CEI/Ragazzi/04/04.txt Catechismo dei Fanciulli e dei Ragazzi Volume 4 - Vi ho chiamati amici Presentazione A tutti i ragazzi e le ragazze del nostro paese, alle loro comunità ecclesiali e familiari, ai loro catechisti ed educatori, i Vescovi italiani consegnano con gioia e fiducia il catechismo Vi ho chiamato amici, come libro della fede a servizio di una autentica crescita nella vita cristiana. La stagione che i ragazzi di 12-14 anni vivono è nuova e imprevedibile, aperta al futuro, ricca di entusiasmo e di speranze, ma anche segnata da trepidazioni e paure. È momento particolare di crescita fisica e di sviluppo psicologico, spirituale e sociale. Essi, di solito, hanno già percorso un itinerario di fede e di esperienza di vita cristiana; eppure, durante questo arco di età inizia per molti un graduale distacco dalla pratica della vita cristiana. Il catechismo intende tenere conto della complessa realtà che i ragazzi e le ragazze di questa età vivono. Ad essi propone il lieto annuncio del Vangelo di Gesù, la sua amicizia. Il titolo Vi ho chiamato amici è messaggio significativo ed indica in sintesi le mete e i contenuti della proposta di fede: il Signore chiama ed invita i ragazzi a gustare la grazia della sua amicizia, per camminare insieme verso la maturità della vita. La proposta di fede si sviluppa in due momenti: il primo, di una rinnovata scoperta della persona di Cristo, nella sua vicenda storica e nella sua presenza viva nella Chiesa, come fondamento di speranza per una vita pienamente realizzata mediante il dono dello Spirito Santo ( capitoli 1-3 ); il secondo, intorno al progetto di vita cristiana rivelato da Dio in Cristo, per assumere con responsabilità il proprio impegno di servizio nella edificazione della Chiesa ( capitoli 4-6 ). Le pagine del catechismo propongono un ricco itinerario di fede: la scoperta di Dio, amico e vicino a noi, che illumina il senso della nostra vita; l'incontro con Gesù di Nazareth e il suo Vangelo come scoperta della sua identità e dell'identità più vera dei ragazzi; la novità della Pasqua celebrata e testimoniata nella comunità cristiana e a noi partecipata nella grazia di Cristo; la chiamata ad accogliere il progetto di vita cristiana facendo fruttificare ogni dono con responsabilità e da protagonisti; l'invito a seguire Cristo, fedeli alle esigenze della sua amicizia, fiduciosi nell'aiuto dello Spirito Santo per vincere il peccato e per riprogettare continuamente la nostra vita di discepoli con il Signore; la scoperta del vero volto della Chiesa e della sua missione, dove anche i ragazzi e le ragazze hanno un compito importante da svolgere. Questo catechismo si inserisce nel progetto globale del catechismo per l'iniziazione cristiana dei fanciulli e dei ragazzi di cui costituisce il quarto volume conclusivo. Esso in particolare va utilizzato in stretto collegamento con il catechismo Sarete miei testimoni. L'importante sarà non lasciare soli i ragazzi, ma offrire ad essi, con il catechismo, luoghi e momenti di incontro nella comunità cristiana, suscitare iniziative di servizio, incoraggiare il dialogo e confronto paziente in famiglia, nella scuola e nei gruppi. Tale impegno viene richiamato in modo essenziale nelle pagine introduttive di ciascun capitolo. In ogni caso, l'impegno ad accompagnare i ragazzi in una esperienza di fede e di celebrazione sacramentale non ha termine con questo catechismo. Esso, mentre conclude una proposta di catechesi che accompagna i fanciulli e i ragazzi dai 6 ai 14 anni circa, intende favorire il proseguimento di un cammino di crescita, di approfondimento e di formazione cristiana attenta alle nuove domande dell'adolescenza e della giovinezza. È questa una esigenza che interpella ogni nostra comunità ecclesiale, chiamata a non lasciare soli i ragazzi e le ragazze dopo la celebrazione della Cresima, ma a offrire loro accoglienza e significative proposte di impegno e di formazione, con forte speranza e rinnovata operosità pastorale. † Camillo Ruini Presidente della Conferenza Episcopale Italiana Roma, 31 marzo 1991 Domenica di Pasqua, in Resurrectione Domini C'è speranza nel mondo L'esperienza della vita, la ricerca religiosa, la storia della salvezza rivelano che il Dio di Gesù Cristo è dalla parte dell'uomo, vuole il suo bene fino in fondo e viene incontro a lui. L'età dei ragazzi è una stagione nuova e imprevedibile. Essi cercano sempre di più di affermare la propria personalità con nuove amicizie e relazioni e hanno sete di valori veri e di contatti profondi. Dinanzi ai ragazzi ogni comunità cristiana deve interrogarsi come manifestare accoglienza e simpatia verso la loro crescita e lo sviluppo del loro mondo interiore. In questo momento in cui può entrare in qualche modo in crisi la pratica religiosa, la preghiera e la stessa fede, la comunità cristiana e gli educatori si impegnano a far scoprire che il Dio di Gesù Cristo è il Dio della vita e vuole il bene dei ragazzi fino in fondo. L'itinerario di catechesi favorisce una graduale presa di coscienza del mistero della vita: come dono in cui crescere insieme agli altri e con responsabilità; come luogo in cui si manifesta la ricerca di un Tu che dà risposta e senso alle attese più vere; come realtà in cui Dio si rivela e si fa presente come il Dio amante della vita. Oltre la presentazione adeguata del messaggio cristiano nella catechesi, i ragazzi ricercano nelle loro comunità cristiane di appartenenza ( parrocchia, famiglia, associazioni … ) segni concreti di testimonianza e di amore cristiano, esempi di persone capaci di soffrire e di lottare per la crescita umana e spirituale della società, testimoni coraggiosi di libertà, verità e gioia. L'itinerario di catechesi, per divenire efficace, è intimamente legato a questa testimonianza comunitaria. Le parole non bastano. Il mistero della vita Crescere è un'avventura. È aprire gli occhi su un mondo che cambia, in sviluppo vertiginoso, non privo di ambiguità e paure. È scoprire il proprio mondo interiore, ricco di desideri e attese sorprendenti. Il più grande tesoro: la vita Vicino al sole, tra miliardi di stelle, un piccolo pianeta custodisce il più grande tesoro: la vita. Vita di innumerevoli esseri vegetali; vita di innumerevoli esseri animali … Qui sulla terra, è la dimora degli uomini: creature libere, capaci di pensare, di volere, di amare. Lungo i fiumi, sulle coste dei mari e degli oceani, ai piedi o sulle pendici delle montagne, essi hanno costruito capanne, case, paesi, città. E poi strade e ponti, autostrade, ferrovie e aeroporti, per collegarsi e comunicare tra di loro. Dalle primissime invenzioni - la leva, la ruota, gli strumenti per lavorare la pietra e poi il ferro … - alle conquiste più moderne, gli uomini vivono una straordinaria avventura, il cui inizio si perde nel tempo e la cui fine nessuno conosce. Ma, nello stesso tempo, un senso di paura cresce nel mondo. Il minuscolo calcolatore che sta nel palmo di una mano è prodigio di perfezione; eppure con la stessa tecnica è possibile progettare e provocare la distruzione di intere città. Una piccola fiala di morfina allevia il dolore del malato; ma può anche servire per avviare ragazzi e ragazze sulle vie della droga e della morte. Scienza, tecnica e progresso possono salvare intere popolazioni dalla fame, dalle malattie e dalla morte; ma possono anche costruire strumenti mostruosi di distruzione, o compromettere l'equilibrio del creato. Con la loro genialità e il loro lavoro, gli uomini possono scrivere ogni giorno una storia meravigliosa; o invece una storia di miseria. Come trovare la strada giusta per un vero progresso a favore dell'uomo? Quale storia scriverai con la tua vita? Pace con Dio Creatore Pace con tutto il creato Giovanni Paolo II nel messaggio per la giornata mondiale per la pace del 1990, ha sottolineato il profondo rapporto che esiste tra l'agire umano e l'integrità del creato e, quindi, la responsabilità di tutti nei confronti del problema ecologico. "Quando si discosta dal disegno di Dio creatore, l'uomo provoca un disordine che inevitabilmente si ripercuote sul resto del creato. Se l'uomo non è in pace con Dio, la terra stessa non è in pace. Ci si chiede con ansia se si possa ancora porre rimedio ai danni provocati. Oggi la questione ecologica ha assunto tali dimensioni da coinvolgere la responsabilità di tutti. Nell'universo esiste un ordine che deve essere rispettato; la persona umana, dotata della possibilità di libera scelta, ha una grave responsabilità per la conservazione di questo ordine, anche in vista del benessere delle generazioni future. La crisi ecologica è un problema morale. I cristiani avvertono che i loro compiti all'interno del creato, i loro doveri nei confronti della natura e del creatore sono parte della loro fede. L'impegno del credente per un ambiente sano nasce direttamente dalla sua fede in Dio creatore. Il rispetto della vita e per la dignità della persona umana include anche il rispetto e la cura del creato, che è chiamato ad unirsi all'uomo per glorificare Dio ( Sal 148 e Sal 96 ) ". ( Giovanni Paolo II, 1 gennaio 1990 ) Vivere è crescere I primi passi dell'astronauta sulla luna sembrano quelli del bambino che comincia a camminare. Eppure segnano una nuova tappa della grande avventura degli uomini fuori della loro terra. Qualcosa di simile avviene quando non si è più bambini e si diventa ragazzi. Pulsa nel cuore la voglia di crescere. Ci sono sempre tante cose da inventare, da imparare, da fare. Una forza misteriosa sospinge incessantemente verso nuove conquiste. Vogliamo conoscere i segreti della vita, girare il mondo intero, incontrare nuovi popoli. Vorremmo … e forse riusciremo: la nostra intelligenza non finisce mai di stupire. Ma se i nostri progetti non sono di pace, se le nostre opere non sono per il bene di tutti, a che cosa serve conquistare il mondo intero? A che serve essere più simpatici e più forti? A che serve avere di più, sapere di più, potere di più? Il segreto della vita è negli ideali che ispirano le tue scelte, nella bontà e nel coraggio delle tue azioni. Nel silenzio del cuore Va' negli spazi dei mondi, ma entra prima nell'immensità del tuo cuore. È come immergersi in un mare profondo di sentimenti, attese e speranze, che gradualmente vengono alla luce e bussano, alle porte della vita, con forza e con dolcezza, e impongono la responsabilità di una scelta e di un cammino. Vivere è crescere insieme Più di cinque miliardi di persone oggi popolano la terra, e tantissime altre, prima di noi, hanno dato vita a civiltà ormai scomparse. Ogni uomo che nasce ha oggi a disposizione conoscenze e possibilità tecniche conquistate, prima di lui, dalla comunità degli uomini attraverso i secoli. Ognuno riceve una immensa ricchezza dagli altri: dai genitori il dono della vita, dagli amici la gioia dell'amicizia, da tante persone un aiuto, un servizio. Ma la vita non è solo un ricevere; è anche dare, mettendo a servizio degli altri le proprie doti di intelligenza, di forza e di amore. I rapporti umani si costruiscono pazientemente, cominciando anzitutto a riconoscere e rispettare i diritti altrui. È facile conoscere i nostri diritti e pretendere che gli altri li rispettino: il diritto di essere ascoltati, il diritto di essere compresi, il diritto che gli altri abbiano tempo per noi, e tanti diritti ancora. Più difficile è riconoscere che i diritti degli altri sono doveri per noi. Anche questo è allenamento che aiuta a crescere. Poiché nessuno è un'isola e noi sviluppiamo la nostra umanità insieme con gli altri. E strada dura e stretta, che a volte fa paura. Quante volte viene la tentazione di chiuderci a riccio nel nostro guscio e far da soli! E invece dal giorno del nostro concepimento, noi dipendiamo da altri e verso tutti siamo debitori di gesti e di attenzioni che rendono più lieta la vita. L'odio, le violenze, le guerre, che pure segnano le tappe della storia umana, non possono distruggere la profonda aspirazione alla fraternità e alla solidarietà, che spinge gli uomini a incontrarsi e a collaborare. Per vivere e crescere, gli uomini hanno bisogno di conoscersi e di lavorare insieme, di amare e di essere riamati. I diritti dell'uomo Il secondo conflitto mondiale aveva lasciato ovunque segni di rovina, di barbarie e di morte. Nell'anno 1948, il 10 dicembre, a Ginevra l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite approvava e proclamava la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo. Era una conquista nuova dell'umanità. Ecco alcuni articoli: Articolo 1. - Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza. Articolo 2.- Ad ogni individuo spettano tutti i diritti e tutte le libertà enunciate nella presente Dichiarazione, senza distinzione alcuna. Articolo 3. - Ogni individuo ha diritto alla vita, alla libertà ed alla sicurezza della propria persona. Articolo 4. - Nessun individuo potrà essere tenuto in stato di schiavitù o di servitù. Articolo 5. - Nessun individuo potrà essere sottoposto a tortura o a trattamento o a punizioni crudeli, inumani o degradanti. Articolo 6. - Ogni individuo ha diritto, in ogni luogo, al riconoscimento della sua personalità giuridica. Articolo 7. - Tutti sono uguali dinanzi alla legge e hanno diritto, senza alcuna discriminazione, ad una eguale tutela da parte della legge. Articolo 18. - Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione. Articolo 29. - Ogni individuo ha dei doveri verso la comunità, nella quale soltanto è possibile il libero e pieno sviluppo della sua personalità. Inchiesta sull'uomo, aprendo la Bibbia Tra le pagine della Bibbia che rivelano l'uomo e la sua vita, eccone indicate alcune, da leggere per esteso e insieme. Gen 1,26-31: Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò. Gen 2,4-25: Il Signore Dio prese l'uomo e lo pose nel giardino di Eden, perché lo coltivasse e lo custodisse. Gb 28,28: Ecco, temere Dio, questo è sapienza e schivare il male, questo è intelligenza. Voglio cantare al Signore L'universo riempie di stupore gli occhi degli uomini. Chi ha inventato la vita? La bellezza del creato e la grandezza dell'uomo sono i segni di un immenso amore: l'amore di Dio. Dio ci avvolge. Immersi nella vita, con le labbra e col cuore cantiamo a Dio una preghiera di lode: O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Se guardo il cielo, opera delle tue dita, la luna e le stelle che tu hai fissate, che cosa è l'uomo perché te ne ricordi, e il figlio dell'uomo perché te ne curi? O Signore, nostro Dio; quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! Signore, mio Dio, quanto sei grande! Rivestito di maestà e di splendore, avvolto di luce come di un manto. Tutto hai fatto con saggezza, la terra è piena delle tue creature. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! La gloria del Signore sia per sempre; gioisca il Signore delle sue opere. Voglio cantare al Signore finché ho vita, cantare al mio Dio finché esisto. La mia gioia è nel Signore. O Signore, nostro Dio, quanto è grande il tuo nome su tutta la terra! ( Sal 8 e Sal 104 ) O Dio, che hai fatto buone tutte le cose perché siano segno della tua sapienza, aiutaci a raccogliere la lode che sale a te dall'intera creazione, per dare gloria al tuo nome con tutta la nostra vita. Alla ricerca di Dio Nessun uomo è mai riuscito a decifrare tutto il mistero della vita. La ricerca di Dio, come una luce, attraversa la storia dell'uomo e indica la via per penetrare il significato dell'esistenza umana. Un'unica avventura Il mistero della vita abbraccia l'esistenza di uomini e cose. Insieme prendiamo parte all'unica avventura degli esseri viventi. Ma vedere con gli occhi non basta. Occorre imparare a leggere dentro le cose con sapienza e amore. Viviamo ogni giorno i segni di una presenza più grande di noi. La realtà non finisce dove arriva il nostro sguardo: al di là degli avvenimenti, sopra di noi, c'è Qualcuno che dispensa la vita a tutti gli esseri. Possiamo conoscerlo? Possiamo comunicare con lui? Questi interrogativi sono all'origine della ricerca religiosa tra gli uomini. Essa ha trovato mille forme per esprimersi. La storia di un popolo è anche la storia della sua religiosità, con i suoi riti, le sue feste e i suoi sacrifici. Il centro delle città antiche era spesso occupato dal tempio, dove la gente andava ad adorare. Le statue degli dei decoravano le strade di Atene e i fori di Roma. Da quando è nata la scrittura, sono apparsi libri sacri che raccolgono preghiere, regole di comportamento e tentativi di spiegare il mistero della vita. Dio, creatore del cielo e della terra, a tutti viene incontro perché quelli che lo cercano lo possano trovare. Sete di Dio O Dio, tu sei il mio Dio, all'aurora ti cerco, di te ha sete l'anima mia, a te anela la mia carne, come terra deserta, arida, senz'acqua. Così nel santuario ti ho cercato, per contemplare la tua potenza e la tua gloria. Poiché la tua grazia vale più della vita, le mie labbra diranno la tua lode. Così ti benedirò finché io viva, nel tuo nome alzerò le mie mani. Mi sazierò come a lauto convito, e con voci di gioia ti loderà la mia bocca. Nel mio giaciglio di te mi ricordo, penso a te nelle veglie notturne, tu sei stato il mio aiuto; esulto di gioia all'ombra delle tue ali. ( Sal 63 ) Tu ci hai fatti per te La storia delle religioni è la storia degli uomini che cercano Dio. Perché un desiderio così profondo di arrivare a lui? Dentro di noi nascono e vivono molte aspirazioni: cerchiamo la verità, desideriamo la giustizia e attendiamo amore. Nello stesso tempo temiamo di sbagliare, facciamo ciò che non è giusto, conosciamo l'egoismo e l'odio. E con le nostre sole forze non riusciamo a renderci ragione del perché viviamo e dove stiamo andando. Per capire il senso della vita, l'uomo procede come a tentoni, con timore e speranza. Le religioni di tutti i tempi ne sono il segno più evidente. Esse hanno tenuto viva questa fede: "Il segreto della vita è legato a Dio". L'uomo porta in sé una nostalgia nascosta di Dio ed è capace di ascoltare la sua voce e riconoscere la sua presenza. E se Dio stesso venisse incontro alle nostre aspirazioni profonde e ci aprisse gli occhi per capire il mistero della vita? Cerchiamo continuamente Dio. Egli non è lontano da noi, sue creature. In lui infatti viviamo, ci muoviamo ed esistiamo. Tu sei l'ultima meta O Ahura-Mazda, tu ami tutti e sei amato da tutti. Tu sei l'ultima meta di ogni uomo. Tutto ciò che abbiamo di nobiltà, di sincerità e di saggezza, proviene da te. Fammi giungere a te, fammi giungere a te con le mie preghiere di lode e i miei inni di glorificazione. Dimmi cos'è il tuo regno e qual è la tua volontà. O Dio onnisciente, fammi arrivare a te mediante il tuo spirito. O Ahura-Mazda, io voglio soltanto due cose: mettermi in contatto con te e parlare con te. ( Dal libro Avesta. Preghiera della religione di Zoroastro, sorta in Persia nel VII secolo a. C. ) Il nostro cuore è inquieto "Tu ci hai fatti per te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te": chi può dire di non sentire questa misteriosa inquietudine? È la confessione di sant'Agostino che, dopo un'adolescenza e una giovinezza tormentata dalla passione per la verità, trova veramente Dio. Molti uomini spinti dal desiderio della verità, hanno incontrato Dio; altri, apparentemente, soffocano la sete di Dio nel loro cuore. Il denaro e il potere, soprattutto, diventano idoli che hanno un fascino potente sull'uomo e possono spegnere in lui il senso di Dio. È il rischio di farsi un Dio a propria immagine e somiglianza, invece di vivere nella continua ricerca di lui. È il desiderio del piacere immediato che impedisce di rientrare in se stessi, per ascoltare la voce di Dio. Spesso la scienza, il progresso e l'organizzazione sociale creano l'illusione che l'uomo possa fare da sé, senza Dio. Secondo alcuni, poi, traguardi importanti come la giustizia, le conquiste sociali e la pace si possono raggiungere senza Dio, semplicemente attraverso l'azione e la lotta politica. In realtà, nella vita di ogni uomo, Dio parla. La sua voce risuona nella coscienza: per udirla è necessario mettersi in ascolto. Perché una persona non riesce a chiamare per nome Dio e non crede in lui? Nessuno può giudicare; non possiamo sapere quale nostalgia è nascosta nel suo cuore. Chi non crede non va guardato con diffidenza. Se tanta gente dichiara di non credere, ciò dipende anche dal comportamento incoerente dei cristiani. "L'uomo contemporaneo ascolta più volentieri i testimoni che i maestri, o, se ascolta i maestri, lo fa perché sono dei testimoni" ( Paolo VI ). Credenti e non credenti possono lavorare insieme, insieme affrontano la fatica di servire ogni giorno progetti di vita nella ricerca della verità e dell'amore per l'uomo. La fede in Dio dà senso pieno alla vita ed è fondamento della giustizia e della pace. La dignità dell'uomo La Chiesa crede che il riconoscimento di Dio non si oppone in alcun modo alla dignità dell'uomo, dato che questa dignità trova proprio in Dio il suo fondamento e la sua perfezione: l'uomo riceve da Dio creatore le doti d'intelligenza e di libertà ed è costituito libero nella società, ma soprattutto egli è chiamato a comunicare con Dio stesso in qualità di figlio e a partecipare alla sua stessa felicità. Il rimedio all'ateismo lo si deve attendere sia dalla esposizione conveniente della dottrina della Chiesa, sia da tutta la vita di essa e dei suoi membri. La Chiesa infatti ha il compito di rendere presenti e quasi visibili Dio Padre e il Figlio suo incarnato, rinnovando se stessa e purificandosi senza posa sotto la guida dello Spirito Santo. ( Conc. Ecum. Vat. II, Gaudium et Spes 21 ) Il tuo volto, Signore, io cerco In ascolto della voce di Dio, nella nostra vita esprimiamo con la preghiera il nostro desiderio di lui. Il Signore è mia luce e mia salvezza, di chi avrò paura? Il Signore è difesa della mia vita, di chi avrò timore? Una cosa ho chiesto al Signore, questa sola io cerco: abitare nella casa del Signore tutti i giorni della mia vita. Egli mi offre un luogo di rifugio nel giorno della sventura. Mi nasconde nel segreto della sua dimora, mi solleva sulla rupe. Ascolta Signore, la mia voce. Io grido: abbi pietà di me! Rispondimi. Dite ha detto il mio cuore: " Cercate il suo volto"; il tuo volto, Signore, io cerco. Sei tu il mio aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza. Mio padre e mia madre mi hanno abbandonato, ma il Signore mi ha raccolto. Sono certo di contemplare la bontà del Signore nella terra dei viventi. Spera nel Signore, sii forte, si rinfranchi il tuo cuore e spera nel Signore. ( Sal 27 ) Signore, luce e salvezza delle anime nostre, ravviva in noi la fiducia del tuo amore e donaci la forza di credere e sperare. A tutti sei venuto incontro Dio non è estraneo alla ricerca dell'uomo. Per primo viene incontro e a tutti offre un futuro di libertà. Il Dio che si rivela Chi è questo Dio invocato in tutti i popoli, con nomi diversi? Chi è questo "Tu", in cui ogni uomo cerca il fondamento ultimo delle sue speranze? Dio non è rimasto estraneo alla nostra ricerca, ma ci è venuto incontro. La storia dell'uomo è segnata dalla sua presenza. Egli per primo si è rivelato, quando ha scelto un popolo, Israele, e gli ha promesso una terra, protezione, libertà e pace. Da allora il popolo di Dio ha vissuto sorretto dalla speranza. La testimonianza di Israele, narrata nei libri della Bibbia, è parola di Dio per noi. Rivela che Dio viene incontro a noi per primo, ci parla, ci invita, ci chiama a vivere in comunione con lui. A tutta l'umanità dunque la storia di Israele indica qual è il cammino dell'uomo incontro a Dio. L'uomo non può vivere senza la ricerca appassionata di una piena felicità, che solo Dio può dare. Nella speranza di Israele, vediamo riflessa la nostra speranza, nella fatica della sua ricerca, la nostra fatica e i nostri dubbi; nel suo guardare al futuro, il nostro desiderio di crescere. Perché Dio ha scelto Israele fra tutti gli altri popoli della terra? Dio ha voluto manifestare il suo amore, assolutamente libero e pienamente gratuito. Ha scelto Israele per far giungere la salvezza a tutti gli uomini della terra. Quando Dio lo scelse Israele contava poco, ed era schiavo in Egitto. Dio lo ha scelto e subito lo ha preso per mano, come un padre prende per mano il figlio che muove i primi passi. Lo ha condotto con mano ferma e insieme con tenerezza. Così questo popolo è cresciuto, educato da Dio con la forza dell'amore. Nel suo grande amore Dio parla sempre agli uomini e si intrattiene con essi per ammetterli alla comunione con sé. Il Signore ci fece uscire dall'Egitto Mio padre era un arameo errante; scese in Egitto e vi stette come un forestiero con poca gente e vi divenne una nazione grande, forte e numerosa. Gli Egiziani ci maltrattarono, ci umiliarono e ci imposero una dura schiavitù. Allora gridammo al Signore, al Dio dei nostri padri, e il Signore ascoltò la nostra voce, vide la nostra umiliazione, la nostra miseria e la nostra oppressione. Il Signore ci fece uscire dall'Egitto con mano potente e con braccio teso, spargendo terrore e operando segni e prodigi, e ci condusse in questo luogo e ci diede questo paese dove scorre latte e miele. Ora ecco io presento le primizie dei frutti del suolo che tu, o Signore, mi hai dato. ( Dt 26,5-10 ) Tu sei il liberatore La storia di Israele è intessuta di feste e di testimonianze che ricordano i grandi avvenimenti in cui Dio si è fatto presente al suo popolo. Tramandati di generazione in generazione nelle famiglie, nel culto religioso e nella meditazione dei sapienti, questi fatti vennero messi per iscritto nei libri dell'Antico Testamento. Dio stesso si è fatto garante perché quei fatti fossero tramandati come sua parola autentica. All'inizio Israele era un popolo di pastori nomadi e di contadini. Legati agli usi, costumi e tradizioni religiose dei loro padri, ogni anno si recavano in pellegrinaggio ai santuari della Palestina. Qui nella festa delle primizie, la gente offriva a Dio i primi nati del gregge e i primi frutti dei campi. Insieme proclamava un'antica professione di fede tramandata di padre in figlio e giunta fino a noi nel libro del Deuteronomio ( Dt 26,5-10 ). Dio, che ha creato i cieli e la terra, ha tratto con segni e opere potenti il suo popolo dalla schiavitù e lo ha condotto verso la libertà. Egli rivela così il suo volto, un volto d'amore che fa crescere e rende liberi. Dio è il creatore amante della vita, liberatore potente, Padre di tutti gli uomini. Scegli la vita Vedi, io pongo oggi davanti a te la vita e il bene, la morte e il male; poiché io oggi ti comando di amare il Signore tuo Dio, di camminare per le sue vie, di osservare i suoi comandi, le sue leggi e le sue norme, perché tu viva e ti moltiplichi e il Signore tuo Dio ti benedica nel paese che tu stai per entrare a prendere in possesso. Prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra: io ti ho posto davanti la vita e la morte, ala benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, perché viva tu e la tua discendenza, amando il Signore tuo Dio, obbedendo alla sua voce e tenendoti unito a lui, poiché è lui la tua vita e la tua longevità, per poter così abitare sulla terra che il Signore ha giurato di dare ai tuoi padri, Abramo, Isacco e Giacobbe. ( Dt 30,19-20 ) Tu sei il Dio fedele Mai Dio abbandonò il suo popolo: un patto d'amore, un'alleanza lo legava a lui per sempre. La Bibbia usa molte immagini per esprimere questo rapporto di Dio con il popolo di Israele: il Signore è il suo alleato, l'amico, lo sposo, il pastore, il padre … L'alleanza di Dio con Israele si ricollega al fatto storico fondamentale nella vita di quel popolo: il suo incontro con Dio nel deserto, dopo la liberazione dall'Egitto. Là, sul monte Sinai, Dio mantiene fede alle promesse già fatte ad Abramo, a Isacco, a Giacobbe, e stabilisce con Mosè e il suo popolo il patto dell'alleanza. Come segno di reciproca fedeltà Dio dona i comandamenti, la sua legge, perché il popolo cresca e cammini nella libertà. Ogni anno nella festa della Pasqua, Israele celebra la sua liberazione dall'Egitto e riconferma la sua fedeltà all'alleanza. Dio è l'amico fedele, che mi conosce e mi ama e vuole essere riconosciuto da me. Il suo amore non viene mai meno. Se custodirete la mia alleanza In quel tempo, Mosè salì verso Dio e il Signore lo chiamò dal monte dicendo: "Questo dirai alla casa di Giacobbe e annunzierai agli Israeliti: voi stessi avete visto ciò che io ho fatto all'Egitto e come ho sollevato voi su ali di aquile e vi ho fatto venire fino a me. Ora, se vorrete ascoltare la mia voce e custodirete la mia alleanza, voi sarete per me la proprietà fra tutti i popoli, perché mia è tutta la terra! Voi sarete per me un regno di sacerdoti e una nazione santa. Nascondi Queste parole dirai agli Israeliti". ( Es 19,3-6; Es 20,1-21 ) Tu ci tieni per mano Alla liberazione dall'Egitto e al dono dell'alleanza che Dio continua a rinnovare, Israele non sempre rimane fedele. La Bibbia testimonia da un lato la fedeltà di Dio che ama e perdona, dall'altro il comportamento del popolo che pecca e ritorna a Dio. Dalle ribellioni nel deserto all'esilio di Babilonia, Israele prova la tentazione costante di rifiutare il suo Dio. Ma i profeti non si stancano di richiamare ad Israele il suo passato e riconfermarlo sulla via della libertà. Un figlio che cresce è sempre in grado di capire l'amore di chi lo ha generato? Israele è come un figlio indocile che si rivolta contro il padre, giungendo fino a rifiutare ogni rapporto con lui. Come reagisce Dio alla ribellione del suo popolo? Dio rivela il suo pensiero con le parole dello stesso profeta: "Il mio cuore si commuove dentro di me, il mio intimo freme di compassione. Non darò sfogo all'ardore della mia ira, non tornerò a distruggere Efraim, perché sono Dio e non uomo; sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira" ( Os 11,8-9 ). Come un padre con il suo bambino, Dio prende per mano il suo popolo: non per tenerlo fermo ma per farlo camminare, non per sottometterlo ma per farlo crescere, non per mantenerlo in schiavitù ma perché arrivi alla libertà. Dio è grande nella misericordia. Su di lui possiamo sempre contare. Non compresero che avevo cura di loro Quando Israele era giovinetto, io l'ho amato e dall'Egitto ho chiamato mio figlio. Ma più li chiamavo, più si allontanavano da me; immolavano vittime ai Baal, agli idoli bruciavano incensi. Ad Efraim io insegnavo a camminare tenendolo per mano, ma essi non compresero che avevo cura di loro. Io li traevo con legami di bontà, con vincolo d'amore; ero per loro come chi solleva un bimbo alla sua guancia; mi chinavo su di lui per dargli da mangiare. ( Os 11,1-4 ) Tu ci raduni da tutti i popoli La storia di Israele è il cammino di un popolo che guarda costantemente al futuro. Lo sostiene una grande promessa: Dio manderà il suo Messia, ad inaugurare per tutti gli uomini un'alleanza eterna. Né il peccato, né il tradimento degli uomini scoraggiano Dio; i suoi propositi arrivano sempre a compimento. Nei momenti più tristi per Israele, come l'esilio a Babilonia dopo la distruzione di Gerusalemme intorno all'anno 587 a.C., si alza la voce di Ezechiele e di altri profeti: Coraggio, non temete! C'è ancora un futuro di speranza per Israele e per tutti gli uomini. Con la pazienza di un pastore, Dio stesso radunerà tutti i dispersi e si chinerà a curare feriti e ammalati. Il Signore è il mio pastore, non manco di nulla. Mi rinfranca, mi guida per il giusto cammino per amore del suo nome. ( Sal 23 ) Andrò in cerca della pecora perduta Dice il Signore Dio: "Ecco. io stesso cercherò le mie pecore e ne avrò cura. Come un pastore passa in rassegna il suo gregge quando si trova in mezzo alle sue pecore che erano state disperse, cosi io passerò in rassegna le mie pecore e le radunerò da tutti i luoghi dove erano disperse nei giorni nuvolosi e di caligine. Le ritirerò dai popoli e le radunerò da tutte le regioni. Le ricondurrò nella loro terra e le farò pascolare sui monti d'Israele. Io stesso condurrò le mie pecore al pascolo e io le farò riposare. Oracolo del Signore Dio. Andrò in cerca della pecora perduta e ricondurrò all'ovile quella smarrita; fascerò quella ferita e curerò quella malata; avrò cura della grassa e della forte; le pascerò con giustizia". ( Ez 34,11-13.15-16 ) Tu sei il Dio con noi L'amore di Dio non conosce confini e ostacoli. Giorno dopo giorno, attraverso gli avvenimenti della storia e nel rispetto della libertà degli uomini, Dio realizza il suo disegno di salvezza. Quando il re Ciro restituisce libertà a Israele, il popolo ritorna dall'esilio di Babilonia nella sua terra ( anno 538 a.C. ). Ma non ritrova più l'antica potenza, e dominatori stranieri continuano ad umiliare a più riprese le sue speranze terrene. Molti pensavano che Dio avesse dimenticato le sue promesse. Allora i sacerdoti e i sapienti d'Israele richiamano con forza il popolo alla fedeltà del culto, alle tradizioni dei padri, e proiettano le attese di tutti verso altri traguardi: non più una terra, una potenza e una libertà politica, ma un'era nuova di pace, cieli nuovi e terra nuova, che il Messia, il Cristo, inaugurerà non solo per Israele, ma per tutti i popoli. Quando Roma estende il suo dominio anche sulla terra di Israele, ogni speranza sembra frantumarsi sotto la potenza dell'impero di Augusto. Proprio allora, nel tempo stabilito da Dio, si compiono le profezie dell'Antico Testamento. Nella storia degli uomini fatta di dominio, prepotenza e dolore si inserisce la vita di Gesù di Nazareth. I suoi gesti e le sue parole rivelano in modo nuovo e sorprendente l'amore di Dio. Egli è al vertice di un lungo cammino: dell'umanità che cerca Dio e di Dio che si rivela all'uomo. Per venire incontro agli uomini, Dio ha inviato suo Figlio. E gli uomini che cercano Dio come a tentoni, scoprono che egli non è lontano da ciascuno, perché Gesù è il Dio con noi. Dio nessuno lo ha mai visto; Gesù, il Figlio unigenito, ci ha rivelato il volto del Padre. Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo Sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve un angelo del Signore e gli disse: "Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati". ( Mt 1,18-21 ) Padre nostro La vita è dono da scoprire: il mondo, il progresso, la natura, la novità della tua crescita, la presenza e l'amore di Dio, Creatore e Padre … Noi crediamo che Dio ha cura di tutte le creature, anche della più piccola, e ancor più di ogni uomo, creato a sua immagine e somiglianza. In Gesù Cristo, Figlio di Dio e uomo come noi, Dio si è manifestato come il Dio con noi, che si fa carico della nostra vita e dei nostri progetti. In Gesù Cristo Dio ci ha rivelato il suo amore di Padre e il suo progetto di vita per noi. La Chiesa ci consegna la preghiera dei figli di Dio che Gesù ha insegnato al suoi discepoli perché, illuminati dalla sapienza del Vangelo, sappiamo vivere con la fiducia e la libertà dei figli. Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non c'indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. Venite e vedrete Apriamo nella comunità il Vangelo di Marco per conoscere chi è Gesù. Le sue parole e i suoi gesti, ma ancor più la sua morte e la sua risurrezione rivelano il suo mistero: Gesù è la buona notizia che dà senso alle nostre giornate e risposta ai nostri perché. Ai ragazzi tante esperienze di vita cristiana della loro fanciullezza possono apparire come mode del passato, o un abito troppo stretto da rifiutare. Vi sono stagioni della vita in cui è più forte la tentazione di rinchiudersi in se stessi e scegliere da soli. La comunità cristiana deve essere allenta ad accogliere le difficoltà e le nuove esigenze dei ragazzi. I catechisti e gli educatori hanno il compito di diventare Vangelo vivo e aprire la strada a chi ha paura di traguardi più alti. L'itinerario di catechesi aiuta i ragazzi a scoprire i tratti della loro identità attraverso una rinnovata scoperta della persona e del mistero di Gesù: l'incontro personale con lui e il suo Vangelo; il fascino della sua parola e della sua umanità; il riconoscerlo nella fede come il Figlio di Dio, il risorto che è pienezza di vita. Il Vangelo di Marco aperto in comunità rivela che Gesù è per tutti lieta notizia. Diventa così possibile portare i ragazzi alla riscoperta di Gesù come colui che ancor oggi ha qualcosa da dire; come colui che dà senso alle nostre giornate e risposta ai nostri perché. Il Vangelo di Gesù accolto dalla comunità cristiana suscita in tutti domande coinvolgenti: che cosa è vivere, crescere, realizzare il proprio progetto in ogni situazione della vita? Il Vangelo propone di crescere con Cristo, imparando ad accorgersi degli altri, ad essere solidali con tutti, specie con chi non ha e non conta, ad accogliere e donare. L'incontro con Gesù di Nazareth Come incontrare oggi Gesù? Come riconoscerlo? Comunità vive, testimoni che lo hanno incontrato parlano di Gesù di Nazareth. Possiamo incontrarlo anche oggi, stupirci di lui? Lasciamoci condurre per mano leggendo il Vangelo di Marco. Incontrare oggi Gesù Il nostro primo incontro con la comunità cristiana è avvenuto il giorno del Battesimo e il nostro nome è stato registrato in parrocchia sul libro dei battezzati. Il Battesimo è il primo incontro con Gesù e con la Chiesa, ma può restare un episodio remoto dell'infanzia. Cosa conta ricordare le prime preghiere, la prima Comunione, le prime esperienze di vita cristiana vissute in famiglia, a scuola, o in parrocchia, se è cessato l'interesse e l'amore per Gesù? Forse alcuni si sono stancati di sentir parlare di lui, mentre la delusione e l'incertezza abitano nel cuore di altri. Non è sufficiente essere nati in una famiglia cristiana. È necessario vivere il Battesimo e accogliere ogni giorno il Vangelo per incontrare Gesù di Nazareth. Quasi duemila anni ci separano dal giorno in cui per la prima volta egli ha posto ai suoi amici questa domanda: "Voi chi dite che io sia?". Ogni generazione di cristiani deve dare la propria risposta. Gesù fa risuonare ancora il suo messaggio in mezzo alla gente come fece nei villaggi della Palestina, ha ancora amici e avversari come fosse un nostro contemporaneo. Chi è mai costui? Coloro che incontrano Gesù e accettano di orientare con la sua parola la propria vita non possono fare a meno di gioire della sua presenza e parlare di lui. L'esperienza vissuta dai primi discepoli si ripete in ogni epoca, la loro avventura meravigliosa può diventare anche la tua. Voi siete una lettera di Cristo, scritta non con inchiostro, ma con lo Spirito del Dio vivente, conosciuta e letta da tutti gli uomini. ( 2 Cor 3,2-3 ) Maestro, dove abiti? Andrea e un suo amico, discepoli di Giovanni il Battista, un giorno incontrarono Gesù e lo seguirono. "Chi cercate?", disse loro Gesù. Gli risposero: "Maestro, dove abiti?". Disse loro: "Venite e vedrete". Andarono e videro dove abitava, e quel giorno si fermarono presso di lui; erano circa le quattro del pomeriggio. Poi Andrea incontrò suo fratello Simone e gli disse: "Abbiamo trovato il Messia", che significa il Cristo, e lo condusse da Gesù. Il giorno dopo Gesù incontrò Filippo e gli disse: "Seguimi". Filippo era di Betsaida, la stessa città di Andrea e Simone, sulla riva del grande lago di Galilea. Filippo incontrò Natanaele e gli disse: "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella legge e i profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazareth. Vieni e vedi" ( Gv 1,35-51 ). Il primo incontro con una persona affascinante suscita curiosità e interesse. Ma non basta, se non porta all'amicizia e al desiderio di stare insieme. Andrea, Simone, Filippo, Natanaele, Giovanni l'amico di Andrea e molti altri hanno incontrato Gesù, sono ritornati da lui, sono rimasti con lui anche quando essere suoi amici era pericoloso. Davanti alla prova della croce la loro fedeltà è messa alla prova. Solo la risurrezione di Gesù apre loro gli occhi e il cuore, ed essi lo riconoscono. L'incontro con il risorto è per i discepoli un'esperienza decisiva: essi ricorderanno tutto ciò che avevano visto e udito e comprenderanno. Signore, da chi andremo? Tu solo hai parole di vita eterna. ( Gv 6,68 ) In ascolto dei testimoni È giunta l'ora che la gente sappia tutto ciò che è accaduto. Non solo gli ebrei, anche i pagani. In casa di un centurione romano, di nome Cornelio, Simon Pietro racconta: "Gesù di Nazareth è passato facendo del bene e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato il terzo giorno" ( At 10,34-43 ). Giovanni dà testimonianza ai fedeli delle comunità dell'Asia Minore: "Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita, noi lo annunziamo anche a voi, perché la nostra gioia sia perfetta" ( 1 Gv 1,1-4 ). Saulo di Tarso, ebreo e cittadino romano, incontra Gesù soltanto dopo la risurrezione, sulla via di Damasco, ma ricorda per tutta la vita quella esperienza folgorante ( At 9,1-18 ). Da allora l'amore di Gesù lo spinge attraverso le nazioni dell'impero: "Guai a me, diceva, se non predicassi il Vangelo" ( 1 Cor 9,16 ). A partire da Gerusalemme gli apostoli portano il Vangelo in Siria, in Asia Minore, in Grecia, arrivano a Roma, la capitale dell'impero, forse anche in Spagna. Ovunque la parola degli apostoli diffonde la buona notizia di Gesù. Sorgono nuove comunità che, di città in città, di regione in regione, si estendono e si moltiplicano. La testimonianza degli apostoli e della Chiesa è il Vangelo: la lieta notizia che Gesù di Nazareth ha vinto la morte ed è risorto per noi. La parola nasce dal silenzio Il Vangelo, prima di essere un libro, è la persona di Gesù stesso, perché lui è la buona notizia di Dio. Il Vangelo è nato nella notte in cui ai pastori di Betlemme fu recata l'inaudita notizia: "Ecco vi annunzio una grande gioia, che sarà di tutto il popolo: oggi vi è nato nella città di Davide un salvatore, che è il Cristo Signore" ( Lc 2,10-11 ). I pastori accorrono, trovano e vedono Maria e Giuseppe, e il Bambino che giace in una mangiatoia. E raccontano ciò che del Bambino è stato detto loro. Maria tace, in silenzio medita tutte cose e le custodisce nel suo cuore. Maria è la prima fonte d'informazione di Luca sulla nascita di Gesù e per i suoi primi anni. La parola nasce dal silenzio. Sulla via di Damasco Leggiamo il racconto autobiografico di Paolo sulla straordinaria esperienza del suo incontro con il Cristo risorto. Gal 1,11-17: Il vangelo da me annunziato non l'ho ricevuto da uomini, ma per rivelazione di Gesù Cristo. At 22,6-11: Mentre ero in viaggio e mi avvicinavo a Damasco, verso mezzogiorno, all'improvviso una gran luce dal cielo e una voce: "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?". At 26,12-18: "Su, alzati e rimettiti in piedi; ti sono apparso infatti per costituirti ministro e testimone". La buona notizia a più voci Nell'ascolto della parola degli apostoli, le comunità crescono nella conoscenza di Gesù e del suo messaggio, pregano, spezzano insieme il pane, si sostengono nella carità, secondo il suo comandamento. Ben presto si avverte la necessità di fissare per iscritto la memoria dei gesti e delle parole di Gesù. Dalla predicazione e dalla catechesi orale nascono i libri scritti, i Vangeli: il libro di Marco, scritto a Roma; quello di Luca, probabilmente compilato per le comunità greche del Mediterraneo; quello di Matteo, nelle comunità cristiane di provenienza giudaica della Palestina; ultimo, quello di Giovanni in Asia Minore. Luca incomincia così il suo libro, mentre lo dedica all'amico Teofilo ( nome greco che significa amico di Dio ): "Poiché molti hanno posto mano a stendere un racconto degli avvenimenti successi tra di noi, come ce li hanno trasmessi coloro che ne furono testimoni fin da principio e divennero ministri della parola, così ho deciso anch'io di fare ricerche accurate su ogni circostanza fin dagli inizi e di scriverne per te un resoconto ordinato, illustre Teòfilo, perché ti possa rendere conto della solidità degli insegnamenti che hai ricevuto" ( Lc 1,1-4 ). Marco, invece, introduce il suo libro semplicemente così: "Inizio del vangelo di Gesù Cristo, Figlio di Dio" ( Mc 1,1 ). I quattro Vangeli sono come le voci di un solo coro che canta la vicenda di Gesù. Essi presentano l'immagine di un solo volto, di una sola persona. Coloro che hanno incontrato Gesù e ne sono stati testimoni e annunciatori, hanno trasmesso a noi il suo vangelo: ora nella Chiesa possiamo conoscere e vivere la verità di Gesù. Carattere storico dei Vangeli I Vangeli trasmettono fedelmente quanto Gesù operò durante la sua vita, fino al giorno in cui fu assunto in cielo. "Gli autori sacri scrissero i quattro Vangeli, scegliendo alcune cose tra le molte che erano tramandate a voce o anche in iscritto, alcune altre sintetizzando, altre spiegando con riguardo alla situazione delle chiese, conservando infine il carattere di predicazione, sempre però in modo tale da riferire su Gesù con sincerità e verità. Essi, infatti, attingendo sia al propri ricordi sia alla testimonianza di coloro, i quali "fin dal principio furono testimoni oculari e ministri della parola", scrissero con l'intenzione di farci conoscere la verità ( Lc 1,2-4 ) delle cose sulle quali siamo istruiti". ( Conc.Ecum. Vat. II, Dei Verbum 19 ) Il Vangelo di Gesù Cristo La Chiesa medita il Vangelo e rivive nell'anno liturgico il mistero di Cristo. Ogni domenica proclama la fede nel Risorto e i gesti e le parole di Gesù diventano attuali. L'attesa di Cristo, la sua nascita fra noi, la sua vicenda terrena fino alla morte e risurrezione, l'attesa del suo ritorno: la storia della salvezza si fa nostra storia. Viene il momento in cui la Chiesa consegna ad ogni ragazzo il libro dei Vangeli. Non basta però avere tra le mani il libro, come non basta saperlo leggere. L'incontro con il Vangelo esige ricerca umile e fiduciosa, da soli e in gruppo. Si ascolta con le orecchie, ma soprattutto con il cuore. Ricevi il Vangelo di Gesù Cristo. Egli è la via, la verità e la vita. Accolgo dalle mani della Chiesa il Vangelo. Voglio meditarlo nella preghiera e farne via e luce per la mia vita. Beato chi ascolta e mette in pratica le parole del Vangelo. O Dio, fonte di bontà e di luce, che hai mandato il tuo Figlio parola di vita per rivelare agli uomini il mistero del tuo amore, fa' che nella meditazione assidua della tua parola noi siamo intimamente illuminati, per diventare fedeli annunciatori del tuo Vangelo. Per Cristo nostro Signore. Chi è costui? Ciò che Gesù ha fatto e le parole che ha detto sono risposta ai nostri interrogativi e altri ne suscitano: Chi è costui? Che cosa propone? Che cosa vuole da noi? Solidale con noi sino in fondo Dalle mani della Chiesa riceviamo il Vangelo per scoprire insieme chi è Gesù. Il racconto di Marco segue il cammino di Gesù dal momento in cui egli si fa battezzare da Giovanni nel fiume Giordano, fino al giorno dell'arresto a Gerusalemme, alla morte e alla risurrezione. Ecco che nella regione desertica della Giudea risuona la voce di Giovanni il Battista: "Preparate la strada del Signore, raddrizzate i suoi sentieri" ( Mc 1,3 ). È intenso il desiderio per la venuta del Messia. Gli abitanti di Gerusalemme e di tutta la Giudea accorrono ad ascoltare Giovanni, si fanno battezzare immergendosi nelle acque del fiume Giordano confessando i loro peccati. "In quei giorni Gesù venne da Nazareth di Galilea e fu battezzato nel Giordano da Giovanni. E, uscendo dall'acqua, vide aprirsi i cieli e lo Spirito discendere su di lui come una colomba. E si sentì una voce dal cielo: "Tu sei il Figlio mio prediletto, in te mi sono compiaciuto". Subito dopo lo Spirito lo sospinse nel deserto e vi rimase quaranta giorni, tentato da Satana" ( Mc 1,9-13 ). Con il gesto di immergersi nelle acque del Giordano, come i peccatori, Gesù accetta sino in fondo la solidarietà con il genere umano, e fa propria la volontà di Dio per la liberazione dell'umanità dal peccato. L'obbedienza a Dio si misura nella prova. Nel deserto, satana, il nemico dell'uomo, tenta Gesù proponendogli una via diversa da quella indicata da Dio Padre. Gesù è uomo come noi, immerso nella nostra storia. Sperimenta le nostre tentazioni: progettare la vita senza Dio, cercare gli applausi del mondo, invece che la volontà del Padre … Egli è nostro fratello, in tutto simile a noi fuorché nel peccato. In virtù dello Spirito donato dal Padre, Gesù è forte contro il male e lo vince. Gesù vede la strada larga e facile, ma sceglie la via stretta, la fedeltà a Dio e alla sua parola. Dove lo condurrà questa scelta? Con il dono dello Spirito, il Padre affida a Gesù la missione di liberare gli uomini dal peccato e di portare la giustizia e la pace. Marco l'evangelista L'evangelista Marco quand'era poco più di un ragazzo conobbe Gesù; nel suo Vangelo Marco parla di un giovane testimone oculare dell'arresto di Gesù mentre gli altri evangelisti lo ignorano ( Mc 14,51-52 ). Proprio quel ragazzo è stato il discepolo fedele di Pietro e suo interprete nello scrivere quanto l'apostolo predicherà nella comunità di Roma. Negli Atti degli Apostoli egli viene chiamato talvolta Giovanni o soltanto Marco. Verso l'anno 40 dopo Cristo, Bàrnaba e Saulo lo portano con sé da Gerusalemme ad Antiochia e poi, come aiutante, nel viaggio apostolico a Cipro ( At 12,12.25; At 13,5 ). Il Messia chi è? Gli Ebrei aspettavano il Messia. L'Antico Testamento è una lunga preparazione per accogliere l'inviato di Dio, il Messia. Chi era? Cosa avrebbe fatto per salvare il popolo? Nessuno lo sapeva con certezza e qualcuno aveva smesso di sperare. Al tempo di Gesù le aspettative sul Messia erano diverse: un re vittorioso sui nemici, liberatore della nazione ebraica ( Is 7,10-15; Is 9,1-6; Is 11,1-9 ); un sacerdote e maestro, giusto e fedele; oppure un personaggio che scende dal cielo per il giudizio finale ( Dn 7,9-14 ). Chi mai aspettava uno come noi, solidale con gli uomini sino in fondo, obbediente a Dio in tutto? Una giornata con Gesù Dopo il battesimo e la prova nel deserto, Gesù comincia una vita nuova. Percorre i villaggi della Galilea portando ovunque il lieto annunzio: "Il tempo è compiuto, il regno di Dio è vicino, convertitevi e credete al vangelo" ( Mc 1,15 ). Gesù va tra le gente, ne conosce le abitudini, i pensieri e le preoccupazioni. Trascorre le giornate dove la gente vive, prega, gioisce e soffre. Ma le cose che dice e le azioni che compie sono inaudite. Marco racconta lo svolgersi di una intera giornata di Gesù a Cafàrnao, la cittadina di Simone e Andrea. È l'invito ad accompagnare il Signore, non come spettatori soltanto, ma come discepoli attenti a scoprire la mano potente di Dio nelle parole e nei gesti di Gesù. "Andarono a Cafàrnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. Allora un uomo, che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: "Che c'entri con noi, Gesù di Nazareth? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio!". E Gesù lo sgridò: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: "Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!". La sua fama si diffuse subito ovunque nei dintorni della Galilea. E, usciti dalla Sinagoga, si recarono subito a casa di Simone e di Andrea in compagnia di Giacomo e di Giovanni. La suocera di Simone era a letto con la febbre e subito gli parlarono di lei. Egli, accostatosi, la sollevò prendendola per mano; la febbre la lasciò ed essa si mise a servirli. Venuta la sera, dopo il tramonto del sole, gli portavano tutti i malati e gli indemoniati. Tutta la città era riunita davanti alla porta. Guarì molti che erano afflitti da varie malattie e scacciò molti demoni; ma non permetteva ai demoni di parlare, perché lo conoscevano. Al mattino si alzò quando ancora era buio e, uscito di casa, si ritirò in un luogo deserto e là pregava. Ma Simone e quelli che erano con lui si misero sulle sue tracce e, trovatolo, gli dissero: "Tutti ti cercano!". Egli disse loro: "Andiamocene altrove per i villaggi vicini, perché io predichi anche là: per questo infatti sono venuto!". E andò per tutta la Galilea, predicando nelle loro sinagoghe e scacciando i demoni" ( Mc 1,21-39 ). Tutti cercano Gesù, tutti vogliono vederlo, ascoltarlo, convinti che da lui esca una forza capace di guarire ogni male. Non sarà lui il Messia, il liberatore del popolo dal dominio dei romani? Ma Gesù sa che questo non è il piano di Dio. Qui sta il suo segreto profondo, di qui nasce anche l'incomprensione più dolorosa. Egli deve compiere sino in fondo la volontà di Dio, le opere del suo Regno. Passa ore in preghiera e, se necessario, si sottrae anche con decisione alle pretese della gente. Appartiene a tutti, perché appartiene a Dio. Chi lo incontra non può restare indifferente: o con lui o contro di lui. E una esperienza nuova e la gente, stupita, si interroga: Chi è dunque costui? Non sarà lui il Messi a, capace di liberare l'uomo da ogni male? Tu, Signore, sei parola che guarisce, sei parola che dà fiducia, sei parola che trasforma, sei parola che perdona, sei parola che libera, sei parola che dà vita. Chi ha mai parlato come lui? Il regno di Dio, che Gesù è venuto ad annunziare, è una realtà nuova e misteriosa. Mediante immagini, similitudini e parabole, Gesù parla del Regno che viene con semplicità e con autorità: egli conosce infatti i misteri di Dio e conosce bene gli uomini. A tutti Gesù propone la conversione al Vangelo del regno. "Si riunì attorno a lui una folla enorme, tanto che egli sali su una barca e là restò seduto, stando in mare, mentre la folla era a terra lungo la riva. Insegnava loro molte cose in parabole e diceva loro nel suo insegnamento: "A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? Esso è come un granellino di senapa, che quando viene seminato per terra, è il più piccolo di tutti i semi che sono sulla terra; ma appena seminato cresce e diviene più grande di tutti gli ortaggi e fa rami tanto grandi che gli uccelli del cielo possono ripararsi alla sua ombra". Con molte parabole di questo genere annunziava loro la parola secondo quello che potevano intendere. Senza parabole non parlava loro" ( Mc 4,1-3.30-34 ). Chi lo ascolta si domanda: "Chi mai ha parlato come costui?". Non tutti però accolgono la sua parola. Una profonda incomprensione cresce intorno a lui. I discepoli invece lo ascoltano con fiducia. Sono i suoi amici ed egli confida loro i pensieri del suo cuore. Si realizza la parabola del granello di senapa: la novità del Regno cresce in loro rapidamente. Chi non accoglie il regno di Dio come un bambino, non entrerà in esso. ( Mc 10,15 ) Mai visto nulla di simile La gente acclama Gesù profeta potente in opere e parole. Le parole di Gesù non sono soltanto nuove e sorprendenti. La sua parola realizza ciò che annunzia, trasforma chi la accoglie con fede. È forte e potente come la parola di Dio che ha creato il mondo. Allo spirito immondo Gesù grida: "Taci! Esci da quell'uomo". E lo spirito immondo uscì da lui ( Mc 1,23-27 ). Al lebbroso che lo supplica: "Se vuoi, puoi guarirmi", risponde: "Lo voglio, guarisci" ( Mc 1,40-41 ). A un paralitico dice: "Alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua" ( Mc 2,11 ). Dalla barca sbattuta dalle onde del lago in tempesta sgrida il vento e dice al mare: "Taci, calmati". Il vento cessa e si fa grande bonaccia ( Mc 4,39-40 ). La sua fama si diffonde ovunque. Tutti si meravigliano e dicono: "Non abbiamo mai visto nulla di simile" ( Mc 2,12 ). Perfino i discepoli sono presi da timore e si dicono l'un l'altro: "Chi è dunque costui?" ( Mc 4,41 ). Le opere di Gesù sono a favore dell'uomo e rivelano che egli è più forte del male. È venuto a liberarci. "Un giorno si recò da Gesù uno dei capi della sinagoga, di nome Giairo, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi e lo pregava con insistenza: "La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva". Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno. Dalla casa del capo della sinagoga vennero a dirgli: "Tua figlia è morta. Perché disturbi ancora il Maestro?". Ma Gesù, udito quanto dicevano, disse al capo della sinagoga: "Non temere, continua solo ad aver fede!". E non permise a nessuno di seguirlo fuorché Pietro, Giacomo e Giovanni. Giunti alla casa di Giairo ed entrati dove era la bambina, Gesù ne prese la mano e le disse: "Talità kum", che significa: "Fanciulla, io ti dico, alzati!". Subito la fanciulla si alzò e si mise a camminare; aveva dodici anni. Essi furono presi da grande stupore. Gesù raccomandò loro con insistenza che nessuno venisse a saperlo e ordinò di darle da mangiare" ( Mc 5,21-24.35-43 ). Le opere di Gesù rivelano che Dio sta costruendo con potenza il suo regno. Nella persona di Gesù la forza d'amore del Padre irrompe nella storia e inaugura un mondo nuovo. Chi accoglie Gesù si apre alla salvezza del Regno. Il regno di Dio è vittoria sul peccato e sulla morte. È venuto per tutti Nasce una disputa tra la folla che si accalca attorno a Gesù. L'hanno istigata gli scribi e i farisei, scandalizzati perché il Maestro sta volentieri con i peccatori, entra nelle loro case e mangia con i pubblicani. Il suo comportamento non rispetta le tradizioni. Gesù dice: "Non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori". La misericordia di Dio è per tutti. Ma coloro che pensano di non averne bisogno, perché si ritengono a posto davanti a Dio, diventano incapaci di accoglierla. Tra gli apostoli c'è anche Levi, un pubblicano. Gesù "uscì di nuovo lungo il mare; tutta la folla veniva a lui ed egli li ammaestrava. Nel passare vide Levi, il figlio di Alfeo, seduto al banco delle imposte, e gli disse: "Seguimi". Egli, alzatosi, lo seguì. Mentre stava a mensa a casa di lui, molti pubblicani e peccatori si misero a mensa insieme con Gesù e i suoi discepoli; erano molti infatti quelli che lo seguivano. Allora gli scribi della setta dei farisei, vedendolo mangiare con i peccatori e i pubblicani, dicevano ai suoi discepoli: "Come mai egli mangia e beve in compagnia dei pubblicani e dei peccatori?". Avendo udito questo, Gesù disse loro: "Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati; non sono venuto per chiamare i giusti, ma i peccatori" ( Mc 2,13-17 ). Gesù non fa preferenze tra le persone. Egli vede nel cuore di ciascuno e sceglie i suoi amici anche tra coloro che la gente disprezza. La sua proposta è esigente; chiama quelli che vuole lui ( Mc 3,13 ) e, come al pubblicano Levi, chiede di lasciare tutto per seguirlo. Costituisce così un gruppo di dodici uomini, perché stiano con lui e anche per mandarli a predicare ( Mc 3,13-19 ). A tutti Gesù annunzia: "Il regno di Dio è vicino!". Da sempre ogni uomo di buona volontà ha questa speranza: non regni più l'egoismo, la violenza, il peccato, ma venga Dio col suo amore e la sua giustizia. Dove c'è amore, lì c'è la presenza del Signore. Anche il tuo cuore può diventare suo regno, se Dio vi abita. Noi ti benediciamo, Signore del cielo e della terra, per Gesù Cristo venuto nel tuo nome: egli è la mano che tendi ai peccatori, la parola che ci salva, la via che ci guida alla pace. Rendiamo grazie a Dio Noi ti lodiamo, Padre santo, per la tua grandezza: nella tua misericordia a tutti sei venuto incontro, perché coloro che ti cercano ti possano trovare. Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unico Figlio come salvatore. Egli si è fatto uomo per opera dello Spirito Santo ed è nato dalla Vergine Maria; ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. Ai poveri annunziò il vangelo di salvezza, la libertà ai prigionieri, agli afflitti la gioia. ( Preghiera eucaristica IV ) Al tempo di Gesù, gruppi e partiti Il Vangelo ricorda diverse categorie sociali differenti anche sul piano religioso. Tra queste il gruppo dei farisei. I farisei godevano di grande autorità ed erano esperti conoscitori della Scrittura. Difendevano l'osservanza scrupolosa della legge di Mosè, del culto e delle innumerevoli prescrizioni sorte nella tradizione. Credevano nella risurrezione dei morti e nella esistenza degli angeli. I sadducei invece erano una setta politico-religiosa, seguita specialmente dai sacerdoti di alto rango e dalle famiglie ricche. Erano conservatori e riconoscevano come legittima solo la legge scritta di Mosè. Negavano la risurrezione dei morti e l'esistenza degli angeli. Il Sinedrio, il consiglio degli anziani, era composto in buona parte da sadducei. Gli zeloti erano un partito di nazionalisti, che volevano liberare con la violenza il popolo dalla dominazione romana. Tu sei la parola di vita Signore Gesù, tu, sulla Via di Damasco, hai illuminato Saulo, e lo hai fatto tuo testimone e apostolo del Vangelo. Tu sei la parola di vita. Signore Gesù, tu hai risuscitato la figlia di Giairo: donaci sempre la forza della speranza. Tu sei la parola di vita. Signore Gesù, tu hai guarito il paralitico, hai perdonato i peccati: donaci sempre coraggio e fiducia. Tu sei la parola di vita. Signore Gesù, tu hai chiamato il pubblicano e lo hai trasformato in apostolo: donaci di riconoscere la tua chiamata nella nostra vita. Tu sei la parola di vita. Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno. La tua parola ha creato l'universo, tutta la terra ci parla dite, Signore. La tua parola si è fatta uno di noi, mostraci il tuo volto, Signore. Tu sei il Cristo, parola del Dio vivente, che oggi parli al mondo con la Chiesa. Parlaci della tua verità, o Signore, ci renderà testimoni del tuo insegnamento. Beati quelli che ascoltano la parola di Dio e la vivono ogni giorno. Gesù è il Cristo, Figlio di Dio Il mistero di Gesù trova piena luce nella sua Pasqua di morte e di risurrezione. Questa è la fede della Chiesa: veramente costui è il Figlio di Dio. Pareri contrastanti Su Gesù i pareri contrastano. Alcuni lo consideravano un grande profeta, altri lo giudicavano un sobillatore e un profanatore della tradizione; c'era anche chi restava indifferente. I farisei e quelli del partito di Erode complottano contro di lui per farlo morire ( Mc 3,6 ). Un giorno perfino i suoi vanno in cerca di lui perché, dicono, "è fuori di sé". Gli scribi, d'altra parte, lo credono un indemoniato ( Mc 3,21-22 ). Gli abitanti di Geràsa lo pregano di andarsene dal loro territorio: anche se ha liberato un indemoniato, rischia di turbare l'ordine nel paese ( Mc 5,1-20 ). Le autorità si mettono contro di lui. Erode aveva fatto decapitare Giovanni; adesso teme che Gesù sia il Battista risuscitato e trama per ucciderlo ( Mc 6,14-16 ). Ma l'incomprensione più amara Gesù l'ha trovata a Nazareth, il villaggio in cui è cresciuto e dove è vissuto per trent'anni ( Mc 6,1-6 ). Perché è così difficile accettare Gesù? La folla, i discepoli, i poveri e i potenti si pongono la domanda sempre più inquietante: "Chi è costui?". Il Vangelo di Marco dà continuo risalto a questa situazione. L'opposizione a Gesù registra episodi che si fanno sempre più gravi. Parole sconvolgenti "Gesù partì con i suoi discepoli verso i villaggi intorno a Cesarèa di Filippo; per via interrogava i suoi discepoli dicendo: "Chi dice la gente che io sia?". Ed essi gli risposero: "Giovanni il Battista, altri poi Elia e altri uno dei profeti". Ma egli replicò: "E voi chi dite che io sia?". Pietro rispose: "Tu sei il Cristo" ( Mc 8,27-30 ). Ma in che modo Gesù realizza la sua missione di salvezza? Pietro e gli apostoli ancora non lo sanno. I loro pensieri non sono ancora i pensieri di Dio. Gesù comincia allora a svelare il suo mistero più profondo: dovrà molto soffrire ed essere riprovato dagli anziani, dai sommi sacerdoti e dagli scribi, poi venire ucciso e, dopo tre giorni, risuscitare ( Mc 8,31-33 ). Sono parole sconvolgenti, inaspettate. Pietro reagisce immediatamente, prende in disparte il Maestro e lo rimprovera. In realtà neanche lui ha ancora capito chi è Gesù e qual è la sua missione. A partire da Cesarèa di Filippo, Gesù riprende la strada che conduce a sud, attraverso la Galilea. La sua meta è Gerusalemme, dove intende celebrare la festa della Pasqua con i suoi discepoli e dove si rivelerà compiutamente il mistero: "Ecco, noi saliremo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi: lo condanneranno a morte, lo consegneranno ai pagani, lo scherniranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno; ma dopo tre giorni risusciterà" ( Mc 10,33-34 ). La vita di Gesù ha ormai una direzione precisa, egli cammina davanti a tutti e i Dodici lo seguono. Ma hanno paura e non capiscono. Anzi cominciano a litigare per decidere a chi spetti sedere alla destra e alla sinistra di Gesù nel suo regno. Solo chi accetta di spendere la sua vita con lui, nella totale fiducia in Dio Padre, sarà capace di comprendere il mistero della sua persona. "Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Poiché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà" ( Mc 8,34-35 ). "Prendere la croce", "perdere la vita": che cosa significa? Tutta la vita di Gesù lo rivela. Ma è soprattutto il momento della sua morte che permette di comprendere sino in fondo la sua scelta di amore. Gesù è il Cristo, il Messia che ha scelto l'obbedienza e la fedeltà totale a Dio, anche a costo di patire l'insuccesso e la morte. Un amico esigente "Chi non è con me, è contro di me", dice Gesù ( Mt 12,30 ). Lasciare tutto, scegliere e compromettersi per te, senza più voltarsi indietro: tu sei un amico esigente, Gesù di Nazareth, e ti riveli soltanto a chi crede in te. Hai paragonato la tua vita al chicco di frumento, che deve confondersi e sparire nella terra, marcire, per risorgere non più solo, ricco di frutti ( Gv 12,24 ). Ai tuoi amici non prometti nulla di più, poiché un servo non è più grande del suo padrone, né un apostolo è più grande di chi lo ha mandato ( Gv 13,16 ). Per te voglio giocare la mia vita, ciò che ho, quello che sono. È difficile, ma so che tutto è possibile per chi crede. Io credo, aiutami nella mia incredulità ( Mc 9,23-24 ). Per noi, verso la croce La città di Gerusalemme è già in festa. È vicina la Pasqua, si ricorda la liberazione del popolo dall'Egitto e l'alleanza con il Signore. È sera e le famiglie sono raccolte in casa per la cena solenne con l'agnello arrostito, il pane azzimo e le erbe amare. Gesù consuma la cena pasquale con i suoi amici. Spetta a lui, come capofamiglia, pronunziare la benedizione e ricordare i grandi fatti della liberazione di Israele dalla schiavitù. Ma sul pane e sul calice del vino egli ha parole del tutto nuove. "Mentre mangiavano prese il pane e, pronunziata la benedizione, lo spezzò e lo diede loro, dicendo: "Prendete, questo è il mio corpo". Poi prese il calice e rese grazie, lo diede loro e ne bevvero tutti. E disse: "Questo è il mio sangue, il sangue dell'alleanza, versato per molti. In verità vi dico che io non berrò più del frutto della vite fino al giorno in cui lo berrò nuovo nel regno di Dio"" ( Mc 14,22-25 ). Proprio nella notte in cui è tradito, quando sta per essere consegnato nelle mani dei peccatori, Gesù si offre spontaneamente come agnello mansueto, che porta il peso dei peccati del mondo. Nel segno del pane spezzato e del vino versato, Gesù rivela il significato della sua morte: il suo corpo e il suo sangue sono per la salvezza del mondo. È la nuova Pasqua, il passaggio dalla morte alla vita, la definitiva liberazione dal peccato e l'inizio della nuova alleanza. Ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunziamo la tua morte, Signore, nell'attesa della tua venuta. Il rito della Pasqua ebraica Osserva il mese di Abib e celebra la Pasqua in onore del Signore tuo Dio perché nel mese di Abib il Signore tuo Dio ti ha fatto uscire dall'Egitto, durante la notte. Immolerai la Pasqua al Signore tuo Dio: un sacrificio di bestiame grosso e minuto, nel luogo che il Signore avrà scelto per stabilirvi il suo nome. Non mangerai con essa pane lievitato; per sette giorni mangerai con essa gli azzimi, pane di afflizione perché sei uscito in fretta dal paese d'Egitto; e così per tutto il tempo della tua vita tu ti ricorderai il giorno in cui sei uscito dai paese d'Egitto. Per sei giorni mangerai azzimi e il settimo giorno vi sarà una solenne assemblea per il Signore tuo Dio; non farai alcun lavoro ( Dt 16,1-8 ). L'ora della verità Uscito dal cenacolo, Gesù e i discepoli si recano al di là del torrente Cedron, nel giardino detto degli ulivi, per pregare. Qui, mentre gli amici cedono al sonno, inizia per Gesù il dramma della passione. Giuda lo consegna nelle mani dei suoi nemici, che lo arrestano e lo conducono al tribunale del Sinedrio. "Condussero Gesù dal sommo sacerdote. Egli levatosi in mezzo all'assemblea interrogò Gesù dicendo: "Sei tu il Cristo, il Figlio del Dio benedetto?". Gesù rispose: "Io lo sono. E vedrete il Figlio dell'uomo seduto alla destra della Potenza e venire con le nubi dal cielo". Allora il sommo sacerdote, stracciandosi le vesti, disse: "Che bisogno abbiamo ancora di testimoni? Avete udito la bestemmia; che ve ne pare?". Tutti sentenziarono che era reo di morte" ( Mc 14,61-64 ). Davanti al sommo sacerdote Gesù dà testimonianza alla verità, affermando di essere il Figlio di Dio, il Salvatore inviato dal Padre. Con questa rivelazione egli firma la sua condanna. Per gli ebrei, infatti, chi si fa Dio bestemmia e merita la morte. "Al mattino i sommi sacerdoti, con gli anziani, gli scribi e tutto il Sinedrio, dopo aver tenuto consiglio, misero in catene Gesù, lo condussero e lo consegnarono a Pilato. Allora Pilato prese a interrogarlo: "Sei tu il re dei giudei?". Ed egli rispose: "Tu lo dici"" ( Mc 15,1-2 ). La dignità regale di Gesù risplende nel momento più impensato, quando solo e indifeso è condannato a morte. Gesù è venuto nel mondo per rendere testimonianza alla verità. Chiunque ama la verità ascolta la sua voce. Popolo mio, che male ti ho fatto? Popolo mio, che male ti ho fatto? In che ti ho provocato? Dammi risposta. Io ti ho guidato fuori dall'Egitto, e tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore. Dio santo, forte, immortale. Abbi pietà di noi. Perché ti ho guidato per quarant'anni nel deserto, ti ho sfamato con manna, ti ho introdotto in paese fecondo, tu hai preparato la Croce al tuo Salvatore. Dio santo, forte, immortale. Abbi pietà di noi. Che altro avrei dovuto fare e non ti ho fatto? Io ti ho piantato, mia scelta e florida vigna, ma tu mi sei divenuta aspra e amara: poiché mi hai spento la sete con aceto, e hai piantato una lancia nel petto del tuo Salvatore. Dio santo, forte, immortale. Abbi pietà di noi. ( Dalla liturgia del Venerdì Santo ) È veramente il Figlio di Dio Pilato, convinto dell'innocenza di Gesù, vuole liberarlo. Ma la folla si oppone alla proposta di graziare Gesù e sceglie Barabba. E di Gesù che fare? "Crocifiggilo!", gridano. Pilato lo consegna loro perché venga condotto alla croce, il supplizio degli schiavi. I passanti lo insultano, le autorità si fanno beffe di lui dicendo: "Ha salvato altri, non può salvare se stesso!", e lo sfidano a scendere dalla croce. Prima di spirare Gesù lancia un forte grido. "Venuto mezzogiorno, si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio. Alle tre Gesù gridò con voce forte: "Eloì, Eloì, lema sabactàni?", che significa: "Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?". Alcuni dei presenti, udito ciò dicevano: "Ecco, chiama Elia!". Uno corse ad inzuppare di aceto una spugna e, postala su una canna, gli dava da bere dicendo: "Aspettate, vediamo se viene Elia a toglierlo dalla croce"". Ma Gesù, dando un forte grido, spirò. Il velo del tempio si squarciò in due, dall'alto in basso. Allora il centurione che gli stava di fronte, vistolo spirare in quel modo, disse: "Veramente quest'uomo era il Figlio di Dio!"" ( Mc 15,33-39 ). Nella parola del centurione pagano il mistero di Gesù è pienamente svelato: Gesù è il Figlio di Dio e con la croce ha salvato tutti gli uomini. Il racconto della passione di Gesù mostra insieme l'amore di Dio e tutto il peso del peccato e della ingiustizia degli uomini. La croce di Cristo è nostra gloria, salvezza e risurrezione. Tu sei il Figlio di Dio Preghiamo con le parole del profeta Isaia ( Is 53 ) che preannunziano la sofferenza del Giusto, il Servo di Dio, e facciamo nostra la professione di fede del centurione. È la fede della Chiesa in Gesù Cristo, Figlio di Dio e Salvatore. Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori, e noi lo giudicavamo castigato, percosso da Dio e umiliato. Egli è stato trafitto per i nostri delitti, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su di lui; per le sue piaghe noi siamo stati guariti. Tu sei il Figlio di Dio, Signore Gesù! Noi tutti eravamo sperduti come un gregge, ognuno di noi seguiva la sua strada; il Signore fece ricadere su di lui l'iniquità di noi tutti. Maltrattato, si lasciò umiliare e non aprì la sua bocca; era come agnello condotto al macello, come pecora muta di fronte ai suoi tosatori, e non aprì la sua bocca. Tu sei il Figlio di Dio, Signore Gesù! Ma al Signore è piaciuto prostrarlo con dolori. Quando offrirà se stesso in espiazione, vedrà una discendenza, vivrà a lungo, si compirà per mezzo suo la volontà del Signore. Tu sei il Figlio di Dio, Signore Gesù! Dopo il suo intimo tormento vedrà la luce e si sazierà della sua conoscenza, il giusto mio servo giustificherà molti, egli si addosserà la loro iniquità. Perciò io gli darò in premio le moltitudini. Tu sei il Figlio di Dio, Signore Gesù! Gesù Cristo è il vivente Passato il sabato, le donne si recano al sepolcro per imbalsamare il corpo di Gesù. Ma il sepolcro è vuoto ed esse si spaventano all'annunzio che ricevono: "Non abbiate paura! Voi cercate Gesù il Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevate deposto. Ora andate, dite ai suoi discepoli e a Pietro che egli vi precede in Galilea. Là lo vedrete, come vi ha detto". Ed esse fuggirono via dal sepolcro perché erano piene di timore e di spavento. E non dissero niente a nessuno, perché avevano paura ( Mc 16,6-8 ). La risurrezione è un evento che supera ogni aspettativa, anche la più audace. Sconvolge i nostri ragionamenti, perché siamo costretti a riconoscere l'intervento di Dio, che prende in mano il destino totale dell'uomo. Gesù ha posto la vita nella mano del Padre, e questa mano non è debole nel sostenere chi ha fiducia in lui. Con la risurrezione di Cristo Dio ha dato una certezza nuova all'umanità: la morte non è la parola ultima sulla vita dell'uomo. Se Gesù di Nazareth non fosse risorto, non servirebbe a nulla credere in lui, scommettere la vita sulla sua parola. I suoi miracoli, le sue parole di perdono, la sua lotta per la verità e la giustizia, sarebbero solo fatti del passato. Ora invece la strada percorsa da Cristo, dalla Galilea fino a Gerusalemme e al Calvario, è tutta illuminata dallo splendore della risurrezione. Come il chicco di frumento caduto in terra scompare e marcisce, per restituire poi una spiga carica di nuovi chicchi, promessa di pane; così è la vita di chiunque fa sue le scelte di Cristo. Non serve misurare subito i risultati, o pretendere di avere subito successo. Nulla del bene che si compie è perduto, tutto viene custodito e vive in Dio. Cristo risorto ne è la prova data al discepoli e a quanti oggi credono in lui. Gesù il Cristo ci chiama a seguirlo: con la comunità cristiana scopriamo in maniera più personale e profonda il suo mistero. Egli vive in noi. Alleluia, alleluia. Ogni lingua proclami che Gesù Cristo è il Signore a gloria di Dio Padre. Alleluia, alleluia. Morte e risurrezione La celebrazione del mistero della passione, morte e risurrezione del Signore ha sempre costituito per i cristiani il momento più forte della loro fede. La Chiesa nella Settimana santa rivive con solennità il momento supremo della vita del Signore. La nostra partecipazione ai riti liturgici e ogni iniziativa che aiuti a meditare e celebrare insieme il vangelo della Pasqua possono costituire occasione propizia per conoscere e amare sempre più il Signore. Noi stessi possiamo trovare forme concrete ed esperienze di fede, di preghiera e di carità che ci portano a partecipare alla vita della Chiesa e ad annunziare a tutti che Cristo è il Salvatore e vive per sempre. Gesù è veramente risorto Nel Nuovo Testamento cerchiamo le testimonianze storiche dei primi discepoli su Gesù Cristo: 1 Cor 15,1-11: Cristo risorto apparve a Cefa e quindi ai Dodici. In seguito a più di cinquecento fratelli in una sola volta: la maggior parte di essi vive ancora. Mc 16,1-8 Mt 28,1-20 Lc 24,1-53: Voi cercate Gesù Nazareno, il crocifisso. È risorto, non è qui. Ecco il luogo dove l'avevano deposto. At 1,3-11 At 2,22-36: Questo Gesù Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Gv 20,1-29: Metti qua il tuo dito e guarda le mie mani, stendi la tua mano e mettila nel mio costato. Io credo Abbiamo ascoltato il Vangelo, lo abbiamo ricevuto nella Chiesa. Abbiamo seguito Gesù, in lui crediamo e professiamo la nostra fede. Questa è la fede della Chiesa: Uno solo è Dio e uno solo il mediatore fra Dio e gli uomini, l'uomo Cristo Gesù, che ha dato se stesso in riscatto per tutti. Egli è il primogenito fra molti fratelli ( 1 Tm 2,5 e Rm 8,29 ). Io credo: Gesù è vero uomo come noi, è nostro fratello. Questa è la fede della Chiesa: Dio ha costituito Signore e Cristo Gesù, il crocifisso. Gesù morì pere i nostri peccati secondo le Scritture, fu sepolto ed è risuscitato il terzo giorno secondo le Scritture ( At 2,36 e 1 Cor 15,3-4 ). Io credo: Gesù è il Signore risorto, che siede alla destra di Dio. Questa è la fede della Chiesa: Noi abbiamo veduto e attestiamo che il Padre ha mandato il Figlio suo come salvatore del mondo. Chiunque riconosce che Gesù è il Figlio di Dio, Dio dimora in lui ed egli in Dio ( 1 Gv 4,14-15 ). Io credo: Gesù è il Figlio di Dio fatto uomo, è vero Dio e vero uomo. Farò nuove tutte le cose La celebrazione della Pasqua, i sacramenti dell'iniziazione cristiana, la domenica e la testimonianza dei santi rivelano che lo Spirito Santo rende nuova tutta la vita del cristiano nella partecipazione alla Pasqua di Cristo. La vita dei ragazzi è segnata da impulsi di crescita e da intenso desiderio di novità. Come fare perché la vita cristiana appaia ad essi come reale possibilità di una crescita piena e realizzante? Il Vangelo e i doni dello Spirito Santo vengono a noi attraverso la partecipazione impegnata alla vita di una comunità cristiana. Molti oggi, anche fra i ragazzi, se ne dimenticano e, alla ricerca di modelli nuovi di vita, corrono il rischio di emarginare la pratica della fede o di ridurla alla sfera privata. La Chiesa ha ricevuto da Cristo risorto la forza di portare a tutti la grazia della Pasqua attraverso la celebrazione dei sacramenti della iniziazione cristiana e di abilitare ogni suo membro a vivere secondo la novità dello Spirito di Gesù. I santi di ieri e di oggi indicano ai catechisti, a tutti gli educatori e ai ragazzi che è possibile vivere da uomini nuovi, perché lo Spirito fa nuove tutte le cose. L'itinerario catechistico aiuta i ragazzi a scoprire nella loro partecipazione alla Pasqua di Cristo la sorgente della novità della vita cristiana; ciò avviene attraverso la presentazione della Pasqua: celebrata nella comunità e nei sacramenti dell'iniziazione cristiana; celebrata nell'Eucaristia della domenica, Pasqua settimanale; vissuta nella storia degli uomini con i segni della carità. Il progetto educativo alla fede che ogni comunità cristiana è chiamata a programmare e mettere in atto per i ragazzi deve promuovere in loro un vivo senso di responsabilità e renderli partecipi e protagonisti gioiosi nelle varie esperienze della loro Chiesa. Non è una perdita di tempo confrontarsi con loro e con i loro punti di vista nelle scelte pastorali che li riguardano, sviluppare con loro un dialogo per promuovere scelte personali, morali e religiose più consapevoli, creare luoghi e interesse di incontro, prevedere momenti di silenzio e di preghiera, celebrazioni adatte, attività ricreative e di servizio. Insieme, nella Chiesa, si cresce nella fede. La vita è nuova Al centro dell'anno liturgico la Pasqua irradia il dono di Cristo risorto, lo Spirito Santo, che fa dell'uomo una creatura nuova. La primavera della vita L'età dei ragazzi è una stagione come la primavera, carica di primizie e di promesse. Ci sono aspirazioni potenti e forze misteriose che premono. Il domani sembra più affascinante del presente. Desideri contraddittori e confusi si rincorrono: gustare intensamente la vita, essere se stessi e pensare e decidere in maniera più personale, voler bene e cercare amore. Il desiderio di autonomia e la paura di non essere capiti può anche indurre a esperienze negative. La sincerità e il coraggio sono la strada per non cadere in prigionie che impediscono scelte libere. Mentre la cronaca registra atti di violenza e di intimidazione, noi crediamo alla forza del bene, impariamo a guardare intorno a noi persone e cose, con occhio più attento. I segni della pace e della vita sono meno vistosi dei segni della morte. Chi lavora con onestà e cerca il bene, non fa cronaca. In famiglia, può esserci sempre un gesto e una parola che aiutano a superare anche le situazioni più difficili. Chi può donare la capacità di amare oggi e domani, al di là di ogni insuccesso? A questa domanda il cristiano dà una risposta semplice e di fede: Gesù è venuto per raccogliere ogni desiderio di vita. Come il chicco di frumento, posto in terra d'autunno, marcisce e rinasce in primavera, per essere spiga ricca di grano e di promesse, così la vita di quanti credono nel Signore crocifisso rinasce con lui risorto e ogni giorno si rinnova. Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza. ( Gv 10,10 ) Tradizioni popolari È Pasqua: quale volto presenta il tuo paese, il tuo quartiere, la tua casa? In molti luoghi, tradizioni popolari e feste sottolineano la gioia per il rinascere della vita. A volte il folklore esprime la meraviglia dell'uomo dinanzi al nuovo ritmo della natura in primavera. A Firenze, fin dal medioevo, rivivono le tradizioni del Calendimaggio. Nell'Appennino tosco-emiliano, i canti del "Maggio" evocano l'amore e la forza della fede. In Sicilia, la sagra del mandorlo celebra le nuove attese e speranze. La chiesa, nella sua lunga tradizione, ha ripreso i riti popolari più significativi per celebrare la novità della Pasqua cristiana. L'acqua benedetta esprime il desiderio di rinascita nello Spirito. Un tempo, al suono festoso delle campane nella Veglia pasquale, i fedeli si lavavano gli occhi, come per accogliere tutta la luce del Signore risorto. La benedizione del fuoco dice la profonda ricerca del calore dell'amicizia e dell'accoglienza nella comunità cristiana. Le uova benedette richiamano alla vita che esplode da un fragile involucro, come dal sepolcro usci glorioso e vivente il Signore. In molte città si svolgono sacre rappresentazioni della Passione di Gesù e dell'incontro del Risorto con la Madre e i discepoli. Riti e feste non sono fine a se stessi; rimandano invece con forza e concretezza ad esperienze di risurrezione nella vita di ogni uomo. Chi non ha provato il passaggio dal dubbio alla certezza, dalla solitudine all'amicizia, dalla sofferenza alla gioia? Il grido della Pasqua A Pasqua la gioia sembra esplodere nella Chiesa per riversarsi sul mondo. Un grido: il Signore è risorto. La Pasqua viene celebrata con una veglia nella notte. E la veglia della Pasqua del Signore, il suo passaggio dalla morte alla vita. La gente si saluta: Buona Pasqua! Molti forse non ci pensano, ma il saluto significa: possa anche tu far Pasqua col Signore e aver parte alla sua vita. I cristiani delle Chiese d'Oriente si dicono l'un l'altro: Christòs anèsti!, che significa: Il Signore è risorto! E la risposta è Alithòs anèsti! È veramente risorto. La celebrazione della Pasqua ha radici lontane, a partire da quel "primo giorno dopo il sabato" in cui Gesù è risorto da morte. Alcune donne e poi gli apostoli sono stati i primi testimoni della tomba vuota e delle apparizioni del Risorto. Ma neppure loro si sono resi subito conto della realtà nuova; qualcuno, come Tommaso, restava incredulo. Gesù stesso si presenta la sera di quel primo giorno, in mezzo agli apostoli, riuniti insieme a porte chiuse per paura dei giudei, e li saluta: "Pace a voi". I discepoli gioiscono a vedere il Signore. Ritorna la speranza. Gesù compiendo un gesto insolito alita sugli apostoli e dice: "Ricevete lo Spirito Santo; a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi" ( Gv 20,23 ). Ora si rivela il mistero della morte e della risurrezione di Gesù. Gesù risorto dona, ai discepoli che credono in lui, lo Spirito Santo. Li invia nel mondo ad annunziare il perdono dei peccati e la pace. Lo Spirito Santo donato da Cristo unisce i credenti e, come fuoco di amore, fa di loro un cuor solo e un'anima sola. Nel cuore di ciascuno la voce dello Spirito ricorda tutto ciò che Gesù ha fatto e ha detto. La loro vita ne è completamente trasformata; ciascuno può dire come l'apostolo Paolo: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me" ( Gal 2,20 ). Gesù è davvero risorto e in lui solo c'è salvezza ( At 4,8-12 ). A Pasqua celebriamo la risurrezione del Signore Gesù, la sua vittoria sul peccato e sulla morte, la gioia di partecipare alla sua vita di risorto. Segni pasquali Un sorriso o una stretta di mano, un abbraccio: non tutto diciamo con le parole. C'è il linguaggio dei gesti, delle immagini, dei suoni e dei colori … Dio stesso non si è rivelato agli uomini solo con le parole e i gesti: la Scrittura ci parla di lui come luce per le nostre tenebre, come acqua che rigenera, come vento, come fuoco che purifica e che riscalda. Perciò la Chiesa annunzia la risurrezione non solo con la parola, anche con i simboli del fuoco, della luce e dell'acqua. Cristo risorto è il sole di giustizia che riscalda ogni cuore; è in lui la luce vera che illumina ogni uomo che viene in questo mondo; chi ha sete di vita e di amore può ricorrere a lui: come acqua viva sgorgherà nel suo cuore lo Spirito di Gesù. Quali momenti e quali segni della liturgia di Pasqua manifestano con più evidenza il mistero che si celebra? Risorti con Cristo Ogni anno, nella notte pasquale, la comunità cristiana rivive e celebra la risurrezione di Gesù Cristo. Nella Chiesa, questa festa è attesa a lungo e preparata nei quaranta giorni della Quaresima. Nei primi secoli del cristianesimo, durante la veglia pasquale, i catecumeni giungevano al culmine del loro cammino di iniziazione alla vita cristiana. Dinanzi al vescovo e alla comunità riunita, essi professavano la loro fede, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ed entravano nell'acqua del fonte battesimale. Uscendo dall'acqua del Battesimo, venivano segnati con il crisma, l'olio della consacrazione, e partecipavano per la prima volta all'Eucaristia. In questo modo diventavano cristiani: membra vive di Cristo risorto e della Chiesa. Come allora, anche oggi a Pasqua tutta la comunità nel ricordo del Battesimo professa la sua fede e conferma il suo progetto di vita cristiana. Voi che siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù; pensate alle cose di lassù, non a quelle della terra. La vostra vita è ormai nascosta con Cristo in Dio. ( Col 3,1-3 ) Il Signore è davvero risorto, alleluia Cristo nostra Pasqua è risorto, rallegriamoci tutti ed esultiamo! Alla vittima pasquale, s'innalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo gregge, l'innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e vita si sono affrontate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, re vittorioso, portaci la tua salvezza. Cristo nostra Pasqua è risorto, rallegriamoci tutti ed esultiamo! ( Dalla sequenza di Pasqua ) Iniziazione cristiana Al fonte battesimale un giorno la comunità ci ha accolti: nell'acqua e nello Spirito Santo abbiamo ricevuto il dono della vita nuova. L'apostolo Paolo spiega il mistero del Battesimo: l'immersione dell'uomo nel fonte fa partecipare alla morte di Gesù e alla sua sepoltura. Colui che esce dall'acqua è, con Cristo risorto dal sepolcro, uomo nuovo, liberato dal peccato e dalla paura della morte ( Rm 6,1-6 ). Nessuno diventa cristiano senza una risposta personale a Cristo. La vita cristiana è chiamata alla crescita. La nostra decisione di vivere e operare con Cristo viene accolta e confermata da Dio Padre con il sigillo dello Spirito Santo e dei suoi doni: è il sacramento della Cresima. La crescita in Cristo trova il suo momento culminante nell'Eucaristia; con il Signore risorto facciamo della nostra vita un dono di amore. Il Battesimo, la Cresima e l'Eucaristia sono sacramenti intimamente connessi tra loro. Costituiscono infatti tre tappe di un unico cammino di fede e di vita, attraverso il quale la Chiesa introduce i credenti nel mistero pasquale di Cristo, rendendoli creature nuove, figli di Dio, membra vive del suo popolo santo. Sono i sacramenti della iniziazione cristiana. Nei primi secoli della Chiesa l'ammissione a questi sacramenti richiedeva un cammino progressivo di conversione, nell'ascolto della parola di Dio e nella docilità allo Spirito, ed esigeva il fermo impegno a partecipare alla preghiera e alle opere di carità della comunità cristiana. Anche oggi la catechesi che prepara e segue la celebrazione di questi sacramenti tende allo stesso scopo: introdurre i cristiani a vivere pienamente la propria esistenza in Cristo e nella Chiesa, pronti a rendere conto della propria fede di fronte a tutti. Attraverso il Battesimo, la Cresima e l'Eucaristia, la Chiesa introduce i credenti nel mistero pasquale di Cristo e lo Spirito li rende creature nuove, figli di Dio, membra vive del suo popolo santo. Segni sacramentali del Battesimo e della Cresima Leggiamo i testi biblici e approfondiamo il senso profondo dei segni sacramentali dell'acqua e dell'olio. Es 14,1-31: Gli israeliti entrarono nel mare sull'asciutto. Es 17,1-7: Il Signore disse a Mosè: Tu batterai sulla roccia, ne uscirà acqua e il popolo berrà. Ez 36,16-36: Vi aspergerò con acqua pura e sarete purificati… Vi darò un cuore nuovo. 1 Sam 16,1-13: Samuele prese il corno dell'olio e consacrò Davide con l'unzione, e lo Spirito del Signore si posò su Davide da quel giorno in poi. Gv 4,5-14: Chi beve dell'acqua che io gli darò, non avrà mai più sete. Vieni, Spirito Santo Lo Spirito del Signore riempie l'universo e, abbracciando ogni cosa, conosce ogni voce. Egli ha creato tutto per l'esistenza; le creature del mondo sono sane. ( Sap 1,7.14 ) Il Consolatore, lo Spirito Santo, vi insegnerà ogni cosa e vi ricorderà tutto ciò che vi ho detto, dice il Signore. ( Gv 14,26 ) Voi avete ricevuto uno Spirito da figli adottivi per mezzo del quale gridiamo: "Abba, Padre!". Lo Spirito stesso attesta che siamo figli di Dio. ( Rm 8,15-16 ) Vieni, Spirito di vita, e rinnova l'opera della creazione, per edificare una società più giusta e più umana. Vieni, Santo Spirito, vieni, soffio di vita, rinnova il volto della terra. Vieni, Spirito di sapienza, e rendi la tua Chiesa totalmente docile alla parola del Vangelo. Vieni, Santo Spirito, manda a noi dal cielo un raggio della tua luce. Vieni, Spirito di grazia, e trasforma la Chiesa con la tua santità, perché cresca come la famiglia dei figli di Dio. O luce beatissima, invadi nell'intimo il cuore dei tuoi fedeli. Venite alla festa La domenica è il giorno del Signore risorto, giorno di gioia, di riposo dal lavoro e di fraternità, giorno santificato dall'Eucaristia. Il giorno del Signore Che senso ha la domenica per la vita dell'uomo? Perché è importante partecipare all'Eucaristia? San Luca testimonia l'uso dei cristiani di radunarsi alla sera del sabato, per ascoltare la parola degli apostoli e celebrare l'Eucaristia ( At 20,7 ). Dopo il tramonto, infatti, iniziava per gli ebrei il nuovo giorno, che ben presto i cristiani avrebbero chiamato giorno del Signore. "Ogni domenica, giorno del Signore, riuniti in assemblea, spezzate il pane e rendete grazie, dopo aver confessato i vostri peccati, perché sia puro il vostro sacrificio". Così insegna un antico catechismo, la Didachè. Anche oggi i discepoli si riuniscono la domenica per spezzare il pane secondo il comando del Signore che ha detto: "Fate questo in memoria di me". San Giustino, scrittore e martire cristiano del secondo secolo ( morto fra il 163 e il 167 ) descrive come si svolgeva la celebrazione eucaristica: "Ci raduniamo tutti insieme il giorno del sole, sia perché questo è il primo giorno in cui Dio, mettendo in fuga le tenebre e il caos, creò il mondo, sia perché Gesù Cristo nostro salvatore risuscitò dai morti nel medesimo giorno. Lo crocifissero infatti nel giorno precedente quello di Saturno e l'indomani di quel medesimo giorno, cioè nel giorno del Sole, apparso ai suoi apostoli e ai discepoli, insegnò quelle cose che vi abbiamo trasmesso" ( La prima apologia, capp. 66-68 ). Questo è il giorno che ha fatto il Signore, giorno di gioia e di festa. Rallegriamoci ed esultiamo. Il sabato ebraico Il Sabato è giorno di festa e di riposo per gli ebrei. Riposare, secondo la Scrittura, significa astenersi dalla fatica, dal lavoro, per glorificare il Signore di tutte le cose. Ogni Sabato gli ebrei festeggiano la libertà donata da Dio, a partire dalla sera del giorno prima. La Bibbia insegna il riposo del Sabato, raccontando che Dio creò il cielo e la terra in sei giorni e "benedisse il settimo giorno e lo consacrò perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto" ( Gen 2,3 ). "Quando ogni lavoro si arresta, allora vengono accese le candele. Come la creazione ebbe inizio con le parole "Sia fatta la luce!" così la celebrazione della creazione inizia con l'atto di accendere le luci. È la donna che introduce la gioia e provvede che il simbolo più squisito, la luce, regni nell'atmosfera della casa. Allora il mondo diventa un luogo di riposo; arriva un ora e come una guida trasporta la nostra gente al di sopra dei soliti pensieri. La gente si raccoglie per dare il benvenuto alla meraviglia del settimo giorno, mentre il Sabato inonda della sua presenza i campi, le nostre case, i nostri cuori. È un attimo di risurrezione per lo spirito che dorme nelle nostre anime. Rinfrescati e rinnovati, abbigliati con vesti festose, mentre le candele ammiccano sognanti a ineffabili speranze, a intuizioni dell'eternità, alcuni di noi sono sopraffatti dalla sensazione che qualsiasi parola non sarebbe se non un velo. Non vi è abbastanza grandiosità nelle nostre anime per sciogliere in parole il nodo del tempo e dell'eternità. Si vorrebbe cantare per tutti gli uomini, per tutte le generazioni" ( A.J. Heschel ). La festa cristiana La domenica, la festa cristiana, ha assunto con significato nuovo i contenuti umani e religiosi del Sabato ebraico. La domenica è il primo giorno della settimana. Dio creatore di tutte le cose, autore della vita, come ha risuscitato Gesù così risusciterà tutti quelli che credono in lui. Perciò ogni domenica si festeggia la creazione del mondo e la nuova creazione, di cui Cristo risorto è la primizia. La domenica, come il Sabato ebraico, è giorno di riposo, della gioia e della liberazione. Cristo ha liberato gli uomini dalla schiavitù del peccato e li ha introdotti in quella pace che è il dono di Dio. La domenica è anche l'inizio della festa senza fine che ci attende nel regno di Dio. Alcuni Padri della Chiesa hanno chiamato la domenica: ottavo giorno, giorno fuori della settimana in cui si anticipa la gioia di quella giornata senza fine, che non sarà più segnata dal lutto, dal pianto e dall'affanno, ma sarà completamente illuminata dallo splendore di Dio. Perché la domenica continui ad esprimere tanta ricchezza spirituale, non può passare senza che in essa si celebri l'Eucaristia. Nella Messa, il popolo che Cristo unisce a sé nel suo Spirito, si raduna per ripresentare al Padre il sacrificio della croce, per proclamare la certezza della sua risurrezione e vivere del suo amore. L'Eucaristia è momento centrale del giorno del Signore, principio e culmine della vita dei cristiani. La domenica, Pasqua settimanale dei cristiani, la Chiesa fa memoria del Signore morto e risorto, nell'attesa del giorno senza tramonto. "Dies Dominica", o Giorno del Signore È interessante confrontare il nome dei giorni della settimana, con il nome che avevano nel mondo pagano e presso l'antico Israele. Per Israele la settimana culminava, e culmina ancora oggi, nel sabato, il settimo giorno, che Dio ha consacrato al riposo e alla santificazione ( Es 20,8-11 ). Gli altri giorni venivano designati soltanto con il numero, come nel racconto biblico della creazione: primo, secondo, terzo giorno. La settimana pagana invece dedicava ogni giorno ad una divinità diversa: la dea Luna, Marte, Mercurio, Giove, Venere, Saturno, il dio Sole. Ancora oggi usiamo i nomi derivati dalla tradizione greco-romana. Ma al giorno del Sole diamo un nome nuovo: dies dominica, la domenica, giorno del Signore. "Secondo la tradizione apostolica, che ha origine dallo stesso giorno della risurrezione di Cristo, la Chiesa celebra il mistero pasquale ogni otto giorni, in quello che si chiama giustamente giorno del Signore o domenica". ( Leggi Conc. Ecum. Vat. II, Sacrosanctum Concilium 106 ) Invitati alla cena del Signore Giorno dopo giorno la nostra vita si snoda tra avvenimenti ed esperienze sempre nuove. Cosa farò domani? E la prossima settimana? Presi dal pensiero delle molte cose da fare è facile dimenticare i motivi veri per cui viviamo e lavoriamo. Possiamo dimenticarci di Dio e vivere come se lui non ci fosse. Molti ragazzi non vanno più a Messa la domenica. È un'abitudine, dicono, e aspettano di sentirne l'esigenza. Oppure, si lasciano vincere dalla pigrizia o dal modo di pensare di altri: amici, compagni di scuola … Non è sufficiente pregare nel segreto del cuore? Certo non basta andare a Messa per far piacere a qualcuno, o per semplice abitudine. Nessuno poi vorrà andare in chiesa solo per farsi vedere dagli altri. Quali sono i motivi che portano i discepoli di Gesù a riunirsi ogni domenica per celebrare l'Eucaristia? La fede cristiana non si esaurisce in un rapporto privato tra la persona e Dio. Al contrario, è un invito a unirci nell'amore con tutti i fratelli per far crescere il popolo di Dio, la Chiesa. Anche se sono molte le nostre occupazioni quotidiane, stretti legami ci uniscono: siamo come i molti tralci di un'unica vite che è Cristo ( Gv 15,1-11 ). Gesù vuole che i suoi discepoli formino una comunità visibile, riunita nel suo nome. Egli ha chiamato i Dodici perché stessero con lui; li ha mandati a predicare il Vangelo del Regno, inviandoli a due a due; ha insegnato a pregare nel segreto della propria stanza, ma diceva: "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro" ( Mt 18,20 ). Dopo la sua Pasqua, nel tempo inaugurato dalla sua risurrezione, il Vangelo potrà giungere agli uomini soltanto attraverso l'annunzio di comunità vive. Lo Spirito di Cristo abbatte le differenze e ispira impegni nuovi di giustizia e di pace: mostra i segni della fraternità, infonde coraggio e pazienza nel grigiore della vita di tutti i giorni. Ai ragazzi e alle ragazze piace stare insieme; in gruppo si cresce nell'amore, si realizzano progetti, si impara ad accogliere gli altri. La partecipazione alla Messa della parrocchia rafforza tutte le esperienze di fraternità. La Messa della domenica non è l'unico impegno di fede e di amore dei cristiani; resta però l'appuntamento necessario per crescere nella fede e costruire la comunità. Beati gli invitati alla Cena del Signore. Ci ha riuniti tutti insieme Cristo, amore. Rallegriamoci, esultiamo nel Signore! Amiamoci tra noi con cuore sincero. In ascolto della sua parola Di domenica in domenica, lungo l'anno liturgico, il Signore raduna il suo popolo e con la sua parola ne accompagna la vita. Le Messe sembrano tutte uguali. In realtà, la parola di Dio proclamata nell'assemblea ripropone, in modo sempre nuovo, l'alleanza di fedeltà e di amore tra il Signore e il suo popolo. Nell'ascolto della Parola la comunità ricorda i grandi fatti compiuti da Dio nella storia degli uomini. È ammaestrata dagli insegnamenti di Cristo e dalla parola degli apostoli. Quando nella Chiesa si legge la Sacra Scrittura, Dio stesso parla al suo popolo e Cristo, presente nella sua parola, annuncia il Vangelo. È parola viva ed efficace. Chi trova la Messa insignificante e incolore, forse non sa stare in ascolto e non ha scoperto ancora tutto il suo valore. La parola di Dio è messaggio di speranza e luce per i nostri passi incerti; vero cibo spirituale che nutre la fede e fortifica l'impegno di carità. Sulla parola del Signore, la comunità impara a costruire validamente tutta la propria esistenza, come lui stesso ha detto: "Chi viene a me e ascolta le mie parole e le mette in pratica, vi mostrerò a chi è simile: è simile a un uomo che, costruendo una casa, ha scavato molto profondo e ha posto le fondamenta sopra la roccia. Venuta la piena, il fiume irruppe contro quella casa, ma non riuscì a smuoverla, perché era costruita bene" ( Lc 6,46-48 ). Apri, Signore, il nostro cuore e comprenderemo le parole del Figlio tuo. Parola di Dio, Parola del Signore La parola proclamata compie oggi per noi le grandi meraviglie della salvezza: "Oggi è nato per noi il Salvatore", canta la liturgia di Natale; e a Pasqua: "Questo è il giorno di Cristo Signore". Ogni domenica la parola di Dio ripresenta il mistero del Signore, lo rende efficace e attuale per la Chiesa e per il mondo. I riti della liturgia della parola esprimono questa realtà con evidenza: il lettore dopo la proclamazione delle letture dice: "Parola di Dio", "Parola del Signore", e l'assemblea dei fedeli conferma la sua adesione di fede e risponde: "Rendiamo grazie a Dio", "Lode a te, o Cristo". Fate questo in memoria di me Una delle più antiche testimonianze scritte sulla istituzione dell'Eucaristia è quella di san Paolo, che scrive alla Chiesa di Corinto: "Io ho ricevuto dal Signore quello che a mia volta vi ho trasmesso: il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, prese il pane e, dopo aver reso grazie, lo spezzò e disse: Questo è il mio corpo che è per voi; fate questo in memoria di me. Allo stesso modo, dopo aver cenato, prese anche il calice dicendo: Questo calice è la Nuova Alleanza nel mio sangue; fate questo ogni volta che ne bevete in memoria di me" ( 1 Cor 11,23-25 ). Questi gesti e queste parole sono il comando di Gesù. La comunità è fedele fin dall'inizio a questa consegna del Signore. Nel pane e nel vino, frutto della terra e del lavoro dell'uomo, raccoglie le gioie e le speranze degli uomini, il pentimento dei peccatori, il frutto delle fatiche e del lavoro di ciascuno. La Messa non è un rito commemorativo, fatto di emozioni per ricordare avvenimenti lontani. In virtù dello Spirito Santo invocato sui doni dell'altare, il pane e il vino diventano il Corpo e il Sangue di Gesù. Facciamo memoria della morte e risurrezione di Cristo; offriamo a Dio Padre il Figlio suo Gesù, che rinnova il suo sacrificio, e con lui offriamo la nostra vita, santificata dallo Spirito Santo. Partecipare alla Messa significa celebrare la Pasqua del Signore, mangiando il suo Corpo che egli ha dato per noi. Riunita nello Spirito Santo, nel giorno del Signore, la Chiesa ascolta la parola di Dio, fa memoria del sacrificio di Cristo, si nutre del suo corpo e del suo sangue, in attesa della sua venuta. L'Eucaristia, dono di Gesù Il canto del prefazio che inizia la preghiera eucaristica riassume i motivi per i quali diciamo il nostro grazie a Dio per il dono di Gesù Signore. Con le parole di questa preghiera esprimiamo il nostro atteggiamento di fede al dono dell'Eucaristia. È veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Dio Padre santo, per Cristo signore nostro. Egli continua a offrirsi per noi. In lui morto è redenta la nostra morte, in lui risorto tutta la vita risorge. Il suo corpo per noi immolato è nostro cibo e ci dà forza. Il suo sangue per noi versato è la bevanda che ci redime da ogni colpa. Il pane che dà la vita Il pane, cibo essenziale, è segno della provvidenza e dell'alleanza di Dio. Gesù ne ha fatto il segno della sua presenza reale. Es 16,2-15: Ecco, io sto per far piovere pane dal cielo per voi. 1 Re 19,1-8: Un angelo toccò Elia, e gli disse: "Alzati e mangia!". Con la forza datagli da quel cibo, camminò per quaranta giorni e quaranta notti fino al monte di Dio. Ez 3,1-15: Figlio dell'uomo, mangia ciò che hai davanti, mangia questo rotolo come pane, poi va' a parlare alla casa di Israele. Gv 6,30-58: Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. Un solo pane, un solo corpo Una delle immagini più significative usate da Gesù per parlare della vita che ci tiene uniti a lui, è quella della vite e dei tralci: "Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla" ( Gv 15,5 ). Siamo come rami che possiamo portare molto frutto, ma solo se scorre in noi la linfa della vita. La fonte non è in noi, ma nel Signore. È il dono del suo Spirito che infonde in noi il suo amore; è la sua Parola che ci converte e fortifica i nostri propositi; è il suo corpo e il suo sangue, vero cibo di vita eterna, che ci nutre lungo il cammino. In parrocchia non tutti abbiamo le stesse idee, gli stessi amici; ma sappiamo di essere uniti a Gesù e tra noi, perché tutti crediamo e ci nutriamo del suo Corpo. La Messa può sembrare ad alcuni soltanto un rito, forse una perdita di tempo … Sappiamo tutti che ci sono gesti concreti di giustizia da compiere, perché ci sia pane e lavoro per tutti; perché ci siano case, ospedali, scuole efficienti; perché ogni popolo abbia libertà e cada ogni discriminazione e violenza … Ma questi problemi richiedono un amore senza limiti; scelte coraggiose, che impegnano spesso fino al dono della vita. Cristo, cibo e forza di vita, offre questo amore e questo coraggio. Con il dono della sua vita Gesù ci unisce in un solo popolo, perché diventiamo segno vivente di pace, di libertà, di speranza per tutti gli uomini. Ora comprendiamo il senso del testamento di Gesù: "Fate questo in memoria di me … Amatevi come io vi ho amato. Da questo conosceranno che siete i miei discepoli". La Chiesa celebra l'Eucaristia, che è il segno più grande dell'amore di Cristo. L'Eucaristia fa la Chiesa, la edifica e la fa crescere, trasformandola in comunità capace di opere concrete e di amore. Vieni, Spirito Santo Lo Spirito viene in aiuto alla nostra debolezza e intercede con insistenza per noi, con gemiti inesprimibili. Intercede per i credenti secondo i disegni di Dio. ( Rm 8,26-27 ) Ricevete lo Spirito Santo: a chi rimetterete i peccati saranno rimessi, e a chi non li rimetterete, resteranno non rimessi. ( Gv 20,23 ) Quando verrà lo Spirito di verità, egli vi guiderà alla verità tutta intera e vi annunzierà le cose future. ( Gv 16,13 ) Vieni, Spirito di consiglio, e guida la tua Chiesa lungo il cammino della storia. Nella fatica, riposo, nella calura, riparo, nel pianto, conforto. Vieni, Spirito di pietà, e libera la tua Chiesa, con amore misericordioso, dalla schiavitù del male. Consolatore perfetto, ospite dolce dell'anima, dolcissimo sollievo. Vieni, Spirito della lode, e comunica alla Chiesa la sapienza delle cose di Dio. Senza la tua forza, nulla è nell'uomo, nulla senza colpa. Testimoni di Risurrezione Lo Spirito Santo fa crescere in noi la vita nuova di Cristo e ci rende testimoni della sua risurrezione e del suo amore. La Pasqua nella vita I cristiani celebrano la Pasqua nei giorni solenni del triduo pasquale e nell'Eucaristia domenicale perché la risurrezione di Gesù, per il dono dello Spirito Santo, è il principio e la sorgente della vita nuova. Nelle scelte impegnative e nei gesti quotidiani, chi si lascia guidare dallo Spirito porta nel mondo un annunzio e una forza di speranza, capace di trasformare la propria vita e la storia degli uomini. Come possiamo vivere anche noi la Pasqua di risurrezione ogni giorno? Imitiamo Gesù. Cosa è stata la Pasqua per lui? L'evangelista Giovanni, nel racconto della cena, riporta un gesto che riassume tutta la vita del Signore: la lavanda dei piedi ai discepoli. "Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine" ( Gv 13,1 ). Durante tutta la sua vita Gesù si è preparato a questo passaggio attraverso una continua donazione. La Pasqua è il culmine di questa offerta. Nessuno infatti ha amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici. Qual è il significato del suo dono? Egli lo rivela facendosi servo. "Si alzò da tavola, depose le vesti e, preso un asciugatoio, se lo cinse attorno alla vita. Poi cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l'asciugatoio di cui si era cinto" ( Gv 13,4-5 ). Pietro protesta: "Non mi laverai mai i piedi!", ma non capisce il significato del gesto di Gesù. "Se non ti laverò, non avrai parte con me", gli dice Gesù. Il Maestro, che si è fatto servo sino alla morte di croce, dice a tutti: "Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto io, facciate anche voi" ( Gv 13,12-15 ). La lavanda dei piedi indica dunque la via per vivere la Pasqua ogni giorno. È la via dell'obbedienza alla volontà del Padre, dell'amore fino al dono totale di sé, del servizio ai fratelli. Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita perché amiamo i fratelli. Chi non ama rimane nella morte. Cristo ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. ( 1 Gv 3,14.16 ) Lievito di speranza nel mondo La vita è una spinta incontenibile a fare, sapere, gioire insieme, anche se non mancano momenti di dubbio, di paura, e la tentazione di chiudersi in se stessi. Noi non siamo più forti dei primi discepoli di Gesù, che nell'ora della passione fuggirono, abbandonandolo. Ma lo Spirito del Signore non ci lascia soli. La sua presenza e la sua forza danno capacità di amare come Gesù. Vivere la Pasqua di Cristo significa vivere gli uni per gli altri, fino a lavarsi i piedi a vicenda secondo il comando del Signore. Che cosa comporta questo modo nuovo di vivere? L'apostolo Paolo più volte nelle sue lettere descrive gli atteggiamenti spirituali del cristiano: "Fratelli, voi vi siete spogliati dell'uomo vecchio con le sue azioni e avete rivestito il nuovo, che si rinnova, per una piena conoscenza, ad immagine del suo Creatore. Rivestitevi dunque, come eletti di Dio, santi e amati, di sentimenti di misericordia, di bontà, di umiltà, di mansuetudine, di pazienza, sopportandovi a vicenda e perdonandovi scambievolmente, se qualcuno abbia di che lamentarsi nei riguardi degli altri. Come il Signore vi ha perdonato, così fate anche voi. Al di sopra di tutto poi vi sia la carità, che è il vincolo della perfezione. E la pace di Cristo regni nei vostri cuori, perché ad essa siete stati chiamati in un solo corpo" ( Col 3,9-15 ). Misericordia, umiltà, pazienza, perdono: sono atteggiamenti propri di persone forti nello Spirito. Richiedono un esercizio tenace nelle piccole occasioni di ogni giorno. Chi perdona prolunga nel tempo e rende visibili i frutti del sacrificio di Cristo. Lo Spirito è dato una volta per tutte, ma l'uomo vecchio resiste in noi con i suoi egoismi e la sua inclinazione al peccato. Siamo chiamati a vivere la novità della Pasqua insieme, non da soli. Nella comunità cristiana è possibile un costante cammino di conversione. In parrocchia, in famiglia, in gruppo con gli amici, ciascuno ha bisogno dell'aiuto e dell'esempio degli altri; ciascuno riceve e dà il suo contributo per annunziare al mondo il Vangelo di Cristo risorto. Gesù ha inviato lo Spirito Santo perché non viviamo più per noi stessi, ma per lui, che è morto e risorto per noi. Noi, per gli altri Ogni giorno ci viene chiesto di fare attenzione alle cose minute; di accendere il fuoco degli altri con il nostro fuoco. C'è ovunque una possibilità di impegno. Ci impegniamo noi e non gli altri. Ci impegniamo senza pretendere che altri si impegnino con noi e come noi. Il mondo si muove se noi ci muoviamo, si muta se noi ci mutiamo, si fa nuovo se qualcuno si fa nuova creatura. Ci impegniamo per trovare un senso alla vita, a questa vita. Ci impegniamo non per riordinare il mondo, non per rifarlo, ma per amarlo. Per amare: anche quello che non possiamo accettare, anche quello che non è amabile, perfino chi pare rifiutarsi all'amore. Ci impegniamo perché noi crediamo all'amore, la sola certezza che non teme confronti, la sola che basti per impegnarci perdutamente. Modelli di santità nella storia della Chiesa L'imitazione di Gesù nella carità ha guidato la vita dei santi. Il segreto di questi uomini e di queste donne sta nella loro grande fede. La Chiesa ne esalta le virtù non per separarli dagli altri, ma per dire a tutti che la chiamata ad essere santi è dono e impegno di ogni cristiano. Nei santi si manifesta con evidenza la forza dello Spirito Santo che ha reso donne e uomini di ogni tempo testimoni di risurrezione, portatori di speranza e di carità. La vita dei santi offre esempi concreti di come il cristiano possa vivere la Pasqua di Cristo nelle diverse situazioni. Il loro esempio ci fa capire che lo Spirito suggerisce ad ogni cristiano modi concreti, adatti ai tempi, per seguire Gesù come discepoli. Chi accoglie gli inviti dello Spirito, scopre occasioni continue per impegnarsi nella carità. La storia della Chiesa è la storia della testimonianza dei suoi santi. La santità dei cristiani rende presente nella storia la ricchezza inesauribile del mistero di Cristo. Ignazio frumento di Dio Ignazio, vescovo di Antiochia e successore di Pietro in quella comunità cristiana, fu condotto in catene a Roma nell'anno 107, per subirvi il martirio. Durante il viaggio scrisse tra l'altro una lettera ai cristiani di Roma, in cui riafferma con forza il suo desiderio di morire per Cristo, per essere con lui per sempre. "Scrivo a tutte le Chiese, e a tutti annunzio che morrò volentieri per Dio, se voi non me lo impedirete. Vi scongiuro, non dimostratemi una benevolenza inopportuna. Lasciate che io sia pasto delle belve, per mezzo delle quali mi sia dato di raggiungere Dio. Sono frumento di Dio, e devo essere macinato dal denti delle fiere per divenire pane puro di Cristo. Supplicate Cristo per me, perché per opera di queste belve io divenga ostia per il Signore. A nulla mi gioveranno i godimenti, del mondo né i regni di questa terra. È meglio per me morire per Gesù Cristo che essere re fino al confini della terra. È vicino il momento della mia nascita. Abbiate compassione di me, fratelli. Non impedite che io nasca alla vita, non vogliate che io muoia. Non abbandonate al mondo e alle seduzioni della materia chi vuol essere di Dio. Lasciate che io raggiunga la pura luce; giunto là sarò veramente un uomo". Monica e Agostino le preghiere di una madre È l'anno 354. A Tagaste, villaggio dell'Africa settentrionale, in casa del pagano Patrizio, la moglie Monica, cristiana, dà alla luce un bambino, Agostino. Monica e Patrizio danno ai loro figli l'educazione comune alle famiglie del loro livello sociale. Agostino impara a leggere e scrivere, come i ragazzi del tempo, attraverso lo studio degli autori pagani e della mitologia antica. Agostino non viene battezzato e mostra di interessarsi soprattutto agli studi di filosofia. In balia di se stesso, conduce una vita sregolata e lontana da Dio, anche se tormentata dal desiderio sincero di cercare la verità e il bene. Nel suo libro autobiografico, Le confessioni, Agostino ci ha lasciato la descrizione realistica e cruda di questo periodo della sua vita. E nelle Confessioni egli parla più volte di sua madre, del suo coraggio e dell'aiuto che gli ha dato sulla via del ravvedimento. Monica aveva un solo desiderio, come confiderà sul letto di morte al figlio: vederlo cristiano! Se non insisteva a forza di parole con lui, ormai adulto, insisteva con Dio nella preghiera. E attendeva con fiducia. Agostino confessa che sono state le lacrime e le preghiere della madre che hanno ottenuto dal Signore la grazia della sua conversione. La santità e la sapienza del figlio, vescovo e maestro tra i più grandi dell'umanità, hanno premiato anche l'amore della madre. Ecco come per lei ha pregato Agostino sul letto di morte. "Dio del mio cuore, lascio da parte le azioni virtuose della madre mia, delle quali ti ringrazio con gioia, e ti prego invece per i suoi peccati. So che ella fu sempre misericordiosa, rimettendo di tutto cuore i debiti ai suoi debitori: anche tu rimetti i suoi, se ne contrasse qualcuno in tanti anni dopo l'acqua salutare del Battesimo. Condona, Signore. Tu hai promesso misericordia ai misericordiosi". Tommaso Moro cancelliere del re e martire Il Rinascimento è nel suo pieno vigore in tutta l'Europa. L'Inghilterra attraversa uno dei periodi più agitati della sua storia. Il re Enrico VIII decide di divorziare dalla legittima sposa e pretende il riconoscimento dal Sommo Pontefice. Il Papa Paolo III risponde: "Non possiamo!". Ma il re cerca ogni mezzo per fare pressione sul Papa, mentre motivi politici e interessi di parte si intrecciano e aggravano la situazione. Cancelliere d'Inghilterra è in quel tempo Tommaso Moro, scrittore brillante e politico stimato. Tommaso è cattolico esemplare: sposo, padre di quattro figli, all'apice della carriera, amico personale del re, non dubita di dire di no al suo sovrano, che pretende da lui che rinneghi la fedeltà al Papa. È l'unico, tra i dignitari del re, a rifiutare il compromesso. Enrico VIII cerca di lusingarlo; poi lo processa per vilipendio al re, lo fa imprigionare nella Torre di Londra e lo fa decapitare, privando la famiglia di tutti i beni ( 6 luglio 1535 ). Tommaso Moro usava aprire la giornata con l'Eucaristia. Anche da Cancelliere cantava frequentemente nel coro e serviva la messa nella chiesa parrocchiale di Chelsea. Dinanzi al tribunale del re che lo giudicava, mantenne un rigoroso silenzio. Pronunziata la condanna, disse: "Non sono tenuto a sottomettere la mia coscienza ad un Consiglio nazionale, in contrasto con la cristianità". Inflessibile nell'affermare la verità sino alla morte, seppe perdonare i suoi giudici: "Io credo veramente, e per questo pregherò di cuore che, sebbene le vostre eccellenze siano state in terra giudici della mia condanna, potremo, nell'aldilà, in paradiso, tutti incontrarci per la nostra salvezza eterna". Nella Torre di Londra, in attesa della esecuzione capitale, conversando con la figlia Margaret, le diceva: "Non turbarti mai per qualsiasi cosa mi possa accadere in questo mondo. Nulla accade che Dio non voglia, e io sono sicuro che qualunque cosa avvenga, per quanto cattiva appaia, sarà sempre il meglio". Tommaso aveva messo la sua professione di avvocato e i suoi beni a servizio dei poveri, di orfani e di vedove, di ammalati. L'ultimo suo servizio, il più autentico, lo ha reso quando ha saputo rinunciare a tutto, ai beni, alla famiglia e alla vita, per affermare i diritti della Verità. Luisa De Marillac serva dei poveri Una parrocchia di città, nella Francia aristocratica del 1600. Un giovane parroco, che non ha paura di prendere sul serio il Vangelo. Bussano un giorno alla sua porta alcuni straccioni malati, abbandonati da tutti. Monsieur Vincent dà loro un aiuto generoso; ma poi pensa: "Oggi questi poveretti avranno più del necessario, ma fra qualche giorno saranno di nuovo nel bisogno. Così non può andare". Da questa intuizione nasce l'idea di una confraternita di signore per assistere tutti gli ammalati poveri della parrocchia: le prime Dame di carità fondate da san Vincenzo de' Paoli. Una di queste, Luisa di Marillac, una giovane vedova di grande intelligenza e Spirito di iniziativa, trova nella carità la risposta ai suoi dubbi e alle sue angosce e diventa con san Vincenzo la fondatrice delle Figlie della Carità, una schiera di giovani donne, interamente consacrate a servire i poveri, i malati, i bambini. Il 26 novembre 1660, alla morte di Luisa, saranno un esercito, in tutta la Francia e anche al di fuori dei suoi confini. Tra lo scandalo di parenti e conoscenti, insieme con le compagne Luisa si reca nei sobborghi a cercare i poveri, gli accattoni, gli ammalati. Li assiste personalmente con la tenerezza di una sorella. Le Figlie della Carità si prendono cura dei galeotti, imprigionati per finire ai remi delle galere reali; raccolgono i bambini abbandonati, chiamati fin da allora trovatelli; si dedicano a raccogliere fondi per riscattare gli schiavi di Algeria e Tunisia; aprono ricoveri per malati e per vecchi. Luisa e le sue compagne sono nella storia le prime suore a non vivere dietro una grata nel chiuso di un convento. È una novità inaudita. È dunque possibile anche a delle donne consacrarsi a Dio e andare per i tuguri facendosi serve dei più umili? A loro Monsieur Vincent diceva: "Voi avete per monastero le case degli ammalati, per cella una camera in affitto, per cappella la chiesa parrocchiale, per chiostro le vie della città; per clausura l'obbedienza, per grata il timor di Dio, per velo la modestia". Pietro Claver schiavo degli schiavi Studente universitario a Barcellona, in Spagna, decide di entrare nella Compagnia di Gesù, come missionario. Inviato in America Latina, nel 1615 è a Cartagena, territorio infestato dalla malaria. Subito si dedica agli schiavi, per la maggior parte negri, e fin dall'inizio fissa il suo programma di vita e comincia a firmarsi: "Pietro Claver, schiavo degli schiavi negri per sempre". La tratta dei negri è fra le pagine più vergognose della storia dell'Occidente. Strappati con violenza alle loro terre d'Africa, uomini, donne e bambini erano trattati come merce, spesso seviziati, sfruttati come bestie da lavoro, fino al termine della resistenza fisica. La lotta per la loro liberazione, contro gli enormi interessi dei mercanti e dei padroni, doveva essere lunga e dura. Padre Pietro va a curare e a lavare personalmente i malati allo sbarco, apre ospedali per gli schiavi ammalati, e non si accontenta: porta loro il Vangelo, perché diventi scintilla di liberazione e di redenzione. Ma gli schiavi sono quasi tutti analfabeti e parlano cento lingue diverse! Padre Pietro si mette allora a dipingere cartelloni colorati, fino a formare una vera Bibbia dei poveri. Si circonda di un gruppo di amici, che gli fanno da interpreti per le varie lingue. Nutre, cura, conforta, ma soprattutto dà affetto, risveglia in ciascuno il senso della propria dignità, rivela la libertà dei figli di Dio. Resta a Cartagena quasi quarant'anni, fino alla morte ( 1654 ). La sua opera continuerà nella "Società di san Pietro Claver per la liberazione degli schiavi". La Chiesa lo addita ad esempio di eroismo cristiano, proclamandolo santo. Non esiste situazione tanto disumana dove un cristiano, disposto a spendere la sua vita, non possa diventare luce di speranza, germe di autentica rivoluzione. Teresa d Lisieux la piccola via della santità L'audacia della santità e della testimonianza, talvolta, quasi ci spaventa. Sembra un fatto riservato a persone straordinarie. Eppure la chiamata alla santità e il dovere della testimonianza sono per tutti nella Chiesa. Una ragazza francese, entrata a 15 anni nel Carmelo e morta ad appena 24 anni, senza aver fatto nulla apparentemente di straordinario, è additata ai cristiani quale esempio di santità ed è stata proclamata patrona delle missioni. È santa Teresa di Lisieux ( 1873-1897 ). I suoi scritti rivelano la disponibilità e la semplicità con cui Teresa accoglie la chiamata alla santità e per quale via la realizza. "Io ho sempre desiderato di farmi santa, ma ho sempre constatato, ahimè!, nel paragonarmi ai santi, che tra loro e me vi è la stessa differenza che esiste tra una montagna, la cui cima si perde nelle nuvole, e il granello di sabbia scura calpestato dai passanti". Ma invece di scoraggiarmi, mi sono detta: Il Signore non potrebbe ispirare desideri irrealizzabili; malgrado la mia piccolezza, io posso dunque aspirare alla santità. Farmi grande, è impossibile; devo sopportarmi così come sono, con tutte le mie imperfezioni; ma voglio cercare il mezzo di andarmene in paradiso per una piccola via proprio dritta, corta corta, una piccola via tutta nuova … Allora ho cercato nelle Scritture e ho letto queste parole uscite dalla bocca della Sapienza Eterna: "Se qualcuno è molto piccolo, venga a me. Perciò non ho affatto bisogno di diventare grande, occorre al contrario che io rimanga piccola, che lo diventi sempre di più". Santi anonimi Non ci sono solo i santi noti e canonizzati dalla Chiesa. In Paradiso ci sono anche tante persone che, senza diventare famose, hanno vissuto con semplicità e nella quotidianità la loro fede. Sono persone che forse abbiamo conosciuto o che sono ricordate con venerazione nelle nostre comunità. Hanno praticato le beatitudini e sono per noi di esempio e di aiuto nella vita cristiana. Li ricordiamo nella festa di tutti i santi. Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli. Beati gli afflitti, perché saranno consolati. Beati i miti, perché erediteranno la terra. Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia, perché saranno saziati. Beati i misericordiosi, perché troveranno misericordia. Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio. Beati gli operatori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio. Beati i perseguitati per causa della giustizia, perché di essi è il regno dei cieli. Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli. ( Mt 5,3-12 ) Credo la comunione dei santi e la vita del mondo che verrà. Signore, fa' di me uno strumento della Tua pace Signore, fa' di me uno strumento della tua pace. Là dov'è odio, ch'io porti l'amore, dov'è l'offesa, ch'io porti il perdono. Dov'è discordia, ch'io porti l'unione, dov'è l'errore, ch'io porti la verità. Dov'è dubbio, ch'io porti la fede, dov'è disperazione, ch'io porti speranza. Dove sono le tenebre, ch'io porti la luce, dov'è tristezza, ch'io porti la gioia. Vieni, Spirito Santo Lo Spirito Santo scenderà su di voi e mi sarete testimoni fino agli estremi confini della terra, dice il Signore. ( At 1,8 ) Vi sono diversi doni e diversi ministeri, ma uno solo è lo Spirito, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l'utilità comune. ( 1 Cor 12,4-7 ) Tutta la creazione geme e soffre e anche noi, che possediamo le primizie dello Spirito, gemiamo interiormente aspettando la redenzione del nostro corpo. ( Rm 8,22-23 ) Vieni, Spirito di fortezza, e dona alla tua Chiesa il coraggio di annunciare a tutti i popoli il Vangelo della salvezza. Vieni, Spirito Santo, riempi i cuori dei tuoi fedeli e accendi in essi il fuoco del tuo amore. Vieni, Spirito di servizio, edifica la tua Chiesa nell'unità e nella pace, perché sia solidale con le gioie e le sofferenze di tutti gli uomini. Dona ai tuoi fedeli, che solo in te confidano, i tuoi santi doni. Vieni, Spirito di risurrezione, e come hai risuscitato Gesù da morte, introduci tutti gli uomini nella vita e nella gloria. Dona virtù e premio, dona morte santa, dona gioia eterna. Vieni, padre dei poveri, vieni, datore dei doni, vieni, luce dei cuori. Rendiamo grazie a Dio! Ogni domenica, giorno del Signore, ci riuniamo per celebrare l'Eucaristia. Con gioia rendiamo grazie a Dio, che nella creazione si manifesta come il Dio della vita che ha creato l'uomo a sua immagine. Cantiamo e rendiamo grazie a Dio che ha risuscitato Cristo nostro Dio perché in questo giorno il Signore Gesù, risorto dai morti, ha alitato su di noi il soffio della vita nuova, lo Spirito Santo. Noi festeggiamo la creazione in cui Dio ha profuso la sua benedizione, consegnandola all'uomo come opera da portare a compimento. Prendiamo le cose dalle mani di Dio e accettiamo la fatica di ogni giorno, perché risplenda nel creato l'amore e la sapienza di Dio. Celebriamo la risurrezione di Cristo perché in lui siamo diventati creature nuove e completiamo attraverso la nostra fatica ciò che manca alla sua passione, perché un giorno la sua risurrezione si manifesti in noi. Annunziamo il dono dello Spirito Santo che in noi opera per trasformare il mondo secondo il disegno di Dio che è amore. Dopo che Cristo è venuto, noi non siamo più soli e senza speranza in questo mondo. E se soffriamo e gemiamo come la donna nelle doglie del parto, è perché deve ancora venire alla luce l'uomo nuovo, la creatura nuova. Perciò nella sofferenza e negli avvenimenti che sconvolgono il mondo noi vediamo momenti di passaggio, segni di vita e di autentica speranza. Quanto più la notte è avanzata tanto più il giorno è vicino e noi gridiamo con tutto l'essere nostro: Vieni, Signore Gesù! Protagonisti e responsabili La vita come dono e vocazione, come relazione di amore, come esperienza della novità di Cristo nella Chiesa rivela che Dio chiama ciascuno a vivere da protagonista e vuole che cresciamo nella libertà e nell'amore, doni di Cristo. Le esperienze profonde della crescita fisica e spirituale dei ragazzi e delle ragazze, la loro ricerca di amicizia e di affetti più intensi, l'attenzione nuova verso l'altro sesso, devono trovare negli educatori persone discrete e illuminate, capaci di infondere confidenza e fiducia. Tutte le esperienze della vita sono segnali da decifrare insieme, per aprirci al futuro senza paura. I ragazzi e le ragazze vivono momenti in cui fanno fatica a capirsi, a volte perfino ad accettarsi. Curiosità e voglia di vivere si alternano a sconcerto e ansietà. Occorre coraggio e fiducia in se stessi e negli altri. È importante che i genitori e i catechisti aiutino i ragazzi a scoprire il senso profondo della loro vita e di ogni dono come chiamata ad amare, che ha la sua radice nel Battesimo. L'itinerario catechistico intende condurre progressivamente i ragazzi a: sentirsi protagonisti e responsabili della loro vita, come dono prezioso in cui si rivela la vocazione ad amare; prendere coscienza in questa luce del dono della corporeità e della sessualità; trovare nella novità di vita battesimale la sorgente e la forza per crescere nella capacità di amare, al di là del continuo rischio dell'egoismo. Nella comunità, i ragazzi devono essere educati a sentirsi responsabili: Dio chiama ciascuno a vivere da protagonista. Non basta fare per loro, bisogna imparare a fare con loro. Nel gruppo parrocchiale i ragazzi possono crescere insieme attraverso vive esperienze personali e comunitarie. L'impegno è di tutti, per favorire il confronto sereno sui grandi problemi della vita, per vivere in gruppo l'esperienza dell'amicizia, per assumere le prime responsabilità nella missione della Chiesa. La vita è vocazione La vita è dono di Dio affidata alle nostre mani. È come un talento prezioso da spendere con responsabilità per produrre frutti di vita nuova. Chi sono? "Conosci te stesso": queste parole erano scritte a grandi lettere sulla facciata del tempio di Delfi, città sacra dell'antica Grecia. La sapienza dei greci aveva colto lo sforzo più difficile per ogni uomo: conoscere se stessi. La curiosità spinge a guardarsi intorno, ma chi è saggio si concede anche tempo e fatica per scrutare la propria anima. Cresci e ti trasformi nel tuo aspetto fisico e nel tuo spirito; e scopri le cose in una luce nuova, cerchi amicizia e affetto: c'è una vita che esplode non solo fuori, ma anche dentro di te! C'è il tuo mondo: desideri, dispiaceri, sentimenti, progetti. Puoi essere generoso e sensibile, puoi diventare chiuso ed egoista: il rischio è grande. Questo mondo è nelle tue mani. Non occorrono gli occhi del poeta o la scienza del filosofo per accorgersi che la vita è un dono, è un miracolo grandioso. Ogni dono comporta però l'impegno di accoglierlo, di non sciuparlo. Esiste il pericolo di lasciarsi andare, di vivere alla giornata senza un progetto per cui lottare e sperare. Ogni anno, ogni stagione della vita è come un traguardo raggiunto, ma altri se ne intravedono in lontananza. Lo sguardo e il desiderio corrono più avanti, nel futuro. Dove può arrivare la voglia di vivere di un ragazzo e di una ragazza? È Dio che chiama alla vita e nel fondo del cuore rivela dove vuole condurci. Dentro di noi ( dal diario di Anna Frank, 15 luglio 1944 ) Mio padre e mia madre mi hanno sempre molto viziata, sono stati molto cari con me, mi hanno difesa e hanno fatto tutto ciò che possono fare dei genitori. Eppure mi sono sentita a lungo e terribilmente sola, esclusa, abbandonata e incompresa. Il babbo fece tutto il possibile per temperare il mio impeto ribelle, ma non c'era niente che servisse; mi sono guarita da me, studiando quello che c'era di errato nella mia condotta. Il babbo non ha seguito la via giusta, mi ha sempre parlato come si parla a una bimba, che deve superare una difficile fase dell'infanzia. Ciò suona strano, perché il babbo è l'unico che mi abbia accordato la sua confidenza e dato la sensazione di essere una ragazza intelligente. Ma ha trascurato una cosa: cioè non si è accorto che la mia lotta per emergere era per me l'essenziale. Non volevo sentir parlare di "fenomeni dell'età", di "altre ragazze", di "cose che passano da sé"; volevo essere trattata non da ragazza come - tutte - le - altre, ma da Anna - così - com'è. Dio continua a chiamare Abramo, Mosè, Samuele, Geremia, Giovanni Battista … La lettura delle vocazioni bibliche ci aiuta a capire come Dio continui a chiamare anche oggi. Gen 12,1-9: Abramo, vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò. Es 3,1-15: "Mosè, Mosè". "Eccomi!". "Io sono il Dio di tuo padre, il Dio di Abramo, il Dio di Isacco, il Dio di Giacobbe … Ora va! Io ti mando dal faraone". 1 Sam 3,1-18: "Samuele, Samuele". "Parla, Signore, perché il tuo servo ti ascolta". Ger 1,4-10: Prima di formarti nel grembo materno, ti conoscevo, prima che tu uscissi alla luce, ti avevo consacrato; ti ho stabilito profeta … Lc 1,13-17: Egli sarà grande davanti al Signore … Sarà pieno di Spirito Santo fin dal seno di sua madre e ricondurrà molti figli di Israele al Signore loro Dio. Un talento prezioso A ciascuno Dio ha dato una ricchezza che, unita a quella degli altri, può diventare un patrimonio immenso. Una parabola di Gesù invita a riflettere sulla responsabilità di ciascuno. Dio affida all'uomo la vita come moneta preziosa da trafficare. Un uomo, racconta Gesù, partendo per un viaggio, chiamò i suoi servi e consegnò loro i suoi beni. "A uno diede cinque talenti, a un altro due, a un altro uno, a ciascuno secondo la sua capacità, e partì. Colui che aveva ricevuto cinque talenti andò subito ad impiegarli e ne guadagnò altri cinque. Così anche quello che ne aveva ricevuti due, ne guadagnò altri due. Colui invece che aveva ricevuto un solo talento, andò a fare una buca nel terreno e vi nascose il denaro del suo padrone. Dopo molto tempo il padrone di quei servi tornò, e volle regolare i conti con loro. Colui che aveva ricevuto cinque talenti, ne presentò altri cinque, dicendo: Signore, mi hai consegnato cinque talenti; ecco, ne ho guadagnati altri cinque. Bene, servo buono e fedele, gli disse il suo padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Presentatosi poi colui che aveva ricevuto due talenti, disse: Signore, mi hai consegnato due talenti; vedi, ne ho guadagnati altri due. Bene, servo buono e fedele, gli rispose il padrone, sei stato fedele nel poco, ti darò autorità su molto; prendi parte alla gioia del tuo padrone. Venuto infine colui che aveva ricevuto un solo talento, disse: Signore, so che sei un uomo duro, che mieti dove non hai seminato e raccogli dove non hai sparso; per paura andai a nascondere il tuo talento sotterra; ecco qui il tuo. Il padrone gli rispose: Servo malvagio e infingardo, sapevi che mieto dove non ho seminato e raccolgo dove non ho sparso; avresti dovuto affidare il mio denaro ai banchieri e così, ritornando, avrei ritirato il mio con l'interesse. Toglietegli dunque il talento, e datelo a chi ha dieci talenti. Perché a chiunque ha sarà dato e sarà nell'abbondanza; ma a chi non ha sarà tolto anche quello che ha. E il servo fannullone gettatelo fuori nelle tenebre; là sarà pianto e stridore di denti" ( Mt 25,14-30 ). Solo chi spende tutta la sua vita, gusta la gioia del Regno. Non così chi sfugge, per pigrizia o paura, agli impegni. Rischia di trovarsi privo anche di ciò che ha! Dio ci ha dato la vita come dono prezioso da spendere con generosità. Ragazzi, avete una vostra parola "Giovani e ragazzi di tutto il mondo! voi avete capacità che talvolta gli adulti hanno dimenticato e smarrito. Avete una vostra parola, fresca, nuova, originale. Ditela questa parola di pace, questo "no" alla violenza, con la forza del vostro cuore puro, dei vostri occhi limpidi, della vostra gioia di vivere in un mondo, in cui "giustizia e pace si baceranno" ( Sal 88,11 ). Voi, giovani e ragazzi, portate in voi stessi l'avvenire del mondo e della storia. Questo mondo sarà migliore e già, fin da adesso, tutta la vostra vita sarà aperta alla grazia di Cristo, all'ideale di amore e di pace che vi insegna il Vangelo". ( Paolo VI ) Poni su di me la tua mano Presso Dio ogni vita ha un senso e porta in sé i segni della sua presenza. Fin dal tuo nascere egli ti conosce, ti circonda e pone su di te la sua mano. Signore, tu mi scruti e mi conosci, tu sai quando seggo e quando mi alzo. Penetri da lontano i miei pensieri, mi scruti quando cammino e quando riposo. Ti sono note tutte le mie vie; la mia parola non è ancora sulla lingua e tu, Signore, già la conosci tutta. Alle spalle e di fronte mi circondi e poni su di me la tua mano. Sei tu che hai creato le mie viscere e mi hai tessuto nel seno di mia madre. Ti lodo, perché mi hai fatto come un prodigio; sono stupende le tue opere, tu mi conosci fino in fondo. Scrutami, Dio, e conosci il mio cuore, Provami e conosci i miei pensieri: vedi se percorro una via di menzogna e guidami sulla via della vita. ( Sal 139 ) O Dio, che circondi la nostra esistenza con il tuo sguardo d'amore, sii la luce di ogni nostro pensiero e desiderio e guidaci sulla via della vita. Uomo e donna immagine di Dio Ogni uomo e ogni donna portano in sé un patrimonio di doti e di capacità personali da sviluppare, per riconoscere la chiamata di Dio. Sei irripetibile Le mani, gli occhi, il volto, il cuore, la mente: tutto questo sono io. Questo è il mio corpo che cresce e mi rende solidale con ogni creatura. Posso comunicare, parlare, incontrare gli altri, conoscere il mondo, gli amici, Dio stesso, grazie al mio corpo. Ecco l'uomo: persona unica, anima e corpo, chiamata al dialogo con Dio e con i suoi simili. Ogni persona è inconfondibile, irripetibile nella sua originalità. Il tuo aspetto e il tuo comportamento dicono chi sei. Il tuo nome è il nome col quale Dio stesso ti chiama e ti conosce. Prima di essere formato nel grembo materno, prima di venire alla luce, Dio ti conosce. Per le piante e gli animali crescere e portare frutti è un processo inconsapevole e spontaneo. L'uomo invece deve imparare a conoscere se stesso e gli altri per decidere liberamente. E una grave responsabilità, ma è anche la tua dignità. Chi ti sta vicino può aiutarti con suggerimenti e consigli, ma tu solo puoi decidere e volere. Con le tue scelte devi dunque diventare quell'uomo e quella donna inconfondibili, come inconfondibile è il tuo nome davanti a Dio. Nel disegno di Dio ogni vita è vocazione e ogni persona è responsabile della sua crescita come della sua salvezza. Insieme per collaborare La sessualità segna tutta la persona umana. Siamo uomini o donne non solo dal punto di vista fisiologico, ma in tutte le manifestazioni del nostro corpo e dello spirito. Nessuno può pensare, può fare un discorso, può compiere un gesto dimenticando chi è: uomo o donna. Accettarsi interamente, è punto di partenza per riuscire e per realizzarsi nella vita. Uomo e donna sono differenti; crescendo, scoprono che la loro sessualità è nello stesso tempo segno di povertà e di ricchezza. L'uomo scopre di non essere tutto; Dio stesso lo afferma, creando: "Non è bene che l'uomo sia solo" ( Gen 2,18 ). Lo stesso vale, naturalmente, per la donna. La creatura umana non può realizzarsi nella solitudine, aspira con tutte le forze al bene dell'amicizia, alla comunione. E come se una voce profonda, dentro di noi, gridasse: va' incontro all'altro e scoprirai chi sei, arricchisci gli altri e ne sarai arricchito. L'essere diversi nel corpo e in tanti atteggiamenti interiori, non è motivo di competizione, ma è una spinta per costruire insieme e arricchirsi reciprocamente. Il desiderio di incontro è profondo in ogni uomo e donna. Ne fanno esperienza, attraverso sentimenti di gioia e trepidazione, i ragazzi e le ragazze nei loro primi momenti di attenzione e simpatia. Nel cuore di ciascuno però si nasconde anche l'egoismo: è sempre pronto a trasformare il sentimento più puro in un rapporto ambiguo o superficiale. La volontà sembra debole, a volte, per dominare e controllare energie nascoste e tanto preziose. Come decidere responsabilmente di sé, senza lasciarsi trascinare dalle mode o da impulsi istintivi? Cosa intendiamo quando diciamo: ti voglio bene? Essere uomo o donna, con i propri modi di pensare e vedere, costituisce un invito al dialogo, all'incontro e all'amicizia, alla comunione. Uomo e donna: immagine di Dio Dio non ha pensato l'uomo solo; lo ha costruito invece fin dall'inizio in comunità, in dialogo col suo simile. La Bibbia, narrando le origini della vita, sottolinea la gioia di Dio dinanzi alle opere del creato - la terra e il cielo, le piante e gli animali - e ripete: "Dio vide che era cosa buona". Ma dopo aver creato l'uomo, "Dio vide quanto aveva fatto, ed ecco, era cosa molto buona" ( Gen 1,31 ). "Dio creò l'uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò" ( Gen 1,27 ). Per il dono della vita La diversità sessuale non è per un gioco irresponsabile, ma è un invito alla comunione per un dono di vita. Lo stesso racconto biblico delle origini contiene la benedizione di Dio sull'uomo e sulla donna come collaboratori al suo progetto di creazione: "Siate fecondi e moltiplicatevi, riempite la terra" ( Gen 1,28 ). È un comandamento di Dio ed esige responsabilità. Ogni vita è vocazione all'amore. Il Signore affida all'uomo e alla donna la sua forza creatrice. Nel matrimonio diventano interpreti dell'amore del Padre, che chiama nuovi figli al banchetto della vita. Lo sbocciare della vita di un bambino dipende dall'incontro e dalla donazione di un uomo e di una donna. Due correnti di umanità e di amore sono venute a convergere, a riunirsi, tanto da poter dire che i due ora sono "una sola carne". Il padre e la madre servono la vita e promuovono il bene di ogni persona umana. Sempre il dono dell'amore è fecondo: anche chi per amore sceglie di servire il progetto di Dio sulla via della verginità porta germi di vita e di speranza. Nel Matrimonio l'uomo e la donna si uniscono con una unica e indissolubile donazione e diventano segno e strumento dell'amore di Dio, che chiama nuovi figli al banchetto della vita. Allenarsi al dono di sé La sessualità è un bene prezioso e nessuno può rinunziare alla responsabilità di viverla correttamente. Essa concorre a fare dell'uomo e della donna l'immagine stupenda di Dio. È segno d'identità e strumento di comunione. Lo stesso sviluppo fisico dei ragazzi e delle ragazze è momento in cui Dio chiama a divenire sempre più responsabili della vita che è dono. Tutti siamo esposti al rischio di ridurre la sessualità a una cosa banale, di strumentalizzare il corpo umano per farne oggetto di piacere. Spesso accade di confondere l'attrazione fisica o l'interesse momentaneo con l'amore vero: il sesso viene considerato quasi un bene di consumo fine a se stesso. Quando diciamo: "Ti voglio bene", intendiamo un bene immediato, a poco prezzo, o sappiamo immaginare e desiderare un bene più grande? E quando cerchiamo l'amicizia e l'incontro di un ragazzo, di una ragazza, sappiamo coltivare i beni nascosti della persona, i beni spirituali, in modo che sempre più il corpo umano si renda trasparente alla bellezza dell'animo? È difficile tutto questo? Certo, può risultare difficile, ma è possibile. E grazia da invocare e dono di libertà che lo Spirito di Cristo non fa mancare. È importante conoscerci e conoscere il corpo umano, allenandoci a superare ogni ricerca immediata del proprio piacere, per non perdere mai di vista il senso profondo della sessualità. Il rispetto e l'onore dovuto a se stessi e ad ogni altra persona, uomo o donna, richiedono senso del pudore, rifiuto di tutto ciò che svende e umilia il corpo. Nella crescita spirituale, verso traguardi sempre più alti, è necessario fare viva esperienza di Cristo: nelle amicizie leali e con il dialogo schietto, in famiglia e nella comunità cristiana; attraverso la preghiera e l'apertura confidente con un sacerdote; per mezzo dei sacramenti della Riconciliazione e dell'Eucaristia. Ci sostiene l'esempio di tanti santi e di Maria, la Madre di Gesù. Vivere la castità è difficile come vincere l'ambizione, dominare l'orgoglio, affermare la giustizia, vivere la povertà … La fatica e la lotta di oggi non sono inutili, perché ogni vittoria sull'egoismo e sul peccato rende più liberi e apre all'amore di Dio, alla comunione con gli altri. Ogni vita è vocazione all'amore. Il Signore affida all'uomo e alla donna la missione di servire la vita e promuovere il bene di ogni persona umana. Castità, sorgente d'amore Chi è chiamato e sceglie di consacrare tutta la sua vita per il regno di Dio, attraverso il sacerdozio ministeriale o la vita religiosa, percorre una via di fecondo e concreto amore, essenziale per la vita della Chiesa. "La santità della Chiesa è in modo speciale favorita dai molteplici consigli che nel Vangelo il Signore propone all'osservanza dei suoi discepoli. Tra essi eccelle il prezioso dono della grazia divina, dato dal Padre ad alcuni, perché più facilmente con cuore indiviso si consacrino solo a Dio nella verginità o nel celibato. Questa perfetta continenza per il regno dei cieli è stata sempre tenuta in singolare onore dalla Chiesa, quale segno e stimolo della carità e speciale sorgente di spirituale fecondità nel mondo". ( Leggi Concilio Vaticano II, La Chiesa, n. 42 ) La vocazione dell'amore Dinanzi al mistero della vita che si rivela nell'amore dell'uomo e della donna, la comunità cristiana esprime ammirazione e lode a Dio. Padre santo, creatore dell'universo, che hai formato l'uomo e la donna a tua immagine, e hai posto sulla prima famiglia il segno della tua benedizione, guarda con benevolenza questi sposi che oggi si uniscono con il sacramento nuziale. Scenda la ricchezza delle tue benedizioni perché nel dono reciproco dell'amore, allietino di figli la loro famiglia e la comunità ecclesiale. Ti lodino, Signore, nella gioia, ti cerchino nella sofferenza; godano della tua amicizia nella fatica e del tuo conforto nella necessità; ti preghino nella santa assemblea, siano testimoni del tuo Vangelo. Vivano a lungo nella prosperità e nella pace, e con tutti gli amici che ora li circondano giungano alla felicità del tuo regno. ( Dal Rito del Matrimonio ) Creature nuove Nella fede e nei sacramenti viene incontro all'uomo il progetto stupendo di Dio che è la vita perfettamente realizzata in Cristo risorto. Tra egoismo e solidarietà La storia del mondo, la vita quotidiana degli uomini intorno a noi … All'apparenza è difficile riconoscere nella realtà quotidiana il progetto originale di Dio. Non siamo stati fatti per crescere in umanità, nel rispetto e nella collaborazione? Uomini e donne, destinati al dialogo, all'incontro, all'amore? Perché pregiudizi, discriminazioni e ingiustizie, collegate al sesso, alla razza, alla provenienza geografica, o alla cultura dell'uomo? L'essere diversi nel colore della pelle, straniero, malato, povero o menomato, di un'altra città e un'altra regione, è spesso motivo di disprezzo e rifiuto. Anche la donna è vittima di discriminazioni. Perché il nostro cuore è duro, colmo di egoismo e di violenza? Perché spesso ci scopriamo incapaci di superare incomprensione e divisioni? Sono domande, che da sempre l'uomo si pone. La Bibbia, parola di Dio, ci aiuta a trovare una risposta. Dio ha creato l'uomo per la vita e per l'amore. Non viene da Dio dunque il male e la morte. Essi vengono dalla ricerca della vita fuori di Dio, abusando della libertà e rifiutando la sua amicizia. La Bibbia parla di una solidarietà nel male, che coinvolge tutta l'umanità; ogni figlio di Adamo nasce segnato dal peccato originale. "Come a causa di un solo uomo il peccato è entrato nel mondo e con il peccato la morte, così anche la morte ha raggiunto tutti gli uomini, perché tutti hanno peccato" ( Rm 5,12 ). Ma questa non è la fine della storia dell'umanità. Anche nella salvezza esiste solidarietà. "Come per la disobbedienza di uno solo tutti sono stati costituiti peccatori, così anche per l'obbedienza di uno solo, tutti saranno costituiti giusti. Quelli che ricevono il dono della giustizia regneranno nella vita per mezzo del solo Gesù Cristo" ( Rm 5,17-19 ). Il progetto di amore e di salvezza, che Dio ha iniziato all'alba dei secoli, giunge al suo compimento in Cristo Gesù. Gesù di Nazareth è l'ideale di uomo che Dio propone a tutti. Cristo è l'uomo nuovo che vince il peccato e restituisce all'uomo la dignità perduta e la comunione con Dio. Alle origini del peccato dell'uomo Con la lettura dei racconti delle origini, scritti dai sapienti di Israele, troviamo una risposta alla presenza e alla diffusione del male nel mondo. Gen 3,1-21: L'uomo con sua moglie si nascosero dal Signore Dio. Gen 4,1-16: Caino alzò la mano contro il fratello Abele e lo uccise. Gen 6,1-7,22: Il Signore vide che la malvagità degli uomini era grande sulla terra. Gen 11,1-9: Costruiamoci una città e una torre, la cui cima tocchi il cielo. Uomini nuovi in Cristo Attorno a Gesù vediamo uomini e donne di ogni condizione: nessuno viene rifiutato o considerato escluso dalla salvezza. In una società caratterizzata da varie discriminazioni, con coraggio Gesù va contro corrente: guarisce i lebbrosi, considerati maledetti e rifiutati dalla società, riceve i peccatori e mangia con loro, loda la fede di una donna pagana, permette a una peccatrice in cerca di perdono di bagnare di lacrime i suoi piedi, scandalizzando così i farisei. L'annunzio del regno di Dio è liberazione dal peccato e dalle sue conseguenze per tutti. Non c'è più discriminazione di razza o nazionalità, tra uomini e donne, o a causa di condizioni sociali. Ad ogni uomo Dio riconosce la dignità di persona umana. Fin dal giorno del suo battesimo, con l'immersione nelle acque del Giordano, Gesù esprime la sua piena partecipazione alla condizione degli uomini. Dio Padre conferma la scelta di Gesù con il dono dello Spirito e le parole: "Tu sei il mio Figlio prediletto, in te mi sono compiaciuto" ( Lc 3,22 ). Gesù è Salvatore del mondo: è lui l'uomo nuovo, che vince il peccato e la morte. Con lui e per mezzo di lui, una moltitudine di fratelli, costituisce il principio di una umanità nuova. Tutti siete figli di Dio per la fede in Cristo Gesù. Siete stati battezzati in Cristo, vi siete rivestiti di Cristo. Non c'è più giudeo né greco, non ce più schiavo né libero, non c'è più uomo né donna, tutti voi siete uno in Cristo Gesù. ( Gal 3,26-28 ) Rinati alla vita Lo Spirito che è sceso su Gesù mentre usciva dall'acqua del Giordano e lo ha fatto risorgere dopo la morte, è venuto su di noi nel Battesimo per renderci uomini nuovi, capaci di vivere da figli di Dio e compiere le stesse scelte di Gesù. Il Battesimo non ci purifica soltanto da tutti i peccati, ma ci rende anche partecipi del mistero di morte e risurrezione di Cristo: ci fa passare dalla schiavitù del peccato e della morte alla libertà dei figli di Dio per mezzo dello Spirito. E quanto afferma l'apostolo Paolo: "Quanti siamo stati battezzati in Cristo Gesù, siamo stati battezzati nella sua morte. Per mezzo del Battesimo siamo dunque stati sepolti insieme a lui nella morte. Uniti a lui con una morte simile alla sua, lo saremo anche con la sua risurrezione" ( Rm 6,3-5 ). Realmente, immersi nelle acque del fonte battesimale comunichiamo alla morte del Cristo, e risalendo da esse partecipiamo alla risurrezione del Signore. Il Battesimo ci rende partecipi della morte e risurrezione di Cristo. Liberi dalla schiavitù del peccato e della morte, siamo figli di Dio per mezzo dello Spirito e membra vive della Chiesa. Il Battesimo, grembo della Chiesa La storia di molte città italiane ha lasciato nelle chiese e nei battisteri tracce significative di ciò che la Chiesa ha sempre creduto e sperato. I più antichi battisteri oggi esistenti risalgono al secolo V, ossia al 400-500. Di tutti il più importante è il battistero di San Giovanni in Laterano, al quale molti battisteri medioevali e rinascimentali si sono ispirati. I battisteri erano costruiti su una base poligonale, spesso a otto lati. Al centro una vasca. Qui i catecumeni, ossia coloro che hanno accolto la fede di Cristo e si sono preparati al battesimo, scendevano nell'acqua e ne riemergevano, all'invito del vescovo, che diceva le parole insegnate dagli apostoli: "Io ti battezzo nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". Qui il vescovo imponeva le mani invocando il dono dello Spirito e ungeva i neo-battezzati con il crisma, anch'esso segno sacramentale dello stesso Spirito. Il battistero era ed è considerato come il grembo della Chiesa, da cui nascono i cristiani. Le decorazioni alle pareti, i mosaici della pavimentazione, le linee architettoniche stesse del battistero rappresentano figure e simboli che evocano scene bibliche e suscitano la preghiera: la croce, il battesimo di Gesù nel Giordano, la fonte e i cerbiatti ( immagini dell'uomo che ha sete di Dio: vedi il Salmo 41 ), sono le immagini più frequenti, da sviluppare nella catechesi. L'edificio stesso, quando è a otto lati, è simbolo della casa di Dio, in cui non si dà più l'avvicendarsi delle settimane; come se i fedeli siano entrati nel giorno ottavo, il giorno della risurrezione e della gloria. Imposizione o dono? Nei primi secoli il Battesimo veniva amministrato soprattutto a persone adulte, che si convertivano dal paganesimo. Dopo un periodo di preparazione, chiamato catecumenato, di fronte alla comunità ricevevano il Battesimo, e si impegnavano a vivere da cristiani. Ma fin dall'inizio si usava battezzare i bambini di quelle famiglie che si convertivano al cristianesimo. In Dio veniva offerta anche ai bambini una paternità e nella Chiesa una famiglia più grande di quella umana. Agostino, nel IV secolo, ricorda quel che è la Chiesa per ciascun bambino: "I bambini non possono ancora correre con i loro piedi, ma corrono con i piedi dei genitori e dei fratelli, per essere guariti. La madre Chiesa presta loro i piedi perché vengano, il cuore perché credano, la lingua perché professino la fede". Un dono permanente e irripetibile Davanti alla comunità il giorno del Battesimo, i nostri genitori hanno professato pubblicamente di voler seguire Gesù con l'esempio e la parola per educarci nella fede. Nella Confermazione, noi rinnoviamo personalmente le promesse del nostro Battesimo. Segnati con il crisma sulla fronte, riceviamo la pienezza dei doni dello Spirito che ci unisce più intimamente a Cristo. Così diventiamo maggiormente responsabili nella comunità dei fratelli e più capaci di testimoniare il Signore risorto davanti al mondo con una missione di servizio e di amore. Il Battesimo e la Confermazione non sono la festa di un giorno, ma realtà sempre presenti nella nostra vita, come doni permanenti. Dio si è impegnato con noi per sempre e imprime una fisionomia nuova e definitiva: un sigillo spirituale, il carattere, come segno della sua alleanza, che è per sempre. Per questo il Battesimo e la Confermazione sono sacramenti che non si ripetono. Siamo diventati creature nuove, chiamate ogni giorno a crescere nella vita dei figli di Dio, senza sfuggire le prove e gli impegni. Nel sacramento della Confermazione riceviamo il sigillo dello Spirito Santo, che ci unisce in modo più perfetto alla Chiesa e ci rende testimoni di Gesù nel mondo. Per una gioia senza fine Con il Battesimo e la Cresima la Chiesa dona all'uomo una speranza nuova. La vita dei battezzati è illuminata dalla certezza della vittoria del bene sul male, dell'amore sull'egoismo, della vita sulla morte. Non si può essere cristiani senza credere nella vita che dura per sempre. La fede viva del Battesimo è un germe di eternità già presente nell'oggi, inizio e anticipo della gioia piena e senza fine. Dio, amante della vita, vuole che tutti gli uomini raggiungano in Cristo la gioia piena nella vita eterna. Chi rifiuta il suo amore sino alla fine e chiude il cuore ai fratelli, ne rimarrà escluso per sempre. La vita dei cristiani sulla terra è proiettata all'esistenza ultima presso Dio. Qui siamo come in cammino e ci sentiamo provvisori. Ciò non significa disprezzare l'esistenza terrena, o disinteressarci dei problemi umani. Come Gesù ha speso tutta la sua vita nell'amore e nel servizio a Dio e agli uomini fino alla morte di croce, così ogni cristiano è chiamato a spendere la sua vita. Dio ci ha creati perché possiamo conoscerlo, amarlo e servirlo come nostro Padre e vivere con lui in una beatitudine senza fine. La vita eterna La risurrezione di Cristo è fondamento della nostra speranza nella vita eterna. Con lui, il primo dei risorti, anche noi risorgeremo. Anche il nostro corpo risorgerà. Gv 11: Chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. 1 Cor 15,51-58: È necessario che questo corpo corruttibile si vesta di incorruttibilità e questo corpo mortale si vesta di immortalità. 1 Ts 4,13-18: Noi crediamo infatti che Gesù è morto e risuscitato; così anche quelli che sono morti, Dio li radunerà per mezzo di Gesù, insieme con lui. 1 Gv 3,1-3: Noi saremo simili a lui, perché lo vedremo così come egli è. Padre Santo Con i sacramenti del Battesimo, della Cresima e dell'Eucaristia, Dio Padre ci invita a una comunione crescente di amore per portare nel mondo un messaggio di speranza. Noi ti lodiamo, Padre Santo. Tu solo sei buono e fonte della vita, e hai dato origine all'universo, per effondere il tuo amore su tutte le creature. Tu hai fatto ogni cosa con sapienza e amore, a tua immagine hai formato l'uomo, alle sue mani operose hai affidato l'universo, perché nell'obbedienza a te, suo creatore, esercitasse il dominio su tutto il creato. E quando, per la sua disobbedienza, l'uomo perse la tua amicizia, tu non l'hai abbandonato in potere della morte, ma nel tuo amore a tutti sei venuto incontro, perché quelli che ti cercano ti possano trovare. Padre santo, hai tanto amato il mondo da mandare a noi, nella pienezza dei tempi, il tuo unico Figlio come salvatore. Egli ha condiviso in tutto, eccetto il peccato, la nostra condizione umana. Per attuare il tuo disegno di redenzione si consegnò volontariamente alla morte, e con la sua risurrezione distrusse la morte e rinnovò la vita. E perché non viviamo più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi, ha mandato, o Padre, il tuo Spirito Santo, primo dono ai credenti. ( Dalla Preghiera eucaristica IV ) Non più servi, ma amici Gesù è l'amico fedele che ci chiama a seguirlo: la sua proposta di amare, il dono del suo Spirito per rinnovare le nostre scelte rivelano che l'amore è il fondamento del progetto di vita proposto da Gesù. Nell'età dell'adolescenza, l'amicizia e l'amore diventano esperienze più profonde e impegnative. I ragazzi sono alla ricerca di qualcuno con cui confidarsi e condividere progetti e ideali. La famiglia e la comunità cristiana si impegnano ad essere presenti con amore e speranza alla crescita dei ragazzi, vivendo con loro l'esperienza dell'amicizia di Gesù. Insieme nella comunità si prende in mano il Vangelo per scoprire la voce del Signore che chiama ciascuno a divenire suo discepolo e invita ogni giorno a seguirlo con docilità e coraggio. Insieme si può capire che l'amore di Gesù risana il cuore dell'uomo e lo rende più forte delle suggestioni del male e del peccato. L'itinerario catechistico conduce i ragazzi a maturare un'esperienza di discepolato con Gesù: a riscoprirlo come amico vero che chiama a seguirlo; a condividere le sue scelte e il suo stile di vita; a lasciarsi riconciliare dal suo perdono, per riprogettare continuamente la propria vita. E quando i ragazzi rivelano incertezze e contraddizioni? Quando contestano e lasciano perplessi genitori e educatori, perché rivendicano autonomie e libertà preoccupanti? Bisogna evitare di fronteggiarsi con diffidenza, ma riaprire ogni giorno il dialogo per essere insieme di aiuto nel fare di più e meglio. Tutti, alla scuola di Gesù, maestro e salvatore, possiamo imparare cosa significhi, nella Chiesa, esercitare l'autorità e obbedire, crescere nell'amore e nella fiducia reciproca, come discepoli del Signore che camminano insieme. Venite a me, voi tutti L'amicizia è uno dei valori più alti. È capace di plasmare le persone. Gesù si propone come il vero amico, il primo e il più esigente. Un bene che non ha prezzo Le strade che uniscono città e paesi, viste dal cielo, assomigliano a nastri sottili che avvicinano grappoli di case tra loro. Raccontano la storia di uomini che vogliono vincere le distanze e mettere in comune le proprie sorti. La gente ha bisogno di incontrarsi: per affari, per lavorare insieme, per condividere momenti di intimità e di festa. A casa, a scuola, anche sul lavoro tutti vorrebbero fare esperienza di comunione e di dialogo, perché l'uomo vive di una fitta rete di relazioni. Vincoli di sangue, sentimenti di amicizia, interessi e ideali comuni, la fede e la religione, sono tutti legami coi quali ci sosteniamo a vicenda, gli uni gli altri. Spesso non ci rendiamo neppure conto di quanto sia preziosa un'amicizia, quanto sia importante la solidarietà, che ci unisce fino a quando non si verifica un doloroso distacco e ci accorgiamo improvvisamente quanta parte di noi se n e andata con la persona amica! L'amicizia è un bene che non ha prezzo. "Chi trova un amico trova un tesoro". Ma i sentimenti più profondi sono spesso i più delicati ed esigenti; a volte basta una parola o un gesto a ferire un amico. Perché tante amicizie durano così poco? Cosa vuol dire essere veramente amico di qualcuno? L'offerta di amicizia ci giunge anche da Dio. Lo rivela il Vangelo di Gesù, la sua vita di uomo tra gli uomini, il suo messaggio ai poveri, la persecuzione che ha subito per essere solidale in tutto con noi fino alla morte, la sua risurrezione che ha reso possibile per tutti gli uomini l'incontro autentico con Dio. Vi ho chiamato amici perché vi ho fatto conoscere tutto ciò che ho udito dal Padre mio. ( Gv 15,15 ) Abramo, l'amico di Dio Abramo vive probabilmente tra il 1900 e il 1800 a.C., nella terra di Ur in Caldea. Come tutti i suoi contemporanei adora degli idoli e così cerca di dare un volto a Dio. Non lo conosce, ma ne ha paura. A quest'uomo Dio rivolge una parola: "Vattene dal tuo paese, dalla tua patria e dalla casa di tuo padre, verso il paese che io ti indicherò" ( Gen 12,1 ). Per farsi riconoscere da lui, Dio lo fa uscire dalla sua terra, lo mette in cammino, in cerca di una terra sconosciuta; gli strappa le sue sicurezze per dargli la sua amicizia. Abramo si mette in cammino perché convinto che lo sconosciuto che gli ha parlato meriti fiducia. Da un atto di fede ha avuto inizio l'amicizia meravigliosa tra Dio e Abramo. Che cosa ha spinto Dio a prendere l'iniziativa? Lo dirà lui stesso ai discendenti di Abramo: "Il Signore si è legato a voi e vi ha scelti … perché vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri, il Signore vi ha fatto uscire con mano potente e vi ha riscattati liberandovi dalla condizione servile, dalla mano del faraone, re di Egitto. Riconoscete dunque che il Signore vostro Dio è Dio, il Dio fedele, che mantiene la sua alleanza e la sua benevolenza per mille generazioni con coloro che l'amano e osservano i suoi comandamenti" ( Dt 7,7-9 ). Che cosa spinge l'uomo a fidarsi di Dio e della sua amicizia? Niente più di una promessa. La cosa umanamente più tenue e più ricca! Ora comprendiamo la forza e la bellezza della parola che Dio usa più volte per indicare Abramo: il mio amico ( Is 41,8 e Gc 2,23 ). Venite alla festa La storia di un'amicizia comincia sempre da un incontro. Un gesto di attenzione, un impegno affrontato insieme, possono essere il primo passo di un lungo cammino da percorrere uniti. "Vieni e seguimi": per il pubblicano Matteo, seduto al banco delle imposte, e per i pescatori del lago di Genezaret, Pietro, Andrea, Giacomo e Giovanni, questo invito perentorio di Gesù segna l'inizio di un'amicizia meravigliosa e duratura che sconvolge la loro esistenza. Tutta la vita di Gesù è una continua offerta di amicizia verso chiunque incontra. Chi accoglie il suo invito scopre a poco a poco nei suoi gesti e nelle sue parole i segni del vero amico: generoso e forte, comprensivo verso chi ha peccato, ma anche esigente, intollerante di ogni ipocrisia, fedele fino alla morte. L'amicizia che Gesù offre è per tutti gli uomini e richiede una scelta personale e convinta. È una proposta che può essere rifiutata. Un giorno, mentre è a tavola, ospite di uno dei capi dei farisei, racconta una parabola: "Un uomo diede una grande cena e fece molti inviti. All'ora della cena, mandò il suo servo a dire agli invitati: Venite, è pronto. Ma tutti, uno dopo l'altro, cominciarono a scusarsi. Il primo disse: Ho comprato un campo e devo andare a vederlo; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho comprato cinque paia di buoi e vado a provarli; ti prego, considerami giustificato. Un altro disse: Ho preso moglie e perciò non posso venire. Al suo ritorno il servo riferì tutto questo al padrone. Allora il padrone di casa, irritato, disse al servo: Esci subito per le piazze e per le vie della città e conduci qui poveri, storpi, ciechi e zoppi. Il servo disse: Signore, è stato fatto come hai ordinato, ma c e ancora posto. Il padrone allora disse al servo: Esci per le strade e lungo le siepi, spingili ad entrare, perché la mia casa sia riempita. Perché vi dico: Nessuno di quegli uomini che erano stati invitati assaggerà la mia cena" ( Lc 14,16-24 ). Il regno di Dio è bontà, fedeltà, amore, pace, benedizione, gioia, tutto ciò che l'uomo può sperare e invocare per la sua vita. Perché molti rifiutano? Quali interessi sono più forti dell'invito alla Cena? Solo la fede è condizione per aver parte al Regno. Chi non si fida di Gesù, si fa legge a se stesso e rifiuta di accogliere l'invito al banchetto del regno di Dio. Beati gli invitati alla Cena del Signore. O Signore, io non sono degno di partecipare alla tua mensa, ma di' soltanto una parola e io sarò salvato. Il banchetto per tutti i popoli I profeti hanno preannunziato in vari modi la venuta del regno di Dio. Una delle immagini più frequenti è quella di un banchetto, che vede partecipare uomini di tutti i paesi e di tutte le razze, senza più timore di carestie e di miseria, liberi da ogni angoscia di solitudine e perfino dalla paura della morte. Il Signore degli eserciti preparerà su questo monte un banchetto di grasse vivande, per tutti i popoli, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati. Egli strapperà su questo monte il velo che copriva la faccia di tutti i popoli e la coltre che copriva tutte le genti. Eliminerà la morte per sempre; il Signore Dio asciugherà le lacrime su ogni volto; farà scomparire da tutto il paese la condizione disonorevole del suo popolo, poiché il Signore ha parlato. E si dirà in quel giorno: "Ecco il nostro Dio; in lui abbiamo sperato perché ci salvasse; questi è il Signore in cui abbiamo sperato; rallegriamoci, esultiamo per la sua salvezza. Poiché la mano del Signore si poserà su questo monte". ( Is 25,6-10 ) Preghiamo con i salmi I salmi sono le antiche preghiere del popolo ebraico: canti e inni di ringraziamento; preghiere di offerta e di supplica; lamenti umili e confidenti, canti di vittoria, meditazioni. Con i salmi Israele ascolta e risponde al suo Signore: lo loda, lo invoca nella prova, lo ringrazia perché ha esaudito la preghiera, esulta con lui nel momento della festa. Con i salmi hanno pregato Gesù, Maria, gli apostoli, la Chiesa di tutti i tempi. Sono preghiere che Dio stesso ha suggerito a Israele, per tutta l'umanità. Anche noi nella Chiesa usiamo le parole dei salmi per rispondere a Dio che opera nella nostra vita. Essi sono ricchi di significati, ma richiedono attenzione e disponibilità. Quanto più li meditiamo e preghiamo, tanto più parlano al nostro cuore. Per lodare l'amore di Dio. Ti loderò tra i popoli, Signore, a te canterò inni tra le genti perché la tua bontà è grande fino ai cieli e la tua verità fino alle nubi. ( Sal 108,4-5 ) Per lodare Dio che ci ha creati. Lodate, servi del Signore, lodate il nome del Signore. Dal sorgere del sole al suo tramonto sia lodato il nome del Signore. Su tutti i popoli eccelso è il Signore, più alta dei cieli è la sua gloria. ( Sal 113,1.3-4 ) Per invocare il perdono. Pietà di me, o Dio, secondo la tua misericordia; nella tua grande bontà cancella il mio peccato. Lavami da tutte le mie colpe, mondami dal mio peccato. ( Sal 51,3-4 ) Per lodare Dio misericordioso. Benedici il Signore, anima mia, non dimenticare tanti suoi benefici. Egli perdona tutte le tue colpe, guarisce tutte le tue malattie. ( Sal 103,2-3 ) Se vuoi La proposta di Gesù è chiara: seguire lui per una realizzazione piena. La sua Pasqua rende finalmente libero l'uomo per amare. Un grande ideale Una vita senza ideali è come una strada senza uscita. Gli uomini hanno bisogno di ideali grandi che diano senso alla vita. Nel tuo ambiente spesso senti parlare di libertà, di democrazia, di giustizia e di pace … Quali ideali guidano il tuo cammino quotidiano e ispirano le scelte della tua vita? Vuoi vivere per divertirti? Questa scelta ha un nome: si chiama edonismo ed è propria di chi fa del piacere lo scopo dell'esistenza. Pensi che sia più vantaggioso accumulare dei beni? Questo modo di vivere è diffuso e illude molte persone. Prima o poi si rivela fragile e inconsistente perché non appaga il cuore dell'uomo. La vita di Gesù ha un orientamento costante, la volontà del Padre che vuole la piena realizzazione degli uomini. Seguire Gesù diventa un impegno preciso. Chi si affida alla sua parola, punta sulla verità del Vangelo per una pienezza di vita. Quali ideali muovono la tua vita? Che cosa dà senso alle tue giornate? A quali progetti di vita ispiri le tue scelte? Una cosa conta per Gesù: fare la volontà del Padre. Il grande viaggio L'evangelista Luca raccoglie molti dei fatti e degli insegnamenti di Gesù come avvenuti in un unico grande viaggio dalla Galilea a Gerusalemme ( Lc 9-19 ). In realtà, Gesù andò più volte a Gerusalemme, ma la sua predicazione, cominciata in Galilea, culminò nella Città santa con la morte, risurrezione e ascensione al cielo. Culminò, non finì. Poiché dopo la risurrezione e la discesa dello Spirito Santo, Gesù inviò i discepoli, proprio da Gerusalemme, nella Giudea, nella Samaria e sino ai confini del mondo. Luca dunque non è preoccupato di raccontare puntualmente i singoli spostamenti di Gesù da un luogo all'altro, ma dà risalto al cammino della parola di Dio fino a Gerusalemme e, da qui, al mondo intero. E questo il tema del suo Vangelo e del secondo libro da lui scritto: gli Atti degli apostoli. Al centro è la morte e la risurrezione di Gesù in Gerusalemme. Con tutto il cuore Le parole di moda corrono il rischio di logorarsi con l'uso. Una di queste è la parola amore. Di amore parlano le canzoni, i film, i romanzi, di amore parlano i ragazzi. Il Vangelo di Gesù è il vero messaggio di amore. Gesù non ha semplicemente parlato di amore: con i suoi gesti di accoglienza e di perdono, con l'opposizione ad ogni ipocrisia, con la sua squisita attenzione ai poveri e ai malati, ha rivelato il volto dell'amore di Dio. L'evangelista Luca racconta che, lungo la strada che sale a Gerusalemme, Gesù insegna ai suoi discepoli a incentrare la loro vita sul comandamento dell'amore, come compendio di tutte le leggi. Coglie l'occasione dalla domanda di un maestro della legge: "Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?". Gesù gli dice: "Che cosa sta scritto nella legge? Che cosa vi leggi?". Costui risponde: "Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso". E Gesù: "Hai risposto bene; fa' questo e vivrai" ( Lc 10,25-28 ). Cosa significa "amare con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze"? È la vita intera di Gesù che dà risposta a questa domanda. L'amore a Dio ha spinto Gesù ad amare gli uomini senza riserve. Ama il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore e il prossimo tuo come te stesso. Senza voltarsi indietro È sempre difficile prendere decisioni stabili, definitive. Si vorrebbe provare, pronti però a cambiar rotta, seguendo i vantaggi del momento e della situazione, senza mai rischiare in maniera definitiva. Gesù dice chiaramente che nei riguardi di Dio non è possibile avere incertezze e tentennamenti: "Nessun servo può servire a due padroni: o odierà l'uno e amerà l'altro, oppure si affezionerà all'uno e disprezzerà l'altro. Non potete servire a Dio e a mammona" ( Lc 16,13 ). La chiamata stessa di Cristo è esigente: "Seguimi". Possiamo forse restare esitanti quando ascoltiamo le condizioni che Gesù detta a chi vuol farsi suo discepolo, ma la parola di Gesù non lascia dubbi: "Nessuno che ha messo mano all'aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio" ( Lc 9,57-62 ). Non c'è posto per le scuse, non c'è motivo di rimandare a un momento più propizio la nostra risposta al Signore. Signore, ti seguirò dovunque tu vada. ( Lc 9,57 ) Il codice dell'alleanza "Lampada per i miei passi è la tua parola, luce sul mio cammino" ( Sal 119,105 ). Con queste parole, nelle sinagoghe di Israele, si medita la sapienza della legge che Dio ha donato al suo popolo. La tradizione ebraica ha tramandato la legge dell'alleanza che Dio ha consegnato a Mosè, sul monte Sinai, sotto forma di un Decalogo, dieci parole. Sono i comandamenti: pegno dell'alleanza di Dio con il popolo, che egli ha liberato dalla schiavitù, e via di libertà e di amicizia con lui. La catechesi ha fissato le dieci parole in una formulazione semplice da ricordare: Io sono il Signore, tuo Dio! 1. Non avrai altro dio al di fuori di me. 2. Non nominare il nome di Dio invano. 3. Ricordati di santificare le feste. 4. Onora tuo padre e tua madre. 5. Non uccidere. 6. Non commettere atti impuri. 7. Non rubare. 8. Non dire falsa testimonianza. 9. Non desiderare la donna d'altri. 10. Non desiderare la roba d'altri. Il Vangelo senza riduzioni Accostiamo il Vangelo senza accomodamenti. Le sue esigenze non scoraggiano, ma rivelano il fascino della libertà dei figli di Dio. Lc 6,27-35: Amate i vostri nemici, fate del bene a quelli che vi odiano. Lc 9,23-26: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Lc 13,22-30: Sforzatevi di entrare per la porta stretta. Lc 16,1-13: Non potete servire a Dio e al denaro. Lc 18,9-14: Chi si esalta sarà umiliato e chi si umilia sarà esaltato. Una sola cosa è necessaria Davanti ai mille impegni di ogni giorno, raccogliersi in preghiera è importante o è una perdita di tempo? Il dubbio s'insinua anche in tanti cristiani: ha ancora senso fermarsi per stare in ascolto di Dio e pregare? L'amore umano vive di intimità, di silenzi, di parole semplici e ripetute. L'amore di Dio vive di tutto questo. Chi fa tante cose e perde di vista il rapporto con Dio, corre il rischio di girare a vuoto. Gesù stesso, sempre disponibile e attento verso tutti, sa trovare nella sua giornata tempi privilegiati per stare solo col Padre, in ascolto e in colloquio con lui ( Lc 11,1-13 ). Ha bisogno di intimità con Dio, per comprendere meglio la sua volontà, per accoglierla e compierla sino alla fine. Allora dal suo cuore sgorga la lode, l'adorazione, la benedizione ( Lc 10,21-22 ). Il discepolo di Gesù è anzitutto attento all'ascolto della Parola nella preghiera. Mentre era in cammino verso Gerusalemme con i suoi discepoli, un giorno Gesù "entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa. Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù ascoltava la sua parola; Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto fattasi avanti, disse: "Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti". Ma Gesù le rispose: "Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose, ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta"" ( Lc 10,38-42 ). La parola di Gesù è una parola potente, capace di cambiare il tuo modo di vedere, di pensare e di agire. Nella preghiera il cristiano risponde all'amore del Padre che si rivela nella parola di Gesù. Come pregare A pregare si impara, come si impara a parlare e ad essere amici. Pregare è ascoltare con fiducia piena la voce di Dio, è rispondere a lui come figli che manifestano al Padre tutti i segreti della propria vita. Pregare è credere che Dio è profondamente interessato a noi, alla nostra famiglia, al nostro paese, ai nostri amici, agli uomini di tutto il mondo. Pregare è accogliere con gioia e attenzione il Vangelo di Gesù, luce e forza di vita. Pregare è un vibrare alla voce dello Spirito di Gesù, che parla nell'intimo del cuore. Quando preghiamo, nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, le nostre parole umane diventano preziose: sono un canto di lode e ringraziamento, un grido potente di speranza, una domanda fiduciosa di aiuto e perdono. Non temete! "Ti seguirò ovunque tu vada!". Non conosciamo il nome della persona che con tanto slancio fece questa promessa di fedeltà a Gesù. Conosciamo, però, la risposta del Signore: "Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell'uomo non ha dove posare il capo" ( Lc 9,57-58 ). Molti erano pronti ad applaudire Gesù come un grande profeta, ma poi … Gli evangelisti sottolineano che, lungo la strada che portava a Gerusalemme, il gruppo dei discepoli e degli amici di Gesù, si assottigliava. Mentre si avvicinava il giorno della prova, le parole di Gesù diventavano sempre più esigenti. L'entusiasmo della folla diminuiva. Pochi amici fedeli seguirono Gesù. A loro diceva: "A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete costui. Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri. Inoltre vi dico: Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anche il Figlio dell'uomo lo riconoscerà davanti agli angeli di Dio; ma chi mi rinnegherà davanti agli uomini sarà rinnegato davanti agli angeli di Dio. Quando vi condurranno davanti alle sinagoghe, ai magistrati e alle autorità, non preoccupatevi come discolparvi o che cosa dire; perché lo Spirito Santo vi insegnerà in quel momento ciò che bisogna dire" ( Lc 12,4-12 ). Dai suoi amici Gesù esige il coraggio della perseveranza. La scelta di stare dalla parte di Cristo, prima o poi deve fare i conti con pregiudizi e opposizioni. A scuola, in casa, per la strada accade di trovarsi soli: soli nel dirsi credenti, soli nell'andare a Messa, soli nel sostenere un'opinione apparentemente perdente. Allora s'impone la scelta: è più importante l'approvazione degli altri o la coerenza con il Vangelo? Chiunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch'io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli. ( Mt 10,32 ) Il coraggio della fedeltà La moda, i divertimenti, l'indipendenza assoluta, il possesso delle cose … Ci costruiamo sempre nuovi idoli, per i quali siamo disposti a sacrificare tutto, perché da essi sembra dipendere la vera felicità. Mettere il proprio tempo a disposizione degli altri, essere attenti alle necessità del prossimo, dialogare in famiglia, nel gruppo degli amici, in parrocchia, confrontarsi con la parola del Signore: tutto ciò domanda forza interiore e impegno, ma rende capaci di realizzare un valido progetto di vita. Il regno di Dio è di chi ha il coraggio di Seguire Gesù. Una cosa ancora ti manca L'avventura cristiana è meravigliosa, quando è vissuta sino in fondo senza ripensamenti. Dove ci conduce Gesù, quali sono i suoi progetti? Ogni giorno i discepoli si rendono conto che seguire Gesù verso Gerusalemme non è una scelta come le altre, impegna la vita. Gesù non si accontenta di essere considerato un amico fra tanti, esige di essere il primo. Molta gente andava con lui; egli si voltò e disse: "Chi di voi, volendo costruire una torre, non si siede prima a calcolarne la spesa, se ha i mezzi per portarla a compimento? Per evitare che, se getta le fondamenta e non può finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro. Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l'altro è ancora lontano, gli manda un'ambasceria per la pace. Così chiunque di voi non rinunzia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo" ( Lc 14,28-33 ). Anche se la nostra prima risposta è pronta e carica di entusiasmo, esiste il rischio di non saper andare fino in fondo nella scelta compiuta. Un giovane pensava che osservare i comandamenti fosse sufficiente. Ma Gesù gli rivolse un invito nuovo: "Una cosa ancora ti manca: vendi tutto quello che hai, distribuiscilo ai poveri e avrai un tesoro nei cieli; poi vieni e seguimi" ( Lc 18,18-27 ). Una cosa sola: seguire Gesù! Quel giovane era ricco e la ricchezza gli era d'inciampo; per questo Gesù gli ordina di lasciare tutto. Le cose, il denaro, il potere, spesso diventano idoli che illudono e rendono schiavi. Gesù li abbatte perché l'uomo viva della libertà vera. Che cosa ci attende domani? In ogni situazione Dio ci chiede un passo ulteriore, ci vuole liberi per un'adesione totale a lui. I suoi pensieri spesso non sono i nostri pensieri; il suo amore ci sorprende sempre con esigenze imprevedibili. Ma la capacità di rispondere non è solo nelle nostre forze. Chi accoglie il dono di Dio non deve temere. Gesù ci assicura: "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio" ( Lc 18,27 ). In verità vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà. ( Lc 18,29-30 ) Sulla via di Cristo "Seguiamo Cristo - ha scritto Carlo de Foucauld - nell'obbedienza e nell'imitazione, ovunque egli vada, ovunque egli voglia condurci". Carlo era un ufficiale di nobile famiglia. Aveva un Carattere imprevedibile, appassionato, stravagante. Non godeva certo di molta stima. Poi scopri Cristo, ne restò affascinato e si senti uomo vero soltanto nel cercare di essere migliore, anche quando vedeva lontana la meta del suo cammino. Cercò la perfezione instancabilmente. Volle condividere la sofferenza di Cristo e dei poveri. Scelse la solitudine severa della trappa. Poi andò a Nazareth, per imparare come viveva Cristo. Povero tra i più poveri, se ne andò nel deserto del Sahara, in mezzo ai Tuareg. Rimase fra loro a lungo, finché trovò la morte proprio per mano dei fratelli amati. Si abbandonò nelle mani del Padre come Gesù. "Padre mi abbandono a te, fa' di me ciò che ti piacerà. Qualunque cosa tu faccia di me, ti ringrazio. Sono pronto a tutto, accetto tutto. Purché la tua volontà si faccia in me, in tutte le tue creature; io non desidero altro, mio Dio. Rimetto la mia anima nelle tue mani, te la dono, mio Dio, con tutto l'amore del mio cuore, perché ti amo, ed è per me un'esigenza d'amore il donarmi, il rimettermi nelle tue mani senza riserve, con infinita fiducia, perché tu sei mio Padre". Con Gesù a Gerusalemme Gesù rivela pienamente la sua amicizia nei giorni della Pasqua. Non c'è amore più grande di chi dà la vita per i suoi amici. Durante la cena pasquale Gesù prende il pane, rende grazie, lo spezza e lo offre a tutti dicendo: "Questo è il mio corpo che è dato per voi; fate questo in memoria di me" ( Lc 22,19 ). Al termine della cena Gesù prende il calice del vino e lo offre a tutti, dicendo: "Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che viene versato per voi" ( Lc 22,20 ). Il corpo e il sangue di Gesù sono sacramento di un amore senza limiti, cibo che dà vita e forza per seguirlo. L'offerta di Gesù sulla croce è il segno supremo dell'amore, che ogni discepolo è chiamato a percorrere. Gesù muore in croce per i nostri peccati. La ribellione alla volontà di Dio è distrutta dall'obbedienza di Gesù nell'umiliazione della croce. Nel mondo, segnato dal peccato, la croce di Cristo è il passaggio obbligato per ritrovare la vita. Da questo abbiamo conosciuto l'amore: egli ha dato la sua vita per noi, quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Cristiano è chi ha scelto Gesù Cristo e lo segue. Seguire Gesù significa imparare a vedere la storia come lui, a giudicare la vita come lui, a scegliere e amare come lui, a sperare come insegna lui, a vivere in lui la comunione con il Padre e lo Spirito Santo. Eccomi, sono la serva del Signore La creatura che più di tutti ha percorso con Gesù la via del Servizio fino alla croce è Maria di Nazareth, Sua Madre. Il vangelo ne parla per la prima volta nel racconto dell'Annunciazione. Maria si presenta da sé: "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" ( Lc 1,26-38 ). Con questo medesimo spirito essa seguirà Gesù, il servo di Dio, fino ai piedi della croce. Là, ai piedi della croce, la madre unisce l'offerta della sua vita a quella del Figlio. Solo la fiducia in Dio la sostiene. Quale cammino di fede ha percorso Maria? È stato anzitutto un cammino di umiltà. Lo vediamo nel servizio umile che svolge per tre mesi nella casa della cugina Elisabetta. Sei mesi dopo, vive la povertà assoluta di Betlemme. Quando il Figlio, ormai adulto, inizia la sua missione, non può seguirlo che da lontano. Un giorno i parenti, forse inquieti per quanto si dice di Gesù, vanno alla ricerca di lui con Maria. Gesù allora, parlando ai discepoli, rivela qual è la sua nuova famiglia e insieme fa della Madre la lode più bella: "Mia madre e i miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" ( Lc 8,21; Lc 11,27-28 ). È questa la vera beatitudine di Maria: non solo l'aver portato il Figlio in grembo e averlo dato alla luce, ma vivere servendo la volontà di Dio. Maria è per tutti il modello perfetto del discepolo che segue il Signore nella via della vita. Preghiamo con il Vangelo Le preghiere dei poveri del Vangelo rivelano che cosa chiedere a Dio, e che cosa desiderare per la vita. La preghiera di Gesù al Padre è sempre preghiera di benedizione, di ringraziamento, di abbandono totale a lui. Preghiamo come i poveri e come Gesù: Per invocare da Dio luce e speranza per la vita Signore, se vuoi, puoi sanarmi ( Lc 5,12 ). Signore, che io riabbia la vista ( Lc 18,41 ). Figlio di Davide, abbi pietà di noi! ( Mt 9,27 ). Signore, io non sono degno che entri sotto il mio tetto … comanda con una parola e il mio servo sarà guarito ( Lc 7,6-7 ). Maestro, non t'importa che moriamo? ( Mc 4,38 ). Credo, Signore, aiutami nella mia incredulità ( Mc 9,24 ). Per invocare il perdono Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio ( Lc 15,21 ). O Dio, abbi pietà di me peccatore ( Lc 18,13 ). Padre, perdonali, perché non sanno quello che fanno ( Lc 23,34 ). Per benedire e ringraziare Dio, perché sia fatta la sua volontà Io ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, che hai nascosto queste cose ai dotti e ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, Padre, perché così a te è piaciuto ( Lc 10,21 ). Padre, se vuoi, allontana da me questo calice! Tuttavia non sia fatta la mia, ma la tua volontà ( Lc 22,42 ). Amatevi come io vi ho amato Nella comunità cristiana con il sacramento della Riconciliazione l'uomo trova la grazia per rinnovarsi e riprogettare in Cristo la sua vita. Con la forza dello Spirito Il cammino di Gesù non termina nel silenzio del sepolcro. Dopo tre giorni egli risorge. La sua vita offerta al Padre, il suo dono di amore per i fratelli, trovano compimento presso Dio in una vita nuova e inesauribile. Noi partecipiamo della risurrezione di Gesù per il dono del suo Spirito, che è garanzia per percorrere la via della vita. Con la luce e la forza dello Spirito possiamo vivere il comandamento di Gesù ai suoi discepoli: "Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri" ( Gv 13,34 ). Gli amici di Gesù praticano il suo comandamento e vivono del suo stesso amore. Qui sta il progetto di vita dei cristiani: essere docili allo Spirito del Signore risorto, mettere in pratica il comandamento nuovo, annunziare con la vita che Dio è amore. Come il Padre ha amato me, così anch'io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore. Questo vi ho detto perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena. ( Gv 15,9-11 ) Più forti del peccato La risurrezione di Gesù è vittoria sul male e sul peccato. Gesù offre ad ogni uomo la sua vita di risorto. È la vita nuova. Dona la grazia di lottare senza stancarsi contro il male, da qualunque parte giunga. Il dono e l'invito di Gesù si realizzano nella Chiesa, che egli ha scelto come segno e strumento della sua azione liberatrice. Ad essa il Signore risorto non solo ha affidato l'incarico di annunziare al mondo il perdono dei peccati e la vittoria sui male, ma anche di realizzare l'opera di liberazione e di rinnovamento dell'uomo. "Così sta scritto: il Cristo dovrà patire e risuscitare dai morti il terzo giorno e nel suo nome saranno predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme. Di questo voi siete testimoni" ( Lc 24,46-49 ). Non esiste fallimento tanto grave da arrestare la potenza del perdono di Dio. Deboli, delusi delle nostre forze, ci rendiamo conto che la potenza del male ci ha irretiti. Ma la grazia del Signore è più forte! Guarda con bontà il tuo popolo, Signore, e perdona i nostri peccati, perché liberi dalle seduzioni del male ti serviamo con cuore puro e generoso. Il peccato dell'uomo Il peccato è sempre rifiuto di obbedire a Dio e pretesa di stabilire da soli il bene e il male. La Bibbia descrive la realtà del peccato per mezzo di immagini tratte dalla vita quotidiana. Segue passo passo nelle loro azioni uomini che si sono macchiati di peccato e ne misura le conseguenze. Adamo, Caino, Davide, Giuda, Pietro vivono l'esperienza del peccato; il popolo intero conosce in più occasioni la tentazione e l'infedeltà. Il peccato è descritto come disobbedienza a Dio ( Gen 3 ), rottura del patto ( Ez 32 ), adulterio ( Os 2; Ez 16 ), tradimento dell'amicizia con Dio. Il peccato è sempre mancanza di fede nel Dio dell'alleanza. Il peccato non riguarda solo chi lo compie, ma in un certo senso pesa su tutta l'umanità. Nessuno è un'isola. Mentre ti ribelli a Dio, in realtà sconvolgi quel progetto che Dio ha non solo su di te, ma anche sulla tua famiglia, sul tuo prossimo. Ecco perché ogni peccato è rottura dell'amicizia con Dio ed è principio di disordine nei rapporti con i fratelli, nella Chiesa e con tutti gli uomini. Lasciatevi riconciliare con Dio Nessun peccato può fermare l'amore del Padre. Ogni peccato può essere perdonato. Leggiamo alcune pagine della Bibbia che testimoniano questa certezza. Is 1,12-18 : Se i vostri peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come la neve. Os 11,1-9: Sono il Santo in mezzo a te e non verrò nella mia ira. Lc 23,39-43: Oggi sarai con me nel paradiso. 2 Cor 5,18-21: Lasciatevi riconciliare con Dio. 1 Gv 1,8-2,2: Cristo è vittima di espiazione per i nostri peccati. Celebriamo la riconciliazione La celebrazione della Riconciliazione è un momento forte di conversione per l'intera comunità cristiana. Con il sacramento della Penitenza i cristiani ricevono dalla misericordia di Dio il perdono delle offese fatte a lui e insieme si riconciliano con la Chiesa. E sempre un appuntamento di fiducia e di speranza: è fiducia in Dio che vede nel cuore al di là dei nostri peccati; è speranza, perché grazie a Gesù i peccati vengono perdonati e noi possiamo riprendere il nostro cammino. L'assemblea dei fedeli che si riunisce per celebrare la Riconciliazione è segno della Chiesa, che prega e fa penitenza per diventare strumento vivo di perdono e di giustizia. Il sacerdote compie verso ciascuno il gesto di accoglienza di Gesù, col saluto della pace. Nel nostro cammino di conversione ci dà speranza la parola dell'apostolo Giovanni: "Se qualcuno ha peccato, abbiamo un avvocato presso il Padre, Gesù Cristo giusto. Egli è vittima di espiazione per i nostri peccati; non soltanto per i nostri, ma anche per quelli di tutto il mondo" ( 1 Gv 2,2 ). Grazia e pace da Dio nostro Padre e dal Signore nostro Gesù Cristo, che ha dato la vita per noi e ci ha lavato dai peccati nel suo sangue. In ascolto della parola L'ascolto attento della parola di Dio rivela il suo amore paterno e ci fa riconoscere i nostri peccati per affidarci alla sua misericordia. L'esempio, la correzione fraterna e la preghiera di tutti ci aiutano a conoscerci meglio e a progettare con coraggio nuove scelte di vita senza stancarci. Ciò che è impossibile agli uomini è possibile a Dio. La conversione è un continuo cammino di fede per cambiare rotta, raddrizzare ogni giorno la nostra strada, per amare Dio più di tutto e seguire il Signore Gesù. La nostra volontà è fragile, ma trova nella preghiera di tutta la Chiesa e nella celebrazione sacramentale la grazia per diventare sincera e forte. Vi supplichiamo in nome di Cristo: lasciatevi riconciliare con Dio. Colui che non aveva conosciuto peccato, Dio lo trattò da peccato in nostro favore, perché noi potessimo diventare per mezzo di lui giustizia di Dio. ( 2 Cor 5,20-21 ) Confesso che ho peccato Il sacerdote, ministro di Cristo e della Chiesa, ascolta nel segreto la confessione dei peccati. Non basta guardare al passato. Sei invitato a prendere decisioni davanti a Gesù Cristo e a confrontare con lui il tuo progetto di vita. Nel dialogo con il sacerdote non presentiamo unicamente i nostri peccati, ma anche gli ideali di bene che Dio ha messo nel nostro cuore. Dopo la confessione dei peccati il sacerdote ci invita a manifestare il pentimento per aver offeso il Signore e il proposito di non peccare. "Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo col tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami". "Signore Gesù, che volesti esser chiamato amico dei peccatori, per il mistero della tua morte e risurrezione liberami dai miei peccati e donami la tua pace, perché io porti frutti di carità, di giustizia e di verità". Signore Gesù, Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore. Perdono e rinnovato impegno Il perdono di Gesù, ricevuto dal sacerdote in nome della Chiesa, è rivelazione della potenza di Dio e professione di fede di tutta la comunità. Ecco le parole della riconciliazione: "Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda, mediante il ministero della Chiesa, il perdono e la pace. E io ti assolvo dai tuoi peccati nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo". L'incontro con il Signore non si esaurisce nel sacramento della Penitenza, ma richiede un impegno stabile di conversione e di carità, per vincere la forza del peccato e scegliere come ci ha insegnato Gesù. Guarda con bontà, o Signore, i tuoi figli che si riconoscono peccatori e fa' che liberati da ogni colpa rendano grazie al tuo amore misericordioso. Rendiamo grazie a Dio Dio Padre ci hai amati per primo, Gesù ha consegnato se stesso per noi e lo Spirito Santo ci ridona il volto di figli di Dio. Vita e grazia, libertà e gioia, pace e nuova speranza: questi sono i frutti del perdono sacramentale, per noi e per l'intera comunità cristiana. L'impegno concreto che il sacerdote ci affida, è un aiuto per correggerci e iniziare una vita nuova. Il Signore guidi i vostri cuori nell'amore di Dio e nella pazienza di Cristo. Possiate sempre camminare nella vita nuova e piacere in tutto al Signore. Il Signore è buono e grande nell'amore La Chiesa nel corso dei secoli ha fatto continua esperienza della misericordia di Dio, testimoniando di fronte agli uomini una grande speranza: la vittoria della vita sulla morte, dell'amore sull'egoismo e sul peccato. Con la Chiesa innalziamo il nostro ringraziamento al Signore, pronti a costruire un mondo di pace per superare le discordie e le lacerazioni. È veramente giusto renderti grazie, Padre santo, Dio di bontà infinita. Tu continui a chiamare i peccatori a rinnovarsi nel tuo Spirito e manifesti la tua onnipotenza soprattutto nella grazia del perdono. Molte volte gli uomini hanno infranto la tua alleanza, e tu invece di abbandonarli hai stretto con loro un vincolo nuovo per mezzo di Gesù, tuo Figlio e nostro redentore, un vincolo così saldo che nulla potrà mai spezzare. Anche a noi offri un tempo di riconciliazione e di pace, perché affidandoci unicamente alla tua misericordia ritroviamo la via del ritorno a te e aprendoci all'azione dello Spirito Santo viviamo in Cristo la vita nuova, nella lode perenne del tuo nome e nel servizio dei fratelli. Per questo mistero della tua benevolenza, nello stupore e nella gioia della salvezza ritrovata, ci uniamo all'immenso coro degli angeli e dei santi per cantare la tua gloria. ( Dalla Preghiera eucaristica della Riconciliazione I ) Voi siete il mio popolo Lo Spirito anima la Chiesa, la arricchisce di carismi e ministeri diversi, la spinge ad annunciare a tutti i popoli la salvezza. Viene così rivelato il mistero del nuovo popolo di Dio: la Chiesa è segno e strumento di unione con Dio e di unità e di pace tra gli uomini. Nell'età dell'adolescenza i ragazzi sono maggiormente capaci di esprimere giudizi personali e valutazioni critiche sugli adulti. Cominciano a manifestarsi pregiudizi e diffidenze anche nei confronti della Chiesa. Nel cuore di ogni ragazzo spesso convivono tensioni contrastanti: da una parte l'atteggiamento rispettoso di ammirazione verso i genitori e gli educatori, dall'altra una presa di distanza e di attesa. E il momento di chi sta cercando come a tentoni il proprio posto nella società e nella Chiesa. All'amore e alla sapienza dei catechisti e degli educatori cristiani è affidato il compito di favorire nei ragazzi il senso di una appartenenza gioiosa alla Chiesa, non da spettatori passivi, ma da attori vivaci e responsabili. Quale comunità cristiana può ritenere i ragazzi degli antagonisti e può fare a meno della loro spontaneità nell'aderire al Vangelo di Gesù? Chi può sottovalutare gli ideali e i modelli di vita che riempiono il cuore dei ragazzi? L'itinerario catechistico vuoi far conoscere il vero volto della Chiesa e introdurre i ragazzi nella ricchezza del suo mistero e della sua missione, in cui anch'essi sono coinvolti. Essi vengono aiutati a prendere gradualmente coscienza: dell'origine della Chiesa, voluta da Cristo e animata dallo Spirito Santo; del volto e della vita della Chiesa, nella ricchezza dei suoi doni; della missione della Chiesa nel mondo, per la salvezza di tutti gli uomini. Il mistero di grazia della Chiesa di Gesù si esprime in una molteplice ricchezza di doni e di ministeri, e anche i ragazzi ne sono partecipi e diffusori. Siamo tutti l'unico popolo di Dio: apparteniamo a un solo Signore, condividiamo una sola fede; uno solo è il Battesimo che ci ha segnati per sempre. Siamo nella Chiesa l'unico corpo di Cristo, vivificati dal suo Spirito. Per l'intero popolo di Dio, ragazzi, famiglie, catechisti, educatori e comunità cristiane, unica è la speranza di vita e di salvezza: Dio è Padre di tutti, è al di sopra di tutti, agisce per mezzo di tutti ed è presente in tutti. Riuniti nel suo nome La Chiesa nasce dalla parola di Cristo ed è animata dallo Spirito Santo. Supera ogni confine linguistico e culturale, per fare di tutte le genti il popolo di Dio. Un popolo senza una terra Una terra, una lingua, una storia caratterizzano la vita di ogni popolo. La gente di una nazione si sente solidale e condivide tradizioni, feste, usi e costumi. I cristiani non sono un popolo con una terra propria e propri confini, non hanno una lingua sola. Eppure li lega una lunga tradizione di fede, di preghiera, di gesti d'amore. La loro storia è cominciata circa venti secoli fa e durerà sino alla fine del mondo. Sono un popolo, il popolo della nuova ed eterna alleanza, nato dalla morte e risurrezione di Gesù. Alla luce delle parole di Gesù risorto gli apostoli comprendono in modo più profondo le antiche Scritture: il Cristo doveva patire e risuscitare dai morti il terzo giorno, e nel suo nome sarebbero stati predicati a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati, cominciando da Gerusalemme ( Lc 24,46-47 ). Gli apostoli sentono di essere mandati a testimoniare al mondo intero questo Vangelo pasquale. Non è una loro iniziativa, è un comando di Gesù e una promessa: "Avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra" ( At 1,8 ). I cristiani, popolo di Dio, vivono sulla terra ma sono cittadini del cielo; a tutti testimoniano il Vangelo di Gesù. Un popolo convocato dal Signore La parola Chiesa deriva dal greco Ecclesia che a sua volta corrisponde al termine ebraico Qahàl: assemblea, convocazione del popolo di Dio per ascoltare la sua parola. La prima grande assemblea è quella del Sinai, come ricordano i libri dell'Esodo e del Deuteronomio. Il popolo, liberato dall'Egitto, riceve da Dio il segno dell'alleanza, ascolta e prega il suo Signore ( Es 19,16-25; Dt 4,10-13 ). Successivamente, nella storia d'Israele, molte altre volte leggiamo nei libri sacri che l'assemblea del popolo viene convocata nelle feste liturgiche per lodare il Signore, compiere sacrifici e rinnovare l'alleanza con lui ( Ne 8,1-2 ). Gli Atti degli apostoli e le lettere di Paolo attestano che la comunità cristiana primitiva ha fatto suo il titolo di Chiesa di Dio; essa infatti aveva coscienza di essere il nuovo popolo di Dio, radunato dal Vangelo di Cristo, predicato dagli apostoli, ed erede delle antiche promesse. Paolo, rivolgendosi alle comunità cristiane da lui fondate, inizia le sue lettere con il saluto: "Alla Chiesa di Dio che è a Corinto … a Tessalonica …". Il termine Chiesa viene così ad assumere non solo un riferimento all'assemblea liturgica, ma a tutta la vita della comunità. E la comunità cristiana può dirsi veramente Chiesa, se continua a radunarsi per stare in ascolto della parola di Dio e per celebrare il memoriale del Signore morto e risorto. Molte lingue, un solo popolo Ricorreva per gli ebrei la festa della Pentecoste quando sugli apostoli, radunati con Maria nel Cenacolo, scese lo Spirito Santo. "Mentre il giorno di Pentecoste stava per finire, si trovavano tutti insieme nello stesso luogo. Venne all'improvviso dal cielo un rombo, come di vento che si abbatte gagliardo, e riempì tutta la casa dove si trovavano. Apparvero loro lingue come di fuoco che si dividevano e si posarono su ciascuno di loro; ed essi furono tutti pieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare in altre lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. Si trovavano allora in Gerusalemme giudei osservanti, di ogni nazione che è sotto il cielo. Venuto quel fragore, la folla si radunò e rimase sbigottita perché ciascuno li sentiva parlare la propria lingua" ( At 2,1-6 ). La comunità cristiana ha riconosciuto in questo avvenimento straordinario la manifestazione del popolo della nuova alleanza, il popolo che si caratterizza per la presenza incessante dello Spirito. Quel giorno il primo nucleo dei discepoli di Gesù prende coscienza della sua missione: testimoniare che Gesù è risorto e che per mezzo di lui tutti i popoli sono chiamati a formare una grande famiglia. A Gerusalemme inizia la corsa del Vangelo verso il mondo. I fatti della Pentecoste rivelano che la Chiesa fin dalle sue origini non nasce da un progetto umano. La Chiesa è opera di Dio, nasce per sua iniziativa: sua è la chiamata, suo è il dono dello Spirito. La Chiesa è opera di Dio. Fondata da Gesù Cristo, è edificata dallo Spirito come comunione e missione di salvezza. Il libro degli Atti degli Apostoli L'autore del libro degli Atti è, secondo la concorde tradizione della Chiesa, l'evangelista Luca. Egli doveva disporre di documenti utili per la redazione del testo, steso con cura e ricco di notizie storiche sulle prime comunità dei discepoli. Il Vangelo di Luca e il libro degli Atti possono essere considerati come una sola opera, che oggi intitoleremmo: La storia delle origini cristiane. Luca nel suo Vangelo mostra come tutta la vita di Gesù è orientata verso Gerusalemme, la città dove egli compie la nuova alleanza nel suo sangue. Gerusalemme è anche la città in cui lo Spirito Santo scende sugli apostoli e da dove il Vangelo si irradia in tutto il mondo. In questo modo Luca vuole indicare come la storia della salvezza, che ha raggiunto il suo momento centrale nella morte e risurrezione di Gesù, continua nella Chiesa. Nello stesso tempo, Luca mostra la continuità storica del popolo di Dio dell'Antico e del Nuovo Testamento: la Chiesa, erede di tutte le promesse dell'Antico Testamento, è il nuovo popolo di Dio che trova in Cristo morto e risorto e nel suo Spirito il fondamento del suo esistere e della sua missione di salvezza per il mondo intero. La fede cristiana affonda le sue radici a Gerusalemme, dove la comunità primitiva cresce in grazia e in numero ( At 2-5 ). Presto comincia la espansione, preparata dalla tendenza universalistica dei convertiti dal giudaismo ellenistico e favorita dalla loro espulsione da Gerusalemme, dopo il martirio di Stefano ( At 6,1-8,3 ). La parola di Dio raggiunge la Samaria ( At 8,4-25 ) e ugualmente la regione a sud e a ovest di Gerusalemme fino alla costa ( At 8,26-40; At 9,32-11,18 ); dal racconto della conversione di Paolo risulta che già ci sono cristiani a Damasco e che anche l'evangelizzazione della Cilicia è in atto ( At 9,1-31 ). Poi è Antiochia che riceve il messaggio di Gesù ( At 11,19-26 ), città destinata a diventare un centro di irradiazione del cristianesimo nel medio oriente. Inizialmente però il Vangelo viene predicato solo all'interno del giudaismo. Ma il Vangelo di Cristo non è destinato anche ai pagani? Lo rivela il fatto prodigioso della conversione di Cornelio ( At 10 ), che ha come protagonista Pietro. Poi il racconto di Luca darà sempre più evidenza all'opera missionaria di Paolo, l'apostolo dei pagani. Dopo un primo viaggio a Cipro e in Asia Minore ( prima del Concilio di Gerusalemme ) Paolo farà altri due viaggi fino in Macedonia e in Grecia ( At 15,36-18,22 e At 8,23-21,17 ). Ogni volta egli fa ritorno a Gerusalemme. Il suo arresto in questa città e poi la prigionia a Cesarèa ( At 21,18-26,32 ) gli permetteranno di essere condotto prigioniero, sempre però missionario, fino a Roma, dove in catene non cesserà di essere apostolo e di annunziare il Cristo ( At 28,16-31 ). Lo Spirito, anima della Chiesa Lo Spirito Santo ha fatto sentire la sua voce nel cuore dei primi ascoltatori di Pietro a Gerusalemme il giorno di Pentecoste, come fa con noi continuamente e con "quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro" ( At 2,39 ). Nelle parole degli apostoli avvertiamo la chiamata che Dio rivolge a ciascuno di noi. Egli chiama per primo e chiama per amore a far parte della Chiesa. Il senso di questa vocazione gratuita era già nella coscienza del popolo d'Israele: "Il Signore si è legato a voi, popolo d'Israele, e vi ha scelti, non perché siete più numerosi di tutti gli altri popoli - siete infatti il più piccolo di tutti i popoli - ma perché il Signore vi ama e perché ha voluto mantenere il giuramento fatto ai vostri padri" ( Dt 7,7-8 ). L'amore di Dio è per il mondo intero e per gli uomini di ogni generazione. Come descrivere il nuovo popolo che è la Chiesa, ricco della benedizione di Dio che non è legata ad una sola nazione o a una razza, a un solo territorio o ad una sola cultura? Pietro, prima di morire martire nella persecuzione di Nerone, scriveva ai cristiani dell'Asia Minore: "Stringendovi a Cristo, pietra viva, rigettata dagli uomini, ma scelta e preziosa davanti a Dio, anche voi venite impiegati come pietre vive per la costruzione di un edificio spirituale, per un sacerdozio santo, per offrire sacrifici spirituali, graditi a Dio, per mezzo di Gesù Cristo. Voi siete la stirpe eletta, il sacerdozio regale, la nazione santa, il popolo che Dio si è acquistato perché proclami le opere meravigliose di lui, che vi ha chiamato dalle tenebre alla sua ammirabile luce; voi che un tempo eravate non-popolo, ora siete il popolo di Dio; voi, un tempo esclusi dalla misericordia, ora avete invece ottenuto misericordia" ( 1 Pt 2,4-5.9-10 ). La Chiesa si può dunque paragonare a una costruzione spirituale di persone vive, tutte saldamente unite a Cristo. Le lega con vincoli misteriosi, visibili e soprattutto invisibili, lo Spirito Santo. È un edificio che si costruisce continuamente, perché deve estendersi sempre più nel cuore di ogni credente e al di là di tutti i confini. I membri della Chiesa svolgono in essa funzioni diverse, secondo i doni dati a ciascuno dallo Spirito: ogni fedele è in essa come una pietra preziosa e insostituibile. Ma non basta stare insieme perché vi sia la Chiesa, non sono sufficienti la conoscenza reciproca e la buona volontà dei cristiani, il loro spirito di iniziativa e l'impegno generoso. Non sono solo le strutture organizzative che rivelano la realtà viva della Chiesa. Queste sono soltanto segni e aspetti parziali, anche se importanti e sempre imperfetti. Sono come la facciata esterna dei muri di una casa. È lo Spirito Santo l'energia nascosta che fa dei cristiani una grande casa di pietre vive, una famiglia, un popolo solo. Dio solo è colui che edifica la sua casa che è la Chiesa. La Chiesa, nata da Cristo e animata dallo Spirito, è segno e strumento di comunione tra Dio e gli uomini, annuncio dell'amore del Padre a tutti i popoli. Come si forma una comunità Cerchiamo negli Atti i racconti delle origini di alcune Chiese locali fondate dagli apostoli. At 11,19-26: Ad Antiochia per la prima volta i discepoli furono chiamati cristiani. At 16,11-15: A Filippi, il sabato uscimmo fuori della porta lungo il fiume e sedutici rivolgevamo la parola alle donne là riunite. At 17,1-9: Giunsero a Tessalonica dove c'era una sinagoga dei giudei. Paolo vi andò e per tre sabati discusse con loro sulla base delle Scritture. At 18,1-11: A Corinto molti, udendo Paolo, credevano e si facevano battezzare. Paolo si fermò un anno e mezzo, insegnando fra loro la parola di Dio. Benediciamo il Signore Dio non fa preferenze di persone e chiunque lo teme e opera la giustizia è a lui accetto. Dio vuole santificare e salvare gli uomini non individualmente, senza alcun legame fra loro; vuole costituire un popolo che lo riconosca nella verità e fedelmente lo serva. Siano dunque rese grazie a Dio perché ci ha chiamati a far parte del suo popolo, la Chiesa. Benedetto sia Dio, Padre di Gesù Cristo nostro Signore. Egli ci ha uniti a Cristo nel cielo, ci ha dato tutte le benedizioni dello Spirito. Prima della creazione del mondo Dio ci ha scelti per mezzo di Cristo, per renderci santi e senza difetti di fronte a lui. Benediciamo il Signore. Così ha deciso, perché così ha voluto nella sua bontà. A Dio dunque sia lode per il dono meraviglioso che egli ci ha fatto per mezzo di Gesù suo amatissimo Figlio. Perché Cristo è morto per noi e noi siamo liberati; i nostri peccati sono perdonati. Benediciamo il Signore. Così Dio conduce la storia al suo compimento: riunisce tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, sotto un unico capo, Cristo. E anche noi, perché a Cristo siamo uniti, abbiamo avuto la nostra parte: nel suo progetto Dio ha scelto anche noi fin dal principio. Benediciamo il Signore. Il volto della Chiesa La comunità cristiana, ricca di carismi e ministeri per il bene di tutti, è fermento di comunione tra gli uomini. I segni della comunione Il libro degli Atti presenta un quadro della Chiesa delle origini, ma indica anche lo stile di vita a cui deve tendere ogni comunità cristiana. I fatti della Pentecoste e la vita della prima comunità cristiana manifestano i tratti inconfondibili del volto della Chiesa. Nella comunità di Gerusalemme, i discepoli "erano assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e delle preghiere. Tutti coloro che erano diventati credenti stavano insieme e tenevano ogni cosa in comune; chi aveva proprietà e sostanze le vendeva e ne faceva parte a tutti, secondo il bisogno di ciascuno. Ogni giorno tutti insieme frequentavano il tempio e spezzavano il pane a casa prendendo i pasti con letizia e semplicità di cuore, lodando Dio e godendo la stima di tutto il popolo. Intanto il Signore ogni giorno aggiungeva alla comunità quelli che erano salvati" ( At 2,42-48 ). Gli apostoli ricordano e narrano i gesti e le parole di Gesù, ne spiegano il significato, esortano a restare saldi nel Vangelo e a vivere secondo il comandamento dell'amore. Predicazione e catechesi sono il fondamento di ogni comunità cristiana. Nutriti continuamente della parola di Dio i discepoli vivono in comunione fraterna. Molti spontaneamente decidono di condividere i propri beni a vantaggio dei poveri. Alla regola del mio e del tuo si sostituisce la condivisione e la solidarietà. La comunione della fede si esprime in modo speciale nella frazione del pane. Condividendo la mensa e il pane, i discepoli, il primo giorno dopo il sabato, celebrano nelle case l'Eucaristia. Pregano insieme nel tempio e nelle case. È sempre lo Spirito che prega in loro e fa sentire la sua potenza. La fedeltà alla parola di Dio, la comunione fraterna, l'Eucaristia e la preghiera sono il progetto di vita di ogni comunità cristiana. Molti doni per il bene di tutti Quando nella comunità di Gerusalemme, ormai numerosa, sorge l'esigenza di organizzare i servizi dell'assistenza ai poveri, gli apostoli decidono di eleggere sette uomini stimati, pieni di Spirito Santo e di saggezza, a cui affidare questo incarico. Con il gesto della imposizione delle mani e la preghiera, gli apostoli confermano i Sette nel loro ministero. Il primo, il più ardente nella fede, è Stefano ( At 6,1-8 ). La elezione dei Sette è un altro segno della varietà dei doni dello Spirito. Quando si scatena la prima persecuzione contro i cristiani e Stefano viene messo a morte, molti fuggono da Gerusalemme e si disperdono nella Giudea, nella Samaria e nelle terre tra i pagani, in Fenicia e a Cipro, nella Siria, fino a Damasco e Antiochia. Sono uomini e donne di cui non si conosce il nome, portano la lieta notizia di Gesù e ovunque li precede l'azione misteriosa dello Spirito. Quando essi parlano del Signore Gesù, numerosi giudei e pagani si convertono. In Antiochia, crocevia di razze, culture e religioni, l'annunzio che Gesù è il Signore risuona come liberazione dai molti idoli e falsi dei. Bàrnaba, inviato da Gerusalemme da parte degli apostoli, associa al suo ministero anche Paolo, originario della città di Tarso di Cilicia. La Chiesa di Antiochia si edifica nella varietà delle vocazioni e dei ministeri. Accanto a Bàrnaba e Paolo, ci sono uomini e donne ispirati da Dio e catechisti che animano e incoraggiano i fratelli nella carità. Ad Antiochia per la prima volta i discepoli vengono chiamati cristiani ( At 11,19-26 ). Questo è il volto della Chiesa: un popolo unito dal medesimo Spirito, ricco di molteplici doni. Le differenze sono viste come manifestazioni particolari dello Spirito per il bene di tutti. I molti doni che il cristiano porta in sé per natura, per educazione e per grazia, servono a edificare nell'unità della fede l'unico corpo di Cristo che è la Chiesa. Famiglia Chiesa Domestica Ogni famiglia è immagine del mistero di Dio amore. Essa si realizza e cresce nella ricchezza delle relazioni tra le persone, nella donazione reciproca, nella fiducia e nella comprensione. Quando un uomo e una donna, legandosi attraverso una promessa di fedeltà indissolubile, si impegnano insieme a seguire la parola di Gesù, il loro amore umano diviene segno dell'amore di Dio. Il sì dell'amore degli sposi è consacrato da Cristo stesso con il sacramento del Matrimonio. Nasce la famiglia cristiana, ove ogni figlio è un aprirsi alla vita, alla società, alla storia, al futuro. Genitori e figli crescono insieme, diventano condiscepoli alla scuola del Vangelo, imparano cosa vuol dire coltivare i valori dell'amicizia e della pace nella casa, e aprirsi nello stesso tempo agli altri. Imparano ad essere solidali e premurosi verso il più piccolo, verso il malato o chi è debole. Non basta pensare alla casa e a se stessi, ma occorre insieme preoccuparsi dei problemi del quartiere, della parrocchia e di tutta la Chiesa. L'amore dei genitori diventa speranza e desiderio che i propri figli crescano fino alla maturità di Cristo, nonostante i propri limiti e i propri difetti. La grazia infatti è più forte del peccato. I figli, a loro volta, portano in famiglia la novità del futuro, dell'imprevisto, la gioia della scoperta, l'audacia di scelte nuove. Allora la famiglia è come una piccola Chiesa, una Chiesa domestica, luogo ove è possibile testimoniare il Vangelo e partecipare della vita di tutta la Chiesa. ( Conc. Ecum. Vat. II, Lumen Gentium 11 ) La famiglia, fondata sul matrimonio cristiano e sull'amore, è segno della comunione tra Dio e l'uomo. È fermento di unità per l'intera famiglia umana. A servizio dell'unità L'unità della Chiesa, come la comunione che unisce i membri di una famiglia, è dono e compito affidato a tutti. San Paolo, nelle sue lettere ai cristiani di Corinto raccomanda di "essere tutti unanimi nel parlare, perché non vi siano divisioni tra voi, ma siate in perfetta unione di pensiero e d'intenti" ( 1 Cor 1,10 ); egli esorta a comportarsi in maniera degna della vocazione ricevuta cercando di conservare l'unità dello Spirito, per mezzo del vincolo della pace ( Ef 4,1-3 ). Come in una famiglia, vi sono nella Chiesa alcuni che ricevono dallo Spirito un compito particolare, perché ogni comunità si edifichi nelle vie della comunione. Intorno agli apostoli stavano gli anziani della Chiesa, coloro che in greco venivano chiamati a volte presbiteri, a volte episcopi, vescovi. Paolo, con la sua autorità di apostolo, esorta gli anziani di Efeso ad essere con lui e come lui guide e pastori nella Chiesa: "Vegliate su voi stessi e su tutto il gregge, in mezzo al quale lo Spirito Santo vi ha posti come vescovi a pascere la Chiesa di Dio, che egli si è acquistata con il suo sangue" ( At 20,28 ). San Paolo spiega che Cristo stesso "ha stabilito alcuni come apostoli, altri come profeti, altri come evangelisti, altri come pastori e maestri" ( Ef 4,11 ), perché tutti i fratelli siano in grado di edificare nell'unità la Chiesa. Oggi, pastori e maestri nella Chiesa sono i vescovi, in comunione con il Papa che è il vescovo di Roma e successore di Pietro. I vescovi sono i successori degli apostoli nel custodire e trasmettere la fede di Cristo e la loro autorità si fonda sul dono dello Spirito, conferito dal sacramento dell'Ordine sacro mediante l'imposizione delle mani. Intorno al vescovo, presbiteri, diaconi, religiosi e fedeli laici continuano, oggi come ieri, a radunarsi, "assidui nell'ascoltare l'insegnamento degli apostoli e nell'unione fraterna, nella frazione del pane e nelle preghiere" ( At 2,42 ). Maestri e pastori Nelle prime comunità cristiane il ministero di Pietro e degli apostoli è da tutti accolto e riconosciuto. Gli apostoli sono i primi e fondamentali testimoni della risurrezione di Gesù e di tutto ciò che egli ha fatto, "incominciando dal Battesimo di Giovanni fino al giorno in cui è stato assunto in cielo" ( At 1,22 ). Sono gli apostoli che inviano persone autorevoli da Gerusalemme per confermare nella fede e nello Spirito Santo le nuove comunità della Samaria e della Siria ( At 8,14; At 11,22 ). Quando si tratta di prendere decisioni importanti per la vita dell'intera comunità, gli apostoli si riuniscono e decidono il da farsi ( At 6,2-6; At 15,6-29 ). Paolo apostolo per vocazione diretta di Cristo risorto, si richiama spesso a questa sua autorità per risolvere problemi e difficoltà sorte nelle diverse comunità ( 1 Cor 9,1; Gal 1,1-12 ). Pietro esercita un primato tra gli apostoli. Prende la parola a nome di tutti il giorno di Pentecoste ( At 2,14 ). È lui che, insieme con Giovanni, guarisce nel nome di Gesù uno zoppo e poi spiega quel che sta accadendo dinanzi al popolo e dinanzi al tribunale del Sinedrio ( At 3,4-7 e At 4,8-12 ). È ancora Pietro che, per primo, entrerà in casa di pagani e vorrà che siano battezzati ( At 10,25-48 ). Gesù stesso aveva conferito a Pietro un primato speciale tra i Dodici quando, la sera dell'ultima cena, gli aveva detto: "Simone, Simone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come il grano; ma io ho pregato per te, che non venga meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli" ( Lc 22,31-32 ). Che tutti siano una cosa sola Oggi i cristiani sono divisi: cattolici, ortodossi, valdesi, protestanti, anglicani e altri ancora, appartengono a diverse confessioni, pur rifacendosi tutti al Vangelo. Prima di morire, Gesù aveva pregato per l'unità dei suoi discepoli: "Perché tutti siano una cosa sola. Come tu, Padre, sei in me ed io in te, siano anch'essi in noi una cosa sola, perché il mondo creda che tu mi hai mandato" ( Gv 17,21 ). Perché la divisione è entrata nella Chiesa? La risposta è difficile: bisogna ripercorrere il cammino della Chiesa per rendersi conto delle ragioni storiche che hanno provocato le diverse lacerazioni nel popolo cristiano. Le situazioni sociali e politiche spiegano, almeno in parte, alcune divisioni presenti tra le Chiese cristiane: alle diverse interpretazioni del messaggio evangelico si mescolavano rivendicazioni personali, spirito nazionalistico, critica intorno alla gestione dell'autorità. Ma il motivo più profondo della divisione va individuato nel peccato, sempre presente negli uomini. Spesso i contrasti e le divisioni nella Chiesa si verificano in tempi di rilassamento della fede e della vita morale, quando gli interessi umani soffocano i doni di Dio. In questo secolo, per impulso dello Spirito Santo ha preso avvio il movimento ecumenico: un grande impegno di preghiera, di idee, di incontri e di iniziative, volto a promuovere l'unità fra tutti i cristiani. Questo compito di lavorare per l'unità di tutti i credenti in Cristo è di ogni cristiano. Come possiamo contribuire anche noi al movimento ecumenico? Anzitutto occorre un sincero rispetto nelle parole e nei fatti verso i cristiani che appartengono ad altre Chiese o comunità. E necessario cercare di conoscere meglio la propria fede e la fede degli altri cristiani, affinché il dialogo reciproco sia sempre fondato sulla mutua stima. Non esiste, inoltre, vero ecumenismo se non è accompagnato da una interiore conversione. Il desiderio dell'unità infatti nasce e matura dal rinnovamento del proprio cuore e della vita, frutto di costante preghiera e di scambievole carità. In atteggiamento ecumenico, infine, noi siamo chiamati a collaborare e vivere in dialogo con tutti: con gli ebrei, che Dio ha scelto per primi fra gli uomini ad accogliere la sua parola; con i credenti di altre religioni e con i non credenti. Questo atteggiamento di dialogo esige sempre coerenza con il Vangelo, che c'impegna a coltivare ciò che unisce prima di quello che divide. L'unico Dio Padre, l'unico Signore Gesù e l'unico Spirito sono presenti nella Chiesa perché la verità del Vangelo non venga mai svilita o deformata. Il disegno misterioso di Dio si realizzerà nonostante la nostra miseria, nel pieno rispetto della nostra libertà e della nostra responsabilità. Gli intenti ecumenici di riconciliare tutti i cristiani nell'unità voluta da Cristo superano le forze e le doti umane; per questo riponiamo la nostra speranza nella preghiera di Gesù, nell'amore del Padre e nella forza dello Spirito. La missione degli apostoli Agli apostoli Gesù stesso ha affidato il compito di continuare la sua missione tra i fratelli nella carità. Mc 3,13-19: Ne costituì Dodici che stessero con lui e anche per mandarli a predicare. Mt 16,13-20: Tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa. Mt 18,15-18: Tutto quello che legherete sopra la terrà sarà legato anche in cielo. Lc 22,24-30: Chi è il più grande tra voi diventi come il più piccolo. Lc 22,31-32: Simone, io ho pregato per te; e tu, una volta ravveduto, conferma i tuoi fratelli. Gv 20,19-23: Come il Padre ha mandato me, anch'io ho mandato voi. Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo Chiamati a conservare l'unità dello Spirito con il vincolo della pace cantiamo e proclamiamo: Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio e Padre. Chiamati a formare un solo corpo in un solo Spirito cantiamo e proclamiamo: Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio e Padre. Chiamati alla stessa speranza nel Signore Gesù cantiamo e proclamiamo: Un solo Signore, una sola fede, un solo Battesimo, un solo Dio e Padre. Raccolti intorno all'unica Parola e all'unico Pane di vita eterna, come i primi cristiani possiamo pregare: Ti rendiamo grazie, Padre nostro, per la vita e la conoscenza Che ci hai rivelato per mezzo di Gesù tuo servo. A te gloria nei secoli. Nel modo in cui questo pane spezzato era sparso qua e là sopra i colli e raccolto divenne una cosa sola. Così si raccolga la Chiesa nel tuo Regno dai confini della terra, perché tua è la gloria e la potenza per Gesù Cristo nei secoli. ( Didachè 9,3-4 ) La missione della Chiesa La Chiesa è inviata da Cristo al mondo intero. Tutti i suoi membri hanno una vocazione missionaria. La parola di Dio e i sacramenti conducono alla piena maturità in Cristo. Sarete miei testimoni L'impero di Roma e la civiltà greco-romana avevano realizzato una unità politica e culturale, favorendo così la predicazione del Vangelo in breve tempo tra popoli diversi. I discepoli predicavano nelle sinagoghe e nel tempio, nelle piazze e nei luoghi di mercato, annunciavano il Vangelo anche ai pagani. Lo Spirito di Gesù donava a tutti luce e forza. I cristiani appartenevano a tutte le classi sociali: schiavi, persone libere, commercianti e militari. Oggi sarebbe impensabile comprendere la storia di questi duemila anni, senza tener conto dell'influsso esercitato dal cristianesimo. I primi tre secoli della vita della Chiesa parlano in modo vivo, anche oggi, del coraggio e della testimonianza dei cristiani. Gli orizzonti della Chiesa sono gli orizzonti del mondo. Essa è inviata dal Signore risorto a portare un messaggio di speranza ai giovani e ai vecchi, ai malati e ai sani, a tutti. Il comandamento di Gesù: "Andate e ammaestrate tutte le nazioni" ( Mt 28,19 ) è pressante per tutti e ogni comunità cristiana deve sentire l'ansia dell'apostolo: "Guai a me se non predicassi il Vangelo" ( 1 Cor 9,16 ). Dalla esperienza personale di fede viene l'impulso a far partecipi altre persone della stessa lieta speranza. Come un incendio, il Vangelo si propaga in tutte le direzioni per il soffio potente e misterioso dello Spirito della Pentecoste. Così è cominciata la corsa del Vangelo nel mondo: da Gerusalemme in tutta la Giudea, nella Samaria e per tutte le regioni dell'impero romano. Oggi il nome di Gesù è invocato in tutte le lingue, il cristianesimo ha permeato culture diversissime e fa parte della storia di tanti popoli. È stato un cammino lungo ma costante, segnato a volte dalla debolezza e dal peccato presenti nella stessa Chiesa. Ma il Vangelo e la grazia sono più forti e si affermano nonostante i limiti umani. Solo lo Spirito di Gesù rigenera la vita della Chiesa e la rende capace di custodire e trasmettere con fedeltà il Vangelo. Dove sono i cristiani? Come riconoscerli? La presenza dei cristiani nel mondo non assomiglia per nulla all'incalzare violento di una fiumana straripata; è piuttosto come una pioggia che penetra delicata e tenace sotto ogni terreno. Nella fitta e misteriosa trama degli incontri quotidiani, quasi senza accorgersene, i cristiani sono chiamati a diventare seminatori di pace e di speranza. Anch'essi sono immersi nei problemi del mondo: ricercano, lavorano, soffrono come tutti gli uomini. Li accompagna però la certezza dell'amore di Dio, che supera tutti i limiti e vince ogni durezza del cuore. Chi può resistere all'amore? Chi può misurare la forza e la soavità dell'amore di cristiani che donano comprensione e accoglienza e vivono in atteggiamento di solidarietà con gli altri per tutto ciò che è nobile, giusto e buono? La testimonianza dei cristiani, anche se silenziosa, è già per se stessa una proclamazione forte ed efficace del Vangelo di Gesù. La carità attenta e delicata è come un coro sommesso a bocca chiusa; non si pronunziano parole, ma resta per tutti il fascino della musica e del canto. Se vivono così, i cristiani fanno già salire nel cuore di coloro che li circondano domande irresistibili: perché sono così? perché vivono in tal modo? chi li ispira? perché sono in mezzo a noi? Sono domande provocate dall'amore concreto ed operoso verso i fratelli. Chi ne fa l'esperienza, vede un segno dell'amore di Cristo. Per noi, figli di Dio, non può trascorrere giorno senza che in qualche modo sia annunciato il suo amore. Lo Spirito del Signore indica sempre come comunicare il Vangelo, anche in contatti occasionali. Missionari fino ai confini della terra La Chiesa, pienamente inserita nella storia degli uomini, fin dall'inizio ha preso coscienza della missione ricevuta da Cristo di portare l'annuncio del Vangelo a tutti gli uomini. Ogni volta che i cristiani sono venuti a contatto con popoli nuovi o sono state scoperte nuove terre, sempre lo Spirito Santo ha spinto cristiani generosi a partire dal proprio paese per diffondere la lieta notizia di Gesù. Presentiamo alcune figure di missionari. Ma possiamo cercare di conoscerne tante altre che Io Spirito ha suscitato e continua ancora oggi a suscitare. Agostino di Canterbury verso i popoli del Nord Europa Gregorio Magno, papa, nel 597 invia il monaco benedettino Agostino in Anglia ( Inghilterra ) per iniziare la predicazione del Vangelo fra quelle popolazioni. Così la Chiesa di Roma promuove l'annuncio del Vangelo nei paesi del Nord Europa. Agostino insieme a 40 monaci getta le basi del cristianesimo in quella grande isola, dà inizio a diverse comunità, specialmente nel regno di Kent, dove fonda la celebre abbazia di Canterbury. Gregorio Magno così scrive ad Agostino: "Per amore di Cristo noi cerchiamo in Britannia dei fratelli che non conosciamo e per suo dono abbiamo trovato coloro che cercavamo senza conoscere. Dio per dimostrare che il mondo si converte non per la sapienza degli uomini, ma per la sua potenza, scelse come suoi messaggeri da mandare nel mondo, uomini illetterati. Anche ora ha fatto la stessa cosa degnandosi di compiere verso la nazione degli Angli cose meravigliose per mezzo di deboli creature". Cirillo e Metodio tra i popoli slavi Nel secolo IX la Chiesa è ormai diffusa nell'Europa orientale e nel bacino mediterraneo e si apre a nuovi orizzonti. I popoli slavi accolgono l'annunzio del Vangelo portato loro da due grandi missionari: Cirillo e Metodio. Nativi di Tessalonica ( la moderna Salonicco ), inviati in missione dalla Chiesa di Bisanzio, si recano nella Grande Moravia ( regione corrispondente alla Boemia, alla Moravia e alla Slovacchia ) e predicano con successo il Vangelo. Per trascrivere la lingua di quelle popolazioni e mettere per iscritto la Bibbia, i due fratelli perfezionano il nuovo alfabeto. Nella lingua slava non solo celebrano la liturgia, ma gettano le basi di una nuova cultura cristiana. Gravi difficoltà, in particolare le lotte violente fra Germani e Slavi, ostacolano il loro apostolato. Poiché Bisanzio non li sostiene sufficientemente, essi chiedono aiuto e sostegno alla Chiesa di Roma. Papa Adriano Il approva la loro missione e accetta il loro metodo pastorale. Cirillo muore a Roma nell'anno 869; Metodio, fatto vescovo, ritorna a evangelizzare senza risparmiarsi fatiche quella immensa regione che va dall'attuale Cecoslovacchia a quasi tutta la Jugoslavia. Morirà nell'anno 885 a Velehrad ( Cecoslovacchia ). Prima di morire, Cirillo così prega il Signore: "Signore mio Dio, è tuo dono l'averci scelti a predicare il Vangelo del tuo Cristo, a incitare i fratelli alle buone opere ed a compiere quanto ti è gradito. Quelli che mi hai dato, te li restituisco come vuoi, guidali ora con la tua forza perché tutti lodino il tuo nome di Padre, Figlio, Spirito Santo". Bartolomeo Las Casas nel nuovo mondo Per l'America del Sud l'evangelizzazione ha percorso le grandi vie delle scoperte geografiche. I primi missionari partirono verso la fine del XV secolo, all'indomani della scoperta dell'America; furono gli ordini religiosi ( Domenicani, Francescani, Agostiniani, Mercedari ) che per primi si dedicarono all'annunzio del Vangelo in quel continente. Poi anche i Gesuiti. E non fu un annunzio facile perché, oltre alla ostilità che spesso incontrarono da parte delle popolazioni locali, dovettero più di una volta opporsi all'azione devastatrice degli eserciti conquistadores, spagnoli e portoghesi, che, pur di sottomettere quelle terre, non esitavano a massacrare le popolazioni. Tra i missionari spicca la grande figura di Bartolomeo de Las Casas. Nato a Siviglia nel 1474, era figlio di un compagno di viaggio di Cristoforo Colombo. Partì per i Caraibi nel 1502 per prendere possesso delle piantagioni paterne. Vi rimase otto anni come colono. Rientrato in patria si fece sacerdote e ripartì come missionario. La sua opera di strenuo difensore della libertà degli Indios e la sua denunzia, presso il Governo spagnolo, dello stato di schiavitù in cui erano costretti a vivere, gli valsero da parte del re di Spagna il riconoscimento di Protettore degli Indios. Con Bartolomeo de Las Casas e molti altri eroici missionari la Chiesa ha insegnato e difeso la dignità di ogni persona umana. Chiunque sia, l'uomo porta in sé l'immagine di Dio e da Dio è amato. Francesco Saverio sulle vie dell'estremo Oriente Nel secolo XVI si sviluppa nella Chiesa una grande fioritura di comunità religiose che hanno come preciso impegno quello di predicare il Vangelo di Cristo in mezzo alle popolazioni dei continenti appena scoperti. Francesco Saverio è uno dei più grandi missionari di tutti i tempi. Spagnolo e compagno di sant'Ignazio ( il fondatore dei Gesuiti ) parte nel 1541 verso l'India e raggiunge Goa dopo aver toccato anche il Mozambico. In dieci anni svolge una predicazione intensissima, percorrendo l'India, le Molucche e il Giappone. Sostenuto da spirito di preghiera e da una viva gioia interiore, sa adattare il messaggio evangelico al pensiero, agli usi e ai costumi di quelle popolazioni. Stremato dalla fatica, muore a soli 46 anni nell'isola di Sancian, mentre si prepara ad evangelizzare la Cina. Francesco così scrive a Ignazio in una sua lettera: "Moltissimi in questi luoghi non si fanno ora cristiani solamente perché manca chi li faccia cristiani. Molto spesso mi viene in mente di percorrere le università dell'Europa e di mettermi a gridare qua e là come un pazzo per scuotere coloro che hanno più scienza che carità con queste parole: quale gran numero di persone viene escluso per colpa vostra dalla conoscenza di Cristo e dalla salvezza". Daniele Comboni in cammino con i popoli africani Nei primi secoli il cristianesimo si è diffuso largamente nell'Africa settentrionale, lungo le coste del Mediterraneo. Ma le invasioni barbariche, prima, e l'Islam dopo, hanno eliminato gradualmente ogni traccia cristiana. Solo l'Etiopia ha saputo resistere alla pressione islamica, conservando la fede di Cristo. La grande era della evangelizzazione del continente nero incomincerà nel secolo XIX, quando i missionari si spingeranno fin nel cuore dell'Africa, superando difficoltà di ogni genere. Una delle figure più rappresentative è Daniele Comboni. Sacerdote di origine bresciana, parte con pochi compagni nel 1858, destinazione: Sudan. In occasione dell'apertura del primo Concilio Vaticano così scrive al Papa Pio IX: "Beatissimo Padre, anche fra gli africani vi sono pecorelle che appartengono al vostro ovile; anche tra gli africani vi sono dei cuori capaci di amarvi; anche tra gli africani ( è dolce poterlo promettere a seguito della nostra esperienza ) Dio tiene pronte delle grandi consolazioni alla Chiesa e a Voi, suo vicario. Sembra che l'ora della salvezza sia giunta anche per questa nazione". Missionari nel mondo intero Nessuna comunità cristiana può considerare il Vangelo di Gesù un tesoro da custodire in modo geloso, solo per sé. Se la fede dei cristiani non si fa missionaria, rischia di essere falsa. I discepoli di Gesù dovevano andare innanzi a lui in ogni città e luogo per preparargli la strada ( Lc 10,1-16 ). L'essere missionari è per i cristiani e per la Chiesa un impegno preciso, fonte di vitalità e di crescita. Credere in Gesù il Cristo è sempre un inserirsi nelle vicende della vita, un morire a se stessi, un donarsi a tutti. Per questo la fede comporta necessariamente un atteggiamento missionario. Alla luce degli insegnamenti del Concilio Vaticano II, nella Chiesa è diventata più viva la coscienza missionaria ( Conc. Ecum. Vat. II, Ad Gentes 2 ). In molte diocesi e parrocchie si sono costituiti centri e movimenti di spiritualità e animazione missionaria. Ogni anno l'intero mese di ottobre è dedicato al problema delle missioni ed ha il suo punto di convergenza nella Giornata missionaria mondiale. Tra le Chiese delle varie nazioni si è rinnovata una maggiore collaborazione, uno scambio di forze e di amore: missionari, preti, religiosi e laici, impegni di carità e solidarietà, confronti di esperienze diverse, esprimono la varietà e la ricchezza della missione della Chiesa oggi nel mondo. La Chiesa nasce missionaria ed è missionaria per vocazione. Dio chiama tutti. Coloro che hanno ricevuto il Battesimo, con la Cresima si assumono, in particolare, la responsabilità e l'impegno di annunziare Cristo ai vicini e ai lontani, ovunque. I vescovi italiani, in una lettera indirizzata a tutti i ragazzi, hanno indicato questo cammino di fede e questo impegno missionario di testimonianza: "Anche voi ragazzi siete capaci di far conoscere Gesù. Non dovete aspettare di diventare adulti per essere suoi testimoni. Voi desiderate un mondo nuovo, dove gli uomini siano più buoni, più giusti e più onesti. Questo piace a Dio; anzi, è il suo desiderio. "Che cosa farai da grande?", vi domandano a volte gli adulti. Qualcuno ha già un suo progetto, altri non ancora. Una cosa è sicura: Gesù continuerà a chiamarvi, ogni giorno. Vi farà nascere nel cuore desideri grandi e progetti stupendi. Aprirà i vostri occhi ai bisogni dei fratelli e vi chiederà di impegnarvi per loro. Tra voi ci sono i futuri genitori, i futuri operai e contadini, insegnanti e medici, i futuri sacerdoti, i religiosi, le suore. Ognuno domani, come oggi, avrà un posto e una missione da compiere. E ogni missione è grande e deve essere rispettata. Il mondo nuovo che già oggi cominciate a costruire, lo costruirete anche domani, se userete sempre per il bene di tutti, i doni che il Signore vi dà". Gli orizzonti della Chiesa sono gli orizzonti del mondo intero. La Chiesa è missionaria, perché in tutto il mondo gli uomini conoscano la salvezza di Cristo e benedicano Dio, Padre e Figlio e Spirito Santo. Ammaestrate e battezzate L'adesione alla persona di Cristo e il dono dello Spirito domandano un segno visibile: lasciarsi immergere nell'acqua invocando il nome di Dio, Padre e Figlio, e Spirito Santo. Non basta aprire il proprio cuore a Dio e aderire a lui nel segreto della coscienza. La Chiesa è un fatto pubblico, destinata a raggiungere in modo visibile ed efficace tutti i popoli e tutte le generazioni. Essa ha ricevuto da Gesù risorto il mandato di annunciare il Vangelo in tutto il mondo. "Andate e ammaestrate tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco, io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo" ( Mt 28,19-20 ). Dio non vuole salvare gli uomini individualmente, senza nessun legame tra loro, ma vuol fare di loro un solo popolo, per mezzo di Gesù Cristo. Perciò il Signore Gesù ha voluto che la diffusione del Vangelo si realizzi anche attraverso segni e gesti visibili, i sacramenti della fede: Battesimo, Cresima ed Eucaristia; Penitenza, Unzione degli infermi, Ordine e Matrimonio. Con i sacramenti, segni di fede e di amore, la Chiesa accompagna l'uomo dalla nascita fino alla vita adulta, nella gioia e nel dolore, e si edifica come comunità di salvezza per gli uomini. Nei sacramenti la parola di Dio non solo è ascoltata, ma ha il potere di compiere ciò che annunzia. È Cristo che battezza, quando il suo ministro battezza; è lui che conferma nella fede quando il Vescovo unge con il crisma. È Cristo che si offre al Padre e si dona ai fratelli, quando il sacerdote consacra e distribuisce il pane dell'Eucaristia. È Cristo che perdona i peccati, quando il sacerdote assolve. È Cristo che sostiene, conforta e perdona, quando il sacerdote unge con olio benedetto il malato. È Cristo che partecipa il suo sacerdozio, quando il vescovo ordina nuovi sacerdoti o diaconi. È Cristo che esprime il suo amore per la Chiesa, quando un uomo e una donna si uniscono nel Matrimonio. L'acqua, l'imposizione delle mani, il pane e il vino, segni accompagnati dalla parola di Dio, sono gesti efficaci che suscitano e rafforzano la fede, rendono visibile il dono dello Spirito ed edificano la comunità per la salvezza del mondo. I sette sacramenti sono le azioni fondamentali della Chiesa, con le quali Gesù Cristo dona ai fedeli il suo Spirito e ne fa un popolo santo, consacrato a Dio. Con la parola, con i sacramenti e con la santità della vita, la Chiesa è inviata nel mondo per portare la salvezza del Signore risorto a tutti gli uomini. In cammino nella speranza Cristo risorto è in mezzo a noi, "speranza della gloria" ( Col 1,27 ). Noi crediamo che la morte è sconfitta per sempre, l'amore vince l'odio e il peccato, un mondo nuovo comincia ad esistere. In mezzo alle alterne vicende della storia umana, tra luci ed ombre, momenti di gioia e di persecuzione, la Chiesa cammina nella speranza. La salvezza cui aspiriamo si è già pienamente realizzata in Cristo, ma in noi è soltanto iniziata; eppure è sempre più forte delle nostre debolezze e infedeltà. Dove nella vita della Chiesa si manifesta questa speranza? L'ascolto e l'annunzio della parola di Dio, la celebrazione del suo amore nei sacramenti e la testimonianza della carità nella vita quotidiana sono i grandi momenti attraverso i quali la Chiesa diviene per gli uomini segno efficace e storico della salvezza di Gesù risorto. La realtà della Chiesa infatti è più grande di quel che si vede: è santa, anche se noi siamo peccatori; è opera di Dio e ha per capo Cristo, eppure agisce nel mondo attraverso gli uomini e per mezzo di segni visibili, i sacramenti; comprende chi ha fede ed è pellegrino sulla terra e quanti, al di là della morte, sono nella luce di Dio. La Chiesa è mistero della fede e sacramento di salvezza, segno e strumento di unità e di pace tra gli uomini. Credo la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Ave, o Maria, piena di grazia La Vergine Maria Madre di Gesù è l'immagine più perfetta della Chiesa e il modello di ogni discepolo, che ascolta e accoglie la Parola e la conserva nel suo cuore, perché porti frutto. Come lei impariamo a dire al Signore: "Eccomi, sono la tua serva, avvenga di me quello che hai detto" ( Lc 1,38 ). Insieme a lei impariamo a riconoscere le meraviglie che il Signore compie nella nostra vita, per opera dello Spirito, e a cantare: "L'anima mia magnifica il Signore!" ( Lc 1,46 ). Nella comunità cristiana attendiamo e imploriamo perché venga lo Spirito Santo, come gli apostoli che erano "assidui e concordi nella preghiera, insieme con alcune donne e con Maria, la Madre di Gesù e i fratelli di lui" ( At 1,14 ). Come Maria ha donato Gesù al mondo, anche la Chiesa genera nuovi figli di Dio con la forza della parola e la grazia dei sacramenti. Nella Chiesa, popolo chiamato a testimoniare con audacia la santità di Dio, la Vergine Maria ha un posto privilegiato. La chiamiamo Madre di D io, Vergine Santa, Immacolata, piena di grazia, Madre della Chiesa. Per i meriti di Cristo risorto, Maria è assunta in cielo in anima e corpo. Questa è anche la speranza di tutti i cristiani quando professano: "Credo la risurrezione della carne e la vita del mondo che verrà". Sotto la tua protezione cerchiamo rifugio, santa Madre di Dio: non disprezzare le suppliche di noi che siamo nella prova, e liberaci da ogni pericolo, o Vergine gloriosa e benedetta. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo Le origini, la vita e la missione della Chiesa manifestano che Dio non è lontano dagli uomini. Il mistero del suo amore e della sua presenzi si rende vicino a noi mediante la Chiesa. Ogni comunità cristiana è dunque chiamata a manifestare nella sua vita l'insondabile mistero di amore che unisce il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo e fa delle tre Persone divine un solo Dio. Rendiamo grazie a Dio Padre. Egli ci ama da sempre e nel Battesimo ci ha generati a figli chiamandoci a far parte del suo popolo. Rendiamo grazie al Figlio suo, Gesù Cristo. Egli è la nostra pace e fa di tutti gli uomini un solo popolo per mezzo della croce. In lui possiamo presentarci al Padre in un solo Spirito. Rendiamo grazie allo Spirito Santo. Egli santifica gli uomini nella comunione dell'amore e costituisce la Chiesa una, santa, cattolica e apostolica. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo, unico Dio in tre Persone uguali e distinte. Questa è la lode della Chiesa, segno del regno di Dio già iniziato sulla terra, principio della vita eterna. Ti ringraziamo, Padre Santo Mentre siamo in cammino nella storia di questa terra, un segno soprattutto rivela e rende realmente presente Cristo: è l'Eucaristia. La celebrazione dell'Eucaristia nel giorno del Signore è immagine viva della Chiesa e contiene in sé tutta la vita cristiana. Ti ringraziamo, Padre Santo, perché nel tuo amore hai creato il mondo. Tutto ti rende grazie: il cielo e la terra, la luce di questo giorno, la nostra gioia di vivere, dono meraviglioso venuto dalle tue mani. R. Grazie, Signore, rendiamo grazie a te che regni nei secoli eterni! Le mani, gli occhi, il volto, il cuore e la mente: tutto ci rende capaci di parlare e di incontrare gli altri, per divenire un segno di comunione e di amicizia. Siamo un dono divino di vita e di amore. R. Grazie, Signore, rendiamo grazie a te che regni sei secoli eterni! Tu ci hai chiamati al banchetto della vita e continui a radunare attorno a te tutti i popoli, finché ogni uomo viva da fratello. R. Grazie, Signore, rendiamo grazie a te che regni nei secoli eterni! Per questo, lieti e riconoscenti ci uniamo a quanti in tutto il mondo credono in te, per cantare con gli angeli e i santi: Santo, Santo, Santo il Signore Dio, l'Onnipotente, Colui che era, che è e che viene! Osanna osanna osanna nell'alto dei cieli! I cieli e la terra sono pieni della tua gloria. Osanna osanna osanna nell'alto dei cieli! Benedetto colui che viene nel nome del Signore. Osanna osanna osanna nell'alto dei cieli. Padre veramente Santo, buono e misericordioso verso tutti, noi ti lodiamo e ti ringraziamo perché ci hai donato Gesù Cristo tuo Figlio, che è venuto a noi nel tuo nome. R. Gloria a te, Signore! Egli è la tua Parola vivente, che ci svela il tuo meraviglioso progetto di vita. Egli è la Vita che ci guida a te, chiamandoci a credere nel Vangelo e a seguirlo per tutta la vita. Egli è la Verità che ci fa liberi, aprendo i nostri occhi e il nostro cuore per riconoscere te, Padre di tutti, e amarci tra noi del suo stesso amore. Egli è la Vita che riempie di gioia, portandoci il lieto annunzio del tuo Regno che non ha fine. R. Gloria a te, Signore! Mai egli si chiuse alle necessità e alle sofferenze dei fratelli, manifestandoci il tuo amore per i piccoli e i poveri, per gli ammalati e gli esclusi. Egli, il Giusto, ha preso su di sé i peccati del mondo, per portare a tutti noi la liberazione dalla morte. Egli, come Agnello immolato, ha offerto in dono la sua vita e ha riscattato con il suo sangue gli uomini di ogni tribù, lingua, popolo e nazione. Egli, come ai discepoli di Emmaus, ci svela il senso della Scrittura e spezza il pane per noi. R. Gloria a te, Signore! Dio, Padre di misericordia, dona lo Spirito dell'amore, lo Spirito del tuo Figlio, perché la Chiesa si rinnovi nella luce del Vangelo. Fortifica il tuo popolo con il pane della vita e il calice della salvezza e fa' che cresca nella fede e nella carità. R. Un cuor solo, un'anima sola, per la tua gloria, signore! Ogni membro della Chiesa scopra il suo posto nella comunità per offrire agli altri il proprio servizio, unito in vera comunione con tutti: con il nostro Papa, con il nostro Vescovo, con i presbiteri e il popolo cristiano In un mondo lacerato da discordie la tua Chiesa risplenda segno profetico di unità e di pace. R. Un cuor solo, un anima sola, per la tua gloria, Signore! Rendici aperti e disponibili verso i fratelli che incontriamo sul nostro cammino, perché possiamo condividerne i dolori e le angosce, le gioie e le speranze. Infondi in noi la luce della tua parola per confortare gli afflitti e gli oppressi. Fa' che ci impegniamo lealmente al servizio dei poveri e dei sofferenti. La tua Chiesa sia testimonianza viva di verità e di libertà, di giustizia e di pace, perché tutti gli uomini si aprano alla speranza di un mondo nuovo. In Cristo nostro Signore. R. Amen. Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo Con il segno della croce evochiamo e professiamo con le parole e con il gesto i due misteri principali della fede: 1. Unità e Trinità di Dio 2. Incarnazione, passione, morte e risurrezione di nostro Signore Gesù Cristo. Padre nostro che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Gloria al Padre e al Figlio e allo Spirito Santo. Come era nel principio, e ora e sempre nei secoli dei secoli. Amen. Credo in un solo Dio, Padre onnipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili e invisibili. Credo in un solo Signore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre prima di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito Santo si è incarnato nel seno della Vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sotto Ponzio Pilato, morì e fu sepolto. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signore e dà la vita, e procede dal Padre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cattolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen. Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, che per volontà del Padre e con l'opera dello Spirito Santo morendo hai dato la vita al mondo, liberami da ogni colpa e da ogni male, fa' che sia sempre fedele alla tua legge e non sia mai separato da te. Ave, o Maria, piena di grazia, il Signore è con te. Tu sei benedetta fra le donne e benedetto è il frutto del tuo seno, Gesù. Santa Maria, Madre di Dio, prega per noi peccatori, adesso e nell'ora della nostra morte. Amen. Salve, Regina, madre di misericordia, vita, dolcezza e speranza nostra, salve. A te ricorriamo, esuli figli di Eva; a te sospiriamo, gementi e piangenti in questa valle di lacrime. Orsù dunque, avvocata nostra, rivolgi a noi gli occhi tuoi misericordiosi. E mostraci, dopo questo esilio, Gesù, il frutto benedetto del tuo seno. O clemente, o pia, o dolce Vergine Maria. Preghiera del mattino Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questa notte. Ti offro le azioni della giornata: fa' che siano tutte secondo la tua santa volontà per la maggior tua gloria. Preservami dal peccato e da ogni male. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen. Preghiera della sera Ti adoro, mio Dio, e ti amo con tutto il cuore. Ti ringrazio di avermi creato, fatto cristiano e conservato in questo giorno. Perdonami il male oggi commesso e se qualche bene ho compiuto, accettalo. Custodiscimi nel riposo e liberami dai pericoli. La tua grazia sia sempre con me e con tutti i miei cari. Amen. Angelo di Dio, che sei il mio custode illumina, custodisci, reggi e governa me che ti fui affidato dalla pietà celeste. Amen. L'eterno riposo dona loro, o Signore, e splenda ad essi la luce perpetua. Riposino in pace. Amen. Atto di fede Mio Dio, perché sei verità infallibile, credo tutto quello che tu hai rivelato e la santa Chiesa ci propone a credere. Credo in te, unico vero Dio in tre persone uguali e distinte, Padre e Figlio e Spirito Santo. Credo in Gesù Cristo, Figlio di Dio incarnato, morto e risorto per noi, il quale darà a ciascuno secondo i meriti, il premio o la pena eterna. Conforme a questa fede voglio sempre vivere. Signore, accresci la mia fede. Atto di speranza Mio Dio, spero dalla tua bontà, per le tue promesse e per i meriti di Gesù Cristo, nostro salvatore, la vita eterna e le grazie necessarie per meritarla con le buone opere che io debbo e voglio fare. Signore, che io possa goderti in eterno. Atto di carità Mio Dio, ti amo con tutto il cuore sopra ogni cosa, perché sei bene infinito e nostra eterna felicità; e per amor tuo amo il prossimo come me stesso e perdono le offese ricevute. Signore, che io ti ami sempre più. Atto di dolore Mio Dio, mi pento e mi dolgo con tutto il cuore dei miei peccati, perché peccando ho meritato i tuoi castighi, e molto più perché ho offeso te, infinitamente buono e degno di essere amato sopra ogni cosa. Propongo con il tuo santo aiuto di non offenderti mai più e di fuggire le occasioni prossime di peccato. Signore, misericordia, perdonami.