Marco

Vangelo di ...

Il secondo Vangelo canonico, pubblicato anonimo, nei manoscritti antichi porta l'iscrizione "secondo Marco".

L'autore

La testimonianza più antica è quella di Papia, vescovo di Gerapoli ( metà del sec. II ), che lega Marco a Pietro, quale suo interprete, e il Vangelo alle memorie della predicazione dell'apostolo.

Le successive testimonianze ( Ireneo, Tertulliano, Clemente, Origene ) concordano nell'attestare questo legame tra Marco e la predicazione di Pietro a Roma.

Tra gli studiosi non c'è accordo sulla valutazione di questi dati tradizionali.

Alcuni ritengono storicamente fondata la notizia di Papia e considerano le successive testimonianze indipendenti una solida conferma.

Spesso da costoro Marco viene identificato con il "Giovanni Marco" di cui parlano gli Atti degli apostoli: originario di Gerusalemme ( At 12,12 ), compagno di Paolo e Barnaba ( At 12,25 ) soprattutto agli inizi del primo viaggio missionario ( At 13,5 e At 13,13 ), causa di litigio tra i due evangelizzatori all'inizio del secondo viaggio ( At 15,37-39 ).

Questo Giovanni Marco sarebbe stato di nuovo, in una fase successiva, al fianco di Paolo ( Col 4,10; Fm 24; 2 Tm 4,1 ) e alla fine aiutante di Pietro ( 1 Pt 5,13 ).

Altri studiosi sono più critici: ritengono la notizia di Papia storicamente debole, anche se, sul piano storico, il nome di Marco è ritenuto da tutti plausibile.

Dalla lettura del Vangelo si può tentare di cogliere qualche dato sulla figura dell'autore.

Potrebbe essere originario di Gerusalemme, poiché mostra di conoscere i luoghi della città santa molto meglio di quanto conosca quelli della Gallica.

Non fu tra i discepoli di Gesù.

Forse si convertì a Gerusalemme, dal momento che riconosce un'indiscussa autorità ai dodici apostoli, che esercitarono il ruolo di guida in quella Chiesa.

Visse successivamente nella diaspora ( v. ), dove scrisse il suo Vangelo in greco.

La sua lingua materna era l'aramaico, ma conosceva il greco, lingua nella quale tradusse diverse espressioni aramaiche fornitegli dalle tradizioni evangeliche ( Mc 5,41; Mc 7,11.34; Mc 14,36; Mc 15,22.34 ).

Era profondo conoscitore delle Scritture e delle norme giudaiche che spesso spiega ai suoi lettori ( Mc 7,3-4.11 ).

La composizione del Vangelo

È stato raggiunto un certo accordo nel fissare la data di composizione del Vangelo intorno al 70, anno della distruzione di Gerusalemme e del Tempio.

Poiché i riferimenti a questo evento sono ancora vaghi ( Mc 12,9; Mc 13,2.18 ), si deve forse pensare a un tempo immediatamente precedente, quando l'andamento della guerra giudaica contro i romani lasciava presagire ormai la catastrofe.

Sul luogo di composizione le ipotesi sono diverse: la Galilea, la Decapoli, Tiro e Sidone, la Siria; ma forse la più probabile è Roma.

Fissare il luogo di composizione a Roma permette di comprendere meglio il legame successivamente proposto dalla tradizione tra il Vangelo di Marco e la predicazione di Pietro in questa città.

Questa ipotesi inoltre potrebbe essere supportata dai latinismi rilevabili nel testo ( per esempio: Mc 12,42 ) e spiegherebbe sia la rapida diffusione dello scritto, sia come questo Vangelo sotto l'autorità dell'importante Chiesa romana sia persistito nonostante la presenza dei più completi Vangeli di Matteo e di Luca.

Struttura narrativa e teologica

La solenne proclamazione iniziale ( Mc 1,1 ) di "Gesù, Cristo, Figlio di Dio" permette di cogliere nel Vangelo di Marco due grandi archi narrativi; il primo si conclude ( Mc 8,27-30 ) con il riconoscimento, da parte di Pietro, di Gesù come "Cristo"; il secondo con l'attestazione del centurione sotto la croce di Gesù come "Figlio di Dio" ( Mc 15,39 ).

In tal modo il Vangelo si evidenzia già come un itinerario che vuole portare a scoprire la profonda e misteriosa identità di Gesù.

Il primo ciclo narrativo ( Mc 1,1-8,30 ) è segnato progressivamente dagli interrogativi su Gesù ( Mc 1,27; Mc 2,7; Mc 4,41; Mc 6,14-16; Mc 8,27.29 ).

Dopo una breve introduzione sul ministero di Giovanni Battista e sul battesimo e le tentazioni di Gesù ( Mc 1,2-13 ), la prima sezione ( Mc 1,14-3,6 ) presenta la proclamazione del Vangelo in Galilea ( Mc 1,14-15.39 ), la risposta dei primi discepoli ( Mc 1,16-20 ) e l'insegnamento operato con gesti "potenti e nuovi" ( Mc 1,21-45 ), a cui fa da contrappunto la contestazione dell'autorità di Gesù, il rifiuto della sua novità e della sua persona ( Mc 2,1-3,6 ).

La seconda sezione ( Mc 3,7-6,6a ) è dedicata in particolare alla scelta dei dodici apostoli ( Mc 3,13-19 ) e alla costituzione del gruppo dei discepoli come vera famiglia di Gesù in contrapposizione agli increduli ( Mc 3,20-35 ).

A essi è riservata una particolare formazione, attraverso la spiegazione delle parabole ( Mc 4,1-34 ), la rivelazione di Gesù sul lago ( Mc 4,35-41 ) e la presentazione di esempi di fede ( Mc 5,21-34 ).

La terza sezione ( Mc 6,6b-8,21 ), racchiusa dentro la domanda su chi è Gesù ( Mc 6,14-16; Mc 8,27-30 ), è caratterizzata da due moltiplicazioni dei pani ( Mc 6,33-44; Mc 8,1-10 ) e dal ricorrente tema del pane ( Mc 6,52; Mc 7,2.5.28; Mc 8,14.16.19.20 ), che manifestano Gesù come Messia escatologico che raccoglie mediante il dono del pane eucaristico il popolo di Dio da Israele ( Mc 6,33-44 ) e dai pagani ( Mc 8,1-10 ).

Ai discepoli che non comprendono ( Mc 6,52; Mc 8,14-21 ) Gesù apre gli occhi della fede ( Mc 8,22-26 ), perché finalmente possano confessarlo come Messia ( Mc 8,27-30 ).

Nel secondo ciclo narrativo ( Mc 8,31-15,39 ) Gesù prende più chiaramente l'iniziativa di istruire i discepoli ( Mc 8,31 ).

In una prima sezione, mentre e sulla "strada" ( Mc 8,27; Mc 9,33.34; Mc 10,17 ) verso Gerusalemme ( Mc 10,32 ), predice per tre volte ai discepoli, che non lo comprendono, la sua passione e risurrezione e li istruisce sulle condizioni per seguirlo ( Mc 8,31-9,1; Mc 9,31-35; Mc 10,32-45 ).

Un cieco guarito diventa il discepolo esemplare che lo segue sulla strada della Croce ( Mc 10,46-52 ).

Nella seconda sezione ( Mc 11-13 ) Gesù è a Gerusalemme, soprattutto nel Tempio ( Mc 11,1.15.27;

Mc 13,1.3 ), dove si scontra con i suoi avversar! sui temi della propria identità di Messia della stirpe di Davide ( Mc 11,27-12,12; Mc 12,35-37 ) e del rapporto con Dio ( Mc 12,13-34 ).

È ancora nel Tempio che pronuncia il grande discorso escatologico ( Mc 13 ).

L'ultima sezione ( Mc 14,1-15,39 ) narra gli eventi preparatori e la Passione: Gesù appare come il Messia condannato ( Mc 14,53-65 ) e rinnegato ( Mc 14,66-72 ), come il "re dei giudei" rifiutato e deriso ( Mc 15,1-20 ) e infine come il "crocifisso Figlio di Dio" ( Mc 15,33-39 ).

Nell'epilogo ( Mc 15,40-16,8 ), le donne appaiono come le discepole esemplari che ne osservano la morte e la sepoltura ( Mc 15,40-47 ) e accolgono con timore riverente e silenzioso l'annuncio della sua risurrezione ( Mc 16,1-8 ).

Nel suo insieme il Vangelo di Marco rappresenta il percorso offerto ai credenti perché scoprano il mistero di Gesù e si dispongano a seguirlo sulla sua strada.

La comunità di Marco

Marco si rivolge a una comunità mista, composta da cristiani provenienti dal giudaismo e dal paganesimo.

In essa è marcato l'interesse per la missione universale di annuncio del Vangelo ( Mc 13,10; Mc 14,9 ).

Due problematiche in particolare la travagliano.

È esposta alla possibilità di persecuzione ( Mc 13,9.13 ), così che l'evangelista la esorta alla disponibilità al martirio ( Mc 8,34-9,1 ), e vive condizioni di "tribolazione" ( Mc 4,17; Mc 10,30; Mc 13,19 ) derivanti dalla frattura con il tessuto sociale che la nuova esistenza cristiana impone.

Inoltre una comunità così tribolata attende apocalitticamente la fine e il ritorno imminente di Cristo.

Marco la mette in guardia perché sia perseverante ( Mc 13,13 ), perché non legga l'imminente distruzione di Gerusalemme come la fine ( Mc 13,7.8 ) e non si lasci fuorviare da false dicerie sulla venuta del Messia ( Mc 13,5.21-23 ).

Il Signore verrà inaspettatamente ( Mc 13,35-36 ) come il contadino che mette improvvisamente mano alla falce perché la messe è matura ( Mc 4,26-29 ), ma prima occorre che si realizzi l'evangelizzazione universale ( Mc 13,10 ).

Nel frattempo occorre che la comunità viva nella vigilanza ( Mc 13,37; Mc 14,34.38 ) e nella fedeltà al suo Signore.

Detto anche Marco: si incontra di nuovo Giovanni-Marco in At 12,25; At 13,5.13; At 15,37-39.

Era cugino di Barnaba ( Col 4,10; Fm 24 ); poco prima di morire Paolo domanderà ancora i suoi servizi ( 2 Tm 4,11 ).

Fu anche discepolo di Pietro ( 1 Pt 5,13 ) e la tradizione riconosce in lui l'autore del secondo vangelo.

At 12,12
Finale di ... ( vv 9-20 )

Fa parte delle Scritture ispirate; è ritenuta canonica.

Questo non significa necessariamente che sia stata redatta da Marco.

In effetti, la sua appartenenza alla redazione del secondo vangelo è messa in discussione.

Le difficoltà derivano in primo luogo dalla tradizione manoscritta.

Molti mss, tra cui B e S, omettono l'attuale finale.

Al posto della finale ordinaria, un ms presenta una finale più corta che continua il v 8: « Esse raccontarono in breve ai compagni di Pietro ciò che era stato loro annunziato.

in seguito Gesù stesso fece portare da loro, dall'oriente fino all'occidente, il messaggio sacro e incorruttibile della salvezza eterna ».

Mc 16,9

Schedario biblico

Marco C 89

Magistero

Il Vangelo di San Marco è una riproduzione scritta della catechesi narrativa dell'apostolo Pietro a Roma;

esso riflette, senza intenti letterari, ma con grande semplicità e vivezza di particolari, i racconti di S. Pietro circa le memorie di lui;

Catechesi Paolo VI
25-4-1967