Maestro di vita oltre la scuola

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Concretezza formativa

Bandite le attrattive esteriori, vale a dire le esibizioni teatrali e musicali, le scampagnate, i meeting di società, gli sport, con quali altri mezzi Fr. Teodoreto poté attrarre e trattenere i suoi giovani per operare in essi le straordinarie trasformazioni di cui si è fatto cenno nei capitoli precedenti?

Indubbiamente con i frequenti incontri, in adunanze settimanali e nei Ritiri spirituali periodici.

Adunanze e Ritiri improntati alla più sincera cordialità e ad una intensa spiritualità.

Ce ne da una dettagliata informazione il Catechista Congregato dott. Carlo Tessitore il quale fu anche il primo Presidente Generale dell'Istituto Secolare:

«L'impressione che ne ricevetti è incancellabile.

Avvertii immediatamente un'atmosfera diversa da quella degli ambienti in cui ero vissuto fino allora; sentii un benessere vivo, una pace profonda, come chi ha raggiunto la sua casa dopo un lungo pellegrinare.

C'era un clima di purezza, un calore d'amicizia e di rispetto, un senso di serietà e di sicurezza che io non riuscivo certo a definire, ma che mi entrava da tutti i pori e in cui mi immergevo e mi riposavo.

«Donde veniva tutto ciò? sarebbe difficile spiegarlo, perché tutto era cosi semplice.

Alle 20,30 incominciavano ad arrivare i Soci, e fino alle 21 si chiacchierava tra di noi.

Non c'era neppure l'ombra dei giochi; ma quei giovani erano cosi gentili, cosi schietti, così saggi, che quella mezz'ora di conversazione aveva più attrattive di qualsiasi divertimento.

«Un po' prima delle 21 arrivava Fr. Teodoreto e tutti si affrettavano da Lui.

Egli salutava uno per uno con affabilità lieta e rispettosa, e con cordialità soave che conquideva tutti; s'informava da ciascuno delle sue cose, diceva qualche breve parola e poi incominciava l'adunanza, sempre sullo stesso schema: divozione a Gesù Crocifisso, conferenza, avvisi e comunicazioni varie, preghiere della sera.

La preghiera veniva diretta da lui stesso. Come si pregava bene!

Come si sentiva che tutte quelle anime giovanili si elevavano veramente verso Dio!

Io mi sentivo come trasportato da quell'onda che saliva, e quasi non avvertivo più distrazioni.

Del resto bastava guardare Fr. Teodoreto, che assumeva un aspetto profondamente raccolto e quindi trasfigurato: inginocchiato su di una sedia, il corpo eretto, gli occhi bassi: pareva impersonare l'Orazione.

Era evidente ch'egli stava tutto immerso in un intimo colloquio con il mondo invisibile e che l'anima sua s'irradiava in tutte quelle giovinezze che lo circondavano.

«La conferenza era intonata a questo clima.

Fr. Teodoreto faceva leggere da qualche giovane l'Epistola e il Vangelo della Domenica seguente e spesso, con mia soddisfazione, l'onore della lettura toccava a me.

Poi incominciava il commento, preferibilmente sull'Epistola, perché il Vangelo sarebbe poi stato già spiegato in Chiesa dal Sacerdote.

«Fr. Teodoreto parlava con estrema semplicità, ma raggiungeva il cuore, dritto dritto.

Tutto quello che diceva era cosi vero, cosi bello, cosi importante che io non perdevo una sillaba.

Sembrava che parlasse proprio per me. E come conosceva bene l'anima umana!

Le sue parole mi destavano risonanze profonde, mi illuminavano, mi ammonivano, mi spronavano, mi entusiasmavano, mi suggerivano propositi pratici e mi seguivano durante tutta la settimana.

Ma io non riuscivo a realizzare tutto: molte luci che egli andava accendendo si spegnevano presto, cosicché desideravo di sentirlo di nuovo.

E mai ch'egli m'abbia deluso, o annoiato o parlato invano; il suo discorso cosi semplice e spoglio, aveva un tale carattere di verità e una vibrazione cosi alta di saggezza che costituiva per me veramente il verbo di vita.

Nessuno mi aveva mai parlato con tanta efficacia.

«Mezzoretta di conferenza passava in un baleno.

I giovani non erano stanchi di sentirlo parlare, ma egli possedeva in sommo grado il senso della discrezione, e in tutti i suoi interventi era tale da lasciare il desiderio del suo ritorno.

«Passava agli avvisi, e qui concedeva libertà di parola.

Si stabiliva cosi una conversazione ordinata e disciplinatissima, priva di qualsiasi intemperanza e mancanza di carità, dove sfilava un po' tutta la vita della giovane Unione, in vera perfetta unione di cuori intorno a Fr. Teodoreto: esperienze dei Catechisti nel loro apostolato alle prime armi, richieste di Parroci, diffusione della Divozione a Gesù Crocifisso, intenzioni particolari nelle preghiere, ammalati da visitare, diplomi di catechismo, scuola serale, missioni...

«I giovani presenti non erano dei ragazzi, ma piuttosto degli adolescenti e dei giovanotti; coi miei quindici anni scarsi, figuravo tra i più teneri.

Per lo più si era studenti, e quando avveniva il felice compimento degli studi di qualcuno, il Fr. Teodoreto non mancava di sottolineare il fatto nell'adunanza del sabato.

In queste circostanze le sue parole, seguite dal generale battimano, erano una cosa dolcissima, come il bacio della mamma ricevuto poco prima.

«Ai Neo-Catechisti poi, si rendeva particolare onore.

Il Fr. Teodoreto allora voleva anche il discorso di qualche giovane, e ricordo che alcune volte ne diede a me l'incarico.

Non avevo mai parlato in pubblico, ne avevo l'idea delle difficoltà che occorre superare, specialmente se si ha un carattere impressionabile.

Il fiascone che feci la prima volta, me lo rivelò ottimamente.

«La distribuzione dei Diplomi ai Neo-Catechisti, Egli preferiva farla fuori dell'adunanza settimanale, durante una piccola accademia con canti, musiche e discorsi, e con l'intervento di molti Fratelli della Comunità.

Fu proprio cosi che io ricevetti il Diploma insieme a una decina di altri giovani, ed ebbi l'onore della precedenza a motivo di quel 30 con lode che la commissione esaminatrice mi aveva generosamente regalato.

«Le adunanze del sabato terminavano con la preghiera della sera, verso le ore 22, in modo che tutti potessero rientrare a casa per tempo.

Ordine, regolarità e discrezione brillavano in tutte le manifestazioni della giovane Unione, riflettendo il clima della scuola Lasalliana e il carattere di Fr. Teodoreto.

«Questi, appena finite le preghiere, andava a fermarsi vicino all'uscita e salutava tutti i giovani, uno per uno: stringeva la mano, faceva un leggero inchino col capo, dal quale aveva tolto lo zucchetto, e salutava con un'affabilità modesta e premurosa che lasciava nell'animo un senso di dolcezza e di dignità.

«Non avveniva mai che si lasciasse l'Unione senza avere salutato Fr. Teodoreto, non solo perché egli per primo avvicinava tutti, ma anche perché nessuno avrebbe rinunciato a quella breve stretta di mano e a quel sorriso, soffuso di delicatissimo riserbo e di soavità.

«Alla vigilia delle giornate di Ritiro, si era invitati a rientrare a casa in silenzio, recitando il Rosario.

Confesso che mi costava non poco sacrificio rinunciare all'animata conversazione che si faceva normalmente per istrada, tornando dall'adunanza; ma a nessuno sarebbe passato per la mente di trascurare una direttiva del Fr. Teodoreto.

Se qualche recluta poco docile non stava alla disciplina, rimaneva isolata, con la sola alternativa di uniformarsi oppure di allontanarsi.

«Ci disponevamo per gruppi, a seconda delle abitazioni, e ciascun drappello s'incamminava salmodiando sotto voce, finché i portoni delle nostre case, uno per uno c'ingoiavano tutti».

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