De praescriptione haereticorum

Indice

XX - Cristo e gli Apostoli: loro missione

Chiunque sia Gesù Cristo - mi sia permessa, per ora, l'espressione che io uso -, il Signor nostro, Figlio di Dio, qualunque Esso sia, Dio e uomo, qualunque sia la materia di cui Esso, come uomo, si sia rivestito, Maestro di una fede, qualunque essa voglia essere, e che ci assicurò una ricompensa, qualunque essa sia per essere, durante il Suo soggiorno sulla terra, Egli manifestò che cosa fosse, che cosa fosse stato, quale la volontà del Padre Suo, che Egli seguiva, quali i doveri a cui l'uomo doveva piegarsi e che doveva compiere: e tutto ciò Costui lo rendeva chiaro ed aperto, parlando o in mezzo al popolo o ai Suoi discepoli, in disparte.

Egli ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sé: non si staccarono mai dal fianco del Maestro: li aveva scelti, perché fossero maestri alle genti e diffusori della dottrina divina.

Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, nel ritornare al Padre Suo dopo la Resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo ( Mt 28,19-20 ).

E gli Apostoli sùbito, ( questo nome di Apostoli significa appunto inviati, mèssi ) in luogo di Giuda, che era stato cacciato, sortirono Mattia come loro dodicesimo compagno ( At 1,26 ), secondo quanto anche era stato profetizzato, come si legge nel salmo di David ( Sal 109,8 ).

Avendo ricevuto la promessa virtù dello Spirito Santo per compiere i dovuti miracoli e diffondere la fede in ogni linguaggio ( At 1,8 ), fu dapprima in Giudea che, fermata la grande parola di fede in Gesù Cristo, stabilirono quivi le prime radunanze di fedeli, e dì poi si sparsero in tutto il mondo e bandirono alle genti il Verbo della nuova credenza, della nuova regola di vita.

E Chiese sorsero in ogni città; e da queste trassero e accesero la favella vivace e inestinguibile della dottrina e della fede in Cristo tutte le altre radunanze di fedeli, ed ogni giorno vi attingono forza nuova per poter divenire vere Chiese.

Ed ecco che, per questo, esse saranno denominate Apostoliche, come figlie dirette delle Chiese che dagli Apostoli ebbero prima loro origine.

Tutto deve portare l'impronta della origine sua, è necessario.

Che cosa rappresentano tante Chiese e così importanti, sia pure, se non sempre, quella prima dagli Apostoli fondata e dalla quale hanno poi tratto loro vita e sviluppo le altre tutte?

Tutte sono primitive dunque, Apostoliche tutte e tutte insieme non fanno che confermare il principio della maggiore e possente unità: e in esse è la parola perenne di pace e d'amore; fra gli uomini, da esse si parte il principio della più assoluta fratellanza umana, dunque; esse parlano il linguaggio della maggiore e pie affettuosa ospitalità.

E questi, che poi sono divenuti veri diritti, non altra regola possono invocare, all'infuori di quella che può derivare da una tradizione unica di uno stesso sacro principio.

XXI - Fondamento della prescrizione contro gli eretici

È da qui, da ogni considerazione esposta, che noi facciamo muovere la nostra prescrizione contro gli eretici.

È pure vero che Gesù Cristo inviasse gli Apostoli a predicare la sua dottrina ( At 2,4 ).

Ebbene: noi non dobbiamo accettare altri, all'infuori di loro, come divulgatori di essa.

Chi può conoscere il Padre se non il Figlio Suo e quelli a cui il Figlio lo rivelò ( Mt 11,27 )?

E sembra che a nessun altro, se non agli Apostoli, il Figlio abbia rivelato i! Padre Suo.

Ad essi poi dètte l'incarico della predicazione e di divulgare, s'intende, ciò che era stato loro manifestato.

Ciò che essi, dunque, bandiscono alle genti, è quello che Cristo rivelò all'intelligenza loro; ed è da questo punto anche che noi possiamo alzare il nostro grido di prescrizione, in quanto non deve esser possibile conoscere la verità della dottrina di Cristo, se non ricorrendo alle Chiese che gli Apostoli fondarono e dove essi ammaestrarono i fedeli, sia colla voce viva ed ardente, sia rivolgendosi poi con lettere alle genti.

Se dunque le cose stanno esattamente così ne risulta che ogni dottrina, la quale si accordi ai principi di quelle Chiese Apostoliche Madri, sorgenti di ogni fede più pura, si deve riconoscere come veritiera: essa contiene in sé, senza dubbio alcuno, ciò che le Chiese attinsero dal labbro degli Apostoli, ciò che a loro volta gli Apostoli colsero dalle labbra di Gesù, ciò che infine Gesù attinse da Dio.

E si può affermare, senz' altro, falsa ogni dottrina che si schieri contro la verità della Chiesa e quindi contro la parola degli Apostoli, di Cristo, di Dio.

Quello che ci resta da dimostrare è questo appunto: che la dottrina nostra, di cui prima abbiamo dato la regola di fede, trae l'origine sua dalla pura tradizione apostolica e che quindi, posto questo riconoscimento, tutte le altre dottrine vengono infirmate come false, in quanto traggono loro sorgente da principi non veri.

Noi siamo nel rapporto più intimo colle Chiese Apostoliche, perché la nostra dottrina non è in alcun punto diversa dalla loro: questa è la prova sicura dell'assoluta verità.

XXII - La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza

La prova di quanto asseriamo è così chiara che, appena sia apertamente esposta, non c'è affatto bisogno di contrastare in qualche modo.

Ma, come se ormai la prova nostra non risplendesse già nel suo fulgore di verità, alla parte avversaria noi vogliamo concedere di mettere fuori gli argomenti loro, dal momento che essi pensano di potere infirmare la nostra prescrizione contro l'eresie.

Gli Apostoli non hanno avuto una conoscenza completa di tutta la dottrina del Signore, essi dicono; ecco uno dei loro punti essenziali: ma poi, come scossi intimamente da un accesso di pazzia, cambiano il loro pensiero e, contrariamente a quanto prima avevano sostenuto, affermano che gli Apostoli hanno avuto bensì la conoscenza completa della dottrina del Signore, ma non hanno comunicato, partecipato agli altri la loro dottrina nella sua integrità.

Ma, in ambedue i casi, essi gettano biasimo sulla figura di Cristo, il quale avrebbe inviati gli Apostoli o non forniti di una conoscenza assoluta, o avrebbe dato incarico della diffusione della dottrina a spiriti che l'alterarono, forse attraverso la sottigliezza del loro pensiero.

Ma chi potrà mai credere, che sia fornito di un retto discernimento, che non siano stati in possesso dell'integrità e della completezza della dottrina, quelli che il Signore scelse a maestri, e che li tenne compagni, con Lui sempre, e Lo seguirono e vissero in compagnia Sua fedelmente?

E con loro si confidava di ogni segreto, senza farne parte ad altri, dicendo appunto che a loro solamente sarebbe stato concesso di penetrare i misteri, che il popolo invece non avrebbe dovuto e potuto conoscere ( Lc 8,10 ).

Qualcosa sarà dunque rimasta nascosta a Pietro?

A Pietro, pietra di quella Chiesa che avrebbe avuto da lui sua consistenza e sua base?

Che poteva, ripeto, essere occulto a lui, che aveva avuto le Chiavi del Regno dei Cieli e la facoltà di legare e di sciogliere sulla terra e nei Cieli ( Mt 16,18-19 )?

E qualcosa avrà forse potuto rimanere nascosta a Giovanni? egli era il più caro al Signore suo, fra i Discepoli; egli poté posar la sua testa sul cuore del Signore ( Gv 16,23 ); a lui il Signore, di preferenza, indicò Giuda come quegli che l'avrebbe tradito; Giovanni fu quegli che il Signore indicò a Maria, come chi avrebbe dovuto tenere presso di Lei ( Gv 19,26-27 ) in luogo del Figliuol Suo.

Che cosa poté rimanere occulto a quelli ai quali Egli manifestò il fulgore della Sua gloria, e Mosè ed Elia e la voce stessa del Signore, Padre Suo ( Mc 9,3-6 ), la quale scendeva dal Cielo?

Non che Gesù avesse gli altri Apostoli in minore considerazione, ma perché ogni parola deve stare salda sulla testimonianza di tre ( Mt 18,16 ).

Allora ignorarono qualche cosa anche quelli ai quali il Signor nostro, dopo che fu resuscitato, volle, nella Sua immensa bontà, cammin facendo, spiegare tutte le Scritture Sacre ( Lc 24,13-15 ).

Aveva sì, detto il Signore una volta: ho molte cose ancora da dirvi, ma voi ora non siete in grado di comprenderle ( Gv 16,12 ): ma aveva anche aggiunto: quando discenderà quello Spirito di luce e di verità, questo stesso vi aprirà la conoscenza ad ogni vero.

E così dimostrò chiaramente che non potevano ignorare nulla, coloro ai quali aveva pure assicurato che sarebbero giunti alla conoscenza della verità integralmente, per mezzo dello Spirito Santo, sorgente appunto del vero.

E la promessa fu mantenuta e gli Atti degli Apostoli sono lì a provare la discesa dello Spirito Santo ( At 2,1-4 ).

Chi non riconosce questa parte delle Sacre Scritture, non può essere dello Spirito Santo, come chi appunto ignora come Esso sia disceso sulla terra, agli Apostoli.

E poi, come costoro possono difendere e sostenere in qualche modo la Chiesa di Cristo, dal momento che essi non sanno e quando e da quali principi abbia tratto l'origine sua e la sua forza questo organismo?

Ma per gli eretici è preferibile non possedere le prove di quello che essi sostengono, piuttosto che esser costretti, di fronte all'evidenza delle prove, a rinunziare alle falsità che essi inventano.

XXIII - Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli

Vogliono essi, ad esempio, addurre come argomento di loro difesa la non perfetta conoscenza che gli Apostoli ebbero della dottrina cristiana e per questo, ricordano come Pietro e i seguaci suoi fossero stati rimproverati da Paolo ( Gal 2,11 ).

Appunto, essi dicono, perché qualche differenza d'indirizzo si riscontrava fra loro, onde ne traggono che la conoscenza loro poteva avere una completezza maggiore: come dove appunto essere il caso di Paolo, allorché ebbe parole di rimprovero per chi l'aveva preceduto nell'apostolato.

Ma in primo luogo io potrei ben rispondere a questa gente, che non riconosce gli Atti degli Apostoli: voi dovete dimostrare qual sia codesto Paolo e che cosa sia stato prima di essere Apostolo e in qual modo lo sia divenuto, dal momento che è chiaro che costoro si servono dell'autorità sua, moltissimo, anche in altre questioni.

È lui stesso che ci dice che da persecutore divenne Apostolo ( Gal 1,23 ), ma questo può anche non essere sufficiente, a chiunque voglia prestar fede a qualcosa, dopo aver bene considerato ed esaminato ogni lato della questione stessa: eppoi sappiamo che neppure il Signore fece testimonianza su sé stesso ( Gv 5,31 ).

Ma supponiamo pure che essi, appunto per credere contrariamente ai dettami delle Scritture, non fondino affatto le loro credenze sulle Scritture stesse; ma ci dimostrino almeno come in seguito al fatto della riprensione rivolta da Paolo a Pietro, sia stata introdotta da Paolo un'altra forma di Vangelo, diversa da quella che Pietro e gli altri Discepoli avevano già insegnato.

Ma ben diversamente andò la cosa: la verità fu che Paolo, che da persecutore era divenuto sostenitore e diffusore della dottrina di Cristo, è presentato da fratelli ad altri fratelli: è considerato uno dei loro ( At 9,27 ); egli viene dunque accolto da quelli che avevano dagli Apostoli ricevuto il Verbo della fede, viene ammesso nella società loro, e in seguito Paolo, come egli stesso ci racconta ( Gal 1,18 ), per conoscere Pietro, sale a Gerusalemme: era un dovere e un diritto nel tempo medesimo, come quegli che partecipava della stessa fede e della stessa predicazione.

E costoro non avrebbero certamente provato un senso di soddisfazione e non avrebbero avuto lieta meraviglia che Paolo, da persecutore, militasse ora nelle file dei predicatori ( Gal 1,23 ) e dei diffonditori della fede, se dalle sue labbra avessero sentito uscire qualcosa di contrario ai principi fondamentali della loro dottrina; e non avrebbero innalzato inni di lode e di gloria al Signore ( Gal 1,24 ), perché Paolo, da nemico accanito, si era poi convertito alla giusta e retta credenza.

Ma tutti invece dettero a lui la destra in segno di concordia e di unione, e fra loro ( Gal 2,9 ) regolarono la divisione degli uffici, ma non parlarono affatto di scissione di Vangelo.

Non era il caso di pensare che uno dovesse andar predicando un Vangelo, mentre poi un altro dovesse essere il diffusore di una diversa dottrina.

No; era la medesima dottrina che doveva andare divulgata fra gruppi di genti diverse; Pietro ai Giudei avrebbe dovuto predicare, Paolo ai gentili.

Del resto, se pur fu biasimato Pietro ( Gal 3,10 ), perché egli, pur avendo convissuto con i gentili, dopo si allontanava da loro e stabiliva così differenza di persone, si deve riconoscere che questo non fu difetto di sostanza di dottrina, ma di semplice esteriore convivenza.

Ed infatti egli non annunciava davvero un Dio diverso dal Dio Creatore dei Cristiani, né un altro Cristo, se non Quello che nacque da Maria; non fece brillare altra speranza alla mente dei fedeli, se non quella della Resurrezione.

XXIV - La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non è, se non la fede di Cristo

Io non ho affatto desiderio, anzi, dirò meglio, io non ho mai avuto un'idea così insana dì voler porre gli Apostoli fra loro in contrasto.

Ma dal momento che questa gente degli eretici, nella sua perversità grande, si serve di questa specie dì rimprovero mosso da Paolo a Pietro, quasi per provare e far riconoscere come sospetta la dottrina anteriormente predicata, io prenderò, per così dire, le difese di Pietro e ricorderò che Paolo stesso ha affermato questo: che egli si era fatto tutto con tutti: giudeo con i Giudei, gentile con i gentili, per poterli tutti attrarre a sé.

Così, per riguardo a questioni di tempo, di persone, di procedimenti, di modalità diverse, trovavano da ridire e da criticare, mentre poi essi stessi agivano perfettamente nello stesso modo, riguardo ai punti di sopra ricordati.

Sarebbe esattamente la medesima cosa come se anche Pietro avesse dovuto usare riprensione con Paolo perché, pur proibendo la circoncisione, egli stesso poi aveva circonciso Timoteo.

Per tal risposta se la vedano fra loro quelli che azzardano giudizi e critiche sugli Apostoli.

Quel che poi è magnifico, è che Pietro e Paolo rifulgono ugualmente nella luce gloriosa del martirio.

E sebbene Paolo, rapito fino al Terzo Cielo e trasportato in Paradiso, abbia colà avuto straordinarie rivelazioni, pure queste non rivestirono carattere tale da suggerirgli l'idea di una dottrina diversa, perché quelle conoscenze erano di natura siffatta, da non esser possibile che fossero comunicate e conosciute dagli uomini.

Le quali arcane verità o qualche cosa che a ciò s'avvicini, se fossero giunte alla conoscenza di taluno o ci fosse una dottrina eretica che sostenesse appunto di seguire essa questi tali misteriosi e arcani principi; ciò significherebbe che Paolo si rese colpevole di tradire il segreto o altri, rapito in Paradiso dopo di lui, ebbe facoltà di manifestare quegli arcani, che a Paolo non fu concesso neppure di accennare segretamente.

XXV - Gli Apostoli hanno tutto saputo e tutto insegnato quello che Gesù volle che gli uomini imparassero

Ma, come abbiamo già detto, sarebbe una eguale stoltezza se costoro, dopo aver magari riconosciuto che agli Apostoli nulla è rimasto occulto e che niente di contrario fra dì loro hanno essi predicato, d'altra parte essi stessi sostenessero che gli Apostoli non hanno a tutti ugualmente detto tutto ciò che era a conoscenza loro: così che si verrebbe a riconoscere che alcune partì di dottrina essi l'avrebbero rivelate apertamente a tutti, altre, invece, sarebbero state insegnate a pochi e segretamente; e questa credenza potrebbe scaturire da quello che Paolo disse a Timoteo: ecco l'espressione che egli usò: « O Timoteo, sappi custodire quello che ti è stato confidato » ( 1 Tm 6,20 )

E, similmente, in altro punto: « Mantieni il prezioso deposito » ( 2 Tm 1,14 )

E di che deposito mai si tratta? è forse qualcosa di così misterioso e peregrino da farci pensare agli arcani di più profonda dottrina?

Oppure non fa che parte di quella esortazione nella quale così si esprime: « O Timoteo, figlio mio, io ti do questo mandato » ( 1 Tm 1,18 ) , e medesimamente si può pensare che non faccia che parte di quel precetto, dove egli dice: « Dinanzi a Dio, che è spirito vitale di tutte le cose, e dinanzi a Gesù Cristo, che sotto Ponzio Pilato sostenne ferma e nobilissima confessione ( 1 Tm 6,13 ), io mi raccomando a te: sappi custodire quanto ti è stato dato come precetto ».

Si parla di precetto: ma che precetto è mai questo? e quale il consiglio, l'esortazione che a lui rivolge?

Da quanto egli dice prima e dalla intelligenza complessiva del testo risulta chiaro che con tali parole non s'intende minimamente di alludere a dottrine diverse ed oscure, ma piuttosto egli intendeva fermare questo principio, che non fosse da riconoscessi e da accettare altra dottrina se non quella che Timoteo avesse ascoltata dalla sua stessa bocca; ed ho ragione di credere, perché [ egli lo disse ] in presenza di molti altri ( 2 Tm 2,2 ).

Molti testimoni, dunque.

Ma se con questa espressione non vogliono che s'intenda la Chiesa, non m'importa affatto; ma non si potrà parlare in ogni modo che tale insegnamento fosse stato tenuto in segreto, quando risulta che molti furono realmente testimoni di questo.

E perché l'Apostolo volle che Timoteo tramandasse i principi di tale dottrina ad uomini fedeli e capaci poi d'insegnare ad altri, da questo fatto si può forse dedurre l'esistenza di una dottrina evangelica che non si sia sviluppata alla piena luce del sole?

Quando egli disse: queste cose, intese evidentemente d'alludere a ciò che scriveva attualmente; qualora avesse voluto far intendere elementi di dottrina occulta e misteriosa, quasi ristretti alla conoscenza sua e diversi quindi e lontani dal corpo della comune dottrina, avrebbe detto « quelle cose» non « queste cose ».

XXVI - Il Signore aveva voluto che la Sua dottrina fosse a tutti palese: niente di segreto vi era in essa; nella sua infinita bontà e nell'immenso amore, essa si rivolgeva a tutti gli uomini.

Era poi del resto anche logico che a colui al quale il Signore affidava la cura della predicazione evangelica, perché fosse compiuta con costanza fermissima e con retto discernimento, aggiungesse in un secondo momento un'altra raccomandazione; e furono parole di Cristo queste, infatti: « Non gettate perle ai porci, né cose sante ai cani » ( Mt 7,6 )

Il Signore poi aveva pubblicamente parlato e non aveva mai fatto allusione o cenno alcuno a una dottrina nascosta ( Gv 13,20 ).

Egli stesso aveva ordinato agli Apostoli che, se anche qualche cosa avessero ascoltato ed appreso in oscurità o in segreto, essi lo portassero alla piena luce del sole e nell'alto ( Mt 10,27 ).

Fu Lui che insegnò loro, servendosi di una famosa parabola, di non lasciare nascosta una sola mina, cioè una sola parola Sua, senza che perciò questa potesse dare i suoi frutti ( Lc 19,20 ); come pure altro solenne insegnamento offriva, dicendo che la fiaccola non si accende per poi metterla sotto il moggio, ma per fissarla sul candelabro, perché dall'alto possa spargere la sua luce su tutti quelli che si trovano nella casa ( Mt 5,14-15 ).

E se gli Apostoli non avessero seguito tali insegnamenti, tenendo nascosto qualche scintilla di luce, cioè della parola di Dio e della dottrina di Cristo, ciò significava o che non li avrebbero tenuti nel conto che dovevano, oppure, che non li avevano affatto compresi.

Ma, per quanto io so, essi non avevano paura di alcuno, non temevano violenza o da parte di Giudei o di pagani; e quelli dunque che facevano sentire alta ed ardita la loro parola nelle pubbliche radunanze e nelle sinagoghe, dovevano pure, a maggior ragione, con più ampia libertà, parlare nelle Chiese.

Eppoi, essi non avrebbero potuto convertire né Giudei né pagani, se non avessero, con metodo e con ordine, esposto ciò che volevano che formasse l'oggetto delle loro credenze.

Ed è anche più chiaro come costoro non avrebbero mai potuto indursi a sottrarre una parte della dottrina da quell'insegnamento che prodigavano alle compagnie dei fedeli nei templi, per farne oggetto di particolare ammaestramento, separatamente, a pochi.

Ammettiamo pure, per così dire, che non mancassero delle conversazioni, che si sarebbero svolte fra pochi intimi; ma non per ciò si dovrebbe pensare che essi sostenessero in queste una regola di fede diversa e contrastante a quella che era oggetto del loro insegnamento pubblico, secondo quanto vuole il principio cattolico.

Non si deve neppur credere che predicassero un Dio in Chiesa e un altro Dio nelle loro particolari radunanze, e che dinanzi alla massa assegnassero a Cristo una natura e che fra loro, poi, in segreto, la cosa fosse diversa e la natura di Cristo mutasse; e che alla folla facessero rifulgere una certa speranza di resurrezione, ma che fra pochi parlassero di ciò in altra maniera.

Non erano forse loro, gli Apostoli, che nelle loro lettere rivolgevano vive, calde ed appassionate preghiere, perché i fedeli parlassero un linguaggio solo, uguale sempre e non tollerassero nel seno della Chiesa, divisioni, scismi e contrasti ( Mt 5,37 )?

E Paolo, o chiunque altro di loro, non affermavano concordemente la stessa cosa? e ricordavano le seguenti espressioni: Il nostro linguaggio sia questo: si, si: no, no: quello che eccede, da questa assoluta laconicità d'espressione deriva dal demonio ( Gal 3,1 ); e tutto questo appunto, perché nella trattazione del Vangelo, non esistessero differenze di sorta.

XXVII - Nonostante qualunque contrasto, la dottrina apostolica è integra, purissima

Che gli Apostoli dunque non abbiano conosciuto in tutta la sua completezza la dottrina del Cristo o che in ordine perfetto non ne abbiano tramandato a tutti la parola di quella fede che essa bandiva, non è cosa a cui possiamo minimamente pensare.

Vediamo dunque se, mentre gli Apostoli nella sua maggiore integrità e con parola semplice e piana bandivano agli uomini [ la dottrina ]; se, dico, sia stata la Chiesa, che, per proprio difetto, abbia ad essa attinto in modo un po' diverso da quanto gli Apostoli insegnavano.

Tu potresti notare che questi del resto sono i punti che gli eretici portano, per tentar di muovere nel nostro spirito scrupoli ed incertezze.

E stanno bene attaccati perciò alle parole di rimprovero, ad esempio, che Paolo usa nei riguardi di alcune Chiese: « O Galati, egli dice, nella vostra stoltezza, chi è riuscito a trarvi fuori della retta via ( Gal 5,7 )? chi vi ha fatto accecare? » e in altro punto: « Voi così speditamente procedevate per la vostra strada, chi vi ha trattenuto? chi ha impedito il vostro cammino? »

E se voi leggete il principio della lettera, egli così si esprime: « Grande è il mio stupore come presto voi vi siate allontanati da colui che vi richiamò nella grazia del Signore, per rivolgervi ad altra dottrina » Gal 1,6 )

Ed ai Corinzi ( 1 Cor 3,1-2 ) Paolo si rivolge nello stesso tono e domanda loro perché fossero ancora così soggetti alla carne, da sentire il bisogno di essere alimentati con latte, e non adatti quindi a ricevere altro cibo: e questi erano coloro che credevano di saper tutto e non s'accorgevano di non sapere ancora il modo in cui era pur necessario sapere.

Ma dal momento che i sostenitori dell'eresia ci mettono dinanzi agli occhi il ricordo di queste Chiese alle quali sono stati rivolti rimproveri e biasimi, potrebbero poi anche pensare che posteriormente esse si siano emendate … ; ma, poi, potrebbero anche ricordare invece quelle Chiese di cui l'Apostolo esalta, rivolgendo per questo le più vive grazie al Signore ( Col 1,3; 1 Ts 1,2; 2 Ts 1,3 ), l'integrità della fede, la saldezza della dottrina, la purezza della condotta.

E si noti poi che le Chiese di oggi sono in perfetto accordo, per quel che riguarda il principio dell'unità di dottrina, con quelle alle quali un giorno furono rivolti quei biasimi.

XXVIII - Carattere precipuo della dottrina della Chiesa è l'unità

Ma, si deve ammettere che l'errore sia stato in tutti? ebbene si: l'Apostolo, nel rendere testimonianza, or dunque ha errato; ammettiamo pure che lo Spirito Santo non abbia vegliato su alcuna delle Chiese per condurla alla luce della verità ( Gv 14,26; Gv 15,26 ); nonostante che Egli sia stato inviato da Cristo e richiesto al Padre proprio a questo scopo, perché appunto fosse assertore e maestro di verità, abbia trascurato il dover suo il vicario di Cristo [ il Romano Pontefice ], permettendo che le Chiese intendessero diversamente e prestassero fede a credenze diverse da quelle che egli stesso predicava per la bocca degli Apostoli: ma si può pensare come cosa verosimile che tante Chiese e così importanti abbiano divagato per vie diverse per poi confluire in una credenza unica e in un' unica fede?

Il risultato non poteva esser unico fra tante varietà d'indirizzi e sarebbe stato pur necessario che un errore di dottrina delle Chiese, avesse poi caratteri diversi.

Del resto, ciò che si riscontra che presso molti riveste un carattere unico, inscindibile, immutabile, è chiaro che ha suo fondamento in una tradizione ben salda, e non può derivare da una tal qual dubbiosa incertezza e oscillazione di credenza.

Coraggio … allora e qualcuno provi a sostenere che coloro che crearono tale tradizione siano stati nell'errore.

XXIX - La dottrina del Cristo è l'unica e la più fulgente fonte di verità

Ma in qualunque modo si voglia ammettere che l'errore si sia generato, questo dunque sarebbe regnato sovrano per tanto tempo, per quanto non si fecesse parola d'eresie.

La verità, per essere restituita nel suo fulgore, attendeva dunque proprio dei Marcioni e dei Valentini, e intanto si divulgava nella predicazione il Vangelo … ed era falso; si fissava una fede e non era rispondente a verità; tante migliaia di battesimi furono dunque falsi, tante opere di fede furono compiute invano; e che valevano dunque i miracoli innumeri? e le grazie operate, e l'esercito dei sacerdoti, e tante missioni? e a che dunque tanti Martiri, che pur ebbero la palma del loro dolore e delle loro torture?

Eppure, se tutto questo aveva in se qualcosa di manchevole, e, d'altra parte, cadeva nel vuoto, quale spiegazione si può portare del fatto che le cose di Dio precorressero la notizia, a qual Dio esse appartenessero ( 2 Ts 1,7 )?

Possiamo forse ammettere che i Cristiani esistessero prima del Cristo? che l'eresie siano esistite prima di quella che è la vera dottrina?

Ma, in tutto, la verità precede sempre l'apparenza: una certa verosimiglianza, viene dopo la verità.

E sarebbe certamente assai sciocco dare all'eresia una priorità sulla dottrina vera ed infallibile …

Ma se fu, poi, questa dottrina stessa che ci mise in guardia contro le eresie, perché appunto noi sapessimo guardarcene!

È stato scritto alla Chiesa, che di questa dottrina è la custode fedele; o, per dire più esattamente, questa nostra dottrina stessa così bandisce alla sua Chiesa: « Anche se un angelo venisse dal Cielo a bandirvi un Vangelo diverso da quello che è nostro, ebbene, questo, sia per voi considerato anatèma » ( Gal 1,8 )

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