La dimensione contemplativa della vita religiosa

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II. Orientamenti per gli Istituti di vita attiva

A) Compenetrazione mutua tra azione e contemplazione.

4. - Quale « azione »?

Non si tratta, per il religioso e la religiosa, di un'azione qualsiasi.

Il Concilio parla di « azione apostolica e caritativa » ( P.C. 8 ), originata e animata dallo Spirito Santo.

È solo una simile azione che « rientra nella natura stessa della vita religiosa in quanto costituisce un ministero sacro e un'opera particolare di carità che sono stati affidati ( ai religiosi ) dalla Chiesa e devono essere esercitati in suo nome » ( P.C., 8 ).

La caratteristica propria di tale azione è la spinta della carità alimentata nel cuore del Religioso; il cuore considerato come il santuario più intimo della sua persona in cui vibra la grazia di unità tra interiorità e operosità.

Urge, dunque, saper curare la coscienza personale e comunitaria della sorgente primaria dell'azione apostolica e caritativa, come partecipazione vissuta di quella « missione ( di Cristo e della Chiesa ) che trae la sua origine dal Padre ( ed ) esige, da tutti coloro che si sentono inviati, di esercitare la coscienza della carità nel dialogo della preghiera » ( M.R. 16 ).

« Nel caso dei religiosi di vita apostolica, si tratterà di favorire l'integrazione tra interiorità e attività.

Il loro primo dovere, infatti, è quello di essere con Cristo.

Un pericolo costante per gli operai apostolici è di farsi talmente coinvolgere dalla propria attività per il Signore, da dimenticare il Signore di ogni attività » ( Messaggio del Papa alla Plenaria, n. 2 ).

5. - La preghiera rinnovata

La preghiera è il respiro indispensabile di ogni dimensione contemplativa: « in questi tempi di apostolato rinnovato, come sempre in qualsiasi impegno missionario, il posto di privilegio va dato alla contemplazione di Dio, alla meditazione del suo piano di salvezza e alla riflessione sui segni dei tempi alla luce del Vangelo, affinché la preghiera possa alimentarsi e crescere in qualità e frequenza » ( M.R. 16 ).

Così la preghiera, aperta alla realtà della creazione e della storia, diviene riconoscimento, adorazione e lode costante della presenza di Dio nel mondo e nella sua storia; eco di una vita solidale con i fratelli, soprattutto con i poveri e i sofferenti.

Ma tale preghiera, personale e comunitaria, viene evidenziata soltanto se il cuore del religioso e della religiosa raggiunge un grado elevato di vitalità e di intensità nel dialogo con Dio e nella comunione con Cristo, Redentore dell'uomo ( cfr. P.C. 8; E.T. 10 e E.T. 42 ).

Perciò, nel ritmo talora spossante degli impegni apostolici, la preghiera personale e comunitaria dovrà avere momenti quotidiani e settimanali ben curati e sufficientemente prolungati.

Essi saranno completati da esperienze più forti di raccoglimento e di preghiera, ogni mese e durante il corso dell'anno ( cfr. Sinodo dei Vescovi '71 ).

6. - La natura stessa dell'azione apostolica e caritativa

La natura stessa dell'azione apostolica e caritativa racchiude una propria ricchezza che alimenta l'unione con Dio: bisogna curarne quotidianamente la consapevolezza e l'approfondimento.

Prendendone coscienza, i religiosi e le religiose santificheranno talmente le attività, da trasformarle in fonte di comunione con Dio, al cui servizio sono dedicati per nuovo e speciale titolo ( L.G. 44 ).

La valorizzazione della concreta spiritualità apostolica del proprio Istituto, inoltre, aiuterà ancor più a cogliere le ricchezze santificanti contenute in ogni ministero ecclesiale ( cfr. L.G. 41; P.O. 4; O.T. 9 ).

La missione della Chiesa, alla quale i consigli evangelici congiungono in modo speciale ( L.G. 44 ), non può consistere, infatti, « in un'attività di vita esteriore …

Per sua natura ( essa ) altro non è se non la missione dello stesso Cristo continuata nella storia del mondo.

Pertanto essa consiste principalmente nella compartecipazione all'obbedienza di Colui ( Eb 5,8 ) che offrì se stesso al Padre per la vita del mondo » ( M.R. 15 ).

7. - La costante cura di mezzi appropriati

La costante cura dei mezzi che favoriscono la dimensione contemplativa, è una conseguenza indispensabile della fedeltà alle esigenze teologali di ogni vita religiosa, secondo l'indole propria dei singoli Istituti.

Tra i mezzi da curare, alcuni particolarmente corrispondono alle esigenze di una profonda armonizzazione tra dimensione attiva e contemplativa.

Ad essi, perciò, questa Plenaria dedica gli orientamenti seguenti, richiamandovi l'attento impegno dei responsabili degli Istituti e dei singoli religiosi e religiose.

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