Maestro di vita oltre la scuola

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La « Casa di Carità »: prodigio della Provvidenza

L'Opera che meglio caratterizza l'Istituzione di Fratel Teodoreto è l'impegno assunto per la cristianizzazione del mondo operaio, proprio in questa epoca in cui la tecnica e l'industria sviluppatesi in prevalenza nel Nord d'Italia, con largo impiego di mano d'opera, hanno provocato l'esodo dalle campagne e soprattutto l'immigrazione massiccia dall'Italia meridionale, con le relative conseguenze, non tutte liete.

Intendiamo quindi parlare di quel monumento davvero grandioso che è la Casa di Carità Arti e Mestieri nel cui titolo ( ispirato da Gesù stesso ) sono impliciti il programma e la finalità.

Nel Diario di Fra Leopoldo, in data 24 novembre 1919, leggiamo infatti le parole ispirategli da Gesù Crocifisso: «Per salvare le anime, per formare nuove generazioni, si devono aprire Case di Carità per fare imparare ai giovani Arti e Mestieri».

Non fu impresa facile, sia per la sistemazione logistica, sia per l'impostazione scolastica, in ordine all'insegnamento tecnico e a quello morale e religioso.

Tuttavia l'intervento celeste ci appare così evidente da invogliarci a parlarne alquanto diffusamente.

La Casa di Carità Arti e Mestieri sorge come continuazione e rinnovamento del messaggio Lasalliano come ben dice Fratel Secondino Scaglione:

«San Giovanni Battista de La Salle, con una intuizione profetica ha dato alla scuola un'impronta nuova: il carattere di scuola popolare e di scuola professionale, impegnandosi in un'opera in cui si evidenziano genio e santità.

«Il genio riforma tecniche e contenuti; la santità fa passare nelle nuove tecniche l'ispirazione profetica e l'anelito sociale, un'anima nuova: la carità.

«Il messaggio del de La Salle, pioniere dell'educazione popolare e dell'istruzione professionale, in coerenza con le esigenze dei tempi, rivive da oltre cinquant'anni nella Casa di Carità ispirata da Fra Leopoldo OFM, realizzata da Fratel Teodoreto e dai Catechisti dell'Unione del SS. Crocifisso."

«Tradizione di fedeltà ad un messaggio cristiano e sociale, destinati attraverso i tempi a portare ai giovani e ai lavoratori impegnati nel mondo del lavoro e dell'educazione professionale, i segni e la fecondità della carità evangelica».

Fin dal 1920 i Catechisti avevano iniziato l'attività scolastica di tipo industriale, con i corsi serali, in via delle Resine 14, unitamente ai Fratelli di Santa Pelagia; nel 1925, i Catechisti, animati da Fratel Teodoreto, aprirono una scuola festiva, interamente gratuita e dello stesso tipo di formazione professionale, presso la Parrocchia di Nostra Signora della Pace, alla Barriera di Milano.

A sessant'anni dai suoi modesti inizi, è confortante constatare il prodigioso sviluppo di questa scuola, riconosciuta nel vasto ambiente industriale, e non soltanto in Torino, quale fucina di tecnici e operai specializzati, sia per la compiuta formazione nelle varie branche della moderna lavorazione, sia per la preparazione alla vita nel campo morale, culturale e religioso degli alunni.

Ma sentiamone la rievocazione che fa il nostro Fratel Teodoreto, il vero grande artefice animatore della mirabile impresa:

«In pochi anni, egli scrive, tale Scuola Festiva si sviluppò tanto da obbligare i Catechisti a cercare un locale più ampio per contenere tutti i giovani che insistevano per esservi iscritti.

Venne allora l'idea di accogliere quel titolo Casa di Carità che aveva impedito la scuola gratuita in favore dei poveri e di scriverlo a grandi caratteri sul frontale del fabbricato scelto per trasferirvi la Scuola.

«Appena scelto quel titolo Casa di Carità, incominciarono gli aiuti d'ogni genere in favore dell'iniziativa.

«Nel maggio 1929 i Catechisti, senza avere in casa nessun fondo, firmarono il compromesso per l'acquisto dello stabile di via Feletto 8, che avendo una casa isolata, presentava più visibile l'iscrizione di Casa di Carità - Scuola Professionale Festiva e Serale.

«In pochi anni la popolazione scolastica costituita da modesti operai saliva da 370 iscritti nel 1932, a 800 iscritti nel 1939».

E però, anche la Casa di via Feletto divenne insufficiente.

Bisognava dunque sciamare nuovamente, ma molto più al largo e in vista d'una sistemazione definitiva, che nulla avesse da invidiare alle migliori scuole industriali e professionali.

A questo punto cediamo la parola a Fr. Leone di Maria per riascoltare la efficace descrizione che ci fa della nuova impresa, che è pure un inno esaltante la mirabile fede di Fr. Teodoreto nella Divina Provvidenza:

«Non fu difficile scoprire un vasto terreno in via Benedetto Brin; un po' più difficile trovare il denaro per pagarlo, e... pazzesco poi sognare i molti milioni per la costruzione!

Tanto più che frattanto era scoppiata l'ultima guerra, disastrosa per tutti, per l'Italia disastrosissima, e che fra l'altro aveva fatto scendere la Lira a un valore di pochi centesimi.

«Qui almeno, si fermerà l'ardire di Fr. Teodoreto e del suo temerario plotoncino di Catechisti? Oh, no!

Avevano troppe volte meditato per sé, e ripetuto ai loro alunni il discorso di Gesù sopra gli uccelli dell'aria e i gigli del campo, per nutrire dubbi sulle divine possibilità!

Ed ecco sorgere il primo padiglione, tra le rovine lasciate dalla guerra.

«Ci furono ben i prudenti a far osservare a Fratello Teodoreto che era da insensato fabbricare quando in Torino non costruiva nessuno, neppure quelli che hanno il fiuto in anticipo sul buon momento di lanciarsi nelle imprese.

E ne ebbero questa spericolata risposta: Noi fabbrichiamo appunto ora che nessuno tira su muri, perché fidiamo unicamente nella Divina Provvidenza: Essa preferisce questi momenti, affinché anche i ciechi vedano eh 'è onnipotente!

«Davvero i canoni della logica umana non facevano molta presa sullo spirito di Fr. Teodoreto, che conosceva invece assai bene i canoni della logica divina.

Non per nulla era passato tante e tante volte, nei suoi pii pellegrinaggi e nelle sue visite, presso e dentro la Piccola Casa del Cottolengo: anche lì c'era stato un... matto, sovvertitore dei principi economici più fondamentali, a proclamare che, per avere la casa piena, bisognava prima fare il vuoto..., e buttava via le ultime monete che vi restavano!

«Del resto S. Giovanni Battista De La Salle, quando decise di darsi tutto alla fondazione delle Scuole Cristiane, da che parte cominciò? Dal raccogliere capitali?

Anzi, dal rinunciare al canonicato con la corrispettiva lauta prebenda, e dal distribuire ai poveri tutto il suo patrimonio.

Aveva anche lui una massima sovversiva quanto mai, in fatto di economia scolastica».

Difficoltà ce n'erano certo, e il più preoccupato era naturalmente il Catechista incaricato della parte finanziaria.

Questi lo faceva notare al Fr. Teodoreto il quale si sollecitava a tranquillizzarlo.

Da Pessinetto gli rispondeva il 23 ottobre 1943: «... Mi rincresce molto di non essere a Torino per fare il possibile di tranquillizzare un poco la tua sensibilità e quella dei tuoi confratelli, relativamente agli inconvenienti prodotti dai tempi che attraversiamo e ripercossi sulla nostra cara Unione.

Quello che posso dirti con sicurezza è che la nostra Unione si trova in mani onnipotenti, cioè nelle mani di Gesù Crocifisso e in quelle della Madonna, nostra amatissima Madre e Consolatrice.

Quindi quando noi abbiamo fatto con tranquillità quello che era possibile, dobbiamo dire alla fantasia di lasciarci dormire in pace, perché tutte le difficoltà saranno risolte da Lui che tutto vede e tutto può, supplicato, se occorre, dalla amorosissima Madre sua e madre nostra...».

E in un'altra circostanza insisteva: «È Lui, Gesù, che ha fatto tutto; non Fra Leopoldo, non Fr. Teodoreto, ma Lui, Gesù!

Ora tu devi tener vivo il pensiero di Gesù e domandare a Lui quello che devi fare... Non sostituirti a Lui.

Qualora anche tu lo potessi fare, quale sarebbe il risultato? Superiore al suo?...».

Logica dei Santi; prodigi della Fede; opere della Divina Provvidenza!

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