Discorsi sul Vecchio Testamento

Indice

Su quanto è scritto nel salmo 144

"O Dio, ti canterò un cantico nuovo"

1 - L'uomo vecchio e l'uomo nuovo
2 - Nell'amore si compendia la legge
3 - Il contenuto dei primi tre precetti della legge
4 - I comandamenti concernenti il prossimo
5 - I donatisti non cantano il cantico nuovo

1 - L'uomo vecchio e l'uomo nuovo

Sta scritto: O Dio, ti canterò un cantico nuovo; salmeggerò a te sul salterio a dieci corde. ( Sal 144,9 )

Il salterio a dieci corde è - lo si comprende - i dieci comandamenti della legge.

Quanto al cantare e al salmeggiare è, di solito, occupazione di persone innamorate.

Se infatti l'uomo vecchio è nel timore, il nuovo è nell'amore. ( Col 3,9 )

In tal modo distinguiamo anche due Testamenti, il vecchio e il nuovo: Testamenti che l'Apostolo dice figurati allegoricamente già nei figli di Abramo, nati uno dalla serva e l'altro dalla donna libera. ( Gal 4,22-23 )

Dice: Essi sono i due Testamenti. ( Gal 4,24 )

Ora la schiavitù ha pertinenza col timore, la libertà con l'amore.

Dice l'Apostolo: Non avete ricevuto di nuovo uno spirito di servitù nel timore, ma avete ricevuto lo Spirito dell'adozione filiale, nel quale gridiamo: Abba, Padre. ( Rm 8,15 )

Dice pure Giovanni: Il timore non è nella carità ma la carità, quando è perfetta, caccia via il timore. ( 1 Gv 4,18 )

La carità dunque canta il cantico nuovo.

Il timore servile, viceversa, qual è posseduto dall'uomo vecchio, ( Col 3,9 ) può sì avere il salterio a dieci corde, in quanto anche ai giudei carnali fu data la legge compendiata nei dieci comandamenti, ma con essa non può cantare il cantico nuovo.

È infatti sotto la legge e non è in grado di adempiere la legge.

Tiene in mano lo strumento, ma non lo usa, e viene appesantita, non abbellita, dal salterio.

Colui che, invece, è sotto la grazia e non sotto la legge adempie la legge, e questa non gli è un peso ma un pregio: non è il tormento di colui che teme, ma l'ornamento di colui che ama.

Acceso infatti dallo Spirito di amore, canta ormai il cantico nuovo col salterio a dieci corde.

2 - Nell'amore si compendia la legge

Così infatti dice l'Apostolo: Chi ama l'altro, ha adempiuto la legge.

Infatti, non commettere adulterio, non ammazzare, non rubare, non desiderare, e se vi è qualche altro comandamento, è compreso in questo precetto: Ama il tuo prossimo come te stesso.

L'amore del prossimo non fa il male; l'amore dunque è il compimento della legge. ( Rm 13,8-10 )

Anche il Signore aveva detto: Non sono venuto ad abolire la legge ma a completarla. ( Mt 5,17 )

Per questo diede ai discepoli un comandamento tale che permettesse l'adempimento della legge.

Disse: Vi dò un comandamento nuovo: che vi amiate l'un l'altro. ( Gv 13,34 )

Non c'è quindi da stupirsi se il comandamento nuovo canta il cantico nuovo perché - come già stato detto - il salterio a dieci corde sono i dieci comandamenti della legge, e la pienezza della legge è l'amore.

L'Apostolo volle ricordare soltanto poche di queste corde, perché da esse si comprendessero anche le altre.

Per questo disse: Non commettere adulterio, non uccidere, ( Rm 13,9 ) ecc.

Difatti come sono due i comandamenti dell'amore, nei quali si compendia tutta le legge e i profeti ( Mt 22,37-40 ) - lo diceva il Signore mostrando a sufficienza che l'amore è la pienezza della legge -, così gli stessi dieci comandamenti furono dati in due tavole. ( Es 31,18 )

Si dice infatti che tre fossero scritti in una tavola e sette nell'altra, poiché, come i primi tre riguardano l'amore di Dio, così gli altri sette si riferiscono all'amore del prossimo.

3 - Il contenuto dei primi tre precetti della legge

Il primo di quei tre precetti è: Ascolta Israele: Il Signore Dio tuo è l'unico Signore. ( Dt 6,4 )

Non ti fabbricherai idoli o immagini di cosa alcuna, né di quelle che sono in cielo né di quelle che sono in terra, ( Dt 5,8 ) e tutto il resto che inculca la adorazione dell'unico Dio, rigettando la fornicazione dell'idolatria. ( Dt 5,9-11 )

Il secondo precetto è: Non nominerai invano il nome del Signore tuo Dio. ( Dt 5,11 )

Il terzo riguarda l'osservanza del sabato. ( Dt 5,12 )

Credo che sia per riguardo alla Trinità se tre comandamenti concernono l'amore di Dio.

Difatti l'unità della divinità ha inizio dal Padre: per cui il primo precetto parla soprattutto dell'unico Dio.

Col secondo precetto ci si inculca a non credere che il Figlio di Dio sia una creatura, ritenendolo non uguale al Padre.

Ogni creatura infatti - dice l'Apostolo - è sottoposta alla vanità ( Rm 8,20 ); e lì ci si comanda di non prendere invano il nome del Signore nostro Dio. ( Dt 5,11 )

Inoltre il dono di Dio, che è lo Spirito Santo, ci promette il riposo eterno, che è raffigurato dal sabato: ( At 2,38; At 8,20 ) per cui noi osserviamo spiritualmente il sabato se ci asteniamo dalle opere servili.

Fare queste opere di sabato è proibito anche ai giudei, prendendo la cosa secondo un significato carnale.

Che invece [ la Scrittura ] intenda prendere le opere servili in senso spirituale, lo si ricava da quanto dice il Signore: Chiunque commette il peccato è servo del peccato. ( Gv 8,34 )

Ora, è peccato non solo ogni azione disonesta o iniqua che si fa dinanzi all'uomo ma anche ciò che, pur avendo l'apparenza di opera buona, si fa tuttavia per riceverne una ricompensa temporale e non in vista del riposo eterno.

Qualunque cosa uno faccia, se lo fa con l'intenzione di conseguirne dei vantaggi materiali, lo fa servilmente e quindi non osserva il sabato.

Occorre amare Dio disinteressatamente, né l'anima può collocare il suo riposo in altri che non siano l'oggetto del suo amore.

A lei non sarà dato il riposo eterno se non avrà amato Dio che solo è eterno.

Questa è la perfetta santificazione e lo spirituale sabato dei sabati.

Pertanto, siccome siamo santificati dallo Spirito Santo, chi non si sente stimolato a penetrare la profondità del mistero per cui, fra i tre comandamenti concernenti Dio, il terzo riguarda il sabato?

In realtà, fra tutte le cose che la Scrittura nel libro della Genesi ricorda essere state fatte da Dio, ( Gen 2.3 ) non vi dice che abbia santificato altro all'infuori del settimo giorno, cioè del sabato.

4 - I comandamenti concernenti il prossimo

Quanto ai sette comandamenti che concernono l'amore del prossimo, il primo è: Onora tuo padre e tua madre, ( Dt 5,16 ) il secondo: Non uccidere, ( Dt 5,17 ) il terzo: Non commettere adulterio, ( Dt 5,18 ) il quarto: Non rubare, ( Dt 5,19 ) il quinto: Non dire falsa testimonianza, ( Dt 5,20 ) il sesto: Non desiderare la moglie del tuo prossimo, ( Dt 5,21 ) il settimo: Non desiderare la roba del tuo prossimo. ( Dt 5,21 )

Questa divisione è manifestamente accettata dall'Apostolo là dove dice: Onora tuo padre e tua madre, poiché questo è il primo comandamento. ( Ef 6,2 )

Ciò pone un problema, e visto nell'intero decalogo, quel comandamento non risulta primo, in quanto dei dieci comandamenti il primo è quello in cui si prescrive di onorare l'unico Dio.

Pertanto il comandamento di onorare i genitori è scritto nella seconda tavola ed è il primo, in quanto da esso cominciano i comandamenti che riguardano l'amore del prossimo.

5 - I donatisti non cantano il cantico nuovo

Cantiamo dunque il cantico nuovo, salmeggiando col salterio a dieci corde.

Questo è il cantico nuovo: la grazia del Nuovo Testamento, che ci segrega dall'uomo vecchio, quello che, per essere fatto di terra, è terreno. ( Col 3,9 )

Egli fu formato col fango; ( Gen 2,7 ) e poi, persa la beatitudine, giustamente fu precipitato in miseria, in quanto era stato trasgressore del comando [ divino ].

Ma cosa dice nel libro profetico colui che ringrazia la grazia di Dio che ci ha riconciliati con Dio mediante la remissione dei peccati e rinnovati dall'antico vecchiume?

Dice: Mi ha tratto fuori dal lago della miseria e dal fango della palude e ha posto i miei piedi sopra la pietra, e ha indirizzato i miei passi e ha collocato sulla mia bocca un cantico nuovo, un inno per il nostro Dio. ( Sal 40,3-4 )

Questo è il cantico nuovo, che salmeggia sul salterio a dieci corde.

Nessuno infatti loda Dio, cioè canta l'inno, senza che il canto della sua bocca s'accordi con le opere, amando Dio e il prossimo.

Né i donatisti, che ribattezzano, si credano d'appartenere al nuovo cantico.

Non cantano il cantico nuovo coloro che con superba empietà si sono separati dalla Chiesa, che Dio volle estesa su tutta la terra.

Lo dice in un altro passo il profeta: Cantate al Signore un cantico nuovo, cantate al Signore, o tutta la terra. ( Sal 96,1 )

Pertanto, chi non vuol cantare in unione con tutta la terra non si stacca dall'uomo vecchio, ( Col 3,9 ) non canta il cantico nuovo, né salmeggia col salterio a dieci corde.

È un nemico della carità, che sola è la pienezza della legge, ( Rm 13,10 ) contenuta - come siamo soliti dire - nei dieci comandamenti, riguardanti l'amore di Dio e del prossimo.

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