Regole di buona creanza e di cortesia cristiana

Le lettere

617 Se il cristiano deve cercare di evitare di fare visite inutili, così, anche per buona creanza, deve evitare di scrivere lettere non strettamente necessarie.

618 In rapporto ai destinatari ci sono tre tipi di lettere: ai superiori, ai colleghi e ai subalterni.

Anche al riguardo del contenuto ci sono tre tipi di lettere: di affari, familiari e di cortesia.

Ciascun tipo richiede uno stile proprio ed ha caratteristiche particolari.

619 Quelle inviate ai superiori debbono essere molto rispettose, quelle ai colleghi cortesi e con espressioni di apprezzamento e di rispetto, quelle infine ai subalterni debbono contenere attestazioni di affetto e benevolenza.

620 Al riguardo delle lettere di affari, si entri direttamente nell'argomento e si usi un linguaggio appropriato all'oggetto di cui si parla, spiegandosi chiaramente e senza confusione.

Se si deve parlare di più argomenti è opportuno articolare il discorso per renderlo più chiaro e con stile semplice.

Le lettere personali debbono conservare lo stile confidenziale del nostro modo di parlare, mantenendo la correttezza e facendosi capire come quando si conversa.

621 Le lettere di cortesia debbono essere garbate e gentili, senza allungare troppo i complimenti che dobbiamo fare.

Il rispetto per i superiori esige che si adoperi un foglio grande, ma bisogna usare un foglio doppio per chiunque.

Per brevi comunicazioni si può ricorrere ad un foglio piccolo, ma sempre doppio.

622 L'inizio deve essere sempre Signore o Monsignore, e se si scrive ad una donna Signora o Signorina.

Rivolgendosi al padre si usano i termini Signore, Mio onoratissimo padre …

Le parole Signore o Signora debbono essere scritte sempre per esteso, senza abbreviazione: scriverle diversamente sarebbe mancanza di rispetto.

623 Il termine Signore deve essere scritto da solo, in alto alla sinistra del foglio, lasciando in bianco alcune righe, che debbono essere più o meno, a seconda dell'importanza della persona a cui si scrive.

In questo è meglio abbondare che scarseggiare.

Soprattutto si deve porre attenzione a che la parola di saluto Signore non sia parte di una frase o sia legata in qualche altro modo alla prima parola della lettera.

Questo caso si verificherebbe se iniziassimo subito la lettera, scrivendo, per esempio, il suo servo mi è venuto a dire …

Del resto bisogna attenersi a queste norme anche nel discorrere a voce.

624 Sarebbe molto opportuno che i cristiani iniziassero le lettere con le parole che usa S. Paolo nelle sue epistole, e cioè La grazia del Signore Gesù Cristo sia con tutti Voi o Noi.

I superiori debbono usare il Voi, mentre gli eguali il No?

Al riguardo degli inferiori, l'educazione vuole che quando scrivono ai superiori, comincino sempre col domandarne le benedizione, seguita dall'espressione della completa e sincera sottomissione.

625 Scrivendo a persona di alto rango, non si deve usare il Lei, ma generalmente la parola che esprime il titolo che la qualifica.

Così, invece di scrivere Lei bisogna scrivere per un principe Sua Altezza; per vescovi o duchi o nobili e per i ministri dello stato Sua Grandezza.

Per i religiosi qualificati Sua Reverenza.

Alle persone meritevoli di particolare stima è bene usare di tanto in tanto nel corso della lettera l'appellativo Signore o Signora.

626 Bisogna tuttavia evitare di ripeterlo due volte nel medesimo periodo e non aggiungerlo mai al termine Mio o ad un nome di persona dipendente.

Ordinariamente il termine Monsignore va preposto ai titoli onorifici, mentre il termine Signore va posto dopo il Voi, in questo modo: È lei, signore, quello da cui ho ricevuto questo favore …

627 Nel corso dello scritto si deve ripetere il titolo onorifico ogni volta che venga a proposito, senza però esagerare, altrimenti è meglio ricorrere al Lei.

Quando si ricorre al titolo onorifico, si deve volgere la frase alla terza persona, scrivendo, per esempio Sua Altezza; Monsignore, mi permetta di comunicare, oppure Sua Grandezza sa bene quanto è avvenuto …

Questi termini che indicano la qualifica vanno sempre scritti per esteso, almeno la prima volta che sono usati in ciascuna pagina.

Se si abbreviano, per Sua Maestà si mette S. M., per Sua Altezza si scrive S. A. e così per gli altri.

628 Il titolo Signore o Monsignore, secondo la qualifica del destinatario, deve chiudere la lettera.

Esso va collocato verso il fondo, al centro della parte bianca rimanente del foglio, dopo le ultime parole Suo umilissimo e obbedientissimo servo.

Il termine Monsignore si scrive più in basso possibile se il destinatario è stato indicato nel corpo della lettera con un titolo onorifico, dopo il termine Monsignore, ma più in basso, si deve aggiungere: Monsignore, di Sua Altezza … oppure di Sua Eccellenza … od ancora di Sua Grandezza l'umilissimo …

629 Per rispetto delle regole della buona educazione nello scriverè si faccia attenzione ad usare quel linguaggio educato e cortese che si adopera nel parlare.

Non si debbono usare termini che accennano a doveri o all'amicizia quando si scrive a superiori o a persone verso le quali dobbiamo considerazione e rispetto.

È un linguaggio che può essere riservato a chi è almeno un po' inferiore a noi.

Per esempio, non si scrive: Lei mi ha fatto la gentilezza …, ma ai superiori si scrive: Lei, Signore, ha avuto la benevolenza di concedermi questo favore …

630 Lo stile della lettera deve essere conforme all'argomento che si tratta.

Se, per esempio, dobbiamo trattare di affari seri, lo stile deve essere serio, evitando un linguaggio familiare e scherzoso.

Bisogna anche avere uno stile concreto e conciso, perché nelle lettere si richiede stringatezza di parole; è il modo di scrivere più gradito e che piace di più.

Se la lettera è di risposta, per prima cosa bisogna indicare la data di quella ricevuta e rispondere punto per punto a tutto, aggiungendo dopo ciò che si vuoi far sapere di nuovo.

631 Se una lettera è lunga e si prevede di non avere lo spazio sufficiente per collocare la parola Signore al posto dovuto, si deve cercare di scrivere in modo tale da poter disporre almeno di due righe da mettere nella pagina seguente, dal momento che in ogni pagina non debbono esserci meno di due righe di scrittura.

Al termine della lettera, dopo le parole Sono … o altre simili, bisogna esprimere i nostri sentimenti di sottomissione con le parole Suo umilissimo e devoto servo …

632 Una lettera si chiude sempre con queste espressioni che si scrivono su due righe, in basso a destra, perché sono le uniche per indicare il nostro rispetto.

Un figlio che scrive al padre metterà Il Suo umile ed ubbidiente figlio …

Un suddito al suo Re userà le parole Sire, Sua Maestà, l'umilissimo, obbedientissimo e fedelissimo suddito …

633 Quando si scrive ad un pari grado o ad un inferiore bisogna usare sempre un linguaggio rispettoso, rivolgendosi al destinatario come fosse un po' superiore, senza adoperare mai parole che indicano amicizia o familiarità.

Quando si scrive a chi è di condizione molto inferiore alla nostra, come potrebbe essere un artigiano o un contadino, ci si rivolge senza l'appellativo Signore e alla fine si conclude scrivendo tutto di seguito Sono cordialmente a Sua disposizione …

634 Questa espressione finale deve essere sempre posta all'indicativo, mai all'imperativo; scrivendo, per esempio Sono il Suo … e non Comandi al Suo … oppure Riceva dal Suo …

635 L'educazione prescrive di aggiungere l'indicazione del mese e dell'anno quando si scrive, non il nome del giorno della settimana.

Per rispetto, questa va collocata nella pagina in basso, al termine della lettera, al lato sinistro, sotto la parola Signore.

Nelle lettere di affari tuttavia, conviene mettere la data all'inizio della lettera, in alto a destra, perché il destinatario sappia la data di partenza, prima di leggere la lettera.

Si può fare altrettanto quando il destinatario è un familiare o un inferiore.

636 Ad un superiore non è rispettoso concludere con espressioni che chiedono il baciamano per altri; così non si deve indirizzare il proprio baciamano o delle raccomandazioni a persone altolocate, oppure dare per lettera incarichi simili.

Questo è permesso solo tra amici o persone del nostro stesso livello o tra parenti.

637 Questa cortese conclusione alla fine delle lettere si fa così: "Mi permetta, La prego, Signore, di assicurare il Signor N. oppure la Signora N. dei miei umilissimi omaggi e della mia devozione" oppure "La prego molto rispettosamente di accettare e gradire, per piacere, Signore, che io esprima qui il mio umilissimo baciamano al Signore N. o alla Signora N. …".

Se la lettera occupa tutte e due le facciate sino in fondo, non è educato inserirla così nella busta, ma conviene coprire l'ultima pagina con un foglio bianco e unirlo con un piccolo margine alla lettera scritta.

638 Quando si scrive ad una persona che merita molto rispetto, l'educazione vuole che si metta la lettera in una busta bianca e pulita, scrivendo su di essa l'indirizzo e non sulla lettera.

L'indirizzo di una lettera deve cominciare con le parole Al Signore, Al Signor A … si mette in alto, all'inizio della riga, alla sinistra della prima pagina.

Invece la scritta Signore o Al Signore, scritti di seguito, si mette sulla stessa riga, all'estrema destra.

In basso sulla busta o sul retro della lettera, si ripete l'indicazione Al Signore, poi si aggiunge il nome del destinatario, con i suoi titoli e l'indirizzo di casa, in questo modo:

639 "Monsignore N. Consigliere del Re … Via …" e sotto, nell'angolo a destra, si scrive il nome della città in cui abita, per esempio Parigi.

Sarebbe molto indelicato per chi scrive indicare la spesa sostenuta per spedire la lettera, scrivendo, per esempio, tre soldi.

Ad una persona di rango superiore al proprio, si mette ordinariamente in alto, nel retro della busta, al centro Per …, poi il resto dell'indirizzo, di seguito e in basso, in un angolo, il nome della città e il destinatario.

Si può scrivere una piccola lettera per una breve comunicazione a chi è del nostro livello sociale, un parente o uno di grado inferiore al nostro.

Per le persone di livello superiore si scrive così solo quando la nostra corrispondenza con loro è frequente.

L'indirizzo sui biglietti di brevi comunicazioni si scrive come per le lettere.

640 Qualora un amico od anche una persona cui dobbiamo deferenza, ci chiedesse di abbreviare le formalità delle lettere e di passare ad una breve comunicazione, ciò si fa abbreviando, scrivendo di seguito, senza mettere l'indicazione Signore in alto e senza lasciare spazi.

Dobbiamo farlo per non essere indelicati e per il rispetto dovuto a chi lo chiede.

641 Quando si scrive un biglietto di breve comunicazione, si deve inserire Signore nel corpo dello scritto, dopo le prime parole, in questo modo: Lei sa, Signore, che …, scriverlo e ripeterlo come si fa con una lettera.

Alla fine si scrive tutto di seguito: Signore, sono sinceramente Suo umilissimo ed obbedientissimo servo …

Non si deve mai leggere una lettera, un biglietto o un foglio, tanto meno se si è in gruppo, se non è talmente urgente da non poterne fare a meno.

Non è poi permesso farlo in presenza di altri, se non gli si è di rango superiore.

642 Qualora fossimo costretti a leggere una lettera e ci trovassimo in gruppo, si domanda scusa agli altri, pregandoli di non infastidirsi se si risponde al latore della lettera, poi ci si alza se si è seduti e ci si apparta per leggerla, a bassa voce.

643 È grave scortesia iniziare a leggere una lettera o qualche altro scritto a voce alta per darne comunicazione agli altri, e leggerne a bassa voce o tra sé qualche passo che non si vuole far loro conoscere.

Quando si è letta una lettera appartati, ritornando nel gruppo, si è obbligati a comunicare quanto si può, soprattutto se si tratta di qualche notizia, per non apparire misteriosi nel proprio agire.

Quando un superiore ci porge una lettera che pensiamo possa riguardare un altro, non dobbiamo aprirla né leggerla davanti a lui.

644 Se invece la lettera riguarda gli interessi di chi la porge, bisogna aprirla alla sua presenza, dopo avergli rivolto le riverenze del caso.

Qualora ci accorgessimo che qualcuno vuoi leggere una lettera in privato, non dobbiamo avvicinarci se non siamo invitati.

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