Esposizione dei Salmi

Indice

Salmo 104 (103)

Discorso 4

1 - Ben ricorda la vostra Carità come, pur essendo uno solo il discorso di Dio che si sviluppa in tutta la Sacra Scrittura ed uno solo il Verbo che risuona sulla bocca di tanti santi, il quale essendo in principio Dio presso Dio, non conosce sillabazione perché è fuori del tempo ( né dobbiamo meravigliarci se, a motivo della nostra debolezza, egli si abbassò ad articolare le nostre parole, quando si abbassò per assumere la debolezza stessa del nostro corpo ( Gv 1,1.14 ) ), tuttavia questo salmo ci ha già dato materia per molti discorsi.

E gli stessi misteri, che vi sono racchiusi per essere rivelati a coloro che vogliono penetrarli, ci hanno fatto impiegare, per alcuni giorni, non poco tempo nell'enunciarli, nel raccomandarne l'importanza, nel dimostrarne il senso recondito, nell'interpretarli, nell'indagarli e spiegarli.

Proprio per questa ragione la vostra Carità ricorda che neppure ci è stato possibile, l'altro giorno, arrivare alla fine del salmo, che abbiamo quindi rimandato a quest'oggi.

Il Signore ha voluto metterci a disposizione il tempo per rendere, consentendo a me debitore di soddisfare al mio debito e facendo voi creditori più confidenti e sicuri.

Voglia dunque donarci anche il bene da rendere a lui che non ci ha reso quanto di male avevamo fatto.

2 - [v 24.] Partecipe della sapienza divina, l'uomo esalti il Creatore

Come già sapete e ricordate con devozione e con gioia, i nostri cuori, facendo eco nel loro intimo al Salmo, hanno esclamato e ripetuto: Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore!

Tutte le hai fatte in sapienza; si è riempita la terra della tua creatura.

Tutto ciò che è stato fatto da Dio, è stato fatto nella sapienza e per mezzo della sapienza.

Tutto ciò che arriva a conoscere la sapienza, e tutto ciò che a questa conoscenza non arriva, ma è compreso nella creazione di Dio, è stato fatto nella sapienza e per mezzo della sapienza.

Quelli che conoscono la sapienza, hanno la sapienza come luce; quelli che non la conoscono, hanno pur sempre la sapienza come loro artefice, anche se sono bloccati nella loro insipienza; inoltre quelli che l'hanno come luce, l'hanno anche come loro artefice, ma non tutti quelli che l'hanno come loro artefice, l'hanno anche come luce.

In mezzo agli uomini, invero, molti sono coloro che ne diventano partecipi e sono chiamati sapienti; ma molti sono anche coloro che ne restano privi e sono detti stolti.

La ragione per cui meritano questa denominazione negativa di stolti dipende dal fatto che, se amassero veramente la sapienza, se la chiedessero, la cercassero, bussassero alla sua porta, potrebbero arrivare a possederla: ché essa non è preclusa alla natura, ma solo alla negligenza.

Ci sono poi altre creature, che sono incapaci di possedere la sapienza: tali sono tutti quanti gli animali e le bestie e gli alberi, i quali ultimi non hanno neppure la sensibilità.

Ma se sono incapaci di possedere la sapienza, forse, per questo non sono state fatte nella sapienza e per mezzo della sapienza?

L'intelligenza dunque Dio non l'esige dal cavallo e dal mulo: è agli uomini che egli ha detto: Non siate come il cavallo e il mulo, i quali non hanno l'intelligenza. ( Sal 32,9 )

Quel che per il cavallo è natura per l'uomo sarebbe colpa gravissima.

Questo dunque vuol dire Iddio: " Io non esigo la partecipazione della mia sapienza da parte di quelli che non ho fatto a mia immagine, ma ciò esigo da quelli che così ho fatto, richiedendo il buon uso della cosa, che ho loro donato ".

Gli uomini dunque rendano a Dio quel che è di Dio, come rendono a Cesare quel che è di Cesare; ( Mt 22,21 ) il che significa che, rendendo a Cesare l'immagine di Cesare, e rendendo a Dio l'immagine di Dio, elevano la loro mente non verso se stessi, ma verso il loro Artefice, verso la luce da cui derivano e la fonte di spirituale calore, da cui sono riscaldati, da cui scostandosi si raffreddano, da cui allontanandosi si ottenebrano ed a cui avvicinandosi si illuminano.

Quando essi piamente gli dicono: Tu illuminerai la mia lucerna, o Signore; Dio mio, illuminerai le mie tenebre. ( Sal 18,29 )

Si squarciano le tenebre della loro terrena stoltezza: allora, aprendo la bocca e traendo il respiro, essi elevano fiduciosi - come ho detto - l'occhio del cuore e contemplano con la mente l'universo intero, la terra, il mare ed il cielo.

Vedendo tutte le cose magnificamente disposte che procedono con ordine, sono distribuite secondo i generi, si sviluppano dai semi, si trasformano nel ritmo della successione e si dispiegano nel corso del tempo, gli uomini si compiacciono per esse con l'artefice, come anche l'artefice si compiace per la sua opera con loro, e per la grande gioia che provano, - ché davvero non c'è nulla che possa essere paragonato a questa letizia - esclamano: Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore!

Tutte le hai fatte in sapienza! Dove si trova questa sapienza, con la quale hai fatto tutte le cose?

Con quale senso possiamo percepirla? Con quale occhio vederla? Con quale impegno cercarla?

Con quale merito possederla? E quale pensate che sia questo merito se non la sua grazia?

Colui che ci ha fatto il dono di essere, ci fa anche il dono di esser buoni.

Egli fa dono ai convertiti, perché prima che si convertissero e quando, ancor lontani, andavano per la loro strada, non fu forse lui a cercarli?

Non discese forse quaggiù? Il Verbo forse non si fece carne ed abitò tra noi? ( Gv 1,14 )

Non accese forse la lucerna della sua carne, quando pendeva sulla croce, per cercare la dramma smarrita? ( Lc 15,8 )

Sì, la cercò e la ritrovò, e si congratularono i suoi vicini, cioè il complesso delle creature spirituali che stanno più vicine a Dio.

Con grande letizia dei vicini fu ritrovata la dramma; con grande letizia degli Angeli fu ritrovata l'anima umana.

Questa dunque, proprio per essere stata ritrovata, deve rallegrarsi e dire: Quanto sono magnifiche le tue opere, o Signore!

Tutte le hai fatte in sapienza!

3 - Le creature riempiono la terra

Si è riempita la terra della tua creatura. Di quale creatura si è riempita la terra?

Di tutti gli alberi e gli arboscelli, di tutti gli animali e le bestie, della massa stessa del genere umano: di questa creatura di Dio si è riempita la terra.

Lo vediamo, lo sappiamo, lo leggiamo, lo riconosciamo, lo lodiamo, e ne facciamo oggetto della nostra predicazione e non riusciamo a lodare nella misura in cui il nostro cuore si esalta di fronte alla consolante visione.

Dobbiamo però riguardare, in maniera speciale, a quella creatura, della quale l'Apostolo dice: Se dunque uno è in Cristo, è una nuova creatura: le cose vecchie sono passate; ed ecco, tutte le cose sono diventate nuove. ( 2 Cor 5,17 )

Quali le cose vecchie che sono passate? Tra i pagani tutta l'idolatria, in mezzo ai Giudei quella forma di schiavitù della Legge e, con essa, tutti quei sacrifici che prefiguravano l'attuale sacrificio.

Allora dominava in pieno la vecchiaia spirituale dell'uomo; ma venne colui che doveva rinnovare la sua opera, venne colui che doveva rifondere il suo argento per stamparvi di nuovo la sua immagine, e noi ora vediamo che la terra è piena di Cristiani, i quali credono in Dio, si staccano dalle loro anteriori impudicizie e dall'idolatria, passando dall'antica loro speranza alla speranza del mondo nuovo.

Ecco tutto ciò non esiste ancora nella realtà, ma è già posseduto nella speranza, ed è per tale speranza che già cantiamo e diciamo: Si è riempita la terra della tua creatura!

Questo infatti non lo cantiamo ancora nella patria, non lo cantiamo ancora in quel luogo di riposo, che ci viene promesso, non essendo ancora rafforzate le sbarre delle porte della Gerusalemme celeste. ( Sal 147,13 )

Ma, mentre siamo ancora nella fase del pellegrinaggio, contempliamo tutto il mondo di quaggiù, vedendo da ogni parte gli uomini che corrono verso la fede, temono le fiamme della geenna, disprezzano la morte, amano la vita eterna; e colmi di gioia dinanzi a tale spettacolo, diciamo: Si è riempita la terra della tua creatura!

4 - [v 25.] Supereremo le procelle della vita se aggrappati alla croce di Cristo

È vero però che il mondo di quaggiù è ancora battuto dai flutti delle tribolazioni ed ancora è turbato dalle tempeste e bufere delle tribolazioni e delle passioni: questa è tuttavia la strada per la quale si passa.

Anche se il mare è minaccioso e ribolle per i flutti e scatena le bufere, questa è la strada per la quale si passa, ed a noi è stato dato un legno per navigare: Si è riempita la terra della tua creatura!

Ma non siamo ancora nella terra dei viventi; questa nostra terra è ancora la terra dei morti, eppure gridiamo e diciamo: Tu sei la mia speranza, la mia eredità nella terra dei viventi. ( Sal 142,6 )

Nella terra dei morti sei la mia speranza, nella terra dei viventi la mia eredità.

Questa di quaggiù è la terra che si è riempita della creatura di Dio.

Chi è ancora in questa terra dei morti, e non già nella terra dei viventi, per dove passa?

Sta' a sentire le parole che seguono: Questo mare grande e spazioso: ivi esseri guizzanti senza numero, animali piccoli e grandi.

Esse indicano un mare terribile: ivi sono esseri guizzanti senza numero.

Simbolo delle insidie che s'insinuano in questo mondo e sorprendono all'improvviso le persone imprudenti: e chi può numerare le tentazioni che s'insinuano?

Esse s'insinuano, ma bisogna badare a che non traggano in inganno.

Bisogna vegliare dentro il legno: anche in mezzo alle acque ed ai flutti noi siamo al sicuro.

Non dorma il Cristo, non dorma la fede! Se dormisse, dobbiamo risvegliarlo: egli comanderà ai venti e placherà la furia del mare. ( Mt 8,24-26 )

Finirà poi la via, e ci sarà la gioia in patria.

Ivi esseri guizzanti senza numero, animali piccoli e grandi.

Per la verità, in questo mare spaventoso vedo anche coloro che ancora non credono: si trovano infatti in balia delle acque amare e sterili, e ci sono tra essi sia i piccoli, sia i grandi.

È una cosa a noi nota: molti piccoli del mondo ed anche molti alti personaggi del mondo non hanno ancora creduto: animali piccoli e grandi sono in questo mare.

Essi odiano la Chiesa, sono incalzati dal nome di Cristo; non infieriscono per ché non è loro permesso, ma anche se non compare all'esterno, tengono chiusa nel cuore la loro furia crudele.

In realtà tutti quelli, piccoli o grandi - gli animali piccoli e grandi - che ora si rammaricano perché sono stati chiusi i templi, rovesciati gli altari, abbattuti i simulacri pagani, emanate delle leggi secondo le quali è delitto capitale sacrificare agli idoli, tutti quelli insomma che si rammaricano di questi fatti, si trovano ancora nel mare.

Ed allora noi dove ci troviamo? Per quale strada dobbiamo andare alla patria?

Vi andiamo per lo stesso mare, ma stando dentro al legno.

Non temere pericoli, poiché a portarti è il legno che sostiene il mondo.

Dunque intendete bene: Questo mare grande e spazioso: ivi esseri guizzanti senza numero, animali piccoli e grandi.

Non temere, non spaventarti: anela alla patria e rifletti al pellegrinaggio che stai compiendo.

5 - [v 26.] Colà passeranno le navi. Proprio sull'elemento che incuteva terrore viaggiano le navi, senza esser sommerse.

Per navi intendiamo le Chiese, che passano in mezzo alle tempeste, in mezzo alle bufere delle tentazioni, in mezzo ai flutti del mondo, in mezzo agli animali piccoli e grandi.

Il pilota è Cristo, nel legno della sua croce. Colà passeranno le navi.

Non hanno motivo di temere le navi: non pensino tanto all'elemento su cui stanno viaggiando, ma a colui da cui sono guidate.

Colà passeranno le navi. Potrebbero fare una brutta traversata, se sanno che il loro pilota è Cristo?

Passeranno sicure, viaggeranno senza soste, arriveranno alla mèta prestabilita, raggiungeranno la terra del riposo!

6 - Non lasciamoci sedurre, come Eva, dalle suggestioni del tentatore

In questo stesso mare c'è anche qualcosa che è superiore a tutti gli animali piccoli e grandi.

Di che si tratta? Ascoltiamo il Salmo: Questo dragone che hai formato per burlarlo.

Là ci sono gli esseri guizzanti senza numero, gli animali piccoli e grandi; là passeranno le navi senza che abbiano a temere non solo gli esseri guizzanti, che sono innumerevoli, o gli animali piccoli e grandi, ma neppure il dragone che vi abita e che hai formato - si dice a Dio - per burlarlo.

Gran segreto questo, ma pure voglio dire quel che sapete.

Voi sapete che il nemico della Chiesa è una specie di dragone: non l'avete visto con gli occhi del corpo, ma lo vedete con gli occhi della fede.

È quello stesso che è chiamato anche leone: di lui la Scrittura dice: Calpesterai il leone e il dragone. ( Sal 91,13 )

Esso è già sottomesso al tuo capo, e sarà anche sottomesso al suo corpo, sol che le membra aderiscano al proprio capo per essere veramente sue membra.

Ciò fu detto della prima donna, che questo dragone sedusse: mi riferisco a quell'Eva, a cui egli diede il consiglio di morte, insinuandosi sotto forma di serpente, con astuta azione suasiva, nel cuore femmineo di lei.

Ed avvenne quel che sappiamo, quel che là anche noi facemmo e che tuttora piangiamo.

Chè in quei due progenitori era presente l'intero genere umano: da qui la propagazione della morte, da qui anche nei bambini la responsabilità e il peccato.

Difatti chi è puro - dice la Scrittura - dinanzi al tuo cospetto?

Neppure l'infante che ha un sol giorno di vita sulla terra. ( Gb 14,4 )

La trasmissione del peccato, la trasmissione della morte dipende dal primo peccato.

Voi infatti sapete quel che fu detto alla donna, o, per l'esattezza, al serpente, quando Dio venne a conoscere il peccato del primo uomo: Essa osserverà il tuo capo, e tu osserverai il calcagno di lei. ( Gb 14,5 )

Questo fu detto nel contesto di un grande mistero, fu detto come figura della Chiesa futura, la quale è nata dal fianco del suo sposo, mentre questi dormiva.

Adamo era infatti il tipo del futuro Adamo, come dice l'Apostolo: Egli è il tipo di colui che sarebbe venuto. ( Gen 3,15 )

Era stato prefigurato quel che doveva avvenire, e nacque appunto la Chiesa dal fianco del Signore che dormiva sulla croce.

Fu dal fianco squarciato del Crocifisso che scaturirono i sacramenti della Chiesa. ( Rm 5,14 )

Che cosa dunque fu detto alla Chiesa? Su, ora ascoltate, intendete, considerate: Essa osserverà il tuo capo, e tu il calcagno di lei. ( Gv 19,34 )

O Chiesa, osserva bene il capo del serpente. Qual è il capo del serpente? È la prima suggestione del peccato.

Può venirti in niente, ad esempio, un qualche pensiero illecito: non devi fissarci la mente, non devi consentire ad esso.

Questo pensiero che ti è venuto in mente è il capo del serpente: schiaccia questo capo e sfuggirai agli altri impulsi.

Che significa: " schiaccia il capo "? Significa che devi disprezzare la suggestione stessa.

Ma mi ha suggerito - tu obietti - un guadagno: lì c'è un gran guadagno, lì c'è tanto oro; se riuscirai a compiere questa frode, sarai ricco.

È il capo del serpente: schiaccialo! Che significa: " schiacciare "? Significa disprezzare quel che ti ha suggerito.

Ma mi ha suggerito - tu continui - molto oro. E che giova all'uomo se guadagna tutto il mondo, ma poi perde la sua anima? ( Mt 16,26 )

Alla malora il guadagno del mondo, purché non ci sia il danno dell'anima.

Se dici così, ecco, tu hai osservato il capo del serpente e l'hai schiacciato.

Ma il diavolo, a sua volta, osserva il tuo calcagno.

Che significa: " osserva il tuo calcagno "? Egli spia quando tu ti allontani dalla via di Dio.

Tu osservi la prima sua suggestione, egli osserva questo tuo passo falso.

Difatti, se sei allontanato, cadrai, e se sei caduto, egli ti farà suo.

Ed allora per non cadere, non devi uscire dalla via.

Dio ha aperto per te una strada ristretta, e tutto lo spazio che sta fuori di essa, è sdrucciolevole.

Per questo Cristo è per te, ad un tempo, la luce e la via: Era la luce vera, la quale illumina ogni uomo che viene in questo mondo; ( Gv 1,9 ) e: Io sono la via, la verità e la vita. ( Gv 14,6 )

Attraverso me e verso me tu. cammini. Se dunque egli è insieme luce e via, portandoti lontano da lui, sarai fuori della luce e fuori della via.

E che ti succederà? Quel che degli empi dice un Salmo: Diventi la loro via un terreno tenebroso e sdrucciolevole. ( Sal 35,6 )

7 - Giobbe modello di fortezza nella prova

Dunque questo dragone, l'antico nostro nemico, tutto fremente d'ira e astuto nel tendere agguati, si trova in un grande mare.

Questo dragone che hai formato per burlarlo. Ebbene, tu devi burlare il dragone, perché proprio per questo è stato fatto.

Egli, caduto per il suo peccato dalla sublime dimora del cielo e, divenuto, da angelo che era, diavolo, ottenne un certo suo posto in questo mare grande e spazioso.

Quello che credi il suo regno, è in realtà il suo carcere.

Molti infatti dicono: " Perché il diavolo ha avuto un potere così vasto che domina in questo mondo ed è tanto forte e può tanto? ".

Quanta forza ha o quanto può? Se non gli viene permesso, non può proprio nulla!

Tu agisci in modo che non gli venga permesso nulla contro di te, o - se gli è stato permesso di tentarti - che si abbia a ritirare sconfitto e non ti possa far suo.

Gli fu permesso infatti di tentare alcuni santi uomini, servi di Dio, ma essi lo vinsero perché non si allontanarono dalla via, non sbandarono, mentre egli "osservava il loro calcagno".

Quel sant'uomo di Giobbe stava seduto sul letamaio e correva nella via di Dio: guardate come osservava il capo del serpente e come l'altro spiava il calcagno di lui.

Uno respingeva le suggestioni dell'altro, e questi cercava di vederlo cadere; raggirò anche la sua povera moglie, gli sottrasse tutte le cose che possedeva, gli lasciò solo quella sua collaboratrice, che in effetti non fu la consolatrice, ma piuttosto la tentatrice del marito, e la raggirò, quest'ultima, perché " non osservava il suo capo ".

Difatti ella era ancora Eva, ma lui, Giobbe, non era più Adamo!

Privato di tutti i suoi averi, Giobbe rimase solo con la moglie, da cui doveva essere tentato, ma rimase anche con Dio, da cui sarebbe stato sorretto.

Chi mai è diventato tutt'a un tratto più povero di lui, se consideri lo stato della sua casa?

Ma chi è più ricco di lui, se poni mente al suo cuore?

Nota la povertà della casa, da cui furono asportati tutti gli averi, ma nota anche la ricchezza del cuore: Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: come è piaciuto al Signore, così è avvenuto; sia benedetto il nome del Signore. ( Gb 1,21 )

Il Signore ha dato, il Signore ha tolto: egli conosceva sia il suo rettore, sia il suo tentatore, conosceva chi permetteva di agire al suo tentatore.

Nulla dunque - disse - può attribuirsi il diavolo: ha, sì, la volontà di fare del male, ma nessun potere egli avrebbe se non lo ricevesse; tanto io soffro quanto è il potere che ha ricevuto; perciò io soffro non da parte di lui, ma di colui che gli ha dato questo potere; debbo dunque disprezzare l'orgoglio del mio tentatore e sopportare i colpi del mio padre.

Così fu respinto il tentatore, fu osservato il suo capo ed egli non poté penetrargli nel cuore.

Solo all'esterno attaccò quella cittadella fortificata, ma non riuscì ad espugnarla.

Sopravvenne poi un'altra tentazione: fu permesso al diavolo di infierire sul suo corpo, e lo colpì con una piaga gravissima dalla testa fino ai piedi; Giobbe si decomponeva nel putridume, era tutto pieno di vermi e, perduta la casa, se ne stava seduto sul letamaio.

Ed è là che Eva, ormai prigioniera, messa là dal diavolo non per aiutare il marito, ma per farlo cadere, gli suggerisce di bestemmiare Dio.

Dapprima nel paradiso il diavolo suggerì di disprezzare l'ordine di Dio; adesso invece suggerisce di bestemmiare il nome di Dio.

Allora ebbe il sopravvento su di un uomo sano e perfetto, ora venne vinto da un uomo ormai imputridito: nel paradiso lo fece precipitare, nel letamaio fu invece superato.

Quel dragone stava appunto spiando se Giobbe sarebbe caduto nella lingua.

Ogni uomo infatti, quando agisce, tiene i piedi in quello che fa: è come se camminasse in quella stessa parte nella quale si muove.

Giobbe stava dicendo tante cose: quelli che ne leggono il libro, sanno bene quante ne disse!

Ora, in quella gran quantità di parole, il serpente osservava il calcagno di chi poteva cadere.

Ma egli, che osservava a sua volta il capo del serpente, respinse ogni suggestione.

Anzi, rispose anche alla moglie, come meritava che le venisse risposto.

Hai parlato - le disse - come parlerebbe una delle donne sciocche: se dalla mano del Signore abbiamo accettato i beni, perché non ne sopporteremo i mali?

Ed in tutte le parole che disse, egli mai non cadde. ( Gb 2,10 )

Questo però molti non sanno capirlo in quelle parole, perché intendono alcuni particolari come se Giobbe avesse detto qualcosa di offensivo nei riguardi di Dio.

8 - Interpretare sapientemente le espressioni roventi di Giobbe

Difatti, tra le tante cose ne disse una quasi in tono di stizza contro Dio, come almeno sembrerebbe a quelli che non capiscono.

Ma egli rappresentava il grande personaggio di una grande profezia.

Oh se ci fosse - disse parlando a Dio - un arbitro per noi! ( Gb 9,33 sec. LXX )

Che significa: Oh se ci fosse un arbitro per noi? Che ci fosse uno a giudicare tra noi, perché, giudicando lui, prevarrebbe la mia causa.

Tale è l'interpretazione, stando al semplice suono delle parole, ma tu devi esaminare te stesso per non cadere, perché quel serpente è sempre lì a spiare il tuo calcagno.

Che cosa ti sembrava che avesse detto Giobbe? Oh se ci fosse un arbitro per noi!

Oh se ci fosse un intermediario a giudicare tra me e te!

Questo dice a Dio un uomo, lo dice un uomo giacente su un letamaio, lo dice a Dio come un angelo assiso in cielo: Oh se ci fosse un arbitro per noi!

Ma che cosa prevedeva e che cosa bramava? Molti giusti e profeti - dice il Signore - avrebbero voluto vedere quello che voi vedete, e non lo videro. ( Mt 13,17 )

Egli desiderava un arbitro. Che cos'è un arbitro? È un intermediario incaricato di comporre una causa.

Ma non eravamo noi nemici di Dio, e non era forse compromessa la nostra causa dinanzi a Dio?

E chi avrebbe potuto concludere questa causa ormai compromessa, se non quell'autentico arbitro senza la cui venuta sarebbe andata distrutta la strada della misericordia?

È di lui che l'Apostolo dice: C'è infatti un Dio solo ed uno solo è il mediatore tra Dio e gli uomini, Gesù Cristo uomo. ( 1 Tm 2,5 )

Se non fosse uomo, non sarebbe mediatore, perché come Dio è uguale al Padre.

In un altro passo l'Apostolo dice: Ma non c'è mediatore di uno solo, mentre Dio è uno solo. ( Gal 3,20 )

Il mediatore suppone due termini: Cristo dunque è mediatore tra l'uomo e Dio, non già in quanto Dio, ma in quanto uomo.

Difatti, in quanto Dio, è uguale al Padre, ma se è uguale al Padre, non è mediatore.

Per poter essere mediatore, Cristo deve discendere dall'alto verso il basso e lasciare il piano di uguaglianza con il Padre, facendo quel che dice l'Apostolo: Egli annientò se stesso, assumendo la natura di schiavo, fatto a somiglianza degli uomini e trovato all'aspetto come uomo. ( Fil 2,7 )

Deve versare il suo sangue, cancellare il decreto della nostra condanna ( Col 2,14 ) e ristabilire l'armonia tra noi e Dio, raddrizzando la nostra volontà verso la giustizia e piegando la sentenza divina verso la misericordia.

Come dunque abbiamo spiegato, con l'aiuto che ci ha dato il Signore, quest'unica frase proferita da Giobbe, che sembrava offensiva, così diciamo che anche le altre, che nel suo libro appaiono dure e blasfeme, hanno la loro interpretazione.

Avremmo pensato che la cosa aveva un senso diverso, se non ci fosse stata la testimonianza stessa di Dio sia prima che Giobbe parlasse, sia dopo che ebbe parlato e concluso.

All'inizio Dio gli rese testimonianza, dicendolo uomo senza rimprovero, verace cultore di Dio. ( Gb 1,8 )

Questo disse Dio, e lo disse prima ancora della sua tentazione.

E perché poi nessuno avesse a scandalizzarsi per quelle parole, interpretandole male, e giudicasse quindi Giobbe come persona giusta prima della tentazione, mentre sarebbe venuto meno durante la grave tentazione e sarebbe caduto in una bestemmia sacrilega, il Signore alla fine di tutti i discorsi - quelli dello stesso Giobbe e quelli dei suoi amici che erano venuti a consolarlo - diede lui testimonianza che essi non avevano detto il vero come il suo servo Giobbe.

Voi infatti - dice - non avete proferito nulla di vero dinanzi a me, come il mio servo Giobbe. ( Gb 42,7-8 )

Dopo comanda a Giobbe di offrire dei sacrifici per essi, onde siano liberati dai loro peccati.

9 - Il potere del diavolo è circoscritto

Su dunque, o fratelli miei, chi vuole osservare il capo del serpente e attraversare tranquillo questo mare ( ché è ineluttabile che vi abiti tale serpente ) e - come avevo cominciato a spiegare al diavolo caduto dal cielo è stato assegnato questo luogo, deve osservare questo capo, guardandosi dal timore del mondo e dal desiderio del mondo.

Le sue suggestioni, infatti, le ricava da quel che tu temi o desideri: egli tema o il tuo amore o il tuo timore.

Se temerai il fuoco della geenna ed amerai il regno di Dio, osserverai veramente il suo capo e così, evitato il capo, starai tranquillo: egli non potrà né ottenere la tua caduta né godere della tua rovina.

Nessuno poi, come ho già detto, deve dire: " Il diavolo ha un grande potere ".

Gli uomini in realtà vedono più o meno quanto è grande il potere che ha ricevuto, ma non vedono quel che ha perduto.

Lo stesso santo Giobbe nei suoi mistici discorsi di tanto oscuro, significato parla di tale potere che viene attribuito al diavolo e, descrivendo costui in vari modi mediante figure e similitudini ed esponendo che cosa realmente è, o che cosa può fare, dice anche questo: Non c'è nulla fatto simile a lui sopra la terra, per essere burlato dai miei Angeli.

In questo punto del libro di Giobbe è Dio che parla: Non c'è nulla sopra la terra fatto simile a lui, per essere burlato dai miei Angeli.

Egli vede tutto ciò che è alto, ed è il re di tutte le cose, che sono sulle acque. ( Gb 41,24-25 sec. LXX )

Con questa testimonianza concorda il passo del salmo, che stiamo esaminando.

Parlando infatti del mare grande e spazioso, dove ci sono animali piccoli e grandi, dove si trovano esseri guizzanti senza numero, dove corrono sicure per la saldezza del legno le navi, diceva: Questo dragone che hai formato per burlarlo.

Ma se l'ha fatto per burlarlo, in che modo Dio lo burla?

L'ha forse affidato a qualcuno per burlarlo, cioè perché sia burlato?

Avremmo pensato che è Dio stesso a burlarlo, se il testo di Giobbe non avesse risolto la questione.

Là infatti si dice: Per esser burlato dai miei Angeli.

Vuoi tu burlare il dragone? Devi essere un angelo di Dio.

Ma non sei ancora un angelo di Dio.

In attesa di esserlo, se segui il cammino giusto per esserlo, ci sono gli Angeli che burlano il dragone, impedendogli di farti del male.

Difatti gli Angeli del cielo sono stati messi al di sopra delle potestà dell'aria, e da questo fatto deriva l'espressione che qui ricorre.

Essi, gli Angeli, vedono la legge immutabile, la legge eterna, che comanda senza essere scritta, senza avere sillabe, senza fare rumore, ed è sempre immutabile e stabile: la vedono nel loro cuore puro, ed in base ad essa fanno tutto ciò che qui viene fatto, ed in base ad essa sono regolate le potestà dai luoghi più alti ai più bassi.

Ora, se sono dirette dalla parola di Dio le potestà dei cieli più alti, quanto più lo saranno le potestà più basse e terrene?

Quel che resta perciò nei cattivi è soltanto il desiderio di fare del male agli altri.

L'uomo ha in suo potere questo desiderio di fare del male, la volontà di rovinare.

Ma anche se è riuscito a fare del male a qualcuno, non deve gloriarsene: non ha fatto del male con le proprie forze, ma gli è stato dato il potere di farlo.

Ciò è stato detto una volta, ed è sentenza immutabile: Non c'è potere se non da Dio. ( Rm 13,1 )

Perché dunque tu temi? Stia pure nelle acque il dragone, stia pure nel mare per il quale tu devi passare.

Esso è stato formato per essere burlato, è stato fatto apposta per questo luogo, è stato assegnato a questa sede.

E tu pensi che sia una gran cosa per lui questa sede, perché non conosci la sede degli Angeli da cui invece è caduto.

Quel che ti sembra esser per lui un motivo di gloria, è in realtà una condanna.

10 - Similitudine del padrone di casa e dei domestici

Vogliate ascoltare in proposito una breve similitudine, perché davvero una gran cosa è conoscere e capire questo punto.

Immaginate che il governo della creazione, nel suo insieme, assomigli a una grande casa.

Questa grande casa ha un suo padrone ed ha dei servi: tra gli stessi servi ce ne sono alcuni più vicini al padrone per la cura ed il disbrigo delle faccende più importanti, che riguardano il vestiario, i tesori, i granai, le grandi proprietà; ma ci sono altri servi addetti ai servizi più umili, in modo tale che, nella gerarchia di queste potestà subordinate, si arriva fino ad alcuni che hanno l'incarico di pulire le fogne.

Quanti sono dunque i gradi che troviamo dai funzionari più alti fino a questi ultimi e più umili servizi!

Supponete ora che qualcuno dei grandi funzionari commetta uno sbaglio e per punizione venga, per esempio, ridotto a portinaio dal suo padrone e relegato nell'ultimo angolo della casa; se egli esercitando il potere che gli è stato affidato, reca fastidio a coloro che vogliono entrare o uscire, sempre nei limiti del potere che ha ricevuto dal padrone, ma quelli ignorano che egli è stato un tempo un grande funzionario, penseranno certo che è grande il suo potere perché ignorano ciò che, in realtà, ha perduto.

Eppure, fratelli miei, un tale portinaio di cui ho parlato presentandovi la similitudine di questa grande casa terrena, può fare qualche cosa all'insaputa del suo padrone e recare anche fastidio a qualcuno senza ordine espresso di lui.

Il demonio, al contrario, non è stato neppure assegnato alla porta, per la quale entriamo per andare a Dio.

La vera porta è Cristo, e attraverso Cristo noi entriamo nella vita eterna. ( Gv 10,9 )

Ma c'è anche una porta, per la quale si entra in questo mondo: è la porta della mortalità.

In mezzo alle perdite e alle riprese di questa nostra debole carne, anche presso tale porta c'è un portinaio.

Egli ha il potere su questo mare, in cui passano le navi, ma non fino al punto di riuscire a fare qualcosa all'insaputa o contro la volontà del Signore.

Nessuno dunque può dire: " Il demonio ha certo perduto il suo grande potere negli uffici più alti; io invece mi trovo nel posto più basso, ed egli può sempre avermi in suo potere: è dunque necessario che lo serva ".

Non t'ingannare: ben ti conosce il tuo Signore, ti conosce tanto da tenere contati i tuoi stessi capelli. ( Mt 10,30 )

Perché dunque temi? Forse egli sta per tentare la tua carne: si tratta di una prova dolorosa che ti viene dal Signore, non già del potere del tuo tentatore.

Questi vuole compromettere la salvezza, che ti viene promessa, ma non gli viene permesso.

Ma perché non gli venga permesso, tu abbi Cristo per capo.

Respingi il capo del dragone, non acconsentire alla sua suggestione, non deviare dalla tua strada!

Questo dragone che hai formato per burlarlo.

11 - [vv 27-29.] Sarà cibo del serpente infernale chi ha sentimenti terreni

Vuoi vedere, infatti, che non ti può far del male se non gli viene permesso?

Tutti essi, si dice, aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno.

Anche questo dragone vuole mangiare, ma non può mangiare chi vuole.

Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno.

Tutti: sia gli esseri guizzanti che sono senza numero e gli animali piccoli e grandi, sia anche il dragone e tutte quante le creature, di cui hai riempito la terra: Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno.

A ciascuno tu dài il proprio cibo. Come c'è il tuo cibo per te, così c'è il suo cibo per il dragone.

Se vivrai bene avrai come cibo Cristo, ma se ti staccherai da Cristo, diverrai cibo del dragone.

Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno.

Che cosa è stato detto al dragone? Mangerai la terra.

Sì, a lui è stato detto: Mangerai la terra in tutti i giorni della tua vita. ( Gen 3,14 )

Hai sentito qual è il cibo del dragone.

Non vuoi che Dio ti faccia mangiare dal dragone; ed allora non renderti cibo del dragone, cioè non abbandonare mai la parola di Dio.

Infatti quando fu detto al dragone: Mangerai la terra, già era stato detto anche all'uomo prevaricatore: Tu sei terra, ed alla terra ritornerai. ( Gen 3,19 )

Non vuoi essere cibo del serpente? Non devi essere terra.

Ma come fare - tu chiedi - per non essere terra? Basta che non prenda gusto alle cose terrene.

Ascolta l'Apostolo se non vuoi essere terra. Difatti il corpo che porti è terra, ma tu non devi essere terra.

Che significa questo? Se siete risorti con Cristo - egli dice - cercate le cose di lassù, dov'è Cristo assiso alla destra del Padre; abbiate gusto alle cose di lassù, non a quelle che sono sulla terra. ( Col 3,1-2 )

Se non hai gusto alle cose terrene, non sei terra, e se non sei terra, non puoi esser mangiato dal serpente, a cui è stato appunto dato come cibo la terra.

Dio dà al serpente il suo cibo quando vuole e quello che vuole; sta' pur sicuro che egli sa giudicare, non può ingannarsi e non gli dà dell'oro invece della terra.

Tutti essi aspettano da te, Signore, che dia loro il cibo nel tempo opportuno.

Quando loro darai, raccoglieranno. Stanno dinanzi a loro, ma non raccoglieranno se non quando tu darai.

Giobbe stava dinanzi al diavolo, ma questi non poté divorare Giobbe, anzi non osò neppure tentarlo finché non glielo concesse il Signore.

Aspettano da te: quando tu loro darai, raccoglieranno; se tu non darai, non raccoglieranno.

12 - La bontà dell'uomo è dono di Dio

E che c'è per noi, o fratelli? Qual è il nostro cibo? Il seguito del passo tratta anche del nostro cibo: Se tu invece apri la tua mano, tutti quanti si riempiranno di bontà.

Che vuol dire, o Signore, che tu apri la tua mano? La tua mano è Cristo!

Ed il braccio del Signore a chi è stato rivelato? ( Is 53,1 )

A chi viene rivelato il braccio viene pure aperto, in quanto la rivelazione è un'apertura.

Se tu invece apri la tua mano, tutti quanti si riempiranno di bontà.

Se tu riveli il tuo Cristo, tutti quanti si riempiranno di bontà.

Essi non hanno di per se stessi la bontà, perché talvolta viene loro dimostrato che, se tu distogli il tuo volto, saranno turbati.

Molti, essendo ripieni di bontà, si attribuirono in proprio quel che avevano, e vollero gloriarsi di una loro personale giustizia, e dissero a se stessi: " Sono giusto, sono grande ", assumendo un atteggiamento di autocompiacenza.

Ma risuonò per loro la voce dell'Apostolo: Che cosa hai tu che non abbia ricevuto? ( 1 Cor 4,7 )

E Dio, proprio per dimostrare all'uomo che ciò che ha, l'ha avuto da lui, perché l'uomo con la bontà abbia anche l'umiltà, qualche volta lo turba nell'intimo: distoglie il suo volto da lui, e l'uomo cade in tentazione, e così gli fa vedere che, se era giusto e camminava sulla retta via, ciò avveniva perché era lui a governarlo.

Se invece tu distogli il tuo volto, saranno turbati.

Considerate ciò che dice l'uomo anche in altro salmo: Io ho detto nella mia prosperità: Non mi muoverò in eterno. ( Sal 30,7.8 )

Presumeva di sé: essendo pieno di bontà, pensava che fosse a lui solo dovuta tutta la sua bontà e diceva nel suo cuore: Non mi muoverò in eterno.

Ma poi, avendo capito di aver ricevuto la grazia da Dio, per averne fatta esperienza, espresse il dovuto ringraziamento: O Signore, nella tua volontà hai conferito virtù alla mia bellezza; ma hai distolto il tuo volto da me, e sono rimasto turbato. ( Sal 30,8 )

Così anche qui si dice: Se tu apri la tua mano: aprirai la tua mano e tutti quanti si riempiranno di bontà; quando si è aperta non la loro mano, ma la tua mano.

Se invece tu distogli il tuo volto, saranno turbati.

13 - L'uomo non ha motivi di vanto dinanzi a Dio

Ma perché tu fai questo? Perché tu distogli il tuo volto, onde siano turbati?

Toglierai il loro spirito, e verranno meno.

Il loro spirito era la loro superbia: essi si gloriano, si attribuiscono meriti, si ritengono giusti.

Distogli dunque il tuo volto, onde siano turbati; togli il loro spirito, e vengano meno e possano gridare a te: Esaudiscimi presto, o Signore: è venuto meno il mio spirito.

Non distogliere il tuo volto da me. ( Sal 143,7 )

Toglierai il loro spirito, e verranno meno, e ritorneranno nella loro polvere.

L'uomo che si pente del proprio peccato, ritrova se stesso scoprendo che non aveva forze sue personali, e si confessa a Dio dicendo di essere terra e cenere.

O superbo, sei ritornato nella tua polvere, ti è stato tolto il tuo spirito.

Ormai più non ti vanti, non ti innalzi, non ti giustifichi; avverti che sei stato fatto di polvere ed in questa tua polvere sei ricaduto, non appena il Signore ha distolto il suo volto da te.

Pregalo dunque, confessa a lui la tua polvere e la tua debolezza!

14 - [v 30.] Dono dello Spirito è la grazia che ci rinnova

Considera poi quello che segue: Manderai il tuo spirito, e saranno creati.

Toglierai il loro spirito e manderai il tuo: toglierai il loro spirito, cioè non avranno più il loro spirito.

Sono stati dunque abbandonati? Beati i poveri di spirito: dunque non sono stati abbandonati, perché di essi è il regno dei cieli. ( Mt 5,3 )

Non avendo voluto avere il loro spirito, essi avranno lo spirito di Dio.

Proprio questo ha detto il Signore ai futuri martiri: Quando vi prenderanno e vi porteranno via, non datevi pensiero di come o di che cosa dovrete parlare, perché non siete voi che parlate, ma è lo spirito del Padre vostro che parla in voi. ( Mt 10,19-20 )

Non attribuite a voi la fortezza. Se si tratta della vostra fortezza - dice - e non della mia, allora è durezza e non fortezza.

Toglierai il loro spirito, e verranno meno, e ritorneranno nella loro polvere; manderai il tuo spirito, e saranno creati.

Di lui infatti noi siamo fattura - ha detto l'Apostolo - creati per le opere buone. ( Ef 2,10 )

Dal suo spirito abbiamo ricevuto la grazia per vivere nella giustizia, perché è sempre lui che giustifica l'empio. ( Rm 4,5 )

Toglierai il loro spirito, e verranno meno; manderai il tuo spirito, e saranno creati, e rinnoverai la faccia della terra, mediante cioè i nuovi uomini, i quali confessano di essere stati giustificati, e non di esser di per sé giusti, perché sia in loro la grazia di Dio.

Osserva quali siano questi uomini, mediante i quali è stata rinnovata la faccia della terra.

Dice san Paolo: Ho lavorato più di tutti quelli.

Che dici, Paolo? Considera se tu o il tuo spirito ha fatto questo.

Non io - spiega - ma la grazia di Dio con me. ( 1 Cor 15,10 )

15 - [v 31.] Ed allora che avviene? Dato che, quando il Signore toglierà il nostro spirito, ritorneremo nella nostra polvere, avviene che possiamo guardare utilmente alla nostra debolezza per essere poi ricreati, ricevendo il suo spirito.

Osserva quel che segue: Sia la gloria del Signore in eterno.

Non la tua gloria, non la mia, non la gloria di quello o di quell'altro: sia la gloria del Signore, e non per un certo tempo, ma in eterno.

Si allieterà il Signore nelle sue opere.

Non nelle tue opere come se siano tue, poiché le tue opere, se sono cattive, derivano dalla tua iniquità e, se sono buone, derivano dalla grazia di Dio.

Si allieterà il Signore nelle sue opere.

16 - [v 32.] Il timore è necessario nell'opera della salvezza

Egli riguarda la terra, e la fa tremare; egli tocca i monti, e si metteranno a fumare.

O terra, tu esultavi nella tua bontà, attribuivi a te stessa la forza della tua magnificenza, ed ecco il Signore si volge a guardarti e ti fa tremare.

Oh si volga a guardarti e ti faccia tremare, perché è molto meglio il tremore dell'umiltà che la fiducia sicura della superbia.

Osservate in che modo Dio riguarda la terra e la fa tremare.

Alla terra che troppo confida in se stessa e ne esulta, così parla l'Apostolo: Con timore e tremore operate la vostra salvezza.

Con timore e tremore, perché è Dio che opera in Voi. ( Fil 2,12.13 )

Tu, o Paolo, dici operate; ci dici di operare, ma perché con tremore?

Perché è Dio soggiunge - che opera in voi.

Dobbiamo dunque farlo con tremore, perché è Dio che opera.

Poiché è lui che ti ha dato e non proviene da te ciò che hai, opererai con timore e tremore: se infatti non tremerai dinanzi a lui, ti toglierà ciò che ti ha dato.

Devi dunque operare con tremore.

Senti un altro Salmo: Servite il Signore con timore ed esultate per lui con tremore. ( Sal 2,11 )

Se bisogna esultare con tremore, è segno che Dio riguarda e fa muovere la terra: quando Dio riguarda, tremano i nostri cuori ed allora Dio vi riposerà.

Ascolta come parla in un altro testo: Sopra chi riposerà il mio spirito?

Sopra l'umile, il mansueto e chi trema alle mie parole. ( Is 66,2 )

Egli riguarda la terra, e la fa tremare; egli tocca i monti, e si metteranno a fumare.

Superbi erano i monti e menavano vanto, perché Dio non li aveva toccati; egli li tocca e si metteranno a fumare.

Che cos'è questo fumare dei monti? È l'orazione che viene elevata al Signore.

Ecco i monti grandi e superbi, i monti immensi non usavano pregare Dio: volevano essere pregati, ma non pregavano essi l'Altissimo.

Chi infatti, se è potente, orgoglioso e superbo su questa terra, si degna di pregare umilmente Dio?

Parlo - s'intende - degli empi, e non dei cedri del Libano che ha piantato il Signore.

Chiunque è empio - anima veramente infelice non sa pregare Dio, e vuol esser lui pregato dagli uomini.

È un monte, e bisogna pertanto che Dio lo tocchi per mettersi a fumare: quando comincerà a fumare, dirigerà la sua orazione a Dio, come sacrificio del suo cuore.

Si mette a fumare dinanzi a Dio, poi si batte il petto, e comincia anche a piangere, perché anche il fumo strappa le lacrime.

Egli tocca i monti, e si metteranno a fumare.

17 - [v 33.] Canterò al Signore nella mia vita. Che cosa canterà? Canterà tutto quello che esiste.

Sì, cantiamo al Signore nella nostra vita.

Per ora la nostra vita è solo speranza, ma essa dopo sarà eternità: vita della vita mortale è la speranza della vita immortale.

Canterò al Signore nella mia vita; inneggerò al mio Dio, per quanto tempo io sono.

E poiché in lui sono senza fine, per quanto tempo io sono inneggerò al mio Dio.

Chè non possiamo mica pensare che, quando cominceremo ad inneggiare a Dio nella città celeste, dovremo fare altra cosa lassù: tutta la nostra vita consisterà sempre nell'inneggiare a Dio.

Se, per ipotesi, ci venisse a nausea quel che è l'oggetto della nostra lode, ci verrebbe a nausea anche questa nostra lode.

Ma se egli sarà sempre amato, sarà sempre da noi lodato: Inneggerò al mio Dio, per quanto tempo io sono.

18 - [v 34.] Sacrifici accetti a Dio, l'umiltà e la contrizione del cuore

Sia gradito a lui il mio parlare, ed io mi rallegrerò nel Signore.

Sia gradito a lui il mio parlare. Quale può essere il parlare dell'uomo davanti a Dio, se non la confessione dei propri peccati?

Confessa a Dio quel che sei, ed avrai parlato con lui!

Parla con lui, compi le opere buone, e parla.

Lavatevi, purificatevi - dice Isaia - togliete le malvagità dalle vostre anime, dallo sguardo dei miei occhi; smettete di compiere le vostre iniquità, imparate a fare del bene, tutelate in giudizio l'orfano, rendete giustizia alla vedova, e poi venite, parliamo, dice il Signore. ( Is 1,16-18 )

Che cosa significa parlare con Dio?

Rivelati a lui che ti conosce, perché egli si riveli a te che non lo conosci. Sia gradito a lui il mio parlare.

Ecco il tuo parlare che veramente è gradito al Signore: il sacrificio della tua umiltà, la contrizione profonda del tuo cuore, l'offerta totale della tua vita.

Tutto ciò è gradito a Dio. A te invece che cosa è gradito? Ed io mi rallegrerò nel Signore.

È proprio questo il parlare reciproco, di cui ho detto: tu rivelati a lui che ti conosce, ed egli si rivela a te che non lo conosci.

Come a lui riesce gradita la tua confessione, così a te riesce gradita la sua grazia.

Egli ti ha già parlato di sé. Come ti ha parlato di sé? Per mezzo del Verbo. Quale Verbo? Cristo.

Egli ti ha parlato e di sé ti ha parlato: avendoti mandato Cristo, ti ha parlato di se stesso.

È proprio così, ascoltiamo il Verbo in persona: Chi ha visto me, ha visto anche il Padre. ( Gv 14,9 )

Ed io mi rallegrerò nel Signore.

19 - [v 35.] Godere che i peccatori si convertano e vivano

Spariscano i peccatori dalla terra. Questa sembra essere una crudeltà.

O anima santa, che canta e geme nel Salmo!

Potesse ritrovarsi con essa l'anima nostra, potesse con essa collegarsi e associarsi e congiungersi!

Vedrebbe allora anche la misericordia di chi sembra crudele.

Chi può infatti capire questa parola se non colui che è pieno di carità?

Spariscano i peccatori dalla terra. Tu ti sei impaurito perché c'è una maledizione.

Chi è che proferisce la maledizione? È un Santo, e viene certamente esaudito.

Ma ai Santi è stato detto: Benedite, e non vogliate maledire. ( Rm 12,14 )

Che significa dunque questa affermazione: Spariscano i peccatori dalla terra?

Significa: spariscano del tutto, sia tolto il loro spirito e spariscano, perché Dio mandi loro il suo spirito e siano ricreati.

Spariscano i peccatori dalla terra, e gli iniqui sicché più non siano.

Che cosa vuol dire il non siano? Che non siano iniqui: che siano dunque giustificati, sicché più non siano iniqui!

Questo ha visto l'autore sacro e si è riempito di gioia e richiama il versetto iniziale del Salmo: Benedici anima mia, il Signore.

Benedica l'anima nostra il Signore, o fratelli, che si è degnato di dare a noi la capacità e la possibilità di parlare, ed a voi la volontà e l'attenzione necessaria.

Ciascuno di voi procuri di ricordare, come può, quello che ha ascoltato; nelle vostre conversazioni esponete, gli uni agli altri, l'alimento a voi offerto, meditate quel che avete ricevuto perché non si perda nel fondo oscuro dell'oblio.

Un sì prezioso tesoro riposi sulla vostra bocca. ( Pr 21,20 )

Con grande fatica queste cose sono state indagate e scoperte, con altrettanta fatica esse sono state a voi presentate e spiegate: sia la nostra fatica ricca di frutti per voi, e benedica l'anima nostra il Signore.

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