L'interpretazione dei dogmi

Indice

3. Criteri d'interpretazione

1. Dogma e Sacra Scrittura

1. Il significato fondamentale della Sacra Scrittura

Gli scritti dell'Antico e del Nuovo Testamento sono stati composti sotto la mozione dello Spirito Santo, al fine di essere « utili per insegnare, convincere, correggere e formare alla giustizia ». ( 2 Tm 3,16 )

Tali scritti sono riuniti nel Canone.

Con il suo Magistero, la Chiesa ha riconosciuto in questo Canone la testimonianza apostolica della fede, l'espressione autentica e certa della fede della Chiesa delle origini, e non cessa di farlo.75

« La Chiesa ha sempre venerato le divine Scritture come ha fatto per il corpo stesso del Signore, non mancando mai, soprattutto nella sacra liturgia, di nutrirsi del pane di vita dalla mensa sia della parola di Dio sia del corpo di Cristo, e di porgerlo ai fedeli ».76

È necessario dunque che tutta la predicazione ecclesiale « sia nutrita e regolata dalla Sacra Scrittura ».77

Lo studio della Sacra Scrittura dev'essere nello stesso tempo l'anima della teologia e di ogni predicazione.78

La testimonianza della Sacra Scrittura deve quindi essere anche il punto di partenza e il fondamento della comprensione dei dogmi.

2. Crisi e risultati positivi dell'esegesi moderna

Il conflitto tra l'esegesi e la dogmatica è un fenomeno dei tempi moderni.

Dopo l'Illuminismo, gli strumenti della critica storica sono stati sviluppati anche allo scopo di favorire l'emancipazione nei confronti dell'autorità dogmatica ed ecclesiastica.

Tale critica si è fatta sempre più radicale.

Presto non si è trattato più solo del conflitto tra la Scrittura e il dogma: si cominciò a sottoporre il testo stesso della Scrittura alla critica per rilevare i cosiddetti « ritocchi dogmatici » nella stessa Scrittura.

I metodi critici sociopolitici e psicologici hanno proseguito in tale linea e hanno esaminato il testo per scoprirvi antagonismi sociopolitici o dati psichici repressi.

Quello che è comune a queste varie tendenze della critica è che esse sospettano il dogma della Chiesa e la stessa Scrittura di celare una realtà originaria che può essere colta solo attraverso l'analisi critica.

Certo, non si devono trascurare la preoccupazione positiva e il risultato della critica della tradizione peculiari all'Illuminismo.

La critica storica della Scrittura ha potuto mettere in evidenza che la stessa Bibbia è ecclesiale; essa è radicata nella Paradosis della Chiesa primitiva, e la fissazione delle sue frontiere canoniche è un processo ecclesiale di decisione.

Così l'esegesi ci riconduce al dogma e alla Tradizione.

Ma la critica storica non è giunta alla conclusione che Gesù Cristo stesso sia assolutamente « a-dogmatico ».

Persino agli occhi della critica storica più rigorosa, permane un nucleo storico del Gesù terrestre, significativamente incontestabile.

A questo nucleo appartiene ciò che si manifesta nelle parole e nelle azioni di Gesù, cioè la sua affermazione riguardante la sua missione, la sua persona, il suo rapporto con Dio suo Abba.

Tale pretesa contiene implicitamente l'evoluzione dogmatica posteriore già presente nel Nuovo Testamento e costituisce il nucleo di tutte le definizioni dogmatiche.

La forma primitiva del dogma cristiano è di conseguenza la confessione, centro stesso del Nuovo Testamento, che Gesù Cristo è il Figlio di Dio. ( Mt 16,16 )

3. La dottrina del Concilio Vaticano II sull'interpretazione della Scrittura

Il Concilio Vaticano II ha ripreso le preoccupazioni positive della critica storica moderna.

Ha sottolineato che, nell'interpretazione della Sacra Scrittura, si tratta di ricercare con cura « ciò che gli agiografi in realtà hanno inteso significare e che cosa a Dio è piaciuto manifestare con le loro parole ».

Per scoprirlo, occorre conoscere la situazione storica come pure i modi d'intendere, di esprimersi e di raccontare dell'epoca.

L'interpretazione storico-critica dev'essere inserita come un contributo nell'interpretazione teologica ed ecclesiale.

« Poiché la Sacra Scrittura dev'essere letta e interpretata con l'aiuto dello stesso Spirito mediante il quale è stata scritta, [ … ] si deve badare con non minor diligenza al contenuto e all'unità di tutta la Scrittura ».80

L'interpretazione teologica della Scrittura deve partire da Gesù Cristo che ne è il centro.

Egli è l'unico interprete ( exegesato ) del Padre. ( Gv 1,18 )

Sin dall'inizio, egli fa partecipi di tale interpretazione i discepoli, introducendoli nel suo stile di vita, affida loro il suo messaggio e li dota del suo potere e del suo Spirito che li condurrà verso la verità tutta intera. ( Gv 16,13 )

Nella forza di questo Spirito gli Apostoli e i loro discepoli hanno riportato e trasmesso la testimonianza di Gesù.

L'interpretazione della testimonianza di Gesù è quindi legata indissolubilmente all'azione del suo Spirito nella continuità della sua testimonianza ( successione apostolica ) e al senso della fede del popolo di Dio.

Si tratta dunque, nel dogma della Chiesa, dell'interpretazione corretta della Scrittura.

In questa interpretazione dogmatica e vincolante della Scrittura, il Magistero non è al di sopra della parola di Dio, ma piuttosto al suo servizio.83

Il Magistero non giudica la parola di Dio, ma l'esattezza dell'interpretazione.

Un'epoca non può ritornare al di qua di ciò che è stato formulato nel dogma dallo Spirito Santo come chiave di lettura della Scrittura.

Ciò non esclude che in un'epoca posteriore appaiano punti di vista nuovi e nuove formulazioni.

Infine, il giudizio della Chiesa in materia di fede è continuamente approfondito grazie al lavoro preparatorio degli esegeti e alla loro ricerca attenta a ciò che la Sacra Scrittura intendeva esprimere.84

4. Il cristocentrismo della Scrittura come criterio

Nonostante tutte le acquisizioni dei tempi moderni e le trasformazioni radicali di ordine spirituale conseguenti all'Illuminismo, rimane che Cristo è la rivelazione definitiva di Dio e che non sono da attendersi né tempi nuovi, nel senso di una nuova era di salvezza che supererebbe quella di Cristo, né un altro Vangelo.

Il tempo che va sino al ritorno di Cristo rimane essenzialmente legato all'« una-volta-per-tutte » ( ephapax ) storica di Gesù Cristo, come anche alla tradizione della Scrittura e della Paradosis ecclesiale che rendono testimonianza di lui.

La signoria presente di Gesù Cristo, benché ancora nascosta, è la misura e il giudizio con i quali, sin d'ora, si determinano verità e menzogna.

Ancora in rapporto a Gesù Cristo si fa anche la separazione tra ciò che, nei nuovi metodi d'interpretazione della Scrittura, svela il Cristo autentico e ciò che lo misconosce o, più ancora, lo falsifica.

Molte prospettive aperte dal metodo storico-critico o da altri metodi più recenti ( storia comparata delle religioni, strutturalismo, semiotica, storia sociale, psicologia del profondo ) possono contribuire a fare meglio risaltare la figura di Cristo per gli uomini del nostro tempo.

Tuttavia tutti questi metodi possono riuscire fruttuosi solo nella misura in cui vengono adoperati nell'obbedienza della fede e non pretendono l'autonomia.

La comunione ecclesiale rimane il luogo in cui l'interpretazione della Scrittura è al riparo dal pericolo di venire travolta dalla correnti caratteristiche di questa o di quell'epoca.

Indice

75 DenzH, 1502-1504, 3006, 3029
76 DV, 21
77 DV, 21
78 DV, 21; OT, 16
80 DV, 12
83 Cf. DV, 10
84 DV, 12