Compendio di Teologia Ascetica e Mistica

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§ II. Il regolamento di vita.

558. Questo regolamento è destinato a continuare l'opera del direttore, dando al penitente principii e regole che lo aiutino a santificare tutte le azioni con l'obbedienza, e a porgergli una savia e sicura norma di condotta.

Ne esporremo:

1° l'utilità;

2° le qualità;

3° il modo d'osservarlo.

I. Utilità d'una regola di vita.

Utile anche ai semplici fedeli che vogliano santificarsi nel mondo, questa regola è più specialmente necessaria ai membri di comunità e ai sacerdoti che vivono nel ministero.

Giova non solo alla santificazione nostra ma anche alla santificazione del prossimo.

559. 1° Utilità per la santificazione nostra.

Per santificarsi è necessario utilizzare bene il tempo, rendere soprannaturali le proprie azioni e seguire un certo programma di perfezione.

Ora una regola di vita, ben concertata col direttore, ci procura questo triplice vantaggio.

A ) Ci fa utilizzar meglio il tempo.

Confrontiamo infatti la vita d'una persona che segue una regola di vita e quella d'un'altra che non ne ha.

a ) Senza si spreca fatalmente molto tempo:

1) nascono infatti allora esitazioni su ciò che sia meglio fare; s'impiega tempo a deliberare, a pesare il pro ed il contro, e poiché per molte cose non si trova ragion decisiva, si può rimanere incerti; onde, prendendo la natura il sopravvento, si è esposti a lasciarsi trascinare dalla curiosità, dal piacere o dalla vanità.

2) Si trasanda pure facilmente un certo numero di doveri: non essendosi previsto né determinato il momento e il luogo favorevole di adempiere cotesti doveri, se ne omettono alcuni perché non si trova più il tempo di farli.

3) Tali negligenze rendono incostanti: uno fa ora un vigoroso sforzo per ripigliarsi e ora si abbandona alla naturale indolenza, appunto perché non si ha una regola fissa per correggere l'incostanza della natura.

560. b ) Invece con un ben determinato regolamento si risparmia molto tempo:

1) Non più esitazioni: si sa esattamente ciò che si deve fare e quando; se non si riesce a fissar l'orario in modo matematico, almeno si sono posti dei punti fermi e fissati, dei principii sugli esercizi di pietà, sul lavoro, sulle ricreazioni, ecc

2) Non più l'imprevisto o almeno poca cosa: perché, anche per le circostanze straordinarie che possono capitare, si è già determinato quali esercizi si possono abbreviare, e come vi si può supplire con altre pratiche; in ogni caso, cessando l'imprevisto, si ritorna immediatamente alla regola.

3) Non più incostanza, perché il regolamento ci sollecita a far sempre ciò che è prescritto ogni giorno e nelle principali ore del giorno.

Si formano così buone abitudini che danno stabile ordine alla nostra vita e ne assicurano la perseveranza; i nostri giorni diventano giorni pieni, pieni di opere buone e di meriti.

561. B ) La regola ci aiuta a rendere soprannaturali tutte le nostre azioni.

a) Infatti vengono tutte fatte per obbedienza; onde questa virtù aggiunge lo speciale suo merito al merito proprio di ogni atto virtuoso.

In questo senso vale il detto che vivere secondo la regola è vivere per Dio, perché è fare costantemente la santa sua volontà.

Vi è pure in questa fedeltà alla regola un innegabile valore educativo: in cambio del capriccio e del disordine, che tendono a prevalere in una vita mal regolata, prendono il sopravvento la volontà e il dovere e quindi l'ordine e l'assestamento: la volontà è assoggettata a Dio e le facoltà inferiori si piegano ad obbedire alla volontà: è un progressivo ritorno allo stato di giustizia originale.

b ) è facile allora avere, in tutte le azioni, intenzioni soprannaturali: il solo fatto di vincere i propri gusti e i propri capricci mette già ordine nella vita e dirige le azioni a Dio; inoltre un buon regolamento di vita prescrive un momento di raccoglimento prima di ogni principale azione e ci suggerisce le migliori intenzioni soprannaturali per ben compierla; ognuna quindi viene esplicitamente santificata e diventa atto d'amor di Dio.

Chi potrà dire il numero di meriti così accumulati ogni giorno!

562. C ) La regola traccia un programma di perfezione.

a ) Ed è veramente un programma quello che abbiamo descritto e il seguirlo è un progredire verso la perfezione: è la via della conformità alla volontà di Dio tanto lodata dai Santi.

b ) E poi non vi è compita regola di vita che non indichi le principali virtù da praticare secondo la condizione del penitente e il suo stato spirituale.

Occorrerà certo di dover talora modificare questo piccolo programma per i nuovi bisogni che potranno nascere; ma è cosa che si farà d'accordo col direttore, inserendola poi nel regolamento di vita perché serva di guida.

563. 2° La santificazione del prossimo, com'è chiaro, non potrà che guadagnarci.

Per santificare gli altri, bisogna unire la preghiera all'azione, utilizzare bene il tempo consacrato all'apostolato e dar buon esempio.

Or questo fa per l'appunto chi è fedele al regolamento.

A ) Trova in una vita ben regolata il modo pratico di conciliare la preghiera con l'azione.

Persuaso che anima dell'apostolato è la vita interiore, si fissa nel regolamento un certo numero di ore per la meditazione, per la santa messa, per il ringraziamento e per tutti gli esercizi necessari allo spirituale alimento dell'anima ( n. 523 ).

Il che non toglie che consacri un notevole tempo all'apostolato; sa infatti disporre bene di tutti gli istanti ( n. 560 ), e ne trova quindi per far tutto con ordine e metodo; ha le ore stabilite per le diverse opere parrocchiali, per le confessioni, per l'amministrazione dei sacramenti; i fedeli ne sono avvertiti, e, purché si dia loro il tempo veramente necessario, sono anche essi contenti di sapere a qual preciso momento possono trovare il sacerdote.

564. B ) Rimangono pure edificati degli esempi di puntualità e di regolarità che dà il sacerdote: non possono fare a meno di pensare e di dire che è l'uomo del dovere, costantemente fedele ai regolamenti fissati dall'autorità ecclesiastica.

Quindi quando poi lo sentono proclamare dal pulpito o dal confessionale l'obbligo d'obbedire alle leggi di Dio e della Chiesa, ci si sentono stimolati dal suo esempio più ancora che dalle sue parole, e osservano più fedelmente i divini comandamenti.

Ecco come un sacerdote, il quale osservi il regolamento di vita, santifica sé e gli altri; il che è vero anche per i laici che si consacrano all'apostolato.

II. Qualità di una regola di vita.

A produrre questi santi effetti, la regola dev'essere concertata col direttore, pieghevole e salda nello stesso tempo e distribuire i doveri secondo la relativa loro importanza.

565. 1° Dev'essere concertata col direttore, come richiedono la prudenza e l'obbedienza:

a) la prudenza, perché, per stendere una regola di vita pratica, occorre molta discrezione ed esperienza, vedere non solo ciò che è bene in sé ma anche ciò che è bene per quella determinata persona; ciò che le è possibile e ciò che ne supera le forze; ciò che è opportuno nell'ambiente in cui vive e ciò che non lo è.

Ora ci sono ben poche persone che possano saviamente regolare tutte queste cose.

b) D'altra parte uno dei vantaggi del regolamento è quello di porgere occasione a praticare l'obbedienza: il che non avverrebbe se uno se lo fissasse da sé senza sottoporlo a una legittima autorità.

566. 2° Dev'essere abbastanza salda per reggere la volontà e insieme abbastanza pieghevole per adattarsi alle varie circostanze che occorrono nella vita reale e che sconcertano talora le nostre previsioni.

a ) Sarà salda, se contiene tutto ciò che è necessario per fissare, almeno come principio, il tempo e il modo di fare i vari esercizi spirituali, di compiere i doveri del nostro stato, di praticare le virtù che convengono al nostro genere di vita.

567. b ) Sarà pieghevole, se, pur determinando questi punti, lasci una certa latitudine per modificare l'orario, per sostituire ad una pratica, che non sia essenziale, un'altra equivalente e che meglio convenga alle circostanze, e anche per abbreviare qualche esercizio quando la carità o uno stringente dovere lo esiga, salvo poi a compierlo in un altro momento.

Questa pieghevolezza deve principalmente applicarsi alle formule di preghiera o d'offerta delle azioni, secondo la savia osservazione di S. G. Eudes: " Onde io vi prego di ben notare che la pratica delle pratiche, il segreto dei segreti, la devozione delle devozioni, sta nel non essere attaccati ad alcuna pratica od esercizio particolare di devozione, ma di avere grande cura in tutti i vostri esercizi ed azioni di darvi allo Spirito Santo di Gesù, e di darvigli con umiltà, confidenza e distacco da tutte le cose, affinché, trovandovi senza attaccamento al vostro pensiero e alle vostre devozioni e disposizioni, abbia pieno potere e libertà di operare in voi secondo i suoi desideri, di mettere in voi quelle disposizioni e quei sentimenti di devozione che vorrà, e di condurvi per le vie che gli piacerà".

568. 3° Darà finalmente a ogni dovere la rispettiva importanza.

Vi è infatti una gerarchia nei doveri:

a) è chiaro che Dio vi deve occupare il primo posto, poi la salute dell'anima nostra e da ultimo la santificazione del prossimo.

Non vi è certamente alcun vero conflitto tra questi doveri; devono invece, se vogliamo, conciliarsi fra loro molto bene: chi glorifica Dio in sostanza lo conosce e lo ama, cioè si santifica e lo fa pure conoscere ed amare dal prossimo.

Ma chi volesse occupare tutto il tempo nell'apostolato trascurando il gran dovere della preghiera, è evidente che trascurerebbe per ciò stesso il mezzo più efficace dello zelo; ed è parimenti chiaro che se uno mette da parte la cura della propria santificazione, si sentirà presto mancare il vero zelo per santificare gli altri.

Procurando dunque di dare a Dio la parte sua, che è la prima, e di serbarsi il tempo di lavorare, coi più essenziali esercizi, alla propria santificazione, si è sicuri d'esercitare l'apostolato in modo più fecondo.

Quindi i primi e gli ultimi momenti del giorno saranno per Dio e per noi; potremo poi darci all'azione, pur interrompendola ogni tanto con qualche buon pensiero a Dio.

Così la nostra vita sarà divisa tra la preghiera e l'apostolato.

b ) Ma in certe urgenti circostanze bisogna applicare un altro principio ed è questo: si deve fare ciò che preme di più, [id prius quod est magis necessarium] prima di questo, è tanto più necessario.

Sarebbe il caso d'un sacerdote chiamato al letto d'un moribondo: si lascia tutto per corrervi; cercando però di occuparsi per via in santi pensieri, che tengano il posto dell'esercizio spirituale che si doveva fare in quel momento

III. Del modo d'osservare la propria regola.

569 Perché la regola sia santificante, bisogna osservarla integralmente e cristianamente.

1° Integralmente, vale a dire in tutte le sue parti, compresa la puntualità.

Se infatti, senza motivo ragionevole, sceglieremo tra i vari punti, ne verrà che osserveremo quelli che sono meno incomodi e trascureremo quelli che sono più penosi.

Perderemo così i principali vantaggi annessi all'esatta sua osservanza; perché anche nei punti osservati saremo esposti a lasciarci guidare dal capriccio o almeno dalla propria volontà.

Bisogna quindi praticare tutta intiera la regola e, se è possibile, alla lettera; che se per grave ragione non si può, è necessario seguire lo spirito della regola facendo tutto ciò che, moralmente parlando, è possibile.

570. Vi sono due difetti da evitare, lo scrupolo e la rilassatezza.

1) Via gli scrupoli: se c'è qualche grave ragione di dispensarsi da un punto, di differirlo o di sostituirlo con qualche equivalente, si faccia senza inquietudine.

Così un urgente dovere del nostro stato, per esempio la visita d'un infermo ci dispensa dalla visita al SS. Sacramento nel caso che tornassimo troppo tardi; e vi suppliremo allora pensando a Nostro Signore lungo la via; così pure la cura dei bambini dispensa una madre di famiglia da una comunione di regola se non è possibile conciliare questi due doveri: la comunione spirituale sostituisce allora la comunione sacramentale.

2) Ma via pure la rilassatezza: l'immortificazione, il desiderio di discorrere a lungo senza necessità, la curiosità ecc., non sono ragioni sufficienti per differire un esercizio, col rischio d'ometterlo poi intieramente.

Così, chi non può compiere un dato dovere nella forma abituale deve studiarsi di compierlo sotto altra forma: per esempio, un sacerdote obbligato a portare il viatico in tempo di meditazione, si studierà di convertire in una specie di meditazione affettiva l'adempimento di questo dovere, porgendo ossequi al Dio dell'Eucaristia che porta sul cuore.

571.La puntualità fa parte dell'osservanza integrale della regola: chi, senza buona ragione, non comincia un esercizio al tempo stabilito, resiste già alla grazia che non conosce ritardi, si espone a non aver poi più il tempo di farlo intieramente.

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