Filocalia

I Precetti pratici e Teologici

1. La fede è la disposizione a morire per amore di Cristo, in conformità al suo comandamento, e con la convinzione che questa morte apporta la vita.

In questa disposizione la povertà è stimata ricchezza.

La pochezza e la condizione dimessa appaiono come vero onore e gloria; nel niente possedere c'è la certezza di avere tutto.

Soprattutto, la fede è il possesso dell'invisibile tesoro della conoscenza di Cristo, essa fa considerare le cose visibili come polvere e fumo.

2. La fede in Cristo non è soltanto nella non valutazione dei piaceri della vita, ma nella paziente e serena sopportazione con la quale l'anima affronta le prove, le afflizioni, le amarezze, gli avvenimenti spiacevoli, fino al momento in cui Dio rivolge a noi il suo sguardo paterno …

3. Chi, in qualunque maniera, antepone l'amore verso i suoi parenti al comandamento di Dio, non ha fede in Cristo …

Il segno dei veri credenti è nel rifiuto di trasgredire alcun comandamento di Dio Onnipotente e del Salvatore nostro Gesù Cristo.

4. La fede in Cristo, vero Dio, è madre del desiderio dei beni eterni e del timore dei tormenti.

Desiderio dei beni migliori e timore dei tormenti sono i presupposti della fedele osservanza dei comandamenti, questa fa sperimentare all'uomo la propria fragilità.

L'esperienza della propria fragilità fa nascere il costante ricordo della morte.

Chi sente sempre vicina la morte, cerca di capire con ogni cura ciò che lo attende dopo l'esodo e l'abbandono della vita.

Chi cerca diligentemente di conoscere le cose future, bisogna che si spogli delle cose presenti.

Chi è attaccato alla pur minima cosa delle realtà temporali, non potrà mai conoscere quelle future.

Anche se la bontà divina gli ha concesso di pregustare qualcosa delle realtà future, se non rinuncia ad ogni suo attaccamento, e non s'impegna all'acquisizione assoluta di questa conoscenza, non permettendosi neppure un pensiero che lo distorni da essa, verrà privato anche della sapienza che pensa di aver raggiunto.

5. L'abbandono del mondo, e la totale rinuncia ad esso, con la completa separazione dalle realtà mondane: consuetudini, opinioni, figure, e con la rinuncia alla carne e alla propria volontà, operano un grande avanzamento di vita in chi è animato da tale ardente zelo.

6. Se vuoi fuggire il mondo, vigila perchè la tua anima non ricerchi le consolazioni abituali, fintanto che in esso vivrai, anche se i tuoi parenti ed amici ti consigliassero di farlo.

Essi sono spinti dai demoni che vogliono estinguere l'ardore del tuo cuore; se non riusciranno a distoglierti dal tuo proponimento, cercheranno sempre d'indebolirlo e raffreddarlo.

9. Chiunque voglia separarsi dal mondo deve amare Dio con le più riposte profondità dell'anima, acquisire un senso costante della sua presenza, niente più di questo spinge l'uomo alla gioiosa rinuncia di tutto e a fuggire dalle cose mondane come da escrementi.

10. Non voler restare a lungo nel mondo, sia per motivi plausibili o no; appena sei chiamato, affrettati ad obbedire.

Nulla è più gradito a Dio della nostra pronta obbedienza accompagnata dalla povertà, essa è migliore del ritardo accompagnato da molte ricchezze.

11. Il mondo e le sue cose sono passeggere, Dio è permanente ed immortale, abbiate gioia voi che per suo amore avete abbandonato la corruzione.

Il denaro ed ogni piacere sono corruttibili.

I comandamenti di Dio sono luce e vita, con questi nomi sono chiamati da tutti.

25. Chi può vedere con gli occhi del corpo, sa quando è notte e quando è giorno, chi è cieco ignora l'una e l'altra.

Chi ha l'uso degli occhi dello spirito può guardare la luce vera e soprasensibile; se gli succede di regredire alla sua cecità anteriore e di venir privato della luce è anche pienamente consapevole di questa privazione e non ignora i motivi di ciò che gli è capitato.

Chi invece è cieco dalla nascita non può esserne consapevole mancandogli e l'esperienza e l'azione della vista interiore.

Egli conosce queste cose da lui non viste, solo per sentito dire, e può anche parlarne ad altri, pur non sapendo nè lui, nè i suoi ascoltatori la verità delle cose di cui stanno parlando.

28. Come la fiamma del fuoco si erge sempre in alto, specialmente se la materia infiammabile viene attizzata; così il cuore di un vanaglorioso non potrà essere umile.

Basta che tu gli dica qualcosa di carezzevole lo vedrai esaltarsi ancora di più, ma se lo ammonisci e lo avverti lo vedrai contestare vigorosamente.

Se lo lodi e lo conforti, si esalta ancora di più, penosamente.

30. Chi è polemico assomiglia ad uno che deliberatamente si consegna ai nemici del suo re.

La polemica è un arpione costruito a fil di logica, esso ci porta ad ingoiare l'amo del peccato.

In tal maniera l'anima miserella, rimane agganciata nella lingua e nella gola, e viene devastata dai mali spiriti.

Ora tornando a galla, ora precipitando nell'abisso tenebroso del peccato, e verrà giudicata con quelli che precipitarono dal cielo.

32. Se vuoi rinunciare al mondo e imparare a vivere in conformità del Vangelo, mettiti sotto la guida di un maestro sperimentato che abbia conoscenza delle passioni, altrimenti invece di ricevere la vita del Vangelo verrai istruito sulla vita del diavolo.

Il maestro capace dà delle buone lezioni, quello incapace dà dei cattivi ammaestramenti.

Il seme bacato produce delle piante malate.

33. Prega Dio con molte lacrime, perchè t'invii una guida libera da passioni e santa.

Scruta le sacre Scritture, in particolare gli scritti ascetici dei Padri, perchè tu possa confrontare l'insegnamento che ricevi dal tuo maestro e dalla tua guida.

Potrai vedere, come in uno specchio, quanto e come essi Siano d'accordo.

Così potrai assorbire e assimilare nei tuoi pensieri ciò che corrisponda alle Sacre Scritture, e dopo matura riflessione mettere da parte ciò che ad esse non sia consono, altrimenti potrai smarrirti.

Sai bene che nei nostri giorni sono apparsi molti seduttori e falsi profeti.

34. Chi è cieco e cerca di fare da guida ad altri, è un seduttore, trascina i suoi seguaci nell'abisso della perdizione.

Il Signore ci ha lasciato questa parola: "Se un cieco conduce un altro cieco, cadranno tutt'e due nella fossa".

35. Chi è cieco nei confronti dell'Uno, è cieco nei confronti di tutte le cose.

Chi ha la visione dell'Uno, ha la visione di tutte le cose.

Avendo escluso la visione differenziata di tutte le cose, è dentro la visione di tutte le cose pur rimanendo separato dalla molteplicità delle realtà visibili.

Dimorando nell'Uno contempla gli esseri, se invece dimora nella molteplicità non ne vede la completezza nell'Uno.

Contemplando nell'Uno può vedere e se stesso e tutte le cose ricomposte nell'unità, rimanendo immerso nell'Uno non si disperde nella visione del molteplice.

36. Chi con percezione cosciente non ha ancora rivestito la sua mente e il suo spirito dell'immagine del Signore nostro Gesù Cristo, Uomo celeste e Dio, null'altro è se non carne e sangue che non può apprendere direttamente la gloria spirituale, ma solo indirettamente attraverso ciò che gli altri dicono.

Ed è paragonabile a chi è nato cieco, non può concepire la luce del sole se non mediante ciò che ascolta.

37. Chi vede, ascolta e apprende nel modo sopraddetto: rivestendo l'immagine dei cieli e divenendo "uomo perfetto", conforme alla misura della pienezza di Cristo, ha la capacità di guidare il gregge di Cristo nei pascoli dei divini comandamenti.

Se uno invece non ha sperimentato queste cose, non essendo conforme alla pienezza di Cristo ha i suoi sensi non illuminati e non sani, è bene che preferisca di esser guidato piuttosto che guidare gli altri, per non costituire e per sè stesso e per gli altri un pericolo.

38. Chi è intento a seguire il suo maestro e la sua guida come seguirebbe Dio, non si perde in discussioni.

Chi afferma che le due cose sono possibili, la sequela e la contestazione, sappi che è nella via dell'errore; non conosce l'armonia esistente tra l'uomo di Dio e Dio stesso.

39. L'uomo convinto che la sua vita e la sua morte sono in mano del suo pastore, non si perde in discussioni.

La contestazione nasce dall'assenza di questa persuasione, e ciò causa la morte spirituale ed eterna.

45. I demoni gioiscono di quel monaco che disputa col suo padre, gli angeli invece, quando vedono un monaco che si umilia fino alla morte, sono riempiti di stupore.

Costui compie l'opera di Dio, rendendosi simile al Figlio di Dio, che obbedì al Padre fino alla morte di Croce.

50. Chi acquista la purezza del cuore, domina la paura.

Chi è ancora in cammino verso la purezza ora è dominato dalla paura ora riesce a dominarla.

Chi non riesce per niente nella purezza, o diventa del tutto insensibile per l'amicizia delle passioni e dei demoni, rigurgita di vanità e di presunzione pensa di valere qualcosa mentre è un niente; oppure rimane schiavo, consegnato alla paura e, come fanciullo, trema ed è spaventato; per chi teme il Signore non esiste nè paura, nè tremore.

52. Chi è sostenuto dal timore di Dio, non ha paura di vivere in mezzo ad uomini malvagi.

Possedendo il timore di Dio, portando l'invincibile corazza della fede, è forte in ogni impresa e riesce a compiere cose che agli altri sembrano impossibili.

Cammina in mezzo a loro come gigante tra piccole scimmie, come leone ruggente tra cani e volpi, confidando in Dio li riempie di stupore con la forza del suo intelletto, soggioga le loro menti, con parole di saggezza simili a scettro di ferro.

55. Sii attento a non demolire la tua casa con voler costruire l'abitazione del tuo vicino.

È un compito difficile ed arduo, perciò sii attento che non ti capiti ridurre a macerie la tua casa, nel qual caso non potrai costruire quella di un altro.

57. Chi non è libero dalle passioni, non sa niente dell'immunità dalle passioni, nè può immaginare che sulla terra esista qualcuno libero da esse.

Chi prima non rinuncia a sè stesso e non sparge il suo sangue per questo genere di vita veramente benedetto, come potrà pensare che qualcuno lo possa aver fatto per raggiungere l'invulnerabilità dalle passioni?

Così chi solo immagina di avere lo Spirito Santo ed in realtà non lo possiede, quando sente dire che le azioni dello Spirito Santo sono chiaramente riconoscibili in coloro che Lo posseggono; si rifiuta di credere; e neppure sarà capace di credere che nel nostro tempo esistano uomini che eguagliano gli Apostoli di Cristo e i Santi di tutte le età, e che sono, similmente a loro, animati e ispirati dallo Spirito di Dio, o che l'hanno coscientemente visto e conosciuto.

Ognuno giudica gli altri dal suo personale stato, da ciò che in lui di bene o di male sia.

58. Una cosa è l'invulnerabilità delle passioni dell'anima, altra cosa l'invulnerabilità da quelle del corpo.

La prima santifica anche il corpo e per il suo proprio splendore e per la luce dello Spirito; mentre la seconda in sè stessa è inutile anche per quelli che l'hanno acquistata.

59. Come uno che dall'estrema povertà viene elevato alla dignità del Re, rivestito di splendida veste e chiamato a stare alla sua presenza, guarda a lui con devozione e lo ama come suo benefattore, gioisce delle vesti magnifiche, è consapevole della sua dignità e delle ricchezze che gli appartengono.

Così il monaco dopo avere abbandonato il mondo e le cose temporali per mettersi alla sequela di Cristo, osservandone i comandamenti, si eleva alle altezze della visione spirituale e fissando lo sguardo senza smarrimento in Dio constata con chiarezza la trasformazione che ha raggiunto.

Contempla in continuazione la grazia dello Spirito che l'avvolge di luce, e che vien chiamata veste e porpora regale.

Essa è Cristo, il Signore stesso, perchè chi crede in Lui da Lui è rivestito.

60. Molti leggono le Scritture, altri ne ascoltano la lettura.

Pochi hanno la capacità di comprendere la forza ed il significato di ciò che vien letto.

Alcuni pensano che il contenuto della Sacra Scrittura sia senza significato, altri lo ritengono difficile ad esser creduto, e lo interpretano in maniera errata.

Pensano che ciò che è detto del tempo presente debba venir riferito al futuro, e le parole che alludono al futuro ritengono o come già compiute o che stanno avverandosi nel presente.

Così non hanno un giusto criterio per una vera discriminazione tra le cose umane e quelle divine.

61. Noi che abbiamo il dono della fede, dobbiamo guardare gli altri sacerdoti come un'unità, e pensare che ciascuno di loro è Cristo, cercando di essere animati nei loro rapporti dall'uomo pronto a dare per essi la propria anima.

Per nulla cosa al mondo dobbiamo pensare o dire di qualcuno che è malvagio, ma ritenere tutti buoni, come dicevo.

Se incontri qualcuno immerso nelle passioni, non odiarlo essendo tuo fratello, odia le passioni, che lo aggrediscono.

Quando t'imbatti in uno che si è arreso alla tirannia della cupidigia e delle cattive abitudini, abbi per lui una più intensa compassione.

Pensa che anche tu potresti avere simili prove, sei ancora sotto il dominio della mutevole materia.

84. Dal santo battesimo riceviamo la remissione dei peccati, siamo resi immuni dall'antica maledizione, santificati dalla presenza dello Spirito Santo, ma non ancora ci è concessa la grazia perfetta per la quale Dio abita in noi e si muove con noi.

Questa appartiene a chi si rivela con delle opere saldamente fondate sulla fede.

Dopo il battesimo possiamo deviare in azioni malvage e disonorevoli e perdere completamente la santificazione ricevuta.

Solo cambiando direzione, confessando e piangendo le colpe possiamo di nuovo ricevere, in conformità alle nostre azioni, il perdono delle colpe e la santificazione della grazia che viene dall'alto.

86. La grazia dello Spirito Santo vien data come arra alle anime che sono promesse a Cristo.

Senza l'anello del fidanzamento una fanciulla non è sicura di unirsi al suo uomo col legame del matrimonio, così l'anima non ha la certezza di unirsi col suo Signore e Dio, di sposarsi misticamente e ineffabilmente a Lui per godere della sua inaccessibile bellezza, se prima non ha ricevuto la prova del suo amore, i segni della sua grazia e di possederlo coscientemente.

93. Il tetto di una casa è sostenuto dalle fondamenta e dalle altri parti dell'edificio, le fondamenta e le altre strutture sono costruite per reggere il tetto, l'uno e le altre sono necessarie e utili, nè il tetto senza le fondamenta e le altre parti viene costruito, nè le fondamenta e i muri senza il tetto costituiscono un'abitazione.

Altrettanto avviene per l'anima: la grazia dello Spirito Santo è conservata dall'osservanza dei comandamenti, e l'adempimento dei comandamenti è la base gettata per ricevere la grazia dello Spirito Santo.

La grazia dello Spirito Santo non può rimanere in noi senza l'obbedienza ai comandamenti, nè l'osservanza dei comandamenti può essere utile e benefica senza la grazia divina.

94. Una casa lasciata senza tetto dall'incuria del costruttore non solo non serve a niente, ma espone il proprietario al ridicolo.

Allo stesso modo chi con l'osservanza dei comandamenti è riuscito a gettare i fondamenti e ad innalzare gli alti muri della virtù se non riceve la grazia dello Spirito Santo e non vede nè riconosce la sua presenza nell'anima, rimane incompleto ed è oggetto di commiserazione da parte dei perfetti.

Le cause della privazione della grazia possono essere queste due: la negligenza del cambiamento di mente, oppure perchè scoraggiato dall'insieme vasto delle virtù necessarie, ne ha trascurata qualcuna che appariva come minore, ma che in vista della completa costruzione dell'edificio era indispensabile, e senza di essa non è stata possibile la rifinitura del tetto, naturalmente sempre con la grazia dello Spirito Santo.

95. Il Figlio di Dio è venuto sulla terra per riconciliare con la sua intercessione noi, suoi nemici, con il Padre e per unirci a sè per mezzo del suo santo e consustanziale Spirito, chi è privato di questa grazia quale altre ne potrà trovare?

È chiaro che costui non è riconciliato col Padre, nè può essere unito al Figlio mediante la grazia dello Spirito Santo.

96. Partecipando allo Spirito divino si è liberati dalle bramosie delle passioni, ma non dalle necessità della natura corporea.

Liberi dai legami della bramosia passionale, avendo gustato la gloria e la dolcezza immortale, siamo costantemente stimolati ad ascendere per vivere con Dio, non permettendoci di separarci neppure per un istante dalla sua contemplazione e dall'inesauribile gioia di essere con Lui.

Agitati dalla carne e dalle seduzioni, siamo lacerati dalle forze che ci spingono ad abbandonarlo, per ritornare verso il basso.

La sofferenza di questi momenti penso sia paragonabile a quella che sperimenta l'anima del peccatore quando sta per distaccarsi dal corpo.

97. Come per chi è attaccato alla vita corporale e ai piaceri mondani il distaccarsene è esperienza di morte: così per chi ama la purità e Dio, la più breve separazione mentale da essi è esperienza di morte.

Chi sta godendo della luce sensibile, se chiude gli occhi e se qualcuno gli impedisce di tenerli aperti, ne è infastidito e rattristato sì da non sopportare a lungo, specialmente se stava guardando qualcosa di necessario o di piacevole.

Molto di più si verifica questo per, chi illuminato dallo Spirito Santo, sta contemplando mentalmente, in maniera diretta sia da sveglio che dormendo, quelle beatitudini che occhio mai vide, orecchio mai ascoltò, cuore mai sperimentò e che gli stessi angeli di Dio bramano comprendere.

Come potrà non soffrire se qualcuno cerca di distoglierlo dalla loro contemplazione.

Per lui questa esperienza è vera morte e privazione della vita eterna.

103. Chi ha rinunciato al mondo e a tutte le cose che sono, per la fede che ha in Dio, crede che il misericordioso e il clemente Signore accolga quelli che a Lui ritornano; è anche consapevole che Dio eleva i suoi servi dalla disistima alla stima, dalla povertà estrema alla opulenza, dagli insulti e dalle umiliazioni al trionfo, attraverso la morte li rende eredi e partecipi alla vita eterna.

Corre veloce spronato da queste prove come cervo assetato alle sorgenti imperiture; le prove sono scala ascensionale verso l'alto.

Lungo la scala gli Angeli ascendono e discendono per sostenere i viandanti, Dio che sta al vertice di essa osserva con amore i nostri sforzi e le nostre fatiche compiute con le nostre energie, e misericordioso ci offre la ricompensa come se ci fosse dovuta.

104. Dio non lascia che precipitino quelli che con ardore si dirigono verso di lui, vedendoli stanchi dona loro forza e aiuto, dando loro la mano dall'alto li porta vicino a sè; li aiuta in modi manifesti e segreti, di cui non sempre sono consapevoli, finchè giunti all'ultimo gradino si appressano a Lui per unirsi perfettamente con Lui, dimentichi di tutto il travaglio terreno diventano una sola cosa con Lui, e fruiscono di inesprimibili benedizioni sia sui loro corpi sia fuori del loro corpo, non saprei dire.

117. L'unico motivo che spinge gli uomini, pieni della grazia di Dio, e perfetti nella conoscenza e nella saggezza che viene dall'alto, ad andare nel mondo per incontrarvi la gente che vi vive è quello di disporli al compimento delle buone opere mediante l'osservanza dei comandamenti, dando loro l'occasione di ascoltarli, di farli comprendere e di esserne persuasi.

Gli uomini che vivono nel mondo non essendo guidati dallo Spirito di Dio, si muovono nel buio, non conoscendo nè dove vanno, nè se vanno avanti nell'osservanza dei comandamenti; potranno sollevarsi dalla presunzione che li avvolge se riceveranno la vera istruzione dello Spirito Santo e accogliendo senza ipocrisia o orgoglio la volontà divina si convertiranno, in questo modo potranno ricevere qualche dono spirituale.

Se questo utile servizio non riusciranno a compiere verso quelli che hanno avvicinato, piangendo sulla durezza del loro cuore se ne tornano alle loro celle, pregando giorno e notte per la loro salvezza.

Chi vive costantemente con Dio ed è ricolmo di ogni grazia, non può avere altra preoccupazione all'infuori di questa.

121. L'aver compassione di un unico uomo non porta a salvezza, mentre il solo disprezzo verso un fratello getta nell'inferno.

È chiaro che le parole "ebbi fame, ebbi sete" non sono limitate ad una sola volta, ne ad un sol giorno, ma si estendono a tutta la vita.

Nello stesso modo le altre parole: mi avete sfamato, dissetato, rivestito e così di seguito, non indicano un solo caso ma un'abitudine costante verso ognuno.

Il Signore e Dio Gesù Cristo, ha detto che è Lui stesso che riceve questi servizi nella persona di ciascuno e di tutti i suoi sensi.

124. Piacque a nostro Signore di rivestire la somiglianza di ogni povero, e ha identificato sè stesso con ogni tribolato, perchè chiunque creda in Lui non sia tentato di sentirsi superiore a nessuno dei fratelli, spinto piuttosto a considerarsi minore e peggiore degli altri uomini; proprio come si sente inferiore al suo creatore.

Accolga l'infelice con onore, sia pronto a finire tutti i suoi averi per lui, imitando il Signore che esaurì il suo sangue per la nostra salvezza.

126. Chi reputa il suo prossimo uguale a sè stesso, non tollera di avere qualcosa di più di lui.

Lo stesso dicasi per chi ha un po' di pane e rimanda a mani vuote un accattone, o se rifiuta di fare per il prossimo ciò che gli viene domandato, e lo invia da un altro, non vuole dare a chiunque gli richieda soccorso.

Così uno che dia il cibo, la bevanda e le vesti ed ogni altro genere di aiuto a tutti i bisognosi che incontra, ma disdegna e respinge uno solo di loro, deve esser considerato come uno che ha trascurato Nostro Signore quando era affamato ed assetato.

128. Come i comandamenti generali comprendono e racchiudono in sè i comandamenti particolari, così le virtù principali contengono quelle minori.

Chi, per esempio vende e distribuisce i suoi beni ai poveri, divenendo indigente, adempie con un sol gesto tutti i comandamenti relativi alla povertà.

In conseguenza lui non deve dare a chi qualcosa gli chiede, nè è tenuto a rispondere a chi gli chiede un prestito.

Similmente chi prega senza interruzione, adempie in questo tutti i precetti che concernono la preghiera; non è più tenuto a cantare le lodi di Dio per dieci volte al giorno, neppure nelle ore dell'alba, del Vespro o del mezzogiorno, avendo compiuto tutto il suo dovere riguardo alla regola di celebrare e recitare le preghiere in tempi e ore stabilite.

Alla stessa maniera chi ha raggiunto il cosciente possesso di Dio, elargitore di Sapienza, è in possesso del contenuto di tutte le Scritture Sacre, e ne detiene come frutto i doni che la lettura può apportare; per questo non ha più la necessità di leggere dei libri.

Che bisogno ha di leggere dei libri se può conversare con Colui che ha ispirato gli estensori delle Sacre Scritture, e se porta in sè stesso indelebilmente iscritti tutti i suoi ineffabili misteri?

Lui stesso diventa per gli altri un libro ispirato, e contiene i misteri vecchi e quelli nuovi, scritti nella sua anima dalla mano di Dio, avendo compiuto tutto può riposarsi, da tutti i suoi lavori, in Dio, nella più alta perfezione.

162. … Il santo e benedetto Simeone fu interrogato una volta sulla natura del Sacerdozio.

Rispose: "Non ho la qualità per essere Sacerdote.

Conosco con certezza come deve essere colui che si appresta ad offrire sacrifici a Dio.

Prima di tutto gli è richiesta la purezza del corpo e dell'anima e che sia immune da ogni colpa.

Inoltre sia dimesso nelle sue abitudini e azioni esteriori e nelle disposizioni interiori.

Inoltre quando sosta davanti la sacra mensa, vedendo con gli occhi del corpo le oblate sante, contempli interiormente la Divinità.

Soprattutto cerchi di far suo Colui che è presente in maniera invisibile nei doni sensibili, e Lo senta coscientemente presente nel suo cuore, in tal modo potrà presentare con coraggio le offerte, e, in un colloquio da amico ad amico, potrà dire: "Padre nostro che sei nei cieli, il Tuo nome sia santificato".

Questa preghiera rivela che l'orante ha nel suo cuore Colui che è Figlio di Dio per natura insieme al Padre e allo Spirito Santo.

Ho conosciuto dei sacerdoti di questa grandezza, ed ora fratelli e padri miei lasciatemi tranquillo".

Di lui si conservano anche queste parole, le disse per distornare da sè stesso il plauso degli uomini, e come spinto a parlare dal suo amore per gli uomini.

Disse: "Un monaco sacerdote amichevolmente mi confidò: "mai ho celebrato i misteri divini senza vedere lo Spirito Santo che discendeva su di me come nel giorno in cui il Metropolita recitava su di me la preghiera dell'ordinazione sacerdotale e poneva sul mio indegno capo l'Omoforio.

Gli domandai " Sotto quale forma hai visto lo Spirito Santo?"

Rispose: "Senza forma, nella sua pura semplicità, simile a fiamma.

Quando vidi questa visione, mai vista prima, rimasi stupefatto e mi domandai cosa mi stava accadendo.

Una voce silenziosa e chiara risuonò in me: 'In questa forma illuminai i Profeti e gli Apostoli, ed ora illumino i santi eletti da Dio.

Io sono lo Spirito Santo di Dio'.

A Lui la lode e la potenza per tutti gli eoni. Amen.

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