Precetti

Decimo precetto

XL - Allontanare la tristezza

1. "Allontana da te, dice, la tristezza che è sorella della incertezza e della collera".

2. "In che modo, chiedo, o signore, è sorella di queste?

Mi sembra che una cosa sia la collera, una cosa l'incertezza, ed altro la tristezza".

"Sei uno stolto, risponde, perché non sai che la tristezza è il peggiore di tutti gli spiriti ed è la più nociva ai servi di Dio.

Al di sopra di ogni spirito distrugge l'uomo, contrista lo Spirito Santo e poi salva".

3. "Io, signore, sono corto di mente e non comprendo queste similitudini.

Non saprei come può contristare e poi salvare".

4. "Ascolta, dice: quelli che non hanno mai fatto ricerche sulla verità né hanno indagato sulla divinità ed hanno solo creduto, sono presi dalle faccende, dalla ricchezza, dalle amicizie pagane e da molti altri affari di questo mondo.

Quanti vivono per queste cose non comprendono le allegorie della divinità.

Ottenebrati e rovinati dalle loro attività diventano aridi.

5. Come le belle vigne se vengono trascurate, inaridiscono per le spine e le varie erbacce, così gli uomini che hanno creduto quando si lasciano distrarre, travolti dalle molte faccende che ho ricordate, ingannano la loro mente e non capiscono completamente nulla della giustizia.

Quando sentono parlare della divinità e della verità, la loro mente si trascina nell'azione, ed essi non comprendono assolutamente nulla.

6. Invece, coloro che temono Dio e cercano la divinità e la verità ed hanno il cuore rivolto al Signore, capiscono e colgono presto tutto ciò che si dice loro.

Hanno in se stessi il timore del Signore.

Là ove abita il Signore, si ha la completa intelligenza.

Légati al Signore e tutto avvertirai e comprenderai".

XLI - L'incertezza e l'ira

1. "Ascolta, dunque, o stolto, in che modo la tristezza caccia lo Spirito Santo e poi salva.

2. Quando un indeciso è indotto a qualche impresa e fallisce per la sua incertezza, il dolore entra nell'uomo, contrista lo Spirito Santo e lo caccia.

3. Poi se la collera si attacca all'uomo per qualunque faccenda sia, lo esaspera molto; di nuovo la tristezza subentra nel cuore dell'uomo adirato che prova dolore per l'impresa compiuta e si pente perché ha agito male.

4. Sembra che questa tristezza abbia salvezza perché chi ha fatto i1 male si è pentito.

Ambedue le cose contristano lo spirito; l'incertezza perché non riuscì nell'impresa, l'ira contrista lo Spirito perché operò il male.

Ambedue sono moleste allo Spirito Santo, l'incertezza e la collera.

5. Lungi da te la tristezza e non angustiare lo Spirito Santo che abita in te, perché non si rivolga a Dio contro di te e si allontani da te.

6. Lo Spirito di Dio dato a questa carne non tollera né tristezza né angustia".

XLII - La gioia

1. "Rivestiti, dunque, di gioia che è sempre gradita a Dio e gli è accetta.

In essa si diletta. Ogni uomo allegro opera bene, pensa bene e disprezza la mestizia.

2. Invece l'uomo triste si comporta sempre male.

Prima agisce male perché contrista lo Spirito Santo che fu dato gioioso all'uomo, poi, contristando lo Spirito Santo, compie l'ingiustizia di non supplicare Dio e di non confessarsi a Lui.

La preghiera dell'uomo triste non ha mai la forza di salire all'altare del Signore".

3. "Perché, chiedo, la preghiera del triste non sale all'altare?".

"Perché, dice, la tristezza risiede nel suo cuore.

La tristezza unita alla preghiera non permette che la preghiera ascenda pura all'altare.

Come l'aceto e il vino mescolati insieme non hanno lo stesso sapore, così la tristezza frammista allo Spirito Santo non conserva la stessa preghiera.

4. Purificati, dunque, da questa nefasta tristezza e vivrai in Dio.

E vivranno in Dio quanti allontanano la tristezza e si rivestono di ogni gioia".

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