Apologia prima

I - Indirizzo
III - Esaminare le accuse
IV - Non è accettabile la condanna del Solo "nome" cristiano
V - L'influsso dei demoni
VI - È ingiusto affermare che i cristiani sono atei
VIII - No alla menzogna!
IX - Assurdità dell'idolatria
X - Superiorità della fede in Dio
XII - Siamo vostri alleati per la pace
XIII - Noi non siamo atei
XIV - La vita nuova
XV - Alcuni insegnamenti di Cristo
XVII - Siamo sudditi leali dell'impero
XVIII - L'immortalità dell'anima e la risurrezione
XX - Teorie pagane affini …
XXI - … anche a proposito di Gesù Cristo
XXIII - I tre argomenti che intende trattare
XXIV - a) Noi soli siamo perseguitati
XXV - b) Ora disprezziamo la divinità che un tempo adoravamo
XXVI - c) I sedicenti dèi, suscitati dai demoni, non furono perseguitati
XXVII - Perché non esponiamo i neonati
XXX - La persona di Gesù, il Cristo
XXXI - I Profeti e i loro vaticini
XXXIII - La concezione verginale
XXXIV - Betlemme

I - Indirizzo

1. All'imperatore Tito Elio Adriano Antonino Pio Cesare Augusto e al figlio Verissimo filosofo, ed a Lucio, figlio del Cesare filosofo e, per adozione, del Pio, amante del sapere, al Sacro Senato ed a tutto il popolo romano.

2. Io, Giustino, di Prisco, figlio di Baccheio, nativi di Flavia Neapoli, città della Siria di Palestina, ho composto questo discorso e questa supplica, in difesa degli uomini di ogni stirpe ingiustamente odiati e perseguitati, io che sono uno di loro.

II - 1. La ragione suggerisce che quelli che sono davvero pii e filosofi onorino e amino solo il vero, evitando di seguire le opinioni degli antichi qualora siano false.

Infatti la retta ragione suggerisce non solo di non seguire chi agisce o pensa in modo ingiusto, ma bisogna che in ogni modo e al di sopra della propria vita, colui che ama la verità, anche se è minacciato di morte, scelga sia di dire sia di fare il giusto.

2. Voi dunque godete in ogni luogo la fama di essere pii e filosofi e custodi della giustizia e amanti della sapienza: se poi davvero anche lo siete, sarà dimostrato.

3. Eccoci infatti dinanzi a voi non per adularvi attraverso questi scritti né per parlarvi in modo accattivante, ma per chiedervi di pronunciare il giudizio secondo il criterio di un attento e preciso esame, senza attenervi a pregiudizi né al desiderio di piacere a gente superstiziosa: ritorcereste la condanna contro di voi stessi, con un comportamento irragionevole e seguendo una cattiva fama ormai inveterata.

4. Noi infatti siamo persuasi che non possiamo subire alcun male da alcuno, a meno che si provi che siamo operatori di malvagità o che si riconosca che siamo malvagi: voi potete sì ucciderci, ma non nuocerci.

III - Esaminare le accuse

1. Ma affinché nessuno pensi che queste siano parole senza senso e temerarie, riteniamo giusto che siano prese in esame le accuse mosse ai cristiani, e che, qualora esse si dimostrino rispondenti al vero, siano puniti come conviene punire i convinti colpevoli; se invece non si può provare nulla, la vera ragione non consente di trattare ingiustamente, a causa di una cattiva fama, uomini innocenti: o meglio, trattare ingiustamente voi stessi, che ritenete giusto intervenire ( penalmente ) secondo un impulso irrazionale anziché secondo un giudizio di discrezione.

2. Chiunque sia saggio dimostrerà bella e giusta solo questa richiesta, che i sudditi rendano conto delle proprie azioni e delle proprie parole, come irreprensibili; e che, a loro volta, i governanti giudichino non secondo violenza o tirannicamente, ma seguendo pietà e sapienza.

In tale modo sia i governanti sia i sudditi potrebbero godere della felicità.

3. Disse in un passo anche uno degli antichi: « Se i governanti e sudditi non sono filosofi, non è possibile che le città siano felici.

4. Nostro dovere, dunque, è di offrire a tutti la prova della nostra vita e delle nostre dottrine, affinché per colpa di coloro che vogliono ignorare quanto ci riguarda, proprio noi non paghiamo il fio di colpe che essi commettono per cecità; quanto a voi, è vostro dovere - secondo quanto richiede la ragione - dimostrarvi buoni giudici, ascoltandoci.

5. Ingiustificabile sarà in seguito la vostra azione dinanzi a Dio se, dopo aver conosciuto i fatti, non agirete secondo giustizia.

IV - Non è accettabile la condanna del Solo "nome" cristiano

1. L'appellativo di un nome non si giudica né buono né cattivo, senza i fatti che sottostanno al nome stesso; del resto, per quanto attiene al nostro nome che ci viene contestato, noi siamo ottimi.

2. Ma se, da una parte, non riteniamo giusto chiedere di essere assolti a causa del nome, qualora si dimostri che siamo colpevoli, così, d'altra parte, se non si trovano prove che commettiamo del male a causa del nome con cui siamo chiamati e di come viviamo, è vostro dovere adoperarvi per non dover pagare il fio alla giustizia per il fatto di punire ingiustamente coloro la cui colpevolezza non è provata.

3. Infatti non sarebbe ragionevole che dal nome derivasse o lode o biasimo, se non si potesse dimostrare dalle opere la bontà o la malvagità di una cosa.

4. Infatti non siete soliti condannare tutti coloro che sono accusati davanti a voi, prima che siano convinti di colpa.

Invece, nei nostri confronti, usate il nome come prova, mentre, per quanto riguarda il nome, dovreste piuttosto punire i nostri accusatori.

5. Infatti ci si accusa di essere cristiani: ma non è giusto odiare ciò che è buono.

6. Viceversa: se uno degli accusati nega, a parole, affermando di non esserlo, voi lo lasciate andare libero, come se non aveste nulla di cui accusarlo come colpevole; se invece uno ammette di esserlo, voi lo punite per la sua ammissione.

Bisogna invece esaminare la vita, sia di colui che confessa sia di colui che nega, affinché appaia chiaro, attraverso le opere, come ciascuno sia.

7. Come, infatti, alcuni, appreso dal maestro Cristo a non negare, quando sono interrogati offrono buon esempio, allo stesso modo altri, vivendo male, offrono un'occasione a quelli che intendono accusare indiscriminatamente tutti i cristiani di empietà e di ingiustizia.

8. Ma neppure questo è giusto!

Infatti, si pongono l'etichetta ed assumono l'atteggiamento di filosofi certuni che non compiono nulla degno di tale professione.

Sapete come con l'unica denominazione di filosofi siano chiamati, tra gli antichi, anche uomini che hanno professato ed insegnato teorie opposte.

9. Alcuni di costoro insegnarono l'ateismo, ed i poeti proclamano che Zeus è dissoluto, insieme ai suoi figli; eppure coloro che seguono gli insegnamenti di quelli non sono da voi imprigionati, anzi stabilite premi ed onori a chi, con belle parole, oltraggia questi dèi.

V - L'influsso dei demoni

1. Che significato può dunque avere ciò?

Per noi, che professiamo di non commettere alcun male né di seguire tali dottrine atee, voi non apprestate processi regolari, ma, spinti da irragionevole passione e dalla sfera dei demoni malvagi, ci condannate senza processo e senza riflessione.

2. Ma la verità sarà proclamata!

Poiché anticamente cattivi demoni, facendo apparizione, violarono donne, corruppero fanciulli e mostrarono paurose visioni agli uomini, tanto che ne erano spaventati costoro, che non erano capaci di giudicare i fatti che capitavano con il lume della ragione, ma, preda della paura ed ignorando che quelli fossero demoni cattivi, li chiamavano dèi e ciascuno col nome che ciascun demone si assegnava.

3. Quando poi Socrate con discorso ispirato alla verità e alla critica cercava di porre in chiaro questi fenomeni, e di allontanare gli uomini dai demoni, questi demoni, per opera di uomini che si compiacciono del male, fecero sì che anche lui fosse ucciso come ateo ed empio.

Affermarono che voleva introdurre nuovi demoni: nello stesso modo operano nei nostri confronti.

4. Infatti non solo tra i Greci queste menzogne furono confutate dalla ragione attraverso Socrate, ma anche fra i barbari dal Logos in persona, che prese forma e divenne uomo e si chiamò Gesù Cristo: obbedendo a Lui noi diciamo che i demoni, i quali hanno operato in codesto modo, non solo non sono buoni, ma sono cattivi ed empi, poiché non compiono nemmeno azioni simili agli uomini amanti della virtù.

VI - È ingiusto affermare che i cristiani sono atei

1. Di qui ci è anche derivata l'accusa di atei.

Certo ammettiamo di essere tali rispetto a questi supposti dèi, ma non certo rispetto a Dio verissimo, padre di giustizia e di sapienza e di ogni virtù, e immune da malvagità.

2. Lui veneriamo e adoriamo, e il Figlio che da Lui è venuto e che ci ha insegnato queste dottrine, con l'esercito degli altri angeli buoni che Lo seguono e Lo imitano e lo Spirito Profetico: li onoriamo con ragione e verità trasmettendo con generosità quanto abbiamo imparato a chiunque voglia apprenderlo.

VII - 1. Ma - dirà qualcuno - è già accaduto che alcuni, arrestati, siano stati dimostrati colpevoli.

2. Certo: ogni volta che esaminate la vita degli accusati, spesso voi ne condannate molti, ma non certamente a causa di chi è stato accusato in precedenza.

3. Siamo perfettamente d'accordo anche su questo: che, come tra i Greci quanti professano dottrine a loro gradite sono chiamati con l'unico nome di filosofi, anche se le loro teorie sono contrastanti, così vi è una sola denominazione comune, d'imputazione, anche per quanti, tra i barbari, vissero e furono considerati sapienti: sono tutti chiamati cristiani.

4. Per questo riteniamo giusto che siano prese in esame le azioni di quanti sono denunziati dinanzi a voi, affinché colui che è giudicato reo sia punito in quanto colpevole, non in quanto cristiano.

Se poi uno è innocente, sia liberato in quanto cristiano innocente.

5. Noi non pretenderemo che arriviate a punire gli accusatori: a loro bastano, infatti, la malvagità che hanno in sé e l'ignoranza del bene.

VIII - No alla menzogna!

1. Considerate che per il vostro bene noi diciamo queste cose, dal momento che dipenderebbe da noi negare quando siamo sottoposti a giudizio.

2. Ma noi non vogliamo vivere col dire menzogne.

Infatti, bramando la vita eterna e pura, noi aspiriamo al soggiorno con Dio Padre e Creatore di tutte le cose e ci affrettiamo a confessare, persuasi e fiduciosi che questo possano ottenere coloro che con le loro opere, dimostrano a Dio di averlo seguito e di aver desiderato di vivere con Lui, là dove il male non ha più potere.

3. Dunque, per dirla in breve, è questo quanto noi ci aspettiamo ed abbiamo appreso da Cristo, e che insegniamo.

4. Similmente Platone sosteneva che Radamante e Minosse puniranno i malvagi che giungeranno dinanzi a loro.

Noi diciamo che accadrà lo stesso fatto, ma per opera di Cristo, e nei loro stessi corpi, unitamente alle anime di quelli, condannate alla pena eterna, e non solo della durata di mille anni, come egli sosteneva.

5. Se, dunque, qualcuno dirà che questo non è credibile o non è possibile, tale errore riguarda noi e non altri, fino al momento in cui ci si dimostri, nei fatti, colpevoli di qualche delitto.

IX - Assurdità dell'idolatria

1. Ma né con frequenti sacrifici né con corone di fiori noi onoriamo quelli che gli uomini, dopo averli effigiati e posti nei templi, chiamarono dèi, poiché sappiamo che sono oggetti inanimati e morti e privi della forma di Dio ( infatti pensiamo che Dio non abbia una forma tale quale alcuni dicono di aver imitato per onorarli ), ma hanno il nome e la forma di quei malvagi demoni che sono apparsi.

2. Ma che bisogno c'è di dire a voi, che ben lo sapete, in quale modo gli artisti trattano la materia, scolpendo e tagliando e fondendo e battendo?

Spesso, perfino ad oggetti vili, dopo aver cambiato solo la forma e aver loro dato una figura, pongono il nome di dèi.

3. Il che non solo noi riteniamo irragionevole, ma anche offensivo di Dio, il quale, dotato di gloria ed aspetto ineffabili, in questo modo darebbe nome ad oggetti corruttibili e bisognosi di cura.

4. E che gli artefici di tali oggetti siano dissoluti e che possiedano i vizi tutti quanti ( per non annoverarli ad uno ad uno ), voi lo sapete bene; corrompono anche le giovani schiave che lavorano con loro.

5. Quale demenza scegliere uomini dissoluti per plasmare e creare dèi da offrire alla venerazione, e porre simili guardie a custodia dei templi dove essi sono collocati, non vedendo che è scelleratezza pensare e dire che degli uomini siano custodi di dèi!

X - Superiorità della fede in Dio

1. Noi invece abbiamo appreso che Dio non ha bisogno di offerte materiali da parte di uomini, dal momento che vediamo che è Lui stesso a somministrare ogni cosa; abbiamo imparato, e ne siamo convinti e crediamo, che Egli accoglie solo coloro che imitano il bene che è in Lui, cioè sapienza e giustizia e benignità, e tutto ciò che è proprio di Dio, il quale non può prendere alcun nome che Gli si imponga.

2. Abbiamo appreso anche che Egli, in quanto è buono, ha creato in principio tutte le cose dalla materia informe per gli uomini; e se questi si mostreranno, nei fatti, degni del Suo volere, abbiamo appreso che diverranno degni di vivere con Lui regnando insieme con Lui, resi incorruttibili ed immuni dal dolore.

3. Come infatti, all'inizio, trasse alla vita chi non esisteva, così riteniamo che saranno giudicati degni dell'immortalità e della vita presso di Lui coloro che, nelle loro scelte, preferiranno ciò che Gli è gradito.

4. Incominciare ad esistere non dipendeva da noi; ma seguire ciò che gli è caro, scegliendo con le facoltà razionali di cui Egli stesso ci fece dono, questo sì ci persuade e ci conduce alla fede.

5. E crediamo che sia un vantaggio per tutti gli uomini non essere impediti dall'imparare queste dottrine, ma anzi essere spinti verso di esse.

6. Quanto infatti non furono in grado di fare le leggi umane, lo avrebbe compiuto il Logos divino, se i cattivi demoni non avessero disseminato menzogne ed empie accuse prendendo come alleate le passioni, che in ognuno sono del tutto malvagie e per natura varie.

Ma nessuna di queste accuse ci riguarda.

XI - 1. E voi, sentito dire che noi attendiamo un regno, senza riflessione avete supposto che parlassimo di un regno umano, mentre parliamo di quello divino, come appare anche dal fatto che, interrogati da voi, confessiamo di essere cristiani, pur sapendo che per chi confessa è riservata, come pena, la morte.

2. Se, infatti, ci attendessimo un regno terreno, negheremmo per non essere uccisi e cercheremmo di vivere nascosti per conseguire il nostro scopo: ma, dal momento che abbiamo le speranze rivolte non al presente, non ci diamo pensiero di coloro che ci uccidono: in ogni modo si deve morire.

XII - Siamo vostri alleati per la pace

1. Più di tutti gli uomini noi vi siamo utili ed alleati per la pace, dal momento che questo è il nostro pensiero: è impossibile che sfugga a Dio il malfattore o l'avido o l'insidiatore, o anche l'uomo virtuoso, e ciascuno va verso un'eterna pena o salvezza, secondo che meritano le sue azioni.

2. Se tutti gli uomini conoscessero queste verità, nessuno sceglierebbe il male per poco tempo, sapendo di avviarsi alla condanna eterna attraverso il fuoco, ma con ogni mezzo si imporrebbe una disciplina e si adornerebbe di virtù per ottenere i beni che provengono da Dio e tenersi lontano dalle punizioni.

3. Infatti coloro che, a motivo delle leggi da voi imposte, cercano di nascondersi e compiere il male - essi compiono il male perché sanno che è possibile occultarsi a voi che siete uomini -, se comprendessero, e fossero persuasi, che è impossibile che a Dio sfugga qualcosa, non solo compiuto ma anche pensato, anche per le pene minacciate dall'alto sarebbero, sotto ogni aspetto, cittadini onesti, così come anche voi consentirete.

4. Ma sembra che voi temiate che tutti agiscano rettamente e che non abbiate poi più chi punire: ma questo sarebbe proprio da carnefici, non di buoni principi!

5. Noi siamo persuasi che anche questo sia opera di demoni malvagi - come abbiamo detto sopra -, i quali pretendono sacrifici e culto da parte di uomini che non vivono secondo ragione; ma non possiamo supporre che agiate irrazionalmente voi che ricercate pietà e filosofia.

6. Se poi anche voi, come gli sciocchi, stimate le usanze più della verità, fate pure quel che potete; anche i potenti, quando antepongono l'opinione alla verità, possono tanto quanto dei ladri in un deserto.

7. Ma il Logos dimostra che non otterrete buoni auspici, quel Logos di cui sappiamo che, dopo Dio che l'ha generato, non esiste alcuna autorità più regale e più giusta.

8. Come infatti tutti evitano di ricevere in eredità dal padre povertà o dolori o cattiva fama, così pure il saggio non sceglierà ciò che il Logos suggerisce non doversi scegliere.

9. Che tutto questo avverrà, lo predisse - posso affermarlo - il nostro Maestro, figlio ed inviato del Padre e Signore dell'universo, Gesù Cristo, dal quale abbiamo derivato anche il nome di cristiani.

10. Di conseguenza siamo anche ben fermi in tutto ciò che ci è stato insegnato da Lui, poiché i fatti confermano che si compie tutto quanto Egli aveva predetto.

Ed è certo opera di Dio sia predire le cose prima che avvengano sia mostrare che sono accadute conforme alla predizione.

11. Potremmo dunque anche a proposito di questi fatti terminare senza aggiungere altro, consci di chiedere cose giuste e vere: ma poiché sappiamo che non è facile che un'anima preda dell'ignoranza si trasformi in breve tempo, abbiamo pensato di aggiungere qualche breve argomentazione per persuadere gli amanti della verità, sapendo che non è impossibile fugare l'ignoranza, se le si contrapponga la verità.

XIII - Noi non siamo atei

1. Dunque, quale persona ragionevole non ammetterà che noi non siamo atei, dal momento che veneriamo il creatore di questo universo e diciamo che Egli non ha bisogno di sangue e di libagioni e di profumi, come ci è stato insegnato, e Lo lodiamo, per quanto possono le nostre forze, con espressioni di preghiera e rendimento di grazie per tutto ciò che ne riceviamo, poiché sappiamo che il solo onore degno di Lui è non consumare nel fuoco ciò che da Lui ci viene per il nostro sostentamento, ma distribuirlo fra noi stessi e a quanti ne hanno bisogno?

2. Sappiamo essergli grati, innalzandogli lodi e inni per essere stati creati e per tutti i mezzi atti a procurarci benessere per tutte le qualità dei prodotti e la varietà delle stagioni, ed elevandogli preghiere per vivere poi nell'incorruttibilità, a nostra volta, attraverso la fede in Lui.

3. Dimostreremo poi che a ragione noi veneriamo Colui che ci è stato maestro di queste dottrine, e per questo è stato generato, Gesù Cristo, crocifisso sotto Ponzio Pilato, governatore della Giudea al tempo di Tiberio Cesare; abbiamo appreso che Egli è il figlio del vero Dio, e Lo onoriamo al secondo posto, ed in terzo luogo lo Spirito Profetico.

4. In questo credono di dimostrare la nostra follia, dicendo che noi diamo il secondo posto, dopo l'immutabile ed eterno Dio, creatore di tutte le cose, ad un uomo posto in croce, poiché non conoscono il mistero che vi è dentro: questo vi esortiamo a considerare attentamente, poiché ci apprestiamo a spiegarvelo.

XIV - La vita nuova

1. Vi diciamo innanzitutto di guardarvi dal farvi trarre in inganno dai demoni da noi prima accusati, e dal lasciarvi distogliere dal venire a piena conoscenza e dal comprendere quanto vi si dice ( si sforzano infatti di avervi come schiavi e servitori: talvolta attraverso apparizioni di sogni, talvolta attraverso astuzie di magia, riducono in proprio potere tutti coloro che in nessun modo lottano per la propria salvezza ); così come anche noi, dopo aver creduto nel Logos, ci siamo allontanati da loro, e seguiamo il solo ingenerato Iddio, per mezzo del Suo Figlio.

2. Noi che prima godevamo della dissolutezza, ora amiamo solo la continenza; noi che usavamo arti magiche, ora ci siamo consacrati al Dio buono ed ingenerato; noi che ambivamo, più degli altri, a conseguire ricchezze e beni, ora mettiamo in comune anche ciò che abbiamo e lo spartiamo con i bisognosi.

3. Noi che ci odiavamo l'un l'altro e ci uccidevamo e non spartivamo il focolare con coloro che non erano della nostra stirpe o avevano diversi costumi ora, dopo la manifestazione di Cristo, viviamo in comunità e preghiamo per i nemici e ci sforziamo di persuadere quanti ingiustamente ci odiano affinché, vivendo secondo i buoni comandamenti di Cristo, abbiano la bella speranza di ottenere, insieme con noi, la stessa ricompensa da parte di Dio, signore di tutte le cose.

4. Per non sembrarvi sofisticare, abbiamo ritenuto fosse bene, prima della dimostrazione, richiamare alcuni pochi insegnamenti di Cristo stesso; sia poi compito vostro, di imperatori potenti quali voi siete, esaminare se quanto abbiamo appreso e insegniamo, risponda a verità.

Brevi e concisi sono i suoi discorsi: Egli infatti non era un sofista, ma la Sua parola era potenza di Dio.

XV - Alcuni insegnamenti di Cristo

1. Dunque, riguardo alla continenza, disse così « Chi guarda una donna per desiderarla, ha già commesso adulterio in cuor suo dinanzi a Dio ».

2. E ancora: « Se il tuo occhio destro ti scandalizza, cavatelo; infatti è meglio per te entrare con un occhio solo nel regno dei cieli che essere gettato con tutti e due nel fuoco eterno »

3. E ancora: « Chi prende in moglie una donna ripudiata da un altro uomo, commette adulterio ».

4. E: « Vi sono alcuni resi eunuchi dagli uomini; vi sono alcuni generati eunuchi; vi sono ancora alcuni che si resero eunuchi per il regno dei cieli; ma non tutti comprendono ciò ».

5. Ugualmente anche coloro che contraggono un secondo matrimonio secondo la legge umana sono peccatori dinanzi al nostro Maestro, così come coloro che guardano una donna per desiderarla: infatti viene respinto da Lui non solo chi è adultero di fatto ma anche chi desidera commettere adulterio, poiché a Dio sono palesi non solo le azioni, ma anche le intenzioni.

6. E molti uomini e donne di sessanta o settanta anni, che fin da fanciulli furono ammaestrati negli insegnamenti di Cristo, perseverano incorrotti.

E mi vanto di potervi mostrare uomini siffatti sparsi in ogni classe.

7. C'è forse bisogno di parlare dell'innumerevole moltitudine di coloro che si sono convertiti da una vita dissoluta e hanno appreso questa verità?

Infatti Cristo non ha chiamato alla conversione i giusti e i sobri, ma gli empi e i dissoluti e gli ingiusti.

8. Così disse: « Non sono venuto a chiamare a conversione i giusti, ma i peccatori ».

Il Padre celeste vuole infatti la conversione del peccatore, piuttosto che la sua punizione.

9. Quanto poi all'amore verso tutti, così insegnò: « Se amate coloro che vi amano, che cosa fate di nuovo?

Infatti anche gli impuri lo fanno.

Ma io vi dico: - Pregate per i vostri nemici e amate chi vi odia e benedite coloro che vi maledicono e pregate per coloro che vi calunniano ».

10. Quanto poi al fare parte dei beni con i bisognosi, e a non fare nulla per ottenere gloria, così disse: « A chiunque chiede, date, e non fuggite chi vuol chiedervi un prestito.

Se infatti prestate a coloro dai quali sperate di ricevere indietro, che cosa fate di nuovo?

Anche i pubblicani fanno così ».

11. « Ma voi non vogliate accumularvi tesori sulla terra, dove tarlo e ruggine li consumano ed i ladri li rubano; ma accumulate tesori per voi nei cieli, dove né tarlo né ruggine consumano.

Che gioverà infatti all'uomo se egli guadagna il mondo intero, ma perde la sua anima?

O che cosa darà in cambio di essa?

Accumulate dunque tesori nei cieli, dove né tarlo né ruggine li consumano ».

E: « Siate benigni e misericordiosi, come anche il Padre vostro è benigno e misericordioso e fa levare il sole sui peccatori e sui giusti e sui cattivi ».

12. « Non preoccupatevi di che mangerete o di che vestirete.

Non valete voi più degli uccelli e delle fiere?

Eppure Dio li nutre.

Dunque non preoccupatevi di che mangerete e di che vestirete.

Il Padre vostro dei cieli sa infatti che avete bisogno di questo.

Cercate invece il regno dei cieli e tutte queste cose vi saranno date in sovrappiù.

Infatti dove è il tesoro, là è anche la mente dell'uomo ».

13. E ancora: « Non fate queste cose per essere visti dagli uomini; se no, non avrete ricompensa dal Padre vostro che è nei cieli ».

XVI - 1. Quanto poi all'essere tolleranti e servizievoli verso tutti, e non iracondi, queste sono le Sue parole: « A chi ti percuote una guancia, offri anche l'altra, e non impedire chi ti toglie la tunica o il mantello ».

2 « Chi poi si adira, è colpevole di fuoco.

Chi ti costringe a seguirlo per un miglio, seguilo per due.

Risplendano le vostre buone opere dinanzi agli uomini, affinché essi, vedendole, ammirino il Padre vostro che è nei cieli ».

3. Non bisogna opporre resistenza, né egli ha voluto che fossimo imitatori dei malvagi, ma ci esortò ad allontanare tutti dall'ignominia e dal desiderio del male, attraverso la tolleranza e la mansuetudine.

4. E questo possiamo mostrarlo anche a proposito di molti, che un tempo furono nelle vostre file: da violenti e dispotici che erano, cambiarono vita, trascinati dal seguire la fortezza di vita dei vicini o dall'osservare la mirabile pazienza di loro compagni vessati, o anche dal mettere a prova i colleghi di lavoro.

5. Quanto al non fare, in senso assoluto, giuramenti, e al dire sempre la verità, queste sono le Sue prescrizioni: « Non giurate affatto; ma il vostro sì sia sì e il no, no; tutto ciò che è in più, viene dal maligno ».

6. E che bisogna adorare il solo Dio ci persuase dicendo così: « Il massimo comandamento è questo: adorerai il Signore Dio tuo e Lui solo servirai con tutto il tuo cuore e con tutta la tua forza, il Signore Iddio che ti ha creato ».

7. E quando gli si avvicinò un tale e gli disse: « Maestro buono »; Egli gli rispose con queste parole: « Nessuno è buono, se non l'unico Dio che tutto ha creato ».

8. Coloro poi che non si ritrovano a vivere i suoi comandamenti, non si riconoscano come cristiani, anche se, con la lingua, ripetono gli insegnamenti di Cristo.

Infatti disse che si sarebbero salvati non quelli che parlano soltanto ma quelli che compiono anche i fatti.

9. E disse così: « Non chiunque mi dice - Signore, Signore - entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è nei cieli ».

10. « Infatti chi ascolta me, e fa quanto io dico, ascolta Colui che mi ha mandato ».

11. « Molti mi diranno - Signore, non mangiammo e bevemmo e compimmo miracoli nel Tuo nome? - Ed allora io dirò ad essi: - Allontanatevi da me operatori di iniquità ».

12. « Allora sarà pianto e stridore di denti, quando i giusti risplenderanno come il sole e gli ingiusti saranno mandati nel fuoco eterno ».

13. « Molti infatti verranno nel mio nome, vestiti di fuori di pelli di pecora, mentre dentro sono lupi rapaci: dalle loro opere li riconoscerete.

Ogni albero che non produce buoni frutti viene tagliato e gettato nel fuoco ».

14. Chiediamo dunque anche a voi che si puniscano coloro che vivono non coerentemente con i Suoi insegnamenti e che di cristiano hanno solo il nome.

XVII - Siamo sudditi leali dell'impero

1. Noi cerchiamo di pagare, prima di tutti gli altri, dovunque, tasse e tributi ai vostri incaricati, come Egli ci ha insegnato.

2. In quel tempo infatti alcuni si avvicinarono a Lui e gli chiedevano se bisognasse pagare i tributi a Cesare.

Ed Egli rispose: « Ditemi: di chi reca l'effigie la moneta » « Di Cesare, dissero », ed Egli di rimando a loro: « Date dunque a Cesare ciò che è di Cesare e a Dio ciò che è di Dio ».

3. Pertanto solo Dio sì, noi adoriamo, ma, per tutto il resto di buon grado serviamo a voi riconoscendovi imperatori e capi di uomini, mentre facciamo voti che si trovi in voi saggezza di pensiero, insieme al potere imperiale.

4. Se poi ci disprezzerete, mentre pur preghiamo e mettiamo ogni cosa alla luce del sole, non saremo noi ad essere danneggiati, poiché abbiamo fede, o meglio, siamo convinti che ciascuno pagherà la pena attraverso il fuoco eterno, a misura delle azioni e gli sarà chiesto conto in proporzione delle facoltà che ha ricevuto da Dio, come Cristo ci ha indicato quando ha detto: « A chi più Dio ha dato, più sarà anche richiesto ».

XVIII - L'immortalità dell'anima e la risurrezione

1. Volgete lo sguardo alla fine di ciascuno degli imperatori precedenti, come siano morti della morte comune a tutti.

Se questa conducesse alla cessazione di ogni sensibilità, sarebbe un guadagno per tutti gli ingiusti.

2. Ma poiché a tutti coloro che sono vissuti rimane la sensibilità ed è apprestata una punizione eterna, non trascurate di persuadervi e di credere che queste sono cose vere.

3. Le negromanzia, infatti, e le osservazioni di fanciulli incontaminati e le evocazioni di anime umane e gli spiriti che, presso i maghi, sono detti evocatori di sogni e loro assistenti e tutti i fenomeni che avvengono per opera dei conoscitori di scienze occulte, vi persuadano che anche dopo la morte le anime mantengono le facoltà sensitive;

4. ve ne persuadano anche gli uomini posseduti e agitati dalle anime dei defunti, che tutti chiamano indemoniati e furiosi, e quelli che voi chiamate oracoli di Anfiloco e di Dodona e della Pizia, e quanti altri esistono di tal genere,

5. e gli insegnamenti degli scrittori - Empedocle e Pitagora e Platone e Socrate, e la fossa nominata da Omero e la discesa di Ulisse alla scoperta di quei misteri - e di quanti affermano cose simili.

6. Al pari di essi date retta, dunque, anche a noi: noi che, non meno di loro, anzi di più, crediamo in Dio, noi che speriamo di riprendere i nostri corpi, anche se morti e gettati nella terra, poiché diciamo che nulla è impossibile a Dio.

XIX - 1. E, per chi ci pensa bene, qualora non esistessimo nel corpo, cosa potrebbe apparire più incredibile del fatto che qualcuno ci dicesse che da una piccola stilla del seme umano è possibile che derivino e ossa e nervi e carne, manifestata con la forma che noi vediamo?

2. Immaginiamo ora per ipotesi: se voi non foste così come siete né foste generati da tali persone, e qualcuno, mostrandovi il seme umano e poi un'immagine dipinta, affermasse con assoluta certezza che da un simile seme nasce un essere siffatto, prima di vederlo, voi ci credereste?

Nessuno oserebbe negare che non gli credereste!

3. Nello stesso modo, perché non avete ancora visto un morto resuscitare siete dominati dall'incredulità.

4. Ma, come all'inizio non avreste creduto che potessero nascere uomini così fatti da una piccola stilla, eppure li vedete formati, così dovete pensare che non sia impossibile che i corpi umani, dissolti e disfatti nella terra come semi, al momento opportuno, per ordine di Dio, risorgano e « si rivestano di incorruttibilità ».

5. Non si può dire quale potenza degna di Dio ammettano coloro che dicono che ogni cosa torna a ciò da cui fu generata, e che neppure Dio può nulla contro questa legge; ma noi ne deduciamo che non avrebbero creduto fosse possibile che mai si generassero esseri siffatti, tali quali vedono, cioè se stessi e tutto l'universo: e generati da quali elementi!

6. Abbiamo imparato che è meglio credere anche a ciò che è impossibile, sia alla nostra natura sia agli uomini, piuttosto che non credervi, come gli altri, poiché sappiamo che anche il nostro Maestro Gesù Cristo ha detto: « Ciò che è impossibile presso gli uomini, è possibile presso Dio ».

7. E disse anche: « Non temete coloro che vi uccidono e, dopo, non possono fare alcunché; temete invece colui che può, dopo la morte, gettare sia l'anima sia il corpo nella Geenna ».

8. La Geenna è il luogo dove sono destinati ad essere puniti quanti sono vissuti iniquamente e non credono che avverrà quanto Dio attraverso Cristo, ci ha insegnato.

XX - Teorie pagane affini …

1. Sia la Sibilla sia Istaspe profetarono la distruzione, attraverso il fuoco, di ciò che è corruttibile.

2. I filosofi chiamati Stoici insegnano che anche Dio stesso si dissolve nel fuoco, ed affermano che il mondo, dopo una trasformazione, risorgerà.

Noi invece pensiamo che Dio, creatore del tutto, sia qualcosa di superiore a ciò che muta.

3. Se dunque noi sosteniamo alcune teorie simili ai poeti ed ai filosofi da voi onorati ed alcune anche superiori e divine e, soli, possiamo dimostrarvele, perché siamo ingiustamente odiati più di tutti?

4. Quando diciamo che tutto è stato ordinato e prodotto da Dio, sembreremo sostenere una dottrina di Platone; quando parliamo di distruzione nel fuoco, quella degli Stoici; quando diciamo che le anime degli iniqui sono punite mantenendo la sensibilità anche dopo la morte, e che le anime dei buoni, liberate dalle pene, vivono felici, sembreremo sostenere le stesse teorie di poeti e di filosofi;

5. quando diciamo che non bisogna adorare opere di mano umana, siamo d'accordo con il comico Menandro e con quanti espressero le stesse idee.

Dimostrarono infatti che il creatore è superiore a ciò che è creato.

XXI - … anche a proposito di Gesù Cristo

1. Quando noi diciamo che il Logos, che è il primogenito di Dio, Gesù Cristo il nostro Maestro, è stato generato senza connubio, e che è stato crocifisso ed è morto e, risorto, è salito al cielo, non portiamo alcuna novità rispetto a quelli che, presso di voi, sono chiamati figli di Zeus.

2. Voi sapete infatti di quanti figli di Zeus parlino gli scrittori onorati da voi: Ermete, il Logos interpretativo e maestro di ogni arte; Asclepio, che fu anche medico e, colpito dal fulmine, ascese al cielo; Dioniso, che fu dilaniato; Eracle, che si gettò nel fuoco per sfuggire alle fatiche; i Dioscuri, figli di Leda; e Perseo, figlio di Danae; e Bellerofonte, che di tra gli uomini ascese con il cavallo Pegaso.

3. Che bisogno c'è poi di parlare di Arianna, e di quanti, al pari di lei, si dice siano stati trasformati in astri?

O dei vostri imperatori che, morti, sempre ritenete degni dell'immortalità, anzi producete persino qualcuno che giura di aver visto il Cesare cremato, elevarsi dalla pira verso il cielo!

4. Ma a chi già conosce questi fatti non è necessario dire quali azioni si raccontino di ciascuno dei cosiddetti figli di Zeus; dirò solo che tutto questo è stato scritto per aiutare ed esortare i discepoli: tutti infatti stimano bello farsi iettatori degli dei!

5. Ma da ogni anima retta sia lontano questo convincimento circa gli dei, che persino colui che, secondo loro, è re e genitore di ogni cosa, Zeus, sia parricida e figlio di simile padre, e che, vinto dalla smania di malvagi e turpi piaceri, sia arrivato a corrompere Ganimede e molte donne, e che i suoi figli abbiano continuato a compiere azioni simili alle sue.

Invece, come abbiamo già detto, furono i demoni cattivi a compiere queste azioni.

Noi abbiamo appreso che ottengono l'immortalità solo coloro che conducono una vita santa e virtuosa, vicino a Dio e crediamo che coloro che vivono iniquamente e non si pentono sono puniti nel fuoco eterno.

XXII - 1. Il Figlio di Dio, chiamato Gesù, se anche fosse solo uomo comune per sapienza, sarebbe degno di essere chiamato figlio di Dio.

Infatti tutti gli scrittori chiamano Dio padre sia degli uomini sia degli dei.

2. Se poi, come abbiamo affermato sopra, noi affermiamo che Egli è stato generato da Dio come Logos di Dio stesso, in modo speciale e fuori dalla normale generazione, questa concezione è comune alla vostra, quando  dite che Ermete è il Logos messaggero di Zeus.

3. Se poi qualcuno ci rimproverasse il fatto che Egli fu crocifisso anche questo è comune ai figli di Zeus annoverati prima, i quali, secondo voi, furono soggetti a sofferenze.

4. Anche di loro infatti si narrano patimenti di morte non eguali, ma diversi.

Cosicché neppure nella particolarità della sofferenza Egli sembra essere inferiore; anzi, come abbiamo promesso, nel seguito del discorso dimostreremo che è anche superiore; o meglio, questo e già dimostrato: infatti chi è superiore si rivela dalle opere.

5. Se poi diciamo che è stato generato da una vergine, anche questo sia per voi un elemento comune con Perseo.

6. Quando affermiamo che Egli ha risanato zoppi e paralitici ed infelici dalla nascita, e che ha resuscitato dei morti, anche in queste affermazioni appariremo concordare con le azioni che la tradizione attribuisce ad Asclepio.

XXIII - I tre argomenti che intende trattare

1. Affinché ormai appaia evidente anche questo, vi dimostreremo che quanto noi diciamo, per averlo imparato da Cristo e dai Profeti che lo precedettero, è la sola verità, e che è più antica di tutti gli scrittori; e che chiediamo di essere creduti non perché diciamo le stesse cose ma perché diciamo la verità;

2. che il solo Gesù Cristo è stato propriamente generato figlio di Dio, Suo Logos e primogenito e potenza operatrice e, fatto uomo per Sua volontà, ci ha dato questi insegnamenti per la liberazione e la rigenerazione del genere umano;

3. e che, prima che si facesse uomo tra gli uomini, alcuni - intendo dire i cattivi demoni già nominati - per bocca dei poeti si affrettarono a raccontare come veramente accaduti i fatti di cui favoleggiarono, nello stesso modo che anche crearono infamie e nefandezze, che ci vengono rinfacciate, e di cui non esiste alcun testimone né alcuna prova.

XXIV - a) Noi soli siamo perseguitati

1. In primo luogo accade che, pur sostenendo idee simili a quelle dei Greci, noi soli siamo odiati a causa del nome di Cristo, e, pur non facendo nulla di male, siamo uccisi come colpevoli, mentre altri, chi qua chi là, venerano alberi e fiumi e topi e gatti e coccodrilli e molti altri animali privi di ragione: anzi, non sono venerati da tutti sempre gli stessi, ma gli uni in un luogo gli altri in un altro, cosicché appaiono irreligiosi, gli uni rispetto agli altri, per il fatto che non venerano gli stessi elementi.

2. L'unica colpa che ci potete imputare è che non veneriamo gli stessi dèi che venerate voi, e che non portiamo libagioni ai morti, né grasso di vittime, né corone sulle tombe, né facciamo sacrifici.

3. Ma sapete benissimo che le stesse cose dagli uni sono ritenute dèi, dagli altri bestie, dagli altri ancora vittime sacrificali.

XXV - b) Ora disprezziamo la divinità che un tempo adoravamo

1. In secondo luogo: tra tutto il genere umano, noi - che anticamente adoravamo Dioniso figlio di Semele, ed Apollo figlio di Latona ( e c'è da vergognarsi anche solo a pronunciare quali azioni compirono per amore di maschi ), e Persefone e Afrodite impazzite di folle passione per Adone ( di esse celebrate persino i misteri ), o Asclepio o qualunque altro dei cosiddetti dèi - noi abbiamo preso a disprezzarli, con l'aiuto di Gesù Cristo, anche se siamo minacciati di morte;

2. e ci siamo consacrati al Dio ingenerato ed immune da dolore.

Siamo certi che Egli non fece violenza, per folle passione, né ad Antiope né ad altre donne simili, né a Ganimede; che non venne liberato grazie all'intervento di quel centimano per il soccorso ricevuto da Teti, né che per quel beneficio si fece pensiero che Achille, figlio di Teti, per la concubina Briseide rovinasse molti Greci.

3. Anzi noi abbiamo pietà di quanti vi credono: ben sappiamo che sono i demoni la causa di tutto ciò.

XXVI - c) I sedicenti dèi, suscitati dai demoni, non furono perseguitati

1. In terzo luogo: anche dopo l'ascesa di Cristo al cielo, i demoni continuavano a suscitare uomini che dicevano di essere dèi; e questi non solo non furono perseguitati da voi ma furono stimati degni di onore.

2. Così un tale Simone di Samaria di un villaggio chiamato Gitton, - il quale sotto l'imperatore Claudio compiva prodigi magici, per mezzo dell'arte dei demoni che operavano in lui, nella vostra città imperiale di Roma - fu ritenuto dio, è stato onorato da voi di una statua; questa statua è stata eretta nel fiume Tevere tra i due ponti, con la scritta in latino: « Simoni deo sancto ».

3. E quasi tutti i samaritani, e pochi anche di altri popoli, lo riconoscono e lo adorano quale primo dio.

Sostengono anche che una certa Elena, che si accompagnava con lui in quel tempo, e che prima era stata in un lupanare, è il primo pensiero emanato da lui.

4. Sappiamo poi che un tale Menandro, anche lui samaritano, del villaggio di Capparetea, fattosi discepolo di Simone e posseduto anche lui dai demoni, recatosi ad Antiochia, ingannò molti attraverso l'arte magica: egli persuase anche i suoi seguaci che non sarebbero morti.

E vi sono tuttora alcuni di quella scuola che ci credono.

5. Vi è poi un certo Marcione del Ponto, il quale tuttora insegna ai suoi seguaci a credere che esiste un altro Dio superiore al creatore.

Costui, in mezzo ad ogni genere di uomini, con l'aiuto dei demoni, è riuscito a far sì che molti pronuncino bestemmie e neghino che Dio sia creatore dell'universo, e ammettano che un altro, il quale sarebbe superiore a Lui, ha compiuto cose maggiori di lui.

6. Tutti coloro che si ispirano ad essi, come abbiamo detto, sono chiamati cristiani, nello stesso modo che tra i filosofi anche coloro che non hanno in comune le stesse teorie, hanno in comune la stessa denominazione.

7. Se poi compiano quelle nefandezze di cui si favoleggia, rovesciamento di lampada ed accoppiamenti impudichi e pasti di carni umane, non sappiamo.

Sappiamo però che non sono né perseguitati né uccisi da voi, almeno a causa delle loro dottrine.

8. É stato da noi composto anche un trattato contro tutte le eresie che sono sorte: se volete leggerlo, ve lo faremo avere.

XXVII - Perché non esponiamo i neonati

1. A noi, per non commettere alcuna ingiustizia o empietà, è stato insegnato che è proprio dei malvagi esporre i neonati: prima di tutto, perché vediamo che sono tutti avviati alla prostituzione, e non solo le fanciulle, ma anche i giovinetti; e, come si dice che gli antichi allevassero greggi di buoi o di capre o di pecore o di cavalli, così ora allevano anche fanciulli solo per farne un uso vergognoso.

Similmente, presso tutto il popolo, ecco torme di donne e di ermafroditi e di uomini abominevoli comportarsi secondo questa nefandezza

2. e voi ne traete guadagni e tributi ed imposte, mentre bisognerebbe estirparli dalla vostra terra.

3. E qualcuno di questi profittatori, oltre alle unioni nefande ed empie e sfrenate, se capita si unisce al figlio o ad un parente od al fratello.

4. Alcuni prostituiscono anche i propri figli e le mogli; altri apertamente si evirano per impudicizia e celebrano i misteri in onore della madre degli dèi; e ad ognuno di quelli che da voi sono ritenuti dèi si attribuisce un serpente come grande simbolo e mistero.

5. Tutto ciò che è compiuto da voi apertamente ed è tenuto in onore, voi lo attribuite a noi, come se fosse rovesciato ed assente il lume di Dio.

Ma questo non reca danno a noi, che siamo ben lontani dal compiere qualcuna di queste azioni, bensì a chi le compie e rende falsa testimonianza.

XXVIII - 1. Da noi infatti il capo dei demoni malvagi è chiamato serpente e satana e diavolo, come voi potete apprendere anche da un esame dei nostri scritti.

Di lui Cristo ha predetto che sarà cacciato nel fuoco con il suo esercito e con gli uomini che lo seguono, per essere puniti per l'eternità.

2. L'indugio di Dio nel non compiere ancora tutto questo è a beneficio del genere umano: Egli infatti preconosce che alcuni si salveranno attraverso il pentimento, anche di quelli che non sono ancora nati.

3. Egli in principio ha creato il genere umano dotato di ragione e capace di scegliere il vero ed il buon agire, cosicché gli uomini non hanno giustificazione davanti a Dio, in quanto sono dotati di ragione e di capacità di discernimento.

4. Se qualcuno non crede che Dio si occupi di costoro, o dovrà con artifizi ammettere che Egli non esiste o che, pur esistendo, gode del male, o che rimane simile a una pietra, e che virtù e iniquità non sono nulla, e che gli uomini giudicano le cose buone o cattive solo secondo l'opinione soggettiva: e questa è gravissima empietà ed iniquità.

XXIX - 1. Inoltre: badiamo che i neonati non siano esposti, affinché non succeda che qualcuno degli esposti muoia, perché non raccolto, e noi diveniamo omicidi.

D'altra parte, o fin dall'inizio non ci dovevamo sposare, se non per allevare i figli, oppure, rifiutando il matrimonio, vivere nella perfetta castità.

2. E già uno dei nostri ( per persuadervi che non è un rito misterico presso di noi l'unione libera ) ad Alessandria consegnò uno scritto al governatore Felice chiedendogli di permettere al medico di evirarlo.

Infatti i medici del luogo dicevano che non si poteva fare senza il permesso del governatore.

3. E poiché in nessun modo Felice volle sottoscrivere, il giovane rimase casto, contento della buona coscienza sua e di quanti sentivano come lui.

4. Non riteniamo fuori di luogo ricordare qui anche Antinoo, vissuto ai nostri tempi, che tutti, per paura, erano spinti a venerare come dio, pur sapendo chi fosse e di dove venisse.

XXX - La persona di Gesù, il Cristo

1. Affinché nessuno ci faccia questa obiezione: « Che cosa impedisce che anche colui che da noi è chiamato Giusto, uomo figlio di uomini, abbia compiuto per arte magica quelli che chiamiamo miracoli, e per questo sia sembrato essere figlio di Dio? », è ormai il momento di darne la dimostrazione, non credendo per fede a coloro che li narrano, ma necessariamente persuasi da quanti profetarono prima che i fatti accadessero, dal momento che vediamo con i nostri occhi che i fatti sono accaduti ed accadono così come è stato profetato e questa non potrà non apparire anche a voi - così crediamo a dimostrazione più probante e più vera.

XXXI - I Profeti e i loro vaticini

1 . Dunque, certi uomini tra i Giudei sono stati Profeti di Dio, ed attraverso di loro lo Spirito Profetico preannunciò quanto sarebbe accaduto, prima che accadesse.

I re dei Giudei che si avvicendarono nel tempo, come vennero in possesso delle Profezie, le custodirono con zelo - esattamente come furono pronunciate quando quelli profetavano - in libri composti dagli stessi Profeti, nella loro lingua ebraica.

2. Quando Tolomeo, re d'Egitto, apprestava una biblioteca e cercava di raccogliervi gli scritti di tutti gli uomini, avuta notizia anche di queste Profezie, mandò a chiedere all'allora re dei Giudei, Erode, di inviargli i libri dei Profeti.

3. Ed il re Erode gli inviò i libri scritti nella lingua ebraica, come ho detto prima.

4. Però, poiché il loro contenuto non era comprensibile agli Egizi, di nuovo mandò a chiedere di inviargli dei traduttori in lingua greca.

5. Fatto ciò, i libri sono rimasti presso gli Egizi fino ad ora, e si trovano dovunque, presso tutti i Giudei.

Questi, però, pur sapendoli leggere, non ne comprendono il contenuto, ma ci ritengono avversari e nemici, e, come voi, ci uccidono e ci perseguitano quando possono, come potete constatare anche voi.

6. Infatti, anche nella recente guerra Giudaica, Barkokeba, il capo della rivolta dei Giudei, comandava che venissero condotti a crudeli supplizi solo i cristiani, se non rinnegavano e bestemmiavano Gesù Cristo.

7. Tuttavia è proprio nei libri dei Profeti che trovammo vaticinato il nostro Gesù Cristo, la sua venuta, la sua nascita da una vergine, il suo divenire uomo, il suo guarire ogni malattia e ogni infermità, il suo risuscitare i morti; trovammo che sarebbe stato odiato, ignorato e crocifisso, che sarebbe morto e risorto e salito al cielo; che è ed è chiamato figlio di Dio, e che alcuni uomini sono inviati da Lui ad annunziare queste cose a tutto il genere umano e che avrebbero creduto in Lui di preferenza i pagani.

8. Egli fu preannunziato una volta cinquemila anni, una volta tremila, una volta duemila, ed ancora mille, e un'altra volta ottocento anni prima della Sua comparsa, poiché, nel succedersi delle generazioni, ci furono svariati Profeti.

XXXII - 1. Mosè, il primo dei Profeti, disse esattamente così: « Non mancherà capo di Giuda né comandante disceso dai suoi lombi finché venga Colui a cui è riservato; ed Egli sarà l'atteso delle genti, che lega alla vite il suo puledro, che purifica nel sangue dell'uva la sua veste ».

2. Sta a voi dunque esaminare attentamente ed apprendere fino a quando ci fu un capo ed un re proprio ai Giudici: fino alla comparsa di Gesù Cristo, il nostro maestro ed interprete delle profezie incomprese, come fu predetto dal divino Spirito Profetico per bocca di Mosè; che cioè non sarebbe mancato un capo dei Giudei finché fosse venuto Colui al quale il regno era riservato.

3. Giuda infatti è il capostipite dei Giudei, e da lui essi presero anche il nome.

E voi avete incominciato a regnare sui Giudei e siete divenuti signori di tutta la loro terra, dopo la Sua comparsa.

4. La frase: « Egli sarà l'atteso delle genti » era profetica del fatto che da parte di tutte le genti vi sarebbe stata l'attesa della sua nuova comparsa: questo voi potete vedere con i vostri occhi e persuadervene dai fatti.

Da tutte le genti infatti si attende Colui che fu crocifisso in Giuda dopo il quale vi fu consegnata subito, come conquista di guerra, la terra dei Giudei.

5. La frase « che lega alla vite il suo puledro e che purifica nel sangue dell'uva la sua veste » era un segno per indicare quanto sarebbe accaduto a Cristo e quanto sarebbe stato da Lui compiuto.

6. Infatti un puledro d'asina stava legato ad una vite all'ingresso di un villaggio ed Egli comandò che i suoi discepoli subito glielo conducessero; quando gli fu condotto, vi salì, vi si sedette ed entrò in Gerusalemme, dove c'era il più grande tempio dei Giudei, che in seguito da voi fu distrutto.

E dopo fu crocifisso, affinché si compisse il resto della profezia.

7. Infatti le parole: « che purifica nel sangue dell'uva la Sua veste » erano profetiche della passione che stava per subire, per purificare col sangue quanti credono in Lui.

8. Infatti quella che dal divino Spirito, tramite il profeta, è chiamata « veste », sono gli uomini che credono in Lui, nei quali abita il divino seme di Dio, il Logos.

9. Quello che è chiamato « sangue dell'uva » indica che Colui che sarebbe apparso ha sì sangue, ma non da seme umano, bensì da potenza divina.

10. E la prima potenza, dopo Dio, Padre e signore di ogni cosa, è il Logos, Suo figlio.

In che modo questi abbia preso carne umana e sia diventato uomo, diremo in seguito.

11. Come infatti non un uomo, ma Dio, ha creato il sangue della vite, così era anche indicato che il Suo sangue sarebbe stato generato non da seme umano, ma da potenza di Dio, come abbiamo detto.

12. Ed Isaia, un altro Profeta, profetando gli stessi avvenimenti con altre parole disse: « Sorgerà un astro da Giacobbe e verrà su un fiore dalla radice di Jesse. E nel braccio di lui spereranno le nazioni ».

13. Un astro luminoso sorse ed un fiore germogliò dalla radice di Jesse: Cristo.

14. Fu infatti generato, per potenza di Dio, da una vergine del seme di Giacobbe, padre di Giuda, padre dei Giudei come s'è detto.

E Jesse ne è stato il progenitore, secondo la profezia, perché, nella successione della stirpe, è figlio di Giacobbe e di Giuda.

XXXIII - La concezione verginale

1. E ancora; ascoltate come fu esattamente profetato da Isaia che sarebbe stato generato da una vergine.

Così infatti fu detto: « Ecco la vergine porterà nel ventre e partorirà un figlio e lo chiameranno col nome 'Dio con noi ».

2. Infatti ciò che era incredibile e giudicato impossibile a verificarsi presso gli uomini, Dio predisse attraverso lo Spirito Profetico che sarebbe avvenuto, affinché, quando fosse accaduto, non ci si rifiutasse di credere, ma si credesse perché era stato predetto.

3. E perché non succeda che qualcuno, fraintendendo la profezia, ci contesti ciò che noi contestammo ai poeti, quando riferiscono che Zeus per passione si accostò a donne, cercheremo di chiarire le parole.

4. Dunque l'espressione: « Ecco la vergine porterà nel ventre » indica che la vergine concepì senza unione; se infatti fosse stata unita a chicchessia, non sarebbe stata più vergine.

Invece la virtù di Dio, entrata nella vergine, l'adombrò e la rese incinta, pur rimanendo ella vergine.

5. E l'angelo di Dio, inviato in quella circostanza alla stessa vergine, le diede il lieto annunzio dicendo: « Ecco concepirai nel tuo ventre per opera dello Spirito Santo e concepirai un figlio e sarà chiamato figlio dell'Altissimo e lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati »: così ci insegnarono coloro che tramandarono la memoria di tutto ciò che riguarda il nostro Salvatore, ai quali prestiamo fede, dal momento che - come abbiamo detto - anche per bocca di Isaia, già nominato sopra, lo Spirito profetico aveva predetto la Sua nascita.

6. É lecito dunque pensare che lo Spirito e la Virtù di Dio non siano altro che il Logos, che è anche primogenito di Dio, come, indicò Mosè, il profeta di cui abbiamo prima parlato.

E fu questo Spirito che, entrato nella Vergine ed adombratala, non attraverso l'unione, ma per la virtù, la rese incinta.

7. La parola « Gesù », nome di lingua ebraica, corrisponde al vocabolo greco « Salvatore ».

8. Per questo l'angelo disse alla Vergine: « E lo chiamerai Gesù: Egli infatti salverà il Suo popolo dai suoi peccati ».

9. Anche voi, suppongo, ammetterete che coloro che profetano, da null'altro sono ispirati se non dal Logos divino.

XXXIV - Betlemme

1. Udite come un altro profeta, Michea, abbia predetto persino in quale terra sarebbe nato.

Disse così: « E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra i principi di Giuda: da te infatti uscirà un capo che pascerà il mio popolo »: quello è appunto il villaggio, nella terra dei Giudei, distante trentacinque stadi da Gerusalemme, nel quale nacque Gesù Cristo, come potete apprendere dai registri del censimento fatto sotto Cristo, vostro primo procuratore in Giudea.