Rito della Comunione fuori della Messa

Introduzione generale

I. Culto Eucaristico fuori della Messa e celebrazione Eucaristica

1. La celebrazione dell'Eucaristia è il centro di tutta la vita cristiana, sia per la Chiesa universale che per le comunità locali della Chiesa stessa.

Infatti "tutti gli altri sacramenti, come pure tutti i ministeri ecclesiastici e le opere di apostolato hanno uno stretto rapporto con l'Eucaristia e sono a essa ordinati.

Nella santissima Eucaristia è racchiuso tutto il bene spirituale della Chiesa, cioè lo stesso Cristo, nostra Pasqua e pane vivo, che, mediante la sua carne vivificata dallo Spirito Santo e vivificante, da vita agli uomini: questi sono in tal modo invitati e indotti a coinvolgere con quella di Cristo l'offerta di se stessi, del loro lavoro e di tutte le cose create.

2. Inoltre "la celebrazione dell'Eucaristia nel sacrificio della Messa è veramente l'origine e il fine del culto che a essa vien reso fuori della Messa".

Infatti Cristo Signore, che "nel sacrificio della Messa è immolato quando comincia a essere sacramentalmente presente come cibo spirituale dei fedeli sotto le specie del pane e del vino", anche "dopo l'offerta del sacrificio, allorché viene conservata l'Eucaristia nelle chiese o negli oratori, è veramente l'Emmanuele, cioè "Dio con noi".

Giorno e notte resta in mezzo a noi, e in noi abita, pieno di grazia e di verità".

3. Nessun dubbio quindi che "tutti i fedeli, in linea con la pratica tradizionale e costante della Chiesa cattolica, nella loro venerazione verso questo santissimo Sacramento, rendano a esso quel culto di latria che è dovuto al vero Dio.

E se Cristo Signore ha istituito questo sacramento come nostro cibo, non per questo ne è sminuito il dovere di adorarlo".

4. Per ben orientare la pietà verso il santissimo Sacramento dell'Eucaristia e per alimentarla a dovere, è necessario tener presente il mistero eucaristico in tutta la sua ampiezza, sia nella celebrazione della Messa che nel culto delle sacre specie, conservate dopo la Messa per estendere la grazia del sacrificio.

II. Fine per cui si conserva l'Eucaristia

5. Scopo primario e originario della conservazione della Eucaristia fuori della Messa è l'amministrazione del Viatico; scopi secondari sono la distribuzione della comunione e l'adorazione di nostro Signore Gesù Cristo, presente nel sacramento.

La conservazione delle sacre specie per gli infermi portò infatti alla lodevole abitudine di adorare questo celeste alimento riposto e custodito nelle chiese: un culto di adorazione che poggia su valida e salda base, soprattutto perché la fede nella presenza reale del Signore porta naturalmente alla manifestazione esterna e pubblica di questa stessa fede.

6. Nella celebrazione della Messa sono gradualmente messi in evidenza i modi principali della presenza di Cristo nella Chiesa.

É presente in primo luogo nell'assemblea stessa dei fedeli riuniti in suo nome;

è presente nella sua Parola, allorché si legge in chiesa la Scrittura e se ne fa il commento;

è presente nella persona del ministro;

è presente infine e soprattutto sotto le specie eucaristiche: una presenza, questa, assolutamente unica, perché nel sacramento dell'Eucaristia vi è il Cristo tutto e intero, Dio e uomo, sostanzialmente e ininterrottamente.

Proprio per questo la presenza di Cristo sotto le specie consacrate vien chiamata reale: "reale non per esclusione, come se le altre non fossero tali, ma per antonomasia".

Ne consegue che, per ragion del segno, è più consono alla natura della sacra celebrazione che sull'altare sul quale viene celebrata la Messa non ci sia fin dall'inizio, con le specie consacrate conservate in un tabernacolo la presenza eucaristica di Cristo: essa infatti è il frutto della consacrazione, e come tale deve apparire.

7. Le ostie consacrate vengano spesso rinnovate e si conservino nella pisside in quantità sufficiente per la comunione dei malati e dei fedeli fuori della Messa.

8. I pastori provvedano che, se non si oppone un grave motivo, le chiese nelle quali, secondo le norme del diritto, si conserva la santissima Eucaristia, restino aperte ogni giorno e nell'orario più indicato, almeno per qualche ora, in modo che i fedeli possano agevolmente trattenersi in preghiera dinanzi al santissimo Sacramento.

III. Luogo per conversare l'Ecaristia

9. Il luogo per la conservazione dell'Eucaristia si distingua davvero per nobiltà e decoro.

Si raccomanda caldamente che sia anche adatto all'adorazione e alla preghiera personale, in modo che i fedeli possano con facilità e con frutto venerare, anche con culto privato, il Signore presente nel sacramento.

É più facile raggiungere questo scopo, se si prepara una cappella separata dal corpo centrale della chiesa, specialmente nelle chiese in cui si svolgono frequenti celebrazioni di matrimoni e di funerali o che sono meta di pellegrinaggi o di visite per i loro tesori di arte e di storia.

10. La santissima Eucaristia si custodisca in un tabernacolo inamovibile e solido, non trasparente e chiuso in modo che venga evitato al massimo il pericolo di profanazione.

Di norma in ogni chiesa e oratorio ci sia un solo tabernacolo collocato in una parte della chiesa od oratorio che sia degna, visibile, decorosamente ornata, adatta alla preghiera.

Il responsabile della chiesa o dell'oratorio procuri che la chiave del tabernacolo in cui si conserva la santissima Eucaristia venga custodita con la massima diligenza.

11. La presenza della santissima Eucaristia nel tabernacolo venga indicata dal conopeo o da altro mezzo idoneo, stabilito dall'Autorità competente.

Dinanzi al tabernacolo, in cui si conserva la santissima Eucaristia, arda in continuità una lampada particolare, per indicare e onorare la presenza di Cristo.

Secondo la tradizione, tale lampada sia alimentata, per quanto è possibile, a olio o a cera.

IV. Adattamenti che spettano alle Conferenze Episcopali

12. Nella preparazione dei Rituali particolari, spetta alle Conferenze Episcopali, a norma della Costituzione sulla sacra liturgia ( n. 63b ), l'eventuale adattamento di questo titolo del Rituale Romano alle necessità delle singole regioni, in modo che, dopo la revisione della Sede Apostolica, entri in uso nelle regioni interessate.

In proposito, sarà compito delle Conferenze Episcopali:

a) esaminare con cura e con prudenza se nella tradizione popolare ci sono elementi che meritano di essere conservati o adottati, purché sia possibile armonizzarli con lo spirito della sacra liturgia; proporre quindi alla Sede Apostolica gli adattamenti ritenuti utili o necessari, per ottenerne il consenso e introdurli in uso;

b) preparare le versioni dei testi, in modo che corrispondano davvero alle caratteristiche delle varie lingue e al genio delle diverse culture, non senza l'eventuale aggiunta di altri testi e di opportune melodie per il canto.

Nota: La Conferenza Episcopale Italiana ha ritenuto opportuno inserire nel testo alcuni minimi adattamenti e aggiunte: I testi aggiunti sono segnati con asterisco.

Le premesse alle tre parti del Capitolo III sono state raggruppate all'inizio del capitolo stesso.

Inoltre la Conferenza, mentre richiama a una attenta e puntuale attuazione circa il luogo per la conservazione della santissima Eucaristia e il tabernacolo ( nn, 9-11 ), ricorda pure le prescrizioni contenute in "Principi e norme per l'uso del Messale Romano" circa i vasi sacri ( nn. 289-296 ).

Raccomanda infine che per quanto è possibile, nelle celebrazioni a carattere comunitario, si dia la dovuta importanza al canto.

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