Del gran mezzo della preghiera

Capitolo I - Della necessità della preghiera

I. - La preghiera è necessaria alla salute, di necessità di mezzo

Fu già errore dei pelagiani il dire, che l’orazione non è necessaria a conseguire la salute.

Diceva l’empio loro maestro Pelagio, che l’uomo in tanto solamente si perde, in quanto trascura di riconoscere le verità necessarie a sapersi.

Ma gran cosa! diceva Santo Agostino: Pelagio d’ogni altra cosa voleva trattare, fuorché dell’orazione ( De natura et orat. c. XVII ), ch’è l’unico mezzo, come teneva ed insegnava il santo, per acquistare la scienza dei santi, secondo quel che scrisse già S. Giacomo: Se alcuno di voi è bisognoso di sapienza, la chieda a Dio, che dà a tutti abbondantemente e non lo rimprovera, e gli sarà concesso ( Gc 1,5 ).

Sono troppo chiare le Scritture, che ci fan vedere la necessità che abbiamo di pregare, se vogliamo salvarci.

Bisogna sempre pregare, né mai stancarsi ( Lc 18,1).

Vegliate ed orate per non cadere in tentazione ( Mt 26,41 ).

Chiedete ed otterrete ( Mt 7,7 ).

Le suddette parole bisogna, chiedete, orate, come vogliono comunemente i teologi, significano ed importano precetto e necessità.

Vicleffo diceva, che questi testi s’intendevano non già dell’orazione, ma solamente della necessità delle buone opere, sicché il pregare in suo senso non era altro che il bene operare: ma questo fu suo errore e fu condannato espressamente dalla Chiesa.

Onde scrisse il dotto Leonardo Lessio, non potersi negare senza errare nella fede, che la preghiera agli adulti è necessaria per salvarsi; constando evidentemente dalle Scritture, essere l’orazione l’unico mezzo per conseguire gli aiuti necessari alla salute ( De Iust. 1, 2, c. 37, dub. 3, n. 9 ).

La ragione è chiara. Senza il soccorso della grazia, noi non possiamo fare alcun bene.

Senza di me non potete far nulla ( Gv 15,5 ).

Nota S. Agostino su queste parole, che Gesù Cristo non disse: niente potete compire, ma niente potete fare.

Per darci con ciò ad intendere il nostro Salvatore, che noi senza la grazia, neppure possiamo cominciare a fare il bene.

Anzi scrisse l’Apostolo: Da per noi neppure possiamo avere desiderio di farlo ( 2 Cr 3,5 ).

Se dunque non possiamo neanche pensare al bene, tanto meno possiamo desiderarlo.

Lo stesso ci significano tante altre Scritture.

Lo stesso Dio è quegli che fa in tutti tutte le cose ( 1 Cr 12,6 ).

Farò che camminiate nei miei precetti, ed osserviate le mie leggi, e le pratichiate ( Ez 36,27 ).

In modo che, siccome scrisse san Leone I: Noi non facciamo alcun bene, fuori di quello che Dio con la sua grazia ci fa operare.

Onde il Concilio di Trento nella Sess. 6, can. 3, disse: Se alcuno avrà detto, che senza una preventiva ispirazione, ed aiuto dello Spirito Santo, l’uomo può credere, sperare, amare o pentirsi, come bisogna, per ottenere la grazia della giustificazione, sia scomunicato ( Sess. 6, can. 3 ).

L’autore dell’Opera imperfetta, parlando dei bruti ci dice che il Signore altri ha provveduto di corso, altri di unghie, altri di penne, affinché possano così conservare il loro essere; ma l’uomo poi l’ha formato in tal stato, che esso solo, Dio, fosse tutta la di lui virtù ( Hom. 18 ).

Sicché l’uomo è affatto impotente a procurarsi la sua salute, poiché ha voluto Iddio, che quanto ha, e può avere, tutto lo riceva dal solo aiuto della sua grazia.

Ma questo aiuto della grazia, il Signore per provvidenza ordinaria, non lo concede se non a chi prega, secondo la celebre sentenza di Gennadio: Crediamo che niuno giunga a salute, se Dio non lo invita; niuno invitato operi la salute, se non è da Dio aiutato; niuno meriti aiuto, se non per mezzo della preghiera ( De Eccl. dogm. cap. 26 ).

Posto dunque da una parte, che senza il soccorso della grazia niente noi possiamo; e posto dall’altra che tale soccorso ordinariamente non si dona da Dio se non a chi prega, chi non vede dedursi per conseguenza, che la preghiera ci è assolutamente necessaria alla salute?

É vero che le prime grazie, le quali vengono a noi senza alcuna nostra cooperazione, come sono la vocazione alla fede, alla penitenza, dice S. Agostino, che Dio le concede anche a coloro che non pregano; tuttavia il santo tiene poi per certo che le altre grazie ( e specialmente il dono della perseveranza ) non si concedono se non a chi prega ( De Dono pers. c. 16 ).

Ond’è che i teologi comunemente con san Basilio, san Giovanni Crisostomo, Clemente Alessandrino, ed altri col medesimo S. Agostino, insegnano che la preghiera agli adulti è necessaria non solo di necessità di precetto, come abbiamo veduto, ma anche di mezzo.

Vale a dire che di provvidenza ordinaria, un fedele senza raccomandarsi a Dio, con cercargli le grazie necessarie alla salute, è impossibile che si salvi.

Lo stesso insegna san Tommaso dicendo: Dopo il battesimo poi è necessaria all’uomo una continua orazione, affine di entrare in cielo; poiché quantunque per mezzo del battesimo si rimettano i peccati, ciò nondimeno rimane il fomite del peccato che ci fa guerra internamente e il mondo e i demoni, che ci guerreggiano esternamente ( 3 p. q. 39, art. 5 ).

La ragione dunque, che ci fa certi, secondo l’Angelico, della necessità che abbiamo della preghiera, eccola in breve: Noi per salvarci dobbiamo combattere e vincere: Colui che combatte nell’agone non è coronato, se non ha combattuto secondo le leggi ( 1 Tm 2,5 ).

All’incontro senza l’aiuto divino non possiamo resistere alle forze di tanti e tali nemici: or questo aiuto divino solo per l’orazione si concede; dunque senza orazione non v’è salute.

Che poi l’orazione sia l’unico ordinario mezzo per ricevere i divini doni, lo conferma più distintamente il medesimo santo dottore in altro luogo dicendo che il Signore tutte le grazie che ab aeterno ha determinato di donare a noi, vuol donarcele non per altro mezzo che per l’orazione ( 2, 2.ae, q. 83, 2 ).

E lo stesso scrisse S. Gregorio: Gli uomini pregando meritano di ricevere ciò che Dio avanti i secoli dispone loro di dare ( Lib. i. Dial. cap. 8 ).

Non già, dice S. Tommaso, è necessario di pregare, affinché Iddio intenda i nostri bisogni, ma affinché noi intendiamo la necessità, che abbiamo di ricorrere a Dio, per ricevere i soccorsi opportuni per salvarci, e con ciò riconoscerlo per unico autore di tutti i nostri beni ( Ibid. ad 1 et 2 ).

Siccome dunque ha stabilito il Signore che noi fossimo provveduti di pane col seminare il grano, e del vino col piantare le viti; così ha voluto che riceviamo le grazie necessarie alla salute per mezzo della preghiera, dicendo: "Chiedete ed otterrete, cercate, e troverete" ( Mt 7,7 ).

Noi insomma, altro non siamo che poveri mendicanti, i quali tanto abbiamo, quanto ci dona Dio per elemosina.

Io per me sono mendico e senza aiuto ( Sal 40,18 ).

Il Signore, dice S. Agostino, bene desidera e vuole dispensare le sue grazie, ma non vuol dispensarle se non a chi le domanda ( In Ps. 103 ).

Egli si protesta con dire: Chiedete ed otterrete. Cercate, e vi sarà dato; dunque dice santa Teresa, chi non cerca, non riceve.

Siccome l’umore è necessario alle piante per vivere e non seccare, così dice il Crisostomo, è necessaria a noi l’orazione per salvarci.

In altro luogo, dice il medesimo santo, che: siccome il corpo senza dell’anima non può vivere, così l’anima senza l’orazione è morta, e manda cattivo odore ( De or. D. l. i. ).

Dice, manda cattivo odore, perché chi lascia di raccomandarsi a Dio, subito comincia a puzzare di peccati.

Si chiama anche l’orazione cibo dell’anima perché senza cibo non può sostentarsi il corpo, e senza l’orazione, dice S. Agostino, non può conservarsi in vita l’anima ( De sal. doc. c. 28 ).

Tutte queste similitudini che adducono questi santi Padri, denotano l’assoluta necessità, ch’essi insegnano d’esservi in pregare per conseguire la salute.

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