviluppare forme di coordinamento a livello diocesano, regionale e nazionale. Associazioni, movimenti e gruppi possono contribuire in modo rilevante alla formazione degli utenti della comunicazione mediale affinando le capacità critiche e il senso di cittadinanza nella cultura dei media. Un servizio di particolare rilevanza è svolto dalle realtà che si interessano in modo specifico della comunicazione. Nuovi protagonisti per la missione della Chiesa La figura dell'animatore della comunicazione e della cultura Operai con il genio della fede 121 Cultura e comunicazione, tra loro interdipendenti, spalancano nuovi orizzonti all'azione pastorale, chiamando in causa nuovi soggetti. Basta pensare a quale influenza i media esercitano sui modelli di pensiero e di comportamento, per comprendere la necessità di specifici operatori qualificati. Quanto mai urgente appare quindi individuare nuove figure di animatori nell'ambito della cultura e della comunicazione, che affianchino quelle ormai ampiamente riconosciute del catechista, dell'animatore della liturgia e della carità. "In questo campo servono operai che, con il genio della fede, sappiano farsi interpreti delle odierne istanze culturali, impegnandosi a vivere questa epoca della comunicazione non come tempo di alienazione e di smarrimento, ma come tempo prezioso per la ricerca della verità e per lo sviluppo della comunione tra le persone e i popoli". La loro azione da un lato dovrà svilupparsi verso chi è già attivamente impegnato nella pastorale, per aiutarlo a meglio inquadrare il suo operato nel nuovo contesto socio-culturale dominato dai media; dall'altro dovrà aprire nuovi percorsi pastorali, nell'ambito della comunicazione e della cultura, attraverso i quali raggiungere persone e ambiti spesso periferici, se non estranei, alla vita della Chiesa e alla sua missione. Per dare spessore culturale all'azione della Chiesa 122 L'impegno assunto dalla Chiesa italiana con il progetto culturale orientato in senso cristiano rende ancora più urgente e attuale questo nuovo profilo di animatore. Il progetto culturale non si identifica con la pastorale della cultura. Il suo obiettivo è dare spessore culturale a tutta l'azione pastorale. Non è un settore tra gli altri nella vita della comunità, ma un modo nuovo di pensare e realizzare l'azione pastorale. Per questo motivo il progetto culturale non ha tanto bisogno di specialisti della cultura, ma di animatori che nella pastorale ordinaria, intesa in senso ampio, sappiano conferire spessore culturale alle iniziative della comunità ecclesiale. Evidenziare il nesso tra cultura e comunicazione 123 Perché ciò accada non basta che tutti gli operatori pastorali ripensino e aggiornino la propria attività. È necessaria la presenza di una nuova figura d'animatore che si prenda a cuore quei settori oggi trascurati e poco valorizzati, affinché l'intera comunità, in ogni sua articolazione, sia più capace di comunicare, ossia, per usare un'espressione coniata al Convegno ecclesiale di Palermo, sia veramente "estroversa". Perché la Chiesa possa procedere su questa linea è indispensabile "formare comunicatori e utenti, sacerdoti, educatori, e operatori pastorali". Profilo dell'animatore della comunicazione e della cultura Criteri per individuare la figura dell'animatore 124 Gli animatori della comunicazione e della cultura potrebbero essere individuati tra quanti, a diverso titolo, operano già in questi ambiti specifici. Ma potrebbe rivelarsi disponibile anche chi è inserito in altri ambiti pastorali. La mancanza di un'adeguata comprensione del ruolo della cultura e della comunicazione nella vita e nella missione della Chiesa non ha permesso, fino ad oggi, di sviluppare un'azione pastorale organica e puntuale per individuare, formare e organizzare tali animatori. Alcuni settori, come la scuola e l'università, l'associazionismo e il volontariato o lo spettacolo e l'arte, hanno un potenziale tutto da scoprire. E in alcuni ambiti operano, in modo spesso encomiabile, persone spinte da forti motivazioni religiose che offrono un'alta testimonianza personale, ma senza quel raccordo e quel riconoscimento utili per conferire maggiore vigore alla stessa missione della Chiesa. Scoprire nuovi doni e carismi soprattutto tra i giovani 125 In una pastorale concepita come azione a tutto campo, e non solo tra le mura ecclesiastiche, si possono intercettare molte persone che per impegni professionali o altri motivi non possono operare in parrocchia, ma volentieri darebbero il loro contributo se l'impegno fosse maggiormente collegato alle proprie competenze e gestibile con elasticità. Doni e carismi rischiano di rimanere inutilizzati per la scarsa attenzione prestata ai settori della cultura e della comunicazione. In modo particolare sono i giovani oggi a coltivare competenze informatiche, musicali, mass-mediali, artistiche, socioculturali. I nuovi animatori andrebbero individuati in particolare tra di loro. Oltre ad essere sensibili e competenti, i giovani sono spesso più duttili, intraprendenti e disponibili ad avviare esperienze nuove. Attitudini e competenze diversificate 126 La cultura e la comunicazione sono vie maestre per il dialogo tra la Chiesa e il mondo, dialogo dalle molteplici opportunità. In un orizzonte così vasto e complesso possono operare figure diverse, sia per profilo pastorale sia per competenze. Si può affidare a qualcuno l'incarico di coordinare e promuovere la pastorale della cultura e della comunicazione in parrocchia. In questo caso la responsabilità ha una chiara connotazione ecclesiale e si colloca nel quadro dei cosiddetti ministeri di fatto che caratterizzano l'azione pastorale della Chiesa. "Il ministero è un servizio prettamente ecclesiale nella sua essenza e nella sua destinazione. Aiuta il ministero ordinato nelle sue funzioni e contribuisce così, per la sua parte, alla formazione della comunità cristiana nel lavoro della sua incessante fondazione, crescita e missione". In questo caso gli animatori agiscono in nome della Chiesa e all'interno di una precisa programmazione pastorale. Per libera iniziativa 127 Altre modalità d'impegno, non direttamente promosse dalla comunità ecclesiale, prevedono che le persone agiscano in base alla propria sensibilità e competenza. Questo impegno può svilupparsi sia all'interno della comunità ecclesiale, sia in ambiti contigui e non necessariamente legati a un progetto pastorale specifico. Si tratta di quei servizi di animazione della cultura e della comunicazione possibili per la disponibilità e la creatività di singoli o di gruppi. Anche in questo caso si può parlare di animatore, ma il suo profilo non deriva dall'inserimento nella struttura pastorale quanto da un autonomo esercizio della responsabilità laicale. Coloro che operano nei vari ambiti civili 128 C'è poi una terza fascia di soggetti. Sono coloro che operano all'interno di ambiti professionali o settori della comunicazione e della cultura dove la Chiesa è poco presente o del tutto assente. La loro esigenza è di vivere e testimoniare la fede soprattutto nei contesti professionali. Non è raro che maturino, anche in ambienti lontani o estranei alla fede, esperienze e iniziative che aiutano a far riflettere e a promuovere una ricerca sincera grazie alla testimonianza e all'impegno dei credenti. Anche chi opera con questo profilo deve essere considerato in qualche modo un animatore. Spesso la sua azione ha uno spiccato accento missionario, anche se poco visibile in ambito ecclesiale. Una simile situazione si riscontra sovente negli ambiti professionali della cultura e della comunicazione, dove molti lamentano l'isolamento e la mancanza di un progetto più ampio, in grado di andare oltre la parrocchia e la pastorale classica. Incidere sulla vita sociale: impegno specifico del laicato 129 Decisivo per tutti è saper incidere a fondo nella società, nella vita professionale, nei rapporti quotidiani, per creare un'osmosi tra la comunità ecclesiale e la società civile. Il profilo dell'animatore è tipicamente secolare, cioè di cristiano che attraverso l'inserimento nel mondo opera con piena consapevolezza e in sintonia con la comunità ecclesiale per la trasformazione delle realtà terrene secondo il progetto di Dio. Viene così offerta un'ulteriore possibilità per qualificare l'azione di un laicato spesso alla ricerca della propria identità. Sulla linea dell'esortazione apostolica Christifideles laici dobbiamo guardare "alla straordinaria varietà di presenze nella Chiesa, tutte e ciascuna chiamate a lavorare per l'avvento del regno di Dio secondo la diversità di vocazioni e situazioni, carismi e ministeri". E ancora: "Veramente ciascuno è chiamato per nome, nell'unicità e irripetibilità della sua storia personale, a portare il suo proprio contributo per l'avvento del regno di Dio. Nessun talento, neppure il più piccolo, può essere nascosto e lasciato inutilizzato ( Mt 25,24-27 ) " Saper lavorare in équipe e per progetti 130 I compiti di chi è chiamato a operare in questa prospettiva sono di enorme ampiezza. Impossibile immaginare un animatore isolato e dotato di tutte le competenze necessarie. Una sua qualità indispensabile è saper lavorare in équipe e in rete. D'altronde l'intera azione pastorale, nella prospettiva della comunicazione e della cultura, sarà significativa se saprà costruire una trama di relazioni ecclesiali e sociali vasta, articolata e qualificata. La prospettiva più realistica sembra quella di formare gruppi di animatori che lavorino insieme perseguendo progetti specifici, anche a livello interparrocchiale, zonale o diocesano, quando fossero di difficile attuazione nelle singole parrocchie. Percorsi per una formazione specifica Molteplicità dei percorsi formativi 131 Abbiamo già ricordato come la formazione sia la condizione necessaria affinché il nuovo profilo d'animatore cresca e si affermi. Per la pastorale si tratta di qualcosa di sostanzialmente nuovo, che comporta come prima tappa una crescita complessiva di tutti gli operatori pastorali attraverso i canali tradizionali ( istituti teologici e di scienze religiose, seminari, scuole per operatori pastorali, corsi di aggiornamento… ) e alcune iniziative mirate ( corsi specifici, settimane, master… ). I percorsi formativi possono essere diversi. Importante è cogliere natura ecclesiale e fine culturale della nuova figura d'animatore, anche quando opera in ambiti apparentemente lontani. Mandato e riconoscimento pubblico 132 La formazione può avere come esito anche un riconoscimento formale, non esclusa una forma di mandato ecclesiale nei casi in cui si profilasse un evidente servizio di tipo ministeriale. Un tale riconoscimento conferirebbe autorevolezza e visibilità all'animatore, la cui figura avrebbe così anche formalmente la stessa rilevanza di altre analoghe nell'ambito della pastorale. Quando si tratta di persone che operano con maggiore autonomia e in ambiti non strettamente ecclesiali, è bene prevedere comunque occasioni d'incontro e di formazione permanente. Così l'azione e la presenza dei credenti nella cultura e nella comunicazione potranno essere più omogenee. Un continuo approfondimento teologico-pastorale 133 Il rapporto tra l'evangelizzazione e gli ambiti della cultura e della comunicazione andrà meglio definito anche attraverso delle sperimentazioni. Esperienze e approfondimenti teologico-pastorali dovranno camminare di pari passo. In questo percorso dovrà inserirsi il contributo dei centri di formazione, con ricerche e approfondimenti. All'origine di molte incertezze pastorali, del resto, si riscontra l'assenza di un'appropriata riflessione sul rapporto tra comunicazione, cultura ed evangelizzazione. Un migliore raccordo tra prime esperienze degli animatori e analisi teologico-pastorali permetterà di definire meglio lo sviluppo futuro della nuova figura. Compiti e ambiti operativi Promotore e costruttore di dialogo 134 Gli ambiti d'azione possono essere molteplici e diversificati. Innanzi tutto la promozione della comunicazione all'interno della comunità cristiana, e tra la comunità cristiana e la società civile. Occorre rompere il cerchio di autoreferenzialità che spesso rende il vissuto ecclesiale chiuso e restio al dialogo. Troppe comunità stentano a comunicare o non ne avvertono affatto la necessità. La debolezza è palese sul piano del linguaggio, dei modi e degli strumenti. La comunicazione ha degli standard qualitativi che non possono essere ignorati, pena la perdita di forza del messaggio stesso, anche quando i contenuti sono validi. Questo servizio investe tutta la vita e l'azione della comunità, dai profili essenziali della liturgia, della catechesi e della carità fino a ogni altra espressione della vita ecclesiale. Il contributo degli animatori della comunicazione e della cultura dovrà farsi sentire anche nel consiglio pastorale, e in ogni altro organismo o commissione con funzioni di programmazione pastorale. Per la formazione e i momenti di confronto e di verifica, gli animatori faranno riferimento all'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, che già opera in sinergia con il referente diocesano per il progetto culturale. Capaci di confronto critico 135 L'annuncio del Vangelo pone oggi la Chiesa di fronte a situazioni culturali e sociali inedite, che esigono una rinnovata capacità di dialogo e di confronto critico. L'impegno sui fronti della comunicazione e della cultura può favorire la maturazione di una Chiesa più attenta ai cambiamenti, capace di reale discernimento. Gli animatori offriranno a tutta la comunità spunti e occasioni per interpretare i fenomeni del nostro tempo offrendo chiavi di lettura ed educando al senso critico. Nel processo di globalizzazione e di massificazione, che caratterizza l'inizio del terzo millennio, la Chiesa può diventare un fondamentale punto di riferimento, essendo per sua natura realtà universale e nello stesso tempo comunità particolare. La sua universalità, cattolicità, nulla sottrae al vincolo con la dimensione particolare, anzi lo rafforza. Gli animatori coniugheranno, senza contrapposizioni, gli aspetti dell'universalità con il radicamento nel territorio e nella realtà locale. Sperimentare nuovi percorsi di evangelizzazione 136 Questa nuova figura potrà accompagnare la comunità ecclesiale anche nella sperimentazione di nuovi percorsi di evangelizzazione. Nuovi spazi vitali si vanno configurando nella nostra società nel passaggio dal villaggio globale a quello telematico o virtuale. Un numero crescente di persone dialoga e crea forme di comunicazione attraverso i nuovi canali telematici. È una realtà ricca di potenzialità, che può diventare per la Chiesa una nuova frontiera dell'evangelizzazione. L'impatto dell'informatica con il sapere religioso non è certamente un tema secondario, come non lo è il ruolo degli strumenti multimediali nella comunicazione della fede. Rilancio di iniziative già esistenti I diffusori dei media cattolici 137 Per il loro impegno encomiabile non vanno dimenticati i "diffusori della stampa cattolica". Sono stati, e per molti versi lo sono ancora, essenziali per lo sviluppo e la diffusione dei media cattolici. In molte realtà locali svolgono ancora un ruolo decisivo, in altre sono stati trascurati e si sono dispersi. Costituiscono, comunque, un patrimonio da recuperare e rimotivare: se possibile, oggi c'è bisogno di loro più di ieri. La diffusione porta a porta e il contatto interpersonale restano di straordinaria importanza per la diffusione dei media cattolici. Al fine di valorizzarne il contributo culturale e formativo, gli animatori potranno indicare strade nuove per la divulgazione e offrire utili suggerimenti dettati dall'esperienza concreta. Accoglienza e sviluppo dei media cattolici 138 Questo compito di primaria importanza si allarga oggi a nuovi strumenti come le radio e le televisioni cattoliche, che dovrebbero avere ampia e capillare accoglienza nelle realtà locali. È quanto mai urgente superare una certa indifferenza nei confronti dei media cattolici che purtroppo si registra tra i fedeli e talvolta tra gli stessi presbiteri. La presenza degli animatori potrebbe dare una svolta a questo annoso problema che ha determinato non poche volte isolamento e marginalità per tutto il settore dei media. Rientra in questo servizio la promozione e l'organizzazione di incontri e dibattiti, l'animazione di circoli culturali, la segnalazione di eventi e di fatti diocesani, regionali o nazionali da cui la comunità può trarre arricchimento. Sarà così più facile promuovere anche nuove iniziative nel campo dei media a livello sia diocesano che parrocchiale. Utilizzare e promuovere i media 139 L'impegno dell'episcopato italiano nel campo dei media, con iniziative a livello sia locale che nazionale, va fatto conoscere nelle comunità affinché se ne possa apprezzare la qualità e se ne valorizzi il contributo al dibattito culturale e alla diffusione dei valori cristiani. Il sostegno a tutto il settore dei media cattolici deve radicarsi, inoltre, in una diffusa azione pastorale affinché chi opera nei media sia inserito in modo organico nel progetto culturale della Chiesa italiana. Animatori della sala della comunità 140 La presenza dei cattolici nel settore dello spettacolo ha una lunga tradizione. Anche se luoghi e organismi specializzati sono in parte diminuiti, le iniziative nell'ambito del cinema, del teatro e in generale dell'intrattenimento restano numerose. La rinnovata attenzione alla sala della comunità offre nuove occasioni di impegno e di coinvolgimento in attività a carattere culturale che possono costituire preziosi spazi di dialogo e confronto anche con quanti sono meno interessati alla vita ecclesiale. Promozione dei centri culturali 141 Dalla ricognizione dei centri culturali emerge un variegato e ricco tessuto di piccole e grandi iniziative, spesso prive della visibilità e della diffusione che invece meriterebbero. A chi opera in questi ambiti non è quasi mai riconosciuto lo status di animatore pastorale. L'attività culturale, è infatti, sentita come periferica, in alcuni casi addirittura estranea alla missione della Chiesa. È necessario invece che gli animatori di tali centri siano formati e valorizzati, e le loro iniziative pienamente accolte nella comunità ecclesiale. Un cammino graduale e progressivo 142 La diffusione della figura dell'animatore della comunicazione e della cultura richiederà tempi non certo brevi. Molto dipende dalle situazioni locali. All'inizio sarà opportuno proporre esperienze pilota alle realtà più sensibili e preparate. Un aiuto decisivo potrà venire dai responsabili degli uffici diocesani per le comunicazioni sociali e dai referenti per il progetto culturale. Insieme, tra l'altro, potranno avviare progetti sulla figura dell'animatore, corsi sperimentali di formazione, cicli di aggiornamento per tutti gli operatori a partire dalle sfide lanciate dal nuovo contesto culturale. La presenza della Chiesa nel mondo dei media Progettare la pastorale con i media Valutazione delle opportunità 143 Impossibile fare pastorale oggi sottovalutando l'impatto dei mezzi della comunicazione sociale e ignorandone i linguaggi. Un loro uso al tempo stesso avveduto e coraggioso è condizione imprescindibile per parlare di Dio all'uomo contemporaneo. Nella nuova cultura mediale è necessario un attento discernimento, sia su come trattare i temi religiosi nei media laici, sia sulla presenza autonoma della Chiesa nel mondo dei media. Non tutte le iniziative o le presenze sono di per sé valide e coerenti con le finalità della Chiesa. Né si possono trascurare i segnali di degrado che emergono nei vari media a causa della ricerca ossessiva degli ascolti, con la conseguente tendenza alla spettacolarizzazione forzata e alla fatale caduta di qualità. È per questo che "nell'impiego e nella ricezione degli strumenti di comunicazione urgono sia un'opera educativa al senso critico, animato dalla passione per la verità, sia un'opera di difesa della libertà, del rispetto alla dignità personale, dell'elevazione dell'autentica cultura dei popoli, mediante il rifiuto fermo e coraggioso di ogni forma di monopolizzazione e di manipolazione". I media e la realtà sociale del Paese 144 Ruolo e controllo dei media sono diventati decisivi anche per gli assetti sociali e civili del Paese e per lo sviluppo della democrazia. È necessario che ai vari livelli, nazionale e internazionale, si definisca un sistema compiuto di regole in grado di garantire il pluralismo e un corretto rapporto con la politica e l'economia, nello spirito di un autentico servizio al bene comune. In questo quadro, "le autorità pubbliche e le associazioni per la tutela degli spettatori sono chiamati ad operare, secondo le proprie competenze e responsabilità, affinché i media conservino alta la loro finalità primaria di servizio alle persone e alla società. L'assenza di controllo e di vigilanza non è garanzia di libertà, come molti vogliono far credere, e finisce piuttosto per favorire un uso indiscriminato di strumenti potentissimi che, se mal utilizzati, producono effetti devastanti nelle coscienze delle persone e nella vita sociale. In un sistema di comunicazioni sempre più complesso e ad estensione planetaria, servono anche regole chiare e giuste a garanzia del pluralismo, della libertà, della partecipazione e del rispetto degli utenti". Vigilanza e responsabilità 145 La comunità ecclesiale deve quindi adoperarsi affinché nel campo della comunicazione sociale venga esercitata la stessa vigilanza e la stessa funzione di stimolo e di proposta ordinariamente svolta in altri ambiti, come la tutela della vita umana, le politiche familiari, sociali e scolastiche. I media "non sono forze cieche della natura che sfuggono al controllo umano". Dietro a ogni medium ci sono autori, produttori, interessi economici, politici e ideologici. I media sono espressione della grande capacità di relazione dei singoli e della società nel suo insieme. Riflettono, per molti versi, il grado di civiltà e di sviluppo di un popolo. L'interesse della Chiesa per i media non nasce primariamente dalla ricerca di spazi per la comunicazione religiosa, ma piuttosto dalla responsabilità di fronte a mezzi tanto potenti, capaci di influenzare, fino a determinarli, i modelli di pensiero e gli stili di vita. La presenza dei cattolici nei diversi media Giudizio critico e discernimento 146 La comunità ecclesiale segue con attenzione tutti i media e tutto ciò che essi comunicano. Anche in questo campo la Chiesa, offrendo il suo peculiare contributo di giudizio critico e di proposta, e, se necessario, anche di protesta, esercita la sua funzione profetica: la dignità dell'uomo va salvaguardata e il bene comune perseguito, i soggetti più deboli vanno tutelati e il principio della giustizia deve essere attuato tra i fruitori dei media riducendo anche le distanze tra "inforicchi" e "infopoveri". Doverosi e legittimi sono la partecipazione dei cattolici al dibattito pubblico sui media e l'intervento su singole questioni, anche attraverso le associazioni cattoliche sorte con questi appositi scopi. Per questo "la responsabilità professionale dei fedeli laici in questo campo, esercitata sia a titolo personale sia mediante iniziative ed istituzioni comunitarie, esige di essere riconosciuta in tutto il suo valore e sostenuta con più adeguate risorse materiali, intellettuali e pastorali". Attenzione ai programmi e alla produzione di carattere religioso 147 La Chiesa è attenta alle produzioni e ai programmi di taglio religioso, come pure all'informazione fornita dai media su aspetti della fede e della vita ecclesiale. Opere e programmi su temi ed esperienze religiose sono espressione del grande contributo dei media e dei cattolici all'approfondimento e alla diffusione del patrimonio religioso e della tradizione cattolica del Paese. Le produzioni di qualità non sono mancate e non mancano. Occorre però investire di più sulla formazione di produttori, registi, conduttori e membri delle varie redazioni affinché i temi religiosi vengano trattati con competenza, sensibilità e autentica professionalità. Contributo dei professionisti cattolici… 148 I cattolici presenti nei grandi circuiti della comunicazione possono dare un prezioso contributo alla diffusione dei valori religiosi e cristiani. I cattolici italiani impegnati professionalmente nel campo della comunicazione sociale hanno una grande responsabilità. La loro presenza può validamente contribuire a migliorare la qualità della comunicazione. A tale scopo la loro azione deve essere costantemente ispirata al messaggio evangelico e sorretta da una chiara visione della verità sull'uomo, da una "sapienza di linguaggio" adeguata alle "capacità di ricezione" dei destinatari e da una provata professionalità. …e degli esperti nel dibattito pubblico 149 Di grande rilievo è anche il contributo offerto attraverso i media da parte dei cattolici esperti nei vari ambiti del sapere teologico, filosofico, antropologico, scientifico e nelle più svariate discipline. Nei dibattiti che animano la piazza mediatica possono presentare, con la libertà e la responsabilità proprie del credente, il punto di vista cattolico. Occorre promuovere la partecipazione dei fedeli laici al dibattito pubblico, sia per la loro competenza in ambiti specifici sia per evitare la ricorrente semplificazione mediatica che riduce il punto di vista dei cattolici alla voce di ecclesiastici, alimentando così una stereotipata immagine "clericale" della Chiesa. La presenza di chierici e religiosi nei media 150 Tra i cattolici presenti sui media ci sono spesso persone di speciale consacrazione, presbiteri, religiosi e religiose. Una presenza qualificata e in contesti adeguati può essere valida e da promuovere. Occorre ricordare che "nessuno, tuttavia, ha il diritto di parlare a nome della Chiesa, o se lo fa, deve essere investito di tale incarico". È bene valutare, caso per caso, ciascun invito ad intervenire attraverso i media. Qualora si accetti, è doveroso richiedere le eventuali autorizzazioni e fare in modo che il pubblico non faccia confusione tra insegnamento della Chiesa e opinioni personali. Considerati il peso dei media sull'opinione pubblica e il particolare apostolato attuabile loro tramite, gli episcopati nazionali possono stabilire criteri e norme in materia, secondo quanto previsto dal Codice di diritto canonico: "Spetta alla Conferenza episcopale stabilire norme sui requisiti perché ai chierici e ai membri degli istituti religiosi sia lecito partecipare a trasmissioni radiofoniche o televisive che trattino questioni attinenti la dottrina cattolica o la morale". Criteri essenziali a cui attenersi 151 Se appare difficile stabilire norme rigide, anche per la varietà delle situazioni e la molteplicità dei media, non possono invece mancare alcuni criteri di discernimento e di prudenza, in conformità con quanto indicato dal Codice di diritto canonico. È necessario che i chierici e i membri di istituti religiosi che partecipano a trasmissioni radiofoniche o televisive che trattino questioni attinenti la dottrina cattolica o la morale dispongano della licenza, almeno presunta, del proprio Ordinario. Si astengano, comunque, dall'intervenire in programmi di mero intrattenimento e quando la loro presenza può suscitare turbamento o scandalo nei fedeli. Chi interviene abitualmente sulla stampa o partecipa in maniera continuativa a trasmissioni radiofoniche o televisive che illustrano la dottrina cristiana richieda la licenza dell'Ordinario proprio o dell'Ordinario del luogo. Tali criteri normativi si applicano per analogia a tutti i media e alle nuove forme di comunicazione. È, comunque, opportuno che quanti intervengono attraverso i media consultino previamente, a seconda dell'ambito, l'ufficio per le comunicazioni sociali, nazionale o diocesano, che in base alle situazioni potrà offrire ulteriori elementi per una valutazione ponderata e saggia. Sono, in ogni caso, da evitare interventi e presenze che, per la loro collocazione e per le modalità espressive, possano essere tacciati di superficialità o di futilità. Iniziative pastorali per gli operatori dei media 152 La Chiesa deve prestare una particolare attenzione ai professionisti della comunicazione. Il loro ruolo è sempre più incisivo, esteso e riconosciuto. Ordini professionali e organismi di rappresentanza hanno un grande peso sociale. Ogni organizzazione pubblica possiede un portavoce e un organo di stampa, cura la propria immagine e le relazioni pubbliche. L'industria dell'audiovisivo e dei media ha assunto dimensioni che spesso oltrepassano i confini nazionali. Migliaia di giovani si stanno preparando nelle facoltà di scienze della comunicazione, sempre più numerose all'interno delle università italiane e pontificie. Questa categoria di professionisti della comunicazione merita un'attenzione pastorale discreta e specializzata, affinché il punto di vista cristiano possa interpellare anche chi non si dichiara cattolico o non partecipa abitualmente alla vita ecclesiale. La festa di San Francesco di Sales 153 Almeno due sono i momenti in cui è bene organizzare incontri di sostegno, confronto e dialogo. Il primo, ormai radicato nella tradizione italiana, è l'incontro del vescovo con i professionisti e gli operatori dei media in occasione della festa di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti e dei comunicatori. La ricorrenza del 24 gennaio è un'occasione preziosa per riflettere insieme sulle comunicazioni sociali e sulle responsabilità di chi vi opera. Un secondo momento, ancora troppo poco valorizzato, è offerto dalla Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. È l'occasione per incontrare non solo i giornalisti, ma tutti gli operatori del mondo della comunicazione, dai registi agli attori, dai produttori ai pubblicitari, dai tanti ai conduttori, dai critici dello spettacolo ai docenti dei corsi di laurea in scienze delle comunicazioni sociali. L'ufficio diocesano delle comunicazioni sociali sarà vicino ai professionisti della comunicazione, offrendo e chiedendo loro collaborazione. I professionisti cattolici sono inoltre invitati ad aderire alle associazioni nazionali e internazionali di categoria, partecipando alle iniziative di confronto e formazione da esse promosse. Le iniziative mediatiche dei cattolici Un patrimonio da consolidare e da sviluppare 154 La Chiesa in Italia considera suo dovere e diritto inserirsi attivamente nei processi della comunicazione sociale anche con iniziative autonome, sia per dare un contributo di autenticità e di sincera ricerca della verità sia per richiamare i valori umani fondamentali e annunciare il Vangelo. In una società pluralistica è necessario creare luoghi di confronto e di scambio tra esponenti dei vari orientamenti culturali. I cattolici necessitano di adeguati strumenti per esprimere la loro valutazione di fatti, idee e problemi alla luce del Vangelo e dell'insegnamento della Chiesa. D'altronde la Chiesa è presente in forma autonoma nel panorama dei media da lunga data; basti pensare alla tradizione dei settimanali cattolici, molti dei quali nati alla fine del XIX secolo, alle iniziative di alcuni istituti religiosi e alle tante attività sorte con l'avvento della radio, del cinema e della televisione, fino alla diffusione delle odierne tecnologie. Una stagione di rinnovato impegno 155 Nel campo dei media, la comunità ecclesiale italiana può contare anche su esperienze recenti ma consolidate, avviate o rilanciate dopo il Convegno ecclesiale di Palermo e alla luce del progetto culturale. In particolare vanno sottolineate le nuove iniziative nel campo dell'emittenza radiotelevisiva e la speciale attenzione allo sviluppo delle nuove tecnologie. Tanto impegno e tante attività non sono estemporanei, ma organici a una pastorale capace d'intercettare la cultura mediale e di suscitare in ogni diocesi attenzione e accoglienza in un coerente impianto di sinergie culturali e mediatiche, come già indicato dopo il Convegno di Palermo: "Ci impegniamo a far sì che i media cattolici attivino sollecitamente tra loro una rete di sinergie redazionali, gestionali, diffusionali, a livello locale e nazionale, per elevare la qualità e abbassare i costi". Può essere utile richiamare brevemente natura e linguaggi dei diversi media e il loro utilizzo nel mondo cattolico: stampa, televisione, radio, cinema e teatro, arte e musica, nuove tecnologie. La carta stampata 156 La scrittura stampata ha resistito all'avvento della televisione e resisterà probabilmente anche all'irrompere di internet, integrandosi con le nuove tecnologie senza esserne fagocitata, ma cambiando fisionomia. La stampa avrà futuro se saprà valorizzare le caratteristiche peculiari che gli altri mezzi, per loro natura, non hanno e non potranno avere, a cominciare dalla capacità di suscitare riflessione, con tempi dilatati che consentono l'elaborazione del pensiero critico e ritmi personalizzati. A differenza ad esempio, di un telegiornale, la velocità di assimilazione di un giornale stampato è decisa dall'utente, come pure l'ordine in cui consultare le notizie. La comunità ecclesiale, che ha sempre saputo valorizzare la stampa sul duplice fronte dell'editoria, con le varie case editrici, e della stampa periodica, è chiamata oggi ad assicurare e sostenere questo ambito che sta attraversando una fase di delicate trasformazioni. Molteplicità e ricchezza dell'editoria cattolica 157 L'editoria religiosa, oltre alla pubblicazione di numerose opere ogni anno, può vantare un'ampia presenza di riviste specializzate soprattutto nel campo teologico e culturale, che merita d'essere maggiormente conosciuta e valorizzata anche al di fuori dei circuiti specializzati e attraverso iniziative specifiche come mostre ed eventi culturali. La stampa periodica conta oggi migliaia di testate di varia natura, genere e configurazione: dai settimanali diocesani ad altri periodici diffusi sull'intero territorio nazionale, legati a congregazioni religiose, santuari, associazioni, movimenti e all'ambito missionario. Questo prezioso patrimonio merita di essere salvaguardato e inserito, nel rispetto della storia e della specificità di ciascuno, in un progetto organico di collaborazione a livello locale, regionale e nazionale. I settimanali diocesani e l'agenzia Sir 158 In modo particolare i settimanali cattolici rappresentano ancora oggi un riferimento in molte diocesi. Per lungo tempo hanno costituito il principale presidio comunicativo. Oggi vivono una fase di rinnovamento in un contesto di molteplici e diversificate presenze mediatiche con cui sono chiamati a crescere nella collaborazione e nella sinergia. A servizio dei settimanali diocesani, ma non solo, si pone l'agenzia Sir, che offre i suoi servizi anche ad altri media, cattolici e laici. L'agenzia risponde alla crescente domanda d'informazione religiosa posta dai media ma anche dai singoli cristiani, dalle comunità ecclesiali, dalle aggregazioni cattoliche, dalla società stessa. In collaborazione con gli organismi ecclesiali europei svolge, inoltre, un particolare servizio d'informazione religiosa a carattere continentale, in sintonia con le nuove esigenze connesse all'allargamento dell'Unione europea e al ruolo delle confessioni religiose. Avvenire, il quotidiano dei cattolici italiani 159 Quanti - cattolici e non - desiderano conoscere ogni giorno il punto di vista della comunità ecclesiale, trovano nel quotidiano Avvenire un irrinunciabile punto di riferimento. Da anni, per la Chiesa italiana e per il Paese, Avvenire costituisce una presenza di qualità nel mondo dell'informazione. Anche il Santo Padre ha più volte parlato del quotidiano incoraggiandone la lettura e la diffusione: "Di grande rilievo è il contributo alla lettura originale dei fatti e alla riflessione culturale offerto dal quotidiano nazionale Avvenire". Eppure il quotidiano, per molti cattolici italiani e per non poche comunità, è ancora una risorsa inutilizzata le cui potenzialità, nonostante la crescita costante di lettori e copie diffuse, restano in gran parte ancora inespresse. Diocesi, parrocchie e aggregazioni devono impegnarsi a leggerlo e farlo leggere, assumendosi precise responsabilità e promuovendo specifici progetti di diffusione che diventano laboratori anche per gli animatori della cultura e della comunicazione. Un appuntamento da potenziare e rilanciare è la Giornata diocesana del quotidiano cattolico, che dovrebbe entrare nel quadro di una programmazione annuale di attività finalizzate a sensibilizzare la comunità ecclesiale e il territorio all'uso dei media. La televisione: il mezzo più diffuso e più potente 160 La televisione vive un'epoca di passaggio, tra neotelevisione generalista e canali tematici, in equilibrio precario tra innovazione tecnologica e un mercato pubblicitario che potrebbe non premiare più solo o prevalentemente la grande audience indistinta, ma anche target più ristretti ed omogenei. La televisione è di gran lunga il mezzo di comunicazione più diffuso. Ma anche il più invadente. Per questo è urgente che i telespettatori si rendano sempre più consapevoli e responsabili, ossia capaci di scelte libere. Occorre attivarsi per fornire strumenti interpretativi a tutti, potenziando i teleforum e le analisi critiche, e per invitare a seguire le emittenti d'ispirazione cattolica che, a loro volta, devono sempre più collegarsi sinergicamente e crescere sul piano della qualità. Un nuovo e coraggioso impegno nell'emittenza televisiva 161 Sat2000, la televisione dei cattolici italiani nata dalle sollecitazioni del Convegno ecclesiale di Palermo, vuole essere una voce originale e qualificata nel panorama televisivo italiano ed europeo. Il suo cardine è l'informazione, struttura portante di una programmazione che punta alla qualità. Sat2000 costituisce ormai una presenza significativa dei cattolici a livello nazionale e va ad integrare la già rilevante storia delle televisioni locali nate per iniziativa di realtà ecclesiali. L'impegno dei cattolici nei mezzi promossi dalla comunità ecclesiale non è in alternativa a quello nelle altre realtà televisive nazionali e locali, con le quali il dialogo e la collaborazione deve crescere. La rapida evoluzione della tecnologia digitale applicata alla televisione renderà necessario valutare, anche nel prossimo futuro, le scelte tecniche ed editoriali più utili a garantire una significativa presenza dei cattolici. La radio: una compagnia per molte persone Un articolato progetto nel campo della radiofonia cattolica 162 La radio è lo strumento più agile, duttile ed economico, per trasmettere e ricevere. Per molte persone è una sorta di colonna sonora della giornata, fatta di informazione, intrattenimento e musica. I modelli radiofonici sono molti e soddisfano esigenze molto differenti. Il mondo cattolico ha visto nella radio, fin dal suo avvento, uno strumento prezioso per la propria presenza, mai come oggi tanto multiforme. Accanto a radio nazionali con un grande seguito tra chi vuole approfondire la propria fede e avere un sostegno e un conforto anche per la preghiera, esistono radio locali più o meno grandi con una programmazione diversificata. Negli ultimi anni è stata rivolta una particolare attenzione al sistema radiofonico anche per le opportunità offerte dalla tecnologia satellitare. È stata così realizzata una banca programmi a disposizione delle radio locali cattoliche, con informazione, approfondimento religioso ed ecclesiale, cultura, intrattenimento e musica. Per valorizzare le professionalità, le idee originali e i contributi più creativi presenti nelle radio locali, l'emittente satellitare rilancia anche programmi prodotti da coloro che aderiscono al progetto di trasmissione in contemporanea, identificato con il marchio a carattere nazionale InBlu. Si tratta di un circuito che permette la trasmissione in contemporanea per alcune ore al giorno. Le radio aderenti al progetto possono usufruire di vari servizi e collaborare secondo le proprie capacità; così collegate, riescono pure a dare maggiore visibilità nazionale e locale alla radiofonia d'ispirazione cattolica. Si tratta di una concreta attuazione delle sinergie per una maggiore qualità dei programmi e con una consistente economia di scala. Consente una presenza dei cattolici con formule radiofoniche originali e alternative rispetto ai modelli più diffusi. Il cinema tra contaminazione televisiva e nuove tendenze 163 I rapporti tra Chiesa e cinema hanno conosciuto stagioni più o meno favorevoli, ma l'interesse non è mai venuto meno. Per il cinema la sfida del futuro sta nella capacità di produrre film di qualità e in grado di parlare alle grandi masse. Iniziative di produzione su personaggi o temi religiosi, allo stesso tempo d'alta qualità e popolari, vanno senz'altro incoraggiate. Anche per la sala della comunità, in tante località l'unica sala cinematografica rimasta, la sfida è riuscire a proporre una programmazione attenta sia al mercato sia alla qualità. Altra sfida, dopo la stagione dei cineforum, è quella di riproporre occasioni di confronto e dibattito, anche con formule nuove, per fornire a tutti, indipendentemente dalla preparazione culturale, strumenti per una lettura critica e una valutazione morale dei film, per una crescita della responsabilità e dell'autonomia di giudizio. Una fruizione consapevole e guidata 164 Un prezioso servizio in questa direzione viene fornito dalla Commissione nazionale valutazione film, istituita dalla Conferenza episcopale, a cui spetta formulare giudizi morali ai fini pastorali su tutti i film distribuiti in Italia. Tali giudizi, oltre a essere indirizzati alle sale cinematografiche dipendenti dall'autorità ecclesiastica, per le quali sono vincolanti al fine della programmazione, sono a disposizione di quanti, per uso personale, familiare o nei gruppi amatoriali, danno importanza al profilo morale dei film. Le valutazioni sono oggi facilmente consultabili da tutti anche attraverso la rete informatica. La musica liturgica, religiosa e classica 165 La Chiesa vanta una lunga e straordinaria tradizione di musica liturgica e religiosa che ha anche un indiscutibile valore artistico. La musica liturgica assieme al canto "dispone, nella sua distensione melodica e ritmica, al culto divino e diviene offerta a Dio, autore supremo d'ogni bellezza ed eterno splendore". Il contesto liturgico esalta la produzione musicale di qualità, ma anche al di fuori di esso è possibile apprezzare il frutto del genio musicale dei compositori del passato e contemporanei. Andrebbero maggiormente valorizzati, anche sotto il profilo culturale, i concerti, le rassegne e i concorsi. Da non sottovalutare è l'esperienza formativa e anche spirituale che molti fanno nelle corali o nelle formazioni strumentali impegnate in servizi liturgici o in manifestazioni che hanno come sfondo tematiche e composizioni religiose. Nel rispetto dei criteri e delle indicazioni liturgiche, il canto e la musica possono contribuire in modo considerevole ad arricchire l'esperienza e la comunicazione della fede. Anche la musica classica rappresenta una testimonianza, spesso toccante, della capacità creativa dell'artista e una forma di elevazione spirituale dell'uomo. La musica leggera nella cultura odierna 166 Di altro tenore e rilevanza è la musica leggera. Più che un medium, è un messaggio veicolato da altri media, primo tra tutti la radio. Attirando soprattutto tanti giovani, non può restare estranea all'attenzione pastorale della Chiesa. Occorre saper distinguere tra prodotto puramente commerciale, privo di creatività e spessore, e ciò che invece è destinato a durare, perché espressione creativa dotata di originalità. Notevole sviluppo ha avuto recentemente la musica leggera attenta ai contenuti cristiani. Va seguita con simpatia e sostenuta, affinché si rafforzi sempre di più il nesso tra forza dei contenuti e incisività delle produzioni artistiche. Meritano attenzione anche esperienze e luoghi di aggregazione musicale dove molti giovani si ritrovano. La missione propria della Chiesa, chiamata a essere vicina ad ogni uomo, non va tuttavia confusa con iniziative improprie, con il rischio di legittimare modelli di incontro privi di valori autentici. Il teatro: un'arte antica sempre attuale 167 Fin dall'antichità il teatro consente all'uomo di rappresentare, quasi di rivivere, le più disparate dimensioni della sua esistenza. Il mondo cattolico è da sempre attento alla produzione teatrale; ancor più è chiamato a esserlo oggi. In un'epoca d'individualismo e di difficoltà a crescere, perché difficile è guardare dentro se stessi e in profondità, il teatro può fornire al mondo odierno importanti elementi di socializzazione, di riflessione, anche religiosa, contribuendo alla maturazione di una diffusa capacità espressiva tra i giovani. La Chiesa è attenta in particolare alle numerose compagnie teatrali, stabili o occasionali, operanti anche nel contesto delle comunità ecclesiali o ad esse collegate. L'attività teatrale andrebbe maggiormente valorizzata anche nella pastorale ordinaria e in ambito scolastico, in quanto eminente forma d'espressione culturale, di trasmissione delle tradizioni e, in molti casi, di rappresentazione della dimensione religiosa della vita attraverso forme e linguaggi popolari. La pittura, la scultura e l'architettura 168 Legate ai luoghi di culto, e non solo, pittura, scultura e architettura lungo i secoli hanno aiutato intere generazioni ad aprire il cuore e la mente ai contenuti della fede e all'esperienza religiosa. Opere d'impareggiabile bellezza, che costituiscono la maggior parte dei beni artistici del Paese, sorsero su committenza ecclesiale e grazie alla sensibilità religiosa delle comunità cristiane. Non meno che in passato anche ai nostri giorni è opportuno favorire il felice connubio tra testimonianza della fede e opere d'arte. Come avviene con i musei diocesani, il patrimonio esistente va salvaguardato e valorizzato, senza dimenticare di promuovere nuove creazioni sia architettoniche sia artistiche. Un approccio al patrimonio esistente guidato e ispirato da ragioni religiose, oltre che artistiche, diviene facilmente occasione di evangelizzazione e di approfondimento della fede, come dimostrano tante esperienze attivate in varie diocesi italiane. Le nuove frontiere della comunicazione Scenari in continuo cambiamento 169 Nella trasformazione tecnologica in atto e nello scenario della rapida evoluzione che si registra nel campo informatico e della comunicazione, un posto di crescente rilevanza assumono internet e, più ampiamente, lo spazio virtuale. Internet è un po' radio, un po' televisione, un po' giornale, un po' posta espressa; è un ibrido da esplorare con attenzione e curiosità. I nuovi media sono strumenti da valutare e utilizzare con spirito critico al pari degli altri. Questo spazio virtuale costituisce un campo ampio, aperto, dai contorni ancora indistinti, impossibile da ridurre a una sola componente. È votato a interconnettere e mettere in relazione tra loro i dispositivi di produzione, di registrazione, comunicazione e simulazione. Diverse forme di integrazione tra queste tecniche e i media tradizionali ( telefono, cinema, televisione, libri, giornali, musei ) sono già in atto. Gli sviluppi possibili sono straordinari. Necessità di interpretare le trasformazioni 170 Più che uno strumento, lo spazio virtuale è un nuovo contesto. Stanno cambiando i concetti di spazio e di tempo. È vero che la multimedialità esisteva prima dell'avvento delle nuove tecnologie, ma oggi è attuata in modo nuovo enfatizzandone il rilievo sociale: qualsiasi suono, musica, colore, immagine fissa o in movimento, variazione della luminosità, parola scritta e parlata, espressione tattile, può essere trasformato in sequenze numeriche e trasmesso su un unico canale. Può essere manipolato, smontato e ricostruito. È in atto un passaggio da mezzi di massa a media molto personalizzati: ognuno, cioè, può costruire il proprio medium. Sono le conseguenze di una interattività strutturale che non deve distogliere, comunque, dalla necessità di una rete in cui vanno veicolati, scelti, immessi, offerti i contenuti. La Chiesa di fronte alle nuove tecnologie 171 Questa convergenza tra informatica, media e tecnologie della comunicazione interpella la comunità ecclesiale. Il mondo è sottoposto a profonde trasformazioni che sospingono l'economia, la società, la vita privata degli individui e il loro senso religioso verso una nuova era. A questo processo la Chiesa deve partecipare pienamente, forte del suo patrimonio di saggezza, visione antropologica e tradizioni culturali, religiose e sociali. La nascente cultura segnata dalla presenza di media elettronici pervasivi e potenti solleva nuove domande, ma offre anche nuove opportunità per la comunicazione religiosa, la formazione e la stessa ricerca teologica. Cambiano la fisionomia e le dinamiche della comunicazione sociale 172 Non basta travasare le espressioni della fede, i valori etici o i modelli di pensiero e di vita cristiani nei nuovi contesti comunicativi. L'inculturazione della fede non si riduce a questo. Se lo spazio virtuale non è un semplice strumento o un canale attraverso cui le persone comunicano, ma un contesto in cui gli stessi utenti sono in grado di cambiare la fisionomia e le dinamiche della comunicazione, all'interno di questo mondo la comunità ecclesiale deve essere, oltre che presente, anche consapevole delle sfide culturali che l'attendono. I media interattivi permettono agli individui di navigare all'interno di enormi database di testi, suoni, grafica e video, attraverso elementi informatici senza punti di riferimento e senza gerarchie o fonti di garanzia. Dal punto di vista religioso tutto questo può favorire fenomeni, già ampiamente diffusi e quanto mai pericolosi, come il sincretismo o la relativizzazione delle verità della fede. La rapida espansione di internet sta conducendo alla creazione nello spazio virtuale di nuove comunità virtuali di apprendimento. È un fenomeno complesso da seguire con attenzione per elaborare riposte pastorali pertinenti ed efficaci. Comunicare il Vangelo nell'era virtuale 173 La presenza religiosa nello spazio virtuale è ampia e cresce di continuo. Ogni giorno diocesi e istituzioni cattoliche ( università, scuole, comunità religiose, aggregazioni ecclesiali ) entrano in questo spazio virtuale. Siamo invitati a non esitare a utilizzare la "rete delle reti" in riferimento all'evangelizzazione. Anche in questo mondo è possibile parlare del Vangelo, incontrandosi per condividere opinioni religiose, trovare sostegno nei momenti di crisi di fede, evocare e creare spazi nuovi di spiritualità. È possibile ricreare un contesto virtuale di formazione ed evangelizzazione analogo a quello reale, senza alcuna pretesa di sostituire la relazione interpersonale o la dimensione sacramentale della fede, senza pregiudizi né eccessi di entusiasmo. Il Vangelo merita di essere annunciato ed innestato anche in questo nuovo spazio comunicativo e di relazione. Per molti navigatori della rete informatica potrebbe non esserci altro modo di essere raggiunti dall'unica parola che salva. Le associazioni cattoliche nei vari ambiti mediatici Reti di collaborazione e di aiuto 174 Ogni iniziativa mediatica sostenuta dalla comunità ecclesiale, locale e nazionale, deve poter contare sul sostegno di tutti i fedeli, anche se non direttamente coinvolti. Nello stesso tempo, quanti concretamente operano nei vari ambiti mediatici devono poter contare su reti di collaborazione e di aiuto. A questo scopo, varie associazioni cattoliche promuovono momenti d'incontro, formazione, coordinamento e offrono sostegno agli operatori dei media. Associazioni nazionali relative ai media 175 Tra queste, per la consolidata tradizione e il prezioso servizio svolto, rivestono un particolare ruolo la Fisc ( Federazione Italiana Settimanali Cattolici ), che riunisce i settimanali delle diocesi italiane; l'associazione Corallo ( Coordinamento Radiotelevisioni Libere Locali ), a cui fanno capo le emittenti radiofoniche e televisive cattoliche coordinate a livello nazionale e regionale attraverso apposite sezioni; l'Uelci ( Unione Editori Librai Cattolici Italiani ), che riunisce le principali case editrici cattoliche; l'Acec ( Associazione Cattolica Esercenti Cinema ), punto di riferimento per l'attività delle sale cinematografiche, e più in generale per le sale della comunità; per l'ambito teatrale il riferimento è costituito dalla Federgat ( Federazione dei Gruppi di Attività Teatrale ). Le associazioni con finalità formative e culturali 176 Non meno importanti sono le associazioni che promuovono la presenza dei cattolici in determinati settori della comunicazione, offrendo su scala nazionale la possibilità di condividere finalità e obiettivi, secondo quanto stabilito nei rispettivi statuti. Tra di esse l'Ucsi ( Unione Cattolica Stampa Italiana ), che riunisce giornalisti e operatori cattolici della comunicazione, e l'Aiart ( Associazione Italiana Ascoltatori Radio Televisivi ), con il duplice obiettivo di formare criticamente gli utenti e far sentire la loro voce in particolare quando un programma lede la dignità delle persone, soprattutto dei minori. Numerose associazioni riuniscono gli appassionati di cinema, svolgendo una preziosa attività culturale. Al fine di favorire la riflessione e il coordinamento di varie associazioni nazionali che si interessano alla comunicazione, è stato costituito il Copercom ( Coordinamento per la comunicazione ). È presente anche l'associazione WeCa ( Webmaster Cattolici Italiani ) per tutti i cattolici che operano in internet. L'attività di queste associazioni viene coordinata a livello nazionale anche tramite un'apposita consulta costituita presso l'ufficio nazionale per le comunicazioni sociali. Per una presenza organizzata e incisiva 177 Queste e altre realtà associative promosse da cattolici sono espressione della comunione ecclesiale e dell'impegno per una presenza organizzata e significativa, il più possibile capillare. Spesso operano senza il necessario sostegno delle realtà ecclesiali, né adesioni e collaborazioni in ambito locale, quando invece dovrebbero essere aiutate con convinzione. Maggiore collaborazione va attivata anche tra media e centri culturali, sempre nell'ottica del progetto culturale. Vescovi, presbiteri, diaconi, religiosi e laici Responsabilità di tutti e di ciascuno 178 L'intera comunità ecclesiale è responsabile dello sviluppo di una compiuta pastorale delle comunicazioni sociali, pur nella diversità dei ruoli e delle competenze. Le comunità ecclesiali, in ogni articolazione ed espressione, sono chiamate ad approfondire la conoscenza del fenomeno della comunicazione nei vari aspetti, studiando i cambiamenti culturali, per un'azione adeguata alle esigenze di questa epoca. Responsabilità del vescovo 179 Al vescovo spetta promuovere e orientare l'azione pastorale della diocesi nel campo della pastorale delle comunicazioni sociali e dei media anche perché "quando si tratta dell'annuncio del Vangelo, oltre che della sua ortodossia, è pure importante preoccuparsi di una sua proposta incisiva che ne promuova l'ascolto e l'accoglimento". È necessario garantire strutture adeguate, a partire dall'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali, individuando competenze e attribuendo specifiche responsabilità. Già nell'Inter mirifica si precisava che ai vescovi spetta "di vigilare nelle proprie diocesi sulle iniziative e sulle attività di questo settore, di promuoverle e, in quanto riguardino l'apostolato pubblico, regolarle, non eccettuate quelle che dipendono da religiosi esenti" e il Codice stabilisce che è compito dei "pastori istruire i fedeli del dovere che hanno di cooperare perché l'uso degli strumenti della comunicazione sociale sia vivificato da spirito umano e cristiano". …e degli operatori pastorali 180 E così i presbiteri, i religiosi, gli operatori pastorali, gli educatori, ciascuno per la sua parte, sono chiamati a rileggere il proprio mandato per un annuncio del Vangelo adeguato al nuovo contesto culturale determinato dai media. "Chi svolge funzioni direttive in tutti i settori della Chiesa deve comprendere i mezzi di comunicazione sociale, applicare questa comprensione all'elaborazione dei piani pastorali sulle comunicazioni sociali, con politiche e programmi concreti in questo settore, e fare un uso appropriato dei mezzi di comunicazione sociale". Decisivo sarà il ruolo dall'animatore della cultura e della comunicazione, figura che dovrà diffondersi capillarmente. A partire dalla formazione 181 Per affrontare questa sfida è necessaria un'adeguata formazione: "La Chiesa riceverebbe un servizio migliore se quanti detengono cariche e svolgono funzioni a suo nome venissero formati nella comunicazione". Ai presbiteri, ai diaconi, ai religiosi e agli operatori laici della pastorale è fatto obbligo, dunque, di studiare i mezzi di comunicazione sociale "per comprenderne meglio l'impatto sugli individui e sulla società e aiutarli ad acquisire metodi di comunicazione adatti alla sensibilità e agli interessi delle persone". Nelle singole diocesi sarebbe auspicabile promuovere iniziative di formazione rivolte alle varie categorie di persone, a partire da genitori ed educatori, per approfondire il ruolo della comunicazione sociale e il suo impatto sulla vita personale, nella famiglia e nella società. Una particolare attenzione va riservata alla formazione dei futuri sacerdoti, secondo quanto previsto e sollecitato da specifiche istruzioni. Collaborazione e coordinamento con le persone consacrate 182 Una presenza pastorale significativa nel campo della comunicazione sociale esige collaborazione e coordinamento a livello nazionale, regionale e diocesano attraverso i vari uffici e organismi. Per un coinvolgimento degli operatori, un peculiare contributo può venire dalle persone consacrate. Esse sono tenute ad acquisire una conoscenza del linguaggio proprio di tali mezzi "soprattutto quando per carisma istituzionale operano in questo campo", per parlare in modo efficace di Cristo all'uomo di oggi. Nell'ottica di una pastorale organica, anche "i vari istituti siano pronti a collaborare, con l'apporto di forze, mezzi e persone, per realizzare progetti comuni nei vari settori della comunicazione sociale". Peculiari responsabilità dei laici 183 Particolarmente forte è la responsabilità dei laici: "Cerchino di rendere testimonianza a Cristo, anzitutto assolvendo i propri incarichi con competenza e spirito apostolico, collaborando inoltre direttamente, ciascuno secondo le proprie possibilità, all'azione pastorale della Chiesa con le loro prestazioni tecniche, economiche, culturali e artistiche". Di grande attualità e da perseguire con determinazione, restano gli obiettivi già indicati dal Concilio Vaticano II: "Si devono preparare tecnicamente, culturalmente e moralmente i laici, moltiplicando scuole, facoltà e istituti, dove pubblicisti, autori di film e di trasmissioni radiofoniche e televisive e quanti altri si interessano a queste attività possano acquistare un formazione completa, vivificata di spirito cristiano, specialmente nel campo della dottrina sociale della Chiesa. Ma occorre preparare ed aiutare anche gli attori, perché con la loro arte contribuiscono validamente al bene della società umana. Devono infine essere diligentemente preparati i critici letterari, cinematografici, radiofonici, televisivi, ecc…, perché si distinguano per competenza nella loro materia, e vengano istruiti e incoraggiati a porre sempre nel dovuto rilievo, nei loro giudizi, l'aspetto morale". Va inoltre accolta la richiesta, ora implicita ora esplicita, di un orientamento spirituale e di un confronto culturale proveniente da professionisti cattolici e non, da chi è impegnato nell'apostolato ecclesiale delle comunicazioni sociali nei vari media. In questo senso vanno moltiplicate le occasioni per arricchire la loro esperienza professionale e per approfondire la fede, la conoscenza della dottrina cattolica e delle tematiche religiose. Organismi e strutture pastorali a livello nazionale Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali 184 La Commissione episcopale per la cultura e le comunicazioni sociali è un organismo della Conferenza episcopale italiana. Attualmente la Commissione si interessa di quattro ambiti pastorali: comunicazioni sociali; cultura; tempo libero, turismo e sport; beni culturali ecclesiastici. La Commissione svolge compiti di studio, di proposta e di animazione nei settori di riferimento, mantenendo stretti contatti con i vescovi delegati delle regioni ecclesiastiche e collaborando con le altre commissioni episcopali. Può avvalersi della collaborazione di esperti. Ambiti di competenza e attività 185 La Commissione ha il compito di dare continuità alle riflessioni e alle linee operative formulate dall'Assemblea generale dell'episcopato italiano, tenendo conto degli sviluppi del progetto culturale e delle iniziative promosse nel settore dell'emittenza radiotelevisiva. Oltre a studiare i problemi, ha il compito di promuovere progetti di formazione degli operatori, la promozione della sala della comunità e dei centri culturali, lo sviluppo di sinergie tra i media e la pastorale ordinaria. Nel perseguire tali obiettivi si avvale della collaborazione della Segreteria generale della Conferenza episcopale e dei relativi uffici, coinvolgendo anche i centri di ricerca e formazione teologica, l'associazionismo, gli esperti e, in generale, il laicato aggregato. La Commissione episcopale, tramite la Segreteria generale, tiene i rapporti con gli organismi ecclesiali internazionali e in particolare con il Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali. L'ufficio nazionale per le comunicazioni sociali 186 L'ufficio nazionale per le comunicazioni sociali è un organismo della Segreteria generale. Svolge incarichi di servizio nel campo delle comunicazioni sociali secondo le direttrici e i progetti della Conferenza Episcopale Italiana. Tra i compiti dell'ufficio ci sono i servizi alla Segreteria generale, compresa la funzione di ufficio stampa. Il direttore dell'ufficio svolge, normalmente, anche la funzione di portavoce. Sul versante pastorale, l'ufficio ha il compito di tenere i contatti con gli incaricati regionali e con i direttori diocesani, al fine di promuovere iniziative di studio, di confronto pastorale e di collaborazione. L'ufficio si pone a servizio delle strutture diocesane, favorendo la formazione, il coordinamento e la preparazione di sussidi. Studio, formazione, coordinamento 187 Il servizio di coordinamento e di animazione si estende a tutti gli organismi che operano nei vari ambiti dei media e della comunicazione, con il compito di favorire formazione, studio e collaborazione. All'ufficio nazionale spetta anche coordinare la presenza dei media collegati con l'episcopato italiano e di promuovere la collaborazione tra tutti i media di ispirazione cattolica, favorendo le sinergie e creando, attraverso convegni, seminari e gruppi di studio, occasioni per l'approfondimento, il confronto e la progettazione. Per adempiere alle sue mansioni l'ufficio si avvale di una consulta, i cui membri sono nominati dalla Segreteria generale della Conferenza episcopale con criteri di competenza e di rappresentatività dei responsabili pastorali, dei media e delle associazioni. In relazione ai media 188 L'ufficio costituisce il punto di riferimento per i vari media nazionali e per gli operatori del settore, con cui intrattiene rapporti di collaborazione e di informazione attraverso comunicati e, se necessario, intervenendo con note, chiarimenti e precisazioni. Svolge in tal modo la funzione specifica di un ufficio stampa istituzionale. In un sistema informativo in cui i canali si moltiplicano, diventa sempre più importante garantire l'autorevolezza e l'attendibilità delle fonti offrendo in modo chiaro e puntuale informazioni sui fatti che riguardano la vita della Chiesa. In questo contesto servono anche strategie comunicative tese a far emergere la vitalità della Chiesa e la forza del suo messaggio che va ben al di là delle situazioni particolari o scandalistiche su cui si concentra spesso l'attenzione dei media. La Commissione nazionale valutazione film Riferimento culturale e normativo 189 La Commissione nazionale per la valutazione dei film ha lo scopo specifico di formulare, per mandato dell'Episcopato italiano, una valutazione complessiva dei film e un "giudizio morale ai fini pastorali". La Commissione è composta di sacerdoti, religiosi e laici qualificati per dottrina, prudenza pastorale ed esperienza nel campo della cinematografia, della comunicazione sociale e dell'etica. I membri sono nominati dalla Presidenza della Conferenza Episcopale Italiana, che designa anche il presidente. La Commissione ha il compito di offrire agli spettatori, e in genere ai fedeli, un giudizio qualificato per la scelta dei film da vedere o da utilizzare in ambito pastorale. I giudizi della Commissione costituiscono imprescindibile riferimento e normativa discriminante per la programmazione ordinaria di tutte le sale della comunità, sia quelle sotto la giurisdizione dell'ordinario diocesano, sia quelle di congregazioni e istituti religiosi. Le sale cedute a terzi, in affitto o comodato, non perdono la qualifica di sale dipendenti dall'autorità ecclesiastica e come tali hanno l'obbligo di una programmazione che tenga conto delle indicazioni della Commissione. A livello diocesano L'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali 190 È opportuno che l'ufficio diocesano per le comunicazioni sociali sia formalmente ed effettivamente costituito in ogni diocesi al pari degli altri uffici diocesani, con un direttore ed eventuali collaboratori, un proprio statuto e un regolamento che ne definisca compiti, responsabilità e modalità di funzionamento. L'ufficio si configura soprattutto come luogo di coordinamento, comunicazione e dialogo. La sua azione coinvolge tutta la comunità ecclesiale. È suo compito ispirare e proporre un piano di comunicazione sociale organico e integrato, a partire dalle reali potenzialità della diocesi. Le iniziative dell'ufficio devono essere in piena armonia con il progetto pastorale della Chiesa particolare, in sintonia con il cammino della Chiesa in Italia e con gli orientamenti pastorali decennali. Sarà innanzi tutto al servizio dell'evangelizzazione come soggetto attivo sul territorio nella realizzazione del progetto culturale orientato in senso cristiano. Funzioni e competenze dell'ufficio diocesano 191 All'ufficio compete il coordinamento e l'animazione attraverso un'attenta progettazione, la formazione degli operatori e la promozione di sinergie. È inoltre importante che nelle sue iniziative l'ufficio tenga conto degli orientamenti dell'ufficio nazionale e della commissione regionale, per una più ordinata e organica pianificazione. Si debbono, inoltre, individuare alcune aeree fondamentali di competenza e di operatività relative alle peculiari esigenze della Chiesa locale e del territorio. A servizio del vescovo e in collaborazione con gli altri uffici 192 L'ufficio si configura come servizio alla comunità ecclesiale, e in particolare al vescovo e agli uffici pastorali mettendoli a conoscenza degli orientamenti dell'opinione pubblica sulle questioni che interessano l'azione pastorale. Il vescovo deve trovare nell'ufficio un utile supporto; per conoscere la realtà rappresentata e commentata quotidianamente dai media; per avere rassegne stampa tematiche, informazioni e pareri; per esaminare situazioni particolari e individuare l'atteggiamento da tenere e gli eventuali interventi da fare nei confronti dei media. Importanti sono, inoltre, gli incontri periodici con i direttori degli altri uffici di curia per scambi d'informazioni, possibili forme di collaborazione e iniziative comuni. La funzione di ufficio stampa e portavoce 193 La dimensione comunicativa è parte integrante dell'azione pastorale in quanto tale, quindi interessa e coinvolge l'attività di tutti gli uffici pastorali. In questo quadro si inserisce la funzione di ufficio stampa, ormai necessaria in ogni diocesi per gestire con competenza i rapporti con i giornalisti, l'informazione religiosa nel territorio e affrontare nel modo più idoneo le eventuali situazioni problematiche che dovessero presentarsi nel contesto diocesano. È compito dell'ufficio preparare e condurre le conferenze stampa del vescovo; predisporre una rassegna quotidiana dell'informazione ( stampa, televisione, radio, internet… ) da mettere a disposizione dei responsabili pastorali. In linea di massima, salvo diversa disposizione, il direttore dell'ufficio per le comunicazioni sociali può svolgere anche il ruolo di responsabile dell'ufficio stampa e di portavoce del vescovo. Sensibilizzazione e animazione 194 Altro compito fondamentale dell'ufficio è la sensibilizzazione delle strutture ecclesiali circa i problemi della comunicazione: dalla diocesi nel suo insieme alle zone pastorali fino a coinvolgere le singole comunità parrocchiali. La diffusione della figura dell'animatore per la comunicazione e la cultura, la formazione di tutti gli operatori, l'attuazione del piano pastorale diocesano sono suoi ambiti primari di lavoro pastorale. L'ufficio inoltre promuove e sostiene in ogni parrocchia o a livello interparrocchiale la creazione di un gruppo di esperti, di una piccola équipe , o almeno d'un incaricato, che, d'intesa con il parroco, si occupi di questi aspetti all'interno della comunità, in collegamento permanente con l'ufficio diocesano. Curare e promuovere la formazione 195 L'ufficio cura e promuove la formazione, rivolgendosi agli operatori pastorali e a quanti sono inseriti nei circuiti professionali della comunicazione. Una particolare attenzione formativa sarà rivolta agli ambiti specifici della pastorale: dalla catechesi alla liturgia, dalla pastorale giovanile a quella sociale e caritativa. Di ciascuno di questi ambiti va predisposta una rilettura in chiave comunicativa, per un'evangelizzazione che tenga in adeguata considerazione i nuovi scenari culturali. La formazione riguarda anche l'uso intelligente e responsabile dei media: la cosiddetta media education ha come suo luogo privilegiato la scuola, specie quella cattolica, ed è rivolta in modo particolare alle famiglie che stanno crescendo i figli in questa cultura mediale. Sinergie e collaborazione tra i media 196 Spetta all'ufficio coordinare in un piano comune i media ecclesiali presenti in diocesi ( settimanale diocesano, televisione, radio, sale della comunità, editrici, periodici, sito web… ), promovendo ogni sinergia possibile con gli strumenti ecclesiali nazionali. L'ufficio si pone come punto di riferimento e luogo di confronto per gli operatori dei vari media ecclesiali. Unità d'intenti e stretta collaborazione renderanno più efficace la presenza della Chiesa nel campo delle comunicazioni. Tutti gli strumenti della comunicazione vanno sostenuti: oltre a stampa, radio e televisione, anche cinema, teatro, new media, musica. Particolare attenzione meritano la comunicazione informatica e le nuove tecnologie. Presenza nei media non ecclesiali 197 I rapporti con i giornalisti e gli organi di informazione non ecclesiali presenti nel territorio della diocesi vanno curati con attenzione. È un impegno delicato e importante, sia per garantire una doverosa informazione sulla vita della Chiesa locale, sia per una possibile azione di sensibilizzazione ai problemi e agli eventi di carattere ecclesiale. Al riguardo, è importante che, con gli operatori dei mezzi di comunicazione locali, l'ufficio programmi incontri periodici attorno ai problemi di comune interesse. Consulta o commissione diocesana 198 L'ufficio può avvalersi della collaborazione di una consulta o di una commissione diocesana per le comunicazioni sociali, di cui faranno parte responsabili di curia, rappresentanti dei parroci, operatori della comunicazione e della cultura, responsabili dei media, delle associazioni cattoliche del settore e delle sale della comunità ed esperti nominati dal vescovo. La consulta o commissione, quale organismo dell'ufficio, collabora con il medesimo nello studio, nell'elaborazione e nell'attuazione di programmi e progetti, fornendo un contributo di idee e, nei limiti del possibile, anche operativo. È inoltre espressione della comunione e della responsabilità ecclesiale in ordine alla pastorale nel vasto campo dei media e della cultura. Utilità di un osservatorio permanente 199 Particolarmente utile, infine, sarebbe la creazione di un gruppo di studio, quasi un osservatorio permanente a cui fare riferimento per la comprensione del fenomeno comunicativo e per fornire ai responsabili della Chiesa locale, in vista dell'azione pastorale, indicazioni utili alla conoscenza degli orientamenti dell'opinione pubblica. Si potranno utilizzare anche le ricerche elaborate da università e centri culturali su temi attinenti al vivere sociale e alle scelte etiche fondamentali. In questo contesto risulta quanto mai utile lo sviluppo, o la creazione qualora già non esistesse, di un adeguato centro di documentazione o biblioteca multimediale per la consultazione e per il servizio formativo. A livello regionale Commissione regionale per le comunicazioni sociali 200 Come per gli altri ambiti pastorali anche nel campo delle comunicazioni sociali è opportuna l'esistenza di un'apposita Commissione regionale che svolga un compito di coordinamento e di animazione. Essa è presieduta da un vescovo delegato per le comunicazioni sociali e coordinata da un incaricato regionale, nominati entrambi dalla Conferenza episcopale della regione. Della Commissione fanno parte, di norma, i direttori degli uffici diocesani, i referenti regionali dei media cattolici e delle associazioni del settore, i religiosi indicati da Usmi e Cism a livello regionale ed esperti nominati dalla Conferenza episcopale regionale. La Commissione regionale per le comunicazioni sociali promuove, stimola e, per quanto necessario, coordina l'attività dei cattolici in tutti i settori della comunicazione sociale, in ambito regionale. In alcune regioni può essere opportuno costituire un apposito ufficio regionale, al fine di garantire maggiore stabilità e continuità di servizio. Le Conferenze episcopali regionali, se lo ritengono utile, possono nominare un portavoce della medesima nella persona dell'incaricato regionale o in altra persona e costituire un ufficio stampa regionale. Compiti specifici della commissione 201 Nel quadro della promozione della pastorale delle comunicazioni sociali, la Commissione regionale curerà la collaborazione tra gli uffici diocesani; lo studio dei problemi pastorali insorgenti nel campo della comunicazione sociale con speciale riferimento alla regione; lo studio di proposte operative sul versante dei media, favorendo al massimo le sinergie e le collaborazioni; la preparazione di documenti informativi per la Conferenza episcopale regionale, utili per il monitoraggio degli interventi legislativi e normativi nel campo delle comunicazioni sociali; la promozione di iniziative ( corsi, convegni, ecc. ) volte alla formazione di una retta coscienza circa l'uso degli strumenti della comunicazione sociale; i rapporti con i professionisti delle comunicazioni sociali e le relative associazioni operanti nella regione, offrendo documentazione utile all'esercizio della loro professione e occasioni di incontro e di riflessione su aspetti etici e culturali. Strutture e percorsi a servizio della formazione Luoghi e strutture formative 202 In più parti questo documento richiama l'urgenza della formazione. È certamente la scelta prioritaria che la comunità ecclesiale deve mettere in atto, in considerazione del nuovo clima culturale e in vista di una credibile opera di evangelizzazione. Se la comunicazione riguarda tutta la comunità, la conseguenza è un impegno formativo rivolto a tutti i responsabili, sacerdoti e diaconi, religiosi e religiose, catechisti, animatori pastorali ed educatori. La formazione è la condizione di partenza per preparare operatori competenti ed efficaci. Non mancano in Italia i centri specializzati in grado di offrire proposte di formazione ad alto livello. È necessario, comunque, che le diverse opportunità possano essere scelte in base a un progetto a medio e lungo termine elaborato da ciascuna diocesi. Non tutti infatti potranno accedere direttamente alle università ma per tutti, e in modo sistematico, si dovranno organizzare corsi di formazione avvalendosi della consulenza e della collaborazione degli stessi centri specializzati. Diversi livelli e luoghi della formazione 203 Tutti i credenti, ciascuno secondo le proprie capacità e responsabilità, devono poter disporre degli strumenti per comprendere il mutamento culturale determinato dall'evoluzione mediale. Gli operatori pastorali, in ragione della propria missione, sono chiamati a misurarsi con un processo di comunicazione della fede che li impegna a conoscere e a valorizzare i diversi linguaggi mediali. Nei luoghi ordinari di formazione ( seminari, istituti teologici, scuole cattoliche… ) è necessario ripensare i piani formativi secondo l'ottica culturale di cui i media sono portatori. Riferimento primario sono le università pontificie, l'Università Cattolica del Sacro Cuore e i centri di studio che si occupano di comunicazione sociale, dove viene offerto sia ai laici sia ai consacrati un sistematico curricolo di studi sulla comunicazione. La formazione permanente comprende, poi, iniziative diverse che coinvolgono gli stessi operatori pastorali e i responsabili ecclesiali. L'ambito della formazione permanente è il luogo dove poter continuare a misurarsi adeguatamente con le accelerazioni culturali che gli stessi media determinano e rappresentano.