Regole di buona creanza e di cortesia cristiana

Prefazione

1 Sorprende che la maggior parte dei cristiani consideri la buona creanza e le regole della convivenza civile qualità puramente sociali e mondane e che, non pensando ad elevare il proprio spirito ad un livello più alto, non le consideri invece virtù che hanno rapporto con Dio, con il prossimo e con noi stessi.

Questo fatto denota quanto poco cristianesimo vi sia nel mondo e quanto poche siano le persone che vivono e si comportano secondo lo spirito di Gesù Cristo. ( Gal 5,16 )

2 Eppure è solo questo spirito che deve animare tutte le nostre azioni per renderle sante e gradite a Dio ed è un obbligo di cui ci avverte S. Paolo quando ci dice che, come i primi cristiani, dobbiamo vivere nello spirito di Gesù Cristo, agendo in ogni circostanza con questo medesimo spirito. ( Gal 5,25 )

3 Poiché non c'è nessuna delle nostre azioni che non debba essere santa, secondo il medesimo Apostolo, allora ognuna dovrà essere compiuta per motivi unicamente cristiani.

Per questo motivo tutti i nostri atti esteriori, i soli che possono essere regolati dalla buona educazione, debbono sempre avere e portare con sé l'impronta profonda della virtù.

4 È proprio ciò che i padri e le madri sono obbligati a prendere in considerazione nell'educazione dei figli ed a ciò debbono prestare una particolare attenzione i maestri e le maestre incaricati di istruire i fanciulli.

5 Nel dare delle regole di buona creanza, non dovranno mai dimenticare di insegnare che bisogna metterle in pratica unicamente per motivi cristiani che riguardano la gloria di Dio e la propria salvezza.

Saranno quindi ben lontani dall'inculcare ai fanciulli dei quali sono responsabili, che, se non si comporteranno secondo tali regole, saranno biasimati oppure non saranno stimati o li si metterà in ridicolo.

Questi sono tutti metodi capaci solo di ispirare in loro lo spirito del mondo e di allontanarli da quello del Vangelo.

6 Quando vorranno far prendere loro abitudini che riguardano l'atteggiamento del corpo e la pratica della riservatezza, si preoccuperanno di esortarli a compierle perché Dio è presente.

È il motivo di cui si serve S. Paolo per lo stesso scopo, quando avverte i fedeli del suo tempo che la loro moderazione deve essere nota a tutti gli uomini, perché il Signore è loro vicino, cioè per il rispetto della presenza di Dio, davanti a cui si trovano.

Se poi insegnano loro e fanno praticare esercizi di buona educazione che riguardano i rapporti con il prossimo, li impegneranno a dare testimonianze di benevolenza, di onore e di rispetto solo perché sono membra di Gesù Cristo, templi viventi ed animati dallo Spirito Santo.

7 In questi termini S. Pietro esorta i primi fedeli a cui scrive, di amare di propri fratelli, di rendere a ciascuno l'onore che gli è dovuto, per dimostrare di essere sinceri servi di Dio e che è Dio che onorano nella persona del loro prossimo.

8 Se tutti i cristiani si propongono di dare segni di benevolenza, di stima e di rispetto solo in questa prospettiva e con queste motivazioni, santificheranno le loro azioni e daranno modo di distinguere la buona creanza e la civiltà cristiane da quanto è puramente mondano o quasi pagano.

Così vivranno da autentici cristiani, con un comportamento esteriore conforme a quello di Gesù Cristo e a quello della loro professione.

Si distingueranno così dagli infedeli e dai cristiani solo di nome, come afferma Tertulliano, quando dice che i cristiani del suo tempo si facevano riconoscere e si distinguevano dal loro comportamento esteriore e dalla loro modestia.

9 La buona creanza cristiana consiste dunque in un comportamento saggio e regolato che traspare dai propri discorsi e dalle azioni esteriori attraverso la riservatezza, il rispetto, l'unione e la carità nei riguardi del prossimo, facendo attenzione ai tempi, ai luoghi e alle persone con le quali si tratta.

Questa buona educazione nei riguardi del prossimo si definisce propriamente "civiltà".

10 Nel comportamento educato bisogna quindi porre attenzione al tempo, perché parecchie pratiche in uso nel passato, anche recente, non lo sono più nel presente.

Colui che volesse ancora seguirle si classificherebbe come un tipo strano, ben lontano dall'essere considerato una persona civile ed educata.

11 Per quanto riguarda la buona educazione occorre anche comportarsi secondo gli usi dei paesi nei quali ci si trova e si vive, poiché ogni Paese ha delle regole di buona educazione e di civiltà che gli sono proprie e per questo accade molto spesso che, quanto è disdicevole in un paese, venga giudicato rispettabile e civile in un altro.

12 Ci sono persino comportamenti che la buona educazione esige in qualche posto particolare e che sono assolutamente proibiti in altri luoghi, perché ciò che si deve fare nel palazzo del Re e persino nella sua camera, non si deve fare altrove, dato che il rispetto dovuto alla sua persona richiede che si abbiano riguardi nella sua reggia che non occorre avere in casa di un privato.

13 Ci si deve comportare in maniera diversa in casa propria da come ci si regola in casa altrui ed in casa di conoscenti non si agisce come in casa di estranei.

Dato che la civiltà richiede che si abbia e che si manifesti un rispetto particolare per alcuni che non è obbligatorio e sarebbe persino scorretto avere per altri, quando si incontra e si conversa con qualcuno bisogna tener conto della sua condizione sociale per trattarlo e comportarsi con lui secondo le esigenze della sua estrazione familiare.

14 Bisogna quindi considerare se stessi ed il proprio grado sociale, perché chi è di livello sociale inferiore agli altri è tenuto a manifestare sottomissione a quanti gli sono superiori, sia per nascita, sia per funzioni che per condizione sociale, ed esprimere molto più rispetto di quanto non si farebbe con un proprio pari.

Un contadino deve esternare, per esempio, più onore al suo signore che non un artigiano non legato da rapporti di dipendenza da lui; l'artigiano a sua volta, professerà verso questo signore un rispetto maggiore di un gentiluomo che andasse a fargli visita.

15 La buona educazione e la civiltà consistono dunque nell'avere un atteggiamento riservato e rispettoso verso il prossimo.

Dato che la riservatezza si manifesta soprattutto col senso della misura e col rispetto per il prossimo nelle azioni ordinarie che si fanno in loro presenza, si è pensato di trattare in questo libro separatamente due argomenti:

1° la compostezza che deve apparire nel portamento e nell'atteggiare le varie parti dei corpo;

2° i segni esteriori di rispetto o di particolare dedizione che si debbono dare nelle varie azioni della vita alle persone in presenza delle quali ci troviamo, sia a quelle con le quali si potrebbe avere a che fare.

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