7 aprile 1968

Noi dobbiamo oggi innalzare verso Cristo l'olivo per la sua gloria e per la nostra pace.

Il simbolo dell'umile olivo dice oggi la nostra fede in Cristo, nostro Salvatore, e dice la nostra speranza in Lui, vero e sommo principio della pace fra gli uomini; ma il nostro gesto, prima di essere consolatore, ci fa sentire il dolore della pace ancora sanguinante nel mondo:

nel Viet-nam,

nel Medio Oriente;

in Africa, specialmente in Nigeria;

e poi negli Stati Uniti d'America, dove l'uccisione d'un inerme e cristiano profeta della integrazione razziale, Martin Luther King, denuncia un profondo e quasi implacabile conflitto di animi e di interessi.

Ma l'olivo è ancora verde, anzi sembra aprirsi ad una primavera di aspirazioni e di promesse, che lasciano ancora sperare, ed oggi forse più che mai, nella vittoria della pace.

Il nostro gesto si fa presagio, si fa preghiera, che la prossima Pasqua rende ardente e fiduciosa.

Se Cristo è con noi, non dobbiamo mai disperare della pace; dobbiamo piuttosto attendere il prodigio che trasforma il dolore in redenzione, il sangue in amore.

Non mancano indizi di questo prodigio; noi lo attendiamo, noi lo invochiamo.