Catechismo della Chiesa Cattolica

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II. La definizione di peccato

1849 Il peccato è una mancanza contro la ragione, la verità, la retta coscienza; è una trasgressione in ordine all'amore vero, verso Dio e verso il prossimo, a causa di un perverso attaccamento a certi beni.

Esso ferisce la natura dell'uomo e attenta alla solidarietà umana.

È stato definito « una parola, un atto o un desiderio contrari alla legge eterna ».87

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1850 Il peccato è un'offesa a Dio: « Contro di te, contro te solo ho peccato.

Quello che è male ai tuoi occhi, io l'ho fatto » ( Sal 51,6 ).

Il peccato si erge contro l'amore di Dio per noi e allontana da esso i nostri cuori.

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Come il primo peccato, è una disobbedienza, una ribellione contro Dio, a causa della volontà di diventare « come Dio » ( Gen 3,5 ), conoscendo e determinando il bene e il male.

Il peccato pertanto è « amore di sé fino al disprezzo di Dio ».88

Per tale orgogliosa esaltazione di sé, il peccato è diametralmente opposto all'obbedienza di Gesù, che realizza la salvezza. ( Fil 2,6-9 )

1851 È proprio nella Passione, in cui la misericordia di Cristo lo vincerà, che il peccato manifesta in sommo grado la sua violenza e la sua molteplicità: incredulità, odio omicida, rifiuto e scherno da parte dei capi e del popolo, vigliaccheria di Pilato e crudeltà dei soldati, tradimento di Giuda tanto pesante per Gesù, rinnegamento di Pietro, abbandono dei discepoli.

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Tuttavia, proprio nell'ora delle tenebre e del Principe di questo mondo, ( Gv 14,30 ) il sacrificio di Cristo diventa segretamente la sorgente dalla quale sgorgherà inesauribilmente il perdono dei nostri peccati.

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87 Sant'Agostino, Contra Faustum manichaeum, 22;
San Tommaso d'Aquino, Summa theologiae, I-II, 71, 6
88 Sant'Agostino, De civitate Dei, 14,28