Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 35 (34)

Discorso 2

1 - Passione di Cristo e della Chiesa.

Volgiamo la nostra attenzione a ciò che resta del salmo e supplichiamo il Signore e Dio nostro per rettamente comprendere e trarne come frutto buone opere.

Credo che la Carità vostra si ricordi fin dove è stato trattato ieri; prendiamo oggi le mosse da quel punto.

Abbiamo qui inteso infatti la voce di Cristo: cioè la voce del Capo e del Corpo di Cristo.

Quando odi Cristo, non separare lo Sposo dalla Sposa, e tieni presente quel grande mistero: Saranno due in una sola carne. ( Ef 5,31 )

Se sono due in una sola carne, perché non due in una sola voce?

Non vi è infatti tentazione che tocchi il Capo senza che sia subita anche dal Corpo; e non vi era motivo per cui il Capo dovesse soffrire, se non per offrire un esempio al Corpo.

Il Signore ha sofferto per sua volontà, noi per necessità; Egli ha sofferto per compassione, noi perché tale è la nostra condizione.

Perciò la sua volontaria Passione è la nostra necessaria consolazione, in modo che, quando per caso patiamo simili sofferenze, volgiamo gli occhi al nostro Capo e possiamo dire, ammoniti dal suo esempio, a noi stessi: Se Egli [ ha patito ], perché non anche noi?

Come Egli [ ha patito ], così anche noi.

Per quanto poi abbia incrudelito il nemico, è potuto giungere sino alla morte del corpo; e neppure il corpo ha potuto distruggere nel Signore, poiché il terzo giorno è risorto.

Ciò che in Lui è accaduto nel terzo giorno, in noi accadrà alla fine dei secoli.

La speranza della nostra risurrezione è rimandata, ma può forse esser tolta?

Riconosciamo dunque qui, carissimi, le parole di Cristo, e teniamole distinte dalle voci degli empi.

Sono infatti parole del Corpo che soffre, in questo secolo, persecuzioni, angustie e tentazioni.

Ma poiché molti qui soffrono, e per i loro peccati e per i loro delitti, dobbiamo discernere con grande attenzione la causa delle sofferenze, non la pena che subiscono.

Uno scellerato può infatti subire una pena simile a quella di un martire, ma tuttavia ben dissimile ne è la causa.

Erano tre sulla croce: ( Lc 23,33 ) uno il Salvatore, il secondo da salvare, il terzo da condannare: pari era la pena per tutti, ma diversa la causa.

2 - [vv. 11.12.] Il Signore allontana da sé gli iniqui

Dica dunque il nostro Capo: Levandosi testimoni iniqui, mi interrogavano su quanto non sapevo.

E diciamo noi al nostro Capo: Signore, che cosa non sapevi? Forse tu ignoravi qualcosa?

Non conoscevi forse anche i cuori di coloro che ti interrogavano? non avevi previsto i loro inganni? non ti eri forse dato ben consapevole in loro mano? non eri forse venuto per soffrire a causa di loro?

Che cosa dunque ignoravi? Ignorava il peccato: e lo ignorava non perché non lo giudicava, ma perché non lo commetteva.

Quotidianamente usiamo modi di dire di questo genere, come quando tu dici di qualcuno: Non sa stare, cioè non sta; non sa fare il bene, poiché non lo fa; non sa fare il male, poiché non lo commette.

Ciò che è estraneo all'azione è estraneo alla coscienza, e ciò che è estraneo alla coscienza sembra esserlo anche alla conoscenza.

Così si dice che Dio non sa, allo stesso modo per cui la teoria non conosce la deformità; e tuttavia è per mezzo della teoria che sono giudicate le cose conosciute.

Così dunque il nostro Capo, per la verità del suo stesso Vangelo, a noi che Lo interroghiamo dicendogli: Signore, che cosa ignoravi? che cosa hanno potuto chiederti che tu non conoscessi?, risponde: Ignoravo le iniquità, ero interrogato riguardo a iniquità.

Lo trovi nel Vangelo, se non credi che io ignorassi le iniquità, dato che non conosco neppure gli iniqui, ai quali alla fine dirò: Non vi conosco, via da me, voi che operate iniquità. ( Mt 7,23 )

Non conosceva dunque coloro che condannava? e come può condannare secondo giustizia se non chi conosce bene?

E tuttavia il buon conoscitore non ha mentito dicendo: Non vi conosco; cioè non vi siete uniformati al mio corpo, non vi siete attenuti alle mie norme; voi siete i vizi, mentre io sono la teoria stessa che non ha vizio, e nella quale ciascuno non apprende niente altro che non sia il non commettere vizi.

Levandosi testimoni iniqui mi interrogavano su quanto non sapevo.

Che cosa Cristo tanto ignorava quanto il bestemmiare?

Eppure era interrogato dai persecutori, e, poiché disse il vero, fu giudicato un bestemmiatore. ( Mt 26,65 )

Ma da chi? Da coloro di cui parla dopo: Mi rendevano male per bene e sterilità alla mia anima.

Io avevo portato la fecondità, essi mi restituivano la sterilità; io la vita ed essi la morte; io l'onore, essi le offese; io la medicina, essi le ferite; ed in tutte queste cose che rendevano certamente era la sterilità.

Egli ha maledetto questa sterilità nell'albero, sul quale non ha trovato il frutto che cercava. ( Mt 21,19 )

C'erano foglie, e non c'erano frutti; erano parole, e non erano fatti.

Osserva l'abbondanza nelle parole, e la sterilità nei fatti: Tu che predichi contro il furto, rubi; tu che dici che non si deve commettere adulterio, sei adultero. ( Rm 2,21.22 )

Tali erano coloro che interrogavano Cristo su quanto Egli ignorava.

3 - [v 13.] Cilicio di Cristo è il suo corpo mortale

Ma io, quand'essi mi molestavano, mi vestivo di cilicio; umiliavo nel digiuno l'anima mia; e la mia preghiera ritornava nel mio seno.

Ricordiamoci, o fratelli, che noi apparteniamo al Corpo del Cristo, che siamo membra di Cristo ( 1 Cor 12,27 ) e siamo qui esortati, in ogni nostra tribolazione, a non pensare in qual modo rispondere ai nemici, ma al modo di renderci benigno Dio con la preghiera, e soprattutto a come non essere vinti dalla tentazione; infine, anche al modo di convertire coloro che ci perseguitano alla salvezza della giustizia.

Nella prova, niente di più importante, niente di meglio c'è da fare, quanto l'allontanarsi dal chiasso che fuori regna, e entrare nell'intimo segreto dell'anima: ( Mt 6,6 ) ivi, dove nessuno vede colui che geme e Colui che soccorre, invocare Dio; e chiudere la porta della propria cella in faccia ad ogni molestia che dal di fuori preme, umiliare noi stessi nella confessione del peccato, magnificare e lodare Dio sia quando corregge come quando consola; è così che in ogni modo dobbiamo comportarci.

Ma tuttavia, abbiamo detto questo riguardo al corpo, cioè a noi: che cosa di simile riconosciamo nel Signor nostro Gesù Cristo?

Leggendo accuratamente il Vangelo ed esaminandolo con grande attenzione, non abbiamo trovato che il Signore abbia indossato il cilicio in qualche sua sofferenza o tribolazione.

Certo abbiamo letto che ha digiunato dopo essere stato battezzato: ma non abbiamo sentito parlare, né abbiamo letto, che abbia indossato il cilicio; e abbiamo visto che ha digiunato non quando i Giudei lo perseguitavano, ma quando il diavolo lo tentava. ( Mt 4,1 )

Voglio dire che il Signore non ha digiunato nel tempo in cui lo interrogavano su ciò che non sapeva e quando gli restituivano male per bene, inseguendolo, perseguitandolo, catturandolo, flagellandolo, ferendolo, uccidendolo, ma tuttavia in queste cose, o fratelli, se con la nostra pia curiosità solleviamo un poco il velo e scrutiamo con l'attento occhio del cuore nell'intimo della Scrittura, troviamo che anche questo ha fatto il Signore.

Probabilmente chiama cilicio la mortalità della sua carne.

Perché cilicio? Per la sua somiglianza con la carne del peccato.

Dice infatti l'Apostolo: Dio mandò il suo Figlio in carne simile a quella del peccato, affinché con il peccato condannasse il peccato della carne. ( Rm 8,3 )

Cioè: rivestì di cilicio il suo Figlio, affinché con il cilicio condannasse i capri.

Non perché vi fosse peccato, non dico nel Verbo di Dio, ma neppure in quella stessa anima santa e nella mente dell'uomo che il Verbo e la Sapienza di Dio aveva assunto nell'unità della persona; e nemmeno vi era alcun peccato nel corpo stesso in quanto nel Signore era soltanto la rassomiglianza con la carne del peccato; e, pur non essendoci morte se non per il peccato, ( Rm 5,12 ) certamente mortale era quel corpo.

Se non fosse stato mortale, non sarebbe morto; se non fosse morto, non sarebbe risorto; e se non fosse risorto non ci avrebbe dato il modello della vita eterna.

Ne consegue che si dice peccato la morte che deriva dal peccato, allo stesso modo in cui si dice lingua greca, o lingua latina, non la lingua quale membro della carne, ma ciò che si compie per mezzo di tale membro.

La lingua infatti è uno tra gli altri membri della nostra carne, come gli occhi, il naso, le orecchie, eccetera; mentre la lingua greca sono le parole greche: non perché le parole siano la lingua, ma perché le parole si pronunciano mediante la lingua.

Tu dici di uno: Ho riconosciuto la sua faccia, riferendoti a quella parte del suo corpo; e dici anche: Ho riconosciuto la mano di colui che è assente, non riferendoti alla mano del corpo, ma alla scrittura che è stata tracciata dalla mano che era nel corpo.

Così dunque è riguardo al peccato del Signore; perché Egli è stato fatto dal peccato, in quanto ha assunto la carne da quella stessa massa che per il peccato aveva meritato la morte.

Per dirlo in una parola: Maria, discendente di Adamo, è morta a cagione del peccato, Adamo è morto a cagione del peccato, e la carne del Signore figlio di Maria è morta per distruggere i peccati.

Di questo cilicio si è rivestito il Signore; e per questo non è stato riconosciuto, perché era nascosto sotto il cilicio.

Quand'essi mi molestavano - dice - mi vestivo di cilicio, cioè: essi incrudelivano ed io mi nascondevo.

Infatti, se non avesse voluto nascondersi, neppure avrebbe potuto morire, dato che, quando ad un certo momento manifestò una stilla della sua potestà - se stilla si può chiamare - allorché essi lo volevano catturare, alla sua semplice domanda: Chi cercate?, furono tutti rigettati e stramazzarono a terra. ( Gv 18,4.6 )

Non avrebbe potuto umiliare nella Passione una così grande potenza, se non l'avesse nascosta sotto il cilicio.

4 - Dunque, mi vestivo di cilicio; e umiliavo nel digiuno l'anima mia.

Abbiamo capito il significato del cilicio: come interpreteremo il digiuno?

Voleva mangiare Cristo, quando cercava i frutti sull'albero, e ne avrebbe mangiati se ne avesse trovati? ( Mc 11,13 )

Voleva bere Cristo, allorché disse alla donna Samaritana: Dammi da bere ( Gv 4,7 ) e quando disse sulla croce: Ho sete? ( Gv 19,28 )

Di che cosa aveva fame, di che cosa aveva sete Cristo, se non delle nostre buone opere?

In coloro che lo crocifiggevano e lo perseguitavano, poiché in essi nessuna buona opera aveva trovato, digiunava; rendevano infatti sterilità all'anima sua.

Quale fu mai il suo digiuno, dato che a stento trovò un solo ladrone, di cui sfamarsi sulla croce?

Gli Apostoli erano infatti fuggiti, e si erano nascosti tra la folla.

E quel Pietro che aveva promesso di essere fedele al Signore fino alla morte, già tre volte lo aveva rinnegato, già aveva pianto ed ancora stava nascosto tra la folla, ancora temeva di essere riconosciuto.

Infine, vistolo morto, tutti disperarono della stessa salvezza; dopo la risurrezione li trovò infatti disperati, e parlò con loro trovandoli in lacrime e addolorati, senza più alcuna speranza.

In tale condizione sono taluni di loro che con Lui parlano, allorché Egli dice: Di che parlate tra voi?

Essi parlavano di Lui: Tu solo - dicono - sei forestiero in Gerusalemme e non hai saputo ciò che hanno fatto i sacerdoti e i nostri capi di Gesù Nazareno, che era potente nei fatti e nelle parole, e come lo hanno crocifisso e lo hanno ucciso?

Ora noi speravamo che Egli avrebbe riscattato Israele. ( Lc 24,18-21 )

Il Signore sarebbe rimasto del tutto digiuno, se non avesse ristorato coloro di cui voleva nutrirsi.

Ed infatti li ristorò, li consolò, li rafforzò, e li convertì nel suo corpo.

Fu dunque in questo modo che il Signore nostro soffrì il digiuno.

5 - La preghiera nascosta

E la mia preghiera - dice - ritornava nel mio seno.

In questo verso il seno appare come un grande abisso, e ci assista il Signore affinché possiamo penetrarlo.

Per seno infatti si intende un luogo segreto, e qui, o fratelli, siamo in verità esortati a pregare nel nostro seno, ove Dio vede, ove Dio ascolta, dove nessun occhio umano penetra, dove nessuno ci vede se non Chi ci sostiene; ivi pregò Susanna, e mentre la sua voce non era udita dagli uomini, fu tuttavia udita da Dio. ( Dn 13,35.44 )

Ed a questo siamo giustamente esortati; ma dobbiamo intendere qualcosa di più quando si tratta del nostro Signore, e della sua preghiera.

Pertanto, stando alla lettera, il Vangelo non ci dice che Egli abbia mai portato il cilicio e neppure troviamo, secondo la lettera, che abbia digiunato nel corso della sua Passione: ed abbiamo perciò spiegato, come abbiamo potuto, tutte queste cose come allegorie e figure.

Invece la sua preghiera l'abbiamo udita, quando era sulla croce: Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato? ( Sal 22,2; Mt 27,46 )

E là, è di noi che si trattava.

Quando infatti lo ha abbandonato il Padre, dal quale mai si è allontanato?

E leggiamo anche che Gesù pregò sul monte da solo, che trascorse la notte in preghiera: e così fece nell'imminenza della sua Passione. ( Mt 14,23; Lc 6,12 )

Nel mio seno - dunque - ritornava la mia preghiera.

Poiché per ora non so trovare interpretazione migliore riguardo al Signore, dirò ciò che mi viene in mente e più tardi forse verrà in mente qualcosa di meglio a me o a chiunque altro più capace. Io intendo che le parole nel mio seno ritornava la mia preghiera, si riferiscano alla presenza del Padre nel suo seno.

Dio era infatti in Cristo, per riconciliare a sé il mondo. ( 2 Cor 5,19 )

Aveva in sé Colui che doveva pregare; non era lontano da Lui, dato che Egli stesso aveva detto: Io sono nel Padre, ed il Padre è in me. ( Gv 14,10 )

Ma, poiché la preghiera compete di più all'uomo stesso, il Cristo in quanto Verbo non prega ma esaudisce; e non chiede di essere aiutato, ma, insieme con il Padre, tutti soccorre.

E quindi le parole: La mia preghiera ritornava nel mio seno, significano che nel Cristo stesso l'umanità invoca la divinità che è in Lui medesimo.

6 - [v 14.] Vicinanza e somiglianza con Dio

Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo; come un uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo.

Guarda egli il suo Corpo, nel quale dobbiamo riconoscere noi stessi.

Quando proviamo la gioia della preghiera, quando la nostra anima gusta la pace non nella prosperità terrena ma nella luce della verità, colui che avverte questa luce sa che cosa dico, e vede, e riconosce la verità di queste parole: Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo.

È così che l'anima infatti si compiace in Dio, da cui non è lontana. In Lui - dice l'Apostolo - ci muoviamo e siamo, ( At 17,28 ) come in un fratello, come in un vicino, in un amico.

Ma se non è tale da poter così gioire, così risplendere, così avvicinarsi, così stringersi a Lui, e si accorge perciò di essere lontano, faccia quanto segue: come un uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo.

Come in un nostro fratello così mi compiacevo, ha detto per indicare quando si è vicini; Come uomo che piange e si rattrista, così mi umiliavo è detto per chi è distante, per chi si trova lontano.

Perché, infatti, piange, se non perché desidera e non ha?

Talvolta nello stesso uomo accadono ambedue le cose, per cui ora si avvicina, ed ora si trova lontano; si avvicina per la luce della verità, è tenuto lontano dalla nube della carne.

Ma pensiamo, fratelli, che Dio è ovunque e non è contenuto da alcuno spazio: quindi non attraverso dei luoghi ci avviciniamo o ci allontaniamo da Lui.

Avvicinarci a Lui significa diventare simili a Lui; allontanarci divenire da Lui dissimili.

Non dici forse, quando vedi due cose quasi simili: questa si avvicina a quella?

E quando ti sono mostrate due cose diverse, anche se sono nello stesso luogo e magari nella stessa mano, non dici: Questa è di una specie lontana da quella?

Ambedue tieni in mano, ambedue tieni vicine, eppure dici: questa cosa è lontana da quella, non certo per il luogo, ma per la diversità.

Orbene, se ti vuoi avvicinare a Lui, sii a Lui simile; se non vuoi essergli simile, ti allontanerai da Lui.

Ma quando gli sei simile, gioisci; quando non gli rassomigli, gemi, affinché il gemito ecciti il desiderio, o meglio il desiderio susciti il gemito e possa con il gemito avvicinarti, tu che avevi cominciato ad allontanarti.

Forse Pietro non si avvicinò, quando disse: Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivente? ( Mt 16,16 )

E di nuovo si allontanò, dicendo: Signore, lungi da te, questo non accadrà? ( Mt 16,22 )

E che disse, infine, come un prossimo, a colui che si avvicinava?

Beato te, Simone Bariona. ( Mt 16,17 )

Del pari, a colui che si allontanava, e diveniva dissimile, disse: Va indietro, Satana. ( Mt 16,23 )

Ed a colui che si avvicinava: Non te lo ha rivelato la carne o il sangue - disse - ma il Padre mio che sta nei cieli, ( Mt 16,17 ) la luce di Lui che ti ha illuminato, di questa luce risplendi.

Ma quando, allontanatosi, si oppose alla Passione del Signore che doveva accadere per la nostra salvezza: Non hai il senso - disse - delle cose di Dio, ma di quelle degli uomini. ( Mt 16,23 )

Giustamente dunque, unendo il Profeta ambedue le cose, dice nel salmo: Io ho detto nella mia estasi: sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi. ( Sal 31,23 )

Non potrebbe parlare nell'estasi se non si fosse avvicinato: l'estasi infatti è l'uscita da sé della mente.

Ha elevato al di sopra di sé la sua anima, e si è avvicinato a Dio; ma poi il peso della carne lo ha rigettato di nuovo a terra come attraverso una nube: allora, ripensando a dove era e vedendo dove è, ha detto: Sono stato rigettato dalla vista dei tuoi occhi.

Orbene, faccia il Signore che in noi si compia quanto qui è detto: Come in un prossimo, come in un nostro fratello, così mi compiacevo.

Ma quando così non accade, accada almeno questo: Come uno che piange e si rattrista, così mi umiliavo.

7 - [v 15.] E contro di me si sono allietati e si sono radunati insieme.

Essi lieti, io triste.

Ma abbiamo ora ascoltato nel Vangelo le parole: Beati coloro che piangono. ( Mt 5,5 )

Se sono beati coloro che piangono, sono miseri quelli che ridono.

Contro di me si sono allietati e si sono radunati; si sono accumulati supplizi contro di me, ed essi non sapevano.

Perché mi interrogavano su ciò che non sapevo, ed essi stessi non sapevano chi era colui che interrogavano.

8 - [v 16.] Persecuzioni al corpo di Cristo

Mi hanno tentato e mi hanno schernito con scherno feroce.

Cioè mi hanno deriso, mi hanno insultato: sia nel Capo, che nel Corpo.

Fate attenzione, fratelli, alla gloria della Chiesa che qui appare; ricordate la sua vergogna passata, pensate che un tempo i Cristiani erano scacciati da ogni parte, e, dovunque erano trovati, derisi, percossi, uccisi, gettati alle belve, bruciati e contro di loro si rallegravano gli uomini.

Ciò che è accaduto al Capo, è accaduto anche al Corpo.

Quel che è accaduto al Signore sulla croce, così si è verificato nel suo Corpo in ogni persecuzione inflittagli; e neppure ora desistono le persecuzioni degli uomini.

Ovunque trovano un cristiano, sono soliti insultarlo, tormentarlo, deriderlo, chiamarlo folle, sciocco, di nessun coraggio, a niente capace.

Facciano tutto quanto vogliono: Cristo è in cielo.

Facciano tutto quello che vogliono: Egli ha onorato il suo supplizio, già la sua croce ha segnato sulla fronte di tutti; all'empio è permesso insultare, ma non incrudelire, anche se tuttavia, da ciò che la lingua palesa, si intende che cosa reca in cuore.

Hanno digrignato i denti contro di me.

9 - [v 17.] Signore, quando guarderai?

Libera l'anima mia dalle loro astuzie, dai leoni l'unica mia.

Infatti per noi lunga è l'attesa, ed è in persona nostra che vienE detto: quando guarderai? cioè: quando vedremo il castigo di coloro che ci oltraggiano?

Quando ascolterà la causa di quella vedova il giudice ora preso dal tedio? ( Lc 18,3 )

Ma in verità il nostro giudice, non per il tedio ma per amore, differisce la nostra salvezza; intenzionalmente, non per manchevolezza; non perché non ci possa soccorrere anche ora, ma perché il numero di tutti noi possa alla fine essere completato.

E tuttavia noi, spinti dal desiderio, che cosa diciamo?

Signore, quando guarderai? Libera l'anima mia dalle loro astuzie, dai leoni l'unica mia, cioè la mia Chiesa dai potenti che incrudeliscono.

10 - [v 18.] Cristiani buoni e cattivi

Vuoi infine sapere perché ella è unica?

Leggi le parole che seguono: Ti confesserò, o Signore, nella grande Chiesa, nel popolo forte ti loderò.

È chiaro, nella grande Chiesa ti confesserò, nel popolo forte ti loderò.

La confessione di fede si compie infatti in tutta la folla, ma non da tutti Dio è lodato; tutta la folla ascolta la nostra confessione, ma non in tutta la folla echeggia la lode di Dio.

Perché in tutta questa moltitudine, cioè nella Chiesa che è diffusa in tutto il mondo, c'è la paglia ed il grano; la paglia vola via, il grano resta; perciò: nel popolo forte ti loderò.

Nel popolo forte, che il vento della tentazione non porta via, in questo è lodato Dio.

Tra la paglia infatti sempre si bestemmia.

Che si dice, quando si osserva la nostra paglia?

Ecco in qual modo vivono i Cristiani, ecco che cosa fanno i Cristiani: si compie tra essi quanto sta scritto: Poiché il mio nome per cagionE vostra è bestemmiato tra le genti. ( Is 52,5; Rm 2,24 )

O ingiusto, o invidioso, tu che sei tutto intero nella paglia, scruti l'aia: difficilmente incontrerai il grano; cercalo e troverai il popolo forte, nel quale lodare il Signore.

Vuoi trovarlo? Sii tu tale.

Se non sarai infatti simile, è difficile che non ti sembrino tutti come sei tu.

E paragonando - dice l'Apostolo - se stessi con se medesimi, ( 2 Cor 10,12 ) non comprendono: nel popolo forte ti loderò.

11 - [vv 19-21.] Non mi offendano coloro che ingiustamente mi combattono.

Mi offendono infatti riguardo a quanto di paglia è in me.

Coloro che gratuitamente mi hanno odiato, cioè coloro ai quali non ho fatto niente di male.

E ammiccando con gli occhi, cioè gli ipocriti simulatori.

Perché mi parlavano in modo pacifico.

Che vuol dire ammiccando con gli occhi? Vuol dire manifestando nel volto ciò che non hanno nel cuore.

E chi sono coloro che ammiccano con gli occhi?

Perché mi parlavano in modo pacifico; e nell'ira meditavano inganni.

E hanno spalancato contro di me la loro bocca.

Dapprima ammiccando con gli occhi, quei leoni che cercano di rapire e divorare, dapprima lusingando, parlavano in tono pacifico e nell'ira meditavano inganni.

Che cosa dicevano in tono pacifico?

Maestro, sappiamo che non tieni conto della persona di nessuno, e nella verità insegni la via di Dio: è lecito pagare il tributo a Cesare, o non è lecito?

Certamente mi parlavano in tono pacifico.

Ma come? Tu non li riconoscevi, e ti ingannavano ammiccando con gli occhi?

Certo che li riconosceva: per questo dice: Perché mi tentate, o ipocriti? ( Mt 22,16-18 )

Più tardi hanno spalancato contro di me la loro bocca, gridando: Crocifiggilo, crocifiggilo! ( Lc 23,21 )

Hanno detto: Ah, ah! i nostri occhi hanno visto.

Di già insultano: Ah! ah! indovinaci, Cristo. ( Mt 26,68 )

Allo stesso modo in cui era falsa la loro pace quando lo tentavano a proposito del tributo, così ora insultante è la loro lode.

Hanno detto: Ah! ah! i nostri occhi hanno visto cioè hanno visto le tue opere, i tuoi miracoli.

Questi è il Cristo.

Se egli è il Cristo, discenda dalla croce e gli crederemo.

Ha salvato gli altri, e non può salvare se stesso. ( Mt 27,42 )

I nostri occhi hanno visto. Cioè hanno visto che si vantava, quando diceva di essere il Figlio di Dio. ( Gv 19,7 )

Ma il Signore paziente stava confitto alla croce; non aveva perduto la sua potenza, dimostrava invece la sua sapienza.

Che cosa sarebbe stato di straordinario discendere dalla croce, per Lui che poté poi risorgere dal sepolcro?

Ma sarebbe sembrato che avesse ceduto a coloro che lo insultavano; e questo era necessario, per potersi manifestare, risorgendo, ai suoi e non a quelli, implicando un grande mistero, perché la sua risurrezione significava la nuova vita, e la nuova vita è conosciuta dagli amici, non dai nemici.

12 - [v 22.] Hai visto, Signore: non tacere.

Che significa: non tacere? Giudica.

Del giudizio infatti è detto in un certo passo: Ho taciuto, forse sempre tacerò? ( Is 42,14 )

Ed a proposito del differimento del giudizio è detto al peccatore: Hai fatto questo, ed ho taciuto; hai creduto empiamente che fossi simile a te. ( Sal 50,21 )

In qual modo tacerà Colui che parla per mezzo dei Profeti, che parla con la sua bocca nel Vangelo, che parla per mezzo degli Evangelisti, che parla attraverso noi stessi allorché diciamo il vero?

E che dunque? Si astiene dal giudizio: non dal precetto, non dalla dottrina.

Ma questo suo giudizio invoca in certo modo il Profeta, predicendo: Hai visto, Signore, e non te ne starai zitto, cioè non tacerai, poiché è necessario che tu giudichi.

Signore, non allontanarti da me.

Fino a quando giunga il giudizio, non allontanarti da me, come hai promesso: Ecco, io sono con voi fino alla consumazione dei secoli. ( Mt 28,20 )

13 - [v 23.] Il vero martirio

Levati, o Signore, e prendi a cuore il mio giudizio.

Quale giudizio? Per il fatto che stai soffrendo, che sei tormentato dalla fatica e dal dolore?

Forse che non soffrono tali cose anche molti malvagi?

Quale giudizio? Saresti dunque giusto perché soffri tutto questo?

No! ma che cosa allora? Il mio giudizio.

Come prosegue? Prendi a cuore il mio giudizio, Dio mio e mio Signore, secondo la mia causa.

Non secondo la mia pena, ma secondo la mia causa: non secondo ciò che con me ha in comune il ladrone, ma secondo ciò che io ho in comune con i beati che subiscono persecuzioni a cagione della giustizia. ( Mt 5,10 )

Perché ben distinta è questa causa.

La pena, infatti, è uguale per i buoni come per i cattivi.

Ciò che fa i martiri non è il supplizio, ma la causa.

Se infatti fosse il castigo a fare i martiri, tutte le miniere sarebbero piene di martiri, tutte le catene trascinerebbero dei martiri, e sarebbero coronati tutti coloro che sono colpiti dalla spada.

Si distingua dunque la causa.

Nessuno dica: Dato che patisco, sono un giusto.

Infatti colui che per primo ha patito, ha patito per la giustizia; per questo aggiunge la grande precisazione: Beati coloro che soffrono persecuzioni a cagione della giustizia.

Molti per una buona causa compiono persecuzioni, e molti ne subiscono per una cattiva causa.

Perché, se la persecuzione non potesse avere il bene per effetto, non si direbbe nel salmo: Chi in segreto sparla del prossimo, costui io perseguiterò. ( Sal 101,5 )

E poi, fratelli, il padre buono e giusto non perseguita forse il figlio vizioso?

Perseguita i suoi vizi, non lui stesso: non ciò che ha generato, ma ciò che quello ha aggiunto a se medesimo.

Ed il medico, chiamato per far ricuperare la salute, noti si arma il più delle volte del ferro?

Ma contro le ferite, non contro l'uomo.

Taglia per guarire; e tuttavia mentre incide nel malato, questi soffre, grida, fa resistenza, e se per caso perde il senno per la febbre, arriva anche a colpire il medico; ma questi non cessa di curare l'ammalato, perché sa quello che fa, e non si cura se quello lo maledice e lo insulta.

Non sono forse bruscamente scossi quelli affetti da sonno letargico, affinché quel pesante sonno non li spinga alla morte?

E questo subiscono dai loro figli che hanno generato amatissimi; e non è caro il figlio se non avesse molestato il padre che dorme.

Quelli affetti da sonno letargico sono risvegliati, gli epilettici sono legati; ma tuttavia gli uni e gli altri sono amati.

Nessuno dica dunque: Subisco persecuzioni.

Non sbandieri la pena, ma ne dimostri la causa, perché non accada che, se non ne avrà dimostrato la causa, sia annoverato fra gli iniqui.

Per questo con quanta diligenza ed efficacia qui è detto: Signore, prendi a cuore il mio giudizio, non le mie pene, Dio mio e mio Signore, secondo la mia causa!

14 - [v 24.] Giudicami, o Signore, secondo la mia giustizia.

Cioè secondo la mia causa.

Non secondo la mia pena, ma secondo la mia giustizia, Signore Dio mio, cioè secondo questo giudicami.

15 - [vv 24-26.] Convertire il mondo a noi

E non si facciano beffe di me i miei nemici.

Non dicano in cuor loro: Bene, bene, per l'anima nostra, cioè: Abbiamo fatto quanto abbiamo potuto, lo abbiamo ucciso, lo abbiamo tolto di mezzo.

Non dicano, cioè: Mostra che non hanno fatto niente.

Non dicano: Lo abbiamo divorato.

Per questo i martiri gli dicono: Se il Signore non era in noi, forse ci avrebbero divorati vivi. ( Sal 124,1.3 )

Che significa ci avrebbero divorati? Che ci avrebbero fatti passare per il loro corpo.

Tu infatti divori quando fai passare qualcosa per il tuo corpo.

Il mondo ti vuole divorare; e tu divora il mondo, fallo passare per il tuo corpo, uccidilo e mangialo.

Questo è detto a Pietro: Uccidi e mangia, ( At 10,13 ) cioè uccidi in essi ciò che essi sono, e fa di loro ciò che tu sei.

Ma se essi invece ti avranno indotto all'empietà, sarai da loro divorato.

Non ti divorano quando ti perseguitano, ma quando ti inducono ad essere ciò che essi sono.

Non dicano: l'abbiamo divorato. Divora tu il corpo dei pagani.

Perché il corpo dei pagani? Esso ti vuole inghiottire, ebbene fa' a lui ciò che egli vuole fare a te.

Forse per questo quel vitello ridotto in polvere e gettato nell'acqua fu dato da bere a Israele, affinché, cioè, esso inghiottisse il corpo degli empi. ( Es 32,20 )

Arrossiscano e siano svergognati a un tempo coloro che si rallegrano delle mie sciagure; siano coperti di confusione e di rossore, affinché noi li inghiottiamo vergognosi e confusi.

Coloro che parlano perversamente contro di me: costoro arrossiscano e siano confusi.

16 - [vv 27.28.] Continua lode a Dio

Che dici tu, che sei il Capo, con le membra?

Esultino e si rallegrino coloro che vogliono la mia giustizia, cioè che si sono tenuti stretti al mio corpo.

E dicano sempre: Sia magnificato il Signore, coloro che vogliono la pace del suo servo.

E la mia lingua celebrerà la tua giustizia, tutto il giorno la tua lode.

La lingua di chi, continua a celebrare tutto il giorno la lode di Dio?

Ecco, ora il discorso si è fatto un poco più lungo, e siamo affaticati.

Chi è capace di lodare Dio tutto il giorno?

Ti suggerisco un mezzo, perché tu possa lodare Dio tutto il giorno, se lo vuoi.

Qualunque cosa tu faccia, falla bene e avrai lodato Dio.

Quando canti gli inni, lodi Dio; ma che cosa fa la tua lingua, se non lodi anche con la tua coscienza?

Hai smesso di cantare l'inno: te ne vai a rifocillarti? Non ubriacarti, e avrai lodato Dio.

Te ne vai a dormire? Non alzarti per compiere il male e avrai lodato Dio.

Tratti un affare? Non imbrogliare, e avrai lodato Dio.

Coltivi un podere? Non muovere lite a nessuno, e avrai lodato Dio.

Nella purezza delle tue opere disponiti a lodare Dio tutto il giorno.

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