1 gennaio 1971

Incominciamo l'Anno Nuovo, per grazia di Dio con la confortante impressione dei due atti di clemenza che hanno concluso i clamorosi processi, che tutti sapete, e che si iscrivono nel bilancio della pace nel mondo, alla quale, come pure sapete, dedichiamo pensieri e propositi e voti di questo primo giorno del calendario civile.

Noi godiamo così di sperimentare che cosa sia la pace.

Essa non è debolezza, non è viltà, non è tolleranza dell'ingiustizia, né acquiescenza passiva a tante tristi condizioni, in cui ancora oggi il mondo si trova.

La pace

vuol essere l'affermazione virile e magnanima delle energie dello spirito,

vuol essere la vittoria del bene sul male ( Rm 12,21 ),

vuol essere il superamento dell'antico sistema della vendetta, il sistema del « dente per dente, occhio per occhio » ( Mt 5,38 ) che perpetua a catena l'odio ed il sangue,

piuttosto l'introduzione nei rapporti umani della capacità innovatrice con la generosità del perdono, e del metodo, il solo civile e cristiano, delle soluzioni ragionate e umane nei conflitti altrimenti insanabili e interminabili.

Facciamo nostra, anche nella sfera delle relazioni private, la legge austera e soave della pace, Non diciamo invano la grande preghiera del « Padre nostro », nella quale la domanda della misericordia di Dio verso i nostri debiti è condizionata alla nostra larghezza di cuore verso i nostri debitori; e facciamoci promotori di vincoli pacifici fra noi tutti pensando che, come dice il Vangelo, ogni uomo ci è fratello ( Cfr. Mt 23,8 ).

Di qui nasce la pace; nasce la vera convivenza umana, la civiltà, il Regno di Dio.

Anche a voi quindi la consegna della pace, riformatrice del cuore umano e della società civile.

A voi perciò l'augurio di buon anno, sotto la protezione della Regina della pace e con la Nostra Benedizione.