Compendio di Teologia Ascetica e Mistica

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Capitolo V

Dei mezzi generali di perfezione.

407. Acquistata la profonda convinzione che dobbiamo tendere alla perfezione, non ci resta che cercare e mettere in pratica i mezzi capaci di farci conseguire un tale scopo.

Si tratta qui dei mezzi generali, comuni a tutte le anime che vogliono progredire, riserbando alla seconda parte l'esposizione dei mezzi speciali che convengono ai vari gradi della vita spirituale.

Questi mezzi sono interni od esterni: i primi sono disposizioni o atti dell'anima stessa che a grado a grado la innalzano a Dio; i secondi, oltre questi atti, abbracciano pure esterni soccorsi che aiutano l'anima in questa ascensione.

Sarà bene farne un'esposizione sommaria.

408. 1° Tra i mezzi interni quattro meritano speciale attenzione:

1° il desiderio della perfezione, che è il primo passo in avanti e ci dà lo slancio necessario per trionfare degli ostacoli.

2° La conoscenza di Dio e di sé stesso: trattandosi di unire l'anima a Dio, quanto meglio si conosceranno questi due termini tanto più facile riuscirà l'accostarli insieme: [ noverim te, Domine, ut amen te, noverim me ut despiciam me! ] e conoscere Te, o Signore, la fine di amare te, fammi sapere, che io disprezzo me stesso!

3° La conformità alla divina volontà, che, assoggettando la nostra volontà a quella di Dio, è il più autentico segno di amore e il mezzo più efficace di unirci alla fonte di ogni perfezione: [ unum velle, unum nolle ] una volontà, non si vuole.

4° La preghiera, considerata nel suo piú largo senso, come adorazione e domanda, mentale o vocale, privata o pubblica, [ascensio mentis in Deum ] Ascensione del Signore: per suo mezzo uniamo a Dio tutte le interne nostre facoltà, memoria, fantasia, intelligenza, volontà, e perfino i nostri atti esterni in quanto sono l'espressione del nostro spirito di preghiera.

II. Anche i mezzi esterni possono ridursi a quattro principali:

1° La direzione: Dio infatti come istituì un'autorità visibile per governare esternamente la Chiesa, così volle che le anime siano nel foro interno dirette da una guida spirituale sperimentata, che possa far loro evitare gli scogli, stimolarne e dirigerne gli sforzi.

2° Un regolamento di vita, che, approvato dal direttore, ne continua l'azione nelle anime.

3° Le conferenze, esortazioni o letture spirituali, che, bene scelte, ci fanno conoscere la dottrina e gli esempi dei santi e ci traggono ad imitarli.

4° La santificazione delle relazioni sociali di parentela, di amicizia, o di affari, che ci da modo di dirigere a Dio non solo i nostri esercizii di pietà, ma anche tutte le nostre azioni e principalmente i doveri del nostro stato.

Desiderio della perfezione.

Mezzi interni

Conoscenza di Dio e di sé stesso.

Conformità alla divina volontà.

Preghiera.

Direzione.

Mezzi esterni

Regolamento di vita.

Letture e conferenze spirituali.

Santificazione delle relazioni sociali.

ART. I. Dei mezzi interni di perfezione

I. Il desiderio della perfezione

409. Il primo passo verso la perfezione è quello di sinceramente, ardentemente e costantemente desiderarla.

A ben persuadercene, studiamone:

1° la natura;

2° la necessità ed efficacia;

3° le qualità;

4° i mezzi di alimentarlo.

I. Natura di questo desiderio.

410. 1° Il desiderio in generale è un movimento dell'anima verso un bene assente; differisce quindi dalla gioia, che è la soddisfazione di possedere un bene presente.

Ve n'è di due specie: il desiderio sensibile, che è uno slancio appassionato verso un bene sensibile assente: il desiderio razionale, che è un atto della volontà che si volge con ardore verso un bene spirituale.

Questo desiderio reagisce talora sulla sensibilità e s'informa quindi di sentimento.

Nell'ordine soprannaturale i nostri buoni desideri subiscono l'influsso della divina grazia, come più sopra abbiamo detto.

411. 2° Il desiderio della perfezione si può quindi definire: un atto della volontà che, sotto l'influsso della grazia, aspira continuamente al progresso spirituale.

Ouest'atto è talora accompagnato da emozioni, da pii sentimenti che intensificano il desiderio; ma tale elemento non è necessario.

412. 3° Il desiderio nasce dalla concorde azione della grazia e della volontà.

Dio ci ama da tutta l'eternità e brama quindi di unirsi a noi: [ "Et in caritate perpetua dilexi te; ideo attraxi te, miserans" ] E io ti ho amato di un amore eterno; Perciò ti ho disegnato con benignità.

Con instancabile amore ci cerca, ci insegue, come se non potesse essere felice senza di noi.

D'altra parte, quando l'anima nostra, illuminata dalla fede, si ripiega su sé stessa, sente un vuoto immenso che nulla può colmare: nulla tranne l'infinito, tranne Dio: [ "Fecisti nos ad te, Deus, et inquietum est cor nostrum donec requiescat in te" ] Tu ci hai fatto a te, o Dio, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in te.

Sospira quindi a Dio, all'amor divino, alla perfezione, come il cervo sitibondo sospira la fonte d'acqua viva: [ "Quemadmodum desiderat cervus ad fontes aquarum, ita desiderat anima mea post le… Sitivit in te anima mea "] Come la cerva anela ai corsi d'acqua, così l'anima mia anela dopo di te: l'anima mia ha sete dopo il le …

E poiché sulla terra questo desiderio non è mai intieramente appagato, restandoci sempre da progredire verso l'unione divina, ne segue che, se non vi mettiamo ostacoli, andrà continuamente crescendo.

413. 4° Sventuratamente molti ostacoli tendono a soffocarlo o almeno a diminuirlo: è la triplice concupiscenza, già da noi descritta ( al n. 193 ), è l'orrore delle difficoltà da vincere e degli sforzi da rinnovare per corrispondere alla grazia e progredire.

É quindi necessario convincersi bene della sua necessità e prendere i mezzi per ravvivarlo.

II. Sua necessità ed efficacia.

414. 1° Necessità.

Il desiderio è il primo passo verso la perfezione, la condizione sine qua non per arrivarvi.

Arduo è il cammino della perfezione, e suppone sforzi energici e costanti poiché, come dicemmo, non si può progredire nell'amor di Dio senza sacrifici, senza lottare contro la triplice concupiscenza e contro la legge del minimo sforzo.

Ora uno non si avvia per cammino difficile e ripido se non ha ardente desiderio di giungere alla meta; e, avviatosi, presto l'abbandonerebbe se non fosse sorretto nello sforzo dallo slancio dell'anima verso la perfezione.

A) Tutto quindi nella Sacra Scrittura tende a eccitare in noi questo desiderio.

Nel Vangelo come nelle Epistole è una continua esortazione alla perfezione.

Come già dimostrammo parlando dell'obbligo di tendere alla perfezione, i testi che provano questa necessità hanno per iscopo di stimolare in noi il desiderio del progresso.

Se ci si dà come ideale l'imitazione delle divine perfezioni e come modello lo stesso Gesù, se ce se ne narrano le virtù e siamo sollecitati ad imitarlo, non è forse per eccitare in noi il desiderio della perfezione?

415. B) La Sacra Liturgia non procede altrimenti.

Richiamando nel corso dell'anno le varie fasi della vita di Nostro Signore, ci fa esprimere i più ardenti desiderii:

per la venuta del regno di Gesù nelle anime nel tempo d'Avvento;

pel suo accrescimento nei nostri cuori da Natale all'Epifania;

per gli esercizi di penitenza, come preparazione alle grazie della Risurrezione, dalla Settuagesima a Pasqua;

per l'intima unione con Dio nel tempo pasquale;

per i doni dello Spirito Santo a partire dalla Pentecoste.

Cosicché, durante tutto l'anno liturgico, non fa che stimolare in noi il desiderio di progresso spirituale ora sotto una forma ora sotto un'altra.

416. C) L'esperienza che sì acquista leggendo le vite dei Santi o dirigendo le anime, ci mostra che, senza il desiderio della perfezione frequentemente rinnovato, le anime non progrediscono nelle vie spirituali.

È ciò che ci dice S. Teresa: È cosa di grande importanza che non rimpicciniamo i nostri desideri.

Crediamo fermamente che, con l'aiuto divino e per via di sforzi,. potremo col tempo acquistare anche noi ciò che tanti santi, aiutati da Dio, riuscirono ad ottenere.

Se non avessero mai concepito simili desideri e non li avessero messi adagio adagio in pratica, non sarebbero mai saliti così in alto …

Oh! quanto importa nella vita spirituale di animarsi a grandi cose!

La Santa stessa ne è notevole esempio: finché non si risolvette a spezzare tutti i legami che ne ritardavano lo slancio verso la vetta, della perfezione, si trascinò penosamente nella mediocrità; ma dal dì che risolvette di darsi intieramente a Dio, fece mirabili progressi.

417. La pratica della direzione conferma l'insegnamento dei santi.

Quando si incontrano anime generose che hanno umile e perseverante desiderio di progredire nelle vie spirituali, gustano e praticano i mezzi di perfezione che loro si suggeriscono.

Se invece nullo o debole è questo desiderio, presto si vede che anche le più premurose esortazioni fanno poco effetto; l'alimento dell'anima, come quello del corpo, non reca profitto se non a coloro che ne hanno fame e sete: Dio ricolma dei suoi beni quelli che se ne mostrano affamati, ma non li distribuisce che parcamente a coloro che non se ne curano [ Esurientes implevit bonis et divites dimisit inanes" ] Ha ricolmato di beni gli affamati buone: e il ricco egli ha rimandato a mani vuote.

Il che risulta pure dall'efficacia di questo desiderio.

418. 2° Efficacia del desiderio della perfezione.

Questo desiderio è una vera forza che ci fa avanzare verso una vita migliore.

a) La psicologia infatti dimostra che l'idea, quando è profonda, tende a provocare l'atto che le corrisponde.

Ciò che è anche più vero quando il pensiero è accompagnato dal desiderio: perché il desiderio è già un atto della volontà che mette in moto le nostre facoltà esecutive.

Desiderare quindi la perfezione è già un tendervi; e il tendervi è un principio di attuazione.

Il desiderare d'amare Dio è già un amarlo, perché Dio vede il fondo del cuore e ci tiene conto di tutte le buone intenzioni.

Di qui quel profondo detto di Pascal: " Tu non mi cercheresti, se non m'avessi già trovato ".

Ora il desiderare è un cercare e chi cerca trova [ Omnis enim qui quaerit, invenit " ] Chiunque cerca trova.

419. b) Inoltre, nell'ordine soprannaturale il desiderio è una preghiera, un'ascensione dell'anima verso Dio, una specie di comunione spirituale con Lui, che innalza l'anima a Dio e l'attira a noi.

Ora Dio si compiace d'esaudire le nostre preghiere, massimamente quando hanno per fine la nostra santificazione che è il desiderio più ardente del suo cuore [ " haec est enim voluntas Dei, sanctificatio vestra "] Perché questa è la volontà di Dio, la vostra santificazione.

É questa la ragione per cui Dio nel Vecchio Testamento ci sollecita a cercare, a inseguire la sapienza, cioè la virtù, fa le più belle promesse a quelli che ne ascoltano la voce e generosamente la concede a quelli che la desiderano: [ "propter hoc optavi, et datus est mihi sensus; et invocavi, et venit in me spiritus sapientiae" ] a causa di questo, ho voluto, e la comprensione mi è stata data; e invocò Dio, e lo spirito di sapienza è venuto su di me.

E nel Vangelo, Nostro Signore c'invita a saziare in Lui la nostra sete spirituale: [ " Si quis sitit, veniat ad me et bibat " ] Se qualcuno ha sete, venga a me e beva.

Quanto dunque sono più ardenti i nostri desideri, tanto maggiori grazie riceviamo, perché inesauribile è la sorgente dell'acqua viva.

420. c) Finalmente il desiderio, dilatando l'anima, la rende più atta alle divine comunicazioni.

Da parte di Dio c'è tale pienezza di bontà e di grazie, che la misura che ci viene concessa è largamente proporzionata alla nostra capacità di ricevere.

Quanto più dunque con sinceri e ardenti desideri dilatiamo l'anima, tanto più ella è atta a ricevere della divina pienezza: [ "Os meum aperui et attraxi spiritum… Dilata os tuum et implebo illud.." ] Aprii la bocca, e ansimai: apri la bocca larga e voglio riempire …

III. Qualità che deve avere il desiderio della perfezione.

Per produrre questi lieti effetti, il desiderio della perfezione dev'essere soprannaturale predominante, progressivo e pratico.

421. 1° Dev'essere soprannaturale tanto nel suo motivo quanto nel suo principio:

a) Nel suo motivo, vale a dire che deve fondarsi sulle ragioni forniteci dalla fede da noi già sopra esposte: la natura e l'eccellenza della vita cristiana e della perfezione, la gloria di Dio, l'edificazione del prossimo, il bene dell'anima ecc.

b) Nel suo principio, nel senso che deve compirsi sotto l'azione della grazia, la quale sola può darci la luce a intendere e gustare questi motivi, e la forza necessaria per operare secondo le nostre convinzioni.

E poiché la grazia s'ottiene con la preghiera, è necessario chiedere con insistenza a Dio che accresca in noi questo desiderio di perfezione.

422. 2° Dev'essere predominante, o, in altri termini, più intenso di ogni altro desiderio.

Essendo infatti la perfezione cristiana il tesoro nascosto e la perla preziosa che bisogna comperare ad ogni costo, e a ogni grado di perfezione cristiana corrispondendo un grado di gloria, di visione beatifica e d'amore, bisogna desiderarla e ricercarla più d'ogni altra cosa: [ " Quaerite ergo primum regnum Dei et justitiam ejus " ] Cercate prima il regno di Dio e la sua giustizia, dunque

423. 3° Costante e progressivo: essendo la perfezione lavoro di lunga lena che richiede perseveranza e progresso, bisogna costantemente rinnovare il desiderio di far meglio.

É questa la ragione per cui Nostro Signore ci dice di non guardare indietro a vedere il cammino già fatto e fermarci con compiacenza sugli sforzi già compiuti: [ " Nemo mittens manum suam ad aratrum et respiciens retro, aptus est regno Dei " ] Nessuno che abbia messo la mano all'aratro, e guardando indietro, è adatto per il regno di Dio.

Bisogna invece, come dice S. Paolo, guardare innanzi per vedere il cammino che ci resta da percorrere e tendere le forze come il corridore che tende le braccia in avanti per meglio toccare la meta: [ "quae quidem retro sunt obliviscens, ad ea quae sunt priora extendens meipsum, ad destinatum prosequor bravium supernae vocationis" ] dimenticando le cose che stanno dietro e che si estende in avanti per quelle cose che sono prima di premere verso il premio della suprema vocazione.

Più tardi S. Agostino insisterà molto su questa stessa verità: perché, dice, l'arrestarsi è un indietreggiare; l'indugiarsi a contemplare il cammino percorso è un perdere l'ardore.

Mirar sempre a far meglio, andar sempre avanti, tal è il motto della perfezione: [ " Noli in via remanere, noli deviare … Semper adde, semper ambula, semper profice " ] Non rimanere nel modo, non si discostano … sempre aggiungere ad esso, sempre a piedi, sempre fare progressi.

È dunque necessario contemplare non il bene che si è fatto ma quello che resta da fare; considerare non quelli che fanno meno bene di noi ma quelli che fanno meglio, i fervorosi, i santi, e sopratutto il Santo per eccellenza, Gesù stesso, che è il vero nostro modello.

Allora quanto più uno va innanzi, tanto più si sente lontano dalla meta, appunto perché vede meglio quanto alta sia cotesta meta.

Non ci dev'essere però nulla nei nostri desideri di troppo affaccendato e di febbrile e sopratutto nulla di presuntuoso; gli sforzi violenti non durano, e i presuntuosi presto s'avviliscono alle prime disfatte.

Ciò che ci fa progredire è un desiderio calmo, riflessivo, fondato su forti convinzioni, appoggiato sull'onnipotenza della grazia e rinnovato di frequente.

424. 4° Allora riesce pratico ed efficace, perché non prende di mira un ideale impossibile ad attuarsi ma i mezzi che sono a nostra portata.

Vi sono anime che hanno un ideale magnifico ma puramente speculativo, che aspirano ad alta santità ma che trascurano i mezzi per arrivarvi.

Vi è in ciò un doppio pericolo: uno si può credere già perfetto perché va sognando di perfezione e così inorgoglire; oppure può arrestarsi e cedere.

Bisogna invece ricordare l'adagio: "chi vuole il fine vuole anche i mezzi" e pensare che, la fedeltà nelle piccole cose assicura la fedeltà nelle grandi; onde si deve immediatamente applicare il desiderio della perfezione all'azione presente per minima che sia, perché ["Qui fidelis est in minimo et in majori fidelis est "] Chi è fedele nel poco, è fedele anche nel molto.

Desiderare la perfezione e rimetterne lo sforzo al domani, volersi santificare nelle grandi occasioni e trascurare le piccole, è una doppia illusione che indica mancanza di sincerità o almeno ignoranza della psicologia.

L'alto ideale è certamente necessario ma è pur necessaria l'attuazione immediata e progressiva.

IV. Mezzi per eccitare questo desiderio della perfezione.

425. 1° Essendo il desiderio della perfezione fondato sopra convinzioni soprannaturali, si può acquistare ed accrescere specialmente con la meditazione e la preghiera.

Bisogna quindi innanzi tutto riflettere sulle grandi verità che abbiamo esposto nei capitoli precedenti, sulla natura e sull'eccellenza di questa vita comunicataci da Dio stesso, sulla bellezza e sulle ricchezze di un'anima che coltiva questa vita, sulle delizie che Dio le riserva in cielo; meditare le vite, dei santi che tanto più progredirono quanto più ardente e costante ebbero il desiderio d'avvicinarsi ogni giorno alla perfezione.

E per rendere più proficua questa meditazione, bisogna aggiungervi la preghiera, che, attirando la grazia, fa penetrare queste convinzioni nel più intimo dell'anima.

426. 2° Vi sono però circostanze più favorevoli, in cui l'azione della grazia si fa più vivamente sentire.

Un accorto direttore spirituale saprà approfittarne per eccitare nei penitenti desideri di perfezione.

a) Così, fin dal primo destarsi della ragione, Dio sollecita il fanciullo a darsi a lui; quanto è importante che genitori e confessori se ne giovino per stimolare e dirigere lo slancio di questi giovani cuori!

Lo stesso è a dirsi del momento della prima comunione privata o solenne; del momento in cui si inizia la vocazione o si fa la scelta dello stato di vita; quando si entra in collegio o in Seminario o nel noviziato; oppure quando si riceve il sacramento del matrimonio.

In tutte queste circostanze Dio concede grazie speciali e molto importa il corrispondervi generosamente.

427. b) Vi è pure il tempo degli Esercizi spirituali.

Il raccoglimento prolungato che li accompagna, le istruzioni che vi si ascoltano, le letture che vi si fanno accompagnate da esami di coscienza e da preghiere, e principalmente le grazie più abbondanti che vi si ricevono, contribuiscono a rinsaldare le nostre convinzioni, ci fanno conoscere meglio lo stato della nostra coscienza e più cordialmente detestare i nostri peccati e le loro cause, suggeriscono più pratiche e più generose risoluzioni, e ci danno nuovo slancio verso la perfezione.

A questo modo, l'uso, da alcuni anni, degli esercizi spirituali chiusi è riuscito a formare, così nel clero come fra i secolari, una schiera di uomini scelti, che altra ambizione non hanno se non quella di progredire nella vita spirituale.

Anche i direttori dei Seminarii sanno quali mirabili effetti producono nei giovani chierici i ritiri spirituali che si fanno al principio di ogni anno e al tempo delle sacre ordinazioni; è quello il momento in cui si formano o si rinnovano o s'intensificano i generosi desideri di vita migliore.

É quindi cosa importante l'approfittare di queste occasioni per rispondere alla chiamata di Dio e cominciare o, perfezionare la riforma di se stesso.

428. c) Le prove provvidenziali, fisiche o morali, come le malattie, i lutti di famiglia, le angustie dell'animo, i rovesci di fortuna, sono spesso accompagnate da grazie interne che ci stimolano a vita più perfetta.

Ci distaccano da tutto ciò che non è Dio, purificano l'anima col dolore, ci fanno desiderare il cielo e la perfezione che ne è la via, a patto però che l'anima si giovi di queste prove per volgersi a Dio.

429. d) Vi sono poi dei momenti in cui lo Spirito Santo produce nelle anime movimenti interiori che le inclinano verso una vita più perfetta: le illumina sulla vanità delle cose umane, sulla felicità di darsi più intieramente a Dio e le stimola a fare sforzi più energici.

É chiaro che si deve approfittare di queste grazie interiori per accelerare il passo nella via della perfezione.

430. 3° Vi sono finalmente delle pratiche di pietà che tendono di loro natura a stimolare il nostro desiderio di perfezione; e sono:

a) L'esame particolare, che ci obbliga ogni giorno a interiormente concentrarci su un punto speciale, non solo per rilevare le nostre mancanze o i nostri progressi ma anche e principalmente per rinnovare la volontà di progredire nella pratica di questa o di quella virtù ( n. 468 ).

b) La confessione ben fatta, con lo scopo di correggerci di questo o quel difetto ( n. 262 ).

c) Il ritiro mensile o i ritiri annuali, che vengono periodicamente a ritemprarci nel desiderio di far meglio.

Conclusione

431. Coll'uso di questi vari mezzi, serbiamo la volontà costantemente o almeno abitualmente rivolta al progresso spirituale.

Così, sorretti dalla grazia di Dio, trionfiamo più facilmente degli ostacoli; avremo certamente talora qualche debolezza, ma, stimolati dal desiderio di progredire, riprenderemo animosamente la marcia in avanti, e le parziali sconfitte, esercitandoci nell'umiltà, non serviranno che a meglio avvicinarci a Dio.

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