Communio et progressio

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Capitolo Secondo

Le condizioni ideali per un'azione efficace

63. Perché le comunicazioni sociali prestino un reale servizio alla crescita umana, è necessario conoscere anzitutto l'importanza che assume per il loro funzionamento il fattore uomo, la cui presenza in questo campo ha un ruolo molto più determinante che non quello dei pur meravigliosi strumenti meccanici ed elettronici.

Gli apporti al bene sociale da parte dei mezzi di comunicazione non sorgono infatti per generazione spontanea.

Tanto i comunicatori che i recettori devono quindi avere un'adeguata istruzione e formazione, che permetta loro di trarre il maggiore frutto possibile dall'uso degli strumenti della comunicazione.

Occorre perciò che tutti siano ben consci dei loro rispettivi compiti e preparati ad affrontarli tanto come singoli quanto come membri della comunità umana.

Spetta anche alle autorità sia civili che ecclesiastiche, come pure agli educatori, assumere le loro responsabilità perché il bene della società, che questi strumenti favoriscono egregiamente, sia pienamente realizzato.

1. Formazione

64. Oggi è necessaria a tutti gli uomini una formazione che porti a comprendere a fondo i principii di base circa l'utilizzazione degli strumenti della comunicazione sociale nella comunità, e a seguire le direttive conseguenti, che qui verranno esaminate.

Tali strumenti infatti arricchiscono intellettualmente e moralmente l'uomo, solo se si conoscono pienamente le loro caratteristiche e i loro funzionamenti; essi possono invece indebolire la libertà dell'individuo se non sufficientemente valutati.

Questa formazione deve quindi abbracciare la descrizione chiara e precisa della natura caratteristica dei singoli mezzi; ragguagliare circa la sua presenza e utilizzazione in un determinato territorio; insegnare il modo della migliore utilizzazione, tenendo sempre ben presente il necessario riferimento all'individuo e alla società.

a) Formazione dei "recettori"

65. Di questa formazione hanno anzitutto bisogno i recettori non solo per ricavare i massimi benefici dall'uso delle comunicazioni sociali per la propria utilità, ma anche perché essi possano partecipare al dialogo della società e ad una mutua ed efficace collaborazione tra tutti i membri della comunità umana; nonché per trovare le vie migliori per raggiungere tutti questi fini, tra i quali eccelle l'impegno di difendere la giustizia nel mondo e di eliminare le stridenti disuguaglianze fra le nazioni opulente e quelle sottosviluppate.

66. Per ottenere questo risultato, il recettore ha bisogno di poter disporre puntualmente di nozioni sempre aggiornate; questo continuo aggiornamento deve essere curato da persone competenti e si attua per mezzo di conferenze, discussioni, tavole rotonde, letture specializzate, convegni di studio, corsi orientativi.

67. Non sarà mai troppo presto iniziato il compito di sviluppare nei ragazzi il gusto artistico, il senso critico, la coscienza dei doveri morali nella scelta delle letture, delle proiezioni cinematografiche, delle trasmissioni radiofoniche e televisive.

A parte infatti la constatazione che i fanciulli sono più facilmente vulnerabili per la loro stessa immaturità, c'è da sottolineare che l'abitudine all'autocontrollo, acquisita in tenera età, servirà loro per tutta la vita.

La gioventù è generosa, altruistica, spontanea e sincera.

Qualità meravigliose, che per mezzo dell'autocontrollo potranno essere conservate soltanto se i giovani avranno imparato presto a stimarle e a conservarle.

I genitori e gli educatori indirizzeranno perciò con opportune indicazioni i giovani a scegliere essi stessi i mezzi di comunicazione, anche se, come si renderà necessario qualche volta, dovranno riservarsi il giudizio definitivo circa tale selezione.

Se ritenessero necessario in qualche caso formulare un giudizio negativo sulla scelta fatta dai figli, abbiano l'avvertenza di spiegare convenientemente le ragioni del loro atteggiamento.

Si ottiene infatti di più con la persuasione che con la proibizione, soprattutto in campo educativo.

Bisogna anche ricordare che le reazioni psicologiche del fanciullo non sono uguali a quelle dell'adulto, e che può quindi accadere che certe forme di comunicazione, che l'uomo maturo trova noiose e controproducenti, siano invece gradite ai fanciulli e in genere ai giovani.

E poi importante che molti adolescenti possano diventare a loro volta istruttori e formatori dei loro coetanei.

La loro stessa età li rende aperti alle nuove forme di cultura e facilita il dialogo con gli amici.

La sperimentazione di queste forme di educazione si è rivelata altamente positiva.

68. Sarà poi molto utile ai genitori e agli educatori assistere ai programmi televisivi e cinematografici che godano di alto gradimento da parte dei giovani, come pure leggere le pubblicazioni da loro preferite; potranno così discuterne con loro cercando di acuirne il giudizio critico.

Quando sono prese in esame produzioni, che possono suscitare incertezze o perplessità, i genitori cerchino di guidare con pazienza e gradualismo i loro figli a rilevarne gli aspetti positivi ed a considerarne tutte le componenti in una visione globale del contesto.

69. L'insegnamento circa la comunicazione deve essere inserito regolarmente nelle stesse scuole per addestrare gli studenti dei vari gradi di studi, gradualmente, ma con sicurezza, ad orientarsi sui principii ed a fare una scelta consapevole nella lettura dei libri e nelle produzioni moderne e a comprenderli.

Nei programmi scolastici trovi una buona collocazione anche questa disciplina, che sarà approfondita a parte in conferenze e riunioni, sempre sotto la guida di competenti.

70. É evidente che i genitori e gli educatori non possono compiere bene questo loro grave dovere se non hanno una fondata convinzione della validità degli strumenti di comunicazione.

Bisogna qui ricordare, a quanti sono nati quando questi mezzi non c'erano, che essi molto più difficilmente dei giovani riescono a capire il linguaggio dei mezzi stessi.

I genitori sono talvolta preoccupati perché i mezzi della comunicazione offrono largo spazio a tutti i problemi, anche i più spinosi, sia sociali che religiosi.

Orbene, dato che la maggioranza delle famiglie ha a cuore che i figli facciano buon uso di questi mezzi, sappiano i genitori anche concedere la necessaria fiducia a questi ritrovati moderni, riflettendo che i loro figli, nati, cresciuti e formati in un altro clima sociale, sono assai più preparati a reagire contro le molte e varie sollecitazioni a cui possono essere sottoposti.

b) Formazione dei "comunicatori"

71. Non è difficile trovare dei comunicatori sprovvisti di una vera e specifica formazione.

Perché le loro prestazioni siano all'altezza del compito devono avere un'adeguata preparazione culturale.

C'è quindi da augurarsi che vengano erette, nelle scuole superiori, delle cattedre di comunicazione sociale per il conferimento di gradi accademici in questa disciplina.

Prima di assumere responsabilità professionali, i comunicatori devono possedere una solida preparazione teorica e tecnica.

72. I comunicatori non devono però essere preparati solo tecnicamente, ma anche culturalmente.

Poiché i mezzi di comunicazione sono a servizio dell'umanità, i comunicatori devono sentire l'impegno di servire l'uomo; tale disponibilità al servizio potrà nascere soltanto in coloro che cercano di comprendere e di amare veramente l'uomo.

I comunicatori sentiranno sempre più tutta la bellezza della loro professione e riusciranno a renderla apportatrice di sempre nuovi benefici alla società, quanto più profondamente saranno convinti che al di là di quei congegni, che trasmettono le loro voci e le loro immagini, vivono e operano dei veri uomini.

Pertanto, quanto più i comunicatori riusciranno a conoscere il pubblico e a stimarne le esigenze intellettuali e morali, tanto più sapranno adattare le loro comunicazioni alle necessità dei recettori favorendo un vero e nuovo spirito comunitario.

2. Compiti e doveri

a) Dei "comunicatori"

73. I comunicatori promuovono, con la loro azione, il dialogo fecondo che si svolge nell'umana famiglia; essi guidano gli scambi culturali in quella specie di grande "tavola rotonda" che è costituita dagli strumenti della comunicazione.

Loro dovere specifico è perciò quello di salvaguardare le finalità della comunicazione sociale favorendo in tutti i modi il progresso umano e portando gli uomini ad avvicinarsi ed a comunicare sinceramente fra di loro.

74. Nella ricerca quindi degli argomenti da trasmettere, i comunicatori procureranno di soddisfare le legittime esigenze del loro pubblico, tenendo anche conto delle diverse opinioni dei vari gruppi che abbiano una qualche autorità e un certo peso.

Per raggiungere questo scopo, è interesse dei comunicatori prevedere quali saranno gli spettatori e gli uditori delle loro comunicazioni che dovranno essere impostate con la collaborazione degli stessi utenti.

Soltanto così i comunicatori potranno avere un'adeguata conoscenza delle esigenze di tutto il pubblico e della loro specifica preparazione secondo l'età, la categoria sociale, la preparazione culturale.

Solo a questa condizione si instaurerà nella società, fra uomini preparati, liberi e consci dei loro doveri, quella continua e larga circolazione di idee, che gli stessi strumenti della comunicazione devono promuovere.

75. Coloro che trasmettono le notizie "sono obbligati, per dovere di ufficio, ad una tensione continua e ad una ininterrotta osservazione del mondo esteriore, stando sempre alla finestra aperta sul mondo, vincolati a scrutare i fatti, gli avvenimenti, le opinioni, le correnti d'interesse e di pensiero".14

I comunicatori debbono perciò non solo attenersi alla verità dei fatti, ma dare risalto, con i loro commenti, a quelli più importanti e significativi, spiegarne il significato, metterne in luce i rapporti e i nessi di causalità.

Così i recettori, ai quali le notizie giungono alla rinfusa, saranno aiutati a ricollocarle nel loro contesto generale e potranno fare una esatta valutazione della loro importanza, così da potersi formare un giudizio e un orientamento sulla vita della società.

76. I comunicatori inoltre non devono dimenticare che, proprio per la natura stessa dei mezzi di comunicazione loro affidati, vengono a contatto con una vasta e quasi sterminata cerchia di uomini.

Quindi, mentre non possono non essere fedeli alla loro vocazione intellettuale ed artistica, devono però tenere presente nello stesso tempo il formidabile potere, che tale vocazione comporta, di condurre cioè gli uomini alla felicità e al progresso, e di coglierne i gravi doveri, che ne derivano.

Con spirito di equità e con equilibrio terranno nel dovuto conto le minoranze del loro pubblico.

Se poi legalmente o di fatto qualche mezzo di comunicazione è in situazione di monopolio, questo equilibrio è ancora più necessario, perché il monopolio tende a trasformare il dialogo in soliloquio.

77. I comunicatori, che sviliscono le loro produzioni, cercandone soltanto lo sfruttamento commerciale ed economico o una popolarità superficiale ed effimera, non rendono soltanto un pessimo servizio ai loro clienti, ma presto o tardi ne scapiteranno essi stessi nella loro reputazione e dignità professionale.

78. La presenza e l'azione dei critici è quanto mai necessaria perché le comunicazioni di qualsiasi specie raggiungano sempre i più alti livelli di serietà e di efficienza e per aiutare i comunicatori stessi a perfezionarsi; i critici infatti sono quasi i censori di famiglia della professione, essendo anch'essi dei comunicatori che con i loro suggerimenti possono prevenire le stroncature dal di fuori.

Ogni critico deve riflettere e persuadersi che è essenziale per la sua professione possedere una integrità ed incorruttibilità a tutta prova.

Mossi soltanto da un senso di giustizia e dall'amore per la verità, essi devono far rimarcare con diagnosi esatta ed equilibrata gli aspetti positivi e negativi delle diverse comunicazioni.

Essi sono per ciò stesso veramente utili ai recettori, poiché li aiutano a formulare un giudizio equanime su quanto ricevono.

Non si deve pensare che la loro funzione, anch'essa veramente creatrice, sia di secondaria importanza.

Basti pensare che spesso il critico con la sua acutezza e la sua penetrazione nell'opera d'arte riesce a metterne in luce significati e ricchezze, che neppure l'artista ha potuto chiaramente scorgere.

Un particolare senso di misura è però richiesto ai critici, per non distrarre l'attenzione dei recettori dalle opere giudicate ai proprii commenti.

Ai critici è richiesto un particolare senso di misura perché non distraggano l'attenzione dei recettori a proprio profitto.

79. Per superare meglio le difficoltà insite nella loro professione, i comunicatori si riuniscano in associazioni, allo scopo di favorire l'approfondimento culturale, lo scambio di idee, la mutua cooperazione.

Così collegati potranno utilmente lavorare alla composizione di un codice morale, fondato sopra salde basi dottrinali e sopra collaudate esperienze.

In esso saranno presentate indicazioni etiche circa le prestazioni professionali dei comunicatori, sempre nella visione delle esigenze globali del settore della comunicazione.

Le norme del codice deontologico si ispirino ad un criterio positivo piuttosto che negativo.

Invece di sottolineare i difetti da evitare, dovranno offrire direttive concrete per un sempre più efficace servizio verso la società.

80. Le attrezzature della comunicazione esigono l'impiego di grossi capitali sia per il loro impianto sia per il loro funzionamento, soprattutto con la continua spinta data dal progresso tecnologico a rinnovare le strutture.

Ora, poiché chi possiede e dirige questi strumenti deve quasi sempre ricorrere - direttamente o indirettamente - al finanziamento pubblico o privato, i finanziatori possono esercitare una benefica influenza, sempre che scelgano le imprese degne di essere aiutate, proponendosi di collaborare al bene comune e non soltanto di trarne un vantaggio economico.

Se essi d'altra parte saranno convinti che i mezzi di comunicazione sociale possono essere bensì imprese redditizie, ma nello stesso tempo autentiche forme di servizio culturale e sociale, staranno bene attenti a non limitare la legittima libertà dei comunicatori, degli autori e dei recettori.

b) Dei "recettori"

81. Le possibilità dei recettori sono molto ampie e di conseguenza le loro responsabilità sono più importanti di quello che comunemente si crede.

Che si possa instaurare un vero ed autentico colloquio, dipende infatti in gran parte dai recettori.

Se essi, invece, riceveranno in modo passivo le proposte della comunicazione, il discorso andrà in una sola direzione e resterà senza un vero interlocutore, nonostante gli sforzi dei comunicatori per aprire il dialogo.

82. Il recettore può ritenersi attivo quando riesce a interpretare accuratamente le notizie, giudicandole alla luce degli antefatti e del contesto generale.

Così pure quando fa una selezione fra di esse con prudenza e spirito critico, quando integra una notizia che gli è giunta monca con l'apporto di particolari attinti da altre fonti, infine quando è pronto ad esporre in pubblico il suo consenso, le parziali osservazioni o il totale dissenso.

83. Chi obbiettasse che i cittadini, i quali prendono parte a questo pubblico dibattito, hanno poca influenza perché individui isolati, non dovrebbe dimenticare che essi diventano una vera potenza, se si riuniscono in gruppo.

Come ci sono le associazioni dei comunicatori, così anche i semplici cittadini devono riunirsi in circoli o associazioni proprie per far sentire la loro voce.

Possono ugualmente aderire ad altre organizzazioni che hanno gli stessi scopi anche se più ampi.

3. Collaborazione

a) Fra cittadini e autorità civili

84. Poiché le comunicazioni sociali servono al progresso della società, tanto i cittadini che le pubbliche autorità hanno il preciso dovere di interessarsene.

É vantaggio comune rivendicare la libertà di comunicazione e procurare le condizioni necessarie perché tutti coloro che sono implicati nel campo delle comunicazioni si comportino con piena coscienza delle loro responsabilità, nel rispetto della persona umana e nella ricerca del bene del proprio paese e di tutti i popoli.

85. Una vera comunità civile richiede prima di tutto che sia riconosciuta la libera iniziativa per gli individui e per i gruppi e che nella loro qualità di comunicatori e di recettori, esercitino un responsabile autocontrollo.

In questa prospettiva è utile, e spesso necessario, che i comunicatori diano vita a organizzazioni che si propongano un tale scopo

86. Il ruolo delle autorità civili in questo campo deve esplicarsi in forma positiva più che in forma negativa.

Il suo compito infatti non è quello di frenare o di reprimere, anche se in qualche caso è necessario ricorrere a misure correttive.

Il Concilio Vaticano II ha ribadito che la libertà umana deve essere, con tutte le forze, rispettata e difesa, e che può venire limitata solo quando lo richiede il bene comune.15

La censura può quindi venire applicata soltanto in casi estremi.

Le stesse autorità civili devono poi riconoscere l'attualità del principio della potestà partecipata o, come si dice, della "sussidiarietà", concetto richiamato più volte dal Magistero della Chiesa.

Per questo principio i pubblici poteri non devono prendere quelle iniziative che gli individui o i gruppi possono attuare altrettanto bene, e qualche volta meglio.

87. Alla luce di questi principii, si ravvisa la necessità di leggi che proteggano la libertà di comunicazione e il diritto all'informazione perché l'una e l'altro siano salvaguardati da pressioni di ordine economico, politico, ideologico che ne possono impedire il libero esercizio.

La legislazione deve anche garantire al cittadino il pieno diritto di critica pubblica nei riguardi di tutta la gestione dei mezzi di comunicazione, soprattutto quando la gestione assume forma di monopolio; in modo speciale poi se essa sia statale.

Non si può negare che l'attività dei mezzi di comunicazione debba ai nostri giorni venire disciplinata da norme legislative che tutelino efficacemente la pluralità dell'uso di essi di fronte alla concorrenza commerciale, che tende a una esagerata concentrazione.

Devono essere inoltre salvaguardate dalla legge la fama, la dignità e i valori culturali degli individui e dei gruppi e garantita infine la libertà religiosa nell'uso di questi strumenti.

88. É vivamente raccomandato ai professionisti come pure alle associazioni che operano in questo campo che, di loro iniziativa, promuovano dei congressi, regolati da proprie norme, per studiare e fissare delle direttive per tutto quello che concerne la comunicazione sociale.

Saranno opportunamente chiamati a questi congressi rappresentanti delle varie associazioni e delle varie categorie sociali.

Si spera così che da una parte possa venire eliminata l'interferenza dell'autorità civile e quella pesante dei centri di potere economico e dall'altra si venga a creare una collaborazione efficace fra i comunicatori stessi, cosicché sia rafforzata l'influenza delle comunicazioni sociali in vista del bene comune.

In qualche caso, tuttavia, occorrerà l'intervento pubblico per costituire delle commissioni di vigilanza sui mezzi di comunicazione.

Queste commissioni dovranno avere una equilibrata struttura giuridica perché possano essere veramente rappresentative di ogni movimento di opinione nell'ambito della comunità.

89. Le disposizioni legislative, con tutta la loro forza, dovranno difendere i giovani dai gravi danni di ordine psicologico e morale, che essi possono ricevere da certe trasmissioni, con pericolo di traumi permanenti.

Per la formazione dei giovani e degli adolescenti, saranno fissati per legge sussidi necessari all'attività didattica della famiglia e della scuola.

90. Similmente le autorità pubbliche vengano invitate a sostenere finanziariamente tutte le iniziative, che riguardano gli strumenti della comunicazione sociale, perché essi contribuiscano decisamente al bene comune.

In questo settore possiamo ricordare le agenzie per la diffusione di notizie, l'editoria di libri e pubblicazioni didattiche, la produzione di film e di trasmissioni radiotelevisive dedicate ai ragazzi, tutte iniziative che difficilmente possono registrare un bilancio attivo.

L'intervento pubblico deve pure incoraggiare la produzione di pellicole cinematografiche di alto livello artistico, l'edizione di libri e l'allestimento di spettacoli di particolare valore, che, per essere destinati a una ristretta cerchia di pubblico, non potrebbero autofinanziarsi.

91. La responsabilità dei pubblici poteri, nel settore dei mezzi delle comunicazioni sociali, ha oggi dimensioni mondiali: siano quindi stipulate delle convenzioni internazionali, per garantire il pieno sviluppo della comunicazione, senza discriminazione di razze ed esclusa qualsiasi forma di monopolio.

Negli accordi internazionali vengano contemplate le modalità per l'utilizzazione dei satelliti artificiali.

Saranno così riconosciuti ad ogni popolo il diritto e la possibilità di far sentire la propria voce nel colloquio mondiale.

b) Fra le Nazioni

92. Tra le molteplici forme di collaborazione internazionale, che viene richiesta dalla stessa natura dei mezzi della comunicazione, hanno particolare importanza gli aiuti per la creazione e il perfezionamento degli stessi mezzi presso i popoli in via di sviluppo.

La mancanza infatti o la scarsità di comunicazioni sono chiari indizi del lento sviluppo di una società; della quale lentezza sono nello stesso tempo effetto e causa la pochezza degli strumenti disponibili.

Nessuna nazione può procurare ai propri cittadini la necessaria informazione e la conveniente educazione, se non è provvista di una moderna attrezzatura tecnica di comunicazione sociale, senza la quale ne viene a sua volta messo in pericolo il progresso economico, sociale e politico.

93. "Il progresso, ha detto Paolo VI, è il nuovo nome della pace"16

Perciò le nazioni industrializzate e progredite tecnologicamente devono dare la loro assistenza, come negli altri settori, anche in quello della comunicazione, ai popoli che non sono autosufficienti a provvedervi.

L'assistenza comprende la preparazione di operatori e tecnici e la fornitura delle necessarie attrezzature, poiché l'impegno di provvedere al bene comune non può considerarsi circoscritto nei propri confini territoriali, ma si estende a tutto il mondo.

Questo impegno è tanto più urgente in quanto sempre più rapido e perfezionato è il progresso tecnologico.

L'aiuto ai popoli in via di sviluppo deve comprendere anche l'istituzione nei loro territori di scuole per i problemi della comunicazione affinché gli aspiranti a tale specializzazione non siano obbligati a emigrare, con grave danno del paese d'origine che perderebbe in questo modo elementi qualificati.

94. Questo aiuto agli altri popoli deve contribuire al rafforzamento e alla conservazione delle loro tradizioni etiche, della loro cultura, del patrimonio linguistico e di quello artistico, che contengono tanti valori umani.

La cooperazione non sarà intesa quindi come un gesto di soccorso, ma come uno scambio di valori per un mutuo arricchimento.

95. Nelle nazioni in via di sviluppo, particolarmente in quelle dove l'analfabetismo impedisce un vero progresso, i mezzi audiovisivi possono compiere un'opera validissima d'istruzione e di formazione nei settori dell'agricoltura, dell'organizzazione industriale e commerciale, dell'igiene e della sanità pubblica, della scuola, della preparazione familiare e delle relazioni sociali.

Per finanziare questi programmi, che non possono certo consentire margini di profitto, si deve ricorrere al disinteressato contributo dei singoli cittadini, all'afflusso di denaro privato e pubblico da parte dei paesi ricchi e all'aiuto di fondazioni internazionali.

c) Fra tutti i cristiani, i credenti e gli uomini di buona volontà

96. Le comunicazioni sociali non raggiungeranno la loro finalità di contribuire al progresso, se non affronteranno i difficili problemi che attanagliano l'uomo moderno e non gli infonderanno la certa speranza di riuscire a risolverli.

Per questo dovranno far crescere continuamente la collaborazione fra gli uomini che credono nel Dio vivente, specialmente fra quelli che si riconoscono uniti dal vincolo battesimale, secondo l'insegnamento che il Concilio Vaticano II ha dato nei documenti sull'ecumenismo e sulle religioni non-cristiane.17

97. Un esame approfondito delle moderne produzioni della comunicazione porterà i cristiani a rendersi sempre più conto dello spirito e delle inclinazioni della società contemporanea che spesso è alienata da Dio.

I registi e i giornalisti ci offrono un quadro molto aderente di questa "alienazione", quando esaltano la libertà dell'uomo con la forza persuasiva di felici intuizioni e meritano gratitudine per questa loro abilità e talento.18

98. Spinti dalla loro fede, i credenti di tutto il mondo possono dare un valido contributo alle comunicazioni sociali, non solo perché si affermi il progresso umano nella società e nei valori spirituali, ma anche perché con l'aiuto della Divina Provvidenza, si instauri, in condizioni ottimali, quel dialogo più alto ed universale, che conduca a rendere sempre più operante nella vita di ognuno la comune fraternità degli uomini, sotto lo sguardo di Dio, Padre di tutti.

99. Questo solidale aiuto può trovare diverse espressioni e realizzazioni.

Ne ricordiamo alcune, che sono alla portata di tutti: trasmissioni radiotelevisive preparate congiuntamente, servizi comuni di formazione per le famiglie e specialmente per i giovani, convegni e dibattiti fra il pubblico e i professionisti della comunicazione, conferimento di premi, con il concorso di tutti, alle migliori produzioni, scambio di programmi e di ricerche scientifiche.

Tutto questo perché gli strumenti della comunicazione siano utilizzati nel modo migliore, puntando prevalentemente sulla formazione professionale e rispettando la parità di diritti fra tutti i popoli.

100. Per poter dare attuazione pratica a queste indicazioni, occorre impostare insieme il programma di lavoro e di finanziamento.

In questa prospettiva il Concilio Vaticano II suggerì, come mezzo validissimo, la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali.

A tutti i credenti in Dio è rivolto l'invito di dedicare con impegno questo giorno alla preghiera e alla riflessione sui problemi più scottanti e sulle future possibilità delle comunicazioni sociali di promuovere scambi di idee fra i responsabili dei vari settori, di trovare nuovi sussidi e nuove vie che stimolino le attività e le iniziative atte a far progredire queste comunicazioni a vantaggio dell'umanità intera.

Tutto il Popolo di Dio infine - pastori e fedeli - darà il suo generoso apporto agli sforzi e ai propositi degli uomini di buona volontà, perché gli strumenti della comunicazione contribuiscano sempre più all'attuazione della giustizia, della pace, della libertà e del progresso umano.

Indice

14 Paolo VI nel discorso al Consiglio Direttivo dell'U.C.S.I., in L'Osservatore Romano, 24-I- 1969
15 Dignitatis humanae, 7
16 Paolo VI, Lettera a Sua Ecc. U Thant, Segretario Generale delle Nazioni Unite. A.A.S. LVIII (1966), p. 480.
Cf anche: Discorso ai Delegati presenti al II Convegno di Milano in AAS, LVIII (1966), p. 589
17 Cf Unitatis redintegratio;
Cf anche Nostra aetate
18 Cosi l'Istruzione preparata dal Consiglio Ecurnenico delle Chiese di Upsala (1968), p. 381.