Un apostolo di Gesù Crocifisso

Verso il chiostro

La lunga malattia di Luigi e della, sua madre aveva ridotto agli estremi il bilancio familiare, per cui egli dovette cercare lavoro per provvedervi.

Lo trovò a Casale nel convento dei PP. Camillinl, che ufficiano la chiesa signorile di S. Paolo.

Ivi esercitò di nuovo la sua arte di cuoco, che non gli dava grande lavoro trattandosi di una piccola Comunità, ma all'ufficio principale univa pure quello di portinaio e altri secondo il bisogno del convento.

Là rimase dal 1899 al 1900.

Fu in detto periodo che cominciò a frequentare i Francescani nel vicino convento di S. Antonio in via Leardi, ove essi tengono lo studentato liceale del loro Chierici.

Vi andava per confessarsi ogni otto giorni e fece conoscenza con parecchi religiosi, tra cui P. Pietro Falena e F. Bernardo Farotto, che poi testimoniarono nel processo informativo diocesano.

Con quest'ultimo strinse una speciale amicizia.

F. Bernardo era il cuoco del convento di S. Antonio, ma alle prime armi e non aveva avuto grandi maestri, che lo avessero iniziato ai segreti di quell'arte.

Maestro provetto era invece il Musso, come abbiamo già fatto osservare.

Un giorno, dopo essersi trattenuto con il Musso e avergli fatto visitare il convento ( vecchio convento allora tetro, melanconico, esausto dalle ferite che le vicende di tre secoli gli avevano inferte ).

F. Bernardo lo pregò di dargli scuola di cucina.

Ben volentieri il Servo di Dio si prestò e cosi F. Bernardo fu il primo Francescano che entrò nell'amicizia santa di Luigi Musso.

Chi scrive ricorda di aver visto il Musso durante il mese di ottobre del 1900, quando veniva a S. Antonio per insegnare a F. Bernardo e già aveva manifestato il desiderio di entrare nell'Ordine di S. Francesco.

Vestiva un abito grigio, con un cappello di paglia.

Aria sorridente, modesto, disinvolto, distinto e gentilissimo di modi.

Noi Chierici, lo osservavamo con un po' di curiosità, perché, oltre aver saputo che egli sarebbe forse entrato nell'Ordine, ci avevano detto che era un cristiano fervente e F. Bernardo non aveva parole bastanti per cantarne le lodi.

Lodi più precise avrei allora sentito se avessi potuto parlare coi vicini Figli di S. Camillo di Leilis.

Avrei trovato tra altri, F. Carlo Reali, Sagrestano, che conviveva con lui e sentirmi narrare quanto poi scrisse nella sua breve relazione e più ancora.

F. Carlo andò nel convento di S. Paolo di Casale dopo cha il Musso era già nel suo ufficio di cuoco.

Fu il Servo di Dio ad aprirgli la porta al suo arrivo.

« La prima volta che lo vidi Luigi Musso, egli scrive, ne ebbi subito ottima impressione per l'affabilità con cui mi accolse appena arrivato.

Ricordo pure in modo speciale che egli un giorno mi disse: Fortunato lei che è entrato in religione così giovane! ...

Egli mi edificava per la sua devozione, specialmente nel servire la S. Messa.

Luigi Musso mi dava sovente consigli come un confessore, consigli che mi giovarono assai.

Notai pure la grande ed ilare pazienza del Musso nel disimpegno dei suoi uffici di cuoco di portinaio e di altre incombenze.

Era pure scrupolosissimo in ciò che riguardava la spesa per la casa » ...

Nella condizione in cui si trovava Luigi Musso poteva, con sua grande soddisfazione, attendere alle sue devozioni preferite.

Nella chiesa di S. Paolo, che in antico era del PP. Barnabiti, vi è una grande cappella rappresentante la S. Casa di Loreto e il Servo di Dio ivi si raccoglieva in preghiera ogni volta che era libero.

Della devozione alla Madonna continuava ad essere un propagatore fervente presso quanti lo avvicinavano.

Anche F. Carlo Reali ne provò l'influsso.

Egli fu consigliato dal Musso ad iscriversi nella Compagnia del Rosario, e fece egli stesso le pratiche per l'iscrizione presso la chiesa di S. Domenico in Torino.

È meravigliosa l'attività del Musso ovunque si trovi.

Senza scomporsi, in modo naturalissimo, egli trova tempo a disimpegnare con perfezione, con soddisfazione di tutti i suoi doveri d'ufficio, le sue devozioni, che erano, si può dire, continue e nello stesso tempo essere apostolo presso il prossimo.

Anche in quel breve anno che rimase a Casale fu di un'attività instancabile; tanto più che doveva continuamente far la spola tra questa città e Terruggia per assistere e confortare la sua madre, di salute sempre precaria.

Mangiava poco, dormiva poco, sempre in moto e sempre calmo, fresco come se il lavoro intenso non lo toccasse.

Non si comprende ciò se non ammettendo in lui quel fuoco interno che è data dalla grazia di Dio, che dona la perfezione e la santità.

È il fenomeno che si nota in tutti i Santi.

In loro anche le cose difficili diventano facili e naturali.

È il sovrannaturale che innestato alla natura umana, la eleva, la perfeziona e la rende capace di atti abituali superiori al normali e anche di eroismi.

Si tenga presente la pazienza e la calma umile ed ilare del Servo di Dio nei diversi contrasti e prove dure che incontrò nella vita e che abbiamo ricordato, l'attività a getto continuo del suo apostolato laico, l'intensità della vita sua interiore e si avrà una prova dei passi da gigante che egli fece nella via della santità prima di rendersi Religioso.

Egli non è unicamente un Santo dei Chiostri, è un Santo del Laicato Cattolico.

Nel chiostro egli si eleverà alla vita mistica con più facilità e giungerà a gradi elevatissimi, senza cessare di lavorare ancora per la santificazione dei laici.

È questo il suo campo di azione, nel quale lavora per 50 anni.

Quando entra in Religione egli è già santo.

Non fugge dal posto che Dio gli aveva assegnato, ma si pone in posizione più autorevole per continuare a dirigere, a potenziare il suo apostolato nel secolo, e lavorerà ancora così per ventidue anni.

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