Vita di Antonio

10. Il Signore consola Antonio

1. Ma il Signore neppure in questo momento si dimenticò della lotta di Antonio e venne in suo aiuto.

Come levò lo sguardo, questi vide che il tetto era come aperto e che un raggio di luce scendeva fino a lui.

2. I demoni erano scomparsi all’improvviso, subito cessò il dolore del corpo e la casa era di nuovo intatta.

Antonio sentì che il Signore lo aiutava e trasse un sospiro di sollievo; liberato dai dolori, domandava alla visione che gli era apparsa: « Dov’eri? Perché non sei apparso fin dall’inizio per porre fine alle mie sofferenze? ».

3. E gli giunse una voce: « Antonio, ero là! Ma aspettavo per vederti combattere; poiché hai resistito e non ti sei lasciato vincere, sarò sempre il tuo aiuto e farò sì che il tuo nome venga ricordato ovunque ».

4. All’udire queste parole si alzò e si mise a pregare e fu così confortato che sentiva nel suo corpo molta più forza di prima.

A quel tempo aveva circa trentacinque anni.

11. Antonio parte per il deserto

1. Il giorno seguente era ancor più sollecito nel servizio di Dio; andò da quell’anziano di cui si è detto e lo pregava di andare ad abitare insieme a lui nel deserto.

2. Quello rifiutò sia a motivo dell’età, sia perché non vi era ancora tale consuetudine, e Antonio partì solo verso la montagna.

Ma di nuovo il Nemico, vedendo il suo zelo e volendo ostacolarlo, gli mise dinanzi, sulla strada, l’immagine di un grande disco d’argento.

3. Antonio comprese l’arte di colui che odia il bene, si fermò e, rivolgendosi al disco, rimproverò il diavolo che vedeva in esso dicendo: « Da dove viene questo disco nel deserto?

Questa strada non è battuta, non vi è traccia di gente che sia passata di qui; se fosse caduto, grande com’è, non sarebbe rimasto inosservato.

Se poi qualcuno l’avesse perduto, sarebbe ritornato indietro a cercarlo e l’avrebbe trovato dato che il luogo è deserto.

È un artificio del demonio!

Ma non ostacolerai con questo il mio proposito, o diavolo! Questa roba vada con te in perdizione! ».

E mentre Antonio diceva queste parole, il disco svanì come fumo davanti al fuoco.

12. Antonio si stabilisce in un fortino abbandonato

1. Un’altra volta vide, gettato per la strada, dell’oro vero, e non era più una visione; glielo aveva mostrato il Nemico o qualche potenza superiore nell’intento di esercitare l’atleta e di mostrare al diavolo che Antonio non si curava nemmeno delle ricchezze reali.

Questi poi non disse nulla e noi non sappiamo nient’altro se non che quell’oro che gli era apparso era vero.

2. Antonio si meravigliò della quantità, ma l’oltrepassò come se si trattasse di un fuoco, passò oltre senza nemmeno voltarsi, affrettando il passo finché il luogo non si nascose e non sfuggì al suo sguardo.

3. Sempre più risoluto nel suo proposito, si diresse verso la montagna.

Al di là del fiume trovò un fortino abbandonato, pieno di serpenti perché non era più abitato da tempo; qui si trasferì e stabilì la sua dimora.

4. I serpenti, come se qualcuno li inseguisse, se ne fuggirono subito.

Antonio sbarrò l’ingresso e depositò i pani sufficienti per sei mesi – i tebani hanno questa usanza e spesso i pani si conservano per un anno intero.

All’interno aveva l’acqua e rimase là dentro l’eremo solo, come se fosse disceso in un santuario, senza uscire e senza vedere nessuno di quelli che venivano da lui.

5. Per molto tempo perseverò nella sua ascesi, ricevendo il pane che gli veniva calato dall’alto, dal tetto, solo due volte all’anno.

13. Nuovi assalti del demonio

1. I conoscenti che venivano a trovarlo, poiché non permetteva loro di entrare, spesso rimanevano fuori per giorni e notti e sentivano là dentro come delle moltitudini di gente in tumulto che strepitavano, gemevano e gridavano:

2. « Vattene dalle nostre terre! Che hai a che fare tu con il deserto? Non potrai sopportare le nostre insidie! ».

3. All’inizio quelli di fuori credevano che dentro vi fossero delle persone, entrate con delle scale, che litigavano con lui; ma quando, spiando da una fessura, videro che non vi era nessuno, allora pensarono che fossero demoni e, terrorizzati, si misero a chiamare Antonio.

4. Ed egli ascoltava loro più che preoccuparsi dei demoni; si avvicinò alla porta e li pregava di allontanarsi e di non avere paura: « I demoni », diceva, « creano tali visioni per chi ha paura,

5. ma voi segnatevi con il segno di croce e partite fiduciosi.

Lasciate che costoro si prendano gioco di se stessi ».

Quelli se ne andavano rinfrancati dal segno della croce.

Antonio, invece, restava; non pativa alcun danno da parte dei demoni e neppure si stancava di lottare.

6. Il numero crescente di visioni che si presentavano al suo cuore e la debolezza dei nemici erano di grande sollievo alle sue fatiche e accrescevano il suo fervore.

7. Quelli che lo conoscevano andavano continuamente a fargli visita pensando di trovarlo morto e invece lo sentivano recitare il salmo: Sorga Dio e i suoi nemici si disperdano, siano scacciati dal suo cospetto quelli che lo odiano.

Si dileguino come si dilegua il fumo; come fonde al fuoco la cera, così periscano i peccatori davanti a Dio, e ancora: Tutte le genti mi hanno circondato, nel nome del Signore mi sono vendicato di loro.

14. Antonio esce dal fortino

1. Passò così circa vent’anni, da solo, nella vita ascetica; non usciva e si faceva vedere raramente.

2. Poi, siccome molti desideravano ardentemente imitare la sua vita di ascesi, e poiché erano venuti altri suoi amici e avevano forzato e abbattuto la porta, Antonio uscì come un iniziato ai misteri da un santuario e come ispirato dal soffio divino.

Allora per la prima volta apparve fuori dal fortino a quelli che erano venuti a trovarlo.

3. Ed essi, quando lo videro, rimasero meravigliati osservando che il suo corpo aveva l’aspetto abituale e non era né ingrassato per mancanza di esercizio fisico, né dimagrito a causa dei digiuni e della lotta contro i demoni.

Era tale e quale l’avevano conosciuto prima che si ritirasse in solitudine.

E anche il suo spirito era puro;

4. non appariva né triste, né svigorito dal piacere, né dominato dal riso o dall’afflizione.

Non provò turbamento al vedere la folla; non gioiva perché salutato da tanta gente, ma era in perfetto equilibrio, governato dal Verbo, nella sua condizione naturale.

5. Il Signore, per opera sua, guarì molti dei presenti che pativano nel loro corpo e liberò altri dai demoni.

6. Il Signore concedeva ad Antonio il dono della parola e così consolava molti che erano afflitti, riconciliava altri che erano in lite e a tutti ripeteva che nulla di quanto è nel mondo deve essere preferito all’amore per Cristo.

7. Parlando e ricordando i beni futuri e l’amore che ha mostrato per noi uomini il Dio che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha consegnato per tutti noi, convinse molti ad abbracciare la vita solitaria.

E così apparvero dimore di solitari sui monti e il deserto divenne una città di monaci che avevano abbandonato i loro beni e si erano iscritti nella cittadinanza dei cieli.

15. Antonio diventa padre spirituale dei monaci della regione

1. Una volta Antonio, poiché aveva necessità di andare a trovare i suoi fratelli, dovette attraversare il canale di Arsinoe che era infestato dai coccodrilli.

Si limitò a pregare, entrò nell’acqua con tutti quelli che l’accompagnavano e attraversarono il canale incolumi.

2. Ritornato alla sua dimora solitaria riprendeva le sue sante e generose fatiche.

3. Con frequenti conversazioni accresceva lo zelo di chi già era monaco e spingeva molti altri all’amore per la vita ascetica.

In breve tempo, trascinati dalle sue parole, sorsero molte dimore solitarie ed egli guidava tutti come un padre.

16. Inizia la grande catechesi ai monaci

1. Un giorno uscì e tutti i monaci gli vennero incontro e lo pregarono di tenere loro un discorso.

Ed egli rivolse loro queste parole in lingua egiziana.

« Le Scritture sono sufficienti alla nostra istruzione, ma è bello esortarci vicendevolmente nella fede e incoraggiarci con le nostre parole.

2. Voi, dunque, come figli, portate al padre quello che sapete e ditemelo; io più anziano di voi, vi affiderò quello che so e che ho imparato dall’esperienza.

3. Per prima cosa sia questo lo sforzo comune a tutti: non cedere all’indolenza dopo che abbiamo iniziato, non scoraggiarci nelle fatiche e non dire: "Da molto tempo pratichiamo l’ascesi"; piuttosto, accresciamo il nostro zelo come se incominciassimo ogni giorno.

4. L’intera vita dell’uomo è brevissima a paragone dei secoli futuri, tutto il nostro tempo è niente di fronte alla vita eterna.

5. Ogni cosa nel mondo viene venduta secondo il suo prezzo e scambiata con altre cose che sono di pari valore, ma la promessa della vita eterna si compra a un bassissimo prezzo.

6. Sta scritto: I giorni della nostra vita sono settanta anni, ottanta se vi sono le forze e la maggior parte è pena e fatica.

7. Quand’anche avessimo perseverato nell’ascesi tutti gli ottanta o i cento anni, non regneremo per cento anni, ma, invece di cento anni, regneremo nei secoli dei secoli e,

8. dopo aver lottato sulla terra, non è sulla terra che otterremo l’eredità, ma riceveremo la promessa nei cieli e, deposto il corpo corruttibile, ne riceveremo uno incorruttibile.

17. Esorta ad abbandonare tutto in vista del Regno

1. E così, figli miei, non scoraggiamoci e non pensiamo di dar prova di perseveranza o di fare grandi cose.

Le sofferenze del tempo presente non sono paragonabili alla gloria futura che dovrà essere rivelata in noi.

2. Non crediamo, guardando al mondo, di aver rinunciato a grandi cose: la terra intera è piccolissima a confronto di tutto il cielo.

3. Se anche fossimo padroni di tutta la terra e vi avessimo rinunciato, neppur questo sarebbe degno del regno dei cieli.

Come se uno disprezzasse una dracma di bronzo per guadagnarne cento d’oro, così chi fosse padrone di tutta la terra e vi rinunciasse, lascerebbe ben poco e riceverebbe cento volte tanto.

4. Se, dunque, neppure la terra intera è degna del regno dei cieli, chi lascia poche arure di terra, anche se lascia la sua casa e una buona quantità di oro, si può dire che non perde niente e non ha motivo di inorgoglirsi o di rattristarsi.

5. Dobbiamo pensare piuttosto che, se non abbandoniamo i beni per virtù, li lasceremo poi, alla nostra morte, e spesso accadrà di lasciarli a persone a cui non volevamo, come ci ricorda l’Ecclesiaste.

6. Perché, dunque, non li abbandoniamo per amore della virtù al fine di ricevere in eredità il regno?

Perciò nessuno di noi si lasci dominare dal desiderio di possesso.

Quale guadagno vi è nell’acquistare quello che non porteremo via con noi?

7. Perché non cerchiamo piuttosto di acquistare quello che possiamo portare con noi e cioè la prudenza, la castità, la giustizia, la forza, l’intelligenza, la carità, l’amore per i poveri, la fede in Cristo, la mitezza, l’ospitalità?

Se acquisteremo questi beni, li troveremo là, davanti a noi, pronti ad accoglierci come ospiti nella terra dei miti.

18. Necessità della perseveranza

1. E così ciascuno si convinca a non perdersi d’animo, soprattutto pensando di essere servo del Signore e di dover servire il Signore.

2. Come il servo non osa dire: "Oggi non lavoro perché ho già lavorato ieri", e non misura il tempo passato per smettere di lavorare nei giorni successivi, ma ogni giorno, come sta scritto nel Vangelo, dà prova del suo zelo per piacere al suo Signore e non trovarsi in pericolo, così anche noi dobbiamo perseverare nell’ascesi ogni giorno, sapendo che, se siamo negligenti anche un giorno solo, il Signore non ci perdonerà a causa del tempo passato, ma si adirerà con noi a motivo della nostra negligenza.

3. Così sentiamo dire anche nel libro di Ezechiele.

Così anche Giuda, per una sola notte, perse anche le fatiche del tempo passato.

19. Vivere come se ogni giorno fosse l’ultimo

1. Figli, dedichiamoci dunque all’ascesi e non lasciamoci vincere dallo scoraggiamento.

Abbiamo il Signore quale nostro aiuto in questa lotta, come sta scritto: Dio coopera nel bene con chi ha scelto il bene.

2. E per non perderci d’animo è bene meditare la parola dell’Apostolo: Ogni giorno muoio.

Se vivremo così anche noi, come se ogni giorno dovessimo morire, non peccheremo.

3. Questo significa che ogni giorno, quando ci svegliamo, dobbiamo pensare che non arriveremo fino a sera, e di nuovo, al momento di coricarci, dobbiamo pensare che non ci sveglieremo più.

La nostra vita è incerta per natura ed è misurata giorno per giorno dalla Provvidenza.

4. Se ci comporteremo così e se così vivremo giorno per giorno, non peccheremo, non proveremo desiderio di nulla, non ci adireremo con nessuno né accumuleremo tesori sulla terra, ma, aspettandoci di morire ogni giorno, non possederemo nulla e perdoneremo tutto a tutti;

5. non saremo dominati dalla concupiscenza per la donna o da altro piacere impuro, ma ce ne allontaneremo come da cose destinate a passare, lottando sempre e tenendo davanti agli occhi il giorno del giudizio.

Sempre, infatti, un grande timore e il pericolo dei tormenti dissolve la dolcezza del piacere e rinsalda l’anima vacillante.

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