La storia della Chiesa

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§ 115. Chiesa di Stato e Liberalismo in Germania

I. Le basi

Malgrado gli accenni di una trasformazione spirituale e politico-ecclesiastica, la Chiesa cattolica di Germania, nel primo quarto di secolo, appariva a molti come un rudere, del quale era lecito attendersi un crollo totale.227

1. Poiché l'elemento essenziale della vita della Chiesa, cioè la vita soprannaturale alimentata dalla fede, si sottrae come fatto a qualsiasi costatazione e la storiografia si deve basare in modo decisivo su dichiarazioni formulate, dobbiamo ammettere che la vitalità della Chiesa in quel tempo era molto scarsa, specie se messa a confronto con gli sforzi e i progressi coscientemente realizzati dagli Stati e in generale con la vita della cultura e dello spirito.

Per ben comprendere la realtà storica e per valutarla con una certa adeguatezza nelle sue funzioni, occorre esaminare contemporaneamente sia i fatti positivi come anche le deficienze.

Ma già nel 1848 ci troviamo di fronte a un profondo mutamento di situazione.

Il cattolicesimo in Germania vive e acquista coscienza di essere alla soglia di una nuova èra.

E infine, a partire dagli anni 80, si manifesta in tutta la sua pienezza il cattolicesimo politico-sociale tedesco, il quale si appresta a riportare di nuovo la vita cattolica alla pari di tutte le altre forze della vita civile, e ciò, per una parte notevole, attraverso un approfondimento della sostanza religiosa.

2. Dove affondano le radici di questo mutamento?

a) È bene guardarsi, innanzitutto, dall'isolare troppo recisamente i singoli episodi e le singole tappe di questa trasformazione.

Lo sviluppo, di cui ora trattiamo, costituisce un'unità multiforme che, con un ritmo incostante e non senza presentare dei sintomi di stanchezza, viene elaborandosi a poco a poco attraverso tutto il secolo, come risultato di influenze diverse.

Bisogna considerarlo e studiarlo nel suo insieme se si vuole arrivare a scoprirne le forze di fondo.

b) Accanto all'idea nazionale, un altro fattore sottende tutto il XIX secolo: l'idea democratica, dapprima in divenire e poi vittoriosa.

Questa idea, nel suo incontro con la religione cattolica, rafforzò in Germania il concetto e la coscienza del « popolo cattolico »; questa fu una delle più profonde radici dalle quali nacque il cattolicesimo moderno tedesco, la Germania cattolica.

Ne danno testimonianza i due principali atti del dramma: i fatti di Colonia del '30 e il Kulturkampf del '70; in ambedue i casi si tratta di un attacco anticattolico, respinto vittoriosamente e conclusosi poi con notevole vantaggio.

In ambedue i casi si tratta di violazioni:

a) da parte della chiesa di stato e

b) da parte del liberalismo contro la libertà della Chiesa cattolica.

L'una e l'altra volta si afferma come forza fondamentale la palese intima armonia esistente fra papato e popolo cattolico che abbiamo già trovato a partire dalla fine del XVIII secolo e all'inizio del XIX ( sopra, § 114,10 ed inoltre gli effetti dei fatti di Colonia cap. II ).

c) Una notevole difficoltà, sia per l'accertamento dei fatti sia per la loro valutazione, è costituita dalle molteplici interpretazioni che si possono dare del concetto di « liberalismo ».

Noi lo usiamo qui di seguito nel senso di un inasprimento unilaterale, e pertanto inaccettabile, dell'irrinunciabile atteggiamento espresso nel termine « liberale », vale a dire « libero », nel senso quindi di libertà spirituale incondizionata, così come si era manifestata, in maniera antiecclesiastica e in genere anticristiana, a partire dal secolo XVIII e in modo speciale nel secolo XIX.

Sarebbe cosa contraria ai fatti dimenticare che, nel XIX secolo, ci fu un cattolicesimo liberale ispirato da profonda fedeltà alla Chiesa.

Ne si può dimenticare che taluni circoli ecclesiastici direttivi si sono sforzati, con sufficiente e, in taluni casi, con particolare impegno, di riconoscere la giusta funzione di una simile posizione per la Chiesa.

3. In fondo, non si trattava che dell'accettazione e del riconoscimento del pensiero e dell'azione cattolica nel mondo moderno: la cultura moderna contestava al cattolicesimo il diritto di esistere nella sua sfera e tentava di tradurre in realtà questo verdetto servendosi di mezzi politici.

L'altisonante slogan del liberalismo era invariabilmente libertà di pensiero e di coscienza.

Come si spiega che un tale partito negasse la libertà ai cattolici?

Quattro motivi sono determinanti:

a) uno filosofico;

b) uno confessionale;

c) uno generalmente psicologico e

d) uno storico.

a) Il motivo filosofico si basa sulla differente concezione della libertà: soggettivismo incontrollato invece della convinzione che si sottomette liberamente a un'autorità; non esiste alcuna comprensione per i valori di un'autorità che possa obbligare la coscienza anche in campo religioso ( per questo l'opposizione anche contro il protestantesimo confessionale ).

Nell'obbedienza religiosa si vede piuttosto un oscurantismo, schiavismo di preti e ipocrisia.

Anche se questa posizione è deplorevole e gretta, essa è tuttavia da considerarsi come un importante fattore dell'atmosfera generale, poiché partendo da essa, e cioè dall'inizio del XX secolo fino ad oggi, anche uomini personalmente irreprensibili non si sono fatti scrupolo di combattere il cattolicesimo e moltissime volte hanno poi dovuto ammettere di aver equivocato nell'inter-pretare la Chiesa.

L'incapacità di comprendere quanto era cattolico fu, nel secolo XIX, colossale.

Ma anche qui va detto il mea culpa.

Quella sottomissione della coscienza così come la vogliono il Vangelo e la Chiesa può essere vivificante e convincente soltanto se accompagnata dalla libertà cristiana e senza alcuna fossilizzazione nelle opere e nella legge.

E questo da noi è spesso mancato.

b) Un motivo confessionale è la rinnovata avversione del protestantesimo contro il cattolicesimo.

Lo spirito « interconfessionale » dell'epoca romantica poteva per sua stessa natura mantenersi schietto, senza scivolare cioè nel vago, soltanto in singole personalità colte e spiritualmente elevate, in piccoli cenacoli.

Dopo il giubileo della Riforma nel 1817, con il risveglio del protestantesimo ( sia dogmatico sia, soprattutto, liberale ) si fece sentire in maniera più forte il contrasto tra le confessioni.

Da parte cattolica è la Baviera, almeno parzialmente, ad esser causa di questo irrigidimento: nel Walhalla consacrato ai Grandi Tedeschi nei pressi di Ratisbona ( 1842 ) non fu collocato un busto di Lutero; un'ordinanza del rè ( 1838 ) imponeva ai soldati ( quindi anche agli evangelici ) di onorare il Santissimo Sacramento inginocchiandosi al passaggio delle processioni ( essa fu appoggiata da Dollinger ).

Da parte sua Federico Guglielmo III ordinò ai suoi soldati cattolici di frequentare una volta al mese le funzioni sacre evangeliche.

Verso la fine del secolo, le vittorie della Prussia ( 1866 ) e il compimento dell'unificazione della Germania in un impero « protestante » lavorarono nel medesimo senso.

Qualcosa di simile avvenne nella Baviera cattolica: Ludovico I ( 1825-48 ), discepolo di Sailer, ammiratore di Gorres, Dollinger e Mohler, positivamente cattolico, si era già avviato in maniera sempre crescente, verso un tipo illuminista di chiesa di stato.

Dopo la sua abdicazione ( in seguito all'affare Loia Montez ), la Baviera con il ministro Lutz ( dal 1848 ) subì sempre più l'influsso liberale e fece propria la campagna anticattolica.

c) Sul piano generale psicologico opera una comunissima e profonda antipatia verso la religione, in modo particolare verso la Chiesa, un'antipatia che non di rado raggiunge l'odio.

Un uomo normale si rifiuta di accettare l'esistenza di un simile odio istintivo.

Noi però siamo preparati e messi in guardia dalle parole della Bibbia: « Se il mondo vi odia, sappiate che prima di voi ha odiato me » ( Gv 15,18ss ).

Sono parole profondamente misteriose.

Quanto qui viene indicato con « odio », nella storia non si manifesta sempre con quell'istintività che comunemente si attribuisce all'odio; esso consiste molte volte in ostinata, cieca, intima opposizione verso la religione, Cristo, la Chiesa e i sacerdoti.

Una considerazione spassionata della storia ci assicura che esso esiste, sia nella forma istintiva sia nella forma ostinatamente più concreta, come una delle forze traenti dello sviluppo storico, anche nel XIX secolo ( per il quale non dobbiamo dimenticare la corresponsabilità della gerarchia ecclesiastica a causa del suo forte legame con la Restaurazione ).

Nei movimenti che tratteremo esso si manifesta soprattutto in un secondo momento.

Ne costituiscono una prova sufficiente la sua alleanza con i circoli miscredenti e materialisti, prima, durante e dopo il Kulfurkampf, e anche soltanto il modo in cui si giunse all'approvazione della legge contro i gesuiti sia in Parlamento sia fuori.228

Questo sentimento di odio, talvolta quasi morboso, è da mettersi bene in evidenza se si vogliono comprendere taluni avvenimenti del Kulfurkampf.

Soltanto un simile odio, insieme con l'incapacità da parte di molti ambienti protestanti di allora di comprendere almeno in parte la vita cattolica, la loro innata idiosincrasia nei confronti dei conventi, dei voti, dei monaci, dell'infallibilità pontificia, possono spiegare il credito che trovarono, in tempi assolutamente pacifici, sciocche dicerie di pretese congiure di cattolici contro lo Stato ( quello Stato che essi, con il sacrificio del loro sangue, avevano concorso a erigere ).

Non va dimenticato, d'altro canto, che i cattolici, a causa della secolarizzazione e degli avvenimenti che seguirono, erano stati spinti, quasi di necessità, ai margini della vita politica e culturale.

Ma troppi erano soggiaciuti proprio a questa situazione negativa.

Non sempre avevano sufficientemente riconosciuto e colto le nuove possibilità che si offrivano alla Chiesa e i nuovi doveri nei confronti dello Stato.

d) Il motivo storico per spiegare l'intolleranza del liberalismo: il XIX secolo è pervaso di fede nel progresso della scienza e anche di reali esperienze delle sue conquiste.

Per scrupolosità poco illuminata i cattolici, e spesso la Chiesa ufficiale, presero posizione contro tale "progresso" con una certa pusillanimità, distinguendo insufficientemente ciò che era esagerazione da quanto era legittimo.

Un tale atteggiamento rese difficoltoso il cammino non soltanto ad un uomo come J. H. Newman ( § 118, III, 8 ) ma suscitò un tale e giustificato sdegno ( o fu sfruttato come pretesto ), che specialmente il mondo colto fu prevenuto contro la Chiesa cattolica.

Come spesso dice lo stesso Newman, la Chiesa, senza cedere minimamente nella sua pretesa di verità, avrebbe potuto dimostrarsi, in tante cose, molto più aperta.

Il problema è tipico per l'intera storia della Chiesa dell'età moderna.

Il difetto sopra accennato si è trasformato spesso in un'ipoteca per la causa cattolica che si sarebbe potuta benissimo evitare.

4. Lo sviluppo da parte evangelica invece è caratterizzato in generale, per tutto il XIX secolo, da un'eccessiva condiscendenza nei confronti di ogni scienza e critica « moderna » ( = il « protestantesimo culturale », combattuto da Karl Barth e da altri teologi evangelici ), che al di fuori del luteranesimo confessionale minacciò e distrusse quasi il deposito della Rivelazione.

Questo la Chiesa cattolica riuscì a evitarlo in tutto quello che era essenziale.

Che la sua forza, in situazioni decisive, rimanesse intatta e sapesse esprimersi anche vigorosamente, ce lo confermano le lotte che ora illustreremo.

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227 Per esempio l'arcivescovo di Colonia, Geissel, formula tale pensiero, in forma insistente, ancora in una lettera pastorale del 18 gennaio 1861 ( in relazione ai disordini che accadevano in Italia in quei mesi ).
228 Windthorst in Parlamento definì una vergogna della cultura tedesca bandire dal paese quegli stessi gesuiti, che, proprio nella guerra del '70, avevano messo a repentaglio la loro vita per la patria.