Filocalia

S. Isacco di Siria ( Ninive )

Ammaestramenti spirituali

1. Il timor di Dio è il primo passo nella vita virtuosa; la sorgente della fede è un germe inserito nel cuore che raccoglie i vaganti pensieri, quando la mente è attratta dalle realtà esteriori la tien salda nella considerazione della futura restaurazione dell'uomo.

3. Il cammino verso la vita inizia sempre con il ricevere, nella mente, la Parola di Dio e con l'impegno della povertà.

Queste due cose crescono in noi con armoniosa vicenda.

Se lasci che il tuo essere sia fecondato dall'amoroso studio della parola di Dio, progredirai nell'impegno della povertà; l'avanzare nello spirito del non possesso ti darà agio di assimilare la Parola di Dio.

L'uno e l'altro concorrono al rapido crescere dell'edificio delle virtù.

4. Se vuoi dare l'anima tua a Dio, dilungati dalle cose mondane.

Con questo non voglio dire che tu debba cambiare dimora, ma che debba allontanarti dalle operazioni mondane.

La virtù della separazione dal mondo è nel non lasciare irretire la mente nei legami dell'esteriorità.

6. Un cuore dubbioso rende pusilla l'anima; mentre la fede può rendere ferma la volontà, anche se il corpo viene privato delle membra.

Finchè l'amore della carne predomina in te, non potrai essere audace e impavido in mezzo alle battaglie impegnate intorno all'oggetto del tuo amore.

7. Non ha raggiunto la mondezza del cuore chi vede sostare i pensieri vituperevoli durante il tempo degli esercizi, dei lavori o delle fatiche dell'ascesi.

Il segno della modezza del cuore è visibile quando, per la purità interiore, uno raggiunge la casta visione mentale e più non si interessa ai pensieri non puri.

Mentre l'onestà della coscienza testimonia la purità delle cose che cadono sotto la visione fisica degli occhi, la mondezza stende un delicato velo nel luogo riposto dei pensieri, in modo che la brutalità esteriore non altera la innocenza interiore che, come vergine casta, è custodita inviolata per Cristo dalla fede.

8. Per allontanare dall'anima le tendenze sbagliate, precedentemente acquisite, nulla è di maggior aiuto che immergersi con amore nello studio delle Sacre Scritture e capire la profondità dei pensieri che esse contengono.

Quando i pensieri di uno giungono a gustare la gioia di penetrare la nascosta saggezza delle parole, costui lascia dietro a sè e dimentica tutto ciò che è mondano, proporzionalmente all'illuminazione che trae dalle parole.

Ma anche quando la mente fluttua appena sulla superficie delle acque delle Sacre Scritture e non sa scendere nelle profondità che vi sono contenute, perfino allora, il solo fatto di impegnarsi con zelo a capire le Scritture è sufficiente a fissare i pensieri sull'idea del sacro, e a trattenerli dal cercare ciò che è materiale e carnale.

9. In tutto ciò che leggi nelle Scritture procura di trovare il senso ultimo della parola, di penetrare nelle profondità del pensiero dei Santi e di capirlo con esattezza.

Coloro la cui vita è guidata dalla grazia Divina verso l'illuminazione, hanno sempre la sensazione che qualche raggio di luce interiore accompagni la parola scritta e permetta alla mente di distinguere, dentro alle spoglie parole, ciò che è detto con riposta intenzione per l'alimento dell'anima.

11. Ogni creatura è naturalmente attratta da un'altra a lei somigliante.

Così l'anima, resa viva dallo Spirito, assorbe con ardore il contenuto di una parola, appena sente che nasconde una energia spirituale.

Non a tutti è concesso di esser fermati dallo stupore di una parola carica di vigore spirituali.

Tali parole chiedono un cuore disciolto dalle realtà effimere; nella mente vincolata da preoccupazioni temporali le energie spirituali non possono risvegliare amore e ansia di possesso.

14. Vuoi con la mente riposare in Dio?

Cerca di essere misericordioso.

L'amore spirituale che imprime nell'uomo l'immagine invisibile di Dio, non ha altra via se non quella di cominciare prima di tutto ad avere misericordia nella stessa misura nella quale il Padre celeste è misericordioso, come ha detto il Signore. ( Lc 6,36 ).

15. La parola non sostenuta dall'azione, è come un artista che dipinge dell'acqua sul muro, e non può togliersi con essa la sete.

Quando un uomo parla della virtù secondo le sue proprie esperienze, è come se offrisse agli altri del denaro guadagnato col proprio lavoro.

E se un uomo porge a chi l'ascolta insegnamenti tratti dalla sua esperienza personale, apre le labbra con fiducia e dice ai suoi figli spirituali quello che il vecchio Giacobbe disse al casto Giuseppe: "Io do a te qualcosa di più che ai tuoi fratelli; Sicima, che ho strappato con la spada e l'arco dalle mani degli Amoriti. ( Gen 48,22 ).

16. Qualcuno disse con perfetta verità che il timore della morte affligge chi è condannato dalla propria coscienza; chi porta in sè stesso una buona testimonianza ha eguale desiderio della morte e della vita.

17. Se alcunchè è stato profondamente inserito nell'anima tua, ne porterai il possesso nella presente e nella futura vita.

Se è qualcosa di bene, gioisci e ringrazia Dio; se è qualcosa di male, gemi e piangi, e lotta per liberartene finchè rimani unito al corpo.

20. L'esercizio di portare la croce è di due specie: una consiste nel sopportare le afflizioni corporali, ed è chiamato propriamente attività; l'altra consiste nel sottile travaglio mentale, la meditazione su Dio, l'esercizio della preghiera ed è chiamato contemplazione.

La prima, purifica la parte attiva dell'anima, l'altra ne illumina la parte mentale.

Colui che, prima di perfezionarsi nel primo esercizio, passa al secondo, attratto dalle sue gioie, ed anche dalla propria pigrizia, vien colto di sorpresa dall'ira divina per non aver prima mortificato le sue "membra che sono sulla terra" ( Col 3,5 ).

Cioè per non aver superato la sterilità del pensiero con il paziente esercizio del portare la croce, e per aver presunto di permettere alla propria mente l'ideale della gloria della croce.

Questo è il significato delle parole degli antichi Santi: "Se uno presume di innalzarsi fino alla Croce prima di aver guarito i propri sensi dalle infermità e di aver conquistato la regione del pensiero pacificato, è raggiunto dall'ira di Dio".

Chi ha la mente turbata da vergognose passioni, ed è pronto a riempirla di fantasie, ha le labbra sigillate perchè, senza aver purificato la mente con la sofferenza e il dominio dei desideri carnali, pone la sua fiducia su quello che il suo orecchio ha udito e quello che è scritto con l'inchiostro e si incammina per un sentiero avvolto dall'oscurità mentre i suoi occhi sono ciechi.

21. Immagina la virtù come il corpo, la contemplazione come l'anima e che insieme formino un uomo perfetto, le cui due parti - i sensi e la mente - sono unificati dallo spirito.

Come è impossibile per un'anima manifestare la sua essenza prima che il corpo sia completato in tutte le sue parti, così è impossibile all'anima il raggiungere la contemplazione senza un'opera attiva di virtù.

22. Quando senti dire essere necessario liberarti da ogni legame mondano, abbandonare il mondo, purificarti da ogni influsso del mondo, devi avanti ogni altra cosa apprendere e capire il vocabolo mondo, non nel suo significato comune, ma nel suo puro interiore senso.

Quando avrai compreso le svariate cose racchiuse in quel vocabolo imparerai anche la distanza tra l'anima tua e il mondo, e quante cose mondane sono mescolate a quelle dell'anima.

"Mondo" è un nome collettivo, racchiudendo in sè tutti gli istinti che denominiamo passioni.

Volendo parlare dell'insieme degli istinti passionali diciamo "mondo"; quando parliamo di essi volendoli designare con i loro rispettivi nomi li diciamo "passioni".

23. Imparato il senso della parola "mondo", consideriamo tutto ciò che implica in sè stesso, saprai ciò che ancora ti lega al mondo, e in cosa ne sei separato.

Per spiegarmi più in breve dirò, che il mondo è la vita che segue i dettami della carne, quanto più uno rompe con essa i suoi rapporti tanto più è libero dal suo dominio.

24. La paura di perdere la vita fisica è spesso tanto forte nell'uomo, da impedirgli ogni onorifica e lodevole impresa.

Se raggiungi il timore di perdere la vita dell'anima, la paura fisica si discioglierà in essa come cera nella fiamma.

25. L'anima secondo la sua natura è intatta da passioni.

Queste sono un qualcosa di sopraggiunto, per la colpa commessa dall'anima.

Avanti, l'anima era luminosa e pura per l'illuminazione divina, e tale tornerà rimontando la sorgente.

Questo fatto è la prova che l'anima agitata dalle passioni decade dalla sua natura …

26. Lo stato secondo natura dell'anima, è la conoscenza del Divino nelle creature, corporee ed incorporee.

Lo stato sopra naturale, è la sottile contemplazione della Divinità transustanziale.

Lo stato contro natura, è la disposizione che si aggiunge all'anima quando e mossa e resa schiava degli istinti passionali.

Da questo è evidente che la passionalità non è propria alla natura dell'anima.

27. Se vuoi conoscere ciò che c'è nel profondo di un altro e non hai raggiunto ancora la perspicacia spirituale, osserva le sue parole, il suo modo di vivere, le sue tendenze.

L'uomo che ha raggiunto la mondezza del cuore ed è incontaminato nel suo vivere, dice le parole dello Spirito con casta verecondia; giudica la realtà Divina e quella del suo proprio essere secondo la misura della sua capacità di comprendere.

Chi ha il cuore scomposto dalla passionalità, ha anche la parola agitata da essa.

Può parlare delle cose sante dello spirito, sempre però sotto l'influenza della passionalità che ha nel cuore.

L'uomo saggio avverte ciò fin dal primo incontro, l'uomo dal cuore puro ne sente il cattivo odore.

28. Le operazioni del monaco sono: la libertà dalle agitazioni della carne; il travaglio del fisico per raggiungere la regione della preghiera; il ricordo mai interrotto di Dio nel cuore.

29. La preghiera è una cosa, e la contemplazione è un'altra, benchè la preghiera e la contemplazione si generino a vicenda.

La preghiera è il seme, la contemplazione il raccolto: quando il mietitore contempla ammirato l'ineffabile visione delle belle spighe cresciute dai piccoli spogli chicchi che ha seminato.

30. Il Salvatore incominciò la redenzione col digiuno.

Similmente tutti quelli che lo seguono, pongono su questo fondamento il principio della loro pugna, il digiuno è l'armatura allestita da Dio.

Chi lo trascura non eviterà la sconfitta.

Se Colui che fece la legge digiunò, chi è sottoposto alla legge, potrà esimersi dal digiunare?

Per questo la stirpe umana non conobbe vittoria prima del digiuno, e lo spirito del male non fu mai sopraffatto dalla nostra natura; fu l'arma del digiuno a privare Satana di ogni vigore fin da principio.

Il Signore Gesù fu il condottiero e il primo esempio di questa vittoria, che pose la prima corona di vittoria sopra il capo del genere umano.

Lo spirito del male quando vede che uno di noi possiede tale arma, subito è preso da spavento e ricorda come il Salvatore lo sconfisse nel deserto, e la sua forza si consuma su quest'armatura dataci dal nostro condottiero.

Chi veste l'armatura del digiuno è sempre acceso di zelo.

Mediante il digiuno l'uomo rimane saldo, senza tentennamenti di mente, durante l'assalto delle violente passioni.

31. Le fatiche e il lavoro ascetico aiutano l'anima a raggiungere la liberazione dalle passioni, mortificano le membra che sono sulla terra ( Col 3,5 ), danno pace di pensiero quando, raggiunto il silenzio, cessa il turbamento dei sensi esteriori.

Nè altra via esiste per raggiungere la pace.

Può seccare la radice dell'albero annaffiato ogni giorno?

Può mancare l'acqua dalla brocca se ogni giorno vi viene rimessa?

Quando l'uomo raggiunge il silenzio allora l'anima può facilmente discernere le passioni; l'uomo interiore si sveglia all'opera dello spirito e, di giorno in giorno, avvicina l'anima sua alla perfetta mondezza del cuore.

32. Qual'è il segno della mondezza del cuore?

Quando uno vede tutti gli uomini essere buoni, e niun uomo gli appare immondo o contaminato; allora è mondo di cuore.

32 bis. Cos'è la mondezza del cuore e qual'è la sua estensione?

La mondezza è quando l'uomo dimentica l'aspetto alterato della creazione ( cfr. n. 26 ).

La sua estensione è quando l'uomo una volta libero da tali deformazioni ritorna alla prima semplicità ed innocenza della natura, sicchè sia fanciullo senza difetto di fanciullo.

33. Quale esercizio deve fare il solitario quando custodisce il silenzio nella sua cella?

Che bisogno ha l'uomo vigilante, sobrio nei pensieri dell'anima, di chiedere in che modo deve comportarsi quando è solo e in se stesso raccolto?

L'operazione del solitario nella sua cella è il pianto.

Il dimorare nella solitudine simile all'abitare nei sepolcri, lungi dal gaudio umano, insegna al monaco che la sua operazione è il pianto.

Tutti i santi hanno lasciato questa vita nel pianto.

Preghiamo il Signore che ci elargisca questo dono.

Se avremo questo dono benedetto, che è il migliore e il massimo di tutti i doni, ci darà l'aiuto per raggiungere la mondezza del cuore.

Ed una volta conquistata la mondezza del cuore, non ci verrà tolta fino al termine dei nostri giorni.

34. Beati quelli che hanno il cuore mondo, non ci sarà momento nel quale non ricevano la dolcezza delle lacrime; in questa dolcezza sempre vedranno il Signore.

Mentre le lacrime sono ancora nei loro occhi, meritano la visione delle rivelazioni di Dio per l'eccellenza della loro preghiera, e non fanno preghiera senza lacrime.

Questo è il significato delle parole del Signore: "Beati quelli che piangono, saranno consolati" ( Mt 5,4 ).

Perchè, quando il monaco sarà riuscito con le lacrime a passare oltre la regione delle passioni ed entrare nella valle della mondezza dell'anima, incontrerà quel conforto che Dio largisce a quelli che piangono.

Il far cordoglio e il versare lacrime, sono il dono della liberazione dagli istinti passionali.

Se le lacrime di uno, che fa cordoglio e piange di tanto in tanto, possono aprirgli la strada all'invulnerabilità alle passioni, e purificarne la mente da ogni traccia di passione, cosa dobbiamo dire di chi giorno e notte compie con chiara consapevolezza questa operazione?

39. Quando un'anima abbandonata a Dio con fede, sperimentando spesso il suo aiuto, non si cura più di sè, ma è avvolta nello stupore e nel silenzio, non è più possibile che ritorni ai suoi ordinari mezzi di conoscenza.

Se lo facesse si troverebbe abbandonata dalla Provvidenza Divina, che, in segreto e senza posa, ha cura, e veglia su di lei.

Se, così, un'anima viene abbandonata è perchè ha dimostrato di vivere di fantasie che la legano a se stessa, quasi fosse capace di provvedere a sè, basandosi unicamente sulla propria conoscenza.

41. Colui al quale è dato di gustare la dolcezza della fede e che poi di nuovo ritorna alla sapienza puramente umana, è come uno che ha trovato una perla preziosa e l'ha ceduta per una moneta di rame, o come un uomo che ha rinunziato alla libertà di essere padrone di sè per ricadere in una misera condizione di timore e di schiavitù.

42. Esistono tre centri di elevazione e di decadimento della conoscenza: il corpo, l'anima, lo spirito.

La conoscenza è il dono di Dio alla natura delle creature razionali, concesso fino dal momento della creazione.

In sè stessa è semplice ed indivisibile come la luce dal sole, ma a seconda della sua attuazione, è soggetta a cambiamenti e divisioni.

43. Il primo tipo di conoscenza è determinato dai desideri della carne: ricchezza, vanagloria, inutili ornamenti, comodità fisiche, amore per la cultura libresca che serve nella amministrazione di questo mondo per produrre innovazioni attraverso invenzioni, arti e scienze; e inoltre tutte le altre cose che fan da corona al corpo nel mondo visibile.

A causa di questi tratti particolari, la conoscenza diventa contraria alla fede.

Si chiama conoscenza spoglia, perchè esclude ogni pensiero di Dio, e dando preponderanza al corpo, genera nella mente una impotenza di raziocinio, limitando ogni suo interesse soltanto alle realtà esteriori.

Così è fatta l'opinione che questa conoscenza inesatta ha di sè stessa, da immaginare che tutto accada tramite la sua sagacia, e in ciò va d'accordo con chi asserisce che nessuna Potenza dirige il mondo.

E nondimeno essa non può esistere senza costanti cure e timori per il corpo, ed è quindi sottomessa allo scoraggiamento, al dolore, alla disperazione e ai timori.

Timori causati dal demonio e timori causati dagli uomini; notizie di ladri e di assassinii, preoccupazioni per malattie, per bisogno, o per mancanza delle cose necessarie al vivere; timore della morte, della sofferenza, degli animali feroci e di altre simili cose.

E tutto ciò rende questa conoscenza simile ad un mare in burrasca, sul quale i marinai passano il giorno e la notte colpiti da ogni parte dalla violenza e dalla furia delle onde.

Poichè tale conoscenza è incapace di trasferire ogni preoccupazione in Dio, per mezzo della fede e della fiducia in Lui, si trova costantemente occupata a sviluppare e ad inventare vari espedienti che riguardano lei stessa.

Ma quando accade, in alcuni casi, che questi espedienti falliscano, essa non vede in ciò la misteriosa mano della Provvidenza e comincia a discutere con coloro che si oppongono a lei e le resistono.

Proprio su questo tipo di conoscenza si impianta l'albero del bene e del male, l'albero che sradica l'amore.

Le sue caratteristiche sono l'orgoglio e l'arroganza.

E piena di sè mentre cammina nell'oscurità, valuta ciò che possiede secondo un metro terreno, e non sa che vi è qualche cosa di meglio di lei stessa.

44. Il secondo tipo di conoscenza.

Quando uno si dilunga dal primo modo, comincia a volgersi verso desideri e pensieri dell'anima, allora nella luce della natura della sua anima, egli compie le seguenti ottime azioni: digiuno, preghiera, elemosina, lettura delle Sacre Scritture, vita virtuosa, lotta con le passioni e così via.

Perchè, tutte le buone azioni, tutte le eccellenti disposizioni che si trovano nell'anima e gli ammirabili modi di servizio nella casa di Cristo, in questo secondo tipo di conoscenza, sono opera dello Spirito Santo, che dà il potere di agire.

Allo stesso tempo questa conoscenza mostra anche al cuore le vie che conducono alla fede, e raccoglie in sè tutto ciò che è utile per il viaggio verso la vera vita.

Ma anche qui la conoscenza è sempre materiale e molteplice.

Contiene solo la via che conduce e spinge verso la fede.

Vi è però un tipo di conoscenza, ancor più elevato: se uno persevera con successo nella sua opera, gli sarà possibile con l'aiuto di Cristo, innalzarsi a questo terzo tipo, purchè abbia posto le basi della sua attività nel silenzio della solitudine, nella lettura delle Scritture, nella preghiera ed in altre buone opere, per mezzo delle quali si ottiene tutto ciò che si riferisce alla seconda conoscenza.

Per mezzo di questa tutte le cose belle si compiono, infatti essa è chiamata la conoscenza dell'operare, perchè attraverso le azioni esterne, tramite i sensi del corpo, svolge la sua attività sul piano fisico.

45. Il terzo tipo di conoscenza è quello della perfezione.

Per mezzo di essa uno può affinarsi, conquistare tutto ciò che è spirituale e giungere alla somiglianza, mentre è ancora in vita, delle potenze invisibili che compiono il loro servizio, non per mezzo delle azioni esterne, ma tramite la vigilanza della mente.

Quando la conoscenza si innalza al di sopra delle cose terrene e delle preoccupazioni esteriori, quando comincia ad esperimentare pensieri appartenenti all'interiorità, quando è attirata verso l'alto e segue la fede nella sua sollecitudine per la vita futura, nel suo desiderio di ciò che ci è promesso e nella ricerca intensa dei misteri nascosti, allora assorbita, tramutata e rigenerata dalla fede, diviene soltanto spirito.

Allora può volare verso i regni dell'incorporeo e raggiungere gli abissi dei mare inviolato, che svelano il meraviglioso operare divino nella natura delle creature incorporee e corporee; scoprire i misteri accessibili ad una mente semplice e pura.

Allora gli intimi sensi si destano all'attività spirituale secondo l'ordine che regna nella vita immortale e incorruttibile; si compie così ciò che potremmo designare come resurrezione dello spirito, pegno della finale resurrezione.

46. Queste sono le tre possibili forme della conoscenza.

Dall'uso della ragione fino al giorno della morte, la conoscenza dell'uomo si polarizza in una di queste tre forme.

Il colmo di tutti gli errori e dell'empietà, la perfezione della bontà e la penetrazione di tutte le profondità dei misteri dello spirito, sono il risultato della stessa capacità conoscitiva stimolata da uno di questi centri.

In essa capacità, sono contenuti tutti i moti della mente, sia che ascenda o discenda, nel bene, nel male o in qualcosa posto tra i due.

Questi gradi della conoscenza sono chiamati dai padri: naturale, contro natura, soprannaturale.

Essi costituiscono le tre direzioni lungo le quali l'anima razionale compie il suo cammino verso l'alto o verso il basso; cioè, come già dicemmo, quando l'uomo opera giustamente conforme alla sua natura, oppure quando mediante il ricordo è rapito verso l'alto, al di sopra della sua natura, nella contemplazione di Dio, o quando va al di fuori con il gregge dei porci, dopo aver dissipato le ricchezze del giusto discernimento, per vivere da schiavo con una moltitudine di demoni.

47. Quando la conoscenza non è libera dalle concupiscenze, primo grado di conoscenza, l'anima è insensibile a camminare secondo la volontà divina.

La conoscenza seconda accende l'anima, e la rende impaziente di giungere alle soglie della fede.

La conoscenza terza, e la quiete da ogni operazione, il godimento dei misteri della vita futura, mediante un'unica e semplice tensione mentale.

Finchè il nostro essere sarà incapace di trapassare tutta la natura e il gravame della carne, rimaniamo in una condizione di continua mutabilità da un grado all'altro della conoscenza.

Ora, come tapino accattone, l'anima comincia il suo servizio nel secondo stadio della conoscenza, quello mediano delle virtù, altre volte resa simile a chi ha ricevuto lo spirito della figliolanza divina nel mistero della liberazione, gioisce nella qualità della grazia spirituale che e il riverbero del suo Donatore; quindi ritorna alle umili operazioni compiute con la collaborazione del corpo.

Quaggiù, in questa vita imperfetta, non c'è libertà perfetta.

48. Nel secondo grado, l'operazione della conoscenza consiste in esercizi diuturni e laboriosi.

L'operazione nel terzo grado è attività di fede, compiuta non mediante le azioni ma attraverso le rappresentazioni spirituali nella mente.

Tale operazione è propria dell'anima, trascendendo essa i sensi.

Per fede non voglio si intenda ciò che concerne la distinzione delle Ipostasi divine cui prestiamo il culto; neppure il miracolo della dispensazione della vita divina tramite l'Incarnazione, fede questa veramente preziosa; per fede intendo quella che è accesa nell'anima dalla luce della grazia e che dà vigore al cuore con la testimonianza della mente, introducendovi la certezza della speranza.

Questa fede non si manifesta nell'accrescimento di interesse per le cose che giungono attraverso l'udito, parole lette o parole dette ma nello spirituale vedere.

La mente vede le cose occulte nell'anima, l'invisibile tesoro divino, nascosto alla vista di chi è legato alla carne e manifestato dallo Spirito a quelli che son nutriti dal cibo di Cristo ed hanno appreso le sue leggi.

49. … La conoscenza elargita dalla divina potenza, si chiama soprannaturale; è insondabile e ben più in alto della conoscenza naturale.

L'acume penetrativo di questa conoscenza non nasce dalle realtà materiali che sono esteriori, esse generano le altre due forme di conoscenza; ma germoglia e appare nelle più riposte parti dell'anima, libera da materia, inattesa, spontanea ed improvvisa.

Rivela la verità della parola di Cristo: Il Regno di Dio è in voi ( Lc 17,21 ).

Non alimenta la speranza con l'invio di immagini che la preannunciano, nè la sua venuta è accompagnata da segni sensibili: manifesta se stessa nell'immagine impressa nella mente interiore, senza bisogno di forme che vengono dall'esteriorità.

La conoscenza prima, nasce dal costante e diligente lavoro di studio; la seconda sorge dalla vita retta e dalla fede naturale; la terza è figlia della fede che è superamento di ogni conoscenza e sosta di ogni operazione attiva.

51. Accetta, senza timore di errare, la parola nata dall'esperienza; anche se colui che la dice non è addottrinato dai libri.

Il tesoro del re più facoltoso non respinge l'obolo che viene dal mendico; i fiumi rigurgitano dell'acqua dei piccoli rivi, e la loro corrente fluisce con potenza.

53. C'è un amore che come fiammella nutrita dall'olio, si spenge se l'olio finisce, o come torrente rimane asciutto quando non piove.

C'è un altro amore che, come sorgente, zampilla abbondante sulla terra e mai viene meno.

Il primo è l'amore umano; il secondo l'amore che in Dio ha la sorgiva.

55. Non contrastare i pensieri disseminati dal nemico nella tua mente; rompi ogni discussione con essi pregando Dio.

Non sempre in noi c'è sufficiente forza per contrastare e rompere i pensieri non retti.

Anzi l'opposizione accanita può recarci delle ferite dure a guarire.

Nonostante tutta la saggezza e le buone intenzioni, gli spiriti del male vincono sempre quando riescono a farti accettare battaglia.

Supposto che tu riesca vittorioso la laidezza di quei pensieri contaminerà la tua mente e il loro tanfo rimarrà a lungo nelle tue narici.

Se usi il metodo suggerito da me sarai liberato da tutto questo e dal timore; in queste tentazioni non c'è aiuto se non in Dio.

57. Abbi la sicurezza che Colui che ti protegge ti è sempre vicino; tu ed ogni creatura siete sotto il medesimo Signore.

Egli con un solo cenno della sua mano mette ordine e moto in tutti gli esseri.

Non turbarti e sii sereno.

Nessuno spirito maligno, nessuna bestia nociva, niuno uomo malvagio possono importi il loro volere e farti del male.

Ripeti all'anima tua queste parole: Ho un Patrono che vigila su di me, nessuna creatura può ergersi contro di me senza il volere dell'Alto.

Se la volontà del mio Signore è che il maligno domini le creature, chino la testa senza angoscia, non voglio che la volontà del mio Signore rimanga inadempiuta.

In tal maniera, traversando prove e tentazioni, giungerai alla gloria.

Sperimenterai che la mano di Dio dirige tutto in te e attorno a te; il cuore troverà la forza della fiducia nel Signore.

60. La scelta del compimento del volere di Dio, compete a chi desidera farlo; l'esecuzione di ciò che il volere divino richiede, è opera di Dio.

L'uomo che elegge la volontà divina ha bisogno dell'aiuto di Dio.

Quando un desiderio di bene nasce in te, nutrilo con preghiera frequente domandando non solo il soccorso divino ma il discernimento per sapere se il desiderio è conforme o no al suo Volere.

Non ogni desiderio di bene che nasce nel cuore viene da Dio, ma solo quello che è utile alla nostra crescita spirituale viene da Dio.

61. Quando un desiderio buono non è benedetto dall'aiuto divino, esso viene dallo spirito del male e sarebbe dannoso e non utile, il suo adempimento.

Il compimento dei nostri desideri di bene è al di là delle nostre capacità, e non avviene per queste ragioni: perchè non c'è coerenza tra la nostra vita e il desiderio; o perchè è alieno dall'impegno della nostra specifica vocazione; o perchè non è ancora giunta l'ora del suo adempimento o del principio del suo adempimento; o perchè in noi non c'è sufficiente chiarezza e forza; o perchè le attuali circostanze non sono mature.

Lo spirito del male usa tutte le sue astuzie per presentarci l'esecuzione dei nostri desideri in una luce favorevole.

Produce in tal maniera turbamento e inquietudine nell'anima, e agitazione fisica. Somma cura ci è necessaria nell'esame dei nostri desideri di bene.

Il meglio è agire sempre con chiara cautela.

69. La volontà dello Spirito è questa: coloro che lo cercano passano attraverso il vaglio del patire.

Lo Spirito di Dio non è in chi ha trovato la quietitudine soddisfatta.

Il segno distintivo dei figli di Dio è la sofferenza, mentre il mondo ricerca la quietitudine sensuale.

Di quelli che cercano la carnale quietitudine Dio non sa cosa farsene; Dio vuole che l'uomo sia vivo nell'esistenza del mondo, nella sofferenza, nelle asprezze, nelle fatiche, nella penuria, nella nudità, nel bisogno, nella degradazione, negli insulti, in un fisico ribelle, nei pensieri di pianto.

Tale stato di cose dimostra vero il detto: "Nel mondo avrete tribolazioni". ( Gv 16,23 ).

Sa bene il Signore che chi ha una vita facile non può dimorare nel suo Amore; così vieta la facile vita e la gioia terrena a quelli che ama.

70. I santi, con l'amore implacabile verso Dio e le sofferenze affrontate per Lui, hanno acquistato l'audacia di contemplare Dio col volto scoperto e di pregarlo con fiducia.

Grande è il potere della preghiera audace.

Per questo Dio lascia che i suoi santi siano provati da ogni genere di dolore, vuole che abbiano esperienza concreta del suo soccorrevole aiuto e del suo amore vigile …

Per l'esperienza dell'aiuto divino ripetuta frequentemente nelle tentazioni, l'uomo acquista la fede solida che lo rende impavido e gioioso nella prova.

73. Teme l'ora della morte chi non è vigilante, avvicinandosi a Dio paventa il giudizio; ma quando tutto il suo essere è proteso verso le realtà future, il timore è inghiottito dall'amore.

Finchè l'uomo rimane nella conoscenza e nella vita della carne, la morte lo terrifica.

Quando la sua conoscenza è spirituale e la sua vita è conforme alla santità costante è il pensiero in lui del giudizio futuro; in questo caso il suo essere è in accordo con la sua natura, vive nella regione dell'anima, ed è nella condizione giusta per accostarsi a Dio.

Raggiunta la conoscenza della verità, risvegliata la conoscenza dei misteri divini e la speranza delle future realtà, l'amore inghiottisce l'uomo carnale che, quale un animale, teme la morte, e annulla anche l'uomo della ragione che ha il timore del giudizio divino.

Divenuto figlio, riveste gli ornamenti dell'amore invece del pungolo del timore.

74. Beato chi ha il pensiero sempre fisso in Dio, e che sempre rimane in solitaria comunione con Lui per apprendere la sua conoscenza.

La gioia nel Signore è più forte di quella che viene dalla vita; chi riesce ad acquisirla non guarda a sofferenze e non ha più considerazione per la sua stessa vita.

L'amore è cosa più soave della vita, più soave del miele e del miele filato.

All'amore non importa se per l'amato affronta morte crudele.

L'amore è alimento di conoscenza; la conoscenza è dote dell'anima vigorosa, il vigore all'anima viene da prolungata pazienza.

77. Se siamo fedeli all'impegno della sobrietà e pratichiamo il giusto discernimento con la conoscenza, l'impeto dell'assalto passionale non toccherà la nostra mente.

Le porte del cuore gli rimangono chiuse, non per una resistenza combattiva, ma perchè l'anima è colma di consapevole vigilanza e di conoscenza spirituale, mentre le forze del desiderio sono protese verso la contemplazione.

L'uomo custodisce il riposto tesoro del cuore finchè è fedele alla sobrietà ed all'oculata vigilanza.

Quando abbandona queste posizioni diventa fiacco e il tesoro gli vien rapito.

L'operazione della vigilanza deve durare non solo fino all'apparir dei frutti, ma al termine del raccolto.

La grandine può rovinare i frutti già maturi.

80. La vita presente può paragonarsi allo scrivere su tavolette cosparse di cera; quando uno lo desidera può aggiungere, cambiare o cancellare le lettere già scritte.

La vita futura invece è come lo scritto su rotolo di pergamena polita, sigillato da regale suggello, in esso non è lecito aggiungere o togliere alcunchè.

Per questo, finchè rimaniamo nel mezzo alla mutabilità, vigiliamo su di noi, avendo il potere di aggiungere o togliere a ciò che l'esperienza imprime in noi, raschiamo il male che Ci viene dal passato e aggiungiamo lettere di vita più giusta.

Durante il tempo della vita presente, Dio non mette il suo sigillo a ciò che di bene o di male facciamo, il sigillo ultimo sarà apposto al momento del nostro ingresso nell'eternità.

81. La preghiera domanda un costante esercizio che renda la mente capace di raggiungere la sapienza.

La solitudine - allontanamento da traffici e pensieri alieni - prepara la preghiera.

La solitudine è la via della preghiera, e la preghiera è la via dell'amore divino; la preghiera svela i motivi di amare Dio.

84. Se metti su un piatto della bilancia i frutti del combattimento e delle pratiche spirituali e nell'altro il silenzio, vedrai che questo sarà più pesante di tutto il resto.

Svariati e numerosi sono i consigli che l'uomo ha a sua disposizione per il combattimento spirituale; se uno si consacra al silenzio, diventano superflui i primi e superflue le pratiche adusate; sperimenterà di aver trapassato la loro regione e di essere alla soglia della santità.

85. La misericordia fecondi ogni tuo movimento interiore.

La compassione sia lo specchio che in te riflette la somiglianza e la vera immagine di Dio e dell'essenza del Sacro.

Mai raggiungerà la perfetta mondezza il cuore duro e spoglio di misericordia.

L'uomo misericordioso è il medico della propria anima; ha dissipato le passioni con un vento gagliardo che nasce da lui stesso.

La viva parola del Vangelo ci dice che esso è il dono pietoso di Dio.

90. Un sant'uomo disse: "Il silenzio tronca ogni pretesto e causa di nuovi pensieri, entro le mura della propria cella scolorano e appassiscono le memorie delle cose che ci concernono.

Quando le cose passate tramontano nell'attività del pensiero, la mente, riportandole nella loro esatta prospettiva, rifà il cammino verso la sua dignità".

91. Un'altro disse: "Scegli la dilettevole operazione della veglia notturna, usata dai monaci perfetti a demolire il vecchio Adamo, e rinnovare il proprio spirito.

Nelle ore notturne l'anima sente la vita immortale e questo sentimento la spoglia delle vesti tenebrose e apre la via alla discesa dello Spirito Santo".

95. Se durante le diverse operazioni della vita solitaria riesci a mantenere la mente libera da divagazioni, e il canto erompe improvviso dal tuo labbro, rimanendo intatta la taciturnità interiore, e questo avviene senza la partecipazione del tuo volere e dopo lungo raccoglimento, sappi che stai andando avanti nella via del silenzio, e la dolcezza dell'anima sta mettendo profonde radici in te.

Perchè lo sterile silenzio è veramente riprovevole.

Se ancora noti che ogni tua cogitazione ogni tuo ricordo e pensiero contemplativo, germoglianti dal silenzio, riempiono di lacrime i tuoi occhi, e vedi le lacrime scorrere sulle guance liberamente, sappi che la barriera che ti separa da Dio principia a crollare, con grande scorno dei nemici del tuo spirito.

Se alle volte avverti il tuo pensiero scendere nel più profondo di te stesso, senza tua premeditazione e in modo inconsueto, e se rimani in questo stato per del tempo, e se dopo continua in te pace di pensieri, e se tale esperienza diviene ricorrente, sappi che la nube della presenza di Dio ha cominciato a coprire la tenda della testimonianza ( Es 40,34 ).

Non esser stupito, se, dopo aver intrapreso l'impegno del silenzio, non trovi requie dagli impulsi passionali.

Il cuore del mondo rimane per del tempo nell'ombra dopo il sorgere del sole; l'odore delle medicine e il profumo d'incenso a lungo restano nell'aria.

Quanto più è vero questo con le passioni!

Sono come cani abituati a leccare il sangue dentro la macelleria, quando la porta è chiusa, stanno fuori abbaiando, finchè la forza dell'abitudine non vien meno.

Il tuo avanzare è contrassegnato da questi chiari indizi: in ogni cosa sarai sorretto dalla speranza e nutrito dalla preghiera; la tua mente saprà servire utilmente e in ogni incontro con gli altri e nelle debolezze della natura umana; le deficienze del tuo prossimo non avranno più importanza; avrai intenso desiderio di lasciare la vita terrena e di raggiungere la futura; ogni penosa vicenda ti si presenterà come qualcosa di utile e di meritato, e ringrazierai Dio sempre.

98. La creatura umana è soggetta a mutazioni senza fine; lo stesso singolo uomo differisce da un'ora all'altra.

L'uomo che possiede il chiaro discernimento può verificare la verità di quanto ho asserito prendendo se stesso come oggetto di esame.

Se è addestrato al controllo delle sue forze e si osserva con vigile coscienza, potrà capire quanto frequentemente il suo pensiero muti, con quale rapidità da uno stato di pace passi al suo contrario, e riuscirà a scoprirne le cause.

S. Macario ammonisce i suoi frati a non disperare quando scoprono in loro un cambiamento verso il peggio.

Perchè anche chi ha raggiunto il livello della mondezza del cuore oscilla perennemente tra il meglio e il peggio, come l'aria che ora e calda ora è fredda; nonostante questo variare deve permanere nella vigilanza e mai abbandonarsi all'indulgenza verso di sè.

Anche se sarà oculato nella giusta disciplina subirà tali oscillazioni, pur non volendo.

Il beato Marco, afferma la stessa cosa: "Il mutamento avviene in ognuno, come nell'atmosfera".

In ognuno, non solo nel peggiore e nel più abbietto, anche in chi ha raggiunto la perfezione.

Similmente nella natura il freddo è seguito dal caldo, la grandine dal tempo buono, così nel nostro impegno, il tempo della grazia segue quello della lotta; alle volte l'anima è scossa e ondate crudeli l'assalgono, poi sopraggiunge il cambiamento, la grazia discende e colma il cuore dell'uomo con la pace di Dio, accompagnate da casto e calmo pensare.

100. L'umiltà senza compiere sforzi ottiene il perdono dei molti peccati; senza l'umiltà, qualunque sforzo è vano e produce iattura.

L'umiltà è per ogni virtù ciò che è il sale per il cibo.

L'umiltà nasce nel cuore dell'uomo che ha pensieri di contrizione verso se stesso si considera un nulla e si giudica con severità.

Quando è presente ci trasforma in figli di Dio.

106. I modi per acquistare l'umiltà sono:

il ricordo dei peccati e della prossimità della morte sia fermo nel tuo pensiero;

vesti poveramente;

scegli sempre l'ultimo posto;

con gioia accetta di compiere i più modesti e infimi servigi;

non essere disobbediente;

custodisci il silenzio;

non amare gli incontri mondani;

preferisci rimanere ignorato e reputato inetto;

niuna cosa tenere esclusivamente per tua;

non amare le conversazioni in mezzo alla moltitudine;

non essere attaccato al lucro;

soprattutto non voler biasimare o accusare alcuno;

sii superiore all'invidia;

non sopraffare nessuno, preferisci di essere sopraffatto dagli altri;

compi il tuo lavoro ascetico nella segretezza;

non ti preoccupare degli altri ma di te stesso.

In poche parole: il sentirsi pellegrino sulla terra, la povertà e il silenzio partoriscono l'umiltà e la mondezza del cuore.

107. Il segno della perfezione raggiunta è: quando uno pur condannato dieci volte al giorno ad esser bruciato vivo per amore del suo prossimo e non dice basta! …

108. Nessuno perviene nella regione di questo amore se in lui non nasce un segreto sentimento di speranza.

Chi ama il mondo non può amare gli uomini.

Quando uno raggiunge questo amore è avvolto da questo amore e da Dio stesso.

Chi ha trovato Dio non cerca niente di soprappiù, si spoglia anche del suo stesso corpo.

Se uno è rivestito, dell'amore per questo mondo e per la vita terrena, non potrà esser rivestito da Dio finchè non rinuncia a tutto …

114. L'umile non è mai agitato, inquieto o turbato, mai ha pensieri esaltati o instabili, in ogni circostanza rimane calmo.

Nulla lo sorprende, lo angoscia, o lo sgomenta, non essendo vulnerabile alla paura o all'alterazione durante le prove dolorose; nè alla frenesia o all'eccitazione nei momenti di gioia.

Tutto il suo gaudio e contentezza sono in ciò che è conforme al beneplacito del suo Signore.

115. L'umile si perita dal pregare Dio chiedendo qualcosa, non conosce neppure il modo di formulare tali preghiere.

Con semplicità custodisce nel silenzio i suoi sensi e aspetta la misericordia e ciò che il suo venerato Signore ama mandargli.

Quando prostrato con la faccia al suolo, mentre i suoi occhi interiori si sollevano alla soglia del Santo dei Santi, dove dimora Colui la cui abitazione è la tenebra, davanti al Quale i Serafini abbassano gli occhi, riesce a ripetere queste parole soltanto: "La Tau volontà si compia in me, Signore!".

116. Cammina davanti a Dio nella pura semplicità, non nelle sottili astuzie della mente.

La pura semplicità dona la fede; la speculazione sottile e tortuosa genera in te la vanità; la vanità partorisce la dimenticanza di Dio.

117. Quando nella preghiera ti metti davanti a Dio, il tuo pensiero diventi semplice come quello di un bimbo che non sa parlare.

Non dire davanti a Dio parole che nascono da cultura intellettuale, approssimati a Lui con ingenuo pensiero, davanti a Lui cammina come fanciullo che si sente protetto dallo sguardo paterno.

È scritto: "Dio vigila sui semplici" ( Sal 114,6 ).

Semplice non è chi ha tenera età, ma chi possedendo la conoscenza che viene dal mondo dei sensi, vi rinuncia per imparare la perfetta Sapienza, che non si apprende dai libri.

Prega Dio che ti aiuti a giungere a tanta sapienza.

Usa nel chiederla, diligenza, fervore, ardore, finchè non l'avrai ricevuta.

Questo dono ti sarà concesso, se con fede t'impegnerai ad affidare a Dio tutte le tue preoccupazioni e a sostituire le tue misure di prudenza con la Provvidenza divina.

Dio vedendo il tuo desiderio, la purezza dei tuoi pensieri che riposano in Lui e non in te, la tua speranza fiduciosa, farà scendere in te questo potere inscrutabile e tu avrai coscienza di possederlo.

La coscienza di tale potere ha permesso ad alcuni di affrontare senza paura le fiamme, ad altri di camminare sulle acque con la ferma sicurezza di non affondare.

119. Quando ti sarai consegnato con fiducia assoluta al Signore, Onnipotente nel proteggerti e nel vegliare su di te, non tornare più alle preoccupazioni della carne; ripeti all'anima tua: "Mi basta, in ogni possibile evenienza, l'aiuto di Colui cui ho consegnato me stesso.

Non vivo più nella regione delle preoccupazioni; Egli sa questo".

Allora diverrai il testimone dei miracoli di Dio, vedrai Dio sempre vicino a chi lo teme, e la sua invisibile Provvidenza accompagnare i suoi fedeli.

Non voler dubitare della sua presenza invisibile; spesso per darti sicurezza gioiosa si manifesterà sensibilmente ai tuoi occhi.

120. La grazia irrompe nel cuore appena questo rifiuta ogni aiuto sensibile ed ogni speranza umana, seguendo Dio con fede e purezza.

La grazia è seguita da soccorsi appropriati.

Il potere della grazia si manifesta avanti tutto nelle cose concernenti il corpo, aiutando ad averne la padronanza e a sperimentare vigorosamente le cure della Provvidenza anche nei suoi riguardi.

Sperimentato l'aiuto nella regione del sensibile, più facile è la convinzione di essere soccorsi in quella dell'invisibile.

In essa, l'azione della grazia si esplica con il fare ordine in mezzo al groviglio dei pensieri e delle idee intricate, diventa facile scoprirne il significato recondito, il loro rapporto scambievole, il loro aspetto ingannevole, il loro concatenamento e il travaglio che danno all'anima.

Insieme la grazia getta confusione nei desideri degli spiriti del male, e indica, come un dito puntato, la sofferenza cui uno sarebbe andato incontro, se fosse rimasto nella ignoranza.

A questo punto nasce in lui il pensiero di poter pregare Dio per qualunque cosa, minima o grande.

121. … La saggezza nel combattimento spirituale, la conoscenza sperimentale della protezione divina, la certezza della vicinanza di Dio, la solidità della fede in Lui, sono direttamente proporzionate al patire di ciascuno.

122. Appena la grazia si accorge che una ombra di dubbio è penetrata nei pensieri di qualcuno e che costui principia a pensare superbamente di se stesso, lascia libera la via alle tentazioni.

Il loro reale assalto non si placa, finchè l'anima, riconosciuta la sua fragilità, non si raccolga vicino a Dio con umiltà.

123. Non stupirti se quando sei sulla soglia della virtù verrai assalito da gravi e intense tribolazioni.

La virtù non è virtù se non implica arduo travaglio …

Per questo Cristo ti dice: "Prendi prima la tua croce e poi seguimi".

124. Niente è più forte della disperazione.

Essa non conosce potere che la domi.

Quando un uomo rimane privo di ogni speranza, nessuno lo può eguagliare nell'audacia.

Nessun nemico può opporglisi, nessuna previsione di sofferenza può indebolire i suoi propositi.

Ogni sofferenza possibile è più lieve della morte, lui ha piegato il capo per accettare la morte.

125. In ogni tempo, la speranza di ciò che è più facile rende l'uomo dimentico di ciò che è nobile, degno e grande.

Tanto nel passato come ora, è questo fatto e nient'altro che ha privato l'uomo di vigore, cosicchè, non solo non ha raggiunto la vittoria ma ha perduto il suo vero bene.

In breve: l'uomo dimentica il Regno dei cieli solo per la speranza di effimeri conforti nella vita presente.

Chi non sa che l'uccello si avvicina al nido solo per la speranza di trovar riposo?

140. Gesù, l'elargitore della vita, riassume la pienezza dei comandamenti nell'amore di Dio e nell'amore dell'immagine di Dio, l'uomo.

Il primo sazia l'anelito della contemplazione; il secondo quello della contemplazione e della azione.

L'essenza di Dio è semplice, invisibile ed in sè non manchevole di nulla; la coscienza, quando si immerge in se stessa non ha bisogno di attività fisica nel suo rapporto con Dio.

La sua attività in ciò è semplice e si svolge in quella parte della mente che corrisponde alla semplicità di quella venerabile Causa che è oltre i sensi fisici.

Il secondo comandamento dell'amore per l'uomo, a motivo del duplice aspetto della nostra natura, richiede che attuiamo nella carne quell'amore che è in atto nella regione impalpabile della coscienza.

Siccome l'azione precede la contemplazione, non è concesso all'uomo di ascendere alla regione di ciò che è superno se prima non ha compiuto ciò che appartiene all'inferiore.

Nessuno, che sia negligente nel compiere le opere che manifestano sensibilmente l'amore per l'uomo, può affermare di progredire in esso.

Solo le opere provano l'esistenza dell'amore.

Se siamo fedeli nel loro compimento, vien data all'anima la possanza di dilatarsi verso la regione della più alta contemplazione divina con un atto apprensivo semplice e incomparabile.

141. Chi vuole amare Dio sopra tutte le cose, abbia cura della mondezza del suo cuore; essa è nel superamento delle forze passionali.

Le forze passionali sono la porta chiusa davanti alla mondezza del cuore.

Senza la mondezza del cuore l'anima non può reggere nel tempo della preghiera; la fedele stabilità nella preghiera è il frutto della mondezza del cuore e del travaglio affrontato per raggiungerla.

L'ordinato cammino verso di essa è il seguente: la pazienza unita al controllo di se stessi, muove battaglia alle forze passionali per acquisire la mondezza del cuore; la vera mondezza porta alla mente il dono della fedele stabilità nella preghiera.

142. … Facciamo, da parte nostra, ogni sforzo per ordinare la regione del nostro cuore con le opere della penitenza e di una vita gradita a Dio; e ciò che sarà la volontà di Dio verrà spontaneamente da sè, se lo spazio del cuore è puro e incontaminato …

144. … Quando con l'osservanza dei comandamenti e il duro travaglio di una vita vera, l'uomo va oltre il regno delle passioni, acquista la santità dell'anima con i mezzi comuni dell'osservanza della legge, riceve il latte da una regione posta fuori dal mondo dei sensi, avendo deposte le impronte dell'uomo vecchio ed essendo nato di nuovo, come alle origini, nella regione dello Spirito.

Quando, per opera della grazia, acquista i sensi dell'uomo interiore, diventa creatura visibile del regno dello Spirito, e viene a ricevere il mondo nuovo che è quello libero dal molteplice.

148. La contemplazione, retaggio dei figli di Dio è congiunta alla fede ed è alimentata dai pascolo delle Scritture.

Molte parole, il cui senso è sigillato alla sapienza umana, diventano chiare con l'aiuto della fede, ne riceviamo la comprensione mediante quella contemplazione che segue l'opera della purificazione …

La fede è madre della speranza …

149. … La vera porta della contemplazione è l'amore.

Ogni ascesa nella rivelazione della Sapienza e nella contemplazione dei misteri, è guidata dall'amore di Dio.

Prima di tutto, dobbiamo acquisire l'amore, poi raggiungeremo senza sforzo la contemplazione delle realtà spirituali …

L'amore è la regione delle rivelazioni; in essa la contemplazione viene incontro spontaneamente …

150. Finchè uno si arrovella nel fare degli sforzi, tentando di costringere lo spirituale a scendere in lui, non ottiene che resistenza.

Se, nella sua presunzione, si accanisce a tener gli occhi alti verso le realtà spirituali e tenta di conquistarle con le sue capacità mentali fuori del tempo prestabilito, la sua vista s'intorbida e invece di esse realtà, vede ombre e fantasmi.

Quando comprenderai ciò, con discernimento e riflessione, smetterai di aspirare alla contemplazione prima del tempo prestabilito.

Se ti sembra di veder qualcosa proprio della contemplazione, prima di essere entrato nella regione dell'amore e della mondezza del cuore, sappi che questo qualcosa è ombra di fantasma, non contemplazione …

167. … Leggi i Vangeli, nei quali Dio dischiude il mistero dell'universo, la tua mente scenda nelle profondità delle meraviglie divine.

La tua lettura si svolga nel silenzio, lontano da ogni agitazione.

Sii libero da ogni preoccupazione che viene dalla carne e dal tumulto della vita, così, quando la dolcezza del senso delle parole evangeliche giunge, tu possa essere intimamente consapevole del suo soave sapore, superiore ad ogni sensazione e la tua anima ne fruisca.

185. Quando l'uomo si consacra per sempre a Dio, la sua vita scorre con serenità di mente.

Senza la liberazione dalle passioni l'anima non può esser immune dal pensiero agitato, finchè non avrà introdotto il silenzio nella sua sensibilità non raggiungerà il calmo pensare.

La sapienza spirituale è il premio di aspre prove.

La finezza del pensiero si raggiunge con la lettura accurata.

Il calmo pensare introduce nei più segreti misteri.

Senza la fiducia nella realtà di fede, l'anima non può affrontare con audacia le tentazioni.

L'esperienza evidente della protezione divina, alimenta la speranza in Dio.

188. … Con la perseverante memoria in Dio, l'anima di tanto in tanto giunge allo stato di estasi e di stupore …

193. Le fatiche ascetiche senza la mondezza del cuore sono simili ad un seno sterile, non conducono alla conoscenza di Dio.

Alcuni finiscono le forze fisiche nell'ascesi, ma, essendo negligenti nell'estirpare le male radici delle passioni nella loro mente, non raccolgono niente.

194. Quando l'anima è illuminata dal costante ricordo di Dio ed è vigilante di giorno e di notte, il Signore la protegge con una nube che di giorno le dà il sollievo dell'ombra e di notte ne illumina l'oscurità.

205. Quando la tua anima è vicina ad abbandonare la regione delle tenebre, vedrai questi segni: il cuore sarà una fiamma, accesa e ardente giorno e notte; il mondo ti apparirà effimero come polvere e spregevole come rifiuto; la dolcezza dei nuovi pensieri che giorno e notte sbocceranno in te ti renderà indifferente ai cibi.

Una fontana di lacrime si dissigillerà in te, scorrerà libera come sorgente perenne accompagnando ogni tua azione: la lettura, la preghiera, la meditazione, il tuo cibo e la tua bevanda e qualunque altra cosa tu faccia.

Quando vedrai questo in te, esulta perchè hai attraversato il gran mare.

Accresci tua diligenza e sii vigilante perchè questa grazia cresca ogni giorno di più in te.

Però ricorda che ancora non sei salito sulla montagna di Dio …

207. Il vino dona calore al corpo, la Parola di Dio riscalda la mente.

L'uomo acceso dall'ardore, vien rapito nella meditazione dell'oggetto della sua speranza ed ha l'anima pronta ad accogliere la vita futura.

L'uomo inebriato dal vino non vede ostacolo di sorta davanti a sè; e l'uomo intossicato dalla speranza non conosce sofferenza che viene dal mondo.

Beato chi, per amore di Dio, ha cinto i fianchi di pura semplicità e traversa il mare della sofferenza senza volgersi indietro.

Chi lancia in questa reale traversata la propria navicella, sostenuto dalla speranza, non torni indietro e non si fermi ad investigare la rotta.

Ma, compiuta la traversata, e guardando indietro ai tempestosi passaggi, ringrazi Dio per la liberazione dalle strettezze, dalle rapide e dalla durezza del cammino di cui non conosceva niente.

Quando la speranza spinge alla traversata transita il mare con il suo primiero ardore, non dando peso alle esigenze del corpo o alle possibili perplessità, non curando se la sua navigazione giungerà o no in porto.

Affronta con coraggio ogni travaglio per il bene, non esporti a questa impresa con l'anima incerta; non permettere al tuo cuore di vacillare nella fiducia in Dio, altrimenti inutile è la tua fatica e il tuo lavoro diventa un peso.

Finchè non sei pervenuto alla regione delle lacrime, puoi esser certo che ancora le tue cose occulte sono in servizio del mondo.

Cioè interiormente sei uomo di mondo ed operi l'opera di Dio con l'uomo esteriore, mentre l'interiore uomo è infecondo; il suo frutto comincia con le lacrime.

Quando sarai pervenuto alla regione di dette lacrime, sappi essere la mente tua uscita dal carcere di questo mondo, aver posto il piede sulla strada che conduce all'uomo nuovo, e cominciato a sentire l'aria profumata del miracoloso e nuovo mondo.

Le lacrime cominciano a scorrere perchè è prossimo il parto del figlio dello Spirito.

La grazia, che è la madre comune di tutti, vuole, in maniera per noi misteriosa, far nascere l'immagine di Dio alla chiarità della vita che deve venire.

Questa specie di lacrime è diversa da quella che, di tanto in tanto, è concessa ai solitari consacrati al silenzio, questi ne fruiscono alcuna volta stando in contemplazione, altre volte leggendo la Sacra Scrittura, o nel tempo della preghiera.

La specie di lacrime cui accenno è di ogni tempo e scorre incessante giorno e notte.

Gli occhi, in questo caso, diventano a modo di sorgente d'acqua per lo spazio di due anni, o più.

Poi uno entra nella quiete dei pensieri.

Dopo la quiete dei pensieri, nella misura concessa alla nostra natura, entra, il solitario, in quel riposo di cui parla S. Paolo ( Eb 4,3 ).

In questa quiete pacifica, la sua mente comincia a contemplare i misteri; lo Spirito Santo principia a rivelargli le realtà celesti; Dio abita in lui e destasi nel suo cuore il frutto dello Spirito.

Ascolta ancora questo: quando sarai entrato nella regione della quiete dei pensieri, ti sarà tolta l'abbondanza delle lacrime, esse sgorgheranno da te misuratamente e nel tempo conveniente.

220. Tre sono gli stati attraverso i quali l'uomo che progredisce passa: dei principianti, dei proficenti, dei perfetti.

Nel primo l'orientamento del pensiero è verso il bene, la mente è agitata da viziose passioni.

Nel secondo la mente è tra la passionalità e l'invulnerabilità, e i pensieri si muovono egualmente dalla parte destra e dalla sinistra, e ancora non cessa di difendere luce e tenebre insieme.

Anzi, chi è in questo stato, se cessa per poco la lettura delle divine Scritture e il richiamo delle forme delle virtù nella sua mente, se non si guarderà dalle cose esteriori con quella circospezione che genera l'interiore vigilanza, verrà attratto dalle passioni viziose.

Ma se egli invece nutrirà il suo ardore per le cose spirituali, nel modo detto, cercando, alimentando i pensieri vari con la lettura delle divine Scritture; evitando di deviare verso la parte sinistra; vigilando con amore sull'anima sua e domandando con faticosa e paziente preghiera; Dio gli aprirà la porta, in grazia specialmente della sua umiltà.

Le cose segrete son manifestate agli umili.

Questo è il terzo stato.

223. L'uomo dalle molte sollecitudini non può praticare il silenzio, perchè le troppe occupazioni gli fanno perdere la quiete e la tranquillità; anche contro il suo volere.

Il solitario deve fermarsi davanti a Dio, e sollevare a Lui, di continuo, gli occhi, se veramente vuole dominare la mente, liberarsi dai movimenti viziosi che l'attraversano, e conoscere nella tranquillità dei pensieri ciò che esce ed entra in lui.

Se tu non sei senza sollecitudini non pretendere che la luce scenda nel tuo cuore; nè chiedere il silenzio e la pace finchè i sensi sono sfrenati.

Senza l'assidua orazione non ti puoi approssimare a Dio.

Dopo l'esercizio della preghiera, se una nuova sollecitudine verrà nella tua mente, sarà abbattuta.

Le lacrime, le profonde prostrazioni nella preghiera, il prolungare con ardore l'orazione destano il calore della dolcezza delle lacrime dentro il cuore che vola verso Dio rapito gridando: L'anima mia ha sete di Dio, fonte viva; quando verrò e comparirò davanti a te?" ( Sal 42,2 ).

Chi di questo vino s'inebria e poi ne è privato, sa la miseria nella quale vien lasciato, e ciò che gli è stato tolto per la sua fragilità.

224. Oh! com'è duro per chi conduce vita di solitudine, il conversare con gli uomini!

Come il forte gelo brucia e distrugge il frutto degli alberi, così il parlare degli uomini, anche se di breve tempo, dissecca il fiore delle virtù che riccamente circondava la pianta dell'anima, piantata lungo il rivo dell'acqua della penitenza.

Come una forte brinata arde i verdi germogli della terra, così le conversazioni degli uomini bruciano le radici della mente, da dove i virgulti delle virtù cominciano a rampollare.

Come l'uomo nobile e onorato, quando ha bevuto troppo dimentica la sua nobiltà e si espone al ridicolo per i pensieri che scaturiscono dal vino; così l'intatta integrità dell'anima è alterata dalla vicinanza degli uomini e dal conversare con loro.

Il solitario perde la vigilanza; la direzione della sua mente è resa incerta; e il sostentamento della sua vita vera è perduto.

228. Finchè l'uomo non odierà, veracemente col cuore, le cause del peccato, non sarà liberato dal diletto prodotto dall'azione peccaminosa.

Questa è la più fiera battaglia, che l'uomo combatte fino al sangue.

In essa è provata la libertà dell'amore dell'uomo per le virtù.

235. La religione è madre di santità, da essa nasce il primo gusto della comprensione dei misteri di Cristo, esso costituisce il primo ordine della conoscenza spirituale.

L'anima inquinata non può salire al regno intatto della comunione con gli spiriti dei santi.

Chiarifica, con le lacrime, la bellezza della tua integrità, con digiuni e solitario silenzio.

La piccola tribolazione, per amore di Dio, è meglio di una grande azione priva di sofferenza.

L'opera fatta senza travaglio è giustizia compiuta dagli uomini di mondo, i quali fanno limosina dei beni esteriori ma non conquistano sè stessi.

Tu, invece, imita il patire di Cristo perchè possa esser partecipe della sua gloria.

La mente non sarà illuminata dalla gloria di Gesù, se il corpo non patisce pena per amore di Cristo.

236. In due modi l'uomo sale sulla croce: con la crocifissione del corpo, e con l'ascendere in contemplazione.

Il primo si ha con l'evadere dalla prigione delle passioni, il secondo è il dono dell'operazione della mente liberata.

La mente non si sottopone a Dio se il corpo non è dominato da lei.

Il regno della mente è la crocifissione del corpo, e la mente non accetta il dominio di Dio se la libertà dell'arbitrio non è soggetta alla ragione.

Chiunque è sottoposto a Dio, è prossimo al dominio di tutte le creature.

245. Una virtù ne segue un'altra, perchè il sentiero della bontà sia meno arduo e faticoso, così l'uomo acquistandole progressivamente trova più lieve il cammino e le difficoltà che incontra nell'acquisto della bontà gli si rivelano gradevoli come qualcosa di buono.

Nessuno può esser libero dall'avidità se non è pronto a sostenere le tentazioni con gaudio.

Nessuno può sostenere le tentazioni se non crede che la sofferenza, a sostener la quale è preparato, conduce a qualcosa di meglio del conforto corporale.

Chiunque si privi del possesso materiale, ma non si separa dal desiderio dei sensi, del vedere e dell'udire, avrà doppia tribolazione: miseria e sofferenza.

Se le immaginazioni delle dette cose materiali, producono penosi sentimenti nell'uomo, cosa sarà quando esse gli saranno vicine?

Quanto è buona perciò la solitudine!

In essa solo il ricordo agisce come tentatore, ma da essa viene grande e potente aiuto per vincere.

246. Non chiedere consiglio a chi non conduce una vita simile alla tua, anche se costui è molto saggio.

Mostra i tuoi pensieri a chi, quantunque idiota, ha esperienza delle cose, invece che a grande filosofo che ragiona basandosi sulle sue speculazioni ma non ha esperienza concreta.

L'esperienza è, non che l'uomo avvicini le cose scandagliando le cause di esse, ma che apprenda dal lungo trattare con esse la loro utilità o danno.

Molte volte, dall'apparenza una cosa sembra dannosa, mentre è giovevole in profondità; e contrariamente una appare utile e in verità è dannosa.

Perciò abbi per consigliere chi è sperimentato nella saggezza, nella pazienza e discrezione.

247. Quando troverai nella tua anima una pace immutabile, allora abbi paura; sei ancora lungi dal giusto sentiero, percorso con travagliata fatica dai Santi.

Quanto più andrai avanti nella via della città del Regno, questa sarà l'indicazione del tuo giusto procedere: forti tentazioni ti verranno, e quanto più avanzerai tanto di più si moltiplicheranno.

Perciò, quando nel tuo cammino più forti si faranno le tentazioni, sappi che l'anima tua è misteriosamente entrata in un più alto stato di perfezione, e che le è stata concessa una maggior grazia.

Esatta è la proporzione tra la grazia e la tentazione.

Quando l'anima è immeritevole di grandi tentazioni è anche immeritevole di grandi grazie.

248. Differenti sono tra loro le tentazioni, alcune sono per l'accrescimento della bontà, altre ci son date in punizione della superbia del cuore.

Le tentazioni stimolate dal pungolo dello spirito, conducono avanti l'anima; le tentazioni che destano, saggiano e purificano l'anima sono queste:

pigrizia,

pesantezza del corpo,

stanchezza delle membra,

scoramento,

tenebra del pensiero,

ansia da debolezza corporale,

perdita temporanea della speranza,

confusione di pensiero,

privazione d'umano soccorso,

penuria di mezzi di sostentamento fisico,

e simiglianti cose.

Queste tentazioni rendono l'anima solitaria, fiduciosa solo di Dio, e il cuore contrito ed umile.

Queste tentazioni il Dispensatore divino distribuisce secondo la capacità e la necessità di coloro che le sopportano.

In esse sono insieme conforto e opposizione; lotta ed aiuto; luce e tenebra; battaglia e sconfitta; pressura e respiro.

Esse sono il segno che uno, con l'aiuto di Dio, è incamminato verso la liberazione.

249. Le tentazioni con le quali Dio assale gli uomini che resistono alla sua bontà opponendoGli la loro superbia sono:

difettosità della sapienza umana;

acuta sensualità che non dà loro tregua;

temperamento iracondo;

brama di imporre la propria volontà, di litigi e di contese;

cuore sprezzante di tutti;

mente interamente erronea;

bestemmia contro il nome di Dio;

sospetti, assurdi e ridicoli, di essere oggetto di derisione;

esposizione, manifesta o segreta, alle beffe dei demoni;

desiderio di vivere in mezzo al rumore del mondo per ciarlare vanamente e senza fine;

ricerca continua di nuove e false rivelazioni;

promesse di cose al di sopra della propria possibilità.

Queste sono tentazioni nell'anima.

Nella parte fisica hanno queste tentazioni:

sofferenze;

complicati attacchi di male, prolungati e di difficile cura;

incontri con uomini empi e tristi;

caduta nelle maglie di persone moleste;

improvvisi inciampi e penose cadute;

sventure su di loro e i loro congiunti.

Tutte queste cose seguono la superbia; esse cominciano ad apparire all'uomo appena principia a ritenersi sapiente, finchè rimane nei suoi pensieri d'orgoglio esse non lo lasceranno.

250. Infine c'è un'altra sorta di tentazioni: lo scoramento per la perdita della pazienza.

Tutte le avversità e tribolazioni non sostenute dalla pazienza raddoppiano il patire.

La pazienza dell'uomo discaccia il patire, lo scoramento genera il patire.

La pazienza è madre di consolazione ed è una forza che nasce nel cuore non pusillanime.

Senza la grazia divina, l'uomo non trova tale forza quando è in mezzo alle tribolazioni.

Questa grazia è concessa nella perseveranza d'orazione e nello spargimento di lacrime.

Quando a Dio piace sottoporre l'uomo a grande tribolazione, lo consegna alla pusillanimità del cuore.

Questa partorisce la forza dello scoramento che, crescendo in lui, soffoca l'anima; la qual cosa è pena d'inferno.

Nascono in lui mille tentazioni: disorientamento; irritazione; proteste e lamenti sulla propria sorte; pensieri perversi; fuga di terra in terra; e simiglianti cose.

Cagione di tutto ciò è la tua negligenza.

Non essendoti tu preoccupato di trovarvi il rimedio, il quale è uno: l'umiltà del cuore.

Secondo la misura della tua umiltà ti sarà data la pazienza nelle tribolazioni; secondo la tua pazienza il patire avrà sollievo e troverai consolazione.

Secondo la consolazione crescerà in te l'amore di Dio; e secondo l'amore tuo crescerà il gaudio dello Spirito Santo.

Dio non toglie le tribolazioni dai suoi servi, ma dona ad essi la pazienza nelle prove come ricompensa alla loro fede e al loro abbandonarsi a Lui.

253. Siccome è impossibile passare un gran mare senza nave o vascello, così non si può giungere all'amore senza il timore di Dio.

Il mare putrido posto tra noi e il paradiso, può essere attraversato solo nell'imbarcazione del pentimento guidato dal timore di Dio.

Se questo non governa la nave che ci trasporta a Dio, siamo sommersi nel putrido mare.

La penitenza è la nave, il timore è il nocchiero, l'amore il porto …

Quando avremo raggiunto l'amore, saremo pervenuti a Dio, e il nostro viaggio sarà compiuto.

254. Una forma di conoscenza vien prima della fede, un'altra nasce dalla fede.

La prima è naturale, la seconda spirituale.

La conoscenza naturale è quella che discerne il bene dal male, ed è chiamata discrezione naturale, per essa distinguiamo il bene dal male senza insegnamento.

Questa conoscenza Dio pose nella natura razionale e viene accresciuta con l'addestramento.

Non esiste uomo che non la possieda …

255. La conoscenza naturale che va innanzi alla fede e guida a Dio; essendo posta da Dio nella nostra natura ci rende persuasi che dobbiamo credere in Dio, Creatore di tutti gli esseri.

Da questo credere nasce il timore di Dio in noi.

Quando l'uomo compirà le opere per timore di Dio, gli verrà concessa la conoscenza spirituale, che partorisce la fede della vera contemplazione.

La conoscenza spirituale non nasce dal semplice credere, ma la fede genera il timor di Dio, da dette opere nasce la conoscenza spirituale …

256. Non è il timore di Dio a generare tale conoscenza spirituale, essa e offerta come dono a chi compie l'opera del timore.

Questa opera è il pentimento.

Quando il pentimento giunge al suo termine di perfezione, l'uomo arriva nella regione della conoscenza spirituale.

La conoscenza spirituale è comprensione delle cose occulte.

Quando l'uomo comprende le cose invisibili, nasce in lui un nuovo credere, non opposto al primo ma suo avveramento, il quale è chiamato credere di contemplazione.

Nel primo l'uomo ode; nel secondo vede.

Il vedere è più certa cosa dell'udire.

257. Dalla conoscenza naturale vengono queste cose: continua trafittura di coscienza; memoria costante della morte; ed una sollecitudine che è tormento fino al termine della vita.

Ancora dopo la conoscenza naturale vengono:

cordoglio e tristezza;

timore di Dio e vergogna;

dolore dei peccati di prima e diligente attenzione;

ricordo della via battuta da tutti e preoccupazione di esser provveduti del necessario per percorrerla;

domanda con lacrime di entrare convenientemente per la porta giusta che è superamento di tutta la natura;

distacco dall'esteriorità molta battaglia per la verità.

Tutte queste cose sono nella conoscenza naturale, ciascuno consideri le sue opere.

Se uno si troverà in esse, allora è certo di seguire la via naturale.

Ma quando le avrà sorpassate e sentirà di entrare nell'amore, allora è nella via soprannaturale.

Cesserà per lui ogni battaglia e timore, fatica e travaglio.

258. Ogni buon pensiero che scende nel cuore, nasce dalla grazia di Dio.

Ogni pensiero non retto, si approssima all'anima solo per provarla e saggiarla.

L'uomo che conosce tutta l'estensione della sua fragilità è giunto alla perfezione dell'umiltà.

Quella cosa che fa scendere nel cuore i doni di Dio è il continuo ringraziamento.

Tutte le infermità dell'uomo sopporta Iddio, ma aborre l'uomo che sempre mormora e non lo lascia senza castigo.

La grazia vien dopo l'umiltà, la presunzione è seguita dal castigo.

L'uomo vanaglorioso è consegnato alla volgarità, l'uomo che s'infatua per le opere virtuose è lasciato in preda all'impurità; chi è superbo delle sue conoscenze patirà i tenebrosi lacci dell'ignoranza.

259. Colui che ha rispetto dell'uomo in memoria di Dio, da ogni uomo avrà aiuto per occulto volere divino.

Chi protegge colui che patisce ingiuria, troverà Dio per suo protettore.

L'uomo che per malizia accusa il suo prossimo, troverà Dio per suo accusatore.

Chi celatamente corregge il suo prossimo, sana la sua malizia; ma chi accusa un altro pubblicamente accresce le sue ferite.

Colui che in segreto riprende l'amico è saggio medico, ma chi lo riprende davanti a tutti commette oltraggio contro di lui.

260. Dio corregge con amore, non compie vendetta; ma cerca solo che la sua immagine ritorni sana, e non serba rancore.

261. Il fuoco acceso sulle legna secche malagevolmente si spegne; il calore di Dio che viene nel cuore di chi rinunzia all'esteriorità, è fiamma che non si spenge, ed è più acuta e acerba che fuoco.

Quando la forza del vino occupa le membra, la mente dimentica tutte le cose; così la memoria di Dio quando prende possesso dei prati dell'anima toglie il ricordo di tutte le cose visibili.

La percezione della vita della terra futura è come un'isola sicura nel mare della terra presente; la mente quando vi Si approssima non si affatica più nelle onde delle apparenze effimere.

262. Il nocchiero considerando le stelle drizza la sua nave verso il porto.

Il monaco fissa lo sguardo nella preghiera e drizza il suo cammino a quel porto cui è orientato durante l'orazione.

Il pescatore di perle si tuffa nudo nel mare e non emerge finchè non abbia trovata la perla preziosa; il monaco, spoglio di tutto, attraversa la vita presente finchè non trova in se stesso la perla, cioè Gesù Cristo.

Quando l'ha trovata non brama altro all'infuori di Lui.

263. La vergine si contamina col frequentare la moltitudine e le conversazioni; la mente del monaco è offesa dal molto parlare.

L'uccello da ogni luogo torna al nido, dove cova i suoi piccoli; il monaco che ha discernimento s'affretta a tornare al suo abitacolo per alimentare in se stesso il frutto della vita.

La nuvola copre il sole, il molto discorrere oscura l'anima che ha cominciato ad illuminarsi nella contemplazione orante.

Dicesi delle Sirene, che chiunque oda il soave suono della loro voce, si rimane affatturato che preso dalla dolcezza del canto si inoltra nel deserto sì da cadere esausto e morire.

Lo stesso succede all'anima attratta dal suono della parola di Dio, la cui dolcezza si imprime nei sensi e nell'intelletto, così che tutta l'anima, dimentica della vita temporale, va dietro a questa dolcezza, il corpo si scorda delle sue brame e l'uomo sale da questa vita a Dio.

266. La giusta misura e un preciso ordine di vita portano luce alla mente e la difendono dalla confusione.

La confusione della mente che viene dal disordine, produce oscurità nell'anima, e la oscurità genera nuova confusione.

La pace viene dall'ordine; dalla pace nasce la luce nell'anima; la luce e la pace fanno pura l'aria della mente.

267. L'anima avida è privata della Sapienza; l'anima misericordiosa raggiunge la sapienza dello spirito.

La chiave dei doni dello Spirito è data al cuore che ama il suo prossimo e, secondo la libertà del cuore dai legami della carne, viene dischiusa la porta della sapienza.

Com'è bello e lodevole l'amore del prossimo, se la sua sollecitudine non ci ritrae dall'amore di Dio!

268 Bello è parlare con i fratelli spirituali, se con essi possiamo mantenere il favellar con Dio!

È bene parlare con i fratelli spirituali purchè ciò sia fatto nella giusta misura e non c'impedisca la nostra vita interiore e il nostro incessante parlare con Dio.

Il troppo prolungarsi del parlare nuoce al secondo, perchè la mente non può fare due cose insieme.

279. Quando ti perseguitano, non perseguitare tu; se sei crocifisso, non crocifiggere tu; se offeso, non offendere; se calunniato, non calunniare.

Non è adatto alla vita cristiana chi cerca giustizia contro qualcuno; Cristo non ha insegnato questo.

Gioisci con chi è nella gioia; piangi con l'uomo che è nel pianto; questi sono i segni della mondezza del cuore.

Porta con amore le pene degli infermi; piangi sui peccati dell'uomo; tripudia del pentimento del peccatore.

Ogni uomo ti senta amico, ma rimani solitario nella tua mente.

280. Non accusare nessuno, non fare oltraggio ad alcuno, neppure all'ultimo degli uomini.

Stendi il tuo mantello sull'uomo che cade e coprilo perchè nessuno lo veda.

Non uscire dalla tua solitaria cella, così non conoscerai le tristi opere dell'uomo e la tua mente, rimanendo ignara, vedrà solo i lati buoni e santi degli uomini.

283. Quello che raccogliamo nel tempo della negligenza, ci darà rossore durante la preghiera.

288. Il vero timore di Dio viene dal suo amore e non dal nome tremendo che gli è dato.

Ama Dio come puoi amarlo, non per le sue promesse future, ma per quello che hai ricevuto ora, per l'esistenza presente che hai avuto da Lui.

Chi mai Lo consigliò a donarci l'essere?

Chi intercederà per noi se noi Lo dimentichiamo?

Quando non eravamo chi condusse alla vita questo nostro corpo?

Chi persuase il pensiero della sapienza a scendere nella creta?

Venite, uomini dotati di comprensione, e siate colmi di stupore!

Chi ha una mente tanto sapiente e pronta allo stupore per degnamente rimaner meravigliata della misericordia del Creatore?

Indice