Spiegazione del metodo di orazione

Viene spiegato il modo di mettersi alla presenza di Dio

14 Dunque la prima cosa che si deve fare nell'orazione è compenetrarsi interiormente della presenza di Dio, alla cui presenza dobbiamo sempre metterci con un sentimento di fede fondato su un passo preso dalla Sacra Scrittura.

15 Possiamo considerare Dio presente in tre modi:

1° - nel luogo in cui ci troviamo

2° - in noi stessi

3° - in chiesa

16 Ognuno di questi modi di considerare Dio presente può avere un'ulteriore suddivisione.

Possiamo considerare Dio nel luogo in cui siamo:

1° - perché è dovunque ( Sal 139,7-10 )

2° - perché quando due o tre persone sono riunite in qualche luogo in nome del Signore egli è in mezzo ad esse. ( Mt 18,20 )

Anche la presenza di Dio in noi, presenta due aspetti:

1° - Dio è in noi per mantenerci in vita ( At 17,28 )

2° - perché è dentro di noi con la sua grazia e il suo spirito. ( 1 Cor 6,19 )

Possiamo, infine, considerare Dio presente in chiesa, dapprima perché essa è la casa di Dio, ( Sal 93,5 ) poi perché Gesù Cristo Nostro Signore vi è presente nel SS.mo Sacramento dell'altare.

Primo modo di mettersi alla santa presenza di Dio nel luogo in cui siamo, considerando che Dio è presente ovunque.

17 Innanzi tutto, possiamo facilmente considerare Dio nel luogo dove siamo, compenetrandoci interiormente dei sentimenti di David e da lui espressi nel salmo 139: Dove andrò, o Dio, per allontanarmi da Te? dove fuggirò per non comparirti davanti?

Se salgo al cielo, tu sei lì; se scendo all'inferno, sei sempre presente, se vado ad abitare alle estremità del mare, sarà la tua mano a condurmici, e la tua destra che mi ci fermerà ( Sal 139,7-10 )

Da quanto è qui detto è facile concludere che, a questo punto, David vuole farci capire, che in qualunque luogo si vada, anche se lontano e nascosto agli occhi degli uomini, vi troviamo sempre Dio e non possiamo evitare la sua presenza.

18 Dobbiamo pensare a questo soprattutto quando siamo tentati di offendere Dio, facendo attenzione a quanto diceva Susanna, sollecitata dai due vecchioni: Sarebbe meglio per me cadere tra le vostre mani senza offendere Dio, ( Dn 13,23 ) che peccare alla presenza del mio Dio.

Sull'esempio di questa santa donna diciamo a noi stessi che è meglio per noi essere tentati e tormentati dal demonio che peccare alla presenza del mio Dio, ( Sal 139,7 ) poiché in qualunque luogo andrò, non potrò nascondermi da lui.

19 Il modo di mettersi alla presenza di Dio, considerandolo nel luogo dove ci si trova, può produrre in noi tre frutti principali:

20 1° mantenerci facilmente nel raccoglimento e nell'attenzione alla presenza di Dio, sia camminando sia soffermandoci in qualche luogo, anche in quelli più dissipati, ( Sal 139,3 )

21 2° impedire a noi stessi di offendere Dio quando siamo tentati e quando siamo nell'occasione di peccare, perché se ci vergogniamo di dire qualche parola o di fare qualche azione che può dispiacere a una persona che abbiamo in grande considerazione, a più forte ragione, dobbiamo temere di offendere Dio alla sua presenza ( Dn 13,23 ) lui che ci ha sempre dimostrato tanta bontà e tanto amore.

22 3° Accrescere la nostra fiducia in Dio, considerando che l'attenzione alla sua santa presenza - nel luogo in cui ci troviamo - ci sosterrà contro le tentazioni e ce ne libererà.

I miei occhi - esclamava David nel salmo 25 - sono sempre innalzati al Signore perché egli impedisca che i miei piedi siano presi nel laccio. ( Sal 25,15 )

Se cammino - dice ancora nel salmo 23 - in mezzo all'ombra di morte ( cioè del peccato che è la morte dell'anima ) ( Sal 23,4 ) non temerò il male, o mio Dio, perché voi siete con me.

Dice infine nel salmo 16: Ho avuto cura di avere sempre presente Dio davanti a me, perché è vicino a me per impedirmi di cadere. ( Sal 16,8 )

23 Seguendo il predetto modo di mettersi alla presenza di Dio, possiamo procedere dicendo9:

a. Quanto sono contento, o mio Dio, di stare sempre alla tua presenza, in qualunque luogo vada o mi trovi, ( Sal 139,7-8 )

b. Anche se i miei sensi provano disgusto per qualche luogo, il mio spirito non può annoiarvisi perché, se sei sempre presente in quel luogo, può sempre pensare a tè. ( Sal 16,8 )

c. E una specie di anticipazione della felicità celeste, poter sempre stare con tè e poter pensare sempre a tè. ( Sal 23,4 e Sal 16,8 )

d. Ti prego, o mio Dio, fammi questa grazia, e non permettere che faccia nulla che ti dispiaccia, perché io non posso fare a meno di tè, se voglio compiere un po' di bene. ( Sal 25,15 e Gv 15,5 )

e. Conserva il mio spirito così raccolto e attento a tè, che nulla di ciò che si aggira all'esterno sia capace di distrarlo.

Secondo modo per mettersi alla santa presenza di Dio nel luogo in cui siamo, considerando che Nostro Signore è presente tra quelli che si riuniscono in suo nome.

24 Possiamo considerare Dio presente nel luogo dove ci troviamo, perché così afferma Nostro Signore al cap. XVIII del Vangelo di S. Matteo: Ogni volta che due o tre persone si riuniranno in suo Nome, ( Mt 18,20 ) egli sarà in mezzo ad esse.

25 È certamente una grande gioia, essere riuniti con i propri Fratelli sia per fare orazione, sia per qualsiasi altro esercizio, ed essere certi che siamo in compagnia di Nostro Signore e che egli è in mezzo ai Fratelli.

26 È in mezzo ad essi per concedere loro il suo Santo Spirito ( Gv 20,19-22 ) perché li guidi nelle loro azioni e nel loro comportamento. ( Rm 8,14 e Gal 5,25 )

27 E in mezzo ad essi per unirli insieme, compiendo così personalmente quanto ha chiesto per essi a suo Padre, prima della sua morte.

Lo leggiamo al cap. XVII di San Giovanni: Fa' che siano una sola cosa in noi, Come tu, Padre, e io siamo uno perché siano perfetti nell'unità, ( Gv 17,21-23 ) cioè talmente uno e uniti insieme, cercando di avere un solo Spirito che è lo Spirito di Dio, in modo che non si separino mai.

28 Gesù Cristo è in mezzo ai Fratelli quando sono agli esercizi, per dare loro lo spirito proprio del loro stato, per mantenerli e per consolidarli nel possesso di questo spirito che, per essi, è la fonte e il consolidamento della loro salvezza, a condizione che lo posseggano sempre saldamente e non alterino nulla.

29 Gesù Cristo è in compagnia dei Fratelli per insegnare loro le verità e le massime del vangelo ( Ef 4,3-6 ) per penetrare fino all'intimo il cuore, e per ispirare loro di farne la regola del loro modo di vivere.

Ma anche per far loro comprendere e far conoscere il modo di praticarle, in modo che sia gradito a Dio e più conforme al loro stato.

30 Gesù Cristo è in compagnia dei Fratelli per impegnarli a rendere la pratica di queste massime evangeliche uniforme nella loro Società.

In modo che conservino sempre un'unione completa e perfetta tra di loro.

31 Gesù è in compagnia dei Fratelli durante i loro esercizi in modo che, dovendo le loro azioni tendere a Gesù Cristo come al loro centro, siano uno in lui, attraverso l'unione che queste azioni ( Gv 17,21 ) avranno con Gesù Cristo che agisce in essi e per essi. ( Gal 5,25 )

32 Gesù Cristo è in compagnia dei Fratelli durante i loro esercizi per aiutarli a compierli bene, fino alla perfezione perché, in rapporto ad essi, Gesù Cristo è come il sole che non solo comunica alle piante la virtù di produrre, ma da anche ai loro frutti la bontà e la perfezione che sarà più o meno grande, in rapporto alla maggiore o minore esposizione di questi frutti ai raggi solari.

È così che i Fratelli compiono gli esercizi e le azioni tipiche del loro stato, cioè con maggiore o minore perfezione a seconda del loro più o meno intenso rapporto di convenienza e di unione a Gesù Cristo.

33 Il modo di mettersi alla presenza di Dio, considerando Gesù Cristo in nostra compagnia, riesce a produrre tre differenti tipi di frutti.

34 Il primo è permettere alle nostre azioni di essere in rapporto con Gesù Cristo e tendere a lui come al loro centro e attingere da lui ogni virtù, come i rami della vite che suggono la linfa dal ceppo della vite. ( Gv 15,5 )

Ci sarà così un continuo flusso delle nostre azioni verso Gesù Cristo e di Gesù Cristo verso di noi, perché è lui che da loro lo spirito di vita. ( Gal 5,25 )

35 Il secondo frutto è farci contrarre un'unione stretta con Gesù Cristo che vive in noi e in cui noi viviamo, ( Gal 2,20 ) come dice ammirevolmente l'Apostolo S. Paolo.

Da questo consegue che non riusciremo a fare nulla senza Gesù - lo dice egli stesso - e che Gesù Cristo compie in noi ogni cosa, perché abita in noi e che noi abitiamo in lui; da questo consegue che riusciamo a produrre molti frutti. ( Gv 15,5 )

36 Il terzo frutto di questo modo di considerare Gesù Cristo in nostra compagnia è che così egli ha modo di diffondere il suo Spirito dentro di noi, come afferma per mezzo di un Profeta. ( Gl 3,2 )

E proprio questo spirito di verità - afferma - ( At 2,17 ) che il mondo non può ricevere perché non lo conosce. ( Gv 14,17 )

È questo Santo Spirito che anima le nostre azioni e che è in esse uno spirito di vita ( Gal 5,25 ) e fa in modo che, in noi, non siano azioni morte, non solo come azioni cristiane, ma anche in rapporto al nostro stato e alla nostra perfezione che richiede da esse una perfezione particolare.

37 Seguiamo questo metodo, per metterci alla presenza di Dio:

a. Mio Dio, mi ritengo davvero fortunato di fare orazione assieme ai miei cari Fratelli, perché secondo quanto hai detto, abbiamo il vantaggio di averti in nostra compagnia. ( Mt 18,20 )

b. Ci sei davvero, caro Gesù, per diffondere il tuo Spirito su di noi, come affermi per mezzo del tuo Profeta. ( Gl 3,1-5 )

Tu, del resto, lo hai già diffuso sui tuoi Apostoli e su i primi Discepoli quando erano insieme perseverando nell'orazione, ( At 1,14 ) in intima unione di spirito e di cuore nel Cenacolo. ( At 1,3 )

c. Fammi la grazia, con la tua presenza in mezzo a noi, qui riuniti per pregarti, ( Mt 18,20 ) di avere un'intima unione di spirito e di cuore con i miei Confratelli ( At 4,32 ) e di entrare nelle disposizioni in cui si trovavano ( At 1,12-14 ) i Santi Apostoli nel Cenacolo,

d. in modo che dopo aver ricevuto il tuo divino Spirito, con l'abbondanza che ti sei degnato concedermi, mi lasci dirigere da lui ( Ef 3,19 ) per riuscire, così, a compiere i doveri del mio stato ( Gal 5,25 ) e a partecipare al tuo zelo per istruire i giovani affidati alle mie cure. ( Rm 8,14 )

38 Altre riflessioni di questo genere, si possono fare sul modello di questa, che abbiano, però, rapporto con i fini e i frutti consoni a questo modo di mettersi alla Presenza di Dio, considerando Gesù Cristo in nostra compagnia ( Mt 18,20 ) mentre facciamo insieme orazione, ( At 1,14 )

La nostra esistenza è solo in Dio: questo è il primo modo di considerare Dio presente dentro di noi.

39 Possiamo considerare Dio presente in noi, perché risiede in noi per mantenerci in vita, come afferma S. Paolo al cap. XVII v. 28 degli Atti degli Apostoli, con queste parole: Dio non è lontano da noi, perché non abbiamo vita, movimento ed essere se non in Dio. ( At 17,28 )

40 Infatti abbiamo esistenza, movimento e vita solo perché Dio risiede in noi, ce li comunica, e continua a comunicarceli, di modo che se Dio smettesse un momento di essere in noi e di darci la vita, precipiteremmo subito nel nulla.

41 Quanto è grande la grazia che Dio ci fa, concedendoci personalmente, con la sua presenza dentro di noi, di essere quello che siamo.

Perciò S. Paolo afferma che apparteniamo alla stirpe di Dio ( At 17,28 ) e S. Leone scrive che siamo diventati partecipi della Divinità.

42 Questo concetto ci deve far riflettere e concludere, al tempo stesso, che, poiché apparteniamo alla stirpe di Dio ( At 17,28 ) e abbiamo la vita solo perché egli ci anima con la sua, è doveroso manifestare con il nostro atteggiamento ( Rm 8,1-14; Gal 5,13-25 ) che effettivamente viviamo della vita di Dio e che i nostri pensieri sono pieni di Dio e hanno scarsa considerazione delle cose del mondo, ( Col 3,1-2 ) per come appaiono all'esterno.

Se poi dobbiamo avere qualche stima per esse, è possibile farlo, ma solo in considerazione di quanto esse valgono in confronto a Dio.

Dobbiamo essere profondamente convinti che Dio è tutto in tutte le cose, e che esse hanno valore ( Sap 11,21; Sap 12,1 ) solo perché Dio risiede in esse e sono da lui compenetrate.

43 Da quanto esposto consegue che ingiuriamo Dio, presente dentro di noi, se facciamo qualcosa che gli dispiace, se facciamo un cattivo uso dei sensi e cerchiamo di accontentare più noi che Dio, in cui solo dobbiamo cercare ogni nostro piacere e ogni nostra soddisfazione, perché egli si compiace e trova in noi la sua soddisfazione sostentandoci e conservandoci in vita, prendendo residenza attuale e stabile in noi.

44 Tre sono i frutti che si possono raccogliere da questo modo di mettersi alla presenza di Dio, quello cioè di considerarlo presente in noi per conservarci la vita.

45 Il primo è considerare le necessità fisiche come un mezzo per far vivere Dio in noi, vivere della sua vita e viverla per lui. ( Gal 2,20 )

46 Il secondo è non servirsi, per offenderlo, delle ispirazioni che Dio ci manda in continuazione ( At 17,28 ) e delle azioni che compie in noi e per mezzo di noi e che noi facciamo per mezzo di lui.

47 Il terzo è pregarlo spesso di annientarci, piuttosto che permetterci che ci sia in noi il minimo impulso e qualsiasi altra azione che non sia in sintonia con i progetti che ha su di noi ( Sal 119 ) e per compiere la sua santa volontà.

48 Questo è il modo di concentrarci se abbiamo scelto questo metodo per mettersi alla presenza di Dio:

a. O Dio, tu sei in me e in tutte le creature.

Esse hanno vita solo per mezzo tuo e perché risiedi in esse. ( Sap 11,21; Sap 12,1 )

b. Concedimi dunque che io adoperi le mie membra e tutto me stesso, e che mi serva delle altre creature solo con l'intento di servirà.

c. Posso sperare, Dio mio, che, considerando la tua presenza in me per mantenermi in vita, di non servirmi mai del mio essere e delle ispirazioni che mi mandi, solo per offenderti? ( At 17,28 )

È mai possibile, o mio Dio, che tu agisca in me e che io mi metta contro di te e che mi serva di quanto operi in me e con me, per andare contro di te?

d. Distruggi la mia stessa esistenza, allontanandoti da me e abbandonandomi, piuttosto che permettere che io commetta il più piccolo peccato.

49 Ovvero:

a. So, o mio Dio, che tu abiti in me: ti chiedo, dunque, di avere fiducia in te e di appoggiarmi a te.

Se avanzo - dice il Re-Profeta - non temo alcun male perché sei con me. ( Sal 23,4; Sal 138,7 )

Sarà lui - dice altrove - ad allontanare il mio piede per evitare il laccio che mi è stato teso. ( Sal 25,15 )

Sarà lui, dice ancora, a guidare le mie mani e le mie dita a fare la guerra e, all'occasione, a combattere.

b. Questo, o mio Dio, deve ispirarmi la tua presenza e la tua permanenza continuata dentro le mie membra: dichiarare, cioè, guerra al peccato e combattere contro il demonio servendomi dei miei sensi ( Sal 144,1; Sal 18,33 ) e delle ispirazioni che manderai su di essi. ( At 17,28 )

50 O ancora:

a. Come non essere eccitato quando penso a te, o mio Dio, considerando che sei sempre con me, anzi dentro di me ( Sal 16,3 ) e che io non riesco a fare nulla senza di te? ( Gv 15,5 )

b. I miei atti devono essere altrettanti moti che mi impegnino a innalzare il mio spirito a te; ( Sal 25,1 ) i moti del mio cuore sono altrettanti segni che gli dai per suggerirgli di appartenere completamente a te.

c. Concedi al mio spirito questi sentimenti e al mio cuore questi moti, affinché l'uno si dedichi a pensare sempre a te ( Sal 16,8 ) e l'altro sia rapito di amore per te, ecc…

Secondo modo di considerare Dio presente in noi stessi per mezzo della sua grazia e del suo spirito. 

51 Possiamo considerare Dio presente dentro di noi, perché è in noi con la sua grazia e il suo Spirito, come leggiamo al cap. XVII di S. Luca, in cui Nostro Signore afferma che il regno di Dio e dentro di noi. ( Lc 17,21 )

E per mezzo del suo Santo Spirito che Dio regna in noi, ed anche perché la Santissima Trinità risiede in noi come afferma Gesù Cristo in S. Giovanni 14, 23: Chi mi ama osserverà la mia parola e mio Padre lo amerà e verremo a lui e faremo dimora in lui. ( Gv 14,25 )

52 Non è questa la cosa più vantaggiosa di cui si possa godere in questo mondo, possedere, cioè, Dio dentro di noi, dove regna in modo assoluto come fa un re nel suo regno, e con un'intera dipendenza da parte nostra?

53 È con questo mezzo che Dio regola a suo piacere ogni nostro moto interiore, ( Ef 1,5 ) che frena le nostre passioni, e che diventa un così buon Maestro dei nostri sensi, da costringerli a bramare gli oggetti che sono loro propri, solo se la necessità li costringe. ( Rm 8,1-14; Gal 5,13-25 )

54 Ma c'è di più.

Essendo Dio il signore del nostro cuore per mezzo dell'applicazione interiore che ci procura; stando in noi, fa in modo che nulla di ciò che è dentro di noi si diffonda all'esterno e così il nostro esterno si trova come sospeso; da ciò consegue che i nostri sensi, a motivo della nostra continua applicazione interiore, vengono quasi ad essere disoccupati, perché gli spiriti vitali, che li animano, sono trattenuti dentro di noi.

Poiché il nostro interno è vivamente attento alla santa presenza di Dio che risiede in noi, la nostra anima trascura, anzi arriva persino a disprezzare, ogni cosa esteriore e a preoccuparsi solo di ciò che avviene dentro di lei.

E in questo modo che Dio regna completamente in lei: così si esprime l'Autore dell'Imitazione nel 1° capitolo del 1. 2°: Imparate a disprezzare le cose esteriori e a darvi a quelle interiori.

Vedrete così che il regno di Dio verrà in voi. ( Lc 17,21 )

55 Assunta così la signoria di un'anima, essa riceve l'onore di essere il tempio di Dio, come afferma S. Paolo.

Voi siete, afferma, il tempio del Dio vivente, è lui che lo dichiara: Abiterò in loro e converserò con loro.

Sarò il loro Dio ed essi saranno il mio popolo. ( 2 Cor 6,16 )

56 Anche il corpo che è vivificato dall'anima, diventa, secondo quanto afferma S. Paolo, 1 Cor, cap 6, v. 19, il tempio dello Spirito Santo.

Non sapete, aggiunge, che le vostre membra sono il tempio dello Spirito Santo che è in voi e che voi avete ricevuto da Dio e che, di conseguenza, non appartenete più a voi stessi? ( 1 Cor 6,19 )

57 Avviene così perché l'uomo intero, cioè anima e corpo, appartengono a Dio, proprio perché come ritiene lo stesso Santo nella stessa epistola, cap. 3 v. 16, il tempio di Dio e il suo Santo Spirito abitano in lui.

Non sapete, aggiunge, che siete il tempio di Dio e che lo Spirito Santo abita in voi? ( 1 Cor 3,16-19 )

58 Dobbiamo stare attenti a non profanare questo tempio e tanto meno a distruggerlo, cacciando Dio e il suo Santo Spirito dal nostro cuore, perché se qualcuno ( è sempre S. Paolo a dirlo, al v. 17 dello stesso cap. 3 ) distrugge il tempio di Dio, Dio lo distruggerà perché il suo tempio è santo e voi siete questo tempio. ( 1 Cor 3,17 )

59 Il pensiero che siamo tempio di Dio e del suo Santo Spirito deve impegnarci a riflettere bene sul fatto che abbiamo l'obbligo di condurre una vita molto santa ( 2 Cor 6,16-18 ) e che non solo dobbiamo astenerci dall'imbrattare la nostra anima con qualche vizio, ( 2 Cor 7,1 ) ma dobbiamo anche avere una cura particolarissima per ornarla con tutte le virtù, perché lo Spirito Santo si trova con piacere solo nelle anime che le posseggono.

Perciò santa Lucia dice che i corpi casti sono i templi dello Spirito Santo.

60 Dio, che si compiace stare con queste anime, ( Mt 17,5 ) si diletta ad insegnare loro le vie che vuole che esse prendano per appartenergli completamente. ( Sal 25,4; Sal 27,11; Sal 86,11 )

È per mezzo del suo Santo Spirito - come afferma S. Paolo - che esse penetrano anche ciò che in Dio è più nascosto, ( 1 Cor 2,10 )

61 È sempre questo Santo Spirito che diffonde nelle anime che lo posseggono, la pienezza e l'abbondanza delle sue grazie ( Ef 1,1-23 ) e fa in modo che esse si lascino così ben guidare ( Rm 8,14; Gal 5,25 ) e dirigere da questo Santo Spirito fino ad arrivare a perdere ogni affetto umano per le cose create, per riservarlo tutto a Dio, che posseggono nel loro intimo, e per tutto ciò che lo riguarda.

62 Possiamo considerare interiormente, secondo questo metodo, Dio presente in noi con il suo spirito e con la sua grazia come fosse il suo tempio.

a. Quanto sei buono, o mio Dio, a fare discendere in me il tuo Santo Spirito.

È senz'altro per guidarmi e dirigermi nelle mie azioni.

b. Tu vuoi che agisca solo se mosso dal tuo divino Spirito, ( Rm 8,9 ) e che i miei sentimenti ( Gal 5,25 ) siano soltanto quelli che il tuo Spirito mi ispirerà; e che i miei affetti siano conformi ai tuoi; che mi preoccupi e mi interessi solo di tè, svuotandomi delle creature.

Questo Santo Spirito, infatti, vuole fare apparire in queste creature solo ciò che rassomiglia a tè, in modo da distruggere completamente in noi qualsiasi idea che potremmo avere di esse che servirebbe solo ad impedirci di essere riempiti e penetrati di tè.

c. Vieni o Santo Spirito! prendi possesso del mio cuore e vivifica a tal punto le mie azioni che si possa affermare che, più che io, sei tu a produrle, e che la mia vita, i miei movimenti e le mie azioni, dipendono esclusivamente da tè. ( At 17,25 )

d. È davvero felice chi vive e agisce mosso solo dallo Spirito di Dio. ( Gal 5,25 )

È solo di lui che si può affermare che non è più lui a vivere ma che è Gesù Cristo, o meglio lo Spirito Santo, che vive in lui. ( Gal 2,20 )

63 Possiamo fare orazione anche considerando Dio presente in noi come fosse nel suo tempio.

a. Come debbo considerarmi fortunato, o mio Dio, ogni volta che penso di essere il tuo tempio, ( 2 Cor 6,16 ) perché sei tu stesso a ricordarmi questo privilegio. ( Gv 14,23 )

Non è certo necessario andare molto lontano ( Sal 139,7; At 17,27 ) per adorarti e renderti i miei doveri: Basta che rientri in me stesso, cioè nella mia anima, e lì, come fossi nel tuo tempio vivente, ( 2 Cor 6,16 ) offrirti gli omaggi che ti sono dovuti.

b. Questo tempio, o mio Dio, non è come quelli costruiti da mano d'uomo, ( At 7,28 ) esso è tuo ed è degno di accoglierti e di alloggiarti, solo perché l'hai edificato tu.

c. Resta in esso, ornalo con tutto ciò che può farti piacere e attirarti in esso. ( Is 5,16; Is 6,3 )

E poiché sei Santo, anzi la santità stessa elargiscila, ti prego, alla mia anima e in modo così abbondante che possa attirare il tuo completo compiacimento, ( Mt 17,5 ) perché non rimanga in lei nulla che possa disgustarti.

Allora sì che essa potrà fare sue le parole di S. Paolo: Santo è il tempio di Dio che siete voi. ( 1 Cor 3,17 )

[Primo] modo di mettersi alla presenza di Dio: considerandolo presente in chiesa come fosse nella sua casa.

64 Possiamo considerare Dio presente in chiesa perché è la casa di Dio, ( Sal 93,5 ) come afferma Gesù stesso in S. Matteo, cap. 21, v. 13: La mia casa sarà detta casa di orazione. ( Mt 21,13; Is 56,7 )

Quanto detto può condurci a due conclusioni.

65 1° Che la Chiesa - come afferma Nostro Signore - è la casa di Dio perché è in essa che Dio vuole che si riuniscano i cristiani per adorarlo e rendergli i loro doveri, e che, per conseguenza, debbono manifestare un grande rispetto e manifestarlo sia con la contenutezza e la compostezza, sia con la ritenutezza, il silenzio e la pietà esteriore.

66 2° Che la Chiesa, di per se stessa e secondo l'intenzione e il volere di Dio, è talmente destinata alla preghiera ( 2 Cr 7,15-16 ) che, una volta entrati, non è più permesso fare altro che pregare Dio.

Dobbiamo andarci, perciò, solo con questa intenzione, tranne che il motivo che ci attira sia quello di ascoltare la parola di Dio.

67 Così fece Gesù quando entrò nel tempio di Gerusalemme, che, paragonato alle nostre chiese, era molto meno degno di venerazione.

Cacciò via i venditori e i compratori, rovesciò i tavoli dei cambiavalute e i banchi dei venditori di colombi, ( Mt 21,12 )

Fu un fatto davvero degno di ammirazione!

Gesù cacciò dal tempio degli Ebrei, quelli che cambiavano le monete degli stranieri che venivano ad acquistare, come anche i venditori e i compratori di quanto era necessario per i sacrifici, perché considerava questo commercio come una profanazione del tempio, che egli definisce il tempio di Dio, ( Mt 21,13 ) anche si vi si offrivano rozzi sacrifici, consistenti nello sgozzare gli animali e nel bruciarli in parte. ( Eb 9,12-13 )

68 Quale rispetto esigerà, dunque, per le chiese dei Cristiani: dove tutti i giorni, e in molte chiese anche più volte, viene ripetutamente offerto Gesù che è il Figlio di Dio e Dio egli stesso.

Con il suo sacrificio rende fragranti e sacre queste chiese - con una santità esteriore che non è comune - facendo partecipare questi luoghi alla santità di Gesù Cristo, quando offrì e immolò se stesso nel suo Sacrificio. ( Eb 10,10 )

69 Considerare Dio presente nella chiesa, come nella sua casa, deve produrre in noi un triplice frutto:

70 Il primo è entrarvi con una grande purezza esteriore e interiore.

Per cui, ancor prima di entrarvi, bisogna purificarsi nel corpo e nell'anima, almeno con l'acqua benedetta, con il segno della croce e con un atto di contrizione.

Questo è il motivo per cui viene collocata un'acquasantiera all'ingresso della chiesa.

71 Il secondo è restarvi con un profondo rispetto e con grande contegno sia esterno che interno, tenendo presenti le parole del canto che la Chiesa fa eseguire in occasione della dedicazione di un luogo sacro: La santità si addice molto a quelli che entrano nella casa di Dio. ( Sal 93,5 )

72 Il terzo è dedicarsi sempre alla preghiera - tranne quando si ascolta la parola di Dio - perché la chiesa è una casa di preghiera, ( Mt 21,13 ) dove è possibile attirare su di sé tante grazie straordinarie, da parte di Dio, servendoci delle preghiere liturgiche, alle quali Dio concede una benedizione speciale.  ( 2 Cr 7,13-16 )

73 Possiamo occuparci così, se vogliamo fare orazione sul modo di considerare Dio presente in chiesa.

a. Ciò che dice la scrittura, o mio Dio,  a proposito della dedicazione del tempio di Gerusalemme: che la maestà di Dio riempì il tempio, e che il popolo, avendovi scorto la gloria di Dio, si prosternò sul pavimento per adorare Dio, ( 2 Cr 7,1-3 ) deve, senza dubbio, impegnarmi ad entrare in chiesa e a restarvi, con timore e tremore, considerando che lì abita la divina Maestà, ( 2 Cor 7,15 ) tanto più che gli Angeli tremano davanti a lei. ( Is 6,1-6 )

b. Se è vero, poi, che Oza cadde morto solo per aver toccato l'arca ( 2 Sam 6,7 ) che, in fin dei conti era solo un cofano di legno, quanto più a ragione debbo temere io di essere inabissato da Dio se osassi entrare e restare in chiesa, che è la sua casa, carico di peccati. ( Mt 21,15 )

L'aveva già affermato David: La santità si addice alla casa di Dio. ( Sal 93,5 )

c. Concedimi questa santità, o mio Dio, che è il segno più sicuro di attaccamento a tè e al tuo servizio.

Purifica, perciò, la mia anima e rendila, con questo mezzo, degna delle grazie ( Eb 9,14 ) che riversi abbondantemente in chiesa su quelli che si presentano al tuo cospetto, con cuore puro e completamente distaccato dai più piccoli peccati.

Essi ti fanno orrore; e, allora, fa che io li abbia completamente eliminati quando entrerò nel luogo dove vuoi essere adorato.

d. Il rispetto che debbo avere alla tua presenza in questo santo luogo deve impegnarmi, o Dio, a liberarmene completamente.

74 Questi sono i pensieri che debbo avere nel considerare la Chiesa come una casa di preghiera. ( Mt 21,13 )

a. O mio Dio, tu stesso hai rivelato a Salomone, quando ti dedicò il tempio degli Ebrei, che i tuoi occhi e le tue orecchie sarebbero aperti alla preghiera di chi lo invoca in questo luogo.

Sono certo che tu lo hai scelto e santificato perché il tuo nome vi fosse invocato e onorato in eterno.

Questo vale molto più per le nostre chiese, dove vuoi essere onorato con un culto interiore e in spirito e verità, come affermi tu stesso. ( Gv 4,24 )

b. Ti chiedo o mio Dio la grazia di essere così buono da esaudire le mie preghiere in chiesa, perché è il luogo che ti sei consacrato effettivamente perché resti tale fino alla fine dei secoli.

c. Tu, o mio Dio, vuoi che i fedeli ti preghino in questo santo luogo; è proprio questo luogo il più adatto di qualsiasi altro per essi, perché è proprio il luogo dove tu risiedi sulla terra e dove le tue grazie sono più numerose che in qualsiasi altro.

d. Effondile, dunque, su di me e disponi il mio cuore a riceverle tutte e a servirsene, perché le grazie che si ricevono in Chiesa sono sempre accompagnate da una speciale benedizione.

[Secondo] modo per mettersi alla santa presenza di Dio quando siamo in Chiesa: considerare Nostro Signore realmente presente nel SS.mo Sacramento dell'altare.

75 Possiamo considerare Dio presente in chiesa perché Nostro Signore Gesù Cristo vi risiede costantemente nel SS.mo Sacramento dell'altare.

76 E lui che santifica questi templi, nei quali è sempre realmente presente, per colmare di grazie quelli che lo adorano; viene spontaneo, quindi, applicare a questi santi luoghi le parole dell'Apocalisse: Ecco che ha fissato il suo tabernacolo tra gli uomini e abiterà con essi e sarà il loro Dio. ( Ap 21,3 )

E per questo favore, che Nostro Signore concede agli uomini di chiamarlo il loro Dio.

77 Sulla presenza continua di N.S. Gesù Cristo nel SS.mo Sacramento dell'altare, si possono fare queste riflessioni:

78 1° - Che è un grande onore per noi avere sempre Nostro Signore con noi nel tabernacolo e poterlo adorare e venerare in questo adorabile Sacramento, dove si trova per ascoltare le nostre preghiere e presentarle, a nome nostro, al suo eterno Padre, in qualità di mediatore e intercessore presso di lui, ( Eb 7,25; Eb 9,15 ) quando lo preghiamo in chiesa, perché possa gradirle. ( Eb 12,28 )

79 2° - La sua mediazione è efficace quando è lui ad offrire le nostre suppliche all'eterno Padre che l'ascolta sempre, come afferma S. Paolo: a causa del profondo rispetto con il quale lo prega per noi. ( Eb 5,7 )

Quando siamo in chiesa dobbiamo ricorrere a lui ed essere certi che se N.S. Gesù Cristo si compiacerà di prendere in mano la nostra causa ( Eb 10,19-25 ) è certo che otterrà a nostro favore tutto ciò che gli domandiamo per suo mezzo e che egli chiederà all'eterno Padre.

Questo perché egli è il nostro Dio che ha consacrato la vita per salvarci ( Gv 17,19 ) e per procurare tutto il bene possibile alla nostra anima.

80 3° - Quando veniamo a trovarci in qualche necessità speciale e straordinaria, o siamo assaliti da una violenta tentazione, avremo un grande e potente mezzo in questo frangente e riusciremo a vincere la tentazione che ci assilla, rivolgendoci a Nostro Signore che risiede in chiesa nel SS.mo Sacramento dell'altare.

Nell'Eucaristia, Gesù Cristo è un medico ( Mt 8,8; Lc 4,25 ) che guarisce tutti i nostri malanni e che ci concede le grazie necessarie ( Gv 1,14.16-17; Rm 5,2 ) a procurarci quanto può essere utile all'anima nostra.

81 4° - È sommamente vantaggioso per conservarci nell'amore di Dio, restare rispettosamente attenti dinanzi a Nostro Signore presente in chiesa.

Difatti, poiché Gesù Cristo è, a motivo della sua umanità, una fornace di amore verso suo Padre, ( Lc 12,49 ) ciò vuol dire che egli può farci partecipare, nei momenti in cui compiamo i nostri doveri, alla sua santissima umanità al cui cospetto ci troviamo.

Tanto più che Gesù Cristo Nostro Signore è assieme a noi in questo Sacramento per darci - lo afferma egli stesso - la vita in abbondanza, ( Gv 10,10; Gv 6,33-59 ) e che questa vita abbondante, l'afferma sempre lui, consiste nella conoscenza e nel perfetto amore di Dio. ( Gv 17,3; Lc 10,27-28 )

82 Modo di mettersi, in chiesa, alla presenza di Gesù Cristo ( Eb 4,16 ) che risiede continuamente nel santissimo sacramento dell'altare.

a. Divino Gesù, presente nel SS.mo Sacramento dell'altare, basta che mi avvicini a tè, perché è proprio lì che io posso trovarti sempre presente davanti a me.

Stai lì, come sul tuo trono, per ricevere i nostri omaggi e la nostra adorazione.

Stai lì, perché vuoi ricolmarci delle grazie di cui abbiamo bisogno. ( Eb 4,16 )

b. In qualsiasi situazione mi trovi: aridità nell'orazione, pene e tentazioni, basta che mi presenti al tuo cospetto e troverò subito sollievo alle mie pene.

Qualunque siano le difficoltà che debbo vincere per compiere il bene, tu sei sempre pronto a venirmi in aiuto.

Tu sei il mio soccorso quando mi trovo in difficoltà; ( Eb 10,19-21 ) tu sei il mio rifugio quando mi sento moralmente depresso. ( Sal 32,7 )

c. Sei tu che mi sproni e mi animi a compiere il bene, quando sono oppresso dalla viltà, e quando mi capita di essere preda della tiepidezza; basta, allora, che mi rivolga a tè, che sei un Dio di amore, che nel tuo divino sacramento, mostri un amore tenero per gli uomini. ( Lc 10,25-28 )

Puoi facilmente, compenetrandomi di ciò che c'è di amabile e di amoroso in tè, infiammarmi di amore per Dio e darmi una carità ardente per il prossimo.

83 Ovvero:

a. Mi unisco a tè, mio Gesù, presente nel SS.mo Sacramento per essere una vittima per i miei peccati ( Eb 7,26-28 ) perché è proprio in questo sacramento che tu offri continuamente all'eterno Padre i meriti della tua santa Passione e Morte, in soddisfazione dei miei peccati, ( Eb 9,1-28 )

b. Concedimi la grazia di riuscire a soddisfare i miei peccati, partecipando alla tua disposizione inferiore di amore per le sofferenze.

c. Io cercherò, o mio Salvatore Gesù, di restare con questa intenzione alla tua presenza; perché sono convinto - come in realtà lo sono - che i miei peccati ti rattristano; confido perciò che farai di tutto per distruggerli.

Aiutami, te ne prego, a prendere tutte le precauzioni: riuscirò così a soddisfare i tuoi desideri.

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