4 febbraio 1968

Vi diremo solo questo oggi:

non bisogna

mai perdere la speranza,

non bisogna mai cedere nello sforzo della buona volontà,

non bisogna mai lasciarsi sopraffare dal pessimismo e dal fatalismo,

ma bisogna sempre

bene giudicare,

bene operare,

bene sperare.

Perché gli avvenimenti di questi giorni, della vita internazionale e nazionale, non sono tutti confortanti ed esemplari;

alcuni sono piuttosto dolorosi e demoralizzanti:

le rovine del terremoto e le sue conseguenze,

l'atrocità della guerra nell'Estremo Oriente, quando si sperava di entrare in una fase di tregua e di trattative,

le altre note questioni internazionali sempre aperte e gravide di pericoli,

e agitazioni sindacali, parlamentari, universitarie, giudiziarie,

le inquietudini morali e spirituali,

le vicende insomma del nostro momento storico non sono troppo incoraggianti per chi vuol vivere guidato da ideali di ordine e di pace e rintracciare nella luce i segni del regno di Dio.

Ma, ripetiamo, non dobbiamo mai perdere la fiducia nel bene.

Anche il bene ha, e proprio in questi giorni, le sue belle e coraggiose testimonianze; e sono tante ed eloquenti per chi le sa rilevare.

E quanto più il nostro mondo ci offre visioni amare, tanto più deve crescere in noi la decisione del bene, in cui credere e per cui operare.

La preghiera è perciò grande scuola e grande sorgente di ottimismo e di buon volere.

Eccoci dunque tutti alla preghiera confortatrice e soccorritrice.