La nube della non-conoscenza

Lettera sulla preghiera

A Pistle of Preier

1. [ Ci si deve introdurre nell'orazione con il convincimento che si morirà non appena sarà terminata la preghiera.

Questo pensiero suscita un salutare timore ].

Amico spirituale in Dio, poiché mi hai chiesto come devi regolare il cuore nel tempo della preghiera, cerco di risponderti meglio che posso.

Quando cominci la tua preghiera, lunga o breve non importa, è sommamente utile per te, a mio modesto avviso, convincerti interiormente, senza finzione alcuna, che morirai non appena avrai finito di pregare, e che più breve sarà la tua preghiera, più vicina sarà la tua fine.

E non pensare che un simile atteggiamento sia pura finzione; eccone la prova.

Nessuno a questo mondo si azzarderebbe ad affermare il contrario, cioè che tu vivrai senz'altro anche dopo aver finito di pregare.

Perciò fa' pure come ti ho detto, senza timore.

Se ascolterai il mio consiglio, ti accorgerai che la consapevolezza generale della tua miseria, unita a quella più particolare della brevità di tempo rimasto per emendarti, produrrà dentro di te un senso genuino di timore.

Questa convinzione penetrerà fin nell'intimo del tuo essere, a meno che, Dio non voglia, tu ti metta a blandire con lusinghe e allettamenti di ogni tipo, gli impulsi e i desideri superficiali del cuore, così da ingannarlo con menzogne e false promesse di una vita prolungata oltre il tempo della preghiera.

Anche se in realtà è facile che tu viva più a lungo, faresti male ad assecondare questo pensiero prima di cominciare a pregare: se vi fai affidamento, inganni te stesso.

Infatti la verità sulla tua vita è nascosta in Dio solo; a te non resta che accettare ciecamente la sua volontà: non puoi neanche esser certo di vivere un solo istante, la durata d'un batter di ciglio, o ancor meno.

Se dunque vuoi pregare con saggezza, secondo l'ammonimento del profeta nel salmo: « Psallite sapienter », cerca di suscitare dentro di te, fin dall'inizio, questo genuino senso di timore.

Infatti, lo stesso profeta dice in un altro salmo: « Initium sapientiae est timor Domini; L'inizio della sapienza è il timore del Signore ».

2. [ Al timore va fatto seguire un altro atteggiamento dello spirito: la speranza.

Dio accoglierà la preghiera in totale riparazione dei peccati ].

La tua preghiera, però, non può basarsi solo sul timore: potresti facilmente cadere nella disperazione.

A quel primo pensiero bisogna quindi aggiungerne un altro.

Devi credere fermamente che: se, per la grazia di Dio, sarai riuscito a giungere al termine della tua preghiera pronunciando parole con voce chiara e distinta, o comunque se avrai fatto tutto il possibile da parte tua, nel caso dovesse sopraggiungere la morte mentre stai pregando, Dio accetterà la tua preghiera, come completa riparazione per tutti gli atti di trascuratezza della tua vita, dall'inizio fino a quel momento.

Naturalmente do per scontato che tu abbia già fatto debita ammenda della tua vita e l'abbia quindi passata al vaglio della tua coscienza, con una regolare confessione secondo la disciplina della santa chiesa.

Una preghiera fatta a questo modo, per quanto possa essere breve, sarà allora ben accetta a Dio e servirà alla tua completa salvezza, se mai dovessi morire pregando, o ad accrescere la tua perfezione, se invece dovessi restare ancora in vita.

Tale è la bontà di Dio il quale, secondo la parola del profeta, non abbandona nessuno di quanti si affidano a lui con cuore sincero e con il desiderio di convertirsi.

La conversione presenta due aspetti complementari: la rinuncia al male e il compimento del bene.

Per far ciò non c'è mezzo migliore dell'attività spirituale di quei due pensieri di cui ho appena parlato.

Infatti, che c'è di più efficace del timore della morte, per estirpare dalla vita di un uomo la propensione per il peccato?

E che cosa può infondere nell'anima maggior fervore nel compiere il bene, se non una viva speranza nella bontà misericordiosa di Dio, proprio come suggerisce il secondo pensiero?

3. [ La devozione, suscitata dal timore e dalla speranza, è superiore a qualunque pratica ascetica ].

Quando proverai nel tuo intimo il senso della speranza, unito a quello di un giusto timore, sarà come se tu avessi un solido bastone cui appoggiarti in tutte le tue azioni di bene.

Grazie a questo bastone, potrai scalare con sicurezza l'alto monte della perfezione e giungere così ad amare Dio in maniera perfetta.

All'inizio, però, ci saranno ancora molte imperfezioni nella tua maniera di agire, come vedrai più avanti.

Le tue considerazioni generali sulla bontà misericordiosa di Dio, ma ancor più l'esperienza personale che ne farai, quando Dio accetterà, come ti ho già detto, un atto religioso così breve e insignificante a totale riparazione di tutto il tempo in cui ti sei dimenticato di lui, produrranno senz'altro dentro di te un grande slancio d'amore verso Dio che è così buono e misericordioso nei tuoi confronti.

Ti accorgerai, nel tempo della preghiera, di aver fatto dei passi avanti in forza del bastone di speranza, se appunto avrai saputo usarlo bene secondo quanto ti ho insegnato.

L'esperienza spirituale che proverai a questo punto sarà tutta racchiusa in una venerazione amorosa per Dio, originata dal timore e dallo slancio d'amore prodotto dal bastone della speranza.

La venerazione, infatti, non è altro che l'unione di timore e amore, tenuti insieme dal bastone di una speranza certa.

Penso proprio che a dimostrare l'esistenza in te di queste disposizioni, sarà la devozione.

Infatti, secondo s. Tommaso, il dottore, si può definire la devozione come volontà sempre pronta a compiere tutte le cose che riguardano il servizio di Dio.

Ciascuno può verificare dentro di sé con quale sollecitudine la propria volontà è pronta a servire Dio.

Mi pare che s. Bernardo esprima lo stesso concetto quando ci invita ad agire in tutte le cose con prontezza e con gioia.

Con prontezza, per via del timore; con gioia, per via della speranza e dell'affettuosa fiducia nella misericordia di Dio.

Ti dico sinceramente che io preferirei senz'altro avere la ricompensa di chi persiste con tenacia in un simile esercizio, anche se non avesse mai praticato altre penitenze corporali all'infuori di quelle prescritte dalla santa chiesa, piuttosto che ottenere il premio di quanti, dall'inizio del mondo fino ai giorni nostri, hanno fatto ogni genere di mortificazioni senza provare però i sentimenti di cui sto parlando.

Non che ci sia gran merito nel semplice fatto di possedere i due atteggiamenti del timore e della speranza.

Quel che vale è l'atto di adorazione amorosa di cui queste virtù sono il miglior stimolo, almeno per quanto concerne la parte dell'uomo.

È un atto che ha valore di per se stesso, e non deve essere necessariamente accompagnato da nessun'altra pratica, quale il digiuno, le veglie, il vestir di sacco e via di questo passo.

A Dio onnipotente piace così com'è: basta da solo a meritare la sua ricompensa.

Nessuno può sperare di ricevere il premio da Dio senza quest'atto di devozione; inoltre, è dalla sua intensità che dipende la grandezza del merito.

Chi lo sente con più forza, otterrà una ricompensa maggiore; chi lo sente meno intensamente, avrà una ricompensa minore.

Le altre pratiche, quali il digiuno, le veglie, il vestir di sacco, e tutte le penitenze del genere, sono meritevoli nella misura in cui aiutano a raggiungere la devozione, se no non hanno nessun valore.

È invece possibile che quest'atto da solo sia pienamente sufficiente senza tutte quelle penitenze; e in effetti moltissimi riescono a possederlo con pieno merito, senza aver fatto ricorso a pratiche corporali.

Come vedi, il mio intento è quello di far sì che tu possa giudicare e apprezzare tutte le cose secondo il loro valore: le meno importanti come meno importanti, le più meritorie come tali.

L'ignoranza è spesso causa di molti errori.

Capita così che gli uomini stimino e apprezzino di più le mortificazioni corporali, come il digiunare, il vegliare, il vestir di sacco e altre simili, che non l'esercizio spirituale delle virtù o di quell'adorazione piena d'amore di cui ho parlato prima.

Proprio per sottolinearne l'importanza e il merito, intendo soffermarmi ancora un poco sull'argomento, così che tu possa saperne di più.

4. [ Il paragone dell'albero: le radici indicano il timore, il tronco e i rami la speranza, i frutti sono costituiti dall'amore casto ]

L'insieme degli atti che concorrono a suscitare l'adorazione amorosa, in particolare i due pensieri del timore e della speranza, si può paragonare a un albero carico di frutti.

Di quest'albero, il timore è la parte che sta sotto terra, la radice; la speranza è la parte che si eleva da terra, il tronco con i rami.

In quanto stabile e sicura, la speranza è come il tronco; in quanto incita gli uomini versò opere d'amore, è simboleggiata dai rami.

Invece il frutto è sempre un sentimento di amore misto a venerazione.

Finché il frutto resta attaccato all'albero, conserva sempre quel verde sapore di aspro che viene dalla pianta.

Ma passato un poco di tempo da quando è stato colto, e giunto a piena maturazione, perde tutto il sapore della pianta.

Da nutrimento per servi qual era, prima, diventa ora un cibo degno d'un re.

È a questo punto che l'adorazione amorosa si rivela così meritevole come ho già detto.

Perciò preparati a staccare il frutto dall'albero e a offrirlo, separato da tutto, all'altissimo Re dei Cieli.

Allora a buona ragione sarai chiamato vero figlio di Dio, perché lo amerai di un amore casto, per quel che egli è, e non per i suoi benefici.

Mi spiego meglio: gli innumerevoli benefici che Dio onnipotente nella sua bontà del tutto gratuita ha elargito a ciascuna anima in questa vita, sono motivi più che sufficienti per amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutte le forze.

Supponiamo, anche se è assolutamente impossibile, che un'anima abbia la potenza, la bontà e l'intelligenza di tutti gli angeli e i santi del cielo messi insieme, e che questi doni non li abbia ricevuti da Dio o che non abbia mai avuto modo di gustare in questa vita la sua benevolenza: quest'anima, se solo vedesse quanto è amabile Dio in se stesso, sarebbe rapita d'amore al di là delle sue forze, fino al punto che il suo cuore si spezzerebbe: tanto Dio in se stesso è bello e attraente, buono e splendido.

5. [ L'amore casto ama Dio per se stesso e non per qualsivoglia altra considerazione ].

Com'è meraviglioso e sublime l'amore di Dio, per parlarne!

Non c'è lingua così perfetta che possa farne comprendere la minima parte, se non usando supposizioni impossibili, al di là della nostra portata.

È a un simile amore che faccio riferimento quando esorto ad amare Dio di un amore casto, per quel che egli è, e non per i suoi benefici.

Io, non dico ( anche se sarebbe già buona cosa ) di amarlo molto per i suoi benefici, e infinitamente di più per se stesso.

Se dovessi esprimere in maniera più elevata cosa intendo per perfezione e merito di quella adorazione d'amore, direi così: quando uno sente nel cuore in modo tangibile la presenza di Dio così com'è in se stesso e percepisce con la ragione il raggio luminoso della luce perenne, che è poi ancora Dio, in modo da vedere e gustare quant'è degno d'amore Dio in se stesso, in quel preciso istante l'uomo si dimentica completamente di tutti i benefici e di tutte le grazie che Dio gli ha elargito durante la sua vita.

E finché dura questo stato interiore, non sente e non vede altro motivo per amare Dio se non Dio stesso.

Certo, quando si parla della perfezione comune, si può ben dire che la grande bontà e benevolenza che Dio ci mostra in questa vita sono dei motivi eccellenti e assai validi per amarlo; ma se si considera l'obiettivo della massima perfezione cui è mia intenzione condurti attraverso questo scritto, devo dire che chi ama Dio in maniera perfetta ha paura di ostacolare il cammino della perfezione, e quindi non chiede altro motivo per amare Dio, una volta raggiunta la cima della perfezione, se non Dio solo.

È in questo senso che io parlo di amore casto: amare Dio per se stesso, e non per i suoi benefici.

6. [ L'amore casto conduce alla perfezione, mentre con l'amore imperfetto si può conseguire solo la salvezza ].

Per stare all'esempio che ti ho fatto, preparati a staccare il frutto dall'albero e a offrirlo, cosa com'è, al re del cielo: allora il tuo amore sarà casto.

Al contrario, finché gli offrirai il frutto acerbo ancora appeso all'albero, sei proprio simile a una donna che non è casta, perché ama suo marito per i benefici che ne trae, e non per la sua persona.

Considera bene il perché di questo paragone, e vedi se non sono forse questi i veri motivi per cui servi il Signore con zelo: il timore della morte, il pensiero della brevità del tempo, la speranza di ottenere il perdono della tua pigrizia spirituale.

Se è così, allora il tuo frutto è ancora verde e conserva il sapore della pianta.

Anche se è bene accetto a Dio, almeno in parte, non gli può piacere perfettamente, perché il tuo amore non è ancora casto.

Il tuo amore è veramente casto quando non chiedi a Dio per la vita presente né di sollevarti dalle sofferenze, né di accrescere la tua ricompensa, né di gustare la dolcezza del suo amore.

Certo, ci sono dei momenti in cui fai bene ad attendere con trepidazione qualche consolazione, quasi a rinfrescare le tue facoltà spirituali per paura che vengano meno nel cammino.

Al di fuori di queste circostanze, però, non devi chiedere a Dio nient'altro che lui stesso.

E non star a considerare se sei nella gioia o nel dolore: a queste cose non devi far caso, dal momento che possiedi colui che ami.

Questo è l'amore casto, questo l'amore perfetto.

Preparati, dunque, a staccare il frutto dall'albero; in altri termini, separa il tuo amore adorante dai pensieri di morte e di speranza che l'hanno preceduto.

In tal modo potrai offrirlo a Dio così com'è in se stesso, maturo e casto, senza che sia contaminato da nessun'altra motivazione inferiore a Dio o a lui sovrapposta, foss'anche del tutto secondaria.

È da Dio e da lui solo che il tuo amore deve trarre la sua origine: allora sì avrà tanto merito, come ho già detto.

In effetti, questa è una verità ben nota a tutti gli esperti in teologia e nella scienza dell'amore di Dio: l'uomo, ogni qualvolta tende a Dio nel suo cuore senza alcun intermediario, cioè senza essere stato stimolato da nessun pensiero particolare, si guadagna la vita eterna.

Un'anima che ha queste disposizioni, che offre, cioè, il frutto maturo e già colto dall'albero, può innalzarsi a Dio in qualsiasi istante senza alcun mezzo e per un numero incalcolabile di volte nel giro di un'ora: merita dunque, più di quanto io non sappia descrivere, di essere elevata alla gioia, per la grazia di questo Dio che è l'artefice principale dei suoi atti d'amore.

Pertanto sta' pronto a offrire il frutto maturo e già colto dall'albero.

Tuttavia chi offre a Dio in continuazione, per quel che lo consente la fragilità umana, il frutto ancora appeso all'albero, merita senz'altro la salvezza.

Ma chi offre a Dio con moto spontaneo e diretto il frutto maturo e già staccato dall'albero, costui ha raggiunto la perfezione.

7. [ Il matrimonio spirituale fa di Dio e dell'uomo una sola cosa ].

Da quanto detto precedentemente risulta che l'albero è buono; e se io ti esorto a staccarne il frutto, è in vista di una perfezione più elevata.

Ecco perché lo pianto nel tuo giardino: vorrei che tu ne raccogliessi il frutto da riservare al tuo Signore.

In altre parole, vorrei che tu imparassi questo tipo di esercizio che unisce l'anima a Dio, rendendola una sola cosa con lui nell'amore e nella conformità della volontà.

Come dice s. Paolo, « Qui adhaeret Deo, unus spiritus est cum illo; Chi si avvicina a Dio », come avviene con l'amore d'adorazione, « diventa un solo spirito con lui ».

Anche se Dio e l'uomo sono due esseri ben distinti per natura, tuttavia sono così strettamente uniti per la grazia, da formare un solo spirito, legati come sono da un unico amore e da una medesima volontà.

È in questa unione che consiste il matrimonio spirituale tra Dio e l'anima: non c'è niente, se non il peccato mortale, che sia in grado di scioglierlo, anche se l'ardore e il fervore dell'atto d'amore possono venir meno per un certo periodo.

Mentre gusta l'esperienza spirituale di questa unione, l'anima innamorata può mettersi a dire e a cantare, se vi si sente portata, queste sante parole del Cantico dei Cantici: « Dilectus meus mihi et ego illi; Il mio diletto è per me e io per lui ».

Ecco come si deve intendere il matrimonio spirituale: Dio per parte sua si unisce all'anima con il legame spirituale della grazia, e da parte tua l'unione si forma con il consenso amoroso nel giubilo dello spirito.

8. [ Occorre esercizio per giungere all'adorazione amorosa di Dio ].

Fa' dunque quel che ti ho proposto già all'inizio: arrampicati sull'albero fino ad arrivare al frutto, cioè all'adorazione amorosa.

Sarà senz'altro alla tua portata, se ti metterai a meditare con decisione sui due pensieri che ho esposto in precedenza: la morte e la speranza, senza fingere con te stesso.

Perciò, sta' bene attento al lavoro che si va facendo nella tua anima in questo frangente.

Cerca più che puoi, con l'aiuto della grazia, di assumere un atteggiamento di umiltà davanti alla grandezza di Dio, così da abituarti a esprimere quest'atto di adorazione immediatamente, e in qualsiasi momento, senza l'intervento di nessun altro pensiero.

È certamente un atto di tal genere che acquista grande merito, come ho già avuto modo di dire.

E quanto più il tuo frutto resterà separato dall'albero, cioè sgombro da ogni considerazione, tanto più spesso ti sgorgherà spontaneamente dal cuore in un gioioso slancio d'amore, dritto al suo scopo; e ancora migliore sarà il suo profumo e più gradito al gran Re del Cielo.

E se mai dovessi sentire dolcezza e conforto nel tuo atto d'offerta, non meravigliarti: è Dio che sta dividendo il frutto e ti sta dando una porzione del tuo stesso dono.

Se invece ti sembra di compiere un lavoro troppo duro, e se devi quasi tendere il tuo corpo oltre misura, nell'aridità, senza ottenere all'inizio nessun beneficio, è la prova che il frutto ancora acerbo se ne sta attaccato all'albero o è appena stato colto: ecco perché ti rimangono allegati i denti.

Tuttavia questo esercizio ti è utile; non sarebbe ragionevole pretendere di gustare la dolce mandorla senza aver prima frantumato il duro guscio e masticato l'amara scorza.

Può anche darsi che i tuoi denti, vale a dire le tue facoltà spirituali, siano troppo deboli: in tal caso ti consiglio di usare qualche stratagemma, perché « l'astuzia val più della forza bruta ».

9. [ Importanza del timore e della speranza per raggiungere la preghiera perfetta ].

C'è un altro motivo per cui ho piantato quest'albero nel tuo giardino e ti raccomando di salirci sopra.

È vero che Dio può fare tutto ciò che vuole; ma, a mio modesto parere, è praticamente impossibile che un uomo riesca ad arrivare alla preghiera perfetta senza i due mezzi di cui ho parlato, o altri simili.

Eppure la preghiera è perfetta quando sgorga d'improvviso e va dritta al suo scopo senza alcun intermediario.

Perciò ti consiglio di fare tuoi i due pensieri che ho indicato prima: non che tu li debba considerare come tua proprietà - sarebbe un atteggiamento peccaminoso -, ma sono tuoi perché Dio per sua grazia te li ha donati, servendosi di me, indegno messaggero, per trasmetterteli.

Credimi: qualsiasi pensiero ti stimoli al bene, sia che provenga interiormente dal tuo angelo custode o esteriormente da un messaggero umano, non è altro che uno strumento di grazia dato da Dio stesso, da lui scelto e inviato a operare nella tua anima.

E ora voglio spiegarti per quale motivo ti consiglio quei due pensieri a preferenza di tutti gli altri.

L'uomo è un essere composto da due sostanze: corpo e anima; ha bisogno quindi di due mezzi diversi per giungere alla perfezione.

Solo alla risurrezione dell'ultimo giorno i due elementi saranno uniti nell'immortalità; ma in questa vita ciascuna delle due sostanze deve giungere alla perfezione usando un mezzo appropriato.

Il timore svolge questa funzione per la parte corporea, la speranza per quella spirituale.

Mi sembra che così si operi in maniera corretta e adeguata.

Infatti non c'è niente che sappia strappare più rapidamente il corpo da tutti gli affetti terreni, se non il timore sensibile della morte.

Analogamente, non c'è niente che possa spingere con maggior speditezza e fervore l'anima di un peccatore ad amare Dio, se non la speranza certa del perdono di tutti i suoi peccati.

Ecco perché ti ho raccomandato di arrampicarti sull'albero facendo uso di questi due pensieri.

10. [ Conclusione ].

Ma se il tuo angelo buono, parlando nell'intimo del tuo cuore, o qualche altra persona dall'esterno ti dovesse suggerire dei pensieri che, a tuo parere, sono più adeguati alle tue disposizioni, puoi utilizzarli in tutta tranquillità e lasciar da parte, senza biasimo alcuno, quelli che ti ho proposto io.

Tuttavia, per il momento e finché non ne saprà di più, resto dell'opinione che questi mezzi ti saranno molto utili e non mi sembrano affatto discordanti dalle disposizioni che ho trovato in te.

Se quindi scopri che ti fanno del bene, ringrazia Dio di tutto cuore; e per amore di Dio, prega per me.

Non mancare di farlo, perché sono così miserabile che tu non te lo immagini nemmeno.

A questo punto mi voglio fermare: ricevi la benedizione di Dio e la mia.

Leggi e rileggi questi consigli, e non dimenticarli.

Mettili in pratica con coraggio, e fuggi tutto quanto ti può ostacolare o ritardare nel cammino della perfezione.

Nel nome di Gesù. Amen.

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