1 ottobre 1967

Oggi la nostra intenzione sia rivolta al Sinodo dei Vescovi, del quale abbiamo celebrato nei giorni scorsi l'apertura.

Roma lo ospita; e Roma cattolica, Roma cosciente dovrebbe cercare di meditarne il significato e il valore.

Come sapete, si tratta di particolari riunioni di circa duecento membri ( Cardinali della Curia Romana, Patriarchi, Arcivescovi, Vescovi e Superiori Religiosi … ) provenienti da tutto il mondo, i quali discutono con Noi alcune grandi questioni circa la vita della Chiesa e la sua missione nel nostro tempo.

Questo Sinodo è una istituzione nuova nella Chiesa, e riguarda gli interessi spirituali di tutto il Popolo cristiano.

Dobbiamo far voti che esso sia, come la Chiesa di cui diventa organo rappresentativo ed operativo, un « segno » in mezzo all'umanità d'oggi.

Il Concilio ha tanto parlato della Chiesa come di un « segno » nel mondo e nella storia.

Questo termine si applica anche al Sinodo dei Vescovi.

Esso è un segno della presenza di Cristo fra noi, perché è destinato a tenere accesa e splendente la fede, la sua luce nelle tenebre del nostro secolo.

È un segno di speranza, perché guarda ai bisogni e ai mali degli uomini con grande cuore cristiano; e ciò che vuole e ciò che fa è il bene della Chiesa e di tutti, la pace e la giustizia fra gli uomini.

È un segno di unità e di carità universale, proprio perché il Sinodo dei Vescovi è composto di uomini provenienti dalle più diverse origini geografiche e culturali, i quali si vogliono bene e lavorano e pregano insieme.

Che la Madonna, Regina degli Apostoli e Madre della Chiesa, assista questo Sinodo con il dono della sapienza di Cristo.