Il combattimento spirituale

Capitolo IX

Un'altra cosa da cui si deve guardare l'intelletto perché possa discernere bene

L'altra cosa da cui dobbiamo difendere l'intelletto è la curiosità perché, riempiendolo noi di pensieri nocivi, vani e impertinenti, lo rendiamo inabile e incapace di apprendere ciò che più appartiene alla nostra vera mortificazione e perfezione.

Per cui tu devi essere come morta in tutto a ogni investigazione delle cose terrene non necessarie, sebbene lecite.

Restringi sempre il tuo intelletto quanto puoi e ama di farlo stolto.

Le novità e le vicissitudini del mondo, piccole e grandi, per te siano appunto come se non fossero; e se ti sono offerte, opponiti loro e scacciale lontano da te.

Nel desiderio di intendere le cose celestiali fa' in modo da essere sobria e umile, non volendo sapere altro che Cristo crocifisso ( cfr. 1 Cor 2,2; Gal 6,14; 1 Cor 1,23 ), la vita e la morte sua e quanto da te domanda.

Allontana da te tutto il resto e farai cosa molto gradita a Dio, il quale considera suoi cari e diletti coloro che desiderano da lui e cercano quelle cose che bastano per amare la sua divina bontà e per fare la sua volontà.

Ogni altra domanda e ricerca è amor proprio, superbia e inganno del demonio.

Se tu seguirai queste norme potrai sfuggire a molte insidie perché, vedendo l'astuto serpente che in quelli che attendono alla vita spirituale la volontà è gagliarda e forte, tenta di abbattere il loro intelletto per farsi così padrone di questo e di quella.

Onde è solito molte volte dar loro sentimenti alti, vivi e stravaganti; e li concede massimamente alle persone acute e di grande ingegno e che sono facili a montare in superbia perché, occupate nel diletto e nella meditazione di quei punti nei quali falsamente si persuadono di godere Dio, si dimentichino di purificare il cuore e di attendere alla conoscenza di se stessi e alla vera mortificazione.

Irretiti così nel laccio della superbia, si fanno un idolo del proprio intelletto.

Da questo ne segue che a poco a poco, senza accorgersene, si convincono di non avere bisogno del consiglio e ammaestramento altrui, essendo già abituati a ricorrere in ogni evenienza all'idolo del proprio giudizio.

Questa è cosa di grave pericolo e molto difficile a curarsi, perché è più pericolosa la superbia dell'intelletto che della volontà: essendo la superbia della volontà manifesta al proprio intelletto, facilmente un giorno potrà curarla obbedendo a chi deve.

Ma chi ha ferma opinione che il suo parere sia migliore di quello di altri, da chi e come potrà essere sanato?

Come si sottoporrà al giudizio di altri, che non ritiene tanto buono quanto il suo proprio?

Se l'occhio dell'anima, che è l'intelletto, con cui si doveva conoscere e purificare la piaga della superba volontà è infermo, cieco e pieno della stessa superbia, chi lo potrà curare?

E se la luce diventa tenebre e la regola fallisce, che ne sarà del resto?

Perciò tu opponiti per tempo a così pericolosa superbia, prima che ti penetri nelle midolla delle ossa.

Rintuzza l'acutezza del tuo intelletto: sottoponi facilmente il tuo parere a quello altrui; diventa pazza per amore di Dio e sarai più saggia di Salomone.

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