Cipriano

... di Cartagine

Vescovo e martire, santo ( Cartagine ca 2:10/220 - 258 ); festa: 16 settembre.

Insegnante di retorica, nel 246 diventò cristiano e nel 249 fu eletto vescovo di Cartagine; nel 251 si trovò ad affrontare i complessi problemi provocati dalla persecuzione di Decio; nel 258 morì martire, per decapitazione, nella persecuzione di Valeriano.

In questo breve arco di anni Cipriano dedicò al servizio della sua Chiesa tutte le sue risorse: quelle economiche, ereditate dal patrimonio di famiglia; quelle della sua cultura che traspaiono nella lucidità del suo stile e delle sue argomentazioni; quelle della fede e della dottrina cristiana, che egli approfondì particolarmente in riferimento alla natura della Chiesa.

Cipriano richiamò con forza l'unità della Chiesa attorno alla guida del vescovo, poiché solo in tal modo veniva garantito il raccordo con la tradizione apostolica e la comunione con le altre Chiese.

Non si tratta di un'esigenza di organizzazione: l'unità della Chiesa scaturisce dalla stessa unità di Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, che la fede battesimale professa e di cui la Chiesa è sacramento, a un tempo effetto e segno visibile.

Questo tema percorre l'epistolario ( 81 lettere ) e l'intera opera di Cipriano ( tredici brevi trattati ) diventando anche il titolo di uno dei suoi scritti più rilevanti: L'unità della Chiesa cattolica.

È questa la preoccupazione che occorre leggere in una sua espressione divenuta proverbiale: "Al di fuori della Chiesa non c'è salvezza" ( Lett. 73,21 ).

Nell'intenzione di Cipriano non si tratta di una pretesa di monopolio della salvezza, ma del fatto che non si può rinunciare al suo offrirsi nei segni della comunità ecclesiale.