Lettere circolari

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Profilo cronologico

Profilo cronologico del Padre Pietro Giuseppe De Clorivière S. J.

1735. - Nacque a Saint-Malo il 29 Giugno da Michel-Alan Picot, signore de Clorivière, e da Teresa Trublet de Nermont.

Venne battezzato lo stesso giorno, 29 Giugno, e fu chiamato Pietro in onore del Principe degli Apostoli, aggiunto però quello di Giuseppe, che gli fu sempre caro e lo pose poi nelle sue firme.

Fu il secondogenito di cinque figli: Michel-Alain = Michele Alano, Gianna, Rosa, Michela, Pier Giuseppe, Teresa, Maria.

1749. - A 14 anni fu mandato col fratello Michele a Douai presso parenti per frequentare le scuole d'un collegio di Benedettini inglesi, espulsi dalla loro patria.

Il giovanetto Pier Giuseppe, assai balbuziente fin dalla prima fanciullezza, ebbe molto da soffrire a contatto dei compagni : ma riuscì assai bene negli studi ed imparò assai bene l'inglese.

1753. - Tornato a Saint-Malo a 18 anni, fu molto incerto su la carriera da prendere nella vita, a motivo specialmente della sua balbuzie.

Entrò per poco più d'un anno in marina; ma comprese che quella non era la sua via.

Tentò quindi il commercio, ma inutilmente.

Allora andò a Parigi per studiare legge: intraprese da quel tempo una vita di ritiramento e di preghiera.

1754. - Fece il suo primo corso d'Esercizi spirituali sotto la guida d'un ottimo prete secolare: ne cavò una grande trasformazione, e segnatamente grande amore all'orazione mentale e alla S. Comunione.

Il sacerdote era l'abbate Grisel, canonico penitenziere di Parigi, avversario dichiarato dei Giansenisti e propagandista ardente della devozione al S. Cuore.

1756. - Dopo un altro corso d'Esercizi si sentì chiamato in modo prodigioso alla Compagnia di Gesù ( 23 Febbraio 1756 ).

Dopo qualche difficoltà per la sua forte balbuzie, fu accettato; superate le opposizioni dei parenti, entrò in Noviziato a Parigi il 14 Agosto 1756, vigilia dell'Assunzione di Maria SS.

Fu questo un atto di grande coraggio, perché contro la Compagnia di Gesù s'era già scatenata la persecuzione, che dopo 17 anni l'avrebbe sommersa nella soppressione.

1758. - Compiuto il biennale corso del noviziato con spirito assai fervente e generoso, il 17 Agosto 1758 fece i voti semplici e perpetui di Povertà, Castità ed Obbedienza.

1758-59. - Attese per un anno agli studi di filosofia nel collegio Luigi il Grande a Parigi.

Sperimentò un grande tormento per la sua balbuzie, che gli era di grande ostacolo nelle dispute solite a farsi per turno tra gli Scolastici: il Servo di Dio vi raccolse più confusione e umiliazione che onore.

Confessò egli stesso che la sua infermità s'acuì allora talmente, da renderlo incapace di formulare un argomento solo.

Eppure la sua intelligenza aveva ben assimilate le dottrine filosofiche.

La medesima infermità di lingua lo mise nell'angoscioso pericolo di perdere la possibilità di diventar sacerdote, non potendo predicare ne insegnare con tal impedimento della parola: sì che pensò a essere nell'Istituto « fratello coadiutore » per non lasciare la vita religiosa.

Ma i Superiori non ammisero tale domanda del Servo di Dio; e dopo gli studi filosofici lo mandarono quale assistente nei collegi.

1759. - Sostiene per tre anni l'ufficio di assistente o prefetto nel collegio di Compiègne, uno dei più modesti della Compagnia in Francia.

Fa qualche felice esperimento per superare la sua difficoltà di lingua; ma il miglioramento dura poco.

Frattanto però si avvantaggia molto nello studio delle lettere classiche, e vi riesce felicemente anche in composizioni poetiche.

Meglio ancora si avanza nelle virtù religiose, nella pietà e nella fortezza spirituale, con cui supera fierissime battaglie del senso e dello scoraggiamento.

1760. - Incomincia in Francia la persecuzione contro i Gesuiti.

Il 18 aprile 1760 vengono soppresse dal Parlamento le Congregazioni Mariane.

Il 6 agosto 1761 il medesimo Parlamento ammette una protesta contro le Costituzioni dell'Ordine ed emana la proibizione di accettare ancora novizi.

Il 1° aprile 1762 il Parlamento fa chiudere tutti i Collegi della Compagnia nel territorio francese, e ne scaccia i religiosi il giovedì della domenica di Passione.

Il P. de Glorivière ( non ancora sacerdote ) protesta di voler morire mille volte piuttosto di mancare di fedeltà alla sua vocazione.

La comunità dei Gesuiti di Complègne si raccolse in quei giorni nei SS. Esercizi.

1762. - Il giorno di Pasqua, chiudendo gli Esercizi, il Servo di Dio fece voto di custodire la sua lingua, cioè di non dir mai avvertitamente parola alcuna cattiva, inutile od oziosa.

Vedendo il pericolo cui l'esponeva il turbine della persecuzione, chiese ed ottenne di fare un pellegrinaggio alla Madonna di Liesse presso Laon; durò quel pellegrinaggio otto giorni, e il Servo di Dio ne tornò pieno di fiducia nella protezione della Vergine per tutta la Compagnia, e da parte sua col proposito infrangibile di morire piuttosto di venir meno alla sua santa vocazione.

Chiese ed ottenne ancora dai Superiori la facoltà della Comunione quotidiana.

1762. - Ma quello stesso anno, ai 23 di Aprile, un nuovo decreto del Parlamento confiscava tutti i beni della Compagnia, costringendo così i Superiori a lasciar liberi di ritornare nel mondo tutti i religiosi che non erano professi di Voti solenni: quelli che avessero preferito rimanere, dovevano accettare l'avversa fortuna e partecipare a tutte le privazioni e disagi che era facile prevedere in sì tristi condizioni.

Il giovane de Clorivière, a 27 anni, non esitò un istante, e si stimò felice di rimanere nelle file del suo santo esercito, compiangendo coloro che se ne erano allontanati.

Anzi in quell'occasione compose un « cantico su l'amore delle sofferenze ».

Mentre i Gesuiti espulsi dai loro Collegi s'erano dispersi allogandosi in diverse parti presso parenti o famiglie cristiane, il Servo di Dio chiese al Provinciale Stefano de la Croix d'essere mandato a Lillà in Fiandra; ma presto ne dovette partire ed ebbe ordine di recarsi a Douai, ove fu ospitato nel Collegio ch'era stato eretto in università.

V'era pure in quella città un Seminario Scozzese diretto dai Gesuiti della Provincia d'Inghilterra: un Padre di quel Seminario chiese il de Clorivière per la Provincia inglese e il Provinciale de la Croix lo concesse.

Così il Servo di Dio, passato alla Provincia d'Inghilterra, fu mandato a Liegi per farvi i quattro corsi di teologia: giacché la Provincia inglese aveva tutte le sue case di formazione nelle Fiandre.

1762-1766. - Nel corso di teologia, avvicinandosi l'epoca del sacerdozio, i Superiori videro con grande dolore come per il Glorivière sorgeva l'impedimento della sua balbuzie, la quale s'era acutizzata a tal segno, da non permettergli talora di pronunziare una sola parola: in tali condizioni come avrebbe potuto con la conveniente decenza assolvere gli uffici sacerdotali?

Il Servo di Dio non si perdette d'animo; pensò di rivolgersi alla SS. Vergine, chiese di fare un altro pellegrinaggio al santuario della Madonna di Liesse, e partì con due compagni.

Tornato a Liegi trovò cambiato l'animo dei suoi Superiori, perché questi lo ammisero agli Ordini sacri.

La grazia era ottenuta.

Aveva ricevuto gli Ordini minori il 17 Settembre 1762; ricevette il suddiaconato il 24 Settembre 1763, il diaconato il 29 settembre, il sacerdozio il 2 ottobre 1763: tutto dunque nel 1° anno di teologia, dati i tempi burrascosi che correvano.

Ma dopo gli Ordini fu più crudelmente tormentato dalla balbuzie: ricorse di nuovo alla Madonna e vi ebbe qualche sollievo.

Frattanto dalla Francia venivano esiliati tutti i Gesuiti.

Il P. Pietro de Clorivière organizzò allora tra i Confratelli un'associazione, che chiamò « Lega della vendetta evangelica ».

Gli associati s'impegnavano ad offrire preghiere e patimenti per la conversione di quanti avevano cooperato a quel flagello contro i Gesuiti.

Nel programma, steso da lui, si accentuava il ricorso ai Cuori di Gesù e di Maria e il culto dell'Immacolata Concezione, auspicando il rifiorimento della devozione a Maria SS., affievolita da tempo in Francia per opera del Giansenisti.

1765. - Tormentato sempre dall'infermità della lingua, la mattina dell'8 dicembre 1765, festa dell'Immacolata, durante l'orazione mentale, cui dedicava abitualmente due ore, sentendosi assorbito in un dolce e profondo raccoglimento, presentò alla Vergine SS. una domanda molto insistente per ottenere la liberazione dal suo difetto di lingua; e fece sette promesse se avesse ottenuta la grazia:

1) chiedere la Missione del Canada, ch'era affidata interamente ai Gesuiti;

2) custodire con cura ancor maggiore la sua lingua;

3) recitare ogni giorno il piccolo ufficio dell'Immacolata;

4) digiunare ogni sabato e tutte le vigilie delle feste della Madonna;

5) dir la Messa di ringraziamento;

6) promuovere in tutta la sua vita la devozione all'Immacolata e propagare il culto dei Sacri Cuori di Gesù e di Maria;

7) cominciare a comporre un discorso in inglese su l'Immacolata Concezione e predicarlo.

1706. - Terminata felicemente la Teologia, con giudizio favorevole su la sua scienza e la sua virtù, fu mandato a Gand, per farvi il terzo anno di probazione: il Servo di Dio volle premettere a quest'anno di raccoglimento, un pellegrinaggio a piedi alla Madonna di Montaigu.

Durante il mese di Esercizi cambiò in Voti le sette promesse fatte alla Madonna per ottenere la guarigione dalla balbuzie: era la festa del S. Cuore.

Il giorno seguente sentì nell'anima la risposta di Gesù: « Io ti guarirò quando sarà venuto il tempo ».

E queste parole sentì ancora in seguito più volte; onde d'allora in poi si tenne certo che sarebbe stato liberato da quella infermità.

Infatti 14 anni più tardi, nel 1780, contando egli ormai 45 anni, si sentì sciolta la lingua sì da poter predicare correttamente e con vigore.

Il 2 luglio 1766, poco dopo terminato il Mese, fu mandato in Inghilterra.

A Londra fu sottoposto dal Superiore alla cura d'un tale che aveva un metodo per correggere la balbuzie.

Il Servo di Dio ne trasse un reale vantaggio, sì da poter leggere quasi correttamente; ma fu un vantaggio effimero di appena tre mesi, dopo i quali ricadde nell'infermità di prima.

Ciò nonostante si occupò nel fare il Catechismo ai fanciulli ed un poco di scuola.

In questo tempo cadde in una misteriosa malattia, che durò sei mesi: fu in essa favorito da Dio con grazie speciali, e alla fine ebbe anche un miglioramento nella sua balbuzie, sì da poter predicare e tenere qualche pia conversazione.

Ma anche questa volta quel miglioramento fu breve.

1767. - Poco dopo la guarigione, nel luglio del 1767, fu mandato a Gand quale « Socio » del Maestro dei novizi: ufficio che disimpegnò egregiamente.

Scriveva tutte le conferenze e le meditazioni e le faceva leggere da un novizio: lo stesso metodo segui nel dettare gli Esercizi del Mese.

La sua condotta esemplare e la sodezza del suo spirito giovarono assai alla formazione di quei giovani religiosi.

1770. - Dopo tre anni dell'ufficio di Socio in Noviziato venne mandato a Bruxelles ove prese la direzione delle Benedettine inglesi, alle quali giovò con lo stesso metodo delle istruzioni scritte.

Quelle monache ebbero grande stima e riconoscenza per il Padre de Clorivière, ricevendone una direzione ascetica assai ricca di spiritualità e venendo mano mano liberate dalla contaminazione giansenistica riguardo alla S. Comunione e alla devozione verso Maria SS.

Rimase a Bruxelles cinque anni.

1773. - Frattanto era giunto per il Servo di Dio il tempo di legarsi a Lui con i Voti solenni.

La tempesta però contro la Compagnia era giunta al colmo: Clemente XIV il 21 Luglio 1773 ne decretava la soppressione col Breve « Dominus ac Redemptor »; ma ne dilazionava la promulgazione ad altro tempo.

Il Generale della Compagnia, P. Ricci, aveva antecedentemente spedite le lettere che ammettevano il P. Pietro de Clolivière alla solenne professione per il 15 Agosto.

In quel giorno, dunque, festa dell'Assunta, il buon Padre emise la sua professione di quattro voti nella chiesa dei Gesuiti inglesi a Liegi: aveva 38 anni d'età e 17 di religione.

Il giorno dopo veniva promulgato il Breve di Clemente XIV.

Il P. de Clorivière continuò, per particolare incarico del Card. Franckenberg, Arcivescovo di Malines, il suo ministero presso le Benedettine di Bruxelles.

Ma le vessazioni contro gli antichi Gesuiti costrinsero anche lui ad abbandonare il suo posto il 18 Settembre 1775.

1775-1789. - Rientrò quindi in Francia e s'allogò nell'abbazia delle Benedettine di Jarcy presso Parigi nel novembre 1775.

Vi svolse le medesime funzioni di Bruxelles; dedicandosi però specialmente a stendere scritti ascetici.

Ma l'incrudire della guerra agli ex-gesuiti l'indussero nel 1777 a lasciare anche quel posto, e si ritirò a Parigi, occupandosi in ministeri nascosti e scrivendo varie opere ascetiche.

1779. - Il vescovo di Saint-Malo, vistolo a Parigi, invitò il Servo di Dio nella sua diocesi, e lo nominò parroco di Pararne il 16 novembre 1779; il P. de Clorivière vi fece l'ingresso il 4 dicembre.

I parrocchiani l'ebbero presto in alta stima per la sua santità.

1780. - Ma l'impedimento della lingua gli era pure di grande ostacolo nel suo ministero: si rivolse a Maria SS., a S. Anna patrona della Bretagna, mosso specialmente da quanto era accaduto a S. Bernardino da Siena, come aveva letto nel Breviario recitando il mattutino di questo Santo.

Ed ecco all'indomani, ch'era domenica, si sentì come allargarsi il petto e, salito in pulpito, poté predicare con una facilità mai avuta per l'innanzi.

Finalmente era guarito! Aveva 45 anni e da circa 13 anni aveva udito nell'anima sua la parola di Gesù: « Io ti guarirò quando il tempo sarà venuto ».

Quella guarigione fu definitiva, cioè sino alla morte del Servo di Dio; ma limitata alla predicazione e ai trattenimenti pii, sì che in queste occasioni non dava più il minimo segno di balbuzie, mentre nella conversazione ordinaria si ritrovò sempre presso a poco quale era stato prima.

La grazia gli era stata concessa com'egli l'aveva chiesta 1'8 dicembre 1765.

Fra le molte opere pastorali che il P. de Clorivière compì nei sette anni che fu parroco a Pararne, sono da ricordare le missioni al popolo nelle varie parrocchie della Bretagna; per questo ministero egli fu discepolo dell'abate Cormaux, rettore di Plaintel, e con lui strinse quell'amicizia che divenne poi un'intimità spirituale, preparando Iddio quei due Sacerdoti per l'opera che fu alcuni anni dopo la Società dei Preti del S. Cuore, ma che in quel tempo era ancora un segreto della sua Provvidenza.

1786-1790. - Nel luglio del 1786, essendo morto il rettore del collegio ecclesiastico di Dinan, il Vescovo di Saint-Malo, Mons. de Pressigny, chiamò a succedergli il P. de Clorivière, dandogli in pari tempo il titolo di Superiore dei Chierici e tutti i poteri di Vicario Generale.

In quell'ufficio durò quattro anni assolvendolo egregiamente.

Ma la Provvidenza gli fece incontrare a Dinan una nobile signorina venuta da Renne per la cura delle acque minerali: costei era Adelaide Maria Champion de Cicé, ferventissima cristiana che dalla fanciullezza tendeva alla più alta perfezione e già molto conosciuta per le sue opere di carità.

Aveva allora 38 anni, essendo nata il 5 Nov. 1749.

Quell'incontro presso le Orsoline di S. Carlo di Dinan ( 1787 ) spinse la pia signorina a mettersi sotto la direzione del Padre per trovare quello stato di vita d'unione con Dio che da lunghi anni cercava: e fu questo il primo passo che poi la condusse ad essere il primo germoglio della Società delle Figlio del Cuore di Maria, che di lì a pochi anni sarebbe stata fondata dal Servo di Dio.

Frattanto era scoppiata, nel 1789, la grande Rivoluzione francese.

1790. - Avendo l'Assemblea Costituente il 13 febbraio 1790 dichiarata la soppressione dei voti religiosi e chiesto anche agli ecclesiastici il giuramento di fedeltà alla costituzione ( la quale non era ancora fatta ), il P. de Clorivière, interpellato, rifiutò apertamente il giuramento; anzi, avendo l'incarico di predicare la Quaresima a Dinan, prese a istruire il popolo sulla religione e sui molti errori diffusi dalla stampa, e segnatamente il giorno dell'Annunciazione trattò della vita religiosa, dei Voti e degli altri obblighi dello stato evangelico di perfezione dichiarandolo affatto indipendente da ogni ingerenza dei poteri civili.

Denunciato perciò al potere municipale, il di seguente fu chiamato a comparire proprio mentre scendeva dal pulpito; ed egli, cosi com'era in cotta e berretta, s'avviò al municipio e fu presentato al presidente, ch'era un prete giurato.

Investito da costui con rimproveri, egli dimostrò la perfetta ortodossìa teologica delle sue dottrine: ma gli si rispose che quello era un linguaggio fuori di tempo, che l'avrebbe esposto al martirio.

« Io non sono degno di tanta grazia, rispose il P. de Clorivière; ma, se tale fosse la volontà di Dio, io ne lo benedirei dal profondo del mio cuore ».

« Ma questo è fanatismo » gridò il presidente.

« Accetto questo titolo, soggiunse il Padre; esso mi onora e su le vostre labbra esso è un testimonio della mia fedeltà ai miei doveri … »

E continuò la sua predicazione con la stessa fermezza: anzi, anche nelle conversazioni private ribadì le verità insegnate sul pulpito, tenendoci a dare a tutti, preti e laici fedeli, l'esempio d'una piena fedeltà agli insegnamenti di Gesù Cristo e della sua Chiesa, tanto più ch'egli era Superiore d'un seminario diocesano e con poteri di Vicario Generale.

Ma le seccature che ne seguirono da parte del municipio e il proseguire di vessazioni al Seminario, che potevano giungere fino a porne la direzione in mani laiche, lo indussero a rassegnare al vescovo le sue dimissioni da quell'ufficio: queste furono accettate verso la chiusura dell'anno scolastico il 29 Giugno 1790.

Il P. de Clorivière allora si ritirò in campagna presso suo cognato, alla Fosse-Hingant.

Rinnovò allora la domanda per le missioni del Canada, rivolgendosi col permesso del suo vescovo Mons. de Pressigny al direttore di quella missione, P. Carroll, da poco creato Vescovo: ma, sebbene accettato subito per la missione del Maryland e della Pensilvania, anche questa volta quel disegno cadde nel vuoto.

Dio aveva altre viste.

1790. - La mattina della festa di S. Vincenzo de' Paoli, 19 luglio, appena tre settimane dopo la sua partenza da Dinan, il P. de Clorivière ebbe durante l'orazione un gran lume circa un disegno che da tempò vagheggiava per la restaurazione della vita religiosa devastata dalla Rivoluzione: come in un colpo d'occhio egli vide il piano di ciò che poi fu la Società del S. Cuore: e fu tale l'impressione di quel lume, da non poter dubitare che venisse da Dio e che egli era chiamato ad eseguire quell'opera.

Lo stesso giorno si consigliò con l'abate Engerrand di Saint-Malo, il quale lo confermò nella convinzione che quell'idea veniva da Dio, aggiungendo che tale Società sarebbe assai utile ed egli stesso voleva farne parte: esortò quindi il Servo di Dio a mettere in iscritto quanto gli era stato comunicato.

Il che fece appena poté raccogliersi e dopo aver molto pregato.

Il carattere distintivo dell'Istituto rivelato al Servo di Dio era la pratica dei consigli evangelici in mezzo al mondo, all'insaputa del mondo e malgrado il mondo, supplendo quant'era possibile gli Ordini religiosi soppressi col decreto del 13 febbraio di quell'anno 1790.

La stesura di quel piano di vita la terminò il 18 agosto.

Fu da prima incerto se gli convenisse sottoporlo a Mons. de Pressigny vescovo di Saint-Malo, perché temeva d'esser giudicato stravagante per simile disegno: ma, riguardando il Vescovo come rappresentante di Dio, si decise di consultarlo.

Appena presa questa determinazione, quello stesso giorno 18 agosto gli venne alla mente la chiara idea di fare qualche cosa di simile per le donne, e gli parve proprio un'ispirazione divina, sì che disse più tardi: « Mi sembrava che non avrei potuto rifiutarmi senza andare direttamente contro la volontà di Dio ».

Stese quindi anche per le donne un piano di vita nel mondo con l'osservanza dei consigli evangelici, mettendevi al principio come testi indicativi due frasi di Gesù Cristo:

« Io non vi domando di levarli dal mondo, ma di preservarli dal male » ( Gv 17,15 ).

« Io non vi chiamerò servi … ma vi ho chiamati amici, perché quanto ho udito dal Padre l'ho comunicato a voi » ( Gv 15,15 ).

Esattamente un mese dopo, cioè il 18 settembre 1790, il Vescovo di Saint-Malo approvò i piani delle due Società, permettendo al Servo di Dio di aggregare nella sua diocesi quelli e quelle che volessero farne parte.

La Società femminile fu chiamata « Società di Maria » ; quella maschile per allora non ebbe nome: in seguito questa si nominò « Società del Cuore di Gesù » e quella « Società delle Figlie del Cuor di Maria ».

La Signorina Adelalde de Cicè, dopo un colloquio avuto col Padre de Clorivière 11 19 luglio, e dopo l'approvazione data dal Vescovo di Saint-Malo alle due Società, tagliò corto con tutte le incertezze in cui si dibatteva da anni, e, riconoscente a Dio d'aver finalmente trovata la sua via, abbracciò il nuovo Istituto ideato dal Servo di Dio.

L'idea però della Società del Cuore di Gesù fu da principio proposta in modo che spiacque ad alcuni ed incontrò difficoltà presso alcuni ex Gesuiti: poiché il P. de Clorivière intendeva farne come una rinnovata Compagnia di Gesù sotto altra forma; invece gli antichi Padri speravano nella resurrezione dell'Ordine vero e proprio come era prima, e temevamo perciò che l'iniziativa del P. de Clorivière creasse confusioni e delusioni.

Il buon Padre capì il suo errore; un suo viaggio a Roma per ottenere approvazioni del suo primo disegno gli fu impedito da circostanze provvidenziali e da lettere venute proprio da Roma, che lo dissuadevano in quei momenti dal presentare la supplica al S. Padre Pio VI: comprese dunque quel che Dio voleva; cioè che il nuovo Istituto doveva avere esistenza propria come proprio era il suo fine, e non si doveva confondere con l'idea della restaurazione dell'Ordine soppresso.

Chiarite così le cose, si procedette a formare i primi nuclei delle due Società e a costituirle.

1791. - Il memorando avvenimento si compì il 2 Febbraio dell'anno 1791, appena un semestre dopo l'ispirazione del 19 Luglio.

Quel giorno della Purificazione della Vergine e della Presentazione di Gesù Cristo al Tempio il P. de Clorivière aveva 9 compagni, dei quali 6 a Parigi e 3 in Bretagna; la signorina de Cicé aveva 11 compagne, delle quali 4 a Parigi e 7 in Bretagna.

Dopo un triduo di preparazione predicato dallo stesso Servo di Dio, i Sacerdoti a Montmatre nella cappella di S. Ignazio e le donne in altro luogo di Parigi si riunirono per l'atto di consacrazione alla nuova vita: questo atto fu l'offerta che negli Esercizi S. Ignazio pone alla fine della meditazione del Regno di Cristo.

Il P. de Clorivière, dopo la S. Messa da lui celebrata, pronunciò una formula di associazione che fu sottoscritta dai presenti e in seguito dagli assenti.

Similmente fecero i membri della Società di Maria con una formula propria di associazione.

La Signorina de Cicé, essendo in quel giorno a Dinan, fece colà la sua consacrazione, come pure le sue compagne brètoni : ma tutti e tutte nello stesso giorno e nella stessa ora.

La vita dei due Istituti era dunque spuntata nel giorno dell'offerta di Gesù: tra quelle persone novizie c'erano sei vittime che Dio aveva destinate al martirio: cinque sacerdoti uccisi nel Settembre 1792 ( dei quali 4 sono stati dichiarati Beati da Pio XI ) e la signora des Bassablons ghigliottinata per la religione nel 1794.

Il giorno seguente il P. de Clorivière fu eletto Superiore con voto unanime, ufficio ch'egli accettò con gran pena e alla condizione di ritirarsi appena l'autorità ecclesiastica avesse fissato definitivamente le sorti dell'associazione: quanto alle Figlie di Maria scrisse alla Signorina de Cicé che le avrebbe governate lui, finché avessero raggiunto un numero sufficiente per eleggersi una Superiora.

1791. - Data la tempesta che agitava la Chiesa di Francia, la cacciata dei Vescovi non giurati dalle loro sedi e dei curati dalle loro parrocchie, il P. de Clorivière, consigliatesi con Mons. de Pressigny, rinunciò definitivamente alla missione del Canada, imitato dalla Sig.ra de Cicé.

Si ritirò per breve tempo in Bretagna per sistemare e istruire i gruppi delle due Società; nominò Superiora la de Cicé, pregandola però di stabilirsi a Parigi, centro più adatto al governo e alle necessità dei tempi.

Il giorno di Pentecoste, 12 giugno 1791, mentre stava ritirato nel castello di suo fratello a Limoëan in Bretagna, ebbe l'ispirazione di dare all'associazione dei Sacerdoti il nome di « Società del Cuore di Gesù »: nome che da tutti fu accolto con somma gioia; l'associazione femminile, detta prima Società di Maria, prese allora il nome di « Società del Cuore di Maria ».

Frattanto il Padre, spinto anche da minacce d'arresto, aveva lasciata la Bretagna e s'era stabilito a Parigi ( giugno 1791 ) in una casa di fronte al seminario irlandese; la Signorina venne pure a Parigi nel novembre in compagnia dell'abate Gormaux, che viaggiò portando seco sul petto il SS.mo Sacramento: e si stabilì in Rue des Postes, non lungi dalla dimora del P. de Clorivière.

Da quel tempo si diede grande impulso alla formazione delle due Società con conferenze settimanali separate; il Piano della Società del Cuore di Gesù venne modificato, come suggeriva l'esperienza, togliendone i riferimenti alla sostituzione della Compagnia di Gesù e dando all'Istituto quella fisionomia autonoma che gli conveniva.

Ne furono stampati alcuni esemplari, che si sottoposero all'approvazione di due Vescovi.

Le conferenze dettate a questa Società avevano per argomento i Voti religiosi e le Regole di spirito, ch'erano poi il « Sommario delle Costituzioni » di S. Ignazio.

1792 - Circa otto mesi dopo l'arrivo a Parigi ( 10 Agosto 1792 ) si dovettero sospendere le riunioni e le conferenze: s'avvicinava l'uragano del « Terrore ».

Il P. de Clorivière cambiò spesso domicilio e prese lo pseudonimo di C. Puisseaux, che pure dovette cambiare più volte durante la rivoluzione.

I membri delle due Società si dispersero.

La Società del S. Cuore contava allora una trentina di Soci; quella delle Figlie del Cuore di Maria s'era pure accresciuta con soggetti scelti e di valore.

Il Servo di Dio si mostrò sollecito nel sostenere gli animi di tutti fra tanta tristezza di tempi.

Compose allora un « Piano sommario delle due Società », nel quale, oltre il fine specifico a ciascuna, già determinava le disposizioni richieste per appartenervi sì in generale quanto allo spirito come in particolare quanto alle doti personali; vi parlava dei Voti e delle regole speciali per l'obbedienza, e tanto all'una quanto all'altra Società comandava la professione d'uno speciale attaccamento alla S. Sede.

Alle Superiore delle Figlie del Cuor di Maria veniva prescritta la professione di fede di Pio IV da recitarsi al momento dell'entrata in carica e da rinnovarsi ogni anno a nome della Società tutta il giorno dell'Assunzione della Vergine.

E chiudeva con la prospettiva del martirio, dichiarando che la Società delle Figlie del Cuore di Maria doveva essere un vivaio di vergini e di martiri pronte a versare il loro sangue.

1792-93. - Il « Terrore » si scatenò con l'assalto alle Tuilerics il 10 Giugno 1792; nel Settembre dello stesso anno ebbero luogo i famosi massacri, nei quali caddero 4 Sacerdoti della Società del S. Cuore di Gesù. « La Società, disse allora il P. de Clorivière, ha preso possesso del Cielo ancor prima di essere formata su la terra ».

I quattro erano Mons, Desprez Vicario Gen. di Parigi, il Rev. Lanier, il Rev. Lebebvre, e il P. La Gué antico gesuita; i loro nomi si trovano e sulla lista delle vittime e sull'elenco della Società.

Come abbiamo detto, il Servo di Dio era costretto a cambiar spesso alloggio: ma non volle abbandonare Parigi in quel tempo, neppure nelle sanguinose giornate del settembre 1792; si ritirò allora in un piccolo alloggio al 3° piano d'una casa nel sobborgo di S. Vittore, tenendo al suo servizio un buon Fratello della Dottrina Cristiana assai affezionato e da lui conosciuto a Pararne.

Ma la polizia lo cercava.

Una volta uscendo di camera per andare in città, si trovò dinanzi i poliziotti, che credendolo il Fratello convivente con lui, gli domandarono bruscamente se il cittadino Clorivière fosse in casa.

« No » rispose il Padre con molto sangue freddo: e rimanendo quelli un po' sorpresi, soggiunse: « Se voi volete aspettarlo, io vi apro la porta, giacché ne ho la chiave ».

Ma quegli uomini s'accontentarono della risposta e, detto che sarebbero tornati a tempo più opportuno, se ne partirono.

Allora il Servo di Dio credette di non aspettare un altro simile rischio e partì per Villens, dove fu ospite d'un congiunto.

Si rinchiuse in un piccolo stambugio vicino al granaio, vivendo a pane e acqua, occupandosi nello studio della S. Scrittura e scrivendo un opuscolo ( « Pensieri sparsi » ) su la condizione dei tempi che correvano.

Ritornò a Parigi in Ottobre e andò diffilato ad un nascondiglio che la Sig.na de Cicé gli aveva fatto preparare in rue Cassette: uno stretto passaggio fra due muri, sì abilmente dissimulato, che sfuggì sempre a tutte le più rigorose perquisizioni.

Ivi eresse un piccolo altare per dir Messa e conservare il SS. Sacramento, che portava poi ai malati.

In quello stretto rifugio passò lunghi anni ricevendo visite e facendone a sua volta, ma sempre sfuggendo alla polizia; e poté anzi tenere qualche adunanza delle Figlie del Cuor di Maria e perfino un corso di Esercizi.

1793-94. - Il 9 agosto 1793 fu arrestato il Rev. Cormaux, che fece in prigione i suoi Voti religiosi la festa dell'Assunzione.

Fu poi ghigliottinato il 9 giugno 1794 sulla piazza della Bastiglia.

La signora des Bassablons, detta « la Santa di Saint-Malo » o anche « la Signora del Buon Soccorso » per la sua esimia carità verso i bisognosi, venne pure arrestata e ghigliottinata il 21 giugno sulla piazza del Trono.

1794-98. - Con la morte di Robespierre ( 29 luglio 1794 ) ebbe fine il « Terrore » e si attenuò alquanto la persecuzione contro il Clero, pur senza cessare interamente.

Allora anche il P. de Glorivière si prese un poco di libertà per il suo ministero sacerdotale: le uscite dal suo nascondiglio furono frequenti e andò predicando qua e là ai gruppi delle due Società anche fuori di Parigi.

Ma il colpo di Stato ( 4 settembre 1797 ) col quale Napoleone si dichiarava 1° Console, eccitò il Giacobini a rinnovare le violenze; allora il Servo di Dio si rifugiò di nuovo nella sua celletta di rue Cassette, ove attese a comporre vari opuscoli religiosi.

Calmatasi poi alquanto la persecuzione, riprese la sua libertà all'entrare dell'anno seguente, 1798, giacché le due Società avevano preso molto sviluppo e s'erano estese a varie diocesi ( Rouen, Ghartres, Sens, Besancon, Sécz ).

1799-800. - Fece allora un nuovo tentativo per ottenere l'approvazione pontificia e mandò a tale scopo due Sacerdoti della Società del S. Cuore per sollecitare dai Vescovi esiliati lettere di appoggio.

Ma il P. de Clorivière non poté giungere al Papa: poiché Pio VI, fatto prigioniero da Napoleone, moriva a Valenza nel 1799.

Pio VII, suo successore, entrato in Roma il 3 luglio 1800, ricevette il 19 gennaio 1801 due membri della Società del S. Cuore, i rev.di Beulé e Astier, e li trattò con grande benevolenza: ma non volle dare un'approvazione scritta, pur lodando la forma di vita esposta nel memoriale del P. de Clorivière, e incoraggiando frattanto a fare i Voti semplici sotto l'autorità dell'Ordinario.

Fu anche spedito un Breve al Vescovo di Saint-Malo per fargli conoscere il pensiero del Papa, il quale voleva che si evitasse ogni forma esterna di corporazione per non destare sospetti nei poteri civili, e prescriveva che il governo delle due Società fosse noto a pochi fidati.

Questa la memoranda udienza del 19 gennaio 1801, che riempì di gioia il Servo di Dio.

Ma uno di quei due delegati mandati a Roma, il Rev. Astier, giocò un brutto tiro al P. de Glorivière: egli s'era poco dopo il suo ritorno fatto nominare da Roma Vicario generale della Società del S. Cuore di Gesù.

Incaricato di far giungere ai membri delle due Società una Circolare che il Servo di Dio aveva preparata per comunicare la bella notizia dell'udienza pontificia, sembra che non abbia eseguito il mandato.

Poco dopo quel sacerdote abbandonò il P. de Clorivière e la Società. ( Vedi Documents constitutifs, pag. 345, nota 3. Docum. 15 ).

1800-1801. - Pochi giorni prima, 24 dicembre 1800, era avvenuto a Parigi lo scoppio della macchina infernale in attentato alla vita di Napoleone.

Quel fatto coinvolse stranamente la Signorina de Cicé e qualche anno dopo anche il P. de Clorivière.

La Signorina de Cicé, sempre pronta agli atti di carità, aveva in piena buona fede procurato alloggio ad un certo Carbon a lei presentatesi con ben altre informazioni, mentre era stato complice di quell'esecrando attentato.

Per questo fu arrestata la Signorina e rinchiusa alla Conciergerie e poi a S. Pelagia, ove stette parecchi mesi.

Il processo provò poi non soltanto la sua assoluta innocenza, ma fu pure una manifestazione delle sue eccellenti virtù, ricordandosi dall'avvocato gli innumerevoli infelici da Lei beneficati. ( Vedi Lettere del P. de Clorivière, voi. I, p. 144, nota 2 ).

Anche in prigione fece gran bene alle donne perdute rinchiuse a Santa Pelagia. ( Lettere del P. de Clorivière, I, p. 142 ).

Coincidenza notevole: l'arresto della Sig.na de Cicé avvenne lo stesso giorno 19 gennaio 1801, in cui Pio VII a Roma dava l'approvazione orale alle due Società.

1804-1809. - Frattanto la perquisizione della Polizia continuò per parecchi anni allo scopo di conoscere e punire i colpevoli.

Il 5 maggio 1804 fu arrestato il P. de Clorivicre, messo in sospetto perché un suo nipote era stato alle dipendenze di Cadoudal parecchi anni addietro: e questo signor Cadoudal era stato capo della congiura contro il 1° Console Napoleone.

L'arresto sembra stato ordinato da Napoleone stesso, giacché il capo della Polizia aveva riconosciuto al primo incontro l'innocenza del Padre.

Questi pertanto fu incarcerato prima alla Conciergerie, poi alla Force, quindi definitivamente alla prigione del Tempio, ove gli fu assegnata la stessa camera ov'era stato rinchiuso l'infelice Luigi XVI.

Quella prigionia durò cinque anni, di cui quattro al Tempio.

Il Padre de Clorivière fu messo in libertà soltanto l'undici aprile 1809.

È facile comprendere qual colpo fosse questo per le due Società.

Ma il Servo di Dio ne curò la direzione molto attivamente con le sue preziose e lunghe lettere Circolari, che sono veri trattati di vita religiosa appropriati a chi vive nel secolo.

Affidò pertanto al Rev. Bourgeois il governo esterno delle due Società; ma continuò ad occuparsi personalmente dell'opera affidatagli da Dio.

Egli poteva infatti ricevere visite controllate e due volte la settimana andava da lui la signora Contessa di Carcado, Figlia del Cuor di Maria, che faceva da intermediaria fra la sig.na de Cicé e il Padre.

Le figliali premure delle Figlie del Cuor di Maria poterono alleviare assai quella prigionia, sì che il Servo di Dio se ne lamentò amabilmente, scrivendo che non era stato messo in prigione per far buona cera, ma per far penitenza, di che aveva gran bisogno.

Sentiva però assai la privazione della S. Messa, perché gli era vietato di celebrare.

Allora la sig.na de Cicé pensò e riuscì a fargli arrivare spesso il SS. Sacramento dell'Eucaristia in una scatoletta di metallo bianco assai appiattita, che nascondeva abilmente e rispettosamente fra le provvigioni di viveri portate a lui dalla signora Carcado accompagnata da un'altra Figlia del Cuor di Maria.

Nessuna ispezione ( e se ne fecero tante ) riuscì a scoprire mai quel divino Tesoro!

Quel cinque anni furono fecondi di molti scritti spirituali, specialmente commenti ascetici a libri della S. Scrittura, tra i quali la I lettera di S. Pietro, pubblicata poi nel 1809, la cui lettura diede molta consolazione al Card. Pacca durante la sua prigionia.

All'occasione della venuta di Pio VII a Parigi per l'incoronazione di Napoleone sollecitò ed ebbe da Lui un'altra approvazione dei due Istituti.

Ma la prova intanto andava in lungo, sì che alcuni della Società del S. Cuore di Gesù defezionarono per paura di vessazioni, vedendo imprigionato il loro capo, e forse anche per tema di dispiacere ai loro Vescovi inquieti riguardo ad associazioni non autorizzate dal Governo.

Anche il Rev. Beulé, l'altro dei due mandati a Roma nel 1801 e tra i più influenti dei Soci del S. Cuore, diede le sue dimissioni dalla Società nel 1807; alcuni altri sacerdoti e Figlie del Cuore di Maria ne seguirono l'esempio.

Il Padre, invece di accettare passivamente il fatto doloroso, scrisse a ciascuno una lettera sì persuasiva e paterna, che ben presto tutti rientrarono nell'Istituto.

La sua direzione orale e scritta fu molto assidua in quegli anni, e valido fu l'aiuto che ne derivò alle anime per la loro perseveranza nel bene.

Nel 1808, dovendosi demolire la pericolante e decrepita prigione del Tempio, i prigionieri furono in gran parte trasferiti al castello di Vincennes.ù

Il Servo di Dio, già vecchio di 73 anni e gravato di vari acciacchi, stette nella nuova prigione pochi giorni; a metà di maggio 1808 ottenne d'essere trasferito con alcuni compagni in una casa di salute della famiglia Buisson, presso l'odierna piazza della Nazione.

Essendovi la cappella, egli poté celebrarvi finalmente la S. Messa, sorvolando ogni opposizione.

Inoltre spiegò grande zelo e verso i proprietari che ricondusse dal giansenismo alla schietta fede cattolica, e verso i ricoverati infermi di mente, ai quali in vario modo recò sollievo.

Finalmente fu rimesso in libertà nell'aprile dell'anno seguente: aveva 74 anni: ma le sue forze erano ancora in buono stato.

1809-1834 - Allogatesi intanto al Convento delle Carmelitane ( dove nel 1792, erano stati uccisi tanti Martiri ), riprese il governo immediato delle due Società, delle quali constatò con gioia il progresso, sia pur lento, fatto negli anni passati, e fece visita ai vari gruppi delle provincie.

Nel 1813 il Santo Padre Pio VII, fatto prigioniero da Napoleone, fu trasferito da Savona a Fontainebieau: il P. de Clorivière ottenne finalmente un'udienza particolare e il 17 marzo 1814 poté prostrarsi ai piedi del Papa, vittima egli stesso della persecuzione.

Il santo Pontefice rinnovò di gran cuore l'approvazione orale alle due Società.

L'approvazione solenne e scritta, sollecitata ancora dopo la liberazione del Santo Padre nel 1815, non fu concessa, volendosi prima consultare i Vescovi e desiderandosi maggior serenità di tempi.

Così avvenne che solo dopo la morte del Servo di Dio ( 9 gennaio 1820 ) fu data l'approvazione alla Società delle Figlie del Cuor di Marla da Leone XII nel 1825.

Quanto alla Società del S. Cuore di Gesù, privata della direzione del suo Fondatore e contrariata in vari modi nel suo sviluppo, praticamente si disciolse dopo la morte del P. de Clorivière: e mancò quindi ogni ragione di approvazione.

Bisogna riconoscere anche in questo un sapiente intervento della Provvidenza.

Nel piano presentato dal P. de Clorivière al Sommo Pontefice per l'approvazione c'erano alcuni punti assai discutibili e pericolosi.

Il Fondatore avrebbe voluto una stretta dipendenza della Società delle Figlie del Cuor di Maria da quella del Cuore di Gesù: il Superiore Generale dei Sacerdoti del S. Cuore avrebbe dovuto essere eletto direttamente dal Papa; la Superiora Generale delle F. C. M. doveva eleggersi direttamente dal Generale della Società del S. Cuore di Gesù; e i Provinciali di questa Società dovevano eleggere le Superiore locali delle Figlie d. C. d. M. nelle case della propria regione.

Questo sistema di governo è oggi inconcepibile e fortunatamente non ci fu mai occasione di applicarlo.

Inoltre il Superiore generale doveva poter sottrarre ai Vescovi alcuni Sacerdoti per mandarli alle missioni: e questo avrebbe contrastata la diocesanità dei membri della Società.

1814-1820. - La fiducia di veder risorgere la soppressa Compagnia di Gesù era nel cuore di molti, specialmente in un gran numero degli antichi Gesuiti.

Già Pio VI aveva dichiarata legittima la sopravvivenza della Compagnia in Russia sotto Caterina II.

Nel 1801 ( 7 maggio ) Pio VII ve la ristabiliva con apposito Breve; il 30 giugno 1804 la resuscitava nel Regno delle due Sicilie, e poco dopo autorizzava il P. Generale dimorante in Russia ad ammettere nella Compagnia tutti coloro che ne avessero fatta domanda in qualunque regione.

Perciò venivano mano mano ricostituendosi le provincie dell'Ordine, preludendo ad un ristabilimento generale.

Il P. de Clorivière fu uno dei primi a chiedere di rientrare nella Compagnia, facendone domanda al P. Generale Gruber fin dal 1804.

La sua prigionia impedì l'adempimento del suo desiderio.

Ebbe dal Vicario Generale, essendo morto nel frattempo il Padre Gruber, la facoltà di rinnovare la sua professione religiosa e veniva incorporato alla provincia di Russia.

Nel 1809, appena liberato, ricorse al nuovo Generale P. Brzozowski, prospettando la sua disposizione a lasciare totalmente la direzione delle due Società, se ciò si richiedesse per essere in piena libertà con la Compagnia.

Il P. Generale ( giugno 1814 ) gli rispondeva di rimanere in Francia, di continuare ad occuparsi delle sue opere le quali tanto contribuivano al bene della Chiesa in quei tempi calamitosi, e si adoperasse a preparare il prossimo ristabilimento dell'Ordine in Francia, sollecitando il soccorso degli antichi gesuiti superstiti.

Cosi, mentre entrava nel suo 80° anno, il Servo di Dio diveniva il primo rampollo del suo Ordine in Francia.

S'era adoperato nei mesi di giugno e luglio di radunare antichi gesuiti: non ne trovò nessuno: tutti morti o esiliati.

Il 19 luglio ricevette il P. Varin con tre compagni, già appartenenti ai « Padri della Fede », altri ne seguirono l'esempio sì che il 31 luglio festa di S. Ignazio, il recente noviziato contava 12 membri: 10 sacerdoti e due fratelli.

Il 7 agosto finalmente Pio VII pubblicava il Breve « Sollicitudo omnium ecclesiarum » per la restaurazione generale della Compagnia di Gesù.

Al termine di quell'anno memorando e nel periodo di soli sei mesi la rinata Compagnia contava già in Francia 60 membri.

Il P. de Clorivièere, nel suo ufficio di Superiore Provinciale di Francia, s'adoperò in ogni modo per la formazione dei nuovi soggetti e dovette ben presto aprire varie case per le opere che venivano mano mano affidate alla Compagnia.

Aveva posta la sua sede in un'ala del convento delle Visitandine in rue des Postes; come segretario o « Socio » s'era preso il P. Varin; aveva nominato il P. Cuenet Maestro dei Novizi, ma continuò ad adempire personalmente egli stesso gran parte di questo importantissimo ufficio, avendo egli solo la piena conoscenza dei metodi ed usi della Compagnia antica.

Tutti si meravigliavano della grande energia che mostrava quel vecchio di 80 anni nel governo, nel dare Esercizi, anche il Mese del Noviziato: lo diede infatti dal 4 gennaio 1815 avendo come uditori 30 Sacerdoti oltre gli scolastici ed i Fratelli coadiutori: dalle tre del mattino alle dieci di sera, com'era consuetudine di tutta la sua lunga vita religiosa, era così occupato in pesante lavoro.

Alla fine di quell'anno 1815, dopo la trepida parentesi del governo napoleonico dei cento giorni, altri 30 novizi erano entrati.

Ma il buon vecchio sentiva il declino delle sue forze e specialmente l'oscuramento della vista, sì da giudicarsi non più abile ai doveri del suo ufficio: ne chiese quindi l'esonero al P. Generale.

Questi non l'esaudì, ma appoggiò la domanda d'aiuti da lui fatta ai gesuiti francesi aggregati alla Provincia d'Inghilterra.

L'aiuto, assai meschino, gli venne nel 1816 con tre Padri, due dalla Russia e uno dall'Inghilterra.

Lo sviluppo delle opere e la fondazione di nuove case continuò febbrilmente di pari passo con la floridezza della vita religiosa, sì che alla fine del 1816 il Servo di Dio ne scriveva con gioia al P. Generale e ne rendeva grazie a Dio.

Ridotto però ad una quasi totale cecità, che giunse a non permettergli di celebrare la S. Messa, il Servo di Dio rinnovò le sue istanze di essere esonerato dall'ufficio di Superiore Provinciale: fu esaudito dopo sette mesi, il 15 gennaio 1818, e gli successe il P. Simpson venuto dall'Inghilterra.

Lasciava uno stato molto florido alla Compagnia in Francia: in tre anni i religiosi erano saliti a 145, di cui 75 preti: aveva un noviziato, cinque collegi, due residenze, pur senza possedere alcun bene immobile fuori della casa di Noviziato: ma in compenso c'era in tutti un livello di virtù molto alto, sì che gli anziani disputavano ai più giovani le opere di penitenza e di umiliazione: e tutto questo, attestava il P. Cuenet, era frutto del saggio e forte governo del P. de Glorivière « uomo d'orazione, uomo di Dio ».

1818. - Il Servo di Dio rientrò dunque nella vita comune, avendo 83 anni.

Il nuovo Provinciale lo volle suo consigliere.

Nella misura delle sue forze riprese il suo ministero di fondatore presso le Figlie del Cuor di Maria e diresse lui stesso la nuova edizione delle Regole del 1818.

In quello stesso anno moriva davanti al SS. Sacramento la Signorina de Cicé, dopo 15 mesi di malattia.

Il Servo di Dio era andato a visitarla più volte, nonostante le proprie infermità; è facile comprendere quanta afflizione gli cagionasse la morte di una figlia spirituale sì virtuosa, che gli era stata così valida collaboratrice nella fondazione della Società, e di tanto aiuto nelle molte tribolazioni sofferte.

La vita del P. de Clorivière nei due ultimi anni fu senza eccezioni vita comune ; interveniva a tutte le pratiche di comunità, pur non potente partecipare facilmente alla conversazione, data la sordità e la cecità ond'era afflitto.

Però si alzava alle 3 del mattino, faceva due ore di orazione; diceva, dopo le 5½, la Messa della Madonna e, quando non poté più, faceva la Comunione; suppliva il breviario con tre Rosarii ( nove corone ) al giorno; digiunava tutti i venerdì; non volle mai riscaldamento in camera, per quanto rigido fosse il freddo; si faceva fare la lettura spirituale da un Fratello per un'ora ogni giorno.

Molto tempo passava in adorazione davanti al SS. Sacramento.

Portava sempre seco, legate ad una catenella, le immagini a lui tanto care: un piccolo crocifisso e una statuetta della Madonna, tenute sempre sopra di sé durante la Rivoluzione: un capo di quella catenella aveva un anello, che costantemente aveva infilato in un dito.

1820. - La sua morte l'aspettava e la desiderava, ed aveva chiesto da lungo tempo di morire martire oppure davanti al SS. Sacramento.

Ora, mentre nessuno l'avrebbe sospettato, la mattina del 9 gennaio 1820, levatesi come di solito poco prima delle tre, dopo la prima ora di orazione andò in cappella per adorare il SS. Sacramento, mentre la comunità era in levata: quella volta non andò al solito posto ( un angolo presso la finestra ), ma si inginocchiò alla balaustra, tenendo la catenella del crocifisso e della statuetta della Madonna, e fu assorto in preghiera.

Un Fratello, svegliatore, venuto in cappella a quell'ora, vide il Padre e lo lasciò tranquillo; ma ad un tratto sentì cadere qualche cosa: il crocifisso e la statuetta erano sfuggiti di mano al Servo di Dio, che s'era accasciato su la balaustra.

Accorse, e con l'aiuto d'un altro Fratello, fece sedere il buon vecchio sopra una sedia; accorsero anche alcuni Padri chiamati in fretta; trovarono il Servo di Dio respirante ancora, calmissimo e con gli occhi chiusi; gli fu impartita l'assoluzione e suggerita qualche giaculatoria.

Appena terminata la formula dell'assoluzione, il P. Pietro de Clorivière cessò di respirare: era morto davanti a Gesù in Sacramento come aveva desiderato, come era accaduto alla Signorina de Cicé.

Il Servo di Dio contava 84 anni d'età, 6 mesi e 10 giorni.

Dal suo volto fu cavata una maschera in cera; il suo cadavere fu seppellito nel cimitero di Vaugirard, trasportato poi a quello di Mont-Valerien e poi a quello di Montparnasse.

Nel febbraio 1897 ne fu esumata la salma con quelle di altri gesuiti per collocarla in un nuovo sepolcro: le Figlie del Cuor di Maria, che volevano quei preziosi resti del Servo di Dio, ne ottennero almeno il capo, che conservano nella cappella del loro noviziato in Rue Notre-Dame des Cliamps.

Chiudiamo questi cenni con le vive espressioni del Rev. Caron: « Fu un grande servo di Dio, degno figlio di Santo Ignazio, e nominare il P. de Clorivière, è nominare un Evangelo vivente ».

Il Padre de Clorivière era di alta statura, cui la vecchiaia aveva leggermente incurvata; incedeva con passo fermo e misurato; i lineamenti aveva pronunciali e gravi, improntati a dolcezza ed austerità insieme; il volto aveva soffuso d'uri certo pallore ed austera magrezza, la voce forte e penetrante.

Egli possedeva un complesso di qualità naturali, che lo rendevano amabile e rispettabile.

Nato da famiglia nobile, traeva dalla sua origine e dalla prima educazione quelle buone maniere, quegli istinti elevati e generosi, quella lealtà e quella dedizione alle grandi cause, che costituiscono l'onore e la nobiltà cristiana.

Nel suo carattere parevano fondersi i due estremi di una grande amabilità e d'una riservatezza austera: uomo spiritoso e conversevole, assumeva d'ordinario una certa serietà, che ispirava quasi timore anche a chi meglio lo conosceva e ne aveva sperimentato la incantevole bontà.

Ardente e vivo fino a sembrare bruscamente risoluto, ma sempre riflessivo.

Era insomma il tipo dell'uomo d'onore e di coscienza, del dovere e dell'azione in una natura ben domata e governata.

A. M. F.

* * *

Per la glorificazione del P. de Clorivière.

Fu fatto il Processo informativo su le virtù: nel 1915 era ancora sigillato negli archivi della S. C. dei Riti.

Nel 1919 fu aperto il Processo informativo e se ne incominciò la trascrizione.

Nel 1934 fu nominato Ponente della Causa il Card Sincero.

Nel 1935 si ebbe il Decreto per aprire il Processo « diligentiarum ».

Si incominciò la revisione degli scritti del Servo di Dio.

Nel 1936 fu nominato Ponente il Gard. Boetto.

Nel 1937-38 continuò la revisione degli scritti e fu sollecitata.

Questa causa viene trattata al modo delle Cause storiche.

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