Maestro di vita oltre la scuola

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Un incontro fortuito e decisivo

La luminosità della sua anima custodita da una dolce e rara compostezza, attirava i migliori dei suoi compagni; ed egli li ospitava nella vasta aia di casa sua, sotto l'ombrosa chioma degli alberi, e si costituiva, come per istinto, istruttore e maestro dei bei canti e di preghiere.

C'era latente in lui la vocazione del catechista.

Lo conferma con evidente chiarezza il nipote Fr. Bonaventura: «Giovanni ebbe modo di esplicare proprio con me, allorquando io ero ancora il piccolo Tamlin, la funzione di catechista, che fu la passione di tutta la sua vita.

Avendogli manifestato il desiderio di ricevere anch'io la Santa Comunione, cominciò a farmi studiare il catechismo, spiegandomi ciò che non capivo, preoccupato di portarmi al grande atto ben istruito e compreso della sua importanza...

Con me egli contava i giorni e le ore che ci separavano dall'atteso momento e, venuto il gran giorno, fu tutto felice di presentare a Gesù il suo primo catecumeno».

La vocazione è un fatto che ha sovente del misterioso.

Il Signore fa sentire la sua voce e chiama attraverso incontri, magari fortuiti e provvidenziali, o anche con avvenimenti del tutto impensabili, e più ancora, con la mozione interiore e diretta del suo divino Spirito.

La risposta positiva però suppone la favorevole disposizione del soggetto che percepisce la chiamata.

Orbene in Giovanni, ormai sedicenne, le disposizioni di servire Iddio meglio che non si possa fare restando nel secolo, erano state gelosamente custodite e maturate nella preghiera e nella illibatezza, appena dissimulate dall'esuberanza serena del suo fisico gagliardo, alacre nel lavoro, felice nei giochi, pronto alla volontà altrui.

E l'incontro, non del tutto fortuito, come pure l'invito specifico, per Giovanni Garberoglio ci fu.

Infatti, a parlargli dei Fratelli delle Scuole Cristiane fu proprio il Priore dei Battuti di Vinchio, il signor Chiorra, padre del celebre Fr. Candido Chiorra, Assistente generale della stessa Congregazione.

Fratel Candido Chiorra, insigne catechista, fu tra i precursori del rinnovamento catechistico in Italia nel primo Novecento.

Mori a Roma l'il novembre 1941 a 82 anni.

Le sue pubblicazioni catechistiche, improntate a semplicità e praticità, i corsi di catechesi a seminaristi e sacerdoti ebbero vasta, apprezzata risonanza.

Ce ne parla lo stesso Fr. Teodoreto in due preziosi scritti da cui togliamo solamente queste frasi: «... io sono uno di quelli che ebbero la fortuna di entrare nell'Istituto dei Fratelli per mezzo del caro Fratello Candido Chiorra e del di lui padre, che fecero anche le pratiche occorrenti per la mia accettazione.

Il Signore ricompensi entrambi per il bene che mi hanno fatto».

Non fu però facile corrispondere subito a quell'invito.

Il papa di Giovanni, quantunque favorevole a vedere un figlio sacerdote, si mostrò contrario a lasciarlo partire per farsi semplice religioso: sicché, solo dopo la morte del genitore, il nostro giovane poté seguire la vocazione.

Fratel Teodoreto aveva intuito la bellezza della formula e il perché della laicità lasalliana; la capì poi sempre meglio, vivendola in profondità, e non desiderò mai vederla mutata in altra apparentemente più ricca e piena, ma diversa da quella che lo Spirito di Dio aveva ispirato a S. Giovanni Battista de La Salle.

Ne fu talmente convinto che, guidato dallo stesso Spirito, la trasmise allo stato laicale con un Istituto Secolare.

Più tardi Fr. Teodoreto accennerà alla soluzione del suo caso, connessa alla morte del papa: «Allora pareva la più grande sventura per la mia famiglia: ma adesso credo che anche mio padre di lassù è contento, perché ogni giorno ho potuto pregare per lui, ciò che forse non avrei potuto fare stando nel secolo».

La partenza dal paese avvenne in modo semplice e sbrigativa, sul finire della vendemmia di quell'anno 1887.

Percorso in barroccio i ventitré chilometri che da Vinchio portano alla stazione di Asti, salito sul treno, giunse a Torino dove fu accolto premurosamente dal Provinciale Fr. Genuino Andorno.

Questo grande Superiore era già ben informato sul nuovo postulante, e del resto, Giovanni con i suoi sedici anni abbondanti e con un bagaglio di cultura, per allora, discreto e sufficiente, mostrava una maturità spirituale rara nei giovani di quell'età.

Per cui fu inviato direttamente al Noviziato, che anche per i Fratelli italiani, proprio in quell'anno, era stato stabilito un Savoia, a La Vilette presso la città di Chambéry.

Vi giunse il giorno 12 ottobre 1887, e neppure venti giorni dopo, precisamente il 1° novembre, fu ammesso a vestire l'abito religioso con il nome bene augurale di Fratello Teodoreto.

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